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Galbo: Omaggio del regista Zeffirelli ad un grande mito dell'opera. Probabilmente frutto di una sincera ammirazione per la grande artista, Callas forever non si può però definire un'opera riuscita perchè fatica ad evitare i clichè del filone "riscoperta dell'artista scomparso". Un episodio inventato che poteva funzionare sulla carta ma che diventa una rassegna del già visto e prevedibile con un buon cast purtroppo sprecato.
Silvestro: Film ben fatto ed estremamente godibile, centrato sul tema della terza età. Non mancano le risate e i momenti di brio, intervallati da parti più drammatiche (alle volte si punta alla lacrimuccia facile, ma senza mai calcare troppo la mano). Buona e frizzante la regia, ottima la prova dei tre attori principali, così come quella dei vari personaggi di contorno.
Siska80: Mentre cercano di salvare le rispettive locande concorrenti due giovani finiscono per innamorarsi... e vissero felici e contenti. Un po' meno gli spettatori che avranno modo di annoiarsi già dopo mezz'ora, ossia quando sono già apparsi in scena tutti gli interpreti principali e ci troviamo nella fase "hot" del tira e molla tra Julia e Ryan (di cui ben conosciamo l'epilogo con bacio rituale). Prodotto usa e getta persino al di sotto di tante soap famose e criticatissime (che almeno riservano sempre qualche colpo di scena, verosimile o no); inutile spreco di tempo e di pellicola.
Nando: Damiani realizza un altro film sulla collusione dei poteri forti con le ingerenze mafiose. La narrazione è decisamente fluida e lineare, alterna momenti drammaticamente crudi ad altri ragionati ed esplicativi. Interpreti solidamente costruttivi e appropriata colonna sonora.
Nando: Pessima pellicola di Calà che narra i lussi e le feste della Sardegna viste con gli occhi di tre semplici ragazze giunte in loco con i rispettivi fidanzati. Situazioni stereotipate e melense con la presenza di volti noti che interpretano se stessi. Recitazione da soap opera anni 80 con l'intermezzo di un fantomatico quanto improbabile manager russo. Anche Nicheli purtroppo non incide.
Renato: Gustosa commedia diretta con mestiere e con personaggi ben caratterizzati. Nino Taranto è una sorta di Scrooge di provincia, la coppia Billi-Riva va di repertorio ma è soprattutto un meraviglioso Alberto Sordi a svettare: le sue scene con Turi Pandolfini, vecchio maggiordomo continuamente bistrattato, valgono da sole la visione del film. A latere, la non fondamentale storiellina romantica tra il notaio più improbabile della storia del cinema e Sergio Raimondi, senz'altro l'anello debole della compagnia.
Cotola: Tra i film di De Santis non è certamente il migliore: probabilmente per colpa di una storia troppo “semplice” e “schiacciata” non sul personaggio di Anna (ciò sarebbe stato normale) ma sulla sua bellezza. C’è inoltre un eccesso di didascalismo e di “ideologia” che appiattisce in modo troppo manicheo i rapporti tra uomo e donna. Le intenzioni comunque sono buone, ma i risultati, specie pensando ai nomi coinvolti, un po’ deludenti. Ma l’ultima parte è coraggiosa e riscatta in parte certe ingenuità precedenti.
MEMORABILE: Il ritorno a casa dopo il duplice “fattaccio”. Anna che “per scommessa” tira con l’arco.
Rambo90: Uno Scott particolarmente maestoso nella confezione: grande cura in scenografie, costumi, luci e qualsiasi cosa che restituisca l'atmosfera. Racconta una storia interessante e a tratti intensa, pur perdendosi a volte nella ripetizione della vicenda dai tre punti di vista e trova nel cast validi attori capaci di emozionare (soprattutto la Comer e un Damon "doppio"). Duello finale molto cruento e ben realizzato. Con qualche inciampo e rallentamento, ma un buon film.
Nicola81: Tipicamente americano nella valorizzazione del paesaggio, ma nella tematica politica, nell’inclinazione alla violenza e nella caratterizzazione dei personaggi si avverte l’influenza degli spaghetti western più impegnati. Sceneggiatura che non riserva particolari sorprese, ma sequenze d’azione spettacolari e ritmo alto. Reynolds e Brown adatti ai rispettivi ruoli di bandito che persegue l’ideale e granitico poliziotto, Lamas funziona nei panni dello spietato generale messicano del titolo, Raquel Welch è semplicemente la rivoluzionaria più bella mai ammirata sullo schermo.
MEMORABILE: L'inizio; Salvati dal plotone di esecuzione; La presa del fortino; L'assalto al treno; La battaglia finale.
Stefania: I problemi di questo filmetto, insoddisfacente anche come semplice evasione, non sono soltanto la regia scolastica e la sceneggiatura telefonata. Ciò che veramente disturba è il fatto che la Littizzetto, come protagonista, è troppo passiva e trascinata dagli eventi per quasi tutto il film: più sconsolata che indiavolata, si sacrifica e ci sacrifica (e chi scrive non è comunque una sua fan...). Meglio i comprimari, ma resta una commedia sbagliata, con un retrogusto sgradevole di moralismo spicciolo. Trascurabilissimo.
Homesick: Brevità e sveltezza sono i pregi di questo piccolo peplum diretto dallo specialista Malatesta, che semplifica al massimo la trama - una legione consolare indaga su un furto d'oro nella città di Treviri all'epoca dell'impero di Diocleziano - per dedicarsi a lunghi e continui duelli a fil di spada; non manca la gentil fanciulla (Spina) che fa innamorare l'eroe di turno (Carey). Non accreditati, si battono, tra i Romani, Mirko Ellis e, tra i barbari a servizio del traditori dell'Urbe (Andrea Aureli e Mario Feliciani), Nello Pazzafini e Jeff Cameron.
MEMORABILE: Carey e Antonini in taverna che si battono a mani nude contro i pretoriani armati di spada.
Motorship: Non uno dei migliori film di Steno, ma ugualmente gradevole; una commedia degli equivoci di impatto teatrale. Perde parecchi punti nel melenso finale veneziano, questo sì, ma fino ad allora la commedia regge piuttosto bene e questo grazie anche a un Abatantuono mattatore e assai in forma il quale grazie ai suoi storpiamenti verbali riesce a divertire parecchio. Bravi anche la Vitti e un misurato Leroy. Non male dopotutto.
MEMORABILE: Abatantuono: "Principe, le bugie hanno le gambe corte, come i lombrichi".
Pstarvaggi: Brutta commedia che Oldoini firma con una fotografia "all’americana", inserendo però dialoghi e recitazione da filodrammatica. Banfi e De Sica non s’impegnano più di tanto nel riempire i buchi che la striminzita sceneggiatura lascia in abbondanza. Simpatico Lionel Stander, ma il resto del cast è davvero poca cosa. Fastidiose le continue citazioni di A qualcuno piace caldo.
Pesten: Buon film di guerra riuscito a metà, con un grande George Peppard. Interessante e coinvolgente tutta la parte bellica e quella inerente la rivalità battagliera tra i protagonisti, mentre fin troppo standard e mediocre quella sentimentale, che tende ad appiattire un po' tutto. Ancora oggi però un film che merita, grazie anche alle belle riprese aeree (che nel 1966 non erano certo così facili come oggi da eseguire, con questa perizia).
Siregon: Banale e ripetitivo. L'ennesimo copia incolla del film precedente di un regista che ormai non ha più niente di interessante da raccontare e propone personaggi di poco spessore che non possono che attirare modelli e modelle incapaci di recitare. C'è di peggio in giro, ma Pieraccioni non può pensare di cavarsela con così poco ormai. Deludente.
Pesten: Ferrell è una certezza e probabilmente l'attore comico del momento. Lo dimostrano film come questo, che nella loro estrema semplicità a livello di storia e svolgimento riescono comunque a far passare una piacevole serata davanti allo schermo e a strappare risate. Le gag sono le tipiche dell'attore e al tempo stesso possiedono quell'assurdità tipica delle situazioni vissute dai Griffin: non si può far altro che ridere. Valido apporto dalla Poehler e Mantzoukas, che accompagnano bene Ferrell e formano un trio ben affiatato. Continua così Will!
Saintgifts: Rancori ancora sospesi sulla scia della Guerra di Secessione, oro da rubare (il capo dei banditi è un irriducibile uomo del sud), ma al centro della vicenda c'è una Donna (Reed), che il villain vuole per sé contro la volontà della donna stessa. A dare un certo interesse alla pellicola, come spesso accade, è il rapporto tra i cattivi, dove il capobanda agisce in spregio a ogni morale. Poco curato nel dare il giusto rilievo alle varie figure secondarie (l'indiano, basilare nel combattere al fianco di Ben è praticamente ignorato).
Rambo90: E arrivò il fondo. Un film sconclusionato: doppiaggio fuori sinc, montaggio pedestre, cambi temporali improvvisi, scene che non vanno da nessuna parte. La trama fornirebbe pure materiale per gag, ma la regia inesperta e il cast fuori forma non riescono proprio a coglierle. Su tutto regna una sciatteria che sa di amatoriale e si finisce per non ridere davvero mai. Boldi pallida ombra di quello che fu, Izzo sprecato, Salvi ripetitivo. A uscirne meglio la Tatangelo, che sembra adatta al cinema ma ha chiaramente sbagliato esordio. Inguardabile.
Rambo90: Film duro e realistico, con una credibile lotta per la sopravvivenza del protagonista sia contro la natura che contro i suoi ex compagni (e gli indiani). Harris, pur parlando pochissimo, regala un'interpretazione davvero memorabile, su cui si impernia la maggior parte del coinvolgimento dello spettatore. Bravo anche Huston e suggestiva la sua figura di capitano che si trascina la barca appresso. Belle musiche, finale atipico.
Von Leppe: Protagonista è il pirata Gordon, interpretato da un Ricardo Montalban che caratterizza in modo molto americano l'eroe, con il volto sorridente e il fare da spaccone anche mentre combatte con la spada. Suo antagonista è il perfido Romero, impersonato da Vincent Price, che regala un'altra buona prova da cattivo. Tra le attrici c'è pure una veterana del genere, Liana Orfei, che interpreta più o meno lo stesso ruolo fatto in altri film del genere.
Siska80: La giovane Marie si ritrova per incanto rimpicciolita e coinvolta in un'avventura non scevra da pericoli che le cambierà la vita. In casi del genere poco interessa del lieto fine scontato in quanto ci si diverte e appassiona sin dalla prima sequenza, mentre quella parte infantile che alberga in ognuno di noi si risveglia con prepotenza. Azione, romanticismo e scene musicate accompagnano le vicende di un gruppo di personaggi ben tratteggiati e grotteschi (immancabili gli animali antropomorfizzati) grazie a un design di buon livello, a location colorate e ad animazioni convincenti.
Alexcinema: Il più squallido film opportunista del 2020. C'era da aspettarsi il concentrato di luoghi comuni tipici della quarantena, ma il peggio risiede in altro, ovvero in una sceneggiatura che tocca vertici di raro classismo, come non capitava da tempo. Le classi sociali nel film sono talmente stereotipate da generare fastidio. L'impostazione è completamente teatrale, dal momento che il film è girato in interni.
MEMORABILE: Il finale, fantascientifico per quanto è improbabile nella realtà (e non c'entra la quarantena).
Il Gobbo: I Comanches hanno rapito alcuni bianchi, l'operazione-recupero vede cavalcare insieme (appunto) uno sceriffo cinico e esperto e un giovane ufficiale idealista. Western più psicologico che d'azione, con un'esplicita esposizione di punti di vista anche ruvidi (per l'epoca) sul tema razziale già affrontati in Sentieri selvaggi. Il contrasto fra i due protagonisti (ottimi) funziona bene, ma il film sembra più lungo di quanto non sia. Un Ford minore: sempre un Ford (inchino), ma minore.
Siska80: Due ragazzi si ritrovano a fuggire in cerca di una vita migliore: nascerà un forte legame. Pellicola interessante - spesso carica di silenzi che esprimono appieno la solitudine e il disorientamento provato dai protagonisti - anche se non scevra dai soliti luoghi comuni (lui nero maltrattato, lei soggetta ad attenzioni un po' troppo "insistenti"): possibile che alla povera gente vada a finire sempre allo stesso modo? Bravi gli interpreti, valido esempio di come si possa far cinema con pochi mezzi (e c'è pure la morale, ossia che l'amore permette di affrontare qualunque difficoltà).
Galbo: Robert Aldrich è un regista dal solido mestiere e lo dimostra in questa pellicola che, pur non essendo un capolavoro, si rivela un solido action, ben orchestrato ricco di ritmo e tensione assolutamente godibile. Il merito è della regia ma anche di una buona sceneggiatura e di un nutrito ed assortito cast di ottimi attori che danno vita a personaggi. La durata non indifferente non nuoce affatto al film che si vede con piacere fino in fondo.
Ryo: Mi aspettavo molto di più dal regista della trilogia di Men in black e Wild wild west. Deludente commedia con una trama banalissima e scontatissima sulla "redenzione" di un multimiliardario così preso dagli affari da trascurare la famiglia. Che trama originale... Il gatto in CGI è orribile, le battute e le gag sono tristi, mancano totalmente ironia o tocchi brillanti. Non capisco come ci siano finiti dentro Kevin Spacey e Christopher Walken...
Markus: Una coppia perfetta, almeno sembrerebbe, con un matrimonio fissato che per mere questioni lavorative di lui si rivelerà... da dover rimandare. Lei non la prende bene, quindi si dà alla danza, scegliendo il valzer. Il maestro di ballo è casualmente un bellimbusto... La vicenda si snoda attraverso facili espedienti costruiti ad hoc per scaturire una facile empatia con la bella protagonista e di conseguenza la altrettanto facile lacrima. Film scorrevole, nel complesso mediocre nella vicenda ma indubbiamente ben realizzato e gradevolmente recitato secondo i "sacri" canoni del genere.
Rigoletto: Nel complesso un buon film che, finale a parte, offre una bella scarica di adrenalina fatta di sparatorie, inseguimenti e scazzottate che fanno da cornice a una situazione misteriosa. Il finale, come detto, avrebbe meritato una più accurata costruzione e finisce per gettare un po' alle ortiche quello di buono fatto in precedenza. Eckhart ha lavorato come un mulo per reggere la baracca e un applauso se lo merita tutto. **!
Peter neal: Chi conosce nei dettagli la carriera di Pantani non farà a meno di notare come questo film ne offra un resoconto che è probabilmente tra i più vicini alla realtà: si tratta di una storia tragica, figlia della malasorte e con ogni probabilità delle pratiche illecite relative al doping ematico che in quegli anni spopolavano nel ciclismo. Ma se la scrittura è valida, non si può dire altrettanto di regia e interpretazioni approssimative, che incidono negativamente sul risultato complessivo; The program, film centrato su Armstrong (storico rivale del Pirata), è di un altro pianeta.
MEMORABILE: Pantani davanti allo specchio, coi suoi pensieri in sottofondo: positivi mentre si carica per vincere, negativi quando l' abuso di droga lo affligge.
Furetto60: Hollywood insiste sul solito tema eco/catastrofico: la Terra è malata e la colpa è degli infestanti umani. La novità è che per venirne fuori, al di là di sensi di colpa a dovere alimentati (nello spettatore), è stato cooptato il buon vecchio Godzy che se si muove come Foreman ottantenne, pingue e fermo sulle zampe, però - oh! - è tutto pavesato da mille atomiche lucine. Le scene di lotta sono coinvolgenti, purtroppo tra l’una e l’altra tocca sopportare stucchevoli intermezzi umani. Poi dice che uno tifa per i mostri.
Trivex: Affarismo capitalista "versus" l'amore in e per la famiglia (in versione fiaba di Natale). Anche se non originale e probabilmente scontata nella sua evoluzione, la pellicola diverte e potrebbe pure, anche se in modo leggero, portare un po' meditare. Personalmente la trovo piacevole anche dopo la prima visione e devo dire che Cage fa bene la parte, anzi... le parti. Ho provato pure io a chiedermi in quale situazione mi sarebbe piaciuto di più trovarmi e, senza ipocrisie o facili moralismi, non ho dubbi sulla scelta della versione con moglie e pargoletti.
MEMORABILE: Il socio di Cage, che beve whisky al lavoro alle 8 e mezzo della notte di Natale: "...Sono solo un vecchio (...) a cui interessano solo i soldi".
Piero68: Siamo passati da un nerboruto (e convincente) Schwarzy a una "improbabile" giovane comanche quale principale avversario del Predatore. E' ovvio, visto anche il resto del cast, che si è passati da uno sci-fi action, tra l'altro vero e proprio cult degli anni 80, a una sorta di teen-movie che si guarda e si digerisce nel giro della durata stessa del film. Nulla di che insomma. E se non fosse per qualche buona scena action/splatter sarebbe davvero una delusione a 360°. Ma anche in questo caso la CG lascia un po' a desiderare, in alcune circostanze. Tanto rumore per nulla.
Thedude94: L'uomo senza nome ritorna, alle prese con un criminale (El Indio) interpretato ancora da Volontè, aiutato da un commissario (l'intrigante Lee Van Cleef). Le scenografie e la fotografia sono davvero caratteristiche e danno valore alle azioni, così come ancora una volta la colonna sonora di Morricone è un fulcro determinante nelle scene migliori. I movimenti di camera, le riprese esterne e i costumi tipici sono meravigliosi e valgono la visione; bravi gli attori, intensi negli sguardi che entreranno nella storia del genere.
Lovejoy: Di certo non uno dei migliori film della coppia Clucher/Spencer ma comunque divertente, specie nella indiavolata (è proprio il caso di dirlo) seconda parte. Il ritmo è buono, i personaggi bene approfonditi e la regia di Clucher si mantiene su buoni livelli. A deludere in parte è il cast. Spencer non si discute: la sua bravura e simpatia sono da tutti riconosciute e qui è una volta di più bravissimo. Così come ottimi sono Bannen e Sorel. A deludere sono i due coprotagonisti, la Alt (splendida comunque) e Lhermitte, due autentici pezzi di legno.
MEMORABILE: "il signor Bull Webster, suppongo?" "La supposta è giusta!"
B. Legnani: Mediocre. Gli ingredienti del cocktail stonano fra di loro: il taglio sociale e la critica alla globalizzazione fanno a pugni con la storia d'amore e con alcuni personaggi talmente macchiettistici (il ventiseienne è, nella prima metà del film, la quintessenza dell'inesistenza) al punto di diventare irritanti. Si aggiungono recitazioni non all'altezza (ma è colpa anche di alcuni ruoli disegnati col mazzuolo). Certo, qualche sorriso lo strappa, ma su tutto aleggia un che di incompiuto. Bellissima e provocante la Johansson, ma questa non è una novità. Notare che McDowell non è accreditato.
MEMORABILE: Il licenziamento simultaneo di Marty e di Lou.
Luchi78: Più delirante che visionario, questo film si contraddistingue proprio per le sue note assolutamente folli, tant'è che, personalmente, lo trovo il meno interessante della produzione di Lynch. Stravolgenti i personaggi e le situazioni che si incontrano in questo road-movie di due ore: forse qualche taglietto qua e là avrebbe giovato. Perversione sessuale e qualche scena di puro splatter lo rendono ancora più anomalo, ma sicuramente da non perdere.
Siska80: Detenuto altamente pericoloso tiene in scacco un gruppo di agenti all'interno di una prigione top secret e quando riesce a fuggire... Mediocre pellicola che raccoglie tutti gli stereotipi (e i difetti) del genere: dialoghi pomposi interminabili (qui in special modo nella prima mezz'ora), il super cattivo che ha qualcosa di inumano risultando quindi poco credibile, azione non proporzionata alla durata (anche quando, come in questo caso, non mancano gli spargimenti di sangue). Non male il cast e le location della serie pericolo perennemente in agguato. Non memorabile ma vedibile.
Herrkinski: Le musiche e l'ambientazione in Florida ricordano molti dei prodotti che realizzerà De Angelis negli anni a venire, dando un taglio americano al film che piace; Spencer è a suo agio in un ruolo familiare, Milian invece esce dal suo solito personaggio e si trasforma in una sorta di rockabilly anglo-partenopeo abbastanza curioso, anche se a dire il vero non funziona troppo e non è minimamente paragonabile ai suoi ruoli da "trucido". Il film è un buddy-movie con una struttura quasi da road-movie; si poteva fare di più ma tutto sommato risulta abbastanza gradevole e ben girato.
Rambo90: Già da qui Van Damme inizia il suo percorso nel tentativo di affrontare personaggi nuovi e meno infallibili. Ed è proprio il suo personaggio il punto più interessante del film, che offre anche un paio di sparatorie ben girate e divertenti oltre che un cattivo di buon livello. La metamorfosi del protagonista tra prima e seconda parte riesce, e il film si fa via via sempre più interessante. Un b-movie apprezzabile.
Tarabas: Niente niente, niente del tutto. Rispetto al già mediocre predecessore, questo sequel non dichiarato è del tutto privo di mordente satirico, non fa praticamente mai ridere, si accontenta di un blando sparacchiare qualunquista non negandosi momenti francamente sottozero. Quasi insopportabile il veneto Favaretto (con l'accento meno veneto di tutti i tempi), annacquato Frengo; resta solo Cetto, anche se purtroppamente le cartucce sono poche e le polveri umidicce. Albanese ll'ennesimo film sbagliato.
Markus: Terza versione de I due seduttori (più il remake Due figli di...) nel tentativo di dare un'altra chance, stavolta nel nuovo millennio, a una vicenda ormai arcinota. Chris Addison sviluppa la storia con due donne agli antipodi (Rebel Wilson/Anne Hathaway), ma l'affiatamento comico pare non prenda mai quota (almeno con il doppiaggio italiano). Non c'è un solo momento davvero ridanciano e ben scritto nel film, che ricorre ai soliti mezzi della volgarità nel bieco tentativo di strappare un facile sorriso. Dal ricco cinema yankee ci si aspetta di più.
Pesten: Ferrell è una certezza e probabilmente l'attore comico del momento. Lo dimostrano film come questo, che nella loro estrema semplicità a livello di storia e svolgimento riescono comunque a far passare una piacevole serata davanti allo schermo e a strappare risate. Le gag sono le tipiche dell'attore e al tempo stesso possiedono quell'assurdità tipica delle situazioni vissute dai Griffin: non si può far altro che ridere. Valido apporto dalla Poehler e Mantzoukas, che accompagnano bene Ferrell e formano un trio ben affiatato. Continua così Will!
Giùan: Regista di corpi "strani" (Sweetie, Lezioni di piano, In the cut) ed estranei (Un angelo alla mia tavola, Holy smoke), la Campion qui sfodera una bella variazione su due dei temi cardine del suo cinema: la fisicità dei sentimenti e la poesia, declinandoli nella relazione platonica eppure sotteraneamente pulsante tra il delicato (anche di salute) John Keats e la "buona borghese" Fanny Brawne. Bravissima Abbie Cornish nel rendere la pertinace duplicità di Fanny: integrata socialmente ma emancipata nella sua "follia" d'amore. Crudelissimo Paul Schneider.
Zampanò: Divertente corrida di un povero disgraziato, che prende solo lo spunto dal brioso precedente di Castellani. Mastroianni, cresciuto con Emmer, sa trascinarsi dietro la sarabanda smossa da Carotenuto, dragone sputafiamme (Nastro d'argento). Come di rito nelle commedie del periodo, De Sica scava un film a sé: si impone distante eppure integrato col suo consueto aristocratico cialtrone. La Valeri buca il video, un po' meno la Ralli. Eccellenti i ruoli di sfondo, Randone, la Merlini e in rimonta Talarico, qui anche sceneggiatore.
Siska80: Tiratore scelto deve vedersela da solo con un gruppo di mercenari: riuscirà a salvarsi la pelle? Tipico prodotto cinese dal finale scontato con una trama esile che è solo un pretesto per una serie di rocambolesche avventure ad alto tasso di adrenalina realizzate con effetti speciali che mirano alla spettacolarizzazione (tra esplosioni, lanci col paracadute, scontri armati e corpo a corpo ce n'è per tutti i gusti) a volte opportuni, altre assolutamente inverosimili (vedere la scena della pallottola che uccide attraversando un muro per credere). Mediocre e non esaltante.
Kanon: Tratto da una storia vera. Minimalista, attento a ricreare i fatti, tiene da parte l'azione, senza dare molte spiegazioni e basandosi piuttosto sulle immagini (anche vari flashback sulla gioventù del protagonista). Non si può dire che sia coinvolgente nel suo essere asciutto, pacato, avaro nella caratterizzazione dei personaggi, ma è la messa in scena di uomo con una grande forza di volontà che risorge a nuova vita (fisica e spirituale) attraverso le intemperie della natura selvaggia.
Ronax: Misconosciuto esemplare di commedia erotica a sfondo proletario. Se lo spunto poteva essere divertente, i meriti si fermano qui: il film procede a sussulti fra un quadretto e l’altro, mentre l’ampia razione di nudi e di scene erotiche non basta a mascherare una sceneggiatura sfilacciata. Ninetto si cala nella consueta maschera di ingenuo sottoproletario ma a dirigerlo non c’è Pasolini. Insignificanti le attricette di contorno che cercano di rimediare alla non eccelsa avvenenza spogliandosi il più possibile.
Caesars: Noioso eco western, giunto sugli schermi oramai fuori tempo massimo per questo genere di film. Enzo G. Castellari ci ripropone atmosfere e situazioni già viste in Keoma, pellicola che gode di un certo apprezzamento (anche se non da parte mia) presso il pubblico specializzato, ma anche Franco Nero risente del tempo passato e risulta quasi improponibile come eroe della vicenda. Molto meglio di lui è John Saxon, decisamente sprecato come cattivone di turno. Curioso l'abbigliamento di parte degli sgherri, più da motociclisti che da cavalieri. *!