Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Siska80: Quattro coppie impantanate in relazioni sentimentali complicate da differenti problemi. Il cast si rivela azzeccato (i coniugi Tognazzi sono molto simpatici), meno l'evolversi delle varie vicende, che non riserva particolari sorprese). Da una regista/attrice piena d'inventiva come Simona Izzo ci si aspettava qualcosa di più originale, sebbene nella pellicola non manchino ritmo e dialoghi divertenti e si arrivi sino alla fine con pochissimi momenti di stanca.
MEMORABILE: "Ammazza come godi male!" (Fabrizio a Margherita).
Taxius: Poetico biopic che ripercorre il crepuscolo della carriera della coppia di comici più famosa della storia del cinema. Tutto quello che riguarda la nascita del mito e l'apice della carriera del duo non interessa e viene lasciato in secondo piano in quanto tutta la storia è incentrata sulla fine del loro percorso, quando il successo comincia a scemare e la salute a mancare. Più che un film sulla loro carriera è un film sulla loro amicizia, un'amicizia che ha avuto parecchi bassi ma che nonostante questo non si è mai dissolta. Davvero bello.
Paulaster: Anziana signora necessita di uno chaffeur che la accompagni. I toni sono quelli morbidi della commedia che vive perlopiù degli scambi dialettici tra la cocciuta vecchietta e l'autista analfabeta. Come corollario della combattuta storia d'amicizia ci sono piccoli accenni alle lotte interrazziali, alla religione, alle differenze economiche, ma la sceneggiatura non pare interessata ad approfondire tematiche seriose. Protagonisti che si completano a vicenda con la Tandy che tiene meglio la scena e vince un meritato Oscar.
MEMORABILE: Il sospetto furto del salmone; La fermata per fare i bisogni; La Tandy che cerca i compiti di scuola corretti.
Trivex: Divertente e spintarello quanto basta grazie al "funzionante" (in tutti i sensi) Montagnani e alla bellissima e brava Fenech (succube di madre, ma col punto fermo); poi c'è pure Carrol Baker, insospettabilmente efficace nella parte e per finire quello che "non funziona" (grande Ray, un mito). Anche morbosetta, la storia; con un finale che in parte si capisce da una delle prime scene e per l'altro verso affonda ancor più nel torbido (relativamente, s'intende!).
Piero68: Una serie interminabile di scelte non-sense unite a buchi narrativi vertiginosi. Senza contare di personaggi che spariscono dalla scena dopo aver fatto tutte le scelte sbagliate e anche di più (l'autista del portavalori ad esempio). Regia e annessi da dimenticare. Un unico pensiero va al povero Guy Pearce, attore assolutamente degno di stima che si trova, e non si capisce il perché, impelagato in un film simile. Statene alla larga!
MEMORABILE: Lo sceriffo e il suo vice, disarmati, che comunque buttano nella spazzatura un fucile a pompa. Citazione: Si difenderanno a parolacce?
Pstarvaggi: Giallo comico à la Totò. A dispetto di un intreccio abbastanza complicato (siamo pur sempre in un poliziesco), la sceneggiatura è comunque abbastanza flessibile per lasciare a Totò i suoi spazi: il principe si diverte ad interpretare ben sei personaggi e anche noi ci divertiamo con lui. Steno dirige con mestiere oltre ad impersonare il giardiniere scemo. Sprecato Vianello, bene Castellani e Pavese.
Azione70: Gradevole commedia degli equivoci, ben orchestrata da Martino e ottimamente interpretata dai protagonisti (Montagnani, Fenech e Banfi su tutti). La trama è scontata (Montagnani è un industriale pasticcione con moglie - Bouchet - bellissima e amante - Fenech - ancora meglio) ma le gag sono a tratti irresistibili (la cena al ristorante di periferia, Banfi cameriere che si finge gay, la Bouchet che prende il taxi). Anche i caratteristi sono al top (Merlini suocera di Montagnani, Santonastaso tassista, Solenghi amante della Bouchet). Una delle migliori commedie sui “triangoli” familiari.
MEMORABILE: Banfi cameriere gay; La Bouchet che si cambia d’abito in taxi e che parla con accento di Parma.
Capannelle: Una spy story che ha una sua personalità ed è interpretata da un Redford ancora molto bravo e un Pitt dignitoso. Pochi i colpi di scena ma giocati molto bene. Grande come la spia, prossima alla pensione, si muove tra uffici e vecchi amici e si prende gioco di tutti. Meno appassionante, perché troppo insistito, il flashback su terra libanese.
Minitina80: La coppia Totò/Fabrizi è garanzia di qualità e se dietro la cinepresa c’è un regista abile come Steno con in mano un buon copione il risultato non può che essere eccellente. I tempi sono giusti e nessuno dei due protagonisti deve strafare concedendosi in sipari comici assolutamente irresistibili. Fortuna vuole cha la solita storiella stucchevole e noiosa tra i rispettivi figli abbia poco spazio e serva quel tanto che basta per raccordare le scene tra Totò e Fabrizi. Lo si può rivedere cento volte ridendo ogni volta come fosse la prima.
Manowar79: Un Pozzetto leggermente meno imbambolato del solito allestisce una singolare truffa ai danni di personaggi dal portafogli consistente. Finale rocambolesco. Su questa escalation si sviluppa la critica ad una società di stampo imprenditoriale che vorrebbe "i poveri nel brutto e i ricchi nel bello" (cit. Sgarbi), bersagliata per l'occasione dall'improbabile furbata del protagonista. L'influenza latente di Un povero ricco lascia il dovuto spazio al ricordo di Totò che cerca di vendere Fontana di Trevi all'incauto turista. Non male.
Rambo90: Capolavoro western di John Ford, con due star di prima grandezza che incarnano valori diversi ma entrambi dalla parte dei giusti: Stewart, uomo di legge e poco incline alla violenza, Wayne, rozzo e sbrigativo nei modi. Tra loro un Lee Marvin cattivo e feroce come non si è mai visto. Grande regia, dialoghi magnifici e cast di comprimari di ottimo livello. Splendida la sparatoria finale fra Stewart (a cui Wayne impara a sparare) e Marvin.
Pessoa: Uno degli esempi più lampanti di come sia caduto in basso il cinema comico italiano negli ultimi anni. I due protagonisti, scaraventati dal cabaret al cinema da un copione insulso, salvano di mestiere pochissime scene che galleggiano a stento su un mare magnum di prevedibile mediocrità. Personaggi di contorno poco incisivi, compreso Mattioli utilizzato poco e male. Fattura quasi artigianale penalizzata da un budget risicato. Nonostante tutto mantiene un ritmo accettabile. Consigliato solo agli aficionados del genere, altrimenti evitabilissimo.
Ruber: Discreta fiction (poteva essere un tantino meglio) sulla vita del grande carabiniere Salvo D'acquisto, che diede la sua vita in cambio di 22 persone nell'epoca nazifascista dei primi anni '40. La storia ripercorre abbastanza fedelmente la cronologia dell'epoca della vita del carabiniere con gesta eroiche ma anche con le sue crisi, mettendo in luce poco ma la vera realtà, perché romanza in alcuni tratti un po' troppo la storia. Comunque sia il buon Fiorello in queste parti ci si cala al meglio. Cast modesto e regia nella norma di Sironi.
Rambo90: Bugs Bunny e Daffy Duck devono vendere libri di favole: il primo finisce in un castello dove Yosemite Sam lo costringe a leggere per il figlio. La trama è il solito pretesto per rivedere i classici dei Looney Tunes, tutti scelti con cura e davvero imperdibili sia per gag che per animazione. Il ritmo è vivace, così come le musiche e forse questo è uno dei migliori lungometraggi dedicati al simpatico coniglio.
Herrkinski: Divertente connubio di commedia e action. Clint interpreta un ruolo insolito, ma se la cava bene nell'offrire il personaggio del duro dal cuore tenero, anche grazie alla sua irresistibile autoironia. Di certo molto del divertimento è coadiuvato dal sensazionale orangutan Clyde, che grazie alle sue smorfie e alle doti quasi umane, riesce a far ridere spesso e volentieri. Fa sorridere anche la gang dei motociclisti nazi. Tra scazzottate, inseguimenti e risate, un film di intrattenimento puro.
Barbapierg: "Volemose bene" alla francese, secondo capitolo. In cui la famiglia Verneuil abbatte nuove frontiere e, nella migliore tradizione della République, allarga ulteriormente il proprio già lasso concetto di accoglienza includendo a questo giro rifugiati afghani e coppie lesbo. Ma riusciranno i nostri eroi a impedire la diaspora che minaccia di disperdere figlie e nipoti ai quattro angoli dell'orbe terracqueo? Christian Clavier forse sotto sotto comincia a prenderci gusto a dirigere questa sua ONU variopinta e apparentemente ingovernabile. Insomma anche stavolta: Vive la France. Vive la liberté!
Stelio: Film insolitamente semplice per l'Eastwood maturo, autore di lavori ben più riflessivi e culturalmente rilevanti. Tutto sommato l'intrattenimento non manca, la regia è molto liscia e i dialoghi decisamente fruibili; ma soggetto ed evoluzione della trama sono davvero di livello mediocre...
Rambo90: Un poliziotto, in pensione per problemi di salute, viene ingaggiato da un suo vecchio amico per fare da guardia del corpo alla figlia. Finalmente un personaggio sfaccettato per Steven Seagal: non è il solito eroe invincibile visto negli ultimi film per i dvd (era dal 2006 che non lo si vedeva così in forma) e anche la regia di Waxman riesce a dare un ritmo notevole ad un film gradevole e con qualche bel momento action.
Noodles: Probabilmente uno dei migliori film sugli squali assassini. Non tanto per la trama, esigua e abbastanza scontata, quanto per una fotografia magistrale e degli ottimi effetti speciali, il tutto condensato in neanche un'ora e mezza (aspetto lodevole visto l'alto rischio di cadere nel ridicolo). Brava Blake Lively immersa in paesaggi mozzafiato, anche se in certi momenti va un po' sopra le righe, complici alcune parti di sceneggiatura inutili. Si può guardare.
Domino86: Pellicola che affronta il tema dell’insegnamento nell’ambito delle scuole superiori e nello specifico di una classe di ragazzi considerati “difficili”. Un film zeppo di stereotipi nei caratteri scelti per gli studenti a soprattutto per il ruolo del professore; e se i primi possono rappresentare un pezzo della nostra triste realtà non si capisce quanto lo possa essere il secondo.
Metuant: Non particolarmente affascinante nonostante un cast di rango e una premessa che poteva portare a risultati ben più incisivi; qui ci troviamo davanti a un film privo di vero mordente e alquanto piatto, fatta eccezione per poche sequenze e che in sostanza non rimarrà a lungo nella memoria dello spettatore. Curioso il contributo di Matt LeBlanc, Hurt e Oldman sprecati. Peccato, perché con alcuni accorgimenti in più (sceneggiatura in primis) poteva diventare un piccolo cult.
Ciavazzaro: Ottimo episodio della serie con la presenza di un'attrice che agli occhi dei fan del cinema di genere è molto nota: la O'neill, qui ancora sfavillante. Ci sono anche il bravo Penny, le ottime musiche di Richard De Benedictis e un efficace intrigo poliziesco. Da notare che si tratta del solo episodio della serie con un unico delitto.
Rambo90: Giallo gradevole, non tanto nel solco di quello all'italiana quanto più dei telefilm inglesi contemporanei. L'ambientazione nel trevigiano funziona, insieme alla fotografia che alterna colori caldi ad altri bluastri; un po' meno l'intreccio, che dopo una partenza intrigante si avvia lentamente verso una soluzione piuttosto scontata. Bravo Battiston, così come tutto il cast di contorno, di grande naturalezza. Non male.
Siska80: Tema attuale purtroppo, quello del bullismo, cui non sfugge il ragazzino protagonista di questa toccante pellicola atta a sensibilizzare ma anche a valorizzare il potere della solidarietà (bellissimo il finale, in tal senso). Ci si appassiona sin da subito alla vicenda del piccolo affetto da una rara malformazione cardiaca che lo costringe a indossare un busto ma che nonostante ciò è determinato a svolgere una vita normale come i coetanei; il ritmo costante tiene festa l'attenzione e i due giovani interpreti principali offrono una buona prova rivelandosi affiatati. Consigliato.
Ira72: Il connubio leggerezza/Vanzina raramente sbaglia. Per chi apprezza i due fratelli, si intende. Vero che, bene o male, le macchiette sono pur sempre le stesse. Eppure. Qui il romanesco Principe “de” Dubai Brignano è davvero spassoso e anche talentuoso - nel miscelare le parole - a strappare non poche risate. Simpatici anche gli altri. Certo, non sarà candidato al Festival di Cannes, ma è una discreta boccata di aria fresca in un’afosa serata estiva. Apprezzabile il fritto misto del cast, improbabile eppure accettabile.
Magi94: Classico film di Woody Allen in cui tutto, ma proprio tutto, si rifà alla poetica dell'autore: le musichette in stile retrò e i dialoghi tra l'elaborato e il frizzante, i personaggi femminili un po' frivoli e quelli maschili molto fragili, l'ambientazione da cartolina e un allestimento un po' manierista. La storia non colpisce con molta effervescenza e le situazioni comiche non sono memorabili, ma tutto sommato il film si segue con piacere e spensieratezza. Un medio film dell'ultimo (?) Woody Allen, insomma.
Saintgifts: Western ricco di contenuti che spaziano tra questioni morali, desideri di rivincita verso la società e le ingiustizie della vita, quasi sempre causate dall'avidità umana, arricchito anche da una buona dose di azione. È proprio nell'azione (tutta la parte nella miniera) che viene espresso il meglio, con una notevole suspense, mentre più superficiali e stereotipati risultano i rapporti tra i vari personaggi, con un Alan Ladd che appare svogliato, superato da un Borgnine molto più convincente. La discreta fotografia a colori sembra non aiutare.
Il Gobbo: Sequel del fortunato capostipite, alla famiglia McGregor se ne affianca un'altra il cui patriarca è Camardiel, ma con tutte figlie femmine (guarda caso - e titolo). La componente comica prevale, restano ritmo e divertimento, nuoce alla riuscita del tutto il dèja vu e un protagonista assai più fiacco di Robert Woods - infatti mai più visto.
Myvincent: L'ennesimo scienziato pazzo cerca di riprodurre il giardino dell'Eden in terra grazie a semi "archeologici"; senonché l'inquinamento radioattivo crea una mostruosa pianta distruttiva... Il formato tv giustifica la pochezza dei mezzi e degli effetti computerizzati, mentre gli intenti ambientalistici e moraleggianti suonano un po' falsi. Da non confondersi coll'omonimo film del '32, di altro genere.
Galbo: Da un regista bravo quanto sottovalutato come Zampa i cui film hanno avuto il merito di fotografare come pochi la realtà sociale italiana (si pensi a Il medico della mutua) questa divertente e significativa commedia dal chilometrico titolo. La storia è quella di due poveracci che si imbrogliano reciprocamente per un futuro migliore e si sviluppa grazie ad una riuscita ed arguta sceneggiatura (specie nella prima parte) nonchè grazie ad una coppia di protagonisti sulla carta improbabile ma che si rivela assortita al punto giusto.
Magnetti: Mattatore di questo buon (e nulla di più) film è Jack Nicholson, che ha vinto meritatamente l'Oscar. Interpreta uno scrittore psicologicamente chiuso in se stesso, misantropo e soprattutto misogino. La battuta da ricordare? Quella in cui una donna giovane e carina gli chiede come faccia a descrivere così bene le donne nei suoi libri e lui, con il tatto che lo contraddistingue, risponde: "Penso a un uomo e gli tolgo razionalità e affidabilità!". Bravi gli altri protagonisti, cagnolino incluso.
Daniela: Spiazzante: pensavo fosse una parodia della saga batmaniana mixata con altri richiami supereroicistici, a partire dal comprimario Superman, invece è un film d'azione che ne costituisce l'ennesimo capitolo/variante. Certo si tratta di una avventura animata (bene) con personaggi composti da mattoncini Lego ma ciò non basta a connotarlo come parodia, benché sia condito da battute e rimandi ironici del resto spesso presenti anche nei film della saga con attori in carne ed ossa. Certo imperdibile per i leghisti (nel senso giocoso del termine) ma non scanzonato ed irriverente come mi aspettavo.
MEMORABILE: The Joker preoccupato dall'intenzione di Lex Luthor di eliminare Batman; La chiamata a raccolta dei membri della Justice League
Belfagor: Tratto da una serie degli anni '60, è un ottimo thriller con una sceneggiatura solida e una buona dose di azione, che però non va a discapito della qualità del mistero. Eccezionali i due protagonisti: Ford è il tipico eroe hitchcockiano (un uomo comune al centro di un caso più grande di lui), mentre Tommy Lee Jones è un ispettore Gerard (Javert?) implacabile nella sua ricerca della verità. Notevole anche il resto del cast, inclusa una Moore in uno dei suoi primi ruoli. Finale un po' diluito, ma nel complesso è un film molto avvincente.
MEMORABILE: Il prologo; "Non ho ucciso io mia moglie!" "Non me ne frega niente!"
Redeyes: Buona l'idea e, tutto sommato, anche l'aderenza dello sviluppo al titolo stesso. Cast abbastanza in parte, soprattutto quello maschile (stona unicamente Paolo K.); sul versante femminile si poteva fare di più. Sorvolando su alcuni buchi di sceneggiatura possiamo apprezzare la freschezza delle situazioni e momenti molto azzeccati come ad esempio tutti quelli con la famiglia di Memphis, vero mattatore della pellicola. Non siamo di fronte a moderni Verdone ma certamente il film strappa più di un sorriso.
Gugly: Commediola ola ola per due ore piacevoli, ma presto dimenticate. La commedia italiana oramai è ridotta a questo, a bravi attori come la Cortellesi, Cederna e la Signoris (i migliori) costretti in storie che partono pure bene, ma naufragano miseramente nei tarallucci e nel vino del volemose bene. L'episodio dei ggiovani? Beati loro che se ne vanno in Corsica ad amoreggiare senza pensare ai soldi dell'affitto. Simpatico Preziosi, ma è la Cortellesi che lo valorizza, non il contrario. Carino Solfrizzi con basette e pizzetto.
Toporosso: Brutto film che, mescolando poco abilmente triti luoghi comuni sul medioevo con una trama fantasy posticcia e tristanzuola, si inserisce nel filone "cazzotti al demonio". Un anzianotto ma dignitoso Ron Perlman e un imbolsito e spaesato Nick Cage interpretano due cavalieri (Crociati e non Templari) che, dopo vicissitudini varie, daranno vita all'infernale match. Girata nell'Europa dell'Est, la pellicola offre panorami e location affascinanti. Unico pregio in un desolante oceano di cattivo gusto.
MEMORABILE: Ma quante passerelle fatiscenti sospese su orridi abissi ci saranno nel mondo? E perchè cadono sempre un secondo dopo che ci si è passati?
Siska80: In questo episodio Nobita decide di fare un salto nel passato per rivedere l'amata nonna deceduta. La trama, purtroppo, non fornisce spunti originali giacché, sulla scia di Ritorno al futuro, il giovane protagonista, in compagnia del fido Doraemon, viaggia avanti e indietro nel tempo coinvolgendo lo spettatore (anche quello adulto, perché no?) in una serie di tragicomiche avventure che culminano in un azzeccato finale con morale annessa. La grafica e l'animazione sono comunque buone, i personaggi simpatici, il ritmo costante; in sostanza, niente male.
Siska80: Donna raffigurata in un famoso dipinto improvvisamente prende vita e fugge in cerca della sorella che non vede da tempo. Seppur non originale nella trama e dal finale ovvio, è impossibile non trovare simpatico questo film in cui la protagonista (una travolgente Bannier) se ne va in giro per tutto il tempo con addosso abiti di molti secoli fa, rimanendo coinvolta in una serie di grottesche (anche se prevedibili) situazioni allorché si trova a stretto contatto con la tecnologia. Ritmo e cast non sbagliano un colpo e non mancano i momenti teneri; ideale per una serata in famiglia.
Dusso: Brizzi dopo buoni film iniziali pare decisamente in calo. Questa commedia non brilla particolarmente per originalità, manca di brio e necessitava dell'apporto di più caratteristi (c'è qualcosa ma molto poco). Alcune volte si ride e De Luigi azzecca diverse battute (mitica quella su Richard Sanderson), ma in definitiva non si può che restare delusi!
Marcolino1: Il titolo punzecchia Dante e coinvolge gli astri ai quali s'incolla un vezzeggiativo, frutto di scarsa elaborazione mentale, del primo amore: e l'insieme vacilla. La scuola diventa sede psicanalitica dove gli alunni parlano incantati dal flauto del politicamente corretto suonato da una strizzacervelli: e il crollo è assicurato. Niente eros perché la morale impone che non può sussistere a prescindere dall'amore. Le navi dei cinefili si spingano verso i rigogliosi lidi del passato, dove vagonate di film sull'adolescenza delizieranno le avide pupille.
Giùan: Soffre quasi paradigmaticamente, come molte altre opere di questo genere (si veda in senso "alto" il Malcolm X di Spike), il muoversi sullo sdrucciolevole confine tra il risarcitorio e il monito, senza in verità incidere come film programmatico. In effetti funziona in molti "tronconi" (il rapporto privato tra Hampton e la compagna, quello manipolatorio tra O'Neal e l'agente Mitchell), mancando però di uno (tra)sguardo d'insieme, che domini, conduca e innalzi il livello (l'ennesimo Hoover caricaturalmente violento non può bastare). Recitato con sensibilità. Mimetico, non graffia.
MEMORABILE: Deborah a Fred che non prende l'iniziativa; "Non avrei mai detto fossi timido"; I rendez vous tra Bill e Mitchell.
Bubobubo: Per realizzare un film su un argomento così delicato e strumentalizzato servono spalle larghe e intenzioni limpide. Bruno possiede sicuramente le prime (ottima direzione corale degli attori; buona cura nella ricostruzione ambientale; un paio di volti, quello di Eleonora Bolla in primis, assai espressivi) ma dimentica consapevolmente a casa le seconde, dipingendo una sgradevole agiografia degli 'italiani brava gente' stritolati dalla morsa dei partigiani titini (in perenne overacting) che in nessun modo corrisponde a verità. Superflui prologo ed epilogo con il cameo della Chaplin.
MEMORABILE: Il prete impiccato alla campana; L'ultimo incontro di Giovanni (Bruno) e Norma (Gandini).
Tarabas: La storia di Owens è una di quelle che solo in America... Uomo non comune al di là dell'atletica, viene qui raccontato essenzialmente per il suo incredibile exploit berlinese, con tutti i cliché del caso. Si tratta di un classico biopic sportivo, professionalmente girato e ben interpretato, che rende il giusto omaggio a Owens e anche al suo avversario Luz Long, oggi semidimenticato, atleta tedesco antinazista morto in guerra a Anzio.
MEMORABILE: L'inquadratura più fascinosa (il freeze frame finale) è, per così dire, di Frau Riefenstahl, che filma Owens da solo nello stadio vuoto, mentre salta.
Ciavazzaro: Buon episodio sceneggiato dallo specialista Joel Steiger; i cliché sono rispettati, le musiche ottime, la trama regge e vi è un ottimo cast di guest-star (tra cui Hill, qui in una delle sue ultime interpretazioni) e un bravissimo Burr nei panni di Mason. Da vedere.
Gigi90: Si ricasca nell'errore del precedente film, quello del 1992 diretto da Phil Roman: i nostri gatto e topo sono troppo in secondo piano rispetto alla trama principale, anche poco educativa: la protagonista Kayla (Chloë Grace Moretz) riesce a trovare lavoro in un hotel di lusso rubando il curriculum vitae e l'identità ad un'altra persona. D'accordo che si tratta di un film di fantasia, ma non pare un bel messaggio... E Bonolis? Forse era casualmente in visita ai WB studios...
Alex1988: Poteva promettere di più, vista l'inedita coppia e il discreto ritmo, ma ne è uscito fuori un mezzo fiasco. I rimandi a L'anno del dragone sono fin troppo evidenti (guarda caso, il co-produttore esecutivo è colui che scrisse quest'ultimo film, Oliver Stone) e il voler imitare a tutti i costi gli stilemi del cinema di John Woo (usando lo stesso protagonista dei suoi film, Chow Yun Fat), è una pratica poco funzionale. Peccato.
Pumpkh75: Thriller di rifugi e di fuggitivi, tormente e tormenti, che escludendone la dialettica sembra applicare la radice quadrata a Hateful eight e che, nonostante ai titoli di coda ci si accorga di come non si sia visto nulla di inedito, riesce ad avvinghiare e creare attesa per ciò che è di lì a venire. Power dimostra che al netto di una regia convenzionale è uno che con i brutti ceffi ci sa fare, la Liu di avere potenzialmente un bel po' di cartucce da sparare. Superflua l’ultimissima scena, sterilmente consolatoria. Puntuale.
Galbo: Un interessante e decisamente godibile contaminazione tra l'action di stampo occidentale e il genere wuxiapian (sia pure come moderna elaborazione) orientale. Una buona parte della riuscita del film si deve ai suoi interpreti: Jet Li trova dopo Hero il suo ruolo migliore con un personaggio interpretato con discreta intensità emotiva; accanto a Li due grandi del mestiere come Bob Hoskins, che conferisce al suo personaggio il cinismo necessario e Morgan Freeman che rappresenta invece il lato umano e compassionevole della vicenda.
Fabbiu: Possibile vedere ancora l'ennesimo film patriottico americano contro i cattivi di turno (stavolta chiaramente la Corea del Nord) zeppo di battute a affetto, situazioni del tutto innaturali e concezioni iconografiche ultra-stereotipate? Sì. C'è da dire se non altro che i buoni momenti action da godere su grande schermo ci sono. Immagini di forte impatto e ottima fattura; soprattutto nella prima parte, perché poi ad un certo punto il film prende una piega tutta azione ed esplosivi.... Star tutte brave ma al di sotto della norma.
Herrkinski: Interessante sguardo su una sottocultura criminale e multi-etnica legata alle moto da cross, diffusa in Francia e qui poco conosciuta; racconta una storia di strada tra vite al limite, solitudine, maschilismo, bisogno di "fare gruppo", nella quale sembra di poter sentire l'odore di benzina e motori su di giri. La regista è brava a calare lo spettatore nel contesto con realismo, anche grazie alle prove di attori non professionisti tra cui la protagonista, ottima; tra momenti più tesi e altri più evocativi, come il bel finale, si svolge un film d'autore decisamente meritevole.
Redeyes: La Golino torna a dirigere e lo fa con estrema bravura in una Roma tanto bella, generosa e sfarzosa quanto vuota. Contraltare di tanta beltà è un Mastandrea che con il suo sguardo da perdente porta sulla scena un ottimo malato terminale non poi così inconsapevole come lascerebbe pensare. Si apprezzano la falsa euforia e le cadute, estremamente ben rese, la sconfitta e le piccole vittorie come un abbraccio sotto un cielo nero per un storno di uccelli in volo.
B. Legnani: Film alterno, con momenti riusciti e altri che girano a vuoto. Sulla sedia del colpevole sta più che altro il mondo della televisione, ma è un mondo di oggi come la Democrazia Cristiana di ieri: digerisce tutto (infatti coproduce Sky). Popolizio è straordinario, perché riesce a essere Mussolini senza eccedere, ma anche e specialmente con gesti composti e parole non stentoree. Il resto del cast gli è decisamente inferiore. Brutto il prefinale, con la tv della lacrima, ma perfetto il noto finale, che testimonia che gli italiani aspettano sempre un Uomo della Provvidenza, qualunque colore abbia.
MEMORABILE: Mussolini tramite WhatsApp seduce una ragazza. Il celebre e celebrato finale, con veri saluti romani di passanti veri.
124c: Tutto da rifare è il capitolo dove all'accademia di polizia del vecchio e stralunato comandante Lassard (George Gaynes) vengono reclutati i tipi più strani, come il teppista Zed del secondo episodio. Torna anche Leslie Easterbrook, con la sua simpatica e bellissima sergente Callahan che s'innamora di una recluta d'origine asiatica (Brian Tochi). Sì, le entrate sono fenomenali, ma sono i classici Guttenberg, Winslow, Graf e Smith i veri maestri di questa "Scuola di polizia", sempre scherzosi.
MEMORABILE: La gag del mastice a Art Metrano/Mauser.
Galbo: A quasi un ventennio dal capostipite (per il genere) Twister, un'altra rimarchevole (per il budget) produzione americana dedicata ai tornadi. Se nel settore effetti speciali siamo allo stato dell'arte, molto poco c'è da dire sullo spessore dei personaggi (minimale) e sul carisma degli attori (limitato). Il film è destinato pertanto soprattutto agli estimatori dei primi (che peraltro tardano a dispiegarsi) che troveranno pane per i loro denti.
Myvincent: Lui è un uomo di successo sposato e con figli, lei una giovanissima ragazza su cui ha messo gli occhi e a cui propone un lavoro di segretaria. La classica situazione pre-femminismo anni 70, nella quale è la donna ad avere la peggio; almeno apparentemente. Il tutto sembra uscire dalle pagine patinate di un fotoromanzo che, per lo meno, sa come risaltare lo sguardo di smeraldo di Ornella Muti. Girato in Spagna fatta passare per Italia.
Nando: Una nave da crociera e un pericoloso individuo ma allo stesso tempo una coppia che impedirà il meschino fine. Il momento adrenalinico si concentra soprattutto nel finale mentre inizialmente l'atmosfera è alla stregua di Love Boat. Sostanzialmente non molto convincente e abbastanza stereotipato, non aggiunge nulla alla cinematografia mondiale.
Pigro: Non solo biografia della soprano peggiore della storia, ma soprattutto storia di una passione e di un amore, ossia le due cose che possono portare a sfidare le possibilità e a superare i muri. Il terzetto Florence-marito-pianista è impagabile e ben riuscito, ma soprattutto Meryl Streep è davvero indimenticabile nella stonata inconsapevole (di cui replica gli strazianti acuti), a cui si accosta con tenerezza e umanità, in perfetto pendant con The iron lady, donandoci momenti di grande ilarità e di forte emozione.
Ciavazzaro: Solido dramma-thriller con la coppia diabolica che decide di uccidere il marito (Cotten) di lei, il tutto nella splendida cornice delle cascate del Niagara. Hathaway dirige un ottimo dramma, con solide interpretazioni e la Monroe è sensuale come non mai (memorabile la sua entrata in vestito rosso). Buone le musiche e il finale alle cascate del Niagara.
Rambo90: Cronaca della caccia a Bin Laden vista attraverso gli occhi della donna che con più ostinazione di tutti ci si è dedicata. Un film asciutto, senza orpelli e concessioni spettacolari, quasi documentaristico nella resa e ben sveltito dal montaggio. Un po' lungo nella parte finale, ma coinvolgente, anche grazie alla bella performance della Chastain, coadiuvata da un cast di supporto di prim'ordine. La Bigelow in regia poi è una garanzia per questo genere di storie. Buono.
Nicola81: Thriller che nel tema portante e nelle atmosfere ricorda inevitabilmente Seven, ma sarebbe ingiusto considerarlo un pallido epigono: la storia è ben congegnata e non accusa cali di tensione, il serial killer di turno non ha nulla da invidiare a colleghi ben più blasonati, e gli omicidi sono di impressionante efferatezza. Lambert non è mai stato un fenomeno, e qui si trova alle prese con un personaggio abbastanza stereotipato (un poliziotto acuto ma segnato da una tragedia familiare), però almeno ci mette la giusta convinzione. Chi ama il genere dovrebbe concedergli una chance.
Pigro: Ancora una graffiante satira sociale mediata da una comicità surreal-grottesca, inconfondibile marchio di fabbrica di Maccio Capatonda. Per la sua divertente e graffiante opera seconda, ci trasporta nel paesino sperduto dove viene messo in scena un finto delitto. L’egoismo dei personaggi è talmente radicale e meschino da scavalcare l’etica per approdare a una dimensione etologica. La retorica dello spopolamento si intreccia poi con quella dei media e lo sfruttamento cinico del dolore e della cronaca. Divertente, implacabile, feroce.
Galbo: Riuscita commedia francese che riesce a trattare con encomiabile delicatezza il tema della disabilità. L’esordio non lascia per la verità trapelare la grande qualità di una pellicola che invece “cresce” enormemente, rivelando una notevole brillantezza di scrittura ma anche interpretazioni nello stesso tempo leggere e partecipi che ci portano dentro una love story inizialmente improbabile ma via via sempre più credibile. Ottima la prova di Dubosc sia come regista che come interprete. Da vedere.
Puppigallo: È chiaro che la pellicola si regga principalmente sull'interpretazione di Cooper, che rende il personaggio credibile e inquietante. Il tutto però è supportato anche da una valida regia, che riesce a creare una certa tensione, soprattutto durante i numerosi scambi verbali, più che con le situazioni, se si esclude la scena della borsa in ufficio. Il giovane aspirante agente finisce più per fare da contorno, nonostante sia sempre presente; e qua e là risulta eccessivamente ingenuo (la scena della videocassetta con la moglie). Ciò non toglie che il risultato finale sia decisamente buono.
MEMORABILE: "Se ti azzardi a entrare nel mio ufficio un'altra volta ti faccio pisciare marrone per un mese"; "Magari ora starete a sentire"; "Prega per me".
Herrkinski: Divertente connubio di commedia e action. Clint interpreta un ruolo insolito, ma se la cava bene nell'offrire il personaggio del duro dal cuore tenero, anche grazie alla sua irresistibile autoironia. Di certo molto del divertimento è coadiuvato dal sensazionale orangutan Clyde, che grazie alle sue smorfie e alle doti quasi umane, riesce a far ridere spesso e volentieri. Fa sorridere anche la gang dei motociclisti nazi. Tra scazzottate, inseguimenti e risate, un film di intrattenimento puro.
Brainiac: La stagione diversa di Jack-"Infamità"-Ketchum prende il via da quella di King e dei suoi 50's crudeli ed ingellati, pur se aggiornata all'horror moderno di cappio e lama. Insieme a Red e a The lost, altri due gioielli di rara finezza psicologica, delinea il quadro di una nazione bigotta e brutalmente frustrata. David (Daniel Manche) assiste a sevizie che indignano più che nel vagone de L'ultimo treno della notte, costringendo lo spettatore ad invocare sangue al sangue. Il finale non convince appieno, ma The girl next door è una perla nero catrame.
Jena: Brent, tuttofare dell'horror di cui ha frequentato ogni genere, non poteva non cimentarsi col folk horror oggi alla moda. Avanti allora con la ben nota trafila: villaggi della campagna inglese, autoctoni simpatici ma sotto sotto inquietanti, rami intrecciati, riti pagani, ancestrali divinità della Natura da placare con sacrifici. Tutto già visto e meglio, fin dai tempi dell'Uomo di vimini, con l'aggravante di un ritmo fiacco e momenti confusi tra cui il finale. Almeno non sbrocca nel delirio come Men (soundtrack molto simile) e qualcosa di buono c'è, ma Midsommar è assai lontano.
MEMORABILE: I titoli di testa; Le maschere animali; Il fienile nero; Il Sole nero.
Rambo90: La coppia clone di Spencer e Hill non è granché: somiglianti e nulla più, particolarmente scarsi come attori e poco affiatati tra loro. Ma è il film a non essere molto divertente: Baldi dirige male, in particolare nelle scazzottate sceglie inquadrature confuse e i dialoghi sono molto poveri. Qua e là si sorride, nei momenti più sopra le righe;le musiche si salvano ma per i fan della coppia originale è un colpo al cuore. Locchi e Onorato comunque in parte risollevano l'operazione con le loro voci.
Piero68: Con un De Niro alla frutta così ci vorrebbe molto più del meno che modesto Curran a rinverdire qualche fasto lontano o lontanissimo. Non aiuta nemmeno la sceneggiatura che, davvero piatta e noiosa, fa comparire De Niro, nel 90% delle scene, seduto. Anche Norton è lontano anni luce da una recitazione almeno dignitosa. Si limita a fare occhietti per tutta la durata del film. Per supportare un thriller psicologico completamente statico ci vuole una sceneggiatura di alto livello, cosa che proprio non c'è. Deprimente e imbarazzante.
Giacomovie: L’essenza del cinema è la fantasia e qui Scorsese esce dai suoi consueti canoni tematici per realizzare un film dal gusto fiabesco che con le sue svariate citazioni cinematografiche vuole essere un elogio della settima arte e del contributo in termini fantastici che gli ha dato Georges Méliès. La vicenda del piccolo Hugo è sceneggiata con fantasia ma anche con la precisione associabile all’orologio che si vede in alcune locandine. Scenografie da oscar capaci di trasportare in un’altra dimensione. Soundtrack gradevole e ricca di effetti sonori.
MEMORABILE: "Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!"
Rebis: Snodo fondamentale nella produzione del regista, Rumble Fish misura le distanze generazionali e la consistenza del tempo secondo uno sguardo che decompone lo spazio in un’assidua sperimentazione stilistica: non ci sono pleonasmi nella visione telescopica di Coppola, egli invade, soffoca lo schermo di forme abnormi per negare ai suoi personaggi la possibilità di sopravvivere. Il colore, investito di una sorprendente cifra simbolica, rinvia ad una percezione più sottile e meravigliosa delle cose, innesca una contesa tra l’oggetto percepito e l’oggetto sognato, tra accettazione e idealismo.
MEMORABILE: La rissa nella metro; l'emersione dal corpo; la corsa delle nuvole riflessa sull'acquario.
Panza: Per una volta quasi lontano dal clan del Bagaglino (ci sono un irriconoscibile Oreste Lionello e Antonio Giuliani nei panni di uno storpio che fa battute) Pingitore realizza questa miniserie in costume. La recitazione non è il massimo della vita (Assisi nei panni di Cesare Borgia a volte è un po' troppo sopra le righe), ma l'intrigo di omicidi e amori si lascia seguire, nonostante qualche incongruenza (lasciano davvero un solo soldato a guardia di un forziere pieno di soldi?), anche grazie a una regia corretta che riesce a coprire i difetti.
Didda23: L'incursione nella commedia di "denuncia" (a forti tinte drammatiche e riflessive) del duo registico non ottiene il risultato sperato, anche se nel complesso non è poi un'opera così disdicevole. Gran parte del merito va dato alla coppia protagonista, che si amalgama a dovere, mentre la sceneggiatura scade troppe volte nella banalità con dialoghi non sempre all'altezza. Sorprende il personaggio del "sudamericano" di Tahar "Il profeta" Rahim e la parte finale riserva qualche sorpresa degna di nota. Nel complesso c'è qualche spunto di riflessione.
MEMORABILE: L'incontro con la parrucchiera fidanzata dell'amico; Le doti da ballerino di Rahim; I documenti.
Il Gobbo: Perseverare diabolicum. Riuscito il trucco con Carambola (e pagati un po' di quattrini a Barboni che fece causa per i manifesti truffaldini) Baldi riesuma i due cloni di Trinità e Bambino, stavolta inseguiti da mezzo West a causa di... un sidecar! Il livello delle gag non sale particolarmente, il ritmo un po' sì. Sconsigliate agli appassionati di biliardo le stucchevoli scenette in cui sapienti moviolate consentono a Coby/Cantafora colpi che nemmeno Fantozzi nella sua celebre partita.