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Homesick: La rivoluzione come ideale incorrotto e atto puro contro le lusinghe del capitalismo imperialista e approfittatore: il primo ha la faccia ghignante e lurida di un istrionico Volontè (che spiana così la strada al Cuchillo di Milian); il secondo quella ambigua e pulita di un apparentemente cheto Castel. Il western incontra la storia del Messico in un paesaggio all’uopo torrido e sconfinato dove convivono peones, proprietari di terre, preti-soldati, militari e guerriglieri. Musiche in sinergia di Bacalov e Morricone.
Jandileida: Cinema giudiziario ai tempi dell'assassinio di Lincoln che mette alla berlina le farraginosità e la mancanza d'imparzialità del sistema giudiziario americano quando in gioco ci sono gli interessi della nazione, ieri come oggi (do you remember Guantanamo?). Redford non sarà forse il regista più brioso di tutti i tempi ma ha il dono di raccontare con chiarezza storie complesse e di non abbandonarsi a facili schematismi: ne risulta un film dall'impostazione ultraclassica, piacevole da seguire e che non indugia troppo in un facile pathos. Tipico.
Il ferrini: Regia portentosa di Mostow che riesce a far dimenticare le tante inesattezze storiche pro USA. McConaughey, appena trentenne, tiene saldo il timone di un film claustrofobico eppure inaspettatamente dinamico. Sale forte la tensione quanto la pressione sul sottomarino, mentre gli attori corrono a chiudere falle e rimettere in funzione i pochi sgangherati mezzi a disposizione per salvarsi la vita ma soprattutto portare a termine la missione. Spalla perfetta lo scafato Keitel. Da sottolineare il sonoro, sia per le musiche che per il montaggio, che è forse il protagonista principale.
Camibella: Debole commedia diretta e interpretata da un Brignano che dimostra quanto sia molto meno adatto al grande schermo rispetto al teatro, la sua giusta dimensione. Scimmiottando Pieraccioni si disegna addosso un personaggio immaturo, bugiardo e un po' frescone ma tesse una trama priva di momenti divertenti e dal finale prevedibilissimo. Unica nota di merito, una certa delicatezza dei dialoghi che al giorno d'oggi è quasi una rarità.
Liv: I film a episodi "stagni" soffrono spesso della mancanza di uniformità. Qui ce n'è addirittura uno a colori mentre gli altri sono in bianco e nero: un'eccentricità. Il primo non funziona, neppure con il grande Sordi. Il secondo è un po' farraginoso, ugualmente mal recitato. Il terzo è quello che preferisco: divertente, ironico, con un ottimo Tognazzi, ottimamente accompagnato e con un'ottima sceneggiatura. Risi in forma. Registi e attori sono tutti di molto bravi: che sarà successo? (1) Sordi a disagio? (2) Salsa francese andata a male?
MEMORABILE: Tognazzi (Collegato Umberto) quando dice, col suo accento: "Conforme..."
Galbo: Commedia "culinaria" che parla anche (con un tono fortunatamente non pedante) di disabilità psichica e della redenzione personale e professionale di uno chef. Se la trama è un po' scontata e la caratterizzazione dei personaggi principali non eccessivamente approfondita, il tono leggero e la bravura degli interpreti principali (Marchioni in particolare, più una partecipazione limitata ma incisiva di Alessandro Haber) rendono la visione abbastanza gradevole.
Rocchiola: L’ultimo Visconti, da sempre piuttosto sottostimato, è invece al pari del precedente Gruppo di famiglia, una delle sue opere meno tediose. La narrazione è più coinvolgente del solito e la messa in scena resta tra le più suntuose della sua carriera degna di film in costume come L’età dell’innocenza. Giannini se la cava egregiamente e la tanto criticata Antonelli fa quel che deve spogliandosi quando serve. Decadente ma con moderazione e visivamente appagante, l’addio al cinema di Visconti resta una delle sue prove più convincenti di fine carriera.
MEMORABILE: Il parricidio la notte di Natale; La seduzione nella Villa di campagna; La confessione finale davanti all’amante incredula.
Gordon: Le atmosfere cupe e i ritmi rilassati di questa pellicola regalano un'ora e mezza gradevole, nella quale si entra in empatia con le avventure e le stranezze della coppia di anziani protagonisti. Nel complesso, infatti, regia e sceneggiatura toccano le corde giuste per non far calare mai l'attenzione, coadiuvate da buone musiche e da comprimari all'altezza. Peccato solo per un finale leggermente debole nei contenuti e purtroppo poco chiaro, a cui si sarebbe potuto dedicare qualche minuto in più.
Silvestro: La difficoltà di affrontare il peso degli anni che avanzano e la sindrome di Peter Pan: il film di Brizzi affronta queste tematiche senza particolare originalità ma con un certo brio che rende godibile la pellicola e gli permette di portare a casa la pagnotta senza troppi problemi. Ben assortito il cast, una garanzia la colonna sonora anni Ottanta. Niente di memorabile, ma piacevole
Anthonyvm: Una coppia di neo-genitori assume come tata la madre-surrogato della loro piccola, scatenando l'ira della gelosissima zia, che vorrebbe prendersi cura della bimba. Insomma, il solito canovaccio di tanti TV-thriller con parenti psicotici e bebè in pericolo, giusto? Sì e no, dal momento che un twist piazzato all'inizio del terzo atto cambia un poco le carte in tavola. Sia chiaro, tutto resta ampiamente presagibile; tuttavia, dribblando la soluzione più ovvia, lo script aggiunge un pizzico di pepe mystery che, in mezzo alle consuete ingenuità dei prodotti Reel One, si fa gradire. Okay.
MEMORABILE: L'eroina scopre il fidanzato a letto con la sorella e subito dopo ha un incidente d'auto; Gli attacchi di invidia della zia; Il finale mielosissimo.
Silvestro: Un film più che discreto in grado di dosare bene gli elementi (l'avventura è preponderante, ma trovano la loro collocazione anche altri aspetti) e offrire uno spettacolo che si mantiene sempre godibile. Forse manca qualcosa che renda la pellicola davvero gustosa e le faccia fare un deciso salto di qualità, ma allo stesso tempo non c'è niente fuori posto e questo è un merito non da poco.
Daniela: Un anziano sceriffo federale malmesso, semi alcolizzato e con un occhio solo, viene ingaggiato da una ragazzina perché arresti chi le ha ucciso il padre e si accoda alla ricerca per assicurarsi che porti a termine l'impresa... Western particolare con Wayne che offre una delle migliori interpretazioni nel ruolo di un burbero dal cuor d'oro, affiancato da un cast bel scelto a partire dalla giovanissima Karby. Hathaway dirige con abilità le schermaglie tra i due improbabili compagni di avventura, l'ambientazione è ariosa, la fotografia splendida, l'ironia non manca. Discreto il remake.
Buiomega71: Suggestivo incipit vacanziero/aussie (si cita testualmente il museo dedicato a Mad Max, ma al lui della coppia sono piaciuti solo il primo e l'ultimo), con avvisaglie disturbanti hooperiane disseminate qua e là (il morso della medusa, la carcassa del canguro nel bel mezzo della strada, il gps che impazzisce). Poi la perdita dell'orientamento, la natura ostile (tra punture di scorpioni, ululati di dingo, formiche guerriere e serpenti molesti) e l'outback che diventa quasi un pianeta alieno e ben poco ospitale. Peccato per le continue manfrine lagnose di coppia e il brutto finale.
MEMORABILE: L'urina (e il liquido di raffreddamento del motore) come unico sostentamento idrico; Wade, novello Mosè perduto, che traccia i solchi nella terra.
Capannelle: Una commedia "de borgata" dove tutto, troppo poggia sulle spalle di Memphis e Tirabassi, senza adeguati comprimari (forse il solo Imparato) che possano tappare i buchi di una sceneggiatura debole e caratterizzata da più di una caduta di gusto, tra gli appuntamenti galanti di Memphis e le terribili derive mistiche dell'ultima parte. Non funzionano la regia, il ritmo, il cast e ogni velleità di conferirgli una vena malinconica di stampo monicelliano si infrange sui troppi passaggi maldestri del racconto.
Reeves: Uno dei grandi classici, nel quale John Ford precisa la sua immagine della disciplina militare e del patriottismo: deve essere intelligenza e amore, non mera esecuzione degli ordini. Su questa contrapposizione tra il bravo John Wayne e il pessimo Henry Fonda (entrambi su posizioni opposte a quelle che avevano nella vita reale) si snoda un western perfetto, pieno di trovate di scene memorabili, maestoso come un grande affresco.
Pinhead80: Le ambientazioni sono sicuramente da western americano classico, ma lo svolgimento della storia porta a considerarlo anche come un film melodrammatico. Le storie di due uomini (Hudson/Douglas) si intersecano con quelle di una famiglia di bovari che cerca fortuna tentando di trasportare il prorio bestiame al di là del Rio Grande (sponda Usa). I lunghi dialoghi tra i personaggi fanno sì che vengano scandagliate senza approssimazione tutte le dinamiche interiori. Un'altra ottima commistione di generi per Aldrich.
MEMORABILE: Gli sdentati vaqueros che a ogni buona occasione non mancano di suonare e di bere a più non posso.
Piero68: Action abbastanza piatto che segue tutti i cliché di genere. Hackford fa quel che può e il suo tocco si vede. Tuttavia la pellicola acquista valore grazie alla magnifica interpretazione di Morse (ottimo caratterista inspiegabilmente usato troppo poco) nei panni del prigioniero. Resto del cast di spessore ma che si limita a svolgere il solito compitino. Crowe compreso. Non male la fotografia, merito dello scafato Idziak, quello di Black Hawk Down.
Gabrius79: Ultima commedia vanziniana che si barcamena tra qualche piacevole gag e alcune inutili divagazioni grottesche e talvolta insensate (come il finale, piuttosto raffazzonato). Visto il cast era lecito aspettarsi qualcosa di più. Salemme e Buccirosso recitano col freno tirato e Tortora cerca di fare del suo meglio. Reparto femminile mal servito dalla sceneggiatura. Il piccolo Guazzo alla lunga annoia. Passabile.
Siska80: Affascinante uomo d'affari in vista del suo matrimonio si fa dare lezioni di valzer da una bella coreografa... Scommettiamo che scocca la scintilla tra i due? Commedia sentimentale all'acqua di rose prevedibile in toto ma tuttavia accettabile nella sua mediocrità per la coppia di protagonisti affiatata, il ritmo dinamico, personaggi accattivanti e quel tocco di romanticismo che non guasta e converge in un azzeccato finale ballato. Lo snodo prevede il solito iter: incontro, prime confidenze, avvicinamento, momento di crisi interiore, risoluzione in un brevissimo lasso di tempo.
Galbo: Realizzato nel 1961, Il colosso di Rodi è la prima regia di Sergio Leone. Sebbene non memorabile il film si caratterizza per il forte impatto spettacolare che caratterizzerà le opere del grande regista romano. Dal punto di vista tecnico il film è certamente pregevole così come apprezzabile e gli effetti speciali sono molto curati. Latita un po' la caratterizzazione psicologica dei personaggi ma il film rimane comunque uno spettacolo gradevole.
Domila1: Doveva essere il settimo film della coppia Hill-Spencer e invece il primo è sostituito da un bravo Giuliano Gemma che non lo fa rimpiangere affatto. Film pieno di zuffe, è caratterizzato anche da un discreto numero di divertenti situazioni. Bravi i caratteristi sempre tipici di Spencer e notevole l’ambientazione nella New York degli anni ‘30. Per essere un prodotto di Barboni, però, manca di ritmo; peccato, perché il film poteva rendere ancora meglio.
MEMORABILE: Il “Ricamino e “Testa di pietra”; La scazzottata finale.
Jena: Sequel fuori tempo massimo. Idee nuove non ce ne sono e allora il buon Roland la butta su un gigantismo ancor più esagerato con situazioni oltre il ridicolo: l'astronave che è grande come un continente o, impagabile, la regina aliena che trotta nel deserto come un cammello. La vecchia guardia è spenta e annoiata (Goldblum, Pullman, mentre Smith ha pensato bene di dileguarsi), ma peggio fanno i nuovi, odiosi e bolsi (Hemsworth II). Alla fine i due vecchi Hirsch e Spiner sono gli unici a crederci. Però si arriva in fondo senza addormentarsi.
Galbo: Liberatosi da kolossal ipertrofici, il regista e attore Jon Favreau si concede una commedia leggera che parla di esseri umani e di cibo, lontana da effetti speciali e dal budget verosimilmente ridotto. Missione compiuta: Chef è un film piacevole che ruota intorno ad un personaggio ben scritto, che cerca sé stesso e si trova in un’attività semplice ma appagante, quella dello street food. Favreau attore è bravo e come regista ha il pregio di scegliere bene i personaggi che lo affiancano. Un po’ debole il finale ma nel complesso un film riuscito.
Saintgifts: Nei western le tracce sono sempre state elementi importanti e gli specialisti per eccellenza, nel trovarle e seguirle, i pellerossa. Qui, fin dall'incipit, le tracce sono trovate e analizzate come meglio non saprebbero fare moderni investigatori, dal protagonista Tab Hunter che scopre in un batter d'occhio chi ha ucciso suo fratello a tradimento. Una giovane Natalie Wood, unica donna del film, interpreta bene la parte di una meticcia battagliera e coraggiosa. Western classico, ma con alcune trovate che lo rendono interessante e piacevole.
Siska80: Film senza infamia e senza lode che racconta in maniera tradizionale la vita di Giuseppe, guidato dalla fede in Dio e dall'amore per Maria. Il cast se la cava, ma è proprio il protagonista (il bravo Tobias Moretti) ad apparire sottotono e insolitamente poco espressivo. Il ritmo è sostenuto, non ci si annoia, ma siamo davanti a un prodotto che non emoziona, girato con un certo distacco. Mertes farà di meglio alcuni anni dopo, riproponendo la storia in chiave diversa.
Anthonyvm: Dopo un anno di prigione, scontato per un errore, ex-chef di successo trova un clima tutt'altro che riconciliante. Discreto dramma crime che si muove avanti e indietro nel tempo, andando lentamente a ricostruire (o ad anticipare) le varie vicissitudini che condurranno il protagonista a un assai sconfortante epilogo. L'aura di tragedia e disperazione, condizionata dalla mancanza di sostegno da parte dei cosiddetti "amici" e dal (dis)onesto affetto trovato fra le mura della galera, è ben resa. Manca un corretto bilanciamento fra cupezza e suspense, il che dissipa talvolta l'interesse.
MEMORABILE: Lo squallore della galera; I vecchi conoscenti voltano le spalle; L'uscita del compagno di cella; La rapina con fuga in auto; Il finale da tragedia.
Hiphop: Penultimo capitolo, pare, di questa serie infinita che a tratti seppe regalare intensi godimenti cinematografici. Ahinoi non è più così. La storia ormai è un pretesto stanco per inseguimenti fracassoni, apparizioni e camei completamente slegati dal contesto. Unica nota divertente l'interpretazione di Jason Momoa, perchè il grande Vin Diesel qui appare molto stanco e la sua parte ripetitiva e noiosa. Tra le varie città italiane sedi del film compare anche Torino, spacciata per Roma! Sconsigliato.
Stelio: Action estremamente ripetitivo, tutto basato sulle capacità interpretative di Washington. La sceneggiatura, piatta e inconsistente, è il problema maggiore. La noia della statica prima parte è controbilanciata da una seconda sicuramente migliore e movimentata (seppur non particolarmente ispirata), che rende più scorrevole la visione. Niente di che.
Herrkinski: Considerando che è uscito pochi mesi prima del notevolissimo Indiana Jones e il tempio maledetto, questo spin-off della serie di Lucas/Spielberg ne esce con le ossa rotte; il duo Zemeckis/Douglas realizza comunque un onesto film d'avventura nella giungla che però entusiasma solo a tratti, essendo spesso intervallato da momenti definibili interlocutori. La coppia Douglas/Turner è ben assortita ma vittima di un copione poco brillante; il film difetta sia sul lato ironico che su quello spettacolare, nonostante un buon finale tra gli alligatori.
Didda23: Una buona opera che fonda meravigliosamente critica sociale (le responsabilità non sempre individuabili delle grandi società quotate in borsa) e intrattenimento di qualità, garantito dalla sapiente regia della Foster che mostra una buona predisposizione per il ritmo narrativo e per la scelta delle inquadrature. Il tutto è arricchito dalla sontuosa interpretazione di Clooney (che con ruoli del genere va letteralmente a nozze); la Roberts (defilata) a tratti è sorprendente. Il clima è migliore nella parte in studio, mentre qualcosa si perde quando ci si sposta sulle strade di NY.
MEMORABILE: L'ingresso del "terrorista"; Le connessioni con il Sud Africa
Thedude94: Buon film che vede come mattatori assoluti i due protagonisti, ottimamente interpretati da Marinelli e Borghi, i quali mettono in scena due personaggi dal carattere opposto ma che dimostreranno nel corso della loro vita di avere un legame di amicizia forte e duraturo, nonostante varie difficoltà da affrontare. La regia è indubbiamente notevole, aiutata da una fotografia di buon livello, il tutto messo in scena in un formato 4:3 molto particolare. Il merito del film è di non perdersi in chiacchere inutili e di buttarsi nelle emozioni a capofitto senza alcun tipo di esagerazione.
Stefania: Scene da un matrimonio (sull'orlo del fallimento) in pettegola cittadina del Sud degli States, il film certo non affonda il bisturi nelle tematiche della crisi di coppia, del maschilismo sudista e dell'ambivalenza femminile nei confronti della tradizione familiare. Però ha un discreto valore per la bizzarria teneramente comica dei personaggi (tranne, purtroppo la protagonista), perché rinuncia al lieto fine più facile, proponendone uno... più insolito! Ottimi Robert Duvall e Gena Rowlands, frenetica e spesso irritante Julia Roberts.
Anthonyvm: Ragazza incinta in fuga dal compagno violento viene presa in custodia da una coppia ricca che intende adottare il nascituro, ma i benefattori celano qualcosa di losco. Buona partenza per un thriller televisivo che prende presto le distanze dall'assetto da stalker-movie per addentrarsi in climi cospirazionisti che flirtano con l'horror leviniano. Peccato che la seconda parte riservi colpi di scena mosci o inappropriati, culminando in una sorta di twist conclusivo che, a un riesame degli avvenimenti, fa acqua dappertutto. L'esplicito subtext di critica sociale è più che altro risibile.
MEMORABILE: La villainess Emmanuell Vaugier; L'improbabile rapimento in pieno giorno nel parcheggio; L'incidente d'auto in flashback; La simulazione di aborto.
Mclyntock: Di taglio e confezione televisiva, questo mediocre e convenzionale western di Katzin si segnala agli appassionati per l'ambientazione riuscita, il ritmo svelto e i paesaggi ben filmati. Sentenzioso, ma con qualche buona scena d'azione e una decorosissima fotografia Metrocolor. Cast, purtroppo, in catalessi anche se simpatico.
Capannelle: Un film "denso e amaro come lo sperma" che Garrel-Jovetic (il calciatore credo reciti meglio) spara in scena appena ne sente il bisogno. Mdp usata in stile mosca (procede a scatti e non disdegna il letame) e molta trasgressione da supermarket per coprire la stucchevolezza dei dialoghi ma anche, a merito di Honoré, una buona ambientazione e la scelta di non cavalcare la melassa sentimentale o il disagio adolescenziale. Al repertorio degli incroci carnali mancano solo gli animali. Due pallini generosi.
Piero68: Super cast di partenza naufraga miseramente su una regia piatta e su una sceneggiatura che cerca di scimmiottare i moderni spy-thriller senza però averne lo spessore adatto. Lee Jones e Oldman malamente sprecati in ruoli marginali e poco funzionali, il secondo anche doppiato male, con un Costner cattivissimo assolutamente non a suo agio nei panni del troglodita che trova uno spunto di umanità nei ricordi di Pope/Reynolds. Botte e grugniti in stile Mad Max/Hardy e una capigliatura punk le sue peculiarità. Da vedere ma senza pretese.
MEMORABILE: Il cattivissimo trasformato: "A buon rendere! Ma chi usa frasi del genere?". "Tu mi fai del male, io te ne faccio di più".
Nicola81: Spaghetti western che a dispetto di una trama piuttosto usuale contiene alcuni elementi atipici: la figura dell'antagonista (probabilmente il personaggio meglio interpretato), gli scontri all'arma bianca in luogo dei soliti leali duelli, la resa dei conti finale che si consuma tra i boschi. Pur monopolizzando la locandina, Bud Spencer non è il protagonista (e Amendola non era certo il doppiatore più adatto a lui). Scritto dal regista insieme a Dario Argento, cui probabilmente si deve il flashback rivelatore. Discrete le musiche di Lavagnino.
Galbo: La storia del portiere di un hotel chic di New York, che si fa letteralmente in quattro per i suoi esigenti clienti, sembra cucita addosso a Michael J. Fox che infatti tiene praticamente il film sulle spalle. Per il resto la sceneggiatura è piuttosto convenzionale ed il film largamente prevedibile e privo di "guizzi" nonostante la discreta regia di un professionista come Sonnenfeld.
Daniela: Boss di una gang filonazi prima intimidisce poi minaccia un testimone che potrebbe farlo condannare per duplice omicidio, ma il tizio - pompiere tanto buon figliolo che quando tortura qualcuno poi vomita lui - passa al contrattacco... Lo confesso: vedo tutti i film in cui appare Willis, il che significa mettere in conto di sorbirsi anche film incolori come questo, un action fatto con lo stampino il cui difetto maggiore non è la prevedibilità ma la sciatteria della sceneggiatura. Le emozioni - pochissime - vengono tutte dai cattivi, che forse avrebbero meritato sorte (ossia film) migliore.
MEMORABILE: "Dobbiampo andare via di qui!" - considerato che tutto l'edificio è in fiamme, sembra una buona idea
Siska80: Ex prigioniero ispettore indaga su una serie di omicidi compiuti da uno strangolatore. L'atmosfera è da film su Jack lo squartatore (qui però le vittime sono uomini): vediamo infatti gente aggirarsi la notte per i vicoli nella Vienna del Primo dopoguerra per essere poi assalita alle spalle e trascinata via nell'oscurità. La ricostruzione dell'epoca è riuscita, la fotografia buona, il protagonista interpretato da un Muslu particolarmente bravo, il finale riuscito. Si potrebbe magari storcere il naso riguardo al finale, ma è proprio in quest'ultimo che risiede la sua originalità.
Faggi: Tre episodi; il primo (di Just Jaeckin) è una fantasia erotica esotica con al centro un gruppo di donne pericolose: realtà o sogno? Lo scopriremo alla fine. Il secondo (di Shuji Terayama) è una speculazione estetizzante, di ascendenza letteraria, sui labirinti dell'amore. Il terzo (di Walerian Borowczyk) è un capriccio elaborato su un racconto di Guy de Maupassant. Dei tre il più curioso è il secondo.
Daniela: Quando un ingegnere che sta costruendo una diga in un paese dell'America latina viene sequestrato da un gruppo di guerriglieri, un esperto in negoziazioni prende a cuore la faccenda e anche la moglie del rapito... L'interesse inizialmente suscitato dal film si disperde strada facendo: la critica all'operato delle multinazionali è inquinata da una rappresentazione stereotipata dei locali come brutti, sporchi e cattivi, la sottotrama sentimentale risulta banalissima, la conclusione butta tutto in caciara action standard. Quanto al cast, Crowe convince ma Ryan in ambasce proprio no.
Luluke: Un pezzo di storia USA su cui non si è sopita la fame di verità, alimentata dalla scarsa credibilità delle conclusioni delle investigazioni ufficiali. Stone perciò si incarica di andare oltre le tante incongruenze che rendono la morte di JFK ancora un mistero, prima che Ellroy nel suo "American tabloid" ne offra una versione romanzata, ma paradossalmente più credibile. Lo fa con un magnifico film realizzato in modo da restituire l'elettricità di una sceneggiatura scritta con passione, da chi nel farlo deve essersi immedesimato nel ruolo del protagonista (l'eccellente Costner).
MEMORABILE: "È veramente importante chi ha sparato e da quale tetto? Fa parte della scenografia".
Maxx g: Se era una satira è mal riuscita. Se voleva fare un film attuale è andata peggio. Non è divertente e le tre ragazze sono davvero antipatiche, per tacere delle apparizioni dei cosiddetti "vip". Calà tenta di inserirsi nel film ma i tentativi sono veramente pietosi. Se gli altri vedono il film come lo vedo io, penso che gli incassi saranno stati molto bassi.
Didda23: L'idiozia dei traduttori italiani potrebbe indurre lo spettatore ad evitare la pellicola, anche se quest'ultima ha davvero delle carti vincenti: infatti la sceneggiatura, seppur percorrendo binari sicuri e prevedibili, fa emergere con sufficiente profondità le psicologie dei personaggi. Ottima la prova di Bateman che incarna con deliziosa attitudine le paure e i tormenti dell'uomo medio. La visione è piacevole e regala anche momenti di dolce tenerezza. ***
Saintgifts: Se per Gilbert Bécaud (che interpreta se stesso) un amore finisce nella sua più celebre canzone "Et maintenant", per Sarah (Marthe Keller) l'amore deve ancora arrivare. Lelouch percorre buona parte del XX secolo per cercare di descrivere il colpo di fulmine e per fare un parallelo tra la vita e il cinema; quasi un divertissement per lui, che tocca anche, con un pizzico di polemica, corde politiche. L'intenzione era forse quella di uscire da una convenzionalità diffusa, ma il risultato ci cade dentro inesorabilmente, specie nel finale.
Nando: Commedia sulla ricerca dell'amore da parte di due coinquiline alla conquista di cuori maschili. Si parte in maniera accettabile ma l'eccessiva lunghezza penalizza la pellicola, che inserisce molta carne al fuoco tra cui una relazione omosessuale, abbastanza strong per l'epoca. Le due protagoniste, nonostante la valida presenza, non riescono a sollevare la narrazione. Tra gli interpreti maschili da segnalare Castelnuovo e Lionello.
Reeves: La rivoluzione francese è alle porte e, in incognito e dotato di una maschera, un nobile si schiera con i meno abbienti contro gli aristocratici prepotenti e aggressivi. Una storia tratta da Dumas ma declinata già mille volte in letteratura e sullo schermo, con un pregio che però salta agli occhi: la bellezza abbagliante di Alain Delon e della nostra Virna Lisi, qui entrambi al loro meglio.
Daniela: Due uomini e un maiale, convenientemente suddiviso in quattro valige dopo una macellazione clandestina, impegnati in una impresa piena di rischi come la traversata di Parigi in piena occupazione tedesca. Il primo è un modesto ex taxista che cerca di arrangiarsi con la borsa nera, mentre l'identità del secondo, dai comportamenti stravaganti ed imprevedibili, emerge solo in un secondo momento. Nonostante l'ambientazione e una svolta drammatica verso l'epilogo, una commedia dai toni leggeri con qualche sfumatura classista più acre, resa piacevole dalla formidabile coppia protagonista.
MEMORABILE: Nella sequenza finale, l'accenno alle "valige degli altri".
Il Dandi: Sorta di sequel apocrifo (ma riuscì a battere sul tempo il sequel ufficiale) di Quando le donne avevano la coda, conserva tutti i difetti del modello originale (tirandola eccessivamente per le lunghe, soprattutto in scene di lotta coreografate male e montate peggio) ma non i pochi pregi, affidando una tribù di personaggi simili (il sapiente, l'effeminato...) a un cast inferiore. La (poca) logica si perde negli anacronismi e i giochi di parole tra lo scurrile e il latineggiante ("piccola pugna" e "pugnetta") non fanno ridere quasi mai.
MEMORABILE: Il ritornello della canzone psycho-beat "Din-Don", eseguita dagli Alluminogeni sui titoli di testa e ripetuta ossessivamente per tutto il film.
Jdelarge: Bellissimo western italiano che ha la particolarità di avere in comune con i classici spaghetti western solamente le interminabili (e un po' tedianti) sparatorie iniziali. Per il resto il film funziona veramente bene e la componente politica è approfondita intelligentemente. Volontè, nella parte del Chuncho, è strepitoso dall'inizio alla fine e viene ottimamente spalleggiato da Castel, che interpreta un personaggio furbo ed egoista, con una morale decisamente spietata, ma realista. Bella la fotografia e la musica. Davvero un ottimo film.
MEMORABILE: El Chuncho: "Amigo, la mierda es siempre mierda!".
Undying: Inutile lungometraggio, nato sull'onda del successo incontrato dalla mitica serie televisiva. Pur essendo della partita il medesimo cast (tecnico/artistico) il film manca di originalità e si propone in un format completamente diverso da quello televisivo. Sollima è comunque valido regista ed il cast si mantiene su interpretazioni più che decorose. Una propaggine fortemente richiesta dal pubblico, insomma, della quale si può comunque fare a meno, tant'è che circolava già tra i più maliziosi, il motivetto della sigla con testo alternativo, decisamente squallida...