Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Caesars: Luciana Littizzetto è personaggio simpatico che riesce a dare il meglio di sè in televisione, ma anche in questa sortita su grande schermo l'effetto è migliore di quello sortito da tanti colleghi di cabaret che si cimentano in imprese similie. La trama ovviamente non è grande cosa ma il raccontino fila via liscio, riuscendo anche a divertire e lasciandoci con un sua morale. Nel non troppo esaltante panorama italiano di questo millenio il film di Costantini non è certo tra i peggiori. Si può vedere.
Disorder: Insolito e sottovalutato gangster-movie, sospeso costantemente tra farsa e tragedia. I due protagonisti in qualche modo vivono la vita come un continuo gioco d'azzardo: finché si vince si va avanti (e pazienza se i dadi, o la monetina in questo caso, sono truccati..). Ma a un certo punto la posta è talmente alta da rimanere scottati. Irripetibile l'alchimia fra Belmondo e Delon, due autentici istrioni. Peccato solo per il ritmo (un po' troppo blando nella seconda parte), ma rimane comunque un gran bel film.
Domila1: Poteva essere un film memorabile, dato il particolare incontro. Invece bisogna accontentarsi di una commediola con trama già vista e il personaggio di Bud Spencer che è una sorta di Piedone “vorrei ma non posso”. Eppure, visto che di momenti buoni ce ne sono, sarebbe bastato poco per produrre qualcosa di più interessante: eliminare molte scene con l’insopportabile famiglia di Spencer, ad esempio, o aumentare quelle con i soli Spencer e Milian, che sono i momenti più vivaci. Buono Lawrence come cattivo.
MEMORABILE: La scazzottata finale, con Milian che le prende più volte da Spencer.
Galbo: Robert Aldrich è un regista dal solido mestiere e lo dimostra in questa pellicola che, pur non essendo un capolavoro, si rivela un solido action, ben orchestrato ricco di ritmo e tensione assolutamente godibile. Il merito è della regia ma anche di una buona sceneggiatura e di un nutrito ed assortito cast di ottimi attori che danno vita a personaggi. La durata non indifferente non nuoce affatto al film che si vede con piacere fino in fondo.
Nando: Il commiato del grande Alberto Sordi con una malinconica commedia incentrata sull'innamoramento in tarda età che non ha il successo sperato. Sordi si comporta dignitosamente mentre Valeria Marini, deludente, interpreta la classica parte dell'ingenua svampita. Apparizione per la Faldini e nel complesso un'occasione mancata, nonostante le buone intenzioni.
Katullo: Forzatissima idea di riproporre i due pesi massimi De Niro e Pacino in una caccia al cattivo seriale diretta male e sceneggiata peggio. Volgarità gratuita non solo nell'ostentato linguaggio (la Gugino collega-oggetto aggiunge solo squallore), cast poliziesco di tutto rispetto ma piegato alla corte dell'accoppiata di sbirri decadenti, abbrutiti per il solo gusto di farlo. Eppure il Gere di Avnet era riuscito a colpire nel segno con elegante tensione, almeno. In questo caso meglio fingere che Heat sia stato l'unico set in comune, nemmeno la tentata inversione del finale funziona.
Myvincent: Un giovane qualunque (per di più gravemente ammalato) per caso diventa un killer capace, giocando con tutto l'azzardo tipico dei principianti. La Cavani si conferma regista talentuosa raccontando un noir internazionale con stile inequivocabilmente italiano. Tra affreschi e interni palladiani si aggira, felino e a suo agio, un John Malkovich al solito accattivante. Un "ibrido" rappresentativo di una certa classe.
Fabbiu: Ho visto questo film perchè incuriosito dall'assurda coppia Spencer-Alt. La venatura fantastica (la sfida tra l'angelo e il diavolo) non basta a rendere interessante il soggetto, troppo spento e riciclato. E se la pubblicità della pellicola puntava tutto sulla grande Carol Alt, questa si scopre servire a molto poco. Non ci sono scazzottate degne di Bud, tantomeno gag efficaci. Qualche battutina leggera leggera, un simpatico ma ripetitivo motivetto sonoro e un carino stile tipico dell'America di inizio anni '90. Spencer è tuttavia un bravo attore.
Reeves: Certo non è un film straordinario, ma va visto come una sorta di "prova generale" da parte di Pietro Francisci per abbandonare le legnosità del vecchio cinema storico e planare verso la fantasia al potere che da Le fatiche di Ercole in poi porterà avanti come paradigmi per il cinema mitologico. Grandi attori un po' sprecati (Quinn sopra ogni altro), ma nelle seconde linee già si scorgono Mimmo Palmara e Furio Meniconi, destinati a diventare tra i volti piu presenti del peplum.
Claudius: Commedia natalizia leziosa e sdolcinata all'ennesima potenza. La storia non offre niente di particolare a parte buoni sentimenti e belle ambientazioni. Si salvano poche cose, come ad esempio la scena iniziale e l'interpretazione dei due Evigan (padre e figlia nella vita reale), soprattutto di Greg. Evitabile, anche se a Natale può starci (se non si pretende troppo).
Galbo: Tra i meno riusciti western del maestro John Ford, questo film è la storia di una missione nel territorio degli indiani Comanches effettuata da un esperto sceriffo e un giovane ufficiale dell'esercito. Il film che ha il suo punto di forza della contrapposizione tra i personaggi principali (e nell'ottima prova dei protagonisti) patisce un certo eccesso verbale che va a scapito dell'azione. Molto buona la fotografia come sempre nei film di Ford.
Daniela: Trasposizione fastosa per quanto riguarda il dispiego di mezzi e l'impiego di comparse, ma resa mediocre da una sceneggiatura da banale fotoromanzo, dialoghi insulsi, personaggi privi di spessore quasi sempre affidati ad attori inadeguati al ruolo. Il risultato è una patacca indegna della regia dell'esperto Wise, indigesta come una peperonata, in cui l'infedeltà al testo omerico è in fondo il male minore, dato che gli unici momenti sopportabili sono quelli in cui i personaggi sono figurine da diorama che battagliano con il sottofondo della colonna sonora di Max Steiner.
Rigoletto: Buon western italiano firmato da Tonino Cervi che sembra precursore de Un esercito di cinque uomini. Bud Spencer è ancora assai grezzo ma nel film non adotta lo stile che lo renderà tanto famoso successivamente. Le belle musiche, la fotografia e un cast affiatato rendono questa pellicola ben più che accettabile.
MEMORABILE: Bud che stritola un bicchiere usando la mano dell'avversario.
124c: Albert, il figlio adottivo di Charles Ingalls, vorrebbe studiare per diventare un dottore, ma durante una visita col padre a Walnut Grove scopre d'avere un male incurabile che lo poterà presto alla morte. Primo di tre film tv prodotti da Michael Landon per chiudere l'epopea de La casa nella prateria. Per quanto lacrime e fazzoletti si tirino fuori, il film tv non si riduce all'agonia del giovane costretto a letto. Si preferisce puntare su scene dove Albert si fa coraggio e prova a vivere come sempre. Strano non vengano utilizzati flashback.
Saintgifts: Se si toglie quel po' di patinatura dei western RKO di questo periodo, "Gli avvoltoi" non è niente male. La trama è ricca e, oltre ai cattivoni della banda, ci sono anche due donne innamorate dello stesso uomo e la redenzione di una delle due. C'è la corsa per la conquista di un pezzo di terra in Oklahoma e città che diventano fantasma. La regia non la chiamerei di maniera, ma sicura nel trattare il genere e il film è piacevole fino alla fine. Buone riprese e anche ricercate, gli attori se la cavano dignitosamente. C'è il solito divertente Gabby.
Galbo: Un ottimo regista come Robert Aldrich realizza uno dei film più deludenti della sua carriera, una commedia western veramente mediocre. Nonostante gli illustri nomi impiegati nel cast (da Martin a Sinatra a Bronson), il film non decolla mai e non centra il bersaglio nè della comicità nè dell'azione.
Hackett: Solido film biografico dove la sicura mano di Eastwood porta parzialmente in luce una delle figure più potenti ed enigmatiche del '900 americano. La narrazione è avvincente e le interpretazioni azzeccate. Restano sullo sfondo alcuni momenti cruciali (gli omicidi Kennedy e King) privilegiando i lati più intimi e personali come il rapporto viscerale con la madre. Interessante.
Panza: In tempo record (ottobre 2020) esce questa commedia incentrata sul lockdown vissuto appena qualche mese prima. Non ci aspetti alcuna intelligente ironia sull'immane evento, sostituita da una trita commedia salottiera a base di corna reciproche. Greggio dà del suo peggio, Memphis spompatissimo, Martina Stella non pervenuta, mentre alla Minaccioni almeno si può concedere l'onore delle armi. Sconfortante la regia che si appoggia a lunghissime inquadrature statiche. Pessimo il monologo "serioso" di Greggio che tenta di dare un tono più serio all'insieme.
Pigro: Il principe non cerca moglie, ma tanto sappiamo già come va a finire, considerando che in viaggio in America troverà una bella ragazza con cui dover lavorare. Scordatevi toni da commedia o comicità o appunti sociali: siamo in pieno film natalizio, che risponde ad altri canoni, narrativi ed estetici. Che tuttavia qui sprofondano nella melassa e nell’incosistenza: non c’è uno spunto originale o quantomeno stuzzicante, ma solo il noioso procedere verso le tappe prevedibili e previste dello script natalizio.
Siska80: French ricicla un tema caro a Landon (che aveva una fissazione per gli episodi natalizi), ma stavolta manca la famiglia Ingalls al completo; il personaggio di Isaiah non è incisivo, paterno e simpatico come quello di Charles, che da solo bastava a riempire lo schermo; la storiella fatta di dolore e buoni sentimenti è di una pochezza sconcertante. La MacGregor (morta nel 2018 a 93 anni) fece bene a rifiutarsi di partecipare ai tre film post produzione, assolutamente superflui e fuori luogo.
Fabbiu: Una valida rivisitazione moderna di idee ormai classiche, per un determinato tipo di fantascienza. L'animazione computerizzata è azzeccata nel ricreare, oltre alle bellissime ambientazioni, la protagonista - macchina (da guerra) ma anche donna - risaltandone il distacco e la diversità dal resto del contesto in cui si muove per buona parte di film, donandone al contempo anche una espressività notevolmente convincente. Sul lato trama e personaggi però non tutto è fluido e non molto giovano gli elementi lasciati aperti nel preventivare i futuri sequel.
Homesick: Cappa e spada con più difetti che pregi. I difetti soffocano sceneggiatura e regia, privandole di ritmo, reale spirito avventuroso e avvincenti scene d’azione; i pregi si limitano alla fotografia di Bitto Albertini dai colori acquerellati come in una cartolina d’altri tempi e al tono ironico con cui si allude all’Italia ridotta a terra di conquista all’epoca di Carlo V. Ridottissima la presenza di Gianna Maria Canale e insignificante il protagonista John Derek a dispetto del doppiaggio di Enrico Maria Salerno.
MEMORABILE: L’Infanta Caterina (Canale) che parla scherzosamente di Cristoforo Colombo.
Daniela: Immancabile istant-movie ad un anno dall'uscita del capolavoro di Fellini con Totò e Peppino nei consueti ruoli di provinciali presi nel vortice della grande città con tutte le sue tentazioni che poi si riducono ad una sola: le belle donnine. Certo la coppia ormai è molto affiatata ed il meccanismo comico con Totò più scafato e Peppino vittima funziona però la sceneggiatura è più lasca e sfilacciata del solito: più che un film, un mero pretesto per legare insieme alcune gag più o meno riuscite, talvolta specchio dei vizi nazionali.
Puppigallo: Fantascienza che non aggiunge nulla di nuovo nell'ampio panorama del genere, compreso il finale, che si avvale di qualcosa che è stato comunque già sfruttato e impostato un po' meglio (qui scivola quasi nel fantasy). Di originale alla fine ha solo l'antipatia della protagonista, che fa enormi danni, insulta, mette tutti egoisticamente in pericolo, resettando e continuando nella sua ossessione. Anche il fatto che i cacciatori di UFO siano una sorta di emarginati non è certo cosa nuova (e persino un po' discriminante). Si può comunque vedere, ma si dimentica con una certa rapidità.
MEMORABILE: "Non siamo soli". "Eppure tuo padre è così che è morto, solo"; "Sei soltanto un vecchio zoppo"; Newton.
Jaspers: Dopo la precedente, deludente prova, Jalali si rimette grintosamente in gioco con ciò che sa fare meglio: mostrare le vite degli sventurati. E dall'Iran si passa al Nord America, in una riserva indiana dove una famiglia, già segnata da povertà e alcolismo, riceve una notizia sconvolgente; ma è solo l'inizio... Dolente fotografia di un paese che pure ai giorni nostri pare arretrato di secoli, dove il "civile" uomo bianco squadra con altezzosità i "selvaggi", ai quali il semplice diritto alla vita sembra da sempre negato. Quasi un film muto, lancinante nei suoi silenzi. Guardatelo.
MEMORABILE: Il maggiore spiega la prassi; Come ottenere due lattine se non si hanno soldi; Il cane e il fucile; Raymond spastico; Cinghiate; Il funerale.
Galbo: Non conosciutissimo, questo western di è un'opera rilevante, che si inserisce a pieno titolo nella corrente "revisionistica" del genere che riguarda sia il rapporto tra uomini bianchi e nativi sia il filone ecologista contro la caccia (o la strage) delle mandrie di bisonti. Una bella sceneggiatura imperniata sul contrasto tra i personaggi che portano avanti le due anime del film; fotografia impeccabile che rende al meglio i panorami del Dakota; efficaci interpretazioni sia dei due protagonisti (specie Taylor) che dei comprimari. Da vedere.
Daniela: Difficile rinvenire la mano di Ida Lupino nella regia di questo film edificante che racconta gli anni trascorsi da due ragazze di buona famiglia in un collegio privato gestito da suore, punteggiati da innocenti marachelle e qualche momento più intimistico. Russell, da grande attrice qual è, veste con autorevolezza ed umanità i panni della madre superiora, e qualche gag risulta abbastanza simpatica, ma Hayley Mills, stucchevole come in quasi tutte le occasioni, fatica a rendere credibile l'evoluzione del suo personaggio.
Ale nkf: Mi ha davvero stupito. Dopo gli ultimi insuccessi del trio sinceramente non mi aspettavo un grande performance, invece le vicende si intrecciano molto bene e le gag non mancano. Tutto funziona al meglio, nessun battuta scontata o volgare e le apparizioni della Maionchi sono memorabili grazie alla sua innata comicità. Un buonissimo prodotto.
Rambo90: Interessante anche se già visto (lei chiude in cantina un uomo che forse è stato il suo stupratore durante la seconda guerra mondiale), costruito con una discreta tensione anche se mal confezionato (molte inquadrature tirate via, spesso mal fotografate). Si lascia guardare, con una Rapace intensa e un Messina perfettamente in parte a fare da contraltare ragionevole della coppia, mentre Kinnaman passa il film quasi sempre imbavagliato. Il finale sgonfia le attese confermando una scrittura poco originale, ma nel complesso non è male.
Capannelle: In questo sequel l'originalità è volutamente bandita, i personaggi rimangono bidimensionali e vediamo pure dodici geni giocare a football americano con gli occhiali da sole. Ma il cast funziona e la regia sa fare il suo sporco lavoro offrendo scene aeree montate alla perfezione. Scene didascaliche, che giocano sempre sugli stessi effetti visivi e sonori ma che le emozioni le danno. In mezzo a tutto un tocco di umiltà (il nemico è tecnologicamente avanti) e qualche sequenza che non avremmo voluto vedere tipo Pete e il figlio di Goose che sulla neve si rinfacciano di essersi salvati.
Tomastich: L’epopea del grande west rivisitata in chiave Zemeckis & co.: è questa la nuova sfida che chiude la più importante trilogia degli anni ’80. Tanto citazionismo patriottico americano unito alla solita sfacciataggine e simpatia di Doc e di Marty Mc Fly. Ancora gli incroci temporali sono protagonisti del plot di questo terzo capitolo… alla conquista del future or past world.
Capannelle: Due cose danno veramente noia: la scrittura didascalica e ostentativa che già dai primi venti minuti fa capire quanto leggera sia la grana di quet'opera. E la solita tecnica del colpo di scena ripetuto ma sempre più appiccicato con lo scotch (lettralmente). Detto questo, i due protagonisti tengono il film a galla, ci sono sequenze interessanti (l'escalation con l'orientale) e caratteristi ben dosati (McRaney, Brown e Martinez). Come ritmo non ci si può lamentare e ovviamente l'appeal di una Robbie assai eclettica non accenna a svanire.
Siska80: Durante il periodo natalizio una tempesta "magica" stravolge la vita di un gruppo di persone: nonostante la premessa surreale, il film si segue con un certo interesse non soltanto per le vicende private dei protagonisti principali quanto, soprattutto, per la bravura del cast che dà all'intreccio una parvenza di realismo. I dialoghi sono in genere vivaci e si sorride, di fronte a certe situazioni grottesche; ideale per svagare la mente.
Lovejoy: Discreta pellicola che miscela abilmente il dramma con la commedia. Buona mano di Musu in cabina di regia, con un ritmo piacevole, personaggi ben delineati e interpreti bravi davanti la macchina da presa. Forse non sarà uno dei migliori del grande comico ma si segue piacevolmente.
Jurgen77: Ottimo film bellico relativo alla prima guerra mondiale. Superbe le riprese aeree e le scene sui campi di battaglia. Forse un po' ampollosa la relazione tra il bello, ribelle e famoso pilota e la contessa. Ottimi anche gli attori di contorno e, sicuramente, budget elevato a disposizione. Film bellico canonico che sicuramente piacerà agli amanti del genere "vecchio stile"...
Tarabas: Come spesso è accaduto nella loro carriera cinematografica, a uno spunto interessante non segue poi uno svolgimento all'altezza. L'idea di un ospizio all'interno di un luna park in disuso era interessante, poi però il film si risolve in una serie di gag già viste, di camei di personaggi storici del passato del trio o, addirittura, di filmati di repertorio. Con tutto l'affetto, non si può dire che sia un'operazione riuscita.
Faggi: Commedia dal sano umorismo e dal brioso dinamismo. La leggerezza gioca tutta la partita; leggerezza che tratta con spigliatezza un tema sdrucciolevole. La fattura ha l'evidenza della consapevolezza e della sincerità. Non manca qualche passaggio arguto. Bravi gli attori. La musica è curiosa; e c'è anche una versione (ben usata, in una scena che sembra sbucata da un erotico all'italiana) di "Africa" da un Toto Cutugno immerso nelle sonorità settantiane. Niente di imperdibile: il prodotto è consumabile come fugace intrattenimento; ma cosa importa?
Cotola: Avventuroso firmato da Mann che stavolta sforna un film non brutto, ma non certo all'altezza dei suoi capolavori. La storia è abbastanza variegata nei suoi sviluppi narrativi, mentre l'aspetto più interessante è sicuramento il ritratto del protagonista (un po' avventuriero ma anche pieno di ideali nobili) che incarna pienamente lo spirito americano ed in questo caso anche pioneristico: e così passa dall'individualismo all'altruismo, dalla voglia di famiglia a quella di girare il mondo in modo solitario. La notevole lunghezza (quasi due ore e mezza) non influisce sulla fruizione dell'opera.
Myskin69: Pur situandosi all'interno di un genere ben codificato, con i suoi stereotipi e dai precisi limiti come il thriller spionistico (qui con connotazioni ecologiche), il film ha il merito di chiarirci diverse realtà poco conosciute, a cominciare dalle attività delle società spionistiche private al soldo delle grandi multinazionali. Questo è il maggiore merito di un buon film, ben fatto, dal messaggio coraggioso ma non troppo...
Ryo: Mi aspettavo molto di più dal regista della trilogia di Men in black e Wild wild west. Deludente commedia con una trama banalissima e scontatissima sulla "redenzione" di un multimiliardario così preso dagli affari da trascurare la famiglia. Che trama originale... Il gatto in CGI è orribile, le battute e le gag sono tristi, mancano totalmente ironia o tocchi brillanti. Non capisco come ci siano finiti dentro Kevin Spacey e Christopher Walken...
Rebis: Come si risolve una crisi familiare? Liberando Mothra, scongelando Ghidorah, scatenando Rodan. E aspettando che Godzilla rimetta le cose a posto. Family drama galoppante, proiettato nello scontro fra Titani con annessa rinascita filiale (Mille Bobby Brown, sempre più intrappolata nel personaggio di Eleven) non sempre a scanso di retorica. Lo show comunque è mastodondico e non dà tregua: si ghigna di soddisfazione o si applaude il gigantismo. Più complesso di Kong: Skull Island e meno sofisticato nella messa in scena di Godzilla, un monster movie iperbolico e totalizzante.
MEMORABILE: Mothra che dischiude le ali sotto le cascate del Niagara; L'atomica che esplode nella città sommersa; L'urlo di Ghidorah davanti al crocifisso.
Smoker85: Pellicola costruita interamente sulla bravura di Samuel L. Jackson, il quale fa del suo meglio per reggere la storia. Il protagonista è un allenatore che tenta di inculcare ai suoi ragazzi non solo le regole per giocare a basket, ma anche quelle per evitare di gettare le proprie vite dandosi alla delinquenza e alle futilità. Storia retorica, cast abbastanza anonimo totalmente sovrastato da Jackson, che sembra persino troppo bravo per un filmetto del genere. Non originalissimo, ma gradevole.
Puppigallo: La buona notizia è che le sceneggiature ormai le possono scrivere tutti, anche durante il sonno (persino nella fase REM, dove già si sogna). La cattiva è che il risultato non può che essere piuttosto deprimente. Se questo è il futuro della commedia, rivoglio il passato. Nulla da dire sugli attori, che fanno quello che il copione gli offre; e qua e là, grazie soprattutto a Papaleo, si sorride (il suo disagio per la situazione è ben reso dalle espressioni). Ma con così poca benzina, a rigor di logica la pellicola sarebbe dovuta durare il tempo di un cartone dei Simpson...e non un'ora e trenta.
MEMORABILE: Il dottor Trombhouse; Nella recita dei bambini Lucignolo lo fa il cinese Zang; e il padre dell'escluso: "Sì adesso Pinocchio aveva un amico cinese..."
Paulaster: Diversi periodi nella guerra balcanica vissuti da coppie differenti interpretate però dagli stessi attori protagonisti. Si lasciano intendere molti significati, le ambientazioni raccontano più dei singoli. Non cruento, con la violenza lasciata da parte, ma le cicatrici restano eccome. L'intento è mostrare una nota di speranza, anche se nella realtà i focolai restano ancora sepolti appena sotto la superficie. La Lazovic è nettamente più espressiva e mette in luce le differenze nella recitazione del duo.
MEMORABILE: Nel secondo episodio: lei che non lo bacia; Nel terzo episodio: la festa.
Daniela: Trasposizione fastosa per quanto riguarda il dispiego di mezzi e l'impiego di comparse, ma resa mediocre da una sceneggiatura da banale fotoromanzo, dialoghi insulsi, personaggi privi di spessore quasi sempre affidati ad attori inadeguati al ruolo. Il risultato è una patacca indegna della regia dell'esperto Wise, indigesta come una peperonata, in cui l'infedeltà al testo omerico è in fondo il male minore, dato che gli unici momenti sopportabili sono quelli in cui i personaggi sono figurine da diorama che battagliano con il sottofondo della colonna sonora di Max Steiner.
Herrkinski: La storia di una cicciona che si ritrova attratta da un serial-killer di ragazzine, responsabile della scomparsa di alcune sue coetanee che la bullizzavano. Curiosa riflessione sul bullismo e sul body-shaming, principalmente perché la regista sembra quasi bearsi nel mostrare in maniera insistita l'obesa protagonista in lingerie o seminuda; interessante invece il rapporto vagamente morboso con l'assassino, purtroppo non approfondito a dovere, a favore di un finale più politically-correct. Resta un lavoro non pienamente riuscito, pur con qualche sequenza interessante e una brava Galán.
Lovejoy: Praticamente non fa mai ridere. Si concentra su diversi film o telefilm (tra gli altri, naturalmente, Jurassic Park e La Famiglia Addams) e vengono messe in piedi patetiche scenette dove succede qualsiasi cosa che "dovrebbe" mettere in condizione lo spettatore di sganasciarsi dalle risate. Il guaio è che ottiene l'esatto contrario. Ovvero, lo spettatore si mette a piangere nel vedere certe cretinate. Calà è al suo peggio e il resto del cast non è da meno. Da evitare.
Noodles: Pur nella loro fase calante, con gran parte dello smalto perso, la mitica coppia realizza un film comunque godibile, sebbene ci sia un brusco calo di ritmo e divertimento nella seconda parte sulla barca e sebbene alcune gag siano ormai trite e ritrite. È un film discreto e conferma il fatto che, anche quando Stanlio e Ollio sbagliano il colpo, quell'errore frutta comunque qualche risata.
Giùan: Interessante sia nel delineare l'oscuro rapporto individuo/istituzione negli USA che per come sabota gli elementi cardine del biopic. Richiamandosi alla controversa struttura polifonica del Quarto potere wellesiano (ma pure al vortice concentrico di stili del precedente Changeling), più che all'inattendibile "crescendo" spettacolare degli eponimi del genere, il gran vecchio Clint pare perseguire il progetto senza il necessario mordente, smarrendosi dietro lo stesso complessato grigiore del personaggio Hoover (ancora un [in]credibile Di Caprio).
MEMORABILE: L'inappuntabile sguardo di fedele, non aggressiva, burocratica tenerezza di Naomi Watts.
Manfrin: Scadente tentativo di scivolare nel giallo da parte di Calà che, pur impegnandosi, non riesce a rendere molto credibile il suo investigatore da grandi magazzini, appunto. Trama che sa di già visto ed interpreti piuttosto modesti; brutte anche le musiche.
Wilkerson: Ispirandosi alla propria esperienza, vissuta con l'attuale moglie e scomodando mezzo secolo di film romantici e anche una canzone degli Smiths, Nanjiani ha scritto e interpretato una commedia gradevole e mai scontata, che cerca sempre le soluzioni meno facili e lontane da trappole retoriche. La regia del veterano Showalter lascia fare tutto al comico pakistano, che interpretando se stesso riesce a conferire al film la sincerità necessaria per divertire, commuovere e far riflettere senza risultare mai stucchevole o artificioso.