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Furetto60: Decisamente più curato rispetto ad altri contemporanei (penso a Camorra e Il mammasantissima), non foss'altro per le ricostruzioni ambientali e i costumi (siamo a fine '800), ha un incipit che insiste abbastanza sugli aspetti documentaristici (comunque, visti con occhio attuale, ancor più interessanti rispetto all'epoca). Nel prosieguo il film migliora, i personaggi sono ben amalgamati e i protagonisti, benché non partenopei, offrono un'ottima prova. Bello lo stacco temporale nel finale.
MEMORABILE: Chi nasce miserabile, nella vita, ha sempre bisogno di padrone.
Paulaster: Compagnia di avanspettacolo avrà successo grazie agli alleati americani. Sebbene il contesto della guerra risulti solo abbozzato, sono da apprezzare le interpretazioni accorate di Sordi e della Vitti. Ben girate le scene nei teatri nei quali si evidenzia il recondito bisogno di strappare la scrittura da parte dei protagonisti. Dilatata la seconda parte per giungere a una conclusione malinconica ma non amara.
MEMORABILE: Le battute di Dapporto; Il trenino fatto dagli attori.
Homesick: Valida commedia sulla lealtà dei servi e i vizi dei padroni, costruita su Buzzanca – al solito siculo e mandrillo – e su una variopinta galleria di attori e starlets: la Fani strabica e lolitesca, la statuaria Monti, la delicata Tanzilli, la Blanc che ghigna come la Facchetti, Foà distributore di bustarelle, Mitchell nazista…Trova spazio pure una parodia di Riso amaro (e del mondo del cinema in generale), con Salce regista e Buzzanca e la Benussi nei ruoli che furono di Gassman e della Mangano.
B. Legnani: Primo film di Bennati. A metà strada fra musicarello e commediola sentimentale, con una serie di gioco delle parti. Trama assai esile, rimpolpata da ampie sezioni musicali (clamorosa, dopo la parola FINE, l'aggiunta al volo di Nilla PIzzi, che canta la canzone che aveva appena vinto a Sanremo!), compresa la presenza di Filogamo, con concorrenti vari al programma della RAI intitolato come il film. Il tutto tenuto a galla da interpreti di rara simpatia (la Sofio - qui alle sue primissime armi, pure sensualmente intrigate - Tieri, Viarisio, la Dondini). Due pallini, con generosità...
Galbo: Un film dedicato alla figura di un grande agente letterario ed al suo rapporto con un artista "maledetto", dal grande talento ma dalla vita irregolare. Gli altri personaggi restano sullo sfondo di questa analisi del rapporto a due, piuttosto completa e approfondita e che si inserisce in un contesto storico e ambientale decisamente ben rappresentato. Buona la prova degli attori. Il limite del film è il tono piuttosto monocorde della narrazione, che non riserva grandi sorprese ma è alquanto prevedibile.
Tonios: Classico filmetto poco memorabile come da tradizione italiana degli ultimi anni, ma altrettanto umile e senza pretese. Il cast è composto da due bravissime attrici (Buy e Gerini) e da attori a mio parere sopravvalutati (Morelli). Fa sorridere soltanto nella prima mezz'ora, dopodiché non si attende altro che la fine.
MEMORABILE: La Gerini come al solito più gnoccolona che mai.
Ruber: La prima regia di Abatantuono stecca di brutto. Sceneggiatura per certi versi anche interessante ma sviluppata molto male: i dialoghi sono veramente banali e mediocri. L'idea del gruppo di amiconi che gestisce un autogrill sulle colline toscane che rischia la chiusura era anche interessante, ma è stata scritta e girata in maniera penosa, anche per via di un cast scarso che, tolti Memphis e lo stesso Abatantuono, è veramente poca cosa. Diego è rimandato in regia a tempi migliori. Da dimenticare le ormai noiose battute di Ale & Franz.
Ronax: A metà fra il cappa e spada e il western, uno Zorro ingenuo e poveristico ma tutto sommato onestamente funzionale al tipo di pubblico a cui era programmaticamente destinato. Diretto da Pierotti e prodotto dalla Romana Film, non offre ovviamente alcuna sorpresa nello svolgimento e nella trama, che scorre liscia come l'olio disseminando allegramente assurdità e incongruenze di ogni tipo. A vestire i panni dell'eroico spadaccino mascherato è Howard Ross. Fuori parte la De Santis, mentre spicca di più l'Andreini nel ruolo di una caliente chica.
MEMORABILE: Il perfido figlio del governatore mentre, ubriaco, recita Shakespeare nel saloon.
124c: Walker, Alex e Gage cercano di trovare un giovane in possesso di una parte di sistema di controllo missilistico prima che dei criminali lo trovino. Film tv di Walker Texas Rager, ambientato 4 anni dopo la fine del serial. Niente di nuovo, anzi forse un po' più noioso del solito. Norris e Mills fanno i loro soliti numeri marziali, Gilyard si limita ad un cameo, mentre Shreee J. Wilson è solo decorativa. La novità sta nella presenza di Janine Turner, la ranger Jay, forse l'unica veramente interessante di questa tele-boiata con finale shock.
Galbo: Tra le migliori prove della cinematografia americana degli Anni Settanta, è uno spaccato realistico del mondo del crimine (e delle forze dell'ordine) di quegli anni. Il regista Friedkin (giustamente premiato con l'Oscar, così come il film) dirige una pellicola che fa un uso spregiudicato, ma quasi mai fuori luogo, della violenza e dell'azione (celebre la scena dell'inseguimento in metropolitana) grazie anche all'uso di un ottimo cast. Discreto il sequel.
Rambo90: Gradevole commedia romantica dei Vanzina, che come spesso nel loro cinema contrappone un mondo di ricchi snob a uno di persone normali, in modo efficace anche se la storia è ampiamente prevedibile. Amendola è molto spontaneo e funziona più della Welch, che oltre alla bellezza offre ben poco. Molto brava Virna Lisi invece, mentre Garrone rimane nell'ombra e Brega abbozza giusto un paio di battute qua e là. Nella sterminata filmografia dei fratelli c'è di meglio, ma questo filmetto si guarda con piacere. Buona la ricca colonna sonora.
Daniela: Figlia di archeologo inglese sposata ad avventuriero italo/spagnolo coinvolge ricercatore americano nella ricerca della tomba di un faraone egizio... Trama approssimativa dai prevedibilissimi risvolti sentimentali per un film di avventure esotiche con ambizioni kolossal e qualche apporto di pregio (fotografia di Surtees, musiche di Rózsa) il cui principale motivo d'interesse consiste però nell'ambientazione in loco, che consente di vedere il complesso monumentale di Abu Simbel dove sorgeva prima dello spostamento disposto a seguito della decisione di costruire la diga di Assuan.
Siska80: Punto d'incontro fra C'è post@ per te (lo scambio epistolare) e una delle più classiche e banali storie di ambientazione natalizia (due colleghi di lavoro non in ottimali rapporti che finiscono per innamorarsi). La durata è media, ma anche troppa per una commediola insignificante come questa, con un cast poco noto e poco convincente impegnato in ruoli stereotipati e, come nel caso della protagonista (sempre col sorrisetto falso stampato in volto), persino antipatici. Fastidioso.
Puppigallo: Simpatico, scanzonato (il motivetto principale ne è una riprova), ma con un Fonda (pistolero sul viale del tramonto) che non perde la sua dignità. Hill gli si appiccica addosso, perché vuole fargli fare l'impresa della vita (chiedere al mucchio selvaggio). E' un film leggero ma girato bene, con un Terence in palla (come pesca, il tetto da sorreggere, dal barbiere come Fonda ma...). Bello il duello finale con tanto di fotografo. Tra il serio (Fonda) e il faceto (Hill), ma con equilibrio. Ogni tanto rallenta e diventa troppo clownesco (gli specchi, il pupazzo), ma resta comunque buono.
MEMORABILE: La storia dell'uccellino; L'idea delle fibbie luccicanti da utilizzare come...; Il dito puntato.
Rambo90: Commedia tipica per famiglia, piena di buoni sentimenti e con gag molto elementari. Ciò nonostante la mano di Hughes riesce a tenere il tutto nell'accettabile, con alcune parti anche genuinamente godibili, soprattutto per merito di Belushi, di una splendida Lynch e della spontaneità della bambina. Meglio la prima parte comunque, rispetto alla banalità della seconda in cui intervengono i classici assistenti sociali. Buona la colonna sonora.
Hackett: Gradevole commedia in cui Verdone abbandona la mania di protagonismo e divide la scena con un'ottimo Montesano. La trama non è trascendentale ma il film funziona, i personaggi sono ben delineati e gli attori principali formano una buona coppia cinematografica, che non eccede nella comicità evitando di scadere nell'effetto macchietta.
Ryo: Un po' meno serioso del primo. La sceneggiatura è buona, se escludiamo il ridicolo piano finale di Superman per sconfiggere i kryptoniani. I villain sono accattivanti e c'è del buon ritmo. Fanno storcere il naso varie cose, come ad esempio la volontà di Superman di voler perdere i poteri (ma perché?). Gli effetti speciali sono carnevaleschi (siamo nel 1980 e ci stanno), ma perché Superman lancia una grossa "S" di plastica per imprigionare i nemici? Peccato per l'eccessiva finzione delle parti scenografiche che fanno perdere la magia.
Alex1988: Duccio Tessari aveva già sdoganato il western "brillante" (comico non è il termine esatto) con il suo Una pistola per Ringo, ottenendo, peraltro, un grande successo. Qui, in veste di co-sceneggiatore insieme a Fernando Di Leo, tenta di ripetere l'esperimento, anche se qui è Franco Giraldi a stare dietro la macchina da presa. La sceneggiatura ha diversi punti di contatto tra i due film; uno dei fratelli McGregor che si infiltra tra i banditi ricorda molto il Ringo di Giuliano Gemma. Mai noioso, ma i fasti dei due "Trinità" sono ancora lontani.
MEMORABILE: "Whisky e gloria... Urrà per i McGregor!".
Alexcinema: Il più squallido film opportunista del 2020. C'era da aspettarsi il concentrato di luoghi comuni tipici della quarantena, ma il peggio risiede in altro, ovvero in una sceneggiatura che tocca vertici di raro classismo, come non capitava da tempo. Le classi sociali nel film sono talmente stereotipate da generare fastidio. L'impostazione è completamente teatrale, dal momento che il film è girato in interni.
MEMORABILE: Il finale, fantascientifico per quanto è improbabile nella realtà (e non c'entra la quarantena).
Daidae: Orripilante comico di ambientazione manicomiale. Porcaro che ho apprezzato nell'ottimo Si ringrazia la regione Puglia qui invece delude, ripetendo praticamente una sola battuta (la mano cucchiaio) per tutto il film. La Rizzoli è scarsa come sempre (fisico a parte) e la coppia Bombolo-Cannavale è davvero sottotono (come tutto il film del resto).
Ryo: Il bel Renato Pozzetto nella golden age della sua carriera. Molto divertente, con gag corte e dal buon ritmo, con una sceneggiatura semplice che fa da critica sociale confrontando la tranquilla vita di campagna, sana e genuina ma ignorante con quella di città frenetica, fatta di rapporti superficiali e fredda. È azzeccaro anche il personaggio interpretato quasi fugacemente da un Massimo Boldi pre-vacanziero natalizio.
MEMORABILE: La musica fatta con i rumori della città; L'appartamentino in centro con tutti gli accessori in piccoli spazi; Il passaggio del treno come svago.
Daniela: In una casa di campagna del Vermont, tristi amori e macerazioni familiari tra un gruppo di residenti ed ospiti di passaggio... Dopo Interios girato nel 1978, Allen dirige un altro film alla maniera di Bergman, questa volta mescolato a a Cechov e Ibsen: formalmente molto curato, soprattutto per quanto riguarda la fotografia dai toni morbidi e le scelte musicali, il film assomiglia alla sua protagonista, interpretato da Farrow, molto calata nel ruolo: mestissimo, uggioso nel suo compiacimento auto-commiserativo. Insomma, una lagna che fa rimpiangere l'Allen ruspante degli esordi.
Nando: Filmetto splatter di bassa lega in cui le uccisioni truculente si mischiano con patitissime scene di sesso saffico ed etero. Sviluppo narrativo abbastanza convenzionale con una parte finale troppo ripetitiva tra fontane di sangue all'interno del nosocomio. La Huerta interpreta la femme fatale con manie omicide e poco amante degli slip e talvolta è un bel vedere, ma ciò non basta a salvare il film dalla mediocrità.
Straffuori: Eastwood non manca un colpo, questa volta narrando una vicenda agghiacciante di una Madre (Una bravissima Angelina Jolie) a caccia di verità in seguito alla scomparsa del figlio. Grandissima interpretazione della protagonista, perfettamente nella parte e nella scena. Bello e cruciale all'interno della vicenda il personaggio di Michael Kelly, una grande riscoperta. Il film cela un atmosfera suggestiva, anche grazie alle bellissime musiche. Applausi per Clint.
Supercruel: Leggeremente inferiore al primo episodio (purtroppo la trama, a volte, diventa macchinosa) ma degnissimo film d'azione moderno. Chiaramente il quid è il solito, fantasmagorico, Statham, alle prese con un'altra prova convincente. Grandissimi gli inseguimenti in macchina. Buono anche il Gassman villain. Alla fin fine, equivalente al prototipo come oggetto di goduriosissimo enterteinment. Per fanatici.
Daniela: Una partita di coca tagliata male rischia di creare complicazioni all'organizzazione che controlla il traffico che per capire chi ne è il responsabile avvia un "controllo di qualità"... L'ambizione era forse quella di proporre un nuovo Traffic in chiave diversa, ossia mostrando tutta la filiera della cocaina dal piccolo coltivatore colombiano fino allo spacciatore finale, ma il risultato è pasticciato a causa di una sceneggiatura banale e una messa in scena approssimativa in cui il montaggio si limita ad assemblare le varie sequenze in modo compilativo. Non brutto ma perdibile.
Rigoletto: Fantasy che presenta in sé una forte matrice fumettistica e da videogame, non del tutto apprezzabile perché sa di bluff, ma nel complesso è un prodotto discreto, capace di ricarvarsi un proprio spazio. Se la storia è passabile, è invece difficile valutare l'operato del cast, ma non sembra si segnalino attori particolari. Rimane un prodotto di secondo fascia, non paragonabile ad altri capolavori del genere.
Herrkinski: Stallone, in un periodo in cui cercava ancora di adattarsi agli entranti 90s, offre una prova più che discreta a cavallo tra commedia e action e la Getty è una scelta azzeccata per il ruolo. La trama è abbastanza puerile, specialmente nelle parti prettamente d'azione, ma il ritmo è alto, l'atmosfera ancora legata agli anni '80 e in generale il film scorre gradevolmente. Ideale per una serata disimpegnata, anche se è chiaramente un prodotto figlio dei tempi e finito presto nel dimenticatoio; secondo Sly addirittura il suo peggiore, tutto sommato invece più spassoso del previsto.
Domino86: Per essere una commedia, dove la trama è in linea di massima scontata e senza misteri, il film è riuscito abbastanza bene. Nonostante la durata, piuttosto lunga per il genere, la pellicola non annoia. Molte le gag divertenti durante lo svolgimento causate da "eterni bambinoni".
Galbo: Un pregiudicato in libertà vigilata fa da badante ad un ricco uomo d’affari tetraplegico. Remake americano della commedia francese Quasi amici, ricalca abbastanza fedelmente il modello originale, a parte l’ambientazione newyorchese e una diversa parte finale. Viene ovviamente a mancare l’originalità della trama, ma la coppia formata da Bryan Cranston e Kevin Hart è bene assortita (Nicole Kidman incide meno) e il film è godibile, soprattutto grazie alle performances dei due attori.
Herrkinski: Exploit "serioso" (ma non troppo) di Pozzetto, che viene inserito in una storia di relazioni sentimentali, figli, divorzi, problemi e incomprensioni con familiari e amici; sembra quasi una fiction di quelle che vanno per la maggiore oggi, anche a causa di una fotografia para-televisiva e di un cast di contorno non certo eclatante. Il film si lascia vedere e Pozzetto riesce a barcamenarsi al meglio in un ruolo diverso dai suoi canoni, ma non si capisce bene dove questa commedia agrodolce voglia andare a parare, lasciando infine insoddisfatti.
Siska80: Corposo disaster movie russo (che però segue la scia del sensazionalismo proprio delle produzioni made in USA) su un tema, letteralmente, scottante: la dura vita dei vigili del fuoco esposta di continuo a innumerevoli pericoli. Purtroppo si deve aspettare più di mezz'ora per entrare nel vivo dell'azione; eppure ne vale la pena, dal momento che il cast è convincente, gli effetti speciali impressionanti e il ritmo si fa via via più concitato sino a giungere a un finale che colpisce pur nella sua prevedibilità: lodevole l'intento di (di)mostrare le gesta eroiche dei pompieri.
MEMORABILE: La ragazza sulla pista; Il gancio rotto; In mezzo alle fiamme col cellulare in mano.
Smoker85: Simpatico film d'azione costruito sull'interazione di Bruce Willis e Samuel L. Jackson, ennesima strana coppia del cinema che funziona abbastanza bene, specie nella prima parte del film, quando i due si beccano in continuazione. Positivo anche il ruolo del cattivo, affidato al sempre bravo Irons, il cui personaggio riserverà varie sorprese nel corso della trama. Il ritmo elevato rende la storia godibile, sebbene la parte finale, con l'intricarsi degli eventi, perda forse un po' di smalto.
MEMORABILE: L'arrivo di Willis a Harlem; Quanti andavano nelle Ardenne?
Piero68: Nonostante i temi e i personaggi siano i soliti stereotipi e il soggetto sappia di ultra deja-vu The realing era un film che, nonostante tutto, aveva delle potenzialità. Per l'ambientazione, per il tema trattato delle 10 piaghe, per lo scontro scienza/religione. Poi però mi sono accorto che mancava qualcosa di importante per essere un horror e solo dopo l'ho capito. Il grande assente era il pathos o la tensione, se volete. Perché non solo la regia cicca sotto questo aspetto ma anche il sonoro e il montaggio sono a livelli davvero bassi.
Claudius: Un passo indietro rispetto ad altri film tratti da romanzi della Christie; la ricetta è sempre quella: trama arzigogolata e cast di stelle (superbi la Taylor e Curtis, ma anche la prova sofferta di Hudson e la bravura della Lansbury), ma il regista non riesce a tenere il passo per tutta la durata. Discreto ma irrisolto.
Anthonyvm: Dopo aver scoperto il nome di un misterioso ex della moglie, sposino camionista si trova inviluppato in una rete ossessiva di dubbi, timori e rabbia. Discreto dramma erotico-psicologico di Aranda, il cui ben studiato e dilatato clima di incertezza (la malatissima gelosia di Antonio pare infondata all'inizio, ma successivi colpi di scena costringono a riconsiderare certi giudizi) tiene facilmente sulle spine. Un'escalation di tensione che l'ultimo atto, per quanto coronato da un bel finale tragico, non riesce a portare a compimento. Sensuali e ben fotografate le sequenze passionali.
MEMORABILE: L'amica zoppa; La fotografia da cui comincia tutto; Le insinuazioni dei camionisti; La madre di José; La prostituta; La conclusione sotto la pioggia.
Markus: E' proprio vero il detto che "Quando si chiude una porta, si apre un portone": la bella protagonista, infatti, verrà scartata per un incarico ospedaliero a Boston ma per ripiego ne troverà uno minore in Alaska che si rivelerà fortunato, a partire dal bellimbusto che l'accoglierà. Al primo sorriso del bel trentenne si capisce dove si andrà a parare; d'altro canto, il veterano del genere Peter Sullivan sa bene che è meglio non dar fregature al suo pubblico. Il miele del Natale, con i suoi riti e le sue musichette scampanellanti, sono il "non plus ultra". Film a suo modo efficace.
Pol: Visto al cinema mi era piaciuto. Rivisto oggi... insomma. Il trasferimento a Tokyo è pretestuoso, dato che potremmo essere a Los Angeles e non cambierebbe un fico secco. Sceneggiatura e dialoghi tra il leggero e il filosofico da 4 soldi, ma almeno i personaggi non sono i soliti burini californiani. Desta sorpresa l'aspetto spettacolare: a un anno dall'uscita sembra già vecchio. Gli sfx fanno già l'effetto di Driven e non è esattamente un complimento. Abbiamo superato la data di scadenza.
Didda23: L'opera, oltre ad avere unito pubblico e critica, ha avuto il merito di lanciare nell'Olimpo della nuova commedia americana Ben Stiller come attore, il quale precedentemente aveva svolto con buoni risultati (Il rompiscatole) il ruolo di regista. Gag che sono entrate nella storia, interpretazioni apprezzabili e mestiere registico fanno della pellicola un must imprescindibile per gli amanti del genere. Nonostante un lieve calo nella seconda parte, il risultato finale è più che buono. ***!
Tarabas: Il fattore Eastwood credo sia destinato ad aumentare ulteriormente il suo peso, già notevole, nella storia del cinema recente. Il regista e attore si è guadagnato un posto nell'Olimpo con la sua scelta di raccontare temi moderni con uno stile classico. Il documentarista Richard Schickel si porta avanti coi lavori, girando questa agiografia non priva di elementi interessanti ma troppo spezzettata in minicapitoli di pochi minuti e dal modesto peso critico. Comunque è sempre piacevole sentir parlare un artista della propria arte con tanta semplicità.
Lucius: Ripropone con arguzia il format dal successo internazionale di Vacanze romane e il risultato è garantito. Commedia raffinata di altri tempi, di grande valore filmico che vede due icone del cinema immortale a confronto in una pellicola deliziosa e evergreen. La classe della Hepburn, lo charme del maturo Cooper, la raffinatezza dei dialoghi, lo splendore degli ambienti: una confezione impeccabile, per un'opera che fa onore al genere commedia.
MEMORABILE: La signora col cagnolino, personaggio insuperabile.
Gabrius79: Commedia dalla trama grottesca famosa se non altro per le nudità della bellissima Laura Antonelli qui in stato di grazia. Lando Buzzanca se la cava piuttosto bene spalleggiato da un buon Lino Toffolo. Il film prende sicuramente quota nella seconda parte dopo un primo tempo piuttosto statico e senza grossi colpi d'ala.
Magi94: Giunto ormai al quindicesimo film l'esperto regista Almodóvar mette il pilota automatico e ripropone la messa in scena a lui cara, in primo luogo una smagliante fotografia dai mille colori accesissimi che non delude mai. La prima parte vola, ruotando attorno alla "riscoperta" di una vicenda di pedofilia in un collegio religioso dell'epoca franchista. Peccato che nella seconda la storia scada spesso nel melò e negli eccessi (il rapporto tra Bernal e Homar), complicando troppo l'intreccio e rendendolo meno credibile. Crollo del pathos quindi, ma comunque un film interessante.
Pigro: Tre migranti di varie generazioni devono attraversare il deserto chiusi in una cisterna. La tragedia dei profughi palestinesi è raccontata, sulla scorta del romanzo di Kanafani, tra forte concretezza nelle storie dei personaggi – attraversate intrecciando i piani temporali – e profondo simbolismo riguardo al senso di stallo e impotenza che attanaglia un intero popolo. Il film segue questa doppia urgenza, risucchiandoci nel disorientamento (anche con qualche appunto documentario) e soffocandoci nella violenta aridità dei paesaggi.
Daniela: Figlia di archeologo inglese sposata ad avventuriero italo/spagnolo coinvolge ricercatore americano nella ricerca della tomba di un faraone egizio... Trama approssimativa dai prevedibilissimi risvolti sentimentali per un film di avventure esotiche con ambizioni kolossal e qualche apporto di pregio (fotografia di Surtees, musiche di Rózsa) il cui principale motivo d'interesse consiste però nell'ambientazione in loco, che consente di vedere il complesso monumentale di Abu Simbel dove sorgeva prima dello spostamento disposto a seguito della decisione di costruire la diga di Assuan.
Darkknight: Decamerotico assai povero, sia di mezzi sia di idee. Praticamente non c'è una vera e propria trama (la parte del vescovo ospite nel convento sembra messa lì apposta per allungare il brodo, ma poi si dimenticano di darle una vera e propria conclusione) e il regista punta allora sulla volgarità demenziale (la defecazione in faccia, la sodomia a danno della capretta...). E, anche se ci si vergogna ad ammetterlo, la risataccia sguaiata ci scappa.
MEMORABILE: La canzone dei titoli di testa (cantata da Gianni Musy) e i disegni che l'accompagnano.
Matalo!: Un western all'italiana tra i migliori, maturo e ricco di psicologie, nonostante un Fernando Sancho di troppo. Guerrieri ci dà un inizio al mare, una storia d'amore sacrificata alla vendetta, un eroe che piange (Garko non è Brando ma comunque...), un cattivo non monocorde. Bella la scena nel saloon in penombra e francamente, checchè quasi tutti ne dicano male, belle musiche di Nora Orlandi, che accentuano la dimensione romantica di questo piccolo ma sentito spag dalla bella fotografia. Da vedere e affezionarcisi.
MEMORABILE: Il legame con venature omo dei due protagonisti; la complessità dei dialoghi superiore alla media del tempo e del genere.
Pinhead80: Ci sono tanti modi per vivere un dono: per esempio esserne felici, oppure sentirlo come una condanna che peggiora la qualità della vita. Raimi si muove nel soprannaturale con difficoltà dimostrando che cambiare genere non è cosa semplice e soprattutto che non è cosa da tutti. La trama non convince più di tanto e a tratti appare chiaro come le idee in fase di sceneggiatura siano confuse. Gli attori ce la mettono tutta per salvare la baracca, ma il risultato rimane mediocre.
Pigro: Il disagio di non sentirsi a casa, il senso di estraneità dai luoghi: snodo nevralgico del popolo palestinese, che Suleiman coltiva nel suo originalissimo stile (suo pregio e limite al tempo stesso) da testimone silente di un mondo mutato. E così Palestina, Parigi (il segmento più surreale del film) e New York (quello più calzante e arguto rispetto alle questioni politiche) finiscono per assomigliarsi, come distopie della contemporaneità, ritratte in sketch folgoranti da malinconica comica del muto come microstorie morali o stuzzicanti rebus pop.
Fabbiu: La regia passa a Lester (che però riutilizza buona parte di Donner) e cambia anche la fotografia (era morto Unsworth). La sceneggiatura non disdegna i toni umoristici e ne rincara la dose rispetto al primo capitolo: il film è anche per questo motivo fluido, divertente e godibile nonostante le numerose trovate ingenue. Del primo non digerivo molto come fosse dipinto Lutor (un bravo Hackman) ma qui è un "nemico" spalla neanche tanto cattivo, sostituito dal terribile generale Zodd e la sua banda. Davvero bello lo scontro tra l'eroe e i tre.
Il ferrini: Quando Sordi è dietro la MDP i tempi morti son garantiti. Ciò che c'è di buono, e per fortuna ce n'è, viene annacquato da un'estenuante parte girata a Bari. Luogo di un curioso binario morto: la Vitti s'innamora di un soldato americano, fanno sesso, progettano una vita insieme, tant'è che Sordi la saluta con un ultimo commovente ballo, ma come finisca fra i due non ci è dato saperlo. Da ricordare invece l'incontro con la Osiris e il "guardone" tedesco morto. Là il meccanismo ricorda Tutti a casa, ma è un bene. Di certo è un grande omaggio al teatro di rivista con un OST ch'è storia.
Tarabas: Un bandito vuole liberare dalla galera un amico, condannato ingiustamente, ma finisce a sua volta ai lavori forzati. Uscirà solo grazie alla guerra. Storia senza molto senso, sceneggiatura piena di buchi, praticamente un collage di minivicende slegate fra loro. In più non ha nessun ritmo né atmosfera. Belmondo non si impegna granchè. Bizzarro il personaggio del messicano, che sembra una citazione leoniana. Sfavillante la Cardinale. Passo falso del regista.