Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Panza: Nonostante una discreta regia, la commedia non ingrana mai davvero, ricorrendo invece a noiosissime gag e frusti giochi di parole. Peggio va quando si decide di spostarsi su terreni più seriosi tentando di inserire qualche pretestuosa parentesi drammatica e di affrontare con scarso approfondimento il tema dell'omosessualità. La coppia di protagonisti non è poi così male, anche se la Zanicchi è in certi momenti troppo esagitata, mentre spiace vedere Buzzanca relegato in una particina e Villaggio già visibilmente debilitato della malattia. Sgradevole l'onnipresente colonna sonora.
Gabrius79: Alberto Sordi alla sua prima regia stecca parzialmente in questo film che risulta a tratti lento e melenso. La prima parte è una sorta di cartolina londinese con un'insistente omaggio alla città e alcune gag simpatiche disseminate quà e là, la seconda diventa noiosa e Sordi fa quel che può per salvare la baracca.
Siska80: A volte non tutto il male viene per nuocere: la giovane (e bella) Grace ha un problemino con l'auto, così un (affascinante) giudice si offre di ospitarla... E' fatta. Singolare l'ostinazione americana nel propinare allo spettatore film pseudo romantici che di sentimentale hanno ben poco e di originale proprio nulla; l'iter narrativo si conosce a menadito: incontro fortuito, prime confidenze, nascita dell'amore, qualche titubanza giusto per allungare il brodo, quindi finalone "al bacio" in pieno festeggiamento del Natale. Gli attori però bucano lo schermo: sempre meglio di niente!
Michelino: Spiace dirlo, purtroppo dopo il primo quarto d'ora subentra la noia più totale. Ci si aspetta che il film possa decollare ma si rimane delusi. Sarebbe stato meglio se la scoperta del filmino fosse avvenuta dopo i primi venti/trenta minuti. Lo spunto simpatico, pur volendo seguire il romanzo, poteva essere articolato meglio. Davvero bella la canzone che accompagna i titoli di testa.
Il Gobbo: Devastante, nel ricordo il peggior marmitta-movie della storia, arrivato dopo che anche il più recondito arsenale di battute, luoghi comuni, tòpoi e scemenze è stato già saccheggiato e raso al suolo. Il tutto (aggravante) con un cast non peggiore di altri ugualmente sfortunati cimenti, ma che nulla può per impedire lo sfacelo. Se non altro, titolo onesto. Marcare visita.
Il Gobbo: Incapace di sfuggire al bozzettismo (Flaiano, riferendosi ad altro, lo chiamava lo "Scarfoglismo") sempre in agguato in un film "napoletano", "Mi manda Picone" spara spesso a salve. Un peccato, perché Giannini è in eccellente vena, la storia ha un suo perché, e alcune gag sono indovinate. Resta però, alla fine, un senso di irrisolto, di abborracciato. Nanni Loy non è mai stato un grande regista. Volendo, si può anche perdere.
Rambo90: Un John Wayne maestoso in uno dei suoi ultimi western ma anche uno dei più riusciti. La trama diventa già dopo pochi minuti un racconto edificante sulla crescita e sul bisogno di diventare velocemente uomini in quell'epoca violenta. Il ritmo regge bene la lunga durata grazie anche a tocchi frequenti di ironia e a belle caratterizzazioni, tra cui spiccano Brown e un giovane e canagliesco Bruce Dern. Bella la colonna sonora di Williams, molto violenta e dura l'ultima mezz'ora ma anche molto avvincente ed emozionante.
Trivex: La guerra sotto diversi punti di vista, tutti "militari". L'intransigente ufficiale inglese, il furbetto della situazione che diverrà eroe; e poi l'ufficiale britannico prigioniero che fa un po' di confusione sul suo ruolo. In mezzo ci stanno il ponte e una visione critica comprensibile sull'inutilità generale della guerra e delle sue conseguenze sugli uomini. Ben fatto e ben interpretato, con la scena finale molto spettacolare. Aggiungerei però che quando c'è un "cattivo" che vuole impadronirsi di una parte del mondo, forse è meglio tralasciare il pacifismo.
MEMORABILE: La comprensione finale: "Che cosa ho fatto"...
Neapolis: Primo film di Vincenzo Salemme, trasposizione del'omonimo suo lavoro teatrale. La trama trae spunto dalle pochade teatrali di Scarpettiana memoria e la trovo abbastanza divertente e nient'affatto volgare; tantomeno il film andava inteso come tentativo di rivincita del teatro napoletano che non mi risulta ne abbia avuto mai bisogno. Gli attori sono tutti all'altezza e putroppo c'è da dire che Salemme, nei film successivi, non si ripeterà più su questi livelli perdendo sopratutto in spontaneità e in originalità.
Puppigallo: Buon, atipico western, che si trasforma presto in una sorta di attesa dell'inevitabile (il ritorno). E questo logorerà i protagonisti (lui e lei), mettendoli uno contro l'altro (a volte il buonsenso può essere scambiato per vigliaccheria). I personaggi sono disegnati con una certa cura; e ognuno, commercianti compresi, contribuisce ad animare un posto, che più desolato non si può (polveroso d'estate e gelido d'inverno). Finale tra il cinico e l'educativo.
MEMORABILE: Il becchino diventa cliente; "Quando mai sei stato un uomo?"; L'inviato, su mulo, dal governatore per ufficializzare la "città".
Siska80: Dopo la morte del fidanzato sembra che la giovane Nicole non riesca a riprendersi. Tranquilli, nonostante l'argomento serio, al pubblico viene risparmiato ogni dettaglio cruento e il fatto tragico viene solo accennato per dar spazio a un nuovo incontro dall'epilogo prevedibilissimo: atmosfera natalizia, amici sinceri intorno, dubbi spazzati via d'un soffio... Vogliamo farci mancare la conclusione "al bacio"?. Ciononostante, la coppia protagonista è carina e affiatata e ci si immedesima nella tristezza soffocante di chi ha subito una grave perdita, per cui il film risulta vedibile.
Lupoprezzo: In questo secondo lavoro, Castellari sostituisce l'inguardabile Anthony Steffen con Edd Byrnes (una sorta di Clint Eastwood dei poveri), che non sarà irresistibile ma quantomeno regge meglio la parte del protagonista. Il difetto principale resta sempre la direzione e soprattutto la deprimente scarsità di idee. In più vengono riciclate (probabilmente a causa di un budget striminzito) diverse scene del film Pochi dollari per Django. Spesso si ride di gusto, questo è innegabile. Da apprezzare, comunque sia, lo sforzo di cavare sangue dalle rape.
B. Legnani: Assai carino. In questo film Ale e Franz riescono sia ad essere diversi dal cliché televisivo, sia, di tanto in tanto, a scambiare qualche duetto che, per analogìa, ricorda qualche momento fra i migliori dei due sul piccolo schermo (penso all'incontro al bar). Venier si conferma regista adatto a portare sul grande schermo i divi milanesi del piccolo. Nel cast si notano faccie simpaticissime, come quelle di Citran, di Zucchi, di Marzocca e di Mathieux.
Gottardi: Ex sceriffo tutto d’un pezzo arriva in cittadina dove il signorotto locale, ostile al passaggio della ferrovia che ostacola i suoi traffici, lo scambia per un ispettore delle stesse e tenta di cacciarlo con ogni mezzo. Western convenzionale che più convenzionale non si può. Ma il male non è tanto questo, quanto un ritmo abbastanza sonnolento e poca azione, specie nella prima metà del film, un protagonista legnoso che non genera empatia e un finale scontatissimo. Cinemascope non sfruttato e fotografia piatta. Noioso come un compito ricopiato, anche per gli amanti del genere western.
Victorvega: A un film che ha inventato un genere o, meglio, ne ha ridefinito un precedente dandogli nuove caratteristiche e una nuova veste, non si può che attribuire grandi meriti, magari superiori al reale valore. Questo è il primo spaghetti western, il primo western di Leone, il primo in cui appare il trio Leone-Eastwood-Morricone. Sia lode, anche se non è perfetto, se copiato da un altro film, se in alcuni momenti gli sviluppi appaiono poco credibili o inverosimili. Menzione particolare alla splendida colonna sonora.
MEMORABILE: "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile…" ; "Al cuore Ramon...".
Rigoletto: Benchè siano sempre esistiti, i film a carattere religioso - kolossal inclusi - sono esplosi negli anni '50, imponendo all'attenzione del grande pubblico capolavori cinematografici importanti (anche se pochissimi possedevano la scintilla divina di una spiritualità importante). Questo film sulle apparizioni di Fatima scorre via placido e senza increspature, non riuscendo a rievocare il successo e la qualità artistica di Bernadette. Pazienza, non sempre si centra il bersaglio. Si salva solo Gilbert Roland, simpatico viveur pieno di furbizia.
Deepred89: Fotografata e girata in modo tutt'altro che infame, una commedia con ascesa-discesa (con annesso l'insensato escamotage dei tiramisù, forse inserito per caricare di significato il titolo da flop anticipato) di sorprendente pesantezza, sempre fallimentare in battute e gag e scontatissima (oltre che stiracchiatissima) nel soggetto. De Luigi attore sopportabile solo a tratti, poco incisive le donne, piacevole cammeo moral-ecologista di Pippo Franco. Faticoso e interminabile, senza nemmeno quel trash che l'avrebbe reso più godibile.
Rambo90: Un dramma ben calibrato, che non racconta in effetti nulla di originale ma sa come costruire (e amare) i suoi personaggi, attraverso dialoghi interessanti e per nulla banali. La regia di Weitz riesce ad allegerire i passaggi più pesanti della sceneggiatura e così la visione non risulta faticosa nemmeno nei passaggi più lenti. Buona la descrizione del mondo dei senzatetto americani, eccellente il lavoro del cast con un De Niro in ottima forma e Dano che si conferma un giovane dall'interessante futuro. Buono.
Myvincent: La storia di un gentleman inglese che diventa eroe dei filibustieri per contrastare lo strapotere spagnolo in terra latina, forte del suo coraggio e della sua forza fisica. Ai tesori materiali si aggiungerà la difficile conquista di una donna. Trattasi di un singolare "peplum" piratesco con velleità storico-agiografiche non confermate del tutto, vista la resa narrativa fragile e lo spessore attoriale del protagonista che si atteggia con le pose tipiche del culturista navigato.
MEMORABILE: I pettorali esplosivi del pirata Morgan sempre in mostra.
Rambo90: Non disprezzabile, anche se dalla trama ampiamente già vista, ha un paio di frecce al suo arco grazie alla regia svelta di Parolini, che nella seconda parte aggiunge anche qualche tocco gotico tra inquadrature bizzarre e presunti fantasmi. Qualche momento di fiacca c'è ma le due icone Lee Van Cleef e Jack Palance riescono a tenere in piedi anche quelli. Non male la colonna sonora.
Puppigallo: Sulla falsariga de Le cronache di Narnia, questo fantasy ha però dalla sua una maggiore eleganza e uno stile superiore (non ci sono frotte di creature, mostriciattoli e sgorbi vari). Ma ciò non basta a elevarlo al rango di buon film, perchè i personaggi (tolto l'orso alcolizzato) si dimenticano troppo in fretta (non fanno presa sullo spettatore); e questo è piuttosto grave. Buone alcune trovate (la bussola stessa, il cattivo Magisterium, che poi sarebbe la chiesa camuffata contro la magia e gli animali guida). Discreto ritmo. Non male dopotutto.
MEMORABILE: L'operazione, o "taglietto", sui bambini; Il combattimento dell'orso ripudiato contro il Re.
Lou: Piacevole commedia di Verdone, ben affiancato dalla Morante e dalla Rocca. Il tema è quello iper-sfruttato della crisi della coppia nella mezza età, declinato con alcuni divertenti siparietti alternati a situazioni più dozzinali. Pur difettando nella continuità, il film affronta il tema col tipico sorriso amaro che contraddistingue l'approccio del regista romano.
Pesten: Buon film di guerra riuscito a metà, con un grande George Peppard. Interessante e coinvolgente tutta la parte bellica e quella inerente la rivalità battagliera tra i protagonisti, mentre fin troppo standard e mediocre quella sentimentale, che tende ad appiattire un po' tutto. Ancora oggi però un film che merita, grazie anche alle belle riprese aeree (che nel 1966 non erano certo così facili come oggi da eseguire, con questa perizia).
Rambo90: Action thriller robusto, che parte senza preamboli dal classico tema della vendetta e sa ben declinarlo, dando a ogni personaggio la giusta sfumatura e la sua ragion d'essere. Scaltra la sceneggiatura che agisce a più livelli: quello politico intricato e misterioso guidato dall'ottimo Brosnan, quello più immediato e coinvolgente con protagonista un compassato e sorprendente Chan. I due interagiscono bene in un paio di momenti e da soli fanno faville. Bene la regia di Campbell che dirige bene le scene action e non fa scemare il ritmo. Notevole.
Renato: Una buona storia, molto drammatica, ed un bel gruppo di attori tra i quali il nostro Vittorio Gassman. Purtroppo la regìa di Barry Levinson non riesce a dare il giusto ritmo alla vicenda, ma senza esagerare si può dire che questo sia un buon film, tanto nella prima parte che in quella del processo. Tratto da un romanzo di grande successo, ha l'indubbio pregio di essere emozionante.
Pumpkh75: L’idea alla base del film è gustosa, con una conseguente gamma di possibili scenari davvero inquietante. La resa purtroppo non è delle migliori: alla fine si tratta dell’ennesimo film d’assedio, prevedibile in lungo e in largo e che alterna in maniera routinaria sequenze indovinate ad altre meno. I villain sono comunque discreti, seppur visti e forgiati altrove e la parte finale mostra una saporita aggressività di fondo. L’intrattenimento è garantito, anche se non lascia il segno sperato.
Teddy : Decisamente doloroso, con scorci horror se non proprio gore, l’opera prima della regista Carlota Pereda è un malsano coming of age che entra di petto nei ripostigli della repressione e del disagio di provincia. Costellato di elementi psicologici sopraffini, è magnificamente interpretato da Carmen Machi che riesce a metamorfizzare un personaggio schivo e profondamente tragico.
Il ferrini: Chi ama il fanta-catastrofico ci troverà tutti i classici ingredienti del genere: la tragedia imminente, il sindaco che vuole minimizzare perché è sotto elezioni, il reparto militare inefficiente, il solito emarginato - creduto pazzo - che invece ha la soluzione. CGI non sempre credibile ma con un suo fascino, la Statua della Libertà che perde un braccio si ricorda. Buona la recitazione, regia dinamica e montaggio veloce, lo script invece è quel che è.
MEMORABILE: La discesa per le scale con i tappeti isolanti per salvarsi dalla tempesta elettrica.
Markus: Arrivati ormai al terzo film, la saga con perno centrante le paranoie del francese conservatore Christian Clavier - che deve accettare le figlie sposate con uomini di diversa etnia/religione - inizia a mostrare davvero la corda. Non che a dire il vero ci si sganasciasse nei primi due capitoli, ma almeno il fascino della novità aveva ancora la meglio. Resta comunque un'opera distensiva, con qualche trovata qua e là e la netta sensazione che la struttura filmica in definitiva regga esclusivamente con le buffe espressioni facciali di Clavier. Chiudiamola davvero qua.
Stefania: Il problema di questo film non è quanto sia prevedibile il finale, bensì quanto è prevedibile tutto il resto, tutto ciò che viene prima dell'happy ending. E ci avevano provato, gli sceneggiatori, a trovare una cosa insolita: rovesciare lo stereotipo "gli uomini vogliono sesso, le donne vogliono amore". Poi, comprensibilmente spaventati dalla loro stessa audacia, si sono fermati a metà strada. Impagabile il contorno di amiche ciniche, amiche benintenzionate e amici gay ottimi consiglieri! Pacino e Pfeiffer a mezzo servizio.
MEMORABILE: "Tutto ciò che voglio è qui, in questa stanza!" Intendeva Al Pacino, oppure il controbuffet?
Tarabas: Allenatore di college basket viene allontanato dalla lega (che qui chiamano NCBA invece di NCAA) per eccessi caratteriali. Per riabilitarsi va ad allenare la squadretta della sua vecchia scuola media in periferia. Inizia malissimo, poi comincia a crederci. Che sorpresa... Solito prodotto in serie di ambientazione pseudo-sportiva, il cui unico scopo è lasciare mano libera a Lawrence, campione mondiale di smorfie che fa ridere molto, ma molto di rado. Ovviamente c'è anche la lovestory d'ordinanza. Mediocrità al potere.
Herrkinski: Raro esempio di sequel che vale la pena vedere. Se il primo episodio rimane un classico del cinema fantastico, questo seguito dimostra la capacità degli autori di creare una vicenda indissolubilmente collegata al prototipo, che pur non risparmiando qualche macchinosità di troppo riesce a non perdere in coerenza e continuità. L'approccio generale è più cupo e pessismista del primo episodio, tuttavia si ride ancora parecchio e l'azione non manca. Superlativi Lloyd e Fox. Decisamente riuscito.
Greg: Commedia erotica italospagnola misconosciuta sulla scia di Malizia di Samperi. Il protagonista è Alfonsino, adolescente, che con un periscopio da lui creato spia due infermiere lesbiche. Circola in due versioni, soft e hard. Vedibile, buone le musiche e soprattutto una delle interpretazioni più erotiche della Gemser. Un cameo per Vargas e Tinti.
Ultimo: Un film del primo periodo verdoniano, in cui il regista/protagonista è in formazione e si destreggia tra momenti comici e altri più seri (vedi il finale). In ogni caso il film non è niente male e vede, oltre al citato Verdone, un'ottima Sora Lella e un Fabrizio Bracconeri giovanissimo e molto divertente. Bella ed elegante Florinda Bolkan. Promosso.
Pigro: Due americani a Parigi: una strana coppia di spie alle prese con trafficanti di droga e terroristi. Il film è un tripudio di luoghi comuni dell’action movie, un concentrato di banalità e di esagerazioni muscolari e cruente, una pacchiana girandola di ammazzamenti in american style che culmina nella notevole interpretazione sopra le righe di Travolta. A tratti Morel sembra voler giocare d’ironia con i parametri Usa del film di genere, ma poi ci si butta dentro (dimostrando peraltro buona padronanza) e alla fine il vuoto di idee e senso trionfa.
Galbo: Donna non più giovanissima cerca un figlio con la fecondazione artificiale; subito dopo si innamora. Il ritorno al cinema della Lopez avviene con una commedia sulla maternità che non centra il bersaglio. La sceneggiatura è veramente mediocre e i personaggi non hanno il minimo spessore. Il regista infine è incapace di tenere il ritmo adeguato per una commedia del genere. Rimangono le grazie un po' appesantite della Lopez e un protagonista maschile abbastanza simpatico.
Supercruel: Sì, il film è piuttosto divertente e godibile, ma dopo il sottovalutato The Hearthbreak Kid si poteva rimanere su binari di ben altra portata. Lo schema è visto e stravisto: vita di coppia (in questo caso vita coniugale di persone a qualche passo dalla "mezza età") analizzata con una parvenza di pseudocinismo che sbrodola in un mieloso "volemose bene" infarcita di comicità a base di tette e culi (ma non vengono risparmiati nemmeno gli attributi maschili...). Non che sia un lavoro noioso, però si ride a tratti e non così tanto. Sufficiente.
Flazich: Quei bravi ragazzi appartiene alla schiera dei film che non si dimenticano dopo averli visti: tutto è ben pensato, calibrato e soprattutto equilibrato. Robert De Niro sembra nato per inpersonificare il ruolo del gangster. Ottimo Riotta che quando fa il tossico lo sembra realmente. Magnifico il cameo della mamma di Scorsese. Joe Pesci ha un certo non so che di morboso, comunque immenso. Sicuramente da vedere e da rivedere all'infinito.
Galbo: Il molto atteso nuovo incontro cinematografico tra due dei piuù grandi attori americani di tutti i tempi, atteso dai tempi di Heat, è un film purtroppo tutt'altro che memorabile. Si tratta di un poliziesco di pura routine, diretto da un regista non particolarmente dotato che il limite maggiore nella prevedibilità che riguarda anche il finale. I due mostri sacri si impegnano per il minimo sindacale e tuttavia la loro presenza rappresenta l'unico valido motivo per la visione.
Markus: Terza versione de I due seduttori (più il remake Due figli di...) nel tentativo di dare un'altra chance, stavolta nel nuovo millennio, a una vicenda ormai arcinota. Chris Addison sviluppa la storia con due donne agli antipodi (Rebel Wilson/Anne Hathaway), ma l'affiatamento comico pare non prenda mai quota (almeno con il doppiaggio italiano). Non c'è un solo momento davvero ridanciano e ben scritto nel film, che ricorre ai soliti mezzi della volgarità nel bieco tentativo di strappare un facile sorriso. Dal ricco cinema yankee ci si aspetta di più.
Ronax: La pretestuosa ascendenza letteraria "alta" da Stendhal e qualche preziosismo formale non riescono a mascherare la natura bassamente commerciale dell'operazione. Cadendo nella trappola tesagli dai produttori italiani, ansiosi di cavalcare l'onda del successo di scandalo de La bestia sugli schermi nostrani, Borowczyk gira in fretta e furia un film dalla trama confusa e ripetitiva che qualitativamente non si discosta molto dagli analoghi filmetti erotico-conventuali di Massaccesi e di Mattei. Recitazione penosa e ridicolmente sopra le righe.
MEMORABILE: Il fallo di legno con cui si diletta una delle poco virtuose suorine.
Gabrielle (Vaugier), un tempo campionessa di kayak, organizza col marito Parker (Sirow) una bella uscita sul fiume. Lasciano a casa la figlia Lexa (Galay) e partono, ma dopo qualche pagaiata felice lei si volta e lui non c'è. Panico, la polizia, le lacrime... Parker non si trova. Dopo giorni di ricerche salta fuori solo il suo giubbotto di salvataggio, strappato, e Asher (Bancroft), il poliziotto che si occupa delle indagini, tende a darsi per vinto. Incidente disgraziato fu, e caso chiuso. La vedova inconsolabile si dispera, pare proprio non riprendersi. Nemmeno quando viene a sapere...Leggi tutto che riceverà dall'assicurazione di suo marito cinque milioni di dollari come premio inatteso.
Il socio/fratello (Wall) del defunto è furioso (la società andava male) e se la prende con Gabrielle la quale, durante un viaggio di lavoro a San Francisco, nota tra la folla un uomo che le pare proprio essere Parker. Possibile? Si confida con qualcuno, inizia a sorgerle più di un sospetto ma alla polizia Asher le dice di smetterla, che se ne faccia una ragione: suo marito è morto. Come se non bastasse fa la sua comparsa un creditore di Parker che minaccia di uccidere lei e Lexa se non pagherà quel che deve (e se avvertirà la polizia, ovviamente).
Da un copione non troppo fantasioso un film tv che se non altro nella prima parte un po' di curiosità riesce a metterla. Per quanto chi è avvezzo al genere non fatichi a immaginare come sia andata, i punti di domanda restano tanti e attorno ad essi ruota tutto l'interesse di chi guarda. Perché per il resto i personaggi sono sciapi da morire, i dialoghi terribili e le interpretazioni solo sufficienti. Vi si aggiunga che anche la credibilità del tutto va a farsi benedire in più occasioni e avremo davanti un quadro ben poco lusinghiero. Tanto che forse chi più convince, a sorpresa, è il poliziotto (anche per merito, in Italia, dell'ottimo doppiaggio del bravo Riccardo Rossi, voce cinematografica di grande qualità), perché la protagonista Emmanuelle Vaugier, habitué del thriller televisivo made in Canada, non riesce a lasciare il segno.
Fa sorridere il fratello/socio sempre inferocito: con lei senza che se ne capisca il motivo e con la moglie (Darrach-Gagnon) che pare un pulcino spaurito, affezionatissima alla nipote. Regia piuttosto spenta di Jeff Beesley per un thriller senza guizzi che pare ravvivarsi qua e là ma si perde in divagazioni davvero squallide (il bieco individuo che minaccia madre e figlia) in attesa delle rivelazioni che potevano in qualche modo far riacquistare l'interesse ma che arrivano debolmente aprendo a una conclusione che procede per inerzia e a un epilogo scialbo, degna conclusione di un film che sulla carta prometteva molto di più. Chiudi
Siska80: Tiratore scelto deve vedersela da solo con un gruppo di mercenari: riuscirà a salvarsi la pelle? Tipico prodotto cinese dal finale scontato con una trama esile che è solo un pretesto per una serie di rocambolesche avventure ad alto tasso di adrenalina realizzate con effetti speciali che mirano alla spettacolarizzazione (tra esplosioni, lanci col paracadute, scontri armati e corpo a corpo ce n'è per tutti i gusti) a volte opportuni, altre assolutamente inverosimili (vedere la scena della pallottola che uccide attraversando un muro per credere). Mediocre e non esaltante.
Pstarvaggi: Brutta commedia che Oldoini firma con una fotografia "all’americana", inserendo però dialoghi e recitazione da filodrammatica. Banfi e De Sica non s’impegnano più di tanto nel riempire i buchi che la striminzita sceneggiatura lascia in abbondanza. Simpatico Lionel Stander, ma il resto del cast è davvero poca cosa. Fastidiose le continue citazioni di A qualcuno piace caldo.
Gabrius79: Film piuttosto riuscito (con il tema del loop temporale sfruttato per l’ennesima volta) che regala alcuni momenti piacevoli e ricchi di freschezza (specie nella prima parte), con due protagonisti affiatati. Il ritmo è piuttosto veloce salvo poi arenarsi talvolta quando affiorano le corde dei sentimenti. Peccato per il finale frettoloso e un po' buttato lì. Buoni la fotografia e i dialoghi frizzanti.
Buiomega71: Ottimo action movie, dove la maestria di Ringo Lam mette in ombra pure Van Damme. Dalla straordinaria sparatoria finale per le strade di Nizza con pallottole in soggetiva, quella al night club, la feroce sequenza della sauna (che anticipa quella de La promessa dell'assassino), il pre finale nel mattatoio, con agenti F.b.i. armati di motosega e quarti di bue tranciati. Lo script di Ferguson non è granché, ma la fiammeggiante regia del regista di City on fire fa dimenticare tutto il resto. Questi sono action belli tosti, avercene ancora così...
MEMORABILE: La pallottola sparata da Van Damme, che in soggettiva si infila nel cranio dell'autista del furgone, con effetti devastanti.
Herrkinski: Discreto colpo di coda di De Niro a cui viene affidato un ruolo in cui può gigioneggiare con tutta la sua padronanza recitativa; resta anche l'unico motivo per vedere un film che altrimenti non andrebbe a parare da nessuna parte, basato su un soggetto elementare e privo di particolari spunti, seppur tutto sommato realistico rispetto a lavori hollywoodiani similari. Discreto il resto del cast, lineare la narrazione, nella media la confezione; si lascia vedere senza grossi intoppi ma il limite è che la storia procede veramente in modo troppo piatto per risultare soddisfacente.
Pessoa: Forse la Mafia ha avuto paura solo di Falcone come del prefetto Cesare Mori, che ridimensionò la criminalità organizzata nell'isola. Squitieri in questo film ci racconta come, con rigore storico e stilistico, avvalendosi dell'opera di un grande cast che comprende Morricone, Ruggero Mastroianni, Petacco, Gemma e Satta Flores. L'epilogo, purtroppo, assomiglia a quello visto già troppe volte: come al solito i poteri forti riescono a tornare in auge in barba alla legge. E la sua grande attualità, purtroppo, sta tutta qui. Da riscoprire senz'altro.
Homesick: Nell’aria c’è Samperi, non tanto per il titolo, quanto per le pruriginose situazioni casalinghe affini a Malizia. Una commedia senza pretese che scorre leggera e lepida giovandosi di alcune belle vedute di Pisa, degli interventi del frate mangione Gianfranco D’Angelo e della signorile presenza del musicista Enrico Simonetti. La “nonna” Fenech è stata più conturbante altrove, mentre la Mossini, compagna di classe gelosa e innamorata del dongiovanni in erba Fioravanti, si aggancia al filone scolastico, così come il prologo. In bella mostra una scatola di Baci Perugina **/**!
MEMORABILE: Fioravanti spiega alla Fenech il significato della parola “cazzo” mostrandole un pezzo di pane dalla forma fallica.
Herrkinski: Fredda ricostruzione del giorno dell'omicidio di Kennedy e di quello successivo. Il film esamina i fatti con spirito giornalistico e poco personale; non fosse per una confezione decorosa e un cast di buoni nomi avrebbe tutti i tratti del tv-movie e il risultato non può che essere di moderato interesse, con svariati momenti di noia. Non si capisce bene dove il regista voglia andare a parare e se lo spirito patriottico americano ferito traspare in alcune sequenze di discreta e solenne drammaticità, è l'unica cosa a rimanere di un film superfluo.
Gabrius79: Un film alquanto banale che non si salva neppure con la presenza ruspante di Iva Zanicchi in coppia con Carlo Pistarino. D’Angelo, Buzzanca e Villaggio (qui al suo ultimo film) vengono rispolverati con dei camei che non lasciano il segno. Marisa Laurito male utilizzata. Cast secondario con una recitazione approssimativa. Doppiaggio che in alcuni casi fa addirittura cilecca. Occasione gettata alle ortiche con finale scontato.
Mclyntock: Quinto western di Kennedy e suo film più famoso e di successo, forse il suo migliore. Il perenne conflitto tra Bene (il sindaco che si riscatta agli occhi della comunità) e Male (il feroce bandito) è risolto alla vecchia maniera, con l'utilizzo di clichè e stereotipi del genere rielaborati con ammirevole concretezza, anche se non ci sono sorprese nella sceneggiatura, scritta dallo stesso regista. Buona la cura nell'ambientazione; recitato da un'affiatata compagnia d'attori, con un vispo manipolo di personaggi minori, tratteggiati con acutezza.
Galbo: Conosciutisi ad un tavolo da gioco, due uomini intraprendono un viaggio nel sud degli Stati Uniti alla volta di New Orleans e di un torneo di carte. Commedia drammatica on the road lungo luoghi dal passato migliore rispetto al presente, Mississippi grind è il ritratto di due perdenti in cerca di una seconda occasione. Autori di una splendida e credibile prova, Reynolds e Mendelsohn rappresentano il filo conduttore di un'America con forti reminiscenze "settantiane". Ottima l'ambientazione. Da vedere.
Il socio/fratello (Wall) del defunto è furioso (la società andava male) e se la prende con Gabrielle la quale, durante un viaggio di lavoro a San Francisco, nota tra la folla un uomo che le pare proprio essere Parker. Possibile? Si confida con qualcuno, inizia a sorgerle più di un sospetto ma alla polizia Asher le dice di smetterla, che se ne faccia una ragione: suo marito è morto. Come se non bastasse fa la sua comparsa un creditore di Parker che minaccia di uccidere lei e Lexa se non pagherà quel che deve (e se avvertirà la polizia, ovviamente).
Da un copione non troppo fantasioso un film tv che se non altro nella prima parte un po' di curiosità riesce a metterla. Per quanto chi è avvezzo al genere non fatichi a immaginare come sia andata, i punti di domanda restano tanti e attorno ad essi ruota tutto l'interesse di chi guarda. Perché per il resto i personaggi sono sciapi da morire, i dialoghi terribili e le interpretazioni solo sufficienti. Vi si aggiunga che anche la credibilità del tutto va a farsi benedire in più occasioni e avremo davanti un quadro ben poco lusinghiero. Tanto che forse chi più convince, a sorpresa, è il poliziotto (anche per merito, in Italia, dell'ottimo doppiaggio del bravo Riccardo Rossi, voce cinematografica di grande qualità), perché la protagonista Emmanuelle Vaugier, habitué del thriller televisivo made in Canada, non riesce a lasciare il segno.
Fa sorridere il fratello/socio sempre inferocito: con lei senza che se ne capisca il motivo e con la moglie (Darrach-Gagnon) che pare un pulcino spaurito, affezionatissima alla nipote. Regia piuttosto spenta di Jeff Beesley per un thriller senza guizzi che pare ravvivarsi qua e là ma si perde in divagazioni davvero squallide (il bieco individuo che minaccia madre e figlia) in attesa delle rivelazioni che potevano in qualche modo far riacquistare l'interesse ma che arrivano debolmente aprendo a una conclusione che procede per inerzia e a un epilogo scialbo, degna conclusione di un film che sulla carta prometteva molto di più. Chiudi