Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Daidae: Divertente e brillante parodia del famoso film Papillon. Franco Franchi è ottimo come sempre, un po' in ombra Ciccio, comunque bravo. Bene anche il resto del cast, particolarmente azzeccato quello femminile. Una valido esempio di comico da riscoprire.
Capannelle: Il castello di vetro è un progetto ingegneristico del padre alcolizzato di una famiglia cresciuta nell'indigenza e nell'anarchia sociale. Questo non impedirà ai figli di trovare una forma di riscatto sociale, specie nella figlia Jeannette avviata alla carriera giornalistica. Il film segue due piani temporali e regala una buona prima parte, poi si diluisce in tempi lunghi ed epiloghi poco convincenti o stereotipati. Cast discreto ma che non sempre trova adeguato sviluppo nei rispettivi personaggi.
Siska80: Esattamente come accaduto ne Il regalo più bello di due anni prima troviamo una giovane (e bella, ovvio) che per organizzare un importante evento chiede aiuto a un uomo (affascinante, senza dubbio) da poco conosciuto. Qui tuttavia l'azione si svolge poco prima di Capodanno ma il percorso che porterà i due protagonisti a innamorarsi è il medesimo (prime confidenze, titubanze, quindi l'inevitabile bacio finale, anticipato persino dal titolo) e non si rilevano scene particolarmente coinvolgenti; il cast è anonimo, i dialoghi insipidi; l'unica nota positiva è la breve durata.
Noodles: Una mezza delusione, considerato il cast e soprattutto che dietro la macchina da presa c'è Lucio Fulci. Certo, il suo mestiere tutto sommato c'è, ma il film promette e poi non mantiene. La satira non lascia il segno, è molto scontata e mal impostata. Qua e là c'è qualche buona scena, ma l'insieme è ripetitivo e in certi momenti anche noioso. Niente da dire sul cast (tutti straordinari), l'idea c'era ma non è stata ben sviluppata. Mediocre.
Homesick: Classico western per famiglie: fracassone, scherzoso, spensierato, con Spencer nella parte del gigante buono – che inforca gli occhiali ogni qualvolta abbia bisogno di pensare meglio - e Cestiè in quella del bambino biondo e perspicace. Palance gigioneggia divertito con un cattivo dall’aria fumettistica, mentre alcuni momenti delle musiche di Bacalov accennano all’armonica di C’era una volta il West.
Galbo: Codiretta da Steno e Monicelli, è decisamente una delle migliori pellicole intepretate da Totò. Il merito è della buona sceneggiatura e della capacità degli autori di scrivere un copione che da un lato riflette bene il clima difficile dell'Italia del dopoguerra ma è nello stesso tempo una raffinata parodia del cinema neorealista. Ovviamente l'intepretazione dell'attore napoletano è un grande valore aggiunto e funziona ancora di più in un valido contesto come questo.
Tomastich: Gemma thriller (non il capolavoro che in tanti incensano) multistrato e multinarrativa. Eccellente il lavoro di Tom Ford in bilico tra Refn, DePalma, Lynch ma che si indirizza poi da tutt'altra parte. Il cast, in pienissima forma e grazie, si meriterebbe nomination a iosa nei prossimi GG e Academy. Bravi tutti.
Ira72: Lodevole biopic asciutto, sobrio ed elegante come si confà al mondo della danza classica di eccelso livello, limitato al periodo in cui Nureyev dovette abbandonare la patria per motivi contingenti. Ivenko, ottima étoile, purtroppo non ha lo stesso mordente diabolico e dannato di Rudolf, né quelle movenze “animalesche”, primitive e spontanee che lo hanno sempre contraddistinto. Paradossalmente Polunin, relegato nel piccolo ruolo di Yuri, avrebbe potuto incarnarne la trasgressione e la ribellione, sia per quella faccia un po’ così che per il proprio vissuto.
Piero68: Più che one man show un vero e proprio one man film. Panariello prova a portare sul grande schermo alcuni dei suoi personaggi televisivi senza però avere al servizio una sceneggiatura capace di far collimare le cose. Battutacce senza velleità e gag imbarazzanti per uno dei peggiori capitoli del cinema italiano. Anche perché, a dirla tutta, i tempi comici del toscano sono pietosi, in alcune circostanze. A gettare sale sulla ferita la solita Arcuri, non certo grande attrice. Finale "a scelta".
Giacomovie: Dalle memorie cortigiane di Pierre Brantome, con una narrazione venata di goliardia si ripercorrono le avventure galanti di un "uomo che amava le donne". A tal punto da dedicargli corpo e spirito e rendere loro omaggio descrivendo tutte quelle incontrate. La cornice di corte è riprodotta con discreto impegno scenografico, con ambienti e costumi raffinati, ma il film procede a basso ritmo e senza una precisa direzione. Bene la Rossellini (che nelle espressioni di profilo ricorda la madre) e gradevoli le musiche. **
MEMORABILE: "Sono principessa di nascita, non posso stare sotto".
Daniela: Con l'aiuto di un indiano e di un bandito pentito, un reduce nordista della guerra di Secessione si mette sulle tracce di una banda di predoni ex confederati che hanno rapito la sua fidanzata dopo averlo quasi ammazzato... Western senza infamia e senza lode: poco coinvolgente nonostante il soggetto, pieno di stereotipi e superficiale nel disegno dei caratteri, per cui non emerge dalla routine del genere. Niente da segnalare neppure sul fronte degli attori che, poco sorretti dalla sceneggiatura, offrono prestazioni dignitose ma piuttosto incolori oppure risultano sotto-utilizzati.
Luluke: A metà tra il thriller e l'action movie, protagonista John David Washington a suo agio in un ruolo molto muscolare. Ambientata in una Grecia lacerata socialmente e politicamente, tipica storia dell'uomo in fuga perché involontario testimone di un delitto che forse fa parte di una cospirazione a cui non sembra estranea l'ambasciata USA. Inverosimile la sua resistenza fisica a tutte le ferite che gli vengono inferte. Buona invece l'idea di non sottotitolare i dialoghi in greco per fornire allo spettatore lo stesso effetto di straniamento del protagonista. Così così il risultato finale.
G.Godardi: Ormai è palese che Vanzina è rimasto imprigionato in un limbo, quell'arco di tempo che va dal '60 a tutti gli anni 80. Fuori da tale range i suoi film non valgono una cicca, perché non sono veri. Paradossalmente c'è più aderenza alla realtà in questo tv movie che nell'ultimo Olè. Il film è simpatico e ben fatto, buona cura d'ambientazione e custumi, buona anche la scelta delle facce secondarie. Sorvoliamo sui giovani insipidi(Stella e Branciamore) e gustiamoci un bravo Ghini che fa il verso a Mastroianni e Mattioli simil Fabrizi. E la classe della Alt.
Daniela: Un anziano ex magistrato, ricco ed annoiato, assume una giovane donna come dattilografa perchè trascriva le sue memorie. Lui è separato dalla moglie da oltre vent'anni, lei sta divorziando dal marito ed ha iniziato una relazione con un altro uomo... Maestro nell'indagare i soprassalti del cuore mediante il filtro di una pudica reticenza, Sautet mette in scena un amore impossibile, platonico ma sempre sul punto di scivolare verso il contatto fisico, che infine avverrà, ma come sigillo di una rinuncia. Come sempre avviene nei film del regista, imprescindibili gli interpreti.
Siska80: Anche all'inverosimiglianza dovrebbe esserci un limite; purtroppo non è il caso di questa men che mediocre commedia in cui una bella trentenne, nel giro di pochissimo tempo, si ritrova a festeggiare il matrimonio del fratello, il proprio compleanno, un nuovo amore e già che ci siamo pure il Natale. Come è facilmente intuibile il forzoso finale al bacio è solo l'ultimo dei problemi; a parte le graziose location addobbate a festa che riscaldano l'atmosfera fittizia, non vi è nulla di davvero interessante; persino la coppia protagonista, esteticamente gradevole, appare poco affiatata.
Galbo: Un anno dopo la realizzazione del suo capolavoro, Quel treno per Yuma, il regista Elmer Daves realizza un altro western dal tono decisamente diverso e tratto da un libro biografico. La vicenda del cittadino che si affianca al professionista per condurre una mandria è piacevole e ben realizzata, con toni tra l'epico e l'intimista e viene ulteriormente valorizzata dall'ottima performance dei due protagonisti che mostrano un grande affiatamento specifico.
Ciavazzaro: Discreto thriller-commedia-sentimentale. Il bravo Ivan Reitman onesto mestierante offre una regia più che adeguata, la coppia protagonista funziona a metà (molto meglio Redford che la Winger), e c'è anche la Hannah. Il ritmo non manca, forse in alcuni punti c'è un po' di stanca, ma in definitiva rimane comunque più che sufficiente.
Pesten: Fiacco tentativo di Verdone di mettere in scena il classico rapporto adulto/bambino utilizzando un contesto più serio e diverso dal solito. L'attore romano cerca di darsi un tono più impostato ma i momenti migliori sono quelli in cui emerge il suo essere macchietta, per quanto si tratti di connotati triti e ritriti dei suoi personaggi. Il vero problema forse è il contorno, praticamente nullo, quando di solito sono proprio i personaggi secondari a rendere i lavori di Verdone unici, mentre qui è il vuoto (la Cupisti attrice grande mistero dell'umanità).
MEMORABILE: L'inseguimento notturno dentro la pineta di Castel Fusano.
Nando: Una ex spia siriana ritiratasi in Canada viene a sapere del rapimento della figlia e dovrà tornare nella sua terra d'origine per salvarla e fare i conti con il proprio passato. Film abbastanza scontato in cui le scene d'azione sono poco memorabili e lo sviluppo narrativo banale, con la presenza di vecchie amicizie e vecchi amori. Talvolta alcune situazioni appaiono addirittura contorte e poco attinenti alla narrazione. Cast che annovera tra gli altri anche la Tomei, qui alla sufficienza risicata.
Saintgifts: Se si toglie quel po' di patinatura dei western RKO di questo periodo, "Gli avvoltoi" non è niente male. La trama è ricca e, oltre ai cattivoni della banda, ci sono anche due donne innamorate dello stesso uomo e la redenzione di una delle due. C'è la corsa per la conquista di un pezzo di terra in Oklahoma e città che diventano fantasma. La regia non la chiamerei di maniera, ma sicura nel trattare il genere e il film è piacevole fino alla fine. Buone riprese e anche ricercate, gli attori se la cavano dignitosamente. C'è il solito divertente Gabby.
Domino86: Tanti nomi e facce conosciute per poi arrivare ad avere un risultato al massimo mediocre. Sempre i soliti ingredienti visti, rivisti e ormai mescolati in tutte le salse stancano un po' lo spettatore, che può di suo anticipare ciò che vede. Sicuramente qualche risata si riesce a fare perché comunque la chiave scelta è divertente, ma certo non basta.
Rigoletto: Deludente ultimo capitolo della premiata ditta Hill & Spencer in cui l'operazione nostalgia non ha funzionato; né avrebbe potuto: il tempo passa e Loro non sono certo quelli di Altrimenti ci arrabbiamo. Fin troppo cocente la delusione tra le aspettative della riunificazione e il risultato finale. Il flop al botteghino ha fatto capire ai nostri eroi che era ora di trovare ruoli più adatti alla loro età. Terence ci è riuscito, Bud un po' meno, ma l'affetto per loro rimarrà sempre intatto. **
MEMORABILE: I propositi omicidi di Bud su Terence quando lo scopre addormentato nella buca che avevano preparato per l'agguato.
Sbiriguda: Dopo la morte della moglie, Max torna alla casa sulle coste irlandesi dove, da bambino, trascorreva l'estate. La visita scatena una serie di ricordi, alcuni romantici e altri più traumatici e disturbanti, di un'estate segnata dalla scoperta della sessualità e da un'inattesa tragedia. Girato con tatto e delicatezza e ottimamente fotografato, il film si muove tra passato e presente anche se la durata contenuta può talvolta andare a scapito della piena comprensibilità dei vari risvolti della trama. Notevoli le ambientazioni irlandesi, ottima prova di tutto il cast.
Ramino: Ottima interpretazione di Pozzetto in questa bella commedia che sembra costruita su misura per lui e successivamente copiata (male) dagli americani che hanno sfornato Big con l'inespressivo Tom Hanks. Simpatiche alcune trovate stupendamente prive di volgarità. Il finale, seppur irreale, è comunque molto bello. Bene la Piccolo e Haber come genitori di Pozzetto.
Minitina80: È l’affascinante affresco di una donna di mezza età che improvvisamente si guarda dietro scoprendo di aver perso qualcosa per strada. Non c’è comicità o ironia di alcun tipo in quanto il registro scelto è differente dal solito. Gena Rowlands dona al suo personaggio una profondità e una personalità eccezionali, mentre la regia di Allen è precisa mostrando quanto le influenze di Bergman siano evidenti e i richiami a Il posto delle fragole non indifferenti. Un’opera coinvolgente accompagnata dalla solennità della Gymnopedie n. 1 di Erik Satie.
MEMORABILE: E mi domandavo se un ricordo è qualcosa che hai ancora e non qualcosa che hai perduto.
Digital: Una famiglia si trasferisce in una nuova casa ove si sospetta che tempo prima si siano verificati strani avvenimenti. L’idea sembra essere presa di peso da L’intruso e infatti vi sono molte similitudini con il film di Matthew Patrick. Niente di particolarmente originale, eppure riesce a far montare una discreta dose di suspense, con un’efficace depistamento per render meno banale il twist finale, che avrà un colpo di scena piuttosto inaspettato. La confezione è palesemente televisiva, il che non è strettamente un male; cast più che decoroso.
Nancy: Eastwood cerca di scoprire cosa muove chi è incapace di accettare la propria vecchiaia e lo fa con maestria, con tatto, con quella giusta dose di melanconia e rabbia che riesce a farci emozionare quando capiamo davvero chi è il Signor Kowalski e cosa lo spinge a cambiare la sua vita a un'eta dove cambiare è arduo. Unisce ricordi ed esperienze, antichi rancori ed amori che si ritrasmettono con gran potenza su di noi spettatori, tutti con un piccolo tesoro seppellito nel garage della vita, proprio come quella Gran Torino per Walt.
Markus: La documentarista Alice Filippi esordisce nel lungometraggio con una favola giovanilistico/lacrimevole di moderna concezione. Per dare un tocco di vintage - sempre così esteticamente funzionale - veste i giovanissimi attori con uno stile retrò, così da far sembrare il volto e la personificazione - ben riuscita - di Ludovica Francesconi perfino buffa nonostante il dramma che aleggia nella vicenda. Lo schema narrativo è però basico e ci troviamo di fronte all'ennesimo film con rivalsa della "bruttina" che ammalia il "principe azzurro" bello e ricco.
Xamini: Sempre di action si tratta. E a emergere è ancora una volta la mascella quadrata di Statham (oltre al suo fisico impeccabile), accompagnata per l'occasione da un bello sguardo lentigginoso e rosso (Nikita, anyone?). Il risultato non è di quelli che ti ammazzano, ma tutta la confezione mi è parsa più precisa, negli scambi di battute come nell'inquadratura. I momenti sopra le righe ci sono per forza di cose anche se diminuiscono gli schiaffi e le concessioni all'ironia (lui seduto sull'auto trainata dal Dam, su tutte); colpa o merito di un villano assai carismatico?
Daniela: A leggere la trama, lo spunto sembra identico al recente Il canto del cigno ossia farsi clonare per evitare sofferenze alle persone amate; ma già il prologo anticipa che l'approccio al tema sarà del tutto diverso: laddove il film di Cleary era dolente e riflessivo, questo è acido e paradossale, soprattutto a partire da quando, dopo l'inattesa guarigione, la protagonista si trova a dover far i conti con una clone che ha preso il suo posto, è più benvoluta di lei e non intende certo farsi eliminare. Nel duello per decidere quale delle due sopravviverà, il vincitrore è l'humor nero.
MEMORABILE: Lo scambio di favori tra la protagonista e il personal trainer; La seduta dell'Anonima Sopravvissuti; Nella rotonda.
Capannelle: Una prima parte che potrebbe reggere perché agli attori viene chiesto un ruolo tutto sommato credibile e perché resiste la curiosità per l'evolversi della trama, per quanto non sia così originale né tantomeno raffinata. Quando si tratta di dare il via alle danze però si assiste a una serie di sequenze esagerate negli effetti violenti (il portacenere) o ridanciane (lo scorticamento, con la moto), con l'uso di dialoghi sempre meno misurati. Un brivido di piacere solo quando viene "premiata" l'invadenza della coppia di amici.
Pinhead80: Film pretenzioso di Bigas Luna che vuole abbinare l'erotismo alla cultura classica. Lo fa sfruttando ambientazione marina e una buona dose di citazioni. In parte riesce così a distrarre lo spettatore, che non si accorge (ma solo per un po'), che in realtà la sceneggiatura è molto misera. Pure gli attori sembrano poco convinti di quello che fanno e le scene di sesso non dicono granché. Un buco nell'acqua.
Rigoletto: Probabilmente uno degli ultimi Murphy degni di nota ed è un peccato che negli ultimi 25 anni abbia perso la bussola. La commedia è semplice, mira a un target accessibile e non sbaglia il colpo: un film di intrattenimento gradevole e non pretenzioso. Con due validissime spalle (Grier e Lawrence) Murphy risulta simpatico come sempre e, quando il film zoppica, le interpreti femminili tengono vivo l'interesse. Due e mezzo di stima.
Galbo: Giovane e avvenente giornalista si convince di non essere figlia di suo padre ma di un tizio che prima della sua nascita aveva sedotto la madre. Il tutto aveva ispirato la scrittura del celebre Il laureato (diventato un film di successo). Storia alquanto inverosimile che produce un film di scarso interesse, in parte nobilitato da un buon cast che lo salva dall'altrimenti certo anonimato.
Siska80: Unico neo la trama dal finale scontato, con la solita storia d'amore tra un giovane povero (qui abile pattinatore costretto a rubare per necessità) e una fanciulla ricca (ovviamente ribelle e desiderosa di autoaffermazione). Per il resto la pellicola eccelle per costumi, location sfarzose, fotografia, cast, effetti speciali e azione (nonostante la durata superi le due ore, lo spettatore non ha mai modo di annoiarsi): in pratica si tratta di una bella fiaba interpretata da attori in carne ed ossa realizzata con uno stile impeccabile e un umorismo notevole. Promossa a pieni voti.
MEMORABILE: L'incursione notturna andata male; La rappresentazione vivente dei segni zodiacali; La rissa nella bettola; Il fuoco freddo.
Oblomoff: Scialba commedia che il mestiere del duo Pozzetto-Montesano risolleva solo in parte, anche a causa di una compagnia di comprimari (tra cui il futuro inviato di Striscia la notizia Jimmy Ghione e la futura parlamentare Alessandra Mussolini) di modesta levatura. Sull'asse Roma-Milano, la comicità surreale di Pozzetto si adatta però di più alla vena malinconica di Verdone (vedi 7 chili in 7 giorni) che all'istrionismo di Montesano, che funziona meglio come solista o con un altro attore che ne regga la verve.
Daniela: Dal carcere in cui è rinchiusa per omicidio e rapina, una vedova continua a dirigere le attività criminali dei suoi figli che, sapendola affetta da un male incurabile, sono disposti a tutto pur di farla uscire... Saga familiare di buona fattura che può contare su un cast ben assortito in cui spiccano il cattivissimo Grillo e Leo, chon s figura accanto ad altre madri spietate con gli altri quanto amorevoli con la propria prole. Per contro, la sceneggiatura è approssimativa, vistose incongruenze minano in maniera irreparabile la credibilità della storia, l'epilogo lascia perplessi.
MEMORABILE: In negativo: le stringhe, la pistola in bella vista, le minacce di morte in aula senza conseguenze; In positivo: il balletto prima dello sparo.
Harrys: Bruttarello. Dopo Funny Games, Them, Alta Tensione... non ha ragione di esistere. Troppi clichè (antagonisti che appaiono/scompaiono manco avessero il dono del teletrasporto o dell'ubiquità, scritte improvvise sulle vetrate che non si capisce a che caspita servano, l'amico fatto fuori per sbaglio, ecc.). Non mi ha suscitato nessun tipo di tensione, forse perché immaginavo come sarebbe andata a finire la storiella: in un finale alquanto deludente e brutto come pochi. Salvo lo "stile" dei sociopatici e la scena delle pugnalate.
Domino86: Un film di Pedro Almodovar dove tutto è portato al limite, pellicola in cui le pazzie dei vari personaggi si intrecciano l'una con l'altra causando una serie di morti. Sicuramente non tra i migliori del famoso regista ma comunque con un suo perché.
Satyricon: E non poteva mancare il quarto capitolo nel quale si è ben pensato di far tornare il motore trainante di un carro che si era fermato sempre più, fino a piantarsi nel terzo episodio. La trama è la solita, scialba e prevedibile se non per il quasi immediato abbandono della Rodriguez che forse aveva di meglio da fare. Una totale revisione, per rimanere in termini da officina, dei due infelici titoli seguiti al primo, che a questo punto restituiscono un filo di dignità al capostipite.
Capannelle: La superpotenza nelle mani del cyber-criminale, le dita veloci sulla tastiera e tanti termini informatici per impressionarci. Ma chi scrive questi soggetti da quattro soldi viene pure pagato? Per fortuna che McLane è ancora in forma e ci riserva battute e inseguimenti mozzafiato, specie quello iniziale. I dialoghi tra lui e il ragazzino hacker, braccati dai cattivi, ricordano un po' Terminator 2. Le scene d'azione sono girate bene, peccato per la storia inconsistente e gli attori da telefilm.
MEMORABILE: Ora basta con questo cazzo di kung-fu!
Beffardo57: Ovviamente la storia è scarsamente plausibile, ma non importa. In fondo si tratta di una favola: il ladro gentiluomo, padre silenziosamente premuroso, contro i cattivi: Gene Hackman, gigione, presidente viscidamente sinistro e sessuomane, la sua capo di gabinetto arrivista e isterica, i pretoriani ciecamente fedeli alla gerarchia. Ma come è raccontata bene, con levità e una scioltezza narrativa che sembra naturale; è il prodotto di un alto artigianato maturato in decenni di professione.
Disorder: Kolossal d'altri tempi, nel bene e nel male: storicamente inattendibile, retorico ed ingenuo in certe soluzioni narrative ma ancora affascinante e spettacolare nonostante l'età. Buona la prova del cast in cui brillano un grande Peter Ustinov, un folle e crudelissimo Nerone (tratteggiato un po' ingenuamente dagli sceneggiatori come semplice pazzo incendiario, ma del resto così tutti lo immaginiamo!). In sostanza sicuramente un buon film...
Anthonyvm: Classico thriller d'azione all'americana infarcito di forzature e di sequenze tanto implausibili da macchiarsi di ridicolo (Wilson che lancia le figlie come palloni da rugby dal tetto di un palazzo all'altro). Nonostante le scene di tensione siano formalmente ben eseguite e non manchino momenti crudi, le regole hollywoodiane che proteggono l'incolumità dei buoni (con interventi a un passo dal divino, vedasi il salvifico arrivo di Brosnan durante l'apice del pericolo) smorzano il pathos e azzerano il gusto della sorpresa. Non noioso, ma banale.
MEMORABILE: L'ostaggio americano giustiziato a sangue freddo; Wilson massacra un ribelle per non farlo urlare; Brosnan sventa lo stupro; La cena a base di cane.
Gestarsh99: Incoronato protagonista assoluto di una saga e un modus ridendi esclusivi del Belpaese, Sua Calamità Scolastica Alvaro Vitali si autoproclama hic et nunc rivitalizzatore e prorogatore di una intera stagione di cinema-bis autoctono ormai prossimo alla capitolazione. Indisciplinato marachellaro, aerofago e ripetente, gallo ruspante di simpatia; croce e mestizia dei pasdaran del "pedagogically-correct" nonché malamente scimmiottato e inflazionato da una serqua di figuranti mai lontanamente capaci di reggergli il moccolo. Rigorista in perpetuum di grasse e insane risate. Col fischio... e senza.
MEMORABILE: Pierino che sogna a occhi aperti la Miti completamente nuda; La precipitosa raccolta-fogli "panoramica" sotto la scrivania della scosciatissima Miti.
Il Gobbo: Montaldo in trasferta con buoni capitali e un cast di un certo livello. Classico film sulla super-rapina, da compiersi a Rio de Janeiro durante il carnevale; ad assemblare il team di specialisti è un insospettabile professore in pensione. Twist ending, come si dice oggi. La particolarità è che c'è pochissima ironia, il film è anzi a tratti duro e aspro. Suspense che regge, consueto armamentario, confezione professionale. Uno dei migliori del filone.
Reeves: Biografia di Goffredo Fofi raccontata quasi interamente da lui stesso. I suoi gusti riguardo al cinema, il teatro, la letteratura; la sua passione politica, le mille tensioni che lo hanno accompagnato nel suo percorso di vita. Il documentario è ben realizzato, indaga negli archivi in modo corretto. Peccato solo non vengano mai citate le tante "cantonate" prese da Fofi negli anni, da quando stroncava Petri a quando insultava chi amava Woody Allen. Un santino, per uno che di santini in carriera non ne ha fatti.
Leandrino: Secondo timido approccio al cinema di Ozu, che qui si cimenta con il dramma familiare di un padre che rifiuta il consenso al matrimonio della primogenita. Angustiosa la figura del padre famiglia, ambiguamente divisa tra la tentazione del "dono" di un matrimonio non combinato per la figlia e i dettami di un retaggio stantio e fastidiosamente ottuso. Lo stile di Ozu è come di consueto affilato e "ascetico", ma la stasi e la lentezza della vicenda narrata - con le sue meste guerre passivo-aggressive e la compagnia di padri malinconico-musoni - sono a tratti dure da digerire.
Herrkinski: Una coppia di personaggi non proprio simpaticissimi (più il redivivo Selleck, sempre ineffabile e sornione) portano avanti questo mix di commedia rosa e action; in verità il lato movimentato è preponderante più che altro nella seconda metà, la più godibile, che metterà comunque a dura prova i nervi di chi detesta certo cinema made in Usa dell'ultimo decennio. Tra battutine ironiche, battibecchi, esplosioni, pistolettate, incidenti e qualche buona coreografia di lotta, tutto sommato si sorride; ma è cinema usa e getta, da vedere distrattamente.
Galbo: Le vite di due personaggi apparentemente inconciliabili si incrociano in questo bel film di Claude Sautet. Il regista opera una mirabile opera di sottrazione simile a quella del suo precedente (e molto premiato) Un cuore in inverno. Anche in questo caso i dialoghi e le situazioni sono quasi scarnificati e ciò va a favore di un'ottima caratterizzazione dei personaggi principali e delle atmosfere impalpabili e sospese. Perfetti i due attori protagonisti.
Pinhead80: Un'improbabile coppia di investigatori privati viene assoldata da una donna procace per scoprire l'infedeltà del marito. Per entrare ancora meglio nella parte, i due interpreteranno il ruolo dell'omosessuale e della serva en travesti. Sin dalla primissima scena si può capire il tipo di commedia che si andrà a vedere, con Montagnani da subito impegnato a tener testa a una Trebbi svampita ma provocante. La coppia formata con Vitali funziona, anche se come al solito le cosa che fa più ridere è quando Montagnani lo prende a schiaffoni o a calci nel sedere. Simpatico ma niente di più.
Rambo90: Commedia sentimentale molto garbata e dalla trama coinvolgente, che non risparmia battute facili sui disabili ma sa servirle con molta leggerezza e su una sceneggiatura intelligente e con un paio di svolte interessanti. La regia è svelta, con fotografia quasi da commedia hollywoodiana e la coppia protagonista funziona benissimo nelle rispettive parti. Inoltre, verso la fine, si evita di scadere nella melassa e questo gli fa guadagnare mezzo punto in più. Notevole.
Il Gobbo: Straordinario melò-western, fra le vette del genere. Anche una curiosa vicenda produttiva, visto che ha tutte le caratteristiche del back-to-back di 10000 dollari per un massacro, ma a quanto raccontano i protagonisti non lo fu effettivamente. Eppure... Fiammeggiante e psicanalitico, con un grande, ghignante e macerato Volontè jr., e un Garko al solito appropriato. Eccellente colonna sonora di Nora Orlandi. Uno dei più originali e riusciti pur nell’età d’oro del filone, da vedere immancabilmente.
Nando: Una ex spia siriana ritiratasi in Canada viene a sapere del rapimento della figlia e dovrà tornare nella sua terra d'origine per salvarla e fare i conti con il proprio passato. Film abbastanza scontato in cui le scene d'azione sono poco memorabili e lo sviluppo narrativo banale, con la presenza di vecchie amicizie e vecchi amori. Talvolta alcune situazioni appaiono addirittura contorte e poco attinenti alla narrazione. Cast che annovera tra gli altri anche la Tomei, qui alla sufficienza risicata.
Galbo: Parodia del celebre Papillon, questo diretto da Riccardo Pazzaglia è abbastanza diverso da quelli tradizionalmente interpretati dal duo Franchi-Ingrassia. Il primo prevale nettamente sul secondo che assume il ruolo di spalla; la pellicola appare piuttosto curata e spesso abbandona le atmosfere francamente comiche per assumere toni più elegiaci e malinconici. Buono il cast di supporto.
Ciavazzaro: Di film così, con coppie che vanno in crisi e per salvarsi devono ricordare il loro passato, ce ne sono molte e questa non si eleva dalla media. Ricordo la fugace scena di sesso tra Willis e la Pfeiffer in cucina e poco altro. Luoghi comuni a go go, evitabile.
Ronax: La solita girandola di coppie alto-borghesi annoiate con relativi tradimenti più o meno consenzienti e contorno di personaggi tormentati e nevrotici. Il tutto, come da copione per molte altre pellicole precedenti e future, sullo sfondo di una sontuosa villa sul mare. Tuttavia, a dispetto del tema abusato e della banalità di molti dialoghi, il film regge per l'abilità della Gobbi nel mantenere un ritmo abbastanza serrato, la bella fotografia in b/n e la classe degli interpreti, tutti abbastanza in parte e su cui spicca un'intensa Anouk Aimee.
MEMORABILE: IL dialogo a tavola in cui l'Aimee deride Segurini in quanto comunista.