Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Ira72: Un discreto thriller politico, che diventa notevole nelle mani sapienti di Polanski. Il quale sa avvalersi molto bene di ambientazioni e attori in grado di esaltare la sceneggiatura, conferendo originalità a una trama che per originalità non brillerebbe affatto. E invece. La tensione è costante per tutta la durata del film; film che ha quasi dieci anni ma potrebbe essere stato prodotto ieri. Epilogo di classe, degno dei migliori registi. Atmosfere glaciali, quasi lunari, che fanno da sfondo alle personalità fredde dei protagonisti.
Zoltan: Inizia in modo apparentemente interessante: Abatantuono e Orlando sembrano brillanti e la Buy in parte. Scavallato metà film però ci si accorge che qualcosa non quadra, che il film non prende quota, anzi si spegne e inizia ad annoiare, risultando sterile nei suoi citazionismi e poco coinvolgente. Le ambizioni celate sono superiori alle reali possibilità di soggetto e sceneggiatura.
Siska80: Come accade nel coevo Una renna sotto l'albero il protagonista, che non ama il Natale, sarà costretto a viverlo suo malgrado, riscoprendone la magia. Pur non brillando per originalità il film scorre veloce ed è comunque simpatico, soprattutto nella seconda parte (in cui Ben riesce finalmente a tirare fuori la parte più tenera di sé) e si avvale di un buon cast, soprattutto della brava Jodie Sweetin nella parte di una donna tenace e nel contempo dolce.
MEMORABILE: L'abbraccio con l'anziano padre, visibilmente commosso.
Hackett: Solido racconto, tra noir e gangster movie, diretto come al solito in maniera precisa e sicura dall'abile Scott. Le interpretazioni di livello di Crowe e Washington fanno la differenza in una storia (vera) di criminalità che non esce dall'ordinario nel desolante tratteggio di una società marcia, cui spesso il cinema in passato ci ha abituati. Forse un po' patinato in alcuni punti, resta comunque un prodotto curato, credibile, onesto.
Ira72: Ci si inchina davanti a pietre miliari della nostra cinematografia come questa. Uno spaccato lucido e attento, ancora quantomai attualissimo in certe realtà, del nostro Paese. Un ritratto triste, se vogliamo, che però grazie a una sceneggiatura perfetta e a un’interpretazione impeccabile, riesce anche a far sorridere. Mastroianni conferisce al suo personaggio un’innegabile unicità, ma anche gli altri interpreti, all’unisono, elevano la pellicola a grande, grandissimo esempio di cinema. Assolutamente da rispolverare!
Pinhead80: Commedia simpatica girata e interpretata dal duo comico Di Biase/Nuzzo. La formula scelta è quella che di solito dà i risultati migliori nella commedia divertente, ovvero il road movie. Il viaggio è sempre un ottimo punto da cui partire per sviluppare tutta una serie di situazioni più o meno esilaranti. L'opera, pur non raggiungendo picchi elevati di comicità, riesce a intrattenere benissimo lo spettatore e si fa apprezzare per la breve durata. In attesa di un'opera seconda, il risultato di questa prima è più che sufficiente.
Smoker85: Sospeso tra il comico e il tragico, il film rappresenta una sorta di compendio della filosofia di De Curtis, secondo la quale il mondo si divide tra persone oneste, destinate a tribolare, e "caporali", ossia individui abietti, raccomandati e incapaci che ci sbarrano la strada in ogni fase della vita. Ottimo contraltare di Totò è qui Paolo Stoppa, che incarna i vari "caporali" in modo molto efficace. La storia regala molte risate, ma è permeata da una insolita malinconia di fondo. Agrodolce.
MEMORABILE: Totò che canta la sua "Core analfabeta"; L'esibizione con la Mari in "A cammesella"; Il trucco per saltare le file davanti alla bottega.
Rambo90: Commediola francese divertente a sprazzi, con un'idea simpatica non sempre sfruttata a dovere dalla sceneggiatura, che procede per momenti piuttosto che creare un arco narrativo unitario e in crescendo. Si ride soprattutto grazie alla verve dei protagonisti, con Clavier sempre a suo agio in questo tipo di film e nonostante molti momenti prevedibili si arriva alla fine (scontata) senza fatica. Non male, per una visione completamente disimpegnata.
Galbo: Ex promessa della boxe e membro dell'IRA, imprigionato per motivi politici, un irlandese torna a Belfast nel suo quartiere d'origine dove farà i conti con il proprio passato. Questo film ripropone la collaborazione tra Day-Lewis e il regista Sheridan, già insieme per Il mio piede sinistro e Nel nome del padre in una storia efficace che ben tratteggia la situazione politica irlandese ma anche intimista nel descrivere il privato del personaggio ottimamente interpretato dall'attore britannico. Brava anche la Watson.
Enzus79: C'è anche il genere gotico nella lunghissima filmografia di Sergio Corbucci. Tratto da un romanzo di Victor Hugo, il film vede come protagonista un uomo sfigurato che diventa oggetto di macchinazione da parte dei Borgia. Pellicola che non si fa certo apprezzare per come è diretta né tantomeno per come è interpretata, ma almeno intrattiene senza annoiare, e questo è già un grande pregio.
Gabrius79: Ci troviamo di nuovo a saccheggiare idee all’estero e in questo film diretto da Bognetti troviamo la coppia De Sica-Finocchiaro che tiene sulle spalle una commedia d’impronta televisiva che in alcuni momenti risulta essere piacevole ma spesso e volentieri si lascia andare a momenti di noia. I due appaiono un po' più ingabbiati del solito ma sanno comunque dare il tocco giusto. Colica e Woods discreti. Resto del cast piuttosto anonimo ad eccezione di un Betti canagliesco.
Siska80: Famosa attrice trova l'amore in una cittadina e riscopre la magia del Natale. Sembra una fiaba a tutti gli effetti, ma a volte cose simili accadono davvero nella vita reale per cui la pellicola non suscita un grande interesse: certo, l'atmosfera di festa con le strade addobbate e piene di luci esercita comunque un certo fascino e la coppia protagonista è ben affiatata: stavolta, tuttavia, la gioviale e curiosa protagonista è messa in ombra dal personaggio di Matt (in particolare dal suo sorriso malinconico, ben reso dal bravo Michael Rady). Una volta lo si può anche vedere.
Piero68: Intenso dramma familiare diviso tra racconto della provincia americana e legal-thriller. In realtà l'aspetto legal è molto sottotono e le scene in tribunale al limite del ridicolo involontario. Meno male che almeno sul versante drammatico il film è ben costruito, anche se rispecchia tutti i topoi di genere: il figliol prodigo, quello ligio, il ritorno a casa per disgrazie, il vecchio amore della pubertà, un padre severo... Il gran cast leva senza dubbio parecchie castagne dal fuoco al regista, vista la sceneggiatura. Diversamente sarebbe un disastro.
MEMORABILE: In negativo: Il giudice alla sbarra interrogato dal figlio/difensore. Ne viene fuori una sorta di confessione intima che nulla c'entra col processo.
Deepred89: Prodotto da quella Rialto nota agli appassionati di krimi, l'ultima pellicola del celebre duo si mantiene su livelli dignitosissimi, compresa la performance dei due protagonisti, invecchiati ma sempre affiatatissimi. La componente infantile a tratti supera il livello di guardia, ma il film scorre spassoso e ritmato, con quel senso di fascinazione per i paesaggi western tipico delle regie di Hill, a cui fanno da sfondo cieli insolitamente plumbei. Buoni sentimenti (ai quali punta la riuscita OST di Donaggio), diverse battute azzeccate e scazzottata finale di quasi dieci minuti.
Maxx g: Non nutrivo grosse aspettative da questa "operazione nostalgia" dei Vanzina e invece tutto sommato, pur essendo quasi del tutto prevedibile, è un film gradevole. Certo, a far la parte del leone ci sono sempre "gli anziani" come Mattioli, la gradevole Serena Autieri, la Brilli e Salemme, che riesce nell'impresa di essere sopportabile. Purtroppo i giovani invecchiati non sono molto credibili ma riescono a cavarsela, con l'eccezione della vacua Martina Stella. Da segnalare un cameo di Mireno Scali, noto negli ottanta come sosia di Benigni.
Jdelarge: Ottimo film che mescola fantascienza, fantasy e distopia in maniera omogenea, presentando una straordinaria critica nei confronti dell'uomo. Probabilmente le scene d'azione e alcuni dialoghi ripetitivi rendono la pellicola poco fluida nel suo scorrimento, ma la storia è talmente bella e girata con perizia tale che si chiude volentieri un occhio. Finale eccezionale che porta inevitabilmente alla riflessione.
Fabbiu: Per i genitori quarantenni l'arrivo del secondo figlio è più un dramma che una gioia, pertanto la commedia è incentrata sul costante paradosso gioia/dramma che vorrebbe far riflettere sulle difficoltà di una generazione. Il duo protagonista è naturale, regge bene ogni scena, riesce a divertire e anche il resto del cast è in buona forma. Alcune gag sono azzeccate (l'impietosa musica classica a sostituire i vagiti dell'infante) e nonostante qualche cliché estetico e concettuale il film fila piuttosto liscio riuscendo a intrattenere bene.
Saintgifts: Difficile capire perché fu un insuccesso. È il De Palma di sempre, riconoscibilissimo, prevedibile e anche ripetitivo nel suo stile, che però non stanca; anzi, si aspettano i suoi virtuosismi, i suoi movimenti di macchina, le sue esagerazioni che sempre affascinano ed emozionano. Se c'è una critica da fare è per la parte che riguarda il processo. Parte importante nel contesto generale, girata però sottotono: nemmeno Freeman, da solo, può sostenerne tutto il peso. Motivato il suo pistolotto finale, ma mal proposto.
B. Legnani: Quasi incredibile contaminazione fra zorresco e western, in virtù di un saloon appena al di là del confine fra Messico e Stati Uniti (ma lo sceriffo non interviene mai? Esiste?). Ricco di "tòpoi" banali (candele tagliate dalle lame nei duelli e frasi come "Non può essere andato molto lontano!"), girato alla buona la prima (anche se i figuranti guardavano in macchina), recitato male quasi da tutti (si salva Dominici), con errori palesi (sentono musica e canti, ma manca ancora mezzora di strada all'arrivo) e con una protagonista che dimostra dieci anni in più del dovuto. Con generosità: *½
Maxx g: Spesso le commedie italiane degli ultimi anni hanno la tendenza a ripetersi, con i "buoni sentimenti" che alla fine vengono a galla. Questo film non fa eccezione, malgrado ci potessero essere i presupposti per qualcosa d'altro. Invece la prevedibilità la fa da padrona, col classico intruso, dapprima visto con diffidenza, che poco a poco conquista l'affetto di tutti. Si ride veramente poco e la vicenda scivola via veloce, lasciando un certo amaro in bocca. Papaleo si salva a stento, gli altri no.
Rambo90: Divertente commedia che sfrutta bene le doti per il nonsense di Celentano, guidato dal duo Castellano e Pipolo che affastella gag simpatiche senza però tralasciare di dare un minimo di costrutto alla storia. Il ritmo va veloce, il protagonista è in palla e la Moro si dimostra una spalla efficace per lui (oltre che bella). Il meglio sta comunque nella prima parte, quella più spensierata, prima che si faccia strada l'inevitabile storia romantica. Buono.
Markus: L’idea dei trenta/quarantenni stressati da una vita insoddisfacente che sono alla ricerca di una “svolta”, diciamolo subito, è un soggetto che già vent'anni fa aveva detto tutto; quindi, se la sceneggiatura è il trionfo del “già visto”, la pellicola regge essenzialmente grazie alla buona interpretazione del parterre d’attori e da alcune intuizioni che, soprattutto nella prima parte, scandiscono l’opera di ritmo e divertimento. Drastico calo di tensione nell'ultima parte del film; peccato.
Bruce: Western comico-avventuroso per famiglie. Nulla di reale, i buoni ragazzi scozzesi non si fanno mai male, ma il film è apprezzabile per il gran ritmo, il tono scanzonato, divertente, la regia precisa, l'allegra colonna sonora di Morricone. Così tra tanti pugni, mille colpi di pistola e qualche buona trovata, si arriva all'happy ending.
Didda23: Un'opera sostanzialmente riuscita che poggia molto sulla modernità dell'agire quotidiano, frutto di pulsioni immediate, evanescenti e superficiali con l'unico scopo di soddisfare il proprio individualismo che non cura l'altrui aspettativa. Immersa in un ragguardevole bianco e nero, la pellicola di Audiard si caratterizza per una buona regia e una sceneggiatura che sfrutta dialoghi ben scritti e scelte narrative spesso non banali. Il finale non convince interamente, nel mentre - invece - si apprezza la buona e sentita recitazione dell'intero cast. Autoriale, ma adatto a ogni palato.
MEMORABILE: Nora che viene presa in giro all'università perché scambiata per la sex worker Amber Sweet; L'arrivo del coinquilino; Le azzeccate location.
Capannelle: Fa simpatia la squadra di guardiani notturni che si frappone tra un esercito di mercenari iperaddestrati e il loro giovane bersaglio. All'inizio il gioco funziona, come è particolare l'ambientazione in un grosso centro commerciale. Il problema è quando il gioco si fa duro che il tutto perde credibilità e non riesce a guadagnare nuovi spazi di gioco né a far salire di tono i dialoghi.
Claudius: Dei film del Trio questo è il più riuscito e complesso; merito di una bella sceneggiatura e di comprimari di lusso (Catania, Picone, Fallisi), mentre dei tre il migliore è Giovanni (splendida la scena del bacio). Non più solo sketch legati ma una vera e propria storia, d'amore e d'amicizia, che in alcuni casi risulta anche commovente (la preparazione della cena sulle note di "Teorema" o la reunion). Piastrine, supermercati e San Bartolomeo, al contrario, sono i momenti comici migliori. Da vedere.
MEMORABILE: "Miliardi di piastrine perse per sempre"; La gag su Teorema di Ferradini; "San Bartolomeo qua lo aspetta".
Mcfly87: Capolavoro del cinema mondiale, di una bellezza senza tempo, annovera forse uno dei più imponenti ed importanti cast di tutti i tempi, tra mostri sacri e attori in stato di grazia. Dalla regia alle musiche, dagli scenari ai personaggi al montaggio, tutto è collimato a tal punto da creare una vera e propria Bibbia del cinema. Alcune scene rimangono indelebili nella mente dello spettatore, altri minuziosi particolari si apprezzano nelle successive ed instancabili visioni, dove magari una mano tremante, una frase, uno sguardo divengono poesia.
MEMORABILE: Un giorno e non arrivi mai quel giorno, ti chiederò di ricambiarmi il servizio, fino ad allora consideralo un regalo per le nozze di mia figlia.
Skinner: Film che verrà ricordato per l'oscar alla Bullock (brava, ma non so fino a che punto meritasse un simile riconoscimento) e poco più. La storia è una classica ascesa da self-made-man in un contesto di esaltazione dell'american way of life, pieno di mielosità, senza troppo peso o articolazioni complesse e difficoltà proprie della realtà. Hancock, come nel film gemello "Un sogno, una vittoria", conferma la sua visione del genere sportivo come "luogo" favolistico-utopistico e come mezzo per la realizzazione massima di una morale edificante.
Piero68: Per capire perché è il terzo incasso cinematografico di sempre bisogna guardarlo in 3D. Il regista fa davvero un ottimo lavoro regalando riprese+effetti speciali veramente spettacolari. E credo che a un film del genere sia inutile chiedere di più, anche se questa volta ho trovato più ferrata pure la sceneggiatura. Nonostante il plot principale unico ci sono diverse finestre che si aprono, durante il tragitto. Inutile commentare la scarsa verve recitativa dei singoli, che trova in Downey il meglio del pacchetto.
Daniela: Una squadra di 12 sabotatori norvegesi, 11 vengono catturati ed uccisi dai nazisti che occupano il paese, il superstite tenta di raggiungere la neutrale Svezia... Da una vicenda realmente avvenuta, una tesissima caccia all'uomo che è anche un inno alla capacità di sopravvivere in condizioni estreme e alla solidarietà pur a rischio della vita, in quanto il protagonista, interpretato da Gullestad con grande intensità, viene aiutato dai suoi connazionali con una "staffetta" umana che lo trasforma nel simbolo della resistenza contro l'invasore. Film a tratti convenzionale, ma forte, emozionante.
MEMORABILE: Il tentativo "mimetico" di attraversamento del confine.
Piero68: Nonostante la mediocrità della pellicola un insegnamento almeno lo si può trarre, e cioè che se a uno dei peggiori fisici di Hollywood è dato di interpretare il ruolo di bodyguard e se a una Houston è dato di fare l'attrice allora vuol proprio dire che nel mondo del cinema non esistono limiti alla decenza. Sceneggiatura semplicistica con un cast mai all'altezza, colonna sonora ossessivamente della Houston e regia quasi televisiva. D'altra parte Jackson è prestato dal prodotto del piccolo schermo. Eppure all'epoca fu un successo.
Daniela: Con l'aiuto di un indiano e di un bandito pentito, un reduce nordista della guerra di Secessione si mette sulle tracce di una banda di predoni ex confederati che hanno rapito la sua fidanzata dopo averlo quasi ammazzato... Western senza infamia e senza lode: poco coinvolgente nonostante il soggetto, pieno di stereotipi e superficiale nel disegno dei caratteri, per cui non emerge dalla routine del genere. Niente da segnalare neppure sul fronte degli attori che, poco sorretti dalla sceneggiatura, offrono prestazioni dignitose ma piuttosto incolori oppure risultano sotto-utilizzati.
Rambo90: Un agente speciale al suo primo giorno in una wire room si ritrova a dover proteggere il sorvegliato da poliziotti corrotti. Tutto molto basico e anche poco spiegato, mero pretesto per inscenare il classico action on demand. La prima parte è noiosissima, con poca azione e dialoghi tremendi, già sentiti e in alcuni casi involontariamente ridicoli. Come è quasi comico Willis agente ubriacone che purtroppo sembra ormai altrove con sguardo e mente. Dillon si impegna invece, ma non lo aiutano sceneggiatura e physique du rôle. Finale almeno movimentato.
Deepred89: Un bel soggetto con cinque firme di prima categoria (Continenza, Fulci, Steno, Scola e Sordi) non trova la giusta valorizzazione in una sceneggiatura che si limita a una corretta ma convenzionale parabola di uno scettico di professione che si ritrova a sperimentare il paranormale in prima persona. Regia corretta, fotografia corretta, Sordi corretto: nulla che vada oltre le previsioni per un'ora e mezzo che non dispiace ma priva di qualsivoglia slancio o lampo di genio (se si eccettuano un paio di cose: si legga sotto). Finale in discesa.
MEMORABILE: Gli orgasmi femminili al programma di Pippo Baudo; "Sa che cosa ho notato? Che i popoli che ridono di più sono quelli che c'hanno meno da ridere".
Rambo90: Probabilmente uno dei punti più bassi in assoluto per questo genere di film. Pochissima azione (con scene intere riciclate dal precedente capitolo per fare minutaggio), trama praticamente identica al già non brillante prototipo e personaggi che cambiano schieramento senza vere motivazioni. Il cast si impegna davvero poco, con Metcalfe promosso a eroe mentre Willis usa le ultime briciole del suo carisma per lo più steso su un letto o legato a una sedia. Messa in scena poverissima.
Pinhead80: Sembra che fosse necessaria una specie di risposta femminile al film Una notte da leoni. Il problema è che si è cercato di imitare cercando di non farsene accorgere e questo è stato forse l'errore più grosso. Altra pecca è stata la durata (due ore di film), che ha portato ad allungare il brodo. Alcune scene sono riuscite bene (il viaggio in aereo e quella nel negozio di abiti firmati), ma la sensazione è quella di pellicola fatta apposta per avere dei seguiti (ovviamente in caso di risposta positiva al box office).
MEMORABILE: Un particolare utilizzo del lavandino...
Siska80: Pellicola molto drammatica e poco sentimentale, se si considera che affronta l'elaborazione del lutto da parte di una giovane che non riesce a superare il dolore. La trama è piuttosto esile e per questo viene rimpolpata da drammi familiari che riguardano il passato; l'atmosfera che si respira è pesante, il personaggio della protagonista troppo serioso (per i motivi di cui sopra), il finale agrodolce una sorta di forzatura. Bravi Reinhart e Abrams, ma ciò ovviamente non salva il film da un giudizio inclemente.
MEMORABILE: La notte di sesso priva di sentimento.
Gabrius79: Gennaro Nunziante cerca di plasmare questo film nel segno di un esordiente Fabio Rovazzi. Certo non sta dirigendo Checco Zalone, peró riesce in qualche maniera a dirigere un film piuttosto piacevole, nonostante le acerbe doti di attore di Rovazzi. I momenti divertenti non mancano (infarciti con una timida storia d’amore) e spiccano se non altro una buffissima Rosy Franzese (la piccola sorellastra) e un carismatico Alessio Giannone (il coinquilino), che forse avrebbe meritato più spazio. Ironica presenza di Barbara D’Urso.
Lupus73: Branagh continua a percorrere il sentiero del giallo classico di Agatha Christie misurandosi con lavori notevoli del passato. A differenza dell'Orient Express qui il risultato appare più tiepido nella resa della sceneggiatura (con un ottimo cast ma non così stellare), mentre la fotografia e la resa scenica, pur essendo molto curate, a causa dell'eccessiva digitalizzazione rendono troppo fredda e pulita la scena e in tutti i sensi: non una goccia di sudore in pieno Egitto, nessuna macchia, nessun fazzoletto per asciugarsi la fronte: dettagli non perdonabili, per una regia del genere.
Jandileida: Film dall'ampio (anche troppo) respiro: le incomprensioni tra un padre e un figlio con sullo sfondo una vicenda giudiziaria che li riavvicinerà. I topoi della grande produzione americana ci sono tutti: solide interpretazioni, confezione molto curata, pochi cali di ritmo. Poi c'è il rovescio della medaglia: una storiella d'amore attaccata senza senso che appesantisce il film, troppe scene madri, la solita inevitabile ricomposizione di tutte le rotture. A farla da padrone sono comunque Downey jr. e Duvall, che si sfidano e si vogliono bene con classe.
Giacomovie: Con 4 episodi di diversa riuscita (voto 5 ai primi due, 7 agli altri), Sordi tenta l’analisi dei cambiamenti di costume sulla morale pubblica. Il risultato è incompiuto sia dal lato della satira sociale che dell’umorismo, ma nonostante il poco rilievo il film non annoia. Il miglior episodio è l’ultimo, che irride la tendenza a far passare per artistica qualsiasi cosa, anche un’esplicita scena hard in cui un'attrice si convince ad offrire le sue grazie posteriori. Erotismo non eclatante ma sempre presente in dialoghi ed immagini di contorno. **!
Kinodrop: Il senso della memoria, che da una parte conserva e dall'altra dissolve proiettando un'immagine provvisoria del sé, permea questo lavoro di Batra, che conserva nel suo procedere e nell'articolazione psicologica l'origine letteraria del film. Difficile rendere visivamente l'oscillare tra presente e ricordi giovanili che qui, a volte, è ben funzionale, altre invece meccanico ed eccessivo. Molto inglesi la confezione e la "flemma" narrativa che asseconda la lenta rielaborazione dell'anziano protagonista interpretato con grande espressività da Jim Broadbent.
Ale56: Disaster movie: un film parodia diretto da... aspetta cosa.... torniamo indietro... un film PARODIA diretto da...? Disaster Movie è una parodia tanto quanto Troll 2 è un horror. Disaster Movie è una rassegna di personaggi che si presentano con nome e cognome, dicono qualche battuta e se ne vanno. Alcuni personaggi escono fuori dal nulla (che ci fanno J.T. e Jessica Simpson ad una festa di compleanno e Kung Fu Panda ad un museo?). Si cerca di parodiare troppo senza cavarci niente. Mi dispiace, è divertente ma come qualità filmica siamo sotto allo zero.
MEMORABILE: La canzone cantata da [f=10285]Alvin[/f], la parodia di [f=8334]High School Musical[/f], [f=8244]Suxbad[/f] e la canzone finale.
Rufus68: Uno dei decamerotici almeno passabili. Le astuzie per cogliere il fiore delle mogli e delle pulzelle si sommano (con le dovute cautele!) alla struttura della commedia plautina, fra scambi di identità ed equivoci sessuali. Meno grassoccio del previsto, anzi garbato in alcuni snodi e con due protagonisti di sicuro mestiere. Qualche piccola zampata qua e là (l'incontro con Dante cui si suggeriscono alcuni luoghi del poema), il ritornello comico (i due sicari) e un andamento gradevole. Ma sì, due pallini.
Galbo: Tratto da un romanzo di Mario Desiati, Il paese delle spose infelici è il primo film di Pippo Mezzapesa, un regista decisamente promettente e capace di illustrare un significativo "spaccato" della vita di alcuni adolescenti pugliesi, sospesi tra il gioco e le prime (dure) esperienze di vita. Una regia efficace e capace di dirigere un gruppo di volti giovani, assolutamente credibili nei loro ruoli. Il limite è quello di una storia poco articolata ma il film merita decisamente la visione.
Paulaster: Inizio con ritmo, divertente, dove la storia sembra promettere bene con accenni alla Landis. Poi la trama mostra la corda e la seconda parte è pasticciata per una chiusura che arriva al farsesco e al teatrale. Personaggi sopra le righe (reverendo, procuratore e sindaco) o discreti (Hanks e Freeman che sembra il sergente Foley) per descrivere scenari di interesse newyorkese abbastanza risaputi. Una grande bolla di sapone diretta coi sempre ottimi piano sequenza a cui si presta la faccia sorniona di Willis.
Daniela: Dopo aver disertato dall'esercito confederato, un contadino raduna attorno a sé un piccolo esercito, composto da soldati stanchi di combattere per i latifondisti, coltivatori depredati dei loro raccolti, schiavi fuggiaschi... Bel soggetto ispirato ad un episodio storico, esemplare per quanto controverso, del periodo più sanguinoso della Guerra Civile americana. Il film non manca di momenti epici ed anche emozionanti, ma è appesantito da una sceneggiatura didascalica e da una regia che troppo si affida al carisma indubbio di McConaughey. Buono, certo interessante, ma poteva essere ottimo.
Faggi: Tratto - come il film di Pabst - da due drammi di Wedekind. Borowczyk ha una visione meno languida e misteriosa del personaggio di Lulu e della sua carica erotica eversiva: controproducente tentare paragoni col predecessore interpretato dalla divina Louise Brooks. La quasi sempre nuda Anne Bennent è qui un demonietto saltellante; magnetico e funesto, senz'altro, ma più vicino a una figura da commedia dell'arte erotico-mortuaria; anche i luoghi, la regia e i serrati dialoghi sono di suggestione teatrale. Il risultato è espressivo quanto basta.
MEMORABILE: Nello studio del pittore Schwarz (Michele Placido); Nella casa-tugurio dove Lulu si prostituisce; Udo Kier (uno strano Jack lo squartatore).