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Gold cult: L'idea del mix tra poliziottesco e toni farseschi è buona, l'intreccio a scatole cinesi non troppo lineare tipico del genere regge pure, Milian è in forma e il tutto risulta meno volgare del previsto. Nei panni del super cattivo una partecipazione di Palance, che impreziosisce l'operazione con la sua "faccia da schiaffi". A non funzionare sono però le goffe scene d'azione e gli inseguimenti velocizzati e troppo inverosimili, malmontati e peggiorati altresì da una fotografia sporca che vira dal giorno alla notte nella stessa scena. Difetti che macchiano un film altrimenti notevole.
Gabigol: Gli occhi del bambino come filtro per il mondo circostante; e dall'altra parte la forza della propaganda a corroborare manie di grandezza e pregiudizi. In questo semplice sunto Waititi dirige una storia di formazione nella Germania del '45. Senza stucchevolezza né esondazioni di buoni sentimenti, la vicenda vola sulle ali del dubbio e del non-detto; sul valore della libertà e la presa di coscienza del sé in relazione agli altri. Magnifico il registro da commedia grottesca, capace di aprirsi a sviluppi drammatici di forte impatto.
MEMORABILE: La granata da lanciare; Le prove in piscina; L'amico Adolfo; Le scarpe della madre; Le lettere di Nathan; La carta d'identità; Le case che guardano.
Galbo: Il film di esordio di Alessandro Cappelletti è tratto da un racconto di Pino Cacucci e vorrebbe ritrovare nelle intenzioni le atmosfere di Puerto Escondido. Tra Cappelletti e Salvatores tuttavia la distanza appare siderale e il film arranca con ritmi a dir poco cadenzati e con personaggi che sono (specie quelli messicani) l'apoteosi del luogo comune. Gustosa l'apparizione del buon Abatantuomo ma è troppo poco per salvare il film dal naufragio artistico.
Pinhead80: Un gruppo di "disperati" viene ingaggiato da una sedicente organizzatrice di eventi per girare un film ambientato in Armenia. Rimarranno intrappolati all'interno dell'Hotel Gagarin e comprenderanno di essere stati manipolati. Spada riesce nel difficile intento di coniugare la commedia alla poesia e lo fa omaggiando il cinema di una volta, quello dei sogni. Ecco che finzione e realtà si sovrappongono continuamente regalando momenti di leggerezza alternati ad altri carichi di magia. Il cinema può tutto e in questo caso riesce sia a commuovere che a divertire.
Nando: Commediola sentimentale che vede De Biasi uscire dal cliché ridicolo dello sciocco film natalizio. Tuttavia, nonostante i buoni intenti, la pellicola appare abbastanza scontata anche se mostra discrete situazioni più tendenti al sentimentale che alla commedia. Nel complesso nulla di trascendentale, pur se appare quasi interessante il parallelismo tra le due vicende amorose.
Zampanò: Sedurre, uno dei verbi meglio coniugati dal Sordi anni 50, che non è bello ma piace; è l'ondivago latin lover che poi diverrà mesto professionista nell'ultimo episodio de I tre volti. Sceneggiatura senza vuoti, rodata da ben sette penne, in cui ogni scappatella produce effetti senza disperderli, fino alla spassosa frenesia finale. Bilanciano gli esilaranti amorazzi di Alberto i contorni patetici della moglie turlupinata e del ragioniere scapolo, cui danno volto Lea Padovani e Ciccio Barbi. Averne oggi di film medi così...
MEMORABILE: Alberto scappa dalla camera della servetta: "Sarà alto? Due metri? Ci provo?...'ssino ammazzate, du' metri, dumila so'".
Capannelle: Madden e gli autori tentano di seguire il classico canovaccio dell'intrigo, caratterizzato da larghe dosi di parlato e da un'azione che si legge sui volti dei protagonisti anziché esplicitarsi. Purtroppo il tentativo fallisce, l'unico momento di suspense si vive in un'ambasciata spagnola e tutte le variazioni amorose o di messa alla prova di duraturi rapporti di amicizia non trovano adeguate realizzazioni, con momenti non necessari (Ainsworth e Cerruti) e altri solo accennati (le trame di Von Roenne). Tecnicamente nella media, con limitata azione e pochi esterni significativi.
B. Legnani: Discreto (e nulla di più). Belle le premesse, interessante la narrazione nella fase di preparazione, mentre meno riuscito è lo svolgimento della trama, una volta esauriti i punti citati. Resta la sensazione che la ricostruzione dell’ambiente sia superiore, infatti, alla capacità dell’intreccio di conquistare lo spettatore.
Motorship: Scivolone di Brizzi, uno dei registi più efficaci e interessanti del nuovo corso del cinema italiano. La sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, ma è proprio la storia in sè a non funzionare affatto: tutto sa già di visto. De Luigi, simpatico come di norma, fa quel che può, elargendo buone battute, ma il resto del cast proprio non c'è: Timi inguardabile (quando mai), la Gerini è sexy ma non convince, così come bella è la Wurt (bella sì, ma senza sale).
Pessoa: Castellari (ri)tenta il western con la benedizione di papà Marino, citato nei titoli di coda. Il film non delude gli appassionati del genere, soprattutto i più truculenti, dato l'elevatissimo numero di morti ammazzati. Qualche sbavatura di regia nella parte iniziale riscattata dalla vivacità della vicenda e dalla scena madre nel cimitero indiano. Tutto sommato la storia tiene e gli interpreti se la cavano, chi più chi meno. Un buon prodotto artigianale di genere, da guardare con leggerezza. Montaggio interessante di Antonella Zita e buona OST.
Il ferrini: Grandiosa prova di Mortensen ma anche di William Hurt, il fratello "cattivo" (se mai in questo film esistano personaggi buoni). L'immancabile corpo sfigurato (una costante dei film di Cronenberg) qui è quello di un convincente Ed Harris, ma neanche lui è il mostro, perché la violenza stavolta è ovunque: nella malavita, in famiglia, nel bullismo scolastico, perfino nel sesso coniugale. Una regia impeccabile che eleva una storia nella media a ottimo cinema.
MEMORABILE: Il violentissimo scontro fra Mortensen e la banda di Harris nel giardino di casa.
Piero68: Se nel primo film c'erano almeno delle dinamiche che intrigavano e portavano avanti la baracca qui siamo davanti alla quasi totale assenza di idee. Film vacaziero classico con caratterizzazioni annullate quasi totalmente e molte gag riciclate anche dal primo. Si ride poco o nulla anche perchè Genovese cerca spesso il taglio intimista e riflessivo (ma alla fine risulterà troppo scontato anche questo). Inoltre perde lo spunto di commedia corale visto che gira quasi tutto attorno ai personaggi di Luca e Paolo. Memphis e Bova a sprazzi, Angiolini non pervenuta.
Galbo: Protagonista del grande cinema americano degli anni '70, Robert Redford che ha imparato la lezione dai suoi maestri dirige una storia che si rifà abbastanza chiaramente a quei modelli, sia pure aggiornati. Ne risulta un film, che non si può definire un capolavoro, ma che risulta ben fatto e godibile. Buona la storia, discreta la sceneggiatura, ottima la scelta del cast che annovera alcuni grandi attori e un coprotagonista (Shia LaBeouf) forse un pò intimidito al loro cospetto ma autore comunque di una prova più che dignitosa.
Reeves: Il modello americano è evidente, così come la volontà di trasferirlo con una sensibilità e un gusto italiani, popolo per cui i fantasmi sono qualcosa di ancestrale e di più legato ai numeri del lotto che non ad altri accadimenti. De Sica, qui anche regista, dimostra di avere idee non banali ma anche di essere piuttosto pigro, nella realizzazione, rifugiandosi nelle battute più attese e quindi più scontate.
Markus: Lei scrittrice con un recentissimo "ex", lui imprenditore single di successo. Non si conoscono, ma entrambi hanno - tramite i relativi amici - prenotato uno chalet di montagna che li unirà in una approfondita conoscenza. Gary Yates dosa gli ingredienti giusti atti a generare sì uno scontato amore, ma con il garbo e il tatto di chi sa che certe faccende di cuore, al di là dell'attrazione tra belli, devono maturare al punto giusto. Un film banale ma girato con indiscussa professionalità. Il sorriso e la statuaria bellezza di Taylor Cole non potrà che far breccia.
Capannelle: Un film tagliato su misura per le doti di Hoffman che Arthur Penn dirige con consumata esperienza e senza alcun riguardo per i miti della frontiera americana. Sarcasmo e denuncia si combinano con successo e il tutto è condito da una serie di efficaci caratteri minori: la sorella, la moglie del pastore, l'indiano umiliato, il venditore imbroglione. Rivisto una seconda volta prende meno.
Modo: Commedia al ribasso per Pieraccioni, decisamente sottotono. La mano del regista che ci aveva sorpreso negli anni precedenti qui non si vede quasi mai. Storiella con poche trovate comiche e troppo mielosa. Aspettando, ma decisamente troppo, qualche scena allegra si scorge (poca cosa, comunque). La ragazza scelta, invece, possiede una bellezza sulla quale nulla si può eccepire.
Minitina80: Narra la storia di una delle rapine più curiose che siano avvenute in America, opera di un gruppo di malviventi di quartiere. Particolare che indirizza il taglio verso la commedia, puntando sugli aspetti goliardici dei personaggi; il Tony Pino di Falk, infatti, sembra uscito da una farsa, tanto quanto i suoi comprimari. Non rinuncia all’azione, volgendo a un tono leggermente più serioso che però sposta di poco l’ago della bilancia. Malgrado una discreta quadratura e una buona ricostruzione scenografica, appare invecchiata male e non riesce a incidere in modo significativo.
Siska80: Campione di sci sicuro di sé stesso si vede tuttavia costretto dalle circostanze a farsi allenare da un'amica d'infanzia. Film di una pochezza disarmante che tuttavia ha da offrire belle location innevate, una coppia di protagonisti tutto sommato gradevole (e fisicamente ben scelta) e un tantino di azione giusto nella parte finale; quanto allo snodo, è prevedibile in toto (lo stesso dicasi per l'happy end dopo un allontanamento temporaneo da classico copione pseudo romantico), mentre alcuni scontri verbali tra gli interpreti principali fanno sorridere. Una visione basta.
Bruce: Un cinepanettone onesto, con toni da commedia comica leggera e senza pretese che riesce a non scadere nel volgare. De Sica capo famiglia, Brignano tenero scapolone assai bravo e la Mazzamauro nonna scatenata reggono un film che non ha nulla di innovativo o di originale ma riesce a divertire in modo piacevole. Notevole il cameo di Giobbe Covatta burbero parroco di paese.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Galbo: Il ritorno al cinema della coppia Castellari-Franco Nero avviene con un western ecologista che non resterà certo nella storia del cinema. Benchè animato senz'altro da ottime intenzioni, Jonathan degli orsi è un film fuori tempo massimo, i cui riferimenti appaiono ampiamente superati e per di più mal realizzato. Sceneggiatura largamente insufficiente (peraltro scritta con la collaborazione del protagonista) e regia piuttosto sciatta ne fanno una prova da dimenticare.
Ilcassiere: Uno dei punti più bassi della produzione di Pieraccioni. Una sorta di Proposta indecente all'italiana ma di una prevedibilità sconcertante. Il solito ragazzone-bambino, simpatico ma un po' imbranato, la solita super gnocca, il solito Ceccherini (menomale! almeno lui qualche risata ce la fa fare) e il solito lieto fine. Talmente noioso che alla fine è anche difficile dare un giudizio su regia, fotografia, sceneggiatura. Davvero un filmaccio.
Il Gobbo: Nonostante abbia salvato il vicepresidente USA da un'attentao, poliziotto poco ortodosso viene spedito in periferia, per di più con capo-donna. Quanto starà lontano dai guai? Si può solidarizzare con gli sceneggiatori per l'immane travaglio che la progettazione di questo film avrà comportato, ma èstata una fatica ricompensata: non un clichè è stato dimenticato nemmeno per sbaglio. Ovviamente questo non impedisce che il film sia uno spasso per i fans dell'immarcescibile Seagal, che tiene ancora botta (ma più le dà). Disimpegno totale
R.f.e.: Ultimo film di Hawks e ultima rilettura autoreferenziale del modello stabilito con Un dollaro d'onore (1959), già ricalcato nel 1966 con El Dorado. Il regista, in un certo senso, si smentisce da solo: aveva sempre detto di detestare il Western all'Italiana e invece qui ne usa - probabilmente a malincuore, costretto dai tempi e dai gusti che cambiano - taluni stereotipi e un maggiore accento sulla violenza. Non sarebbe giusto liquidarlo come "il peggiore" del terzetto: si tratta dell'ultima zampata del grande Howard. Film ancora godibilissimo.
Galbo: Continua la tradizione del cinema americano impegnato sui temi della libertà di stampa e della manipolazione dell'informazione, tema che proprio Redford ha contribuito a lanciare. Da questo punto di vista, il film di James Vanderblit non dice nulla di nuovo. Si tratta però di opera "solida", nella quale è difficile trovare difetti: una sceneggiatura ben scritta, un montaggio che assicura un ritmo adeguato ed ottime interpretazioni sia dei protagonisti che dei comprimari. Godibile e informativo.
Smoker85: Il primo lavoro televisivo incentrato sulle Sacre Scritture vede come protagonista il grande Richard Harris, che poi interpreterà l'ultimo episodio della serie. Il cast è di buon livello (annovera anche Vittorio Gassman) e la confezione è apprezzabile, ma complessivamente risulta lento, pesante e troppo asciutto.
Rullo: Drammatica sequenza di vita orientale, precisamente in Iran, dove due famiglie, una religiosa e una borhese non credente, si vengono a scontrare per far valere le proprie verità. Girato con gran maestria e buon gusto estetico, armonizzato da una recitazione sopra alla media e una sceneggiatura ben scritta, il film risulta essere una piacevole opera nel complesso e meritante almeno una visione.
Ale nkf: Devo ammettere che Culkin bambino mi ha sempre divertito parecchio, soprattutto quando recitava in Mamma ho perso l'aereo la parte del piccolo dimenticato, ma nemmeno lui è in grado di sollevare un film che si fa davvero fatica a guardare. Infatti, nonostante la storia non sia proprio da gettare, non è sviluppata al meglio non riuscendo quindi a fare un salto di qualità che avrebbe portato quantomeno alla sufficienza.
Vice: Non parliamo certo di Kubrick, ma film si inserisce perfettamente nella trilogia con esiti migliori del secondo capitolo: i personaggi appaiono meglio descritti, la storia è più avvincente e divertente, l'aggiunta di Al Pacino e Ellen Barkin dà più freschezza al tutto. Soderbergh chiude magistralmente una buona trilogia d'intrattenimento puro, cinema che sa divertire mostrando anche una buonissima qualità nella scrittura e nella messa in scena. Brad Pitt leggermente in disparte rispetto ai precedenti capitoli.
MEMORABILE: Le situazioni sentimentali dei due protagonisti sempre celate o decontestualizzate; Don Cheadle motociclista; "Hai stretto la mano a Sinatra".
Rambo90: Ammucchiata di supereroi, divertente quando c'è l'azione, più noiosetta nei momenti di raccordo. Certo gli effetti e la confezione sono spettacolari, ma due ore e mezza sembrano un po' troppe. Cast super affollato: Downey Jr. rimane una spanna sopra gli altri, anche se Evans comincia ad acquisire mano mano più credibilità. Sprecato Renner, dopo la svolta di Ultron e decisamente inutili Bettany, Cheadle e Rudd. Non male i colpi di scena, anche se manca ancora il coraggio di sfoltire le fila dei personaggi con mosse decisive. Godibile.
Galbo: Diretto dal messicano Alfonso Arau, è un libero rifacimento di una celebre pellicola di Blasetti (Quattro passi tra le nuvole). Si tratta di una favoletta romantica che tradisce lo spirito dell'opera originale a favore di soluzioni appetibili ad una larga fetta di pubblico, grazie anche all'uso di una fotografia particolarmente suggestiva dei paesaggi californiani della Napa Valley. Nel cast spiccano per bravura Giannini e il grande Anthony Quinn.
Siska80: In fondo bisognerebbe essere clementi col protagonista: ha assunto una falsa identità solo per fare un bel regalo alla madre! Il coraggio va premiato (in questo caso solo in minima parte), perché ci vuole coraggio per proporre allo spettatore una vicenda di tale assurdità (coronata, giusto per completezza, da un finale ancora più incredibile); tra una partita di poker e l'altra non può mancare la love story (giacché, se proprio si vuole raccontare una panzana, conviene farlo in grande stile, no?), anche se in realtà destano maggiore interesse le location lussuose. Curioso.
Digital: Action movie che combina il tema della vendetta con il tipico colpo grosso. Ritchie in cabina di regia imprime un considerevole ritmo al girato e tra sparatorie all'ultimo sangue, inseguimenti e sevizie, il divertimento non manca di certo. Statham (doppiato egregiamente da Francesco Prando) torna a collaborare con Guy e lo fa nel migliore dei modi, nel tipico ruolo da duro che, evidentemente, gli calza a pennello. Due ore che passano in un attimo, sintomo che il film è riuscito nell'intento di intrattenere amabilmente lo spettatore in cerca di forte emozioni.
Galbo: Un fantasy piuttosto semplice dal punto di vista narrativo e che non sempre riesce a centrare il bersaglio narrativamente. Il film di Goldsman è però dotato di una "confezione" di lusso che parte da un'impeccabile fotografia e che passa attraverso una ricostruzione ambientale di tutto rispetto. Cast prestigioso, non sempre utilizzato nel modo migliore. Rimarchevole tuttavia la prestazione di Russell Crowe in un inedito ruolo demoniaco.
Mandrakex: Un ragazzo sogna di diventare cowboy e parte per il Colorado insieme a un gruppo di allevatori. Andrà incontro a molte delusioni. Interessante western di formazione, che non lesina violenza e brutali uccisioni, sulla scorta del cinema di Peckinpah e della scuola italiana. Grimes, la cui carriera non raccolse quello che meritava, è perfetto nel ruolo di fanciullo sognatore ma insicuro nelle sue scelte. Tanti i volti nelle retrovie che reciteranno in classici del genere negli anni successivi. Poco conosciuto ma merita sicuramente almeno una visione.
MEMORABILE: Il furto notturno; La furiosa vendetta nel saloon; La sanguinosa sparatoria che apre gli occhi al protagonista.
Nicola81: Per trasporre fedelmente un romanzo ricco di personaggi e avvenimenti come "Oliver Twist" ci vorrebbe una fiction. Costretto a inevitabili tagli, Polanski sacrifica tutta la parte relativa alle origini del protagonista guadagnandone in linearità e credibilità ma sacrificando intreccio e colpi di scena. Comunque un film ben diretto (e ci mancherebbe!), che coinvolge e commuove senza cadere nel patetico e che si avvale di una splendida messa in scena e di interpretazioni corrette. Un po' ammorbidita, rispetto al libro, la figura di Fagin.
Gabrius79: Scanzonato e goliardico esordio di Pieraccioni alla regia. Troviamo un bel cast di attori che ci fanno divertire senza troppo impegno con gag simpatiche, innocue e mai volgari (su tutte quella del conto da pagare al ristorante). Graziosa ma un po' sottotono la Cucinotta, che comunque svolge sufficientemente il suo ruolo. Haber sprecato a causa del ruolo minore.
Cotola: L'idea di partenza era piuttosto gustosa e promettente. Peccato che sia stata sfruttata male a causa di una sceneggiatura maldestra e inconcludente (che non fa altro che riciclare a destra e a manca situazioni viste e riviste) e di una regia ad opera di uno come Amiel che non sembra essere a suo agio nel genere. Gli si può dare uno sguardo a patto di non pretendere troppo.
Jcvd: Un action soporifero, ricco di sparatorie e sparatorie e ancora sparatorie. La trama tra l'altro è elementare e ricca di tutto e di più: gangster cinesi vs gangster russi vs sbirri corrotti vs Statham e cinesina al seguito. Statham interpreta tra l'altro un ex sbirro, lottatore MMA, barbone, super esperto di pistole, arti marziali e conoscitore del russo (!!!). Da evitare!
MEMORABILE: La metropolitana; Qualche battuta e nulla più.
Puppigallo: Discreto action con arti marziali, che ha un suo perché grazie al protagonista, ex istruttore e, soprattutto, al cattivo di turno, con un problema fisico (superato però brillantemente), uno affettivo; e il più pericoloso, un serio problema a livello mentale (è uno psicopatico). Gli scontri non mancano, mentre l'indagine, l'agente e la fidanzata sono lì più che altro per limitare un po' il protagonista, ritardare l'inevitabile e dargli alla fine una forte motivazione. Comunque, nel complesso non male, seppur senza particolari guizzi o pretese registiche.
MEMORABILE: 17 contro 1; Sul mega scheletro; Gli allenamenti (sale in faccia); Pugni, calci, prese, armi; La lotta in mezzo alla strada, tra e sotto i camion.
Rocchiola: Ritratto di un ribelle senza causa insofferente alle regole imposte dalle istituzioni che rimane tuttora una vetta del filone carcerario. Un solido film di genere ben diretto da Rosenberg (che tornerà sull'argomento con il più "liberal" Brubaker), splendidamente fotografato e musicato da Conrad Hall e Lalo Schifrin. Bello il finale dal sapore quasi mitologico con il ricordo di Nick che resterà per sempre nella memoria collettiva dei compagni di pena. Una delle migliori prove di Newman alla guida di un cast di sublimi facce da galera.
MEMORABILE: La scommessa delle 50 uova; "Il guaio principale qui è la mancanza di comunicatività"; "Taglio la testa a questi parchimetri capitalisti reazionari".
Siska80: Sostituisce il fratello sul lavoro e si sistema per la vita. Ok, in teoria si tratterebbe di una commedia sentimentale, ma la storia (stravista) è talmente indigesta che proprio non si riesce a trovare niente di romantico; al contrario, il personaggio principale maschile è molto antipatico (il classico ricco spocchioso e prepotente); non che la protagonista (la "bella" del titolo) sia particolarmente amabile, ma perlomeno non le manda a dire, animando un po' una vicenda comunque vuota e dallo sviluppo fiabesco intuibile sin dalla prima sequenza. Recitazione modesta; evitabilissimo.
Galbo: Fabio Volo è un personaggio simpatico ed eclettico, ma come attore sembra interpreti sempre lo stesso ruolo. In questo film, che vorrebbe essere una commedia caustica che mette alla berlina il cinico mondo degli studi legali, la sceneggiatura non lo aiuta granché e la pellicola assume un andamento macchiettistico che fa pesante ricorso al "mestiere" degli attori per tirarsi fuori dalle secche di una scrittura ampiamente carente (che ricorre peraltro all'escamotage della trasferta estera, a Dubai) una regia senza personalità.
Daniela: Uno sceriffo scafato ed un ufficiale idealista si addentrano in territorio indiano per negoziare la liberazione di alcuni bianchi catturati quando erano bambini: una missione dagli esiti imprevisti.. Western con una prima parte picaresca ed ironica ed una seconda decisamente più drammatica che propone la solita visione degli indiani come selvaggi brutali: meno consueto è invece Stewart nei panni di un personaggio realista fino al cinismo, avido e approfittatore, anche se si riscatta nel finale. Non fra le migliori opere di Ford, comunque godibile grazie alla bella coppia di interpreti maschili
Ale nkf: Questa volta Perry Mason si trova a difendere un'amica del suo fido assistente Paul Drake. Le guest star non mancano, l'omicidio è sceneggiato molto bene e anche i dialoghi sono notevoli. Imperdibile lo scontro in tribunale nel quale l'avvocato Perry Mason continua ad obiettare le domande di D. A. Micheal Reston dell'accusa. Purtroppo, quando si scopre l'identità dell'assassino, rimane un po' l'amaro in bocca...
MEMORABILE: Perry Mason che corteggia Della Street.
Nando: Pellicola imbarazzante che sciorina un magnetico Bowie e un lievemente imbolsito Keitel conducendoci a un risultato mediocre. Le ambientazioni sono carenti e la trama ridicola, il contesto appare cabarettistico con indiani farlocchi e scenografie poco memorabili. Pieraccioni ben poco funziona nel contesto e la Marcuzzi appare nell'insieme decisalmente improponibile.
Galbo: Il ritorno alla recitazione di Clint Eastwood in un film non diretto da lui, avviene in un'opera di un suo collaboratore, Robert Lorenz. In Di nuovo in gioco, lo sport e' solo un pretesto narrativo per affrontare il tema stra-abusato dal cinema dei rapporti familiari. Il "vecchio" Clint e' sempre una garanzia (e anche gli altri attori "funzionano"), ma stavolta e' mal servito da una sceneggiatura banale dall'andamento prevedibile e da una regia impersonale. Non male il doppiaggio italiano. Mediocre nonostante il mito.
Alex75: Insipido surrogato dei film con Bud Spencer e Terence Hill. Le scazzottate, tirate per le lunghe, non mascherano l’inconsistenza della sceneggiatura, né compensano il livello – davvero elementare (da bambini, più che da ragazzi) – delle battute. Se nei film di Spencer/Hill c’è sempre qualcosa di memorabile, Coby e Smith si dimenticano prima ancora di arrivare ai titoli di coda. Discrete le musiche.
Capannelle: Una produzione italiana sul tema avventura: caso coraggioso. Qualcosa tipo L'ultimo dei mohicani ma in tono minore. Girato in Russia presenta bei paesaggi che il regista ha opportunamente messo in evidenza. I personaggi sono nella media, Nero recita con mestiere ma appare fuori posto e non è l'unico a peccare di credibilità. Regia onesta ma la trama ha pochi sussulti.
Ianrufus: Si racconta che Milian a poche ore dal primo ciak non volesse presentarsi sul set, divorato da dubbi e insicurezze varie; tutto ciò si respira in un film che addirittura in fase di montaggio creò non pochi problemi per la scarsa durata. È dunque un protoGiraldi; ogni tanto Milian gli dà una postura ancora da Gobbo (appena girato con Lenzi) e solo a metà della storia inizia a muoversi da trucido (Milian lo diverrà qualche mese dopo, sempre con Lenzi). Povertà di mezzi e di caratteristi giusti ma dietro l'angolo c'è Squadra antifurto...
MEMORABILE: Milian perennemente in moto inizia inseguimenti di notte e li termina alla luce del sole (magie del cinema di genere).
Pigro: Missione di un sottomarino tedesco (vista la versione di 200 minuti). Buon film di guerra che alla pura azione e alla spettacolarità bellica antepone il racconto, reso con asciuttezza e energia, della tensione psicologica nell'ambiente claustrofobico dell'U-Boot (ottime riprese). Quindi, una buona caratterizzazione non tanto dei singoli (tra i quali emerge il capitano, mentre il giornalista ha l'aria sempre fissa da baccalà) quanto dell'insieme che giorno dopo giorno con la barba sempre più incolta attraversa le insidie del mare.
Daidae: Noiosa, blanda, squallida operetta italo-spagnola, tra le peggiori da me viste. Sorel è spaesato, il resto del cast è mediocre; si salvano solo le belle attrici e le ambientazioni spagnole anni 60. Ottimo per prendere sonno, decisamente evitabile se volete vedere una vera commedia.