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Galbo: Divertente dissertazione calcistica per il duo Franchi e Ingrassia. Il film è tra gli episodi migliori della loro. Si tratta della classica commedia degli equivoci, con una sceneggiatura che appare più curata del solito e che dà ai due la possibilità di mostrare in pieno il loro innegabile talento comico, anche perché circondati da buoni caratteristi.
Didda23: Una pellicola che gioca molto sull'empatia dovuta "all'amicizia" fra la giovane protagonista e il suo adorato leone bianco. I contorni da favola non inficiano la potenza del messaggio (una sentita denuncia contro la pratica della caccia nella gabbia). Regia nella norma, con una sceneggiatura che si focalizza soprattutto sul meraviglioso rapporto della "strana coppia", con una parte avventurosa che coinvolge più del previsto. Un'opera su più livelli che piacerà sia ai più piccini sia a un pubblico più maturo. Location di rara bellezza.
MEMORABILE: Gli incontri di nascosto dai genitori; Il rapporto con il fratello problematico; La fuga.
Siska80: Più che la "nostalgia del Natale" a vedere questa commediucola viene la nostalgia dei film di un tempo, che raccontavano sentimenti veri pur edulcorando gli aspetti più crudi della realtà per ragioni televisive; qui invece ogni cosa è banale, trattata con superficialità ma soprattutto stravista (sempre nello stesso ordine!): la giovane (e bella) stacanovista, l'attività familiare in vendita, l'incontro con un uomo (ovviamente affascinante) che stravolge la vita. Cast modesto, happy end lapalissiano (con immarcescibile bacio appassionato tra i due interpreti principali). Non ci siamo.
Pessoa: In genere i sequel piacciono meno per un motivo: perdono la spontaneità dell'effetto sorpresa del capostipite, che è una delle ragioni principali del suo grande successo. È il caso anche di questo film. Il cast, tutto, è costituito da grandi professionisti che prestano la loro opera molto egregiamente (tranne forse Villaggio, più insopportabile del solito), ma sembra comunque un film costruito, poco convinto e coinvolgente. Anche costumi e scenografie dell'architetto Gherardi (due volte Oscar) nel primo erano un'altra cosa. Non per forza.
Magi94: Mafia movie per eccellenza, tratto da un bellissimo libro di Mario Puzo senza discostarsi quasi per nulla dalla trama. Eppure il film riesce ad aggiungere, a ricreare i giusti ritmi che danno vita a un'atmosfera rimasta nella memoria collettiva: quella lentezza allo stesso tempo rassicurante, minacciosa come la voce di Don Corleone, la fotografia dominata dalle ombre e dai contrasti, la concezione della famiglia come qualcosa di sacro e immutabile. Il mutamento luciferino di Michael incorona uno dei massimi capolavori della New Hollywood.
MEMORABILE: Il matrimonio, con Micheal che presenta i personaggi a Kate; L'omicidio di Sollozzo; La strage dei capi; Il finale.
Gabrius79: Una commedia discretamente gradevole che mostra la bellezza ammaliante di una procace Silvana Pampanini salvo poi far diventare quasi protagonista assoluto (dopo una mezz'oretta) un godibile Alberto Sordi che tenta di salvare una sceneggiatura prevedibile. Anche Paolo Stoppa se la cava egregiamente, ma la pellicola a volte mostra la corda. Da gustare in un ruolo minore il giovane Gigi Reder.
Skinner: Non così male come se ne scrive. Sarà che io ho un senso dell'humour particolare, ma mi ha divertito. Si, è troppo lungo, con happy end attaccato con lo sputo e una Love Hewitt scialbissima. Ma c'è un Hackman esilerante, tabagista incallito e donnaiolo. E un paio di situazioni spassose che valgono il prezzo del biglietto.
Motorship: Film parzialmente riuscito che prende in giro la tv privata e i fenomeni cosiddetti paranormali. Purtroppo la sceneggiatura non è il massimo e il film perde soprattutto nell'ultima parte, in cui le situazioni diventano anche abbastanza ridicole. Peccato perché Alberto Sordi è in formissima; purtroppo è supportato da un cast di contorno non sempre alla sua altezza (qui insopportabile la Brigliadori).
Pigro: Il principe non cerca moglie, ma tanto sappiamo già come va a finire, considerando che in viaggio in America troverà una bella ragazza con cui dover lavorare. Scordatevi toni da commedia o comicità o appunti sociali: siamo in pieno film natalizio, che risponde ad altri canoni, narrativi ed estetici. Che tuttavia qui sprofondano nella melassa e nell’incosistenza: non c’è uno spunto originale o quantomeno stuzzicante, ma solo il noioso procedere verso le tappe prevedibili e previste dello script natalizio.
Bruce: Western comico-avventuroso per famiglie. Nulla di reale, i buoni ragazzi scozzesi non si fanno mai male, ma il film è apprezzabile per il gran ritmo, il tono scanzonato, divertente, la regia precisa, l'allegra colonna sonora di Morricone. Così tra tanti pugni, mille colpi di pistola e qualche buona trovata, si arriva all'happy ending.
Minitina80: Notevole sotto l’aspetto esteriore, potendo fregiarsi di scenografie e costumi che restituiscono un quadro dell’epoca credibile e bello da vedere. Le tappe principali che portano all’ascesa della figura storica di Elisabetta sono affrontate con mano superficiale, focalizzandosi sulle dinamiche e le trame, spesso oscure, evitando un taglio prettamente storico a favore di uno maggiormente cinematografico; particolare che influisce relativamente sulla possibilità di goderne di rimando, anche per i meriti di una Blanchett in grado di impersonare la nobildonna con sentita enfasi.
Homesick: Modesta parodia del genere peplum, la cui unica ragion d’essere risiede nella coppia Totò-Nino Taranto: quando infatti i due non sono di scena a prodigarsi in divertenti gag – la presentazione alla corte del faraone, l’arringa ai Tebani o la sfida contro Maciste - il film si paralizza in banalità, fiacchezza e monotonia. L’enorme culturista-nuotatore-wrestler Samson Burke – futuro Polifemo nell’Odissea televisiva – presta volto e muscoli all’eroe dannunziano, qui trasformato da un maleficio in energumeno arrogante e spaccatutto.
Markus: Due cugine, un'azienda da gestire e una specie di principe azzurro bello e ricco... da conquistare. Sorta di Cenerentola versione moderna e sentimentale di grana assai grossa. Le schermaglie tra le due graziose ma viscide cugine hanno tutta l'aria di un mero espediente per dare un po' di pepe a una storia di derivazione, certamente risaputa, che punta tutto sui buoni sentimenti. Il clima natalizio addolcisce l'atmosfera, ma anche in questo caso senza particolari nessi con la vicenda. Film piuttosto mediocre.
Faggi: Si salvano: 1) la fisicità di Douglas, 2) la bellezza stralunata della Mangano, 3) la fotografia; specialmente nella parte con Circe, dove l'uso del colore è poetico e magistrale, 4) l'idea di far interpretare alla Mangano sia Penelope che Circe, 5) alcuni scambi di battute. Per il resto poca cosa, gli episodi con Polifemo e le Sirene sono sviliti e così tutto il resto è troppo volgarizzato e frettoloso.
MEMORABILE: "La differenza tra una donna e l'altra non sta forse nella mente dell'uomo?" (Circe) "Ho nostalgia di tutto ciò che non ho ancora visto" (Ulisse).
Puppigallo: Western senza infamia e senza lode, che non brilla per originalità e non può contare sull'apporto di attori di livello. L'ambientazione è suggestiva, ma qualche battuta, le vicissitudini che il protagonista dovrà superare, tra graduati, pellerossa rancorosi e un apprendista a dir poco impacciato nel fare quasi tutto, con tanto di indiana da tenere d'occhio, non riescono comunque a risollevare il livello di una pellicola minata pesantemente da Hollywood.
MEMORABILE: "Mio zio parla con lingua di donna"; Le "uova fritte", con un "buon" caffè"; Conoscevo un uomo che voleva uccidere un orso con un bastone...è morto".
Vitgar: Argomento molto sfruttato dalla cinematografia mondiale; si pensi ad Almodovar in Donne sull'orlo di una crisi di nervi, ma quanta differenza di originalità, buon gusto e trovate geniali! Qui si vede un filmino, con una regia impacciata e poco ispirata da una sceneggiatura debole e slegata. Simpatica la Finocchiaro, pregevole Elio, spaesato Giovanni.
Daniela: Soprassalti del cuore e scherzi del caso in questa commedia romantica di Allen ambientata negli anni '30 che racconta l'avventura a Hollywood e il ritorno alla natia Manhattan del suo ennesimo alter ego. Effetto deja-vu fortissimo, ma questa volta, a differenza di altre recenti opere del regista, l'eleganza della confezione, l'abile arabesco disegnato dai dialoghi, l'ironia pungente di certe battute, la prova convincente del cast ed infine la dolcezza malinconica dell'epilogo rendono la visione piacevole, senza far troppo rimpiangere i capolavori del passato.
MEMORABILE: "Vivi ogni giorno come fosse l'ultimo. Prima o poi ci azzeccherai"; "Assassino ed ora cristiano... non so cosa sia peggio"
Siska80: Giovane (e naturalmente bella) erede al trono si ritrova a lavorare per uno (scommettiamo affascinante?) stilista... Pellicola a corto di idee che ricicla l'antico tema delle disparità sociali (ovviamente aggirabili in commedie del genere), ma che comunque trasmette vitalità e positività: l'atmosfera natalizia nel caso specifico rimane ai margini della vicenda ambientata nel mondo della moda e con un epilogo "al bacio" scontato ma comunque atteso anche dallo spettatore meno romantico. I due interpreti principali sono gradevoli e hanno feeling, ma il livello generale resta mediocre.
Homesick: Ghiaccio bollente o, meglio, fuoco ghiacciato: dopo infatti una partenza ordinaria e scanzonata, all’approssimarsi della fine recupera sterzando inaspettatamente verso il drammatico con l’avidità, i doppi giochi e l’amicizia tradita. Steffen - un Sabata apocrifo che con il pistolero paroliniano dalle mille risorse ha in comune soltanto il nome - e Lawrence si attengono al minimo richiesto, mentre ben più colorito e curioso è Fajardo, messicano che si sposta in automobile e lavora all’uncinetto. Abbondano le sparatorie e fioccano i cadaveri.
MEMORABILE: Lawrence paga il debito di gioco e ne contrae subito un altro.
Il ferrini: Si ride. Ottima la regia, che sa raccontare con dialoghi brillanti e situazioni comiche una storia dai tratti paradossali che tuttavia parte da un presupposto assai reale; il pizzo camorristico. Personaggi ben delineati, anche attraverso i vari dialetti che usano (sebbene la Foglietta toscana possa ingannare solo chi toscano non lo è). La recitazione non è male, su tutti spicca senz'altro Buccirosso, ottime le musiche, specialmente quelle sepolte. Pioggia - meritata - di premi per il "perfetto sconosciuto" Leo.
MEMORABILE: La leggenda della nobildonna Giulia, innamorata del maestro di musica Vito, povero ma di talento.
Minitina80: Anche qui ruota tutto attorno a Totò perché il contorno è veramente poca cosa; la storia stessa è molto striminzita ed è solo un pretesto per creare situazioni divertenti. C’è spazio anche per una variante del famoso sketch del treno, dove al posto di Castellani c’è un altrettanto bravo Pavese. Totò è sempre molto divertente, ma soprattutto spensierato e disimpegnato nell’interpretare il povero vagabondo. C’è qualche attimo di incertezza, ma nel complesso ci si diverte.
Markus: Il gestore di un teatro in fallimento adotta suo malgrado due bambini impostigli da un'eredità. S'accorgerà in breve tempo che il più piccolo ha degli strani poteri sovrannaturali. Dopo la parentesi di Mister Felicità, Alessandro Siani torna alla mielosa favola moderna alla Si accettano miracoli; quelle fatte di buoni sentimenti elargiti dalla formula natalizia tutta musiche di maniera e lucine. C'è da dire che il cabarettista partenopeo riesce a far sorridere, forse conscio dell'eredità di Troisi (et similia) che si porta addosso.
Nadir: Si potrebbe dire "tanto rumore per nulla", ma invece qualcosa di buono c'è; ad esempio l'interpretazione di Harrison Ford (che fa il "cattivo ma non troppo") e la versatilità attoriale di Craig, che tutto sommato se la cava in un ruolo un poco forzato per le sue caratteristiche. Sceneggiatura così così dove gli alieni rimangono "mostri" o "demoni" e nulla più per dei rozzi cowboys senza curiosità alcuna... Con attori di quella portata si poteva fare di più.
Enzus79: La morte del cane preferito di un'artista di strada riuscirà a ricongiungere lei con la figlia? Sorta di favola che ha i suoi momenti migliori nella seconda parte, quando la storia prende una piega che rasenta il road movie. Coinvolge pochissimo. Alba Rohrwacher si conferma un'ottima attrice. Discreta la colonna sonora, ma "Ci sarà" si poteva decisamente evitare.
Galbo: Un western dall'impianto narrativo classico, incentrato sui temi di vendetta e giustizia e interpretato dalla famiglia Sutherland, padre e figlio, affiancati da altri ottimi attori come Cox e Wincott. Girato in un bel contesto ambientale, il film si segue con piacere, complice anche la giusta durata e l'assenza di "tempi morti", sebbene penalizzato da una regia che non sottolinea con il giusto pathos i momenti topici della vicenda, gestiti prevalentemente dal carisma dei singoli attori. Non un capolavoro, ma nel complesso non male.
Ultimo: Pellicola a sfondo sentimentale, leggera e senza troppe pretese. La love story tra i due protagonisti è la colonna portante della vicenda, che rende meglio, a dire il vero, negli ultimi trenta minuti. Nella norma la prova del cast, così come il film. Mediocre la regia, più adatta a un film per la tv. Per una serata tranquilla.
Siska80: Una sera una giovane afgana bussa alla porta di un uomo chiedendo riparo: inizia così per entrambi un'avventura pericolosa. Nonostante lo spunto sia interessante in quanto attuale, la pellicola non decolla mai veramente: si guarda con interesse, certo, però manca la capacità di coinvolgere lo spettatore. I due interpreti principali se la cavano, le location sono accattivanti, l'azione è una componente fondamentale specie nella seconda parte, ma il finale non è di quelli che si ricordano. Peccato, avrebbe potuto essere realizzato meglio, anche tecnicamente (la fotografia è scadente).
Paulaster: Il gruppo di volti femminili che ha fatto scuola al "Saturday Night Live" viene riunito per imbastire una commedia sull’ultimo scampolo di leggerezza della mezza età. Loro ci sanno fare perché hanno la vis comica e il ritmo è da teenager, ma i contenuti sono stantii e volgarotti. Ci si attacca ancora alle droghette che fan simpatia e a voglie pruriginose che son fuori tempo, per la comitiva. Qualche buona battuta all'inizio, poi rimane solo il vuoto dove gli incidenti vari son grossolani e la morale da due soldi è in agguato.
MEMORABILE: Il primo balletto delle due; In negativo: il carillon.
Galbo: Commedia demenziale on the road nobilitata (si fa per dire) dalla presenza di De Niro che almeno possiede (da attore che non ha evidentemente dimenticato di essere) i giusti tempi comici, totalmente mancanti al suo giovane partner Zac Efron, bel faccino purtroppo prestato al cinema. Per il resto film di bassa lega che per mancanza di una sceneggiatura di spessore minimo è costretto a fare ricorso a volgarità di infimo livello e che dura anche troppo. Senza De Niro la pellicola mai sarebbe uscita dai confini americani. Miserevole.
Redeyes: Brasile, poi voliamo verso location paradisiache che sembrano Vandammate ripulite e tirate a lucido. Il nostro resta ammaliato da un'inutile quanto bella Alba on the beach e si lancia a capofitto nel suo vecchio lavoro. Ci sono una maggiore attenzione alla fotografia e una regia discreta e la sceneggiatura valorizza Bishop senza farci annoiare. Giunti alla fine ci resta ben poco però; siamo di fronte all'ennesimo fenomeno che ci sollazza e poco più.
Pigro: Accade tutto nel giorno di San Valentino. Coppie che scoppiano, altre che nascono: nulla sarà come prima per nessuno. Film corale, con tante storie più o meno intrecciate, grondanti (dato il tema) di banalità e ovvietà. La pecca maggiore è della sceneggiatura, che ha problemi nel gestire la massa di personaggi e vicende, quindi con disequilibri, assurdità e occasioni perse. Ci si mettono poi pure i protagonisti con, in complesso, una recitazione mediocre (gli attori migliori sono sprecati e inutili: MacLaine, Elizondo, Bates, Cooper). Piatto.
124c: Il titolo prende spunto da una canzone degli Alphaville (qui rimpiazzata dalla cover di Nina Zilli - Grrr! -) e parla del tipico italiano di mezz'età che non vuol crescere. Fausto Brizzi ci presenta quattro episodi che s'intersecano fra loro e in cui svettano volti noti della commedia leggera. Un applauso per aver scartato i soliti Boldi e de Sica, ormai bolliti, in favore di attori come Bentivoglio, la Indovina e la Ranieri. Certo, si piazzano la Ferilli e Teo Teocoli, ma visti i ruoli ci possono stare; come Lillo, ottimo come giovanile deejay.
Nicola81: Fa piacere vedere un regista italiano impegnato in una produzione internazionale, arricchita da qualche nome altisonante nel cast, a maggior ragione in un genere che il cinema italiano sembra purtroppo aver abbandonato. Peraltro il buon Di Stefano assolve il suo compito anche con sufficiente disinvoltura. A non entusiasmare semmai è la sceneggiatura, che assomma tutti gli stereotipi del poliziesco con infiltrati e del dramma carcerario, senza riservare particolari sorprese in nessuno dei due fronti, come dimostra la scontatezza dell'epilogo consolatorio.
Nicola81: Un western che è soprattutto un racconto di formazione, che parte come una simpatica commedia ma con John Wayne che alla consueta graniticità del suo personaggio aggiunge una nota malinconica preludio a un crescendo drammatico dai risvolti davvero spiazzanti. Magari la riscossa conclusiva pecca di credibilità (un po' troppo repentina l'evoluzione dei ragazzini in pistoleri infallibili), ma era quello che ci voleva per rimettere le cose a posto e soddisfare lo spettatore. Browne fa il cuoco saggio, Dern è un cattivo decisamente schizzato. Non male le musiche di John Williams.
Markus: Ammetto di non aver visto nemmeno un frammento del telefilm di derivazione (nonostante contasse nel cast il mito personale Robert Vaughn) ma, in definitiva, questo film si può assaporare come uno spy-movie alla 007 qualsiasi. Dona alla pellicola un certo fascino nostalgico l'ambientazione anni Sessanta, dapprima nella Berlino con muro e, successivamente, a Roma. Il classico incontro-scontro Usa/Urss incarnato dai bellocci Henry Cavill e Armie Hammer dalle chiome profumate di brillantina Linetti alla lavanda risulta divertente grazie a una buona scrittura.
Reeves: Presentato come un thriller, è in realtà un film d'azione ben girato e di poche pretese, che ricicla il tema dell'assedio condotto da forze impari molto meglio declinato in passato altrove. Non bisogna farsi troppe domande (come si fa a ripulire in pochi minuti una strada dove si è svolto un conflitto a fuoco?) ma è comunque un film divertente e ben interpretato.
Siska80: Riuscirà un gruppo di ambasciatori sudcoreani a fuggire da Mogadiscio nel bel mezzo di una guerra civile? L'azione non manca di sicuro: dopo neanche dieci minuti dall'inizio assistiamo a un agguato in strada e, nonostante una durata forse un po' eccessiva, il ritmo si mantiene costante grazie a numerosi altri eventi drammatico/rocamboleschi. Il cast è sufficiente, ma in questo caso poco importa, giacchè i veri protagonisti sono i fatti narrati (in particolar modo certe crude realtà, vedasi i ragazzini reclutati tra i militanti che sparano senza pietà meglio degli adulti). Non male.
Furetto60: Siamo nel campo delle pellicole infarcite di buoni sentimenti del genere sportivo, come spesso capita nel cinema USA. Soliti contrasti bianchi benestanti e neri poveri e disadattati, ascesa all'olimpo sportivo con partenza dalla polvere, situazioni e finale scontati. Allora è una pellicola da gettare? No, perché trattasi di eccezionale storia vera (nei titoli di coda appaiono i protagonisti reali) e ben interpretata, con la Bullock in gran spolvero.
Siska80: Film che affronta con delicatezza l'elaborazione del lutto da parte di una bimba. Buono l'inizio, imperniato sui disturbi comportamentali che ne seguono; poi, però, si cade nel già visto (la madre che ci mette poco tempo a trovare un nuovo amore, ovviamente per caso) e nel fiabesco: ammettendo pure che un'anima pia decida di rispondere alle sue lettere legate a un palloncino, è alquanto semplicistico usare questo escamotage per far sì che la piccola guarisca dal suo trauma all'istante.
Pinhead80: Ennesima commedia che cerca di strappare qualche risata sfruttando la verve di Fabio De Luigi. Il risultato però non è soddisfacente, perché i momenti di sana ilarità sono veramente pochi. Questo forse è il difetto maggiore di una pellicola che sulla comicità avrebbe dovuto basare la propria fortuna. Le situazioni equivoche ci sono (e non potrebbe essere altrimenti), ma sono banali e poco sviluppate. Bocciato.
Didda23: Una pellicola che gioca molto sull'empatia dovuta "all'amicizia" fra la giovane protagonista e il suo adorato leone bianco. I contorni da favola non inficiano la potenza del messaggio (una sentita denuncia contro la pratica della caccia nella gabbia). Regia nella norma, con una sceneggiatura che si focalizza soprattutto sul meraviglioso rapporto della "strana coppia", con una parte avventurosa che coinvolge più del previsto. Un'opera su più livelli che piacerà sia ai più piccini sia a un pubblico più maturo. Location di rara bellezza.
MEMORABILE: Gli incontri di nascosto dai genitori; Il rapporto con il fratello problematico; La fuga.
Siska80: Finalmente il tema dell'abbandono viene visto da un'ottica differente (e qui si nota il tocco femminile in regia): una volta tanto una donna piantata dal marito, anziché strapparsi i capelli, tira un sospiro di sollievo e decide di darsi alla bella vita. Verosimile e divertente inoltre la contrapposizione tra la protagonista (un tipo allegro e pronto all'avventura) e la figlia psicoterapeuta (seriosa e spenta). Il vero problema però è che la commedia vuol essere a tutti i costi ironica, cadendo spesso nell'eccesso (la Abril va in giro vestita e pettinata come Crudelia Demon).
MEMORABILE: L'occhiata ai DVD porno; Isabel sonnecchia mentre la figlia parla; La dedica.
Saintgifts: Il giovane alter ego di Allen risente troppo della "maturità" del regista, rimpiazza con una quieta dolcezza (che conquista l'altro sesso) una nevrosi che sembra essersi placata nel tempo. L'ambiente è quello della Hollywood degli anni '30, che permette eleganza e sfogo inarrestabile di musica jazz fino ai titoli di coda. Le parti più stimolanti si svolgono a Manhattan, tra rimpianti della mancanza dell'aldilà nella religione ebraica, con le battute (le più pungenti) della madre e le imprese del fratello gangster. Storaro dà la giusta patina.
124c: L'avvenente Amanda Beatrice Cross sfida l'investigatore Hercule Poirot, confessandogli, in una sauna, che ucciderà delle persone. Unico indizio: le vittime muoiono in ordine alfabetico. Commedia gialla, vagamente ispirata ad un thriller di Agatha Christie, dove si eccede in personaggi eccentrici. Come film di Poirot questo è il più debole; Robert Morley e Tony Randall giogioneggiano e la regia di Tashlin devia troppo sulla farsa. Però c'è la divina Anita Ekberg nel ruolo dell'assassina.
MEMORABILE: Il simpatico cameo non accreditato di Margareth Rutherford/Miss Marple, che incrocia Hercule Poirot/Tony Randall alla stazione di polizia.
Ronax: Decamerotico di una certa notorietà, tutto sommato abbastanza meritata trattandosi di uno dei prodotti meglio costruiti del filone, grazie a una sceneggiatura ben articolata, alla scaltrita regia artigianale di Mario Sequi e a una disponibilità produttiva al di sopra della media. Decisamente spinto sia nelle immagini che nel linguaggio, se visto nell'edizione integrale e altrettanto pesante nella satira anticlericale, il film ha il suo naturale focus nel ricco e succulento gineceo, fra cui spiccano l'Adiutori e la giovanissima Antonia Santilli.
MEMORABILE: Il dialogo fra la Santilli e San Prudenzio durante il loro primo "incontro".
Puppigallo: Pellicola quasi ottuagenaria che può contare su un Wayne in palla (capo cocciuto) e una Day altrettanto convincente (figlia di papà che per amore tenta di sopportare l'insopportabile). Il ritmo è buono, i problemi nel tunnel sono pressoché costanti, visto che c'è chi rema contro; e il tutto scorre tra botta e risposta tra il protagonista e il mondo intero e espedienti per completare il durissimo lavoro col poco che viene messo a disposizione. Peccato per l'ultima parte, col cambio di progetto e atteggiamento, non all'altezza della precedente narrazione. Comunque riuscito.
MEMORABILE: Il protagonista dà ordini anche nel sonno; L'allarme; I due favori chiesti dal morituro; "Il vantaggio dell'antipatia reciproca è la sincerità".
Skinner: Lotte di potere senza esclusione di colpi tra ricatti e colpi bassi con sottofondo di sentimenti. Una storia intricata e allo stesso tempo banale e che si risolve, a causa della brutta fotografia, delle pessime musiche e del cast in larga parte inadeguato, in una puntata extralarge di Beautiful. Muti doppiata ma che comunque recita meglio della Sandrelli.
Caesars: Seguito de L'armata Brancaleone dal quale non si discosta molto come struttura, è una divertente commedia che deve la sua riuscita soprattutto all'ottima interpretazione di Vittorio Gassman (chi altri sarebbe pensabile nel suo ruolo?). L'idea vincente di questo "dittico" rimane la particolare parlata di tutti i protagonisti che si esibiscono in un finto-italico dell'epoca. Chi ha apprezzato il primo godrà anche nella visione di questo: Monicelli si conferma grande direttore di commedie.
Ikke: Giallo telecomandato, slavatissimo anche per una visione disimpegnata. Il cast sulla carta buono si risolve in un parata di de-personalizzazioni insopportabili e gesti da vetrina. Il finale, didascalico ma ben pensato e la bellezza della Schneider aggiungono un mezzo punto in più.
Cotola: L’idea di partenza (con l’autoprocesso del protagonista) era abbastanza interessante ed intrigante per quanto spinosa e di difficile realizzazione ma poi il film, per forza di cose, imbocca la strada dell’avventuroso ed iniziano i problemi. Oltre ad essere un filino lungo, gli manca l’afflato epico che vorrebbe avere e certi dialoghi sono inevitabilmente un po’ retorici (ma non eccessivamente e spesso, in contesti simili, si sente di peggio). Qualche bel paesaggio non riscatta pienamente un risultato in definitiva abbastanza mediocre.