Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Bel film di Comencini. Pittoricamente elegantissimo: gli esterni stanno a metà via fra il luminoso Canaletto e l'offuscato Francesco Guardi, mentre gli interni sono diretto richiamo a Pietro Longhi (cosa, quest'ultima, citata un po' da tutti). Recitato bene, in modo credibile, da un cast decisamente eterogeneo ma che riesce - senz'altro grazie alla sapiente regìa - nella non facillima impresa di recitare compostamente nel rappresentare la scompostezza dei comportamenti. Grassilli su tutti, ma adorabile la Buccella in un ruolo per lei perfetto.
MEMORABILE: Il personaggio di Mario Scaccia, chirurgo i cui pazienti non sopravvivono nonostante la perfetta operazione...
Pol: Quello che mi ha colpito di "Svitati" e che non mi permette di stroncarlo è una sincerità di fondo commovente, al limite dell'ingenuità. Il Greggio regista sembra in empatia con il ruolo da lui interpretato: tanta buona volontà che non gli impedisce di combinare disastri. Ma come si prova simpatia per un simpatico pasticcione, il mio cuore tenero mi fa provare simpatia per Greggio, che avrà fatto un filmetto (e non un filmaccio) ma se non altro l'ha fatto con passione.
MEMORABILE: Vedere Greggio che recita in inglese aggiunge un tocco surreale alla pellicola. Curiosità: cameo della Littizzetto nella scena alberghiera.
Giacomovie: L’esordio alla regia di Ettore Scola è una commedia con nove episodi di divertente leggerezza e dalla satira a volte pungente, nella quale il regista mostra qualità che saprà sviluppare in seguito. L’elemento comune degli episodi è il carattere boccaccesco di situazioni in cui predomina l’emancipazione femminile. Il cast di bellezze in atteggiamenti sexy contribuì al successo del film, ma anche il poliedrico Vittorio Gassman diede prova di bravura. Però alcuni episodi sono diluiti e resi eccessivi, tanto che i migliori risultano i più brevi.
Domino86: Commedia leggera e divertente; stile italico per raccontare una storia che non impegni troppo lo spettatore e lo faccia invece sorridere. Cast al femminile ben variegato: solo la Gerini, sul lato del divertimento, non riesce a regalare grandi emozioni. Nel complesso una pellicola consigliata a chi si accosta al cinema senza grandi pretese ma con la voglia di passare 90 minuti senza pensieri.
Pigro: Non solo biografia della soprano peggiore della storia, ma soprattutto storia di una passione e di un amore, ossia le due cose che possono portare a sfidare le possibilità e a superare i muri. Il terzetto Florence-marito-pianista è impagabile e ben riuscito, ma soprattutto Meryl Streep è davvero indimenticabile nella stonata inconsapevole (di cui replica gli strazianti acuti), a cui si accosta con tenerezza e umanità, in perfetto pendant con The iron lady, donandoci momenti di grande ilarità e di forte emozione.
Piero68: Con un De Niro alla frutta così ci vorrebbe molto più del meno che modesto Curran a rinverdire qualche fasto lontano o lontanissimo. Non aiuta nemmeno la sceneggiatura che, davvero piatta e noiosa, fa comparire De Niro, nel 90% delle scene, seduto. Anche Norton è lontano anni luce da una recitazione almeno dignitosa. Si limita a fare occhietti per tutta la durata del film. Per supportare un thriller psicologico completamente statico ci vuole una sceneggiatura di alto livello, cosa che proprio non c'è. Deprimente e imbarazzante.
Iochisono: George Hilton è il figlioccio di Van Heflin e torna in paese dopo anni. Il vecchio conosce l'ubicazione di una miniera d'oro sepolta e ora può andare a portar via una ricchezza. Proprio quando stanno per partire però spuntano fuori altri incomodi: un biondino sadico legato morbosamente al ragazzo e un eterno rivale del vecchio. I due americani sono capaci di un'ennesima prova da antologia del cinema e i giovani non sono da meno, sotto la direzione del bravissimo Capitani. Risvolti omosessuali e altre sorprese non mancano. Gran film.
MEMORABILE: Una sparatoria memorabile subito dopo la partenza dei quattro per la miniera.
Deepred89: Buon polar diretto da uno specialista del genere. Freddo e glaciale ma piuttosto lento, anche se i dialoghi sono ottimi e la storia è convincente. Eccellente l'interpretazione di Delon e bravi anche gli altri attori. Discrete le musiche.
Gabrius79: Pellicola non propriamente riuscita ma che comunque si avvale di una discreta regia di De Biasi e si regge sulle buone interpretazioni del cast tra cui spicca Preziosi. La storia è piuttosto scontata ed il ritmo ne risente, va detto che comunque ci sono momenti piacevoli dove abbozzare qualche sorriso ma dove poter riflettere. Il tutto sullo sfondo di una malinconica Torino.
Keyser3: Discreto remake del celebratissimo lavoro di Ford, girato secondo i canoni del western dell'epoca, ha il suo punto di forza nell'eterogeneità dei vari personaggi che si trovano a condividere la traversata verso Cheyenne, che ovviamente non sarà priva di ostacoli e nelle loro interazioni. Ann-Margret è sempre un bel vedere, mentre Cord, al confronto di John Wayne, ovviamente impallidisce. Bene Bing Crosby, al canto del cigno.
Rambo90: Film di guerra robusto, confezionato in Italia guardando ai bellici americani, di cui riprende situazioni e messa in scena spettacolare. L'inizio è un po' lento, poi la trama decolla con la spedizione verso Cisterna che verrà decimata tra belle sequenze di battaglia e altre di notevole tensione (su tutte il passaggio sul campo minato inseguiti dal lanciafiamme). Ottimi Mitchum e Falk, efficace il cast di supporto. Bella la fotografia, più debole la colonna sonora.
Saintgifts: Forse l'unico western girato dal famoso regista contestatore di Hollywood e noto ai più per le sue Pantere rosa. Prima che il film diventi una caccia all'uomo, come visto in tanti altri western, Edwards tenta un approfondimento sulla vita del cow boy tracciandone un ritratto realistico dove la mitica figura del wild west viene riportata a ciò che era veramente: un lavoratore salariato con nessuna prospettiva per il futuro. È proprio dietro a questa consapevolezza che i due protagonisti, di diversa età, "credono" di decidere il loro destino.
MEMORABILE: La fotografia delle selvagge location; Il finale nella Monument Valley.
Sadako: La trama poliziesca del film serve solo come pretesto per introdurre il protagonista (un Ford ancora perfettamente in forma) all'interno di una comunità Amish e per mostrare allo spettatore le meraviglie del vivere semplice. Tutto si gioca sulle incomprensioni tra lo scafato poliziotto e la comunità che, nel momento del bisogno, si rivela essere meno chiusa di quanto è in realtà. Alcune scene ricordano Scusi, dov'è il west? (sempre con Ford), creando una sorta di comicità involontaria nello spettatore recidivo, ma non rovinano la visione.
Homesick: Le fonti storiche filoromane hanno tramandato l'immagine dei Cartaginesi come un popolo barbaro e sanguinario; complice altresì il romanzo d'origine, Maté vi si adatta senza il minimo spirito critico, dirigendo una storia alquanto ordinaria ed entro i canoni fotografici e d'azione dei film avventurosi d'epoca. Alla modestia delle interpretazioni, vincolate a ruoli tagliati con l'accetta, sfugge solo quella di Jack Palance, fiero e indòmo, che in italiano beneficia della voce autorevole di Emilio Cigoli. Ai limiti del cartoonesco Puccio Ceccarelli.
MEMORABILE: La "bevanda dorata"; la lotta tra Palance e Ceccarelli a corte.
Nando: La contrapposizione tra lo scempio del corpo di Mussolini e dei gerarchi con l'eccidio di quindici partigiani in piazzale Loreto. Damiani con immagini di repertorio ed interviste a gente comune, parenti di vittime ed ex-partigiani, ricostruisce lucidamente il momento storico evidenziando la forte dignità di coloro che vissero il delicato e tragico momento storico. Interessante la visione di Milano agli albori degli Anni Ottanta.
Faggi: Spaghetti western lenziano non eccelso; artigianale, non lirico ma non privo di dignità conquistata a colpi di intrigo, almeno una sequenza visionaria (i matti squinzagliati che seminano il terrore in paese) e personaggi con un loro perché di genere. Se non si fa caso ai difetti e alla poca originalità e si è nel giusto mood lo si segue volentieri e si apprezza la mano del Maestro nei segmenti più riusciti e in certe evocazioni di climi doppiogiochisti.
Markvale: Il primo film della fortunata serie del maresciallo Giraldi è ancora, a tutti gli effetti, un poliziesco (anche se arricchito da una buona dose di umorismo popolare). Il personaggio di Milian è ancora in via di definizione - solo nel successivo Squadra antifurto si collocherà sul solco della commedia all'italiana - e non mancano un paio di scene di robusta violenza. Regia di mestiere, senza infamia e senza lode, con il solito Palance a suo agio nei panni della carogna. Milian avrà modo di rifarsi...
Striscia: Vicenda già vista ma con buoni spunti e una valida fotografia; non addentriamoci nei paragoni con i miti del genere pugil-cinematografico. L'interpretazione di Gyllenhaal è convincente anche sul piano fisico; Whitaker ha un ruolo che sembra disegnato per lui e anche la sua prova soddisfa. Tutto sommato un buon film, ma assolutamente non indispensabile. Finale un po' stucchevole ma commovente.
Puppigallo: Altro prodotto celluloidico senza un’anima, derivante dai fumetti che buone cose avevano proposto in passato, con un protagonista insignificante e due patetici cattivi (una sorta di Elephant Man incarognito e un aspirapaura cosmico più cartone animato che altro). In più, gli effetti non sono certo eccelsi (sembra tutto troppo finto, specialmente sul pianeta dei fenomeni), nessuno tra gli attori si distingue particolarmente e la sceneggiatura è ben poca cosa. Rischia quasi di far rivalutare un po’ Captain America, l’altro facente parte della stessa nidiata malnata.
MEMORABILE: L'addestratore, dopo aver scaraventato a terra il protagonista: "La gravità è una carogna".
Galbo: L'eterna vicenda di Caino e Abele (fratelli coltelli !) ripresa in questo western diretto da Robert Parrish e sceneggiato dall'esperto autore Rod Serling. Benchè la vicenda non sia inedita, il film appassiona lo spettatore grazie alla progressiva trasformazione del personaggio del fratello minore (splendidamente interpretato da John Cassavetes) da simpatico guascone a psicopatico e violento. Buona la regia.
Siska80: Divagazioni mistico-filosofiche di padre, figlio e nipote in tre location anguste differenti (nell'ordine, una stanza, il retro di un teatro e una chiesetta) che sarebbero state perfette per un corto ma che in un lungometraggio finiscono con lo stancare dopo poco tempo. Da segnalare comunque la bravura dei protagonisti, gli effetti visivi e la cura nel tratteggiare i personaggi (soprattutto quelli sullo sfondo, ancor più singolari ed inquietanti dei protagonisti). Opera sperimentale intelligente che però ha il suon punto debole nella mancanza di compattezza dell'insieme.
MEMORABILE: Ernesto e le cuffie "elettriche"; Gli strambi fedeli; Il finale.
Minitina80: Il secondo capitolo ha il fiato corto e non riesce a essere mai convincente. Sono tanti i difetti che lo affliggono, a partire della sceneggiatura che non aggiunge nulla di significativo o meritevole di almeno una visione. Incredibilmente debole il cast, in cui la figura di Atreyu risulta a dir poco evanescente e sminuita da un attore perennemente spaesato. Per quanto il target sia rappresentato da un pubblico giovanile, si nota fin da subito come l’approccio sia troppo puerile e banale suscitando soltanto irritazione e sconcerto. Da evitare.
Bibi: Non male questo film che segue il filone sportivo. Pur con alcune banalità e personaggi al limite del macchiettistico (Ferrari e il rivale di Damon) il film procede piuttosto piacevolmente, nelle sue quasi due ore e mezzo. Sempre bravi Damon e soprattutto Bale, che col suo volto scavato ben rappresenta l'anticonformismo del personaggio. Le scene automobilistiche sono ben girate e si seguono volentieri.
Nancy: Il direttore delle poste brianzolo arriva al Sud pieno di paure e pregiudizi (montati dalla moglie e dagli amici) e dovrà amalgamarsi alla calorosità campana. Bisio e Siani formano un'accoppiata vincente ed è interessante vedere l'integrazione reciproca dei loro personaggi durante il film, pieni entrambi di pregiudizi. Forse come film non è indispensabile, ma garantisce un buon intrattenimento senza scadere nel volgare, qualità ormai decisamente rara per la commedia italiana in sala.
MEMORABILE: Le ronde femminili all'inizio del film; l'arrivo della Finocchiaro a Castellabate; l'Accademia del Gorgonzola.
Rambo90: Un ex pezzo grosso del crimine russo (non viene specificato se gangster, killer o quant'altro) si reca al matrimonio della figlia ma, nello stesso giorno, la ex moglie viene uccisa e la figlia stessa ridotta in fin di vita. Parte la vendetta. Dopo il mediocre Killing Point Seagal si fa dirigere ancora da King in un altro action da dvd. La storia è quella banale della vendetta, l'azione è tanta ma noiosa e i combattimenti ripresi in maniera frenetica e inseguibile come nel precedente. Jjikine però è un cattivo che funziona. Brutte musiche.
MEMORABILE: Il combattimento finale, l'unico degno del nome di Seagal.
Panza: La fotografia da piccolo schermo, con i colori accesi e livellati, non restituisce l'aura di mistero di Venezia, trasportata al cinema in innumerevoli occasioni, disinnescandone ogni suggestione. La storia che ruota intorno alla morte di un restauratore si lascia comunque vedere, specialmente quando si svelano le dinamiche, mentre cala di ritmo nella coda thriller, abbastanza prevedibile. Discreta l'attrice tedesca e il figlio autistico, più anonimi gli attori maschili secondari; ridottissimo il cast italiano, impiegato solamente in piccoli ruoli di contorno.
Capannelle: La messa in scena è proprio elementare, non cerca di andare oltre a un certo torpore narrativo e alla fine anche il bravo Hardy ne risulta penalizzato, prigioniero come il suo personaggio di uno script in larga parte migliorabile e ripetitivo. Dove il racconto si salva è nei confronti verbali con Venom e nella sua caratterizzazione più ironica. Effetti speciali poco speciali e un possibile seguito che non creerà troppa attesa.
Markus: Coppia di ricchi si ritrova in un mare di guai finanziari, diventando poveri. Ci si accorge sin da subito che il film di Fred Wolf reggerà per tutto il tempo grazie allo scoppiettante duo Alec Baldwin/Salma Hayek (perennemente ubriaca), perché purtroppo la regia è scarsa. Si salva la discreta scrittura e qualche frase qua e là che colpisce e genera un po' di ilarità, ma la sensazione di pellicola non propriamente riuscita c'è, complice anche il fatto che in definitiva è anche povera e a tratti ripetitiva. In ogni caso distensiva.
MEMORABILE: "È seduta sul trono a colorarlo di marrone".
Ci risiamo con l'influencer stalkerata. La bionda Whitney (Bush) è bella e sui social ha grande successo. A Los Angeles tutti la cercano e a quanto pare anche i grandi nomi vorrebbero accaparrarsene i servigi. I suoi genitori, però, sono morti da poco e lei ha deciso di tornare a vivere a Boston, nella loro casa, dove abita ancora la sorella minore Meghan (Fischer), naturalmente felicissima di poterla riabbracciare. L'aria di casa fa bene a Whitney, che a Los Angeles era pure stanca di doversi riparare dall'immancabile stalker che la tormentava. A Boston, invece, incontra...Leggi tutto pure un attraente vicino di casa, Mike (Neville), col quale stabilisce subito un'intesa.
Non passa molto, però, prima che faccia una brutta fine il giovane che l'aveva invitata a cena per commissionargli un lavoro di enorme prospettiva. Chi ronza attorno a Whitney pure a Boston? E perché la sorella cerca di metterla in guardia soprattutto dall'aitante Mike, che la ricoprire di attenzioni e gentilezze? Il fulcro attorno al quale ruota l'intero film è proprio questo: è possibile che il buon Mike sia molto meno buono di quanto appare? E' lui l'uomo dagli occhi verdi cui fa riferimento l'assurdo titolo italiano (ammesso che il colore sia quello, perché non sembra)? Si vedrà, ma quel che succede non è certo il massimo in termini di novità all'interno di un genere – il thriller televisivo – che difficilmente riesce a spingersi oltre il suo giardino di appartenenza. Ci si consoli con la discreta interpretazione di Shoshana Bush, la quale passa il tempo piuttosto combattuta tra l'attrazione per Mike e gli avvertimenti della sorella minore, che non smette un attimo di metterla in guardia. Non è la sola, tra l'altro, ma certo il fatto che Mike ammetta di essere innamorato di Whitney fin dai tempi della scuola non depone per il suo scagionamento da sospetti che si fanno sempre più pressanti.
Fortunatamente, almeno, la regia mantiene il thriller da camera entro livelli di decenza ragionevoli e non ci si annoia troppo, nonostante la piattezza dell'insieme. Salterà pure fuori una vecchina a sorpresa per dare una parvenza di thriller al tutto, perché per la gran parte siamo nei paraggi del dramma insulso con al centro la bella influencer con le sue preoccupazioni, che deve tirare in lungo quanto più possibile in attesa di vedere se ci sarà o meno un colpo di scena in grado di buttarla magari un po' più nel giallo. La chiusa con occhio spiritato sa quasi da parodia, e difficilmente si potrà considerare il film tra i più degni nel suo campo... Chiudi
Pinhead80: Un ragazzo in cerca di lavoro s'imbatte in un'imboscata ai danni di un allevatore di cavalli. Comincerà a lavorare per lui, ma ben presto si accorgerà della durezza di quella vita regolata da leggi disumane che non hanno niente a che vedere con la giustizia. In questo western le persone si trovano ad accettare certe condizioni dettate dall'amore e dalla gratitudine. Memorabile la scena in cui i ladri di cavalli vengono fatti camminare per giorni a piedi scalzi nella mesa.
Cerveza: Nonostante possa ricordare altre produzioni lacustri incentrate sui vizi di provincia, non ne possiede affatto la caustica visionarietà grottesca. Evidentemente Salvalaggio non è Chiara, ma dispiace comunque vedere tali validi caratteristi e corpi femminili riprodotti da una fotografia così scadente. Ad ogni modo il geometra Reali pare qualitativamente un’anticipazione del ginecologo Giovanardi: un volgare sessuomane ossessivo compulsivo che in questo caso tenta di sgravarsi facendo la morale agli altri. Una gara al ribasso che genera una satira sociale parecchio benaltrista.
MEMORABILE: Il geometra nudo con il coniglio fra le mani: "Qui c'è un equivoco!“, “Se qui c’è un equivoco, quello sei te!”.
Cotola: Storia di Getrude Ederle, la prima donna della storia ad aver attraversato la Manica a nuoto. Classico biopic in cui tutto è come ci si aspetta, epilogo compreso; ma ovviamente, prima del trionfo finale, la protagonista dovrà ingoiare parecchi bocconi amari. Non c'è un' idea interessante che sia una, tuttavia il film fa comunque il suo lavoro, specie per chi ama il genere. La confezione è valida e il cast di buon livello. La durata appare un po' eccessiva: qualche taglio avrebbe giovato al ritmo, che comunque non si può definire lento. Non male.
Rambo90: Scombiccherata eppure divertente, questa commedia di Wain. Si gioca sulla classica contrapposizione tra vita da città e vita anticonformista in campagna e la sceneggiatura sa offrire varie gag simpatiche, tutte scatenate dall'assurdità della situazione. Rudd con questo tipo di personaggi ci va a nozze e infatti risulta molto più convincente della Aniston (penalizzata anche dallo script). Molto bene anche il vecchio Alda, abbastanza insopportabile Theroux. Si ride e il ritmo va che è un piacere. Non male.
Supervigno: Esempio perfetto di come si può creare un giallo appassionante semplicemente mettendo il protagonista davanti a una finestra, ad osservare la vita quotidiana degli abitanti della casa di fronte. La presenza di una Grace Kelly assolutamente perfetta e forse mai così bella illumina e dona grazia e verve alla storia, lasciando lo spettatore a domandarsi perché sia fidanzata con quella noia di Stewart. Siamo particolarmente affezionate a questo film, perché l'inquilino della casa di fronte è il nostro amato Raymond Burr.
Zoltan: Ormai canonico film direttamente da mercato DVD destinato unicamente a quella nicchia (peraltro non così folta) di nostalgici fan alla ricerca di nuovi Seagal-movies. In meno di 90 minuti, una quantità incredibile di stiracchiatissimi (e tirati sempre per le lunghe, per raggiungere la durata desiderata) dialoghi di sfida pseudo-machistici che più che intimorire fanno soltanto tenerezza. L'azione scatta solo nel finale, a meno di 10 minuti e si capisce perché se ne sia vista poca. L'unico interesse estetico è per la ex Sugarbabes Jade Ewen, mentre Seagal è imbolsito.
MEMORABILE: "Dove ti nasconderai?" "Dove non potranno vedermi!".
Nando: Action incentrato sulla fuga di un giovane dalla vendetta di un insospettabile e cattivissimo boss. Numerosi inseguimenti, tra sparatorie e scazzottate, tutti comunque portatori di fortuna sfacciata per il protagonista, che riesce a cavarsela anche in situazioni inverosimili. Il ritmo è comunque elevato. Discreto Hoult, luciferino Hopkins, francamente eccessivamente cabarattistico Kingsley.
Rambo90: Un passo indietro rispetto al precedente, perché al secondo giro una sceneggiatura così semplicistica non basta più e si comincia a risentire di uno schema ripetitivo. L'umorismo è la cosa che funziona meglio perché l'azione stenta a ingranare e il super scontro con Carnage sembra semplicemente un 2.0 di quanto già visto nel primo capitolo. Sempre in parte Hardy, ben scelto Harrelson, più defilata e pleonastica la Williams.
Lupus73: Sceneggiatura piuttosto classica in tema animali assassini ma confezionata molto bene, con un'ottima fotografia che riesce a trasmettere il verde intenso e lussureggiante del bosco umido e pieno di muschio. Come si nota nei titoli di coda è stato utilizzato l'orso attore Bart II, erede del Bart de L'urlo dell'odio e questo è un pregio, in un'era di eccessiva CGI (Revenant). L'intrattenimento c'è e con dinamiche prettamente hollywoodiane (non per questo da buttare), ma se volete qualcosa di più sobrio fate un salto a Backcountry.
MEMORABILE: L'ambientazione boschiva molto muschiosa e verdissima.
B. Legnani: Non c'è storia (solo storielle che NON fanno ridere), non c'è protagonista, non c'è regìa. Unica risata: la Galleani, fidanzata di Alvaro, non gliela dà, ma si prostituisce (come Lucia ne "I promessi sposi" di Guido da Verona) in appartamento con una socia. Lui, ignaro, va lì per fare pace, scopre l'arcano e se ne va. Dopo 1' suona il campanello, chiede la tariffa e si porta a letto lei e socia. Da sopportare perché ci sono la Schubert, Pescucci e (specialmente) perché vale sempre la pena di guardare il grande Gigi Ballista, che appare ogni tanto nei panni del primario-dittatore.
MEMORABILE: La citata scena con Alvaro e la Galleani.
Pinhead80: Una scrittrice sexy e disinibita convince una donna, pronta a sposare un uomo che non la soddisfa, a provare le gioie del sesso e a scoprire l'orgasmo. Commedia spagnola poco digeribile che ha l'unico pregio di mostrare più di una volta le forme generose delle protagoniste. Per il resto c'è poco da stare allegri perché la storia, oltre che essere tremendamente ingarbugliata ed inverosimile, è di una bruttezza più unica che rara. Inoltre è impossibile immedesimarsi in qualsiasi dei personaggi che ci vengono presentati e questo, per una commedia, è assai grave.
Ryo: Un film drammatico in cui l'ironia fa da padrone. Grandioso il cast, ottime le location e le scenografie. Il regista crea una versione turbolenta e chiassosa di Hitler interpretata con estremo effetto comico ricordando un po' il Chaplin del Grande dittatore. La performance della Johansson è eccezionale (nonostante il tempo limitato per lo schermo) in quanto crea un legame credibilmente caloroso con suo figlio durante i tempi orribili. Il film è un'ingegnosa satira dai dialoghi brillanti, ma non è un film per i non amanti del black-humor.
MEMORABILE: Heil Hitler a ripetizione; Il costume del comandante alla fine; Le facce espressive di Hitler quando incoraggiava Jojo.
Magnetti: Buono l'inizio in cui si spiega come il Casey/supereoe percepisce la realtà intorno a lui. Poi la solita storiella fumettistica della lotta fra buoni e cattivi. Ben Affleck è il solito all american man. La baracca la salva il cattivo intepretato da Colin Farrel. Un perfezionista della mira, del lancio di oggetto e della perfezione di ogni singolo movimento corporeo. Vedibile.
Rambo90: Meglio di altri film sfornati dalla coppia apocrifa Coby-Smith. La trama è più originale del solito (anche se qualche scopiazzatura palese c'è sempre) e in fondo non ci si annoia, grazie anche all'esperta regia di Parolini. Simpatica la partecipazione di Strode, gradevole la colonna sonora. Non un gran film, ma almeno si riesce ad arrivare alla fine.
Cangaceiro: Con la purezza che lo contraddistingue Weir sbarca a Hollywood confezionando un film intimo e tenero, ben lontano dal presuntuoso volo pindarico di Mosquito Coast, pellicola anche quella capitanata dal rampante (ai tempi) Harrison Ford, qui in una prova niente male. L'anima dell'opera è nello spaccato Amish, un dettagliato e curioso excursus d'altri tempi che profonde grande serenità. Si sorride ma si riflette anche, durante la visione. Nota di merito per il piccolo Haas: è adorabile, al contrario di molti altri "mocciosi in pericolo" del cinema a venire.
MEMORABILE: La costruzione collettiva del fienile (sembra di vedere la comunità di mormoni in [f=902]Lo chiamavano Trinità[/f]!)
Markus: Un'eredità viene contesa attraverso un concorso musicale. La sfilacciata trama è un mero pretesto per far esibire il maggior numero di artisti possibile, che a turno propongono canzonette allora in voga e dilettevoli sketch. Marcello Giannini mette in piedi un carrozzone di vecchie e nuove glorie per un pot-pourri che cerca di assecondare un po' tutti i gusti ma con l'aria di un assortimento che strizza l'occhio più agli Anni '50 che ai '60. Tolti gli altisonanti nomi, che peraltro si alternano freneticamente, c'è poco da dire.
Nando: La contrapposizione tra lo scempio del corpo di Mussolini e dei gerarchi con l'eccidio di quindici partigiani in piazzale Loreto. Damiani con immagini di repertorio ed interviste a gente comune, parenti di vittime ed ex-partigiani, ricostruisce lucidamente il momento storico evidenziando la forte dignità di coloro che vissero il delicato e tragico momento storico. Interessante la visione di Milano agli albori degli Anni Ottanta.
Giacomovie: Sorge il dubbio se l'edizione italiana di 95 minuti effettivi ha subìto dei tagli rispetto alla durata dichiarata di 104 minuti. Il sospetto è avvalorato da diverse scene erotiche fastidiosamente interrotte dopo la prima sequenza. A parte questo, il film è ben impostato, con una valida sceneggiatura (tratta da un fatto reale) che mostra alcune varianti dell'ambivalenza passionale. Victoria Abril, pur non classificabile tra le bellissime, è molto sexy è si muove con classe, ed ha meritato il premio come miglior attrice al festival di Berlino.
MEMORABILE: "L'avvenire ha soltanto una porta: quella del lavoro".
Rickblaine: Nonostante la grande interpretazione dei due Robert, De Niro e Duvall, l'opera produce notevole interesse quanto notevole noia. È un argomento delicato quello che si affronta: un poliziotto indaga sull'omicidio di una prostituta e viene a conoscenza di eventi che trovano complicità nelle sfere ecclesiastiche (su tutti svetta il fratello monsignore). Ben girato e ben raccontato, ma risulta troppo lento e quindi a tratti si cade nella noia. Molto originali le scene nel confessionale.
Undying: Dopo averla vista in Di che segno sei? dell'anno precedente, Tarantini ha il merito (intuitivo) di notare, nella genuina bellezza della Carati, che il suo fisico si presta bene a lanciare nel fervido panaroma delle sexy commedie una nuova "impiegata": la Professoressa del titolo. Per il resto la pellicola soffre della mancanza di veri attori e si sorregge (poco) unicamente sulla presenza di caratteristi noti per le loro comparsate (Gianfranco Barra, Gino Pagnani, Adriana Facchetti). Su D'Angelo e Vitali meglio stendere un velo pietoso.
Markus: Continua la saga dei "film denuncia" di Ricky Tognazzi con molti dei suoi attori feticcio, quelli che lo hanno reso allora un grande regista d'impegno col nuovo millennio un po' dissoltosi. Stavolta si parla d'usura e la pellicola ne ricrea aspetti - talvolta eccessivamente didascalici - realistici e ricreati con il giusto piglio narrativo. Un po' fuori ruolo, soprattutto per un problema linguistico e dunque con l'impiego di un doppiaggio non riuscitissimo, la "faccia da copertina" Vincent Lindon; ottimo invece Luca Zingaretti in quel ruolo virile che ne contraddisguerà la carriera.
Furetto60: Decisamente più curato rispetto ad altri contemporanei (penso a Camorra e Il mammasantissima), non foss'altro per le ricostruzioni ambientali e i costumi (siamo a fine '800), ha un incipit che insiste abbastanza sugli aspetti documentaristici (comunque, visti con occhio attuale, ancor più interessanti rispetto all'epoca). Nel prosieguo il film migliora, i personaggi sono ben amalgamati e i protagonisti, benché non partenopei, offrono un'ottima prova. Bello lo stacco temporale nel finale.
MEMORABILE: Chi nasce miserabile, nella vita, ha sempre bisogno di padrone.
Non passa molto, però, prima che faccia una brutta fine il giovane che l'aveva invitata a cena per commissionargli un lavoro di enorme prospettiva. Chi ronza attorno a Whitney pure a Boston? E perché la sorella cerca di metterla in guardia soprattutto dall'aitante Mike, che la ricoprire di attenzioni e gentilezze? Il fulcro attorno al quale ruota l'intero film è proprio questo: è possibile che il buon Mike sia molto meno buono di quanto appare? E' lui l'uomo dagli occhi verdi cui fa riferimento l'assurdo titolo italiano (ammesso che il colore sia quello, perché non sembra)? Si vedrà, ma quel che succede non è certo il massimo in termini di novità all'interno di un genere – il thriller televisivo – che difficilmente riesce a spingersi oltre il suo giardino di appartenenza. Ci si consoli con la discreta interpretazione di Shoshana Bush, la quale passa il tempo piuttosto combattuta tra l'attrazione per Mike e gli avvertimenti della sorella minore, che non smette un attimo di metterla in guardia. Non è la sola, tra l'altro, ma certo il fatto che Mike ammetta di essere innamorato di Whitney fin dai tempi della scuola non depone per il suo scagionamento da sospetti che si fanno sempre più pressanti.
Fortunatamente, almeno, la regia mantiene il thriller da camera entro livelli di decenza ragionevoli e non ci si annoia troppo, nonostante la piattezza dell'insieme. Salterà pure fuori una vecchina a sorpresa per dare una parvenza di thriller al tutto, perché per la gran parte siamo nei paraggi del dramma insulso con al centro la bella influencer con le sue preoccupazioni, che deve tirare in lungo quanto più possibile in attesa di vedere se ci sarà o meno un colpo di scena in grado di buttarla magari un po' più nel giallo. La chiusa con occhio spiritato sa quasi da parodia, e difficilmente si potrà considerare il film tra i più degni nel suo campo... Chiudi