Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Luckyboy65: Meravigliosa piccola grande commedia crepuscolare di un Wilder che non perse mai il vizio di pungere. Già dalla prima scena muta nell'aereo si capisce dove si va a parare: contro tutti i moralismi. Lemmon che a tratti ricorda Sordi in Africa alla ricerca di suo cognato (Riusciranno i nostri eroi... girato 4 anni prima) e come lui alla fine scopre che la civiltà con tutti i suoi cliché non è poi così civile e desiderabile. Deliziosa e burrosa Juliet Mills, ottimi comprimari con un grande Pippo Franco su tutti.
Rambo90: Commedia grottesca simpatica e leggera, che racconta con nostalgia di un paesino emiliano negli anni Trenta, con i toni che tanto piacciono ad Avati. Anche se la storia non decolla mai ci si diverte, soprattutto grazie all'ottimo cast "corale", in cui eccellono Cavina e Roncato (nella sua miglior interpretazione dell'ultimo decennio), mentre Cremonini sorprende e la Ramazzotti ripropone la sua simpatica parlata impacciata in romanesco. Piacevole la colonna sonora di Dalla.
Siska80: Ennesimo prodotto che s'illude di supplire alla totale mancanza di idee per mezzo della magica atmosfera natalizia della quale è permeato. La storia è tra le più banali e pretestuose (giovane donna alla ricerca di un abete da esposizione s'imbatte in una persona destinata a cambiarle la vita), il cast misconosciuto (risulta simpatico soltanto il piccolo Roessler), ma almeno la durata è breve e la cosa rende il tutto più sopportabile. Una visione basta e avanza.
Topspin: Filmetto tutto sommato godibile. Nucleo del film veramente curioso, quasi simpatico; non convince molto il concetto della "vacanza della morte" o il suo soggiorno tra i comuni mortali. Finale scontato. Brad Pitt forse inadatto per questa parte, bravo Hopkins e bellissima la Forlani.
Buiomega71: Parodia del "gangster movie" invero poco riuscita. Base un certo talentaccio c'è l'ha, ma purtroppo la sua commedia è un mix poco riuscito tra Bellifreschi e macchiette parascorsesiane portate all'eccesso (il troppo stroppia). Gassman gigiona nel ruolo del boss, sprecatissima la Winters, Lola Pagnani di prorompente sensualità. Tra feste a suon di mambo e baci omo si arriva a un allucinato e violento finale (con tanto di ralenti e colpi in arrivo) che sbalordisce. Poi omaggio metacinematografico a I tre volti della paura e pessima chiusa in piscina. Sgangherato.
MEMORABILE: Tutto il pre finale con i protagonisti inseguiti in auto dai cinesi incazzosi e sventagliate di mitra; La Pagnani, burrosa, in autoreggenti.
Stefania: Gli innumerevoli colpi di testa della passionale aspirante assassina per gelosia Bardot sono siglati da spagnoleggianti accordi di chitarra: la ragazza è però di origine corsa! Vabbè, per i francesi, sono sempre popoli latini dal sangue caliente... Abbastanza caliente, e soprattutto movimentatissima, è anche questa commedia, la prevedibilità del finale è compensata dalla bontà di alcune trovate, su tutte quella del "sonno teleguidato" dell'ipnotizzatore indiano. Piacevole galoppata su un cavalluccio da giostra, ma a briglia veramente sciolta!
MEMORABILE: Lo spogliarello sotto minaccia di fucilazione; La valanga.
Enzus79: Remake di un cult della fantascienza (bisognava per forza farlo?). I risvolti sono un po' diversi dell'originale e poteva uscire qualcosa di meglio. La sensazione è che Tim Burton si sia abbassato alla volontà delle major. Wahlberg non è Heston e si vede.
Nancy: Scorsese confeziona un thriller impeccabile nella forma e nei contenuti ben più profondi di quanto ci si aspettasse. Shutter Island non è solo un manicomio; nelle sue cupe foschie e nei suoi manti rocciosi e dissestati Scorsese nasconde l'impianto stesso del sottosuolo della mente umana, un paesaggio aspro ma anche ricco di ogni elemento naturale e fisico e in questo sicuramente vince, creando un'atmosfera magica e intensa che arriva a proiettare l'interiorità del protagonista, del quale solo alla fine s'intuisce la profondità. Di Caprio immenso.
Nando: Film ultra trash che vede il gruppo dei Gatti uniti al cinema per l'ultima volta. Trama scombiccherata con battute demenziali oltrechè inutili. Abatantuono è pessimamente doppiato. Le situazioni sono arcirisapute e non destano il briciolo di un sorriso. Da evitare totalmente.
Galbo: Mediocre commedia diretta ed interpretata da Vincenzo Salemme autore ed attore che funziona meglio a teatro rispetto al cinema. Questo film altri non è che la solita commedia degli equivoci che vira ad un certo punto verso la farsa, affidandosi all'estro del momento e alla verve del singolo attore. In particolare più che il protagonista,a funzionare sono sopratutto i bravi caratteristi (come Bucirosso e Casagrande) spesso "soci" dell'attore napoletano.
Reeves: Un western minore di Raoul Walsh, che dimostra di avere comunque un grande ritmo e ottime scene d'azione ma difetta nella sceneggiatura, troppo elementare. Rock Hudson, sempre pulito e sbarbato in mezzo al deserto e dopo lunghe marce a cavallo, è veramente fuori parte e il punto di vista del reduce sudista è solo malamente accennato. Però Lee Marvin giovanissimo ha un suo fascino.
Gabrius79: Francesco Nuti dirige e interpreta questa commedia incentrata nuovamente sul mondo del biliardo ma stavolta non raggiunge risultati molto soddisfacenti, anche se qualche momento riuscito c'è. In questa occasione ha come compagna di viaggio un'ammaliante Sabrina Ferilli che però non è così coinvolgente nella recitazione. Peccato vedere sprecato il talento stralunato di Nuti.
Domino86: La pellicola racconta la vera storia di Megan Leavey, una marines degli Stati Uniti d’America arruolata come parte dell’unità artificieri. Il film può essere suddiviso in due parti: le missioni in Iraq e ciò che accade dopo le missioni stesse. È sicuramente la prima parte che coinvolge lo spettatore e rende avvincente lo svolgimento, perché nella secondasi va un po’ a perdere l’interesse sfociando molto nel sentimentalismo.
Homesick: Western picaresco costantemente accompagnato da toni di commedia che non cedono neppure alle scene con sparatorie e uccisioni. È forse questo il limite principale di un film nato da una sceneggiatura di Di Leo e Caminito (non accreditati), Tessari e Caiano e affidato ad un buon cast di habitués del genere: Steffen, Damon, Camardiel, Bodàlo e vari caratteristi spagnoli (Sambrell, Canalejas, Robledo, Martin). La vera forza motrice è comunque un immenso, istrionico Salerno, preludio dei vari personaggi messicani di Tomas Milian.
Nicola81: L'ultimo film diretto dallo specialista Sherman è probabilmente anche il più violento tra i western interpretati da John Wayne, che naturalmente ripropone con la solita bravura il suo solito personaggio. Qualche elemento di novità è rappresentato dal sequestro a scopo di estorsione del bambino (evento insolito in un film del genere) e dall'ambientazione della vicenda nel 1909, con impiego anche di automobili e motociclette, ma poi lo svolgimento è abbastanza classico, per quanto piacevole, con gli annessi battibecchi padre/figli e il finale che esalta l'importanza della famiglia.
MEMORABILE: I titoli di testa, che mettono a confronto la vita nelle metropoli con quella del West; Il massacro iniziale; La violenta resa dei conti conclusiva.
Stelio: Per nulla male questa nuova commedia di Alessandro Genovesi, che dopo Soap opera mostra una crescita interessante dal punto di vista creativo. Se di "sorpresa" non si può parlare per l'ottima prestazione di un navigato come Bisio, sicuramente lo si può dire per la discreta prova del non-protagonista Frank Matano, al suo terzo film da attore. La fine forse presenta qualche scena che scade un po' troppo nel banale, ma nel complesso la pellicola si lascia guardare.
Primo film hollywoodiano da protagonista per il grande attore tedesco Curd Jürgens, proposto al centro di una leggera commedia sentimentale tratta dalla pièce di F. Hugh Herbert “For Love or Money”. Attore di Broadway ritiratosi per volontà propria dalle scene, Preston Mitchell vive accanto alla famiglia del giovane Bill Tremaine (Saxon), il quale a una festa conosce la deliziosa Janet Blake (Reynolds), segretaria di un dentista fresca vittima del suo principale, che ha allungato troppo le mani. L'accompagna a casa e pur con più stile ci prova pure lui....Leggi tutto Scappata sotto la pioggia dall'auto di Billy, Janet bussa e trova rifugio in casa di Preston, che gentilmente la ospita e le dà un abito con cui cambiarsi. Non potendo poi accompagnarla visto che in quel momento ha l'auto in riparazione, Preston le offre di dormire da lui, usando toni affabili e un regale distacco che la ragazza non può che apprezzare. L'uomo, per quanto ultraquarantenne, è fascinoso, ha una bellissima voce (magnificamente restituita dal doppiaggio di Cigoli) e Janet ne resta affascinata; molto più che dal giovane Billy, il giorno seguente stupito di trovarla a casa dell'amico. Inevitabile che tutti, a cominciare dalla piacente collega (Smith) di Preston, comincino a malignare, ma il contegno e l'ironica grazia con cui questi a tutti risponde dà l'idea della misura con cui Edwards ha ricamato la propria sceneggiatura. Per quanto non ancora ai livelli che lo porteranno ad essere riconosciuto come uno dei migliori autori di commedie su piazza, Edwards mostra di conoscere molto bene il mestiere e si diverte a lavorare con cura anche sui personaggi di contorno; come la governante (Winwood) di Preston, semi alcolizzata che mira a un pollo e centra un gabbiano spezzandogli l'ala. Lo “adotterà” dandogli un nome (Filippo) e lasciando che si sottoponga alle sedute in giardino di “psicoesistenzialismo” ad opera di Tony Manza (Donahue), giovane attore amico del protagonista convinto di poter guarire l'uccello solo con la forza del pensiero. Ma è evidente quanto al centro della storia stiano Jürgens e la Reynolds, brava e dolcissima in un ruolo ideale grazie al quale mostra bella personalità ed estrema gradevolezza pur alle prese con un ruolo poco originale. Saxon in parte senza troppo brillare e Mary Astor sullo sfondo nei panni di sua madre. Un valido parterre d'attori al servizio di un Curd Jürgens (nei crediti come Curt) che comunque giganteggia sulla scia del miglior James Stewart, esibendo classe in abbondanza e dando lo spessore necessario al suo Preston Smith, uomo saggio che dimostra più dei suoi 43 anni (ulteriormente ridotti nella finzione), alle prese con gravi dolori di schiena parzialmente risolti a colpi di drastici massaggi dalla governante. Si sorride e si apprezza il garbo dell'insieme pur riconoscendone la limitatezza, con protratte sequenze a cavallo e una morale facile facile che riassume la prevedibilità del tutto. Hollywood nella media, con i suoi difetti al tempo sicuramente meno evidenti ma anche i pregi di una professionalità e una qualità nelle interpretazioni davvero non comune. Edwards sbriga la pratica con gusto e competenza.Chiudi
Rambo90: Praticamente una rilettura dell'omicidio Kennedy in salsa western. L'ambientazione post guerra civile rende e la regia di Valerii sa districarsi bene in una storia sicuramente diversa dagli altri spaghetti del periodo. Gemma dà una buona interpretazione e per una volta non è l'assoluto protagonista; ci sono infatti anche un ottimo Stefanelli, il credibile presidente di Van Johnson e un Fernando Rey versione uomo di potere. Buona la colonna sonora di Bacalov.
Stubby: Il film è un po' lento, però non è malvagio, tocca alcuni temi tabù per quell'epoca ed è intriso di una certa violenza. Mulargia ha dato la precedenza alla caratterizzazione dei personaggi e quindi va tutto a discapito dell'azione, infatti alcuni passaggi possono risultare piuttosto noiosi. Comunque tutto sommato è un lavoro discreto che merita di essere visto, se non altro per alcuni tocchi di classe.
MEMORABILE: Il palmo della mano può essere letale.
Piero68: Se fossi cinico direi che Tiramisù sembra quasi la versione comica de Il venditore di medicine. Ma siccome non lo sono mi limito a sottolineare come l'esordio di De Luigi regista non sia proprio brillante visto che sceglie una sceneggiatura troppo soft e un personaggio che ormai ci ha fatto vedere in tanti altri suoi film. Mi domando dove sia finito l'artista che tanto aveva colpito per il suo eclettismo in "Mai dire gol". Qualche discreto momento di ilarità e poco altro in un film dove l'assenza di una spalla di peso si fa sentire più del dovuto.
MEMORABILE: De Luigi al capo: "Dammi almeno un medicinale!" (e il capo gli assegna le supposte di glicerina).
Supercruel: Dopo il granitico Taken con Neeson, Morel si conferma di nuovo abile manipolatore in materia di action più sfrenato e sfacciato. Ancora una volta trama ridotta all'osso e fuochi d'artificio serviti con estrema perizia. Regge l'intera operazione un Travolta favoloso, gigione all'inverosimile, sbruffone e cafone alle prese con un personaggio bastardo figlio di Vincent Vega, John McClane e Chev Chelios frullati assieme. Morel & Besson pure stavolta spernacchiano gli americani sul loro terreno. Europa Corp, avanti così!
Lythops: Se il film ha un pregio, è quello di tenersi lontano dalle sciocchezze di tanti film americani di genere. Non che siano assenti incongruenze e imprecisioni, ma il tutto si assorbe nell'azione e negli effetti che prevalgono sul tutto. Diesel ci mette del suo come sempre e non gli si chiede di più. Caine, per quanto sprecato, è pur sempre lui, gradevolissimo. Senza tedio, e soprattutto senza danno, si giunge al fine.
Puppigallo: Una di quelle pellicole che non hanno grandi pretese, nonostante la condizione della protagonista, ma che, grazie a una certa freschezza nella narrazione e alla ragazza patita di Star Trek (che però si spinge anche oltre), finisce per avere un suo perché. Certo, non si approfondisce più di tanto l'argomento autismo, ma comunque si impara un po' a conoscere un qualcosa che crea un muro con gli altri, a meno che non si voglia andare al di là dell'apparenza, scoprendo le enormi potenzialità di chi magari ha difficoltà nell'interfacciarsi ma nasconde un mondo da scoprire. Non male.
MEMORABILE: Il cagnetto al fast food; La fuga dall'ospedale con stratagemma; L'attingere di lei a Kirk e Spock; Il finale della sceneggiatura.
Nicola81: Sceneggiatura dai molteplici incastri e colpi di scena per un giallo spagnolo appassionante e congegnato con un'intelligenza che è sempre più raro ammirare nel cinema odierno. Certo l'attenzione non può mai scendere sotto il livello di guardia e, più in generale, dopo una prima parte magistrale per tensione e coinvolgimento, si rischia qualche contorsionismo di troppo. Ma il finale ripaga pienamente l'attesa, rimettendo ogni tassello al suo posto in maniera tutto sommato onesta. Buona la confezione, convincenti le interpretazioni.
MEMORABILE: Le immediate conseguenze dell'incidente; Il finale.
Saintgifts: Con tanto di Overture, Entr'acte e Exit Music, (belle musiche di John Williams) si è voluta dare epicità a un western che vede protagonista un sessantacinquenne John Wayne, allevatore di bovini, che ha perso due figli in giovane età e si ritrova con undici ragazzini da istruire, per condurre una mandria per 400 miglia. Come ci si immagina, l'inizio è piuttosto divertente e commovente, ma poi iniziano i guai e la storia diventa violenta e prevedibile, ancorchè ricca di azione. Il messaggio (ambiguo) va mediato pensando all'epoca e al luogo.
MEMORABILE: Il cuoco (Rosco Lee Browne) verso i ragazzini: "Potrei fare un solo boccone di voi senza strozzarmi, mi basta ungervi la testa e tagliarvi le orecchie".
Pumpkh75: Prodigo e ambizioso (troppi forse i temi sensibili toccati, dall’ecologia agli abusi sui minori, e difatti qualche errore di logica fa cucù qui e lì), recupera una figura poco sfruttata come il Wendigo e attorno gli costruisce una grigia cittadina avvolta fuori e dentro dalla bruma, guadagnandosi la sufficienza grazie ai buoni effetti speciali e alla costruzione dell’orrore, escludendo il finale un po' avaro rispetto alle premesse. Ok come al solito Plemons, meno i due piccoli che non riescono a trasferire emotività e risultano piatti nel martirio. Vedibile senza rimpianti.
Pinhead80: Tornano le avventure di Martin e Doc, ma questa volta si dovrà porre rimedio a qualcosa che è avvenuto in un passato alternativo e che potrebbe distruggere la felicità di molte persone oltre a pregiudicare l'esistenza dei nostri amati protagonisti. Il film non perde una virgola di fascino rispetto al primo capitolo dimostrando di rimanere un evergreen anche a distanza di tanti anni. Vedere Martin e Doc sovrapporsi agli avvenimenti del numero uno è veramente uno sballo.
Siska80: Comprensibile il buonismo tipico dello spirito natalizio ma ci sono film che, come in questo caso, sono imperniati su fatti inverosimili che alla fine stancano anche le famiglie più sognatrici. Una giovane donna in coma fa da spirito guida a un vedovo con problemi lavorativi, e se ne innamora...Trama imbarazzante, dialoghi prevedibili, cast mediocre, finale indigesto. Per lo meno ha una durata media e un ritmo scorrevole, ma si può tranquillamente bypassare.
Mdmaster: In un'irreale New York borghesuccia tutta fiori e parchi ben tenuti, Ephron immagina un amore tra un magnate senza cuore e una povera libraia indipendente che viene mandata a gambe all'aria dalla cattiveria del primo. Ma si conoscono via mail, quindi possono condividere i loro pensieri intimi! Datato già dopo un paio d'anni, se ci aggiungiamo che è un infamissimo remake del capolavoro di Lubitsch, il film ne esce con le ossa peste. E poi vogliamo prenderci in giro? Tom Hanks senza cuore? Con quell'espressione cucciolosa? Per cortesia...
Siska80: Giovane vedova riceve in regalo dalla figlioletta una calza dai poteri speciali che darà una svolta importante alla sua vita. Singolare il fatto che le commedie natalizie odierne si avvalgano di elementi fantastici per dar corpo a situazioni che potrebbero risolversi in maniera razionale (nel caso specifico ad esempio non occorreva certamente un oggetto magico per fare in modo che la protagonista si aprisse a un nuovo amore). A prescindere, comunque, la trama è banale e prevedibile tutto; peccato, perché il cast è simpatico ma sprecato.
Puppigallo: La buona notizia è che le sceneggiature ormai le possono scrivere tutti, anche durante il sonno (persino nella fase REM, dove già si sogna). La cattiva è che il risultato non può che essere piuttosto deprimente. Se questo è il futuro della commedia, rivoglio il passato. Nulla da dire sugli attori, che fanno quello che il copione gli offre; e qua e là, grazie soprattutto a Papaleo, si sorride (il suo disagio per la situazione è ben reso dalle espressioni). Ma con così poca benzina, a rigor di logica la pellicola sarebbe dovuta durare il tempo di un cartone dei Simpson...e non un'ora e trenta.
MEMORABILE: Il dottor Trombhouse; Nella recita dei bambini Lucignolo lo fa il cinese Zang; e il padre dell'escluso: "Sì adesso Pinocchio aveva un amico cinese..."
Pinhead80: Tratto da una storia vera, il film mostra uno scandalo sessuale che vede come protagonista uno dei più influenti direttori di Network americani. Una vera e propria bomba a mano che sconvolge un sistema di merito basato sulle raccomandazioni e sugli abusi sessuali. I personaggi femminili sono caratterizzati a tuttotondo e appaiono sia fragili che profondamente determinati ad avere giustizia. Roger Ailes forse non viene rappresentato in tutta la sua viscidità.
Fedeerra: Un vero e proprio monster movie dai colori scintillanti, fiammeggiante nella messinscena, esaltato nella narrazione. Probabilmente meno evocativo e più macchinoso del Kong di Jackson, ma resta una riuscitissima impresa commerciale, in cui l’entertainment d’avventura si mescola con un bel messaggio di pace. Lode agli effetti speciali e alle creature mostruose.
Samdalmas: Classico film per ragazzi degli anni '8o che ancora oggi conserva il suo fascino tra vecchie mappe, pirati e inseguimenti. Ha lanciato attori come Sean Astin e Josh Brolin ma Anne Ramsey, la terribile madre dei Fratelli, ruba la scena a tutti. Una delle produzioni più fortunate di Spielberg, che all'epoca non aveva rivali nel genere. Da ricordare anche la canzone-tormentone di Cindy Lauper.
Ultimo: Horror a tema culinario non perfetto, ma nel complesso niente male. La sceneggiatura è originale e il protagonista Fiennes pare ben calato nella parte dello chef dai comportamenti molto strani (presto si capirà il perché...). Non raggiunge vette alte, ma si lascia guardare e a tratti crea pure qualche brividoe. Finale esagerato, con buona prova della Taylor-Joy, ma coerente. Consigliato a chi voglia vedere un horror diverso dal solito.
Rambo90: Frizzante commedia dalle premesse originali e interpretata da una coppia di amici anche nella vita: Wilson e Vaughn sono perfettamente assortiti e divertono molto. Walken è un buon comprimario e c'è un Bradley Cooper giovanissimo e antipaticissimo che non guasta. La storia sentimentale è un po' banale e risaputa ma il film riesce nell'intento di intrattenere senza cadute di ritmo.
Lucius: Un gioiellino erotico spagnolo che, al di là del titolo ingannatorio (il film ruota tutto sulla bella Lucia e non solo sul sesso) si fa guardare nella sua arrendevole semplicità e nell'immediatezza di certe sequenze che riescono a stuzzicare bene l'immaginario erotico dello spettatore. Gravido di immagini conturbanti (ce n'è per tutti i gusti) si espleta nel suo semplice ma autentico erotismo.
Cotola: L'idea di partenza è molto interessante: ambientare la storia (ai tempi della guerra di Secessione americana) in una comunità di quaccheri. Peccato però che il
modo di svilupparla non sia dei più felici, soprattutto se si pensa che il regista è un
certo Wyler. Il film è a tratti troppo buonista ed ingenuo, sfociando anche in qualche
momento in una certa inverosimiglianza (il modo di gestire l'arrivo dei sudisti alla fattoria e la loro reazione). In questo modo si è sprecato un plot dalle molte potenzialità, dando vita ad un film discreto ma lontano da alte vette che avrebbe potuto raggiungere.
Saintgifts: Il fatto che poi la nascita del "bambinello" arrivi a essere perfettamente sincronizzata con la recita di Natale, è forse il cuore di questa commedia che verte sull'assurdo dell'ultimo desiderio e sulla esagerata, quanto innaturale profondità di un'amicizia. Salemme è l'autore, oltre che interprete e direttore e il suo personaggio riflette probabilmente il carattere dell'artista, carattere che tende a trasparire anche nei futuri suoi lavori. Simpatici personaggi di contorno arricchiscono bene il tema centrale e il tono della commedia.
Daniela: C'è del marcio nella polizia losangelina - dato la vicenda è ambientata negli anni '90, teatro dei disordini razziali seguiti al pestaggio di Rodney King, vien da dire: bella scoperta! Ed infatti il film non risulta particolarmente originale e, anche se la storia è tratta da Ellroy, non un mestierante qualsiasi, si discosta poco dai soliti ritratti di poliziotti duri che finiscono per trovarsi dall'altra parte della barricata (quella dei "cattivi") quasi senza rendersene conto. Ritmo concitato, fotografia volutamente "sporca", discreto il cast.
Gordon: Buon film sportivo, tratto peraltro dalla storia vera di Vinny Paz, che ruota intorno alla disciplina più adatta al cinema, la boxe. La vicenda ha dell'incredibile, dato il miracoloso rientro dopo una frattura spinale e i due attori devono sobbarcarsi una dura prova per reggere personaggi così impegnativi e in questo Eckhart, l'allenatore, riesce meglio di Teller, un po' freddino. La sceneggiatura comunque è buona, così come i comprimari e non ci si annoia. Soddisfacente.
MEMORABILE: Le viti estratte dalla testa senza anestesia.
Primo film hollywoodiano da protagonista per il grande attore tedesco Curd Jürgens, proposto al centro di una leggera commedia sentimentale tratta dalla pièce di F. Hugh Herbert “For Love or Money”. Attore di Broadway ritiratosi per volontà propria dalle scene, Preston Mitchell vive accanto alla famiglia del giovane Bill Tremaine (Saxon), il quale a una festa conosce la deliziosa Janet Blake (Reynolds), segretaria di un dentista fresca vittima del suo principale, che ha allungato troppo le mani. L'accompagna a casa e pur con più stile ci prova pure lui....Leggi tutto Scappata sotto la pioggia dall'auto di Billy, Janet bussa e trova rifugio in casa di Preston, che gentilmente la ospita e le dà un abito con cui cambiarsi. Non potendo poi accompagnarla visto che in quel momento ha l'auto in riparazione, Preston le offre di dormire da lui, usando toni affabili e un regale distacco che la ragazza non può che apprezzare. L'uomo, per quanto ultraquarantenne, è fascinoso, ha una bellissima voce (magnificamente restituita dal doppiaggio di Cigoli) e Janet ne resta affascinata; molto più che dal giovane Billy, il giorno seguente stupito di trovarla a casa dell'amico. Inevitabile che tutti, a cominciare dalla piacente collega (Smith) di Preston, comincino a malignare, ma il contegno e l'ironica grazia con cui questi a tutti risponde dà l'idea della misura con cui Edwards ha ricamato la propria sceneggiatura. Per quanto non ancora ai livelli che lo porteranno ad essere riconosciuto come uno dei migliori autori di commedie su piazza, Edwards mostra di conoscere molto bene il mestiere e si diverte a lavorare con cura anche sui personaggi di contorno; come la governante (Winwood) di Preston, semi alcolizzata che mira a un pollo e centra un gabbiano spezzandogli l'ala. Lo “adotterà” dandogli un nome (Filippo) e lasciando che si sottoponga alle sedute in giardino di “psicoesistenzialismo” ad opera di Tony Manza (Donahue), giovane attore amico del protagonista convinto di poter guarire l'uccello solo con la forza del pensiero. Ma è evidente quanto al centro della storia stiano Jürgens e la Reynolds, brava e dolcissima in un ruolo ideale grazie al quale mostra bella personalità ed estrema gradevolezza pur alle prese con un ruolo poco originale. Saxon in parte senza troppo brillare e Mary Astor sullo sfondo nei panni di sua madre. Un valido parterre d'attori al servizio di un Curd Jürgens (nei crediti come Curt) che comunque giganteggia sulla scia del miglior James Stewart, esibendo classe in abbondanza e dando lo spessore necessario al suo Preston Smith, uomo saggio che dimostra più dei suoi 43 anni (ulteriormente ridotti nella finzione), alle prese con gravi dolori di schiena parzialmente risolti a colpi di drastici massaggi dalla governante. Si sorride e si apprezza il garbo dell'insieme pur riconoscendone la limitatezza, con protratte sequenze a cavallo e una morale facile facile che riassume la prevedibilità del tutto. Hollywood nella media, con i suoi difetti al tempo sicuramente meno evidenti ma anche i pregi di una professionalità e una qualità nelle interpretazioni davvero non comune. Edwards sbriga la pratica con gusto e competenza.Chiudi
Capannelle: Diciamo che la Foy viene impiegata per quasi tutto il girato e maltrattata in più maniere. Un ruolino di marcia simile ai precedenti episodi ma che sembra perdere qualcosa come spinta e come coinvolgimento emotivo nell'insieme, nonostante non manchino sequenze interessanti (il ponte, lei imprigionata nel latex) ma talvolta anche esagerate (il tiro a segno da lontano). Belli i paesaggi e le ambientazioni nella fredda Svezia, che compensano alcune carenze nelle sequenze action.
Dusso: Coproduzione italo spagnola per una specie di gialletto d'azione dalla curiosa ambientazione giamaicana (meno bene gli interni ai Balcazar studios, dove a volte sembra di stare in un western). Stavolta Ray Danton se la cava più che bene mentre poca cosa è la Tudor. Curioso anche il personaggio della Calò in un film che fortunatamente (almeno qui) non prende la via dello spionaggio. Qualche seno nudo per le giamaicane e sui nostri schermi dell'epoca visto l'anno (1968) è sempre cosa rara e curiosa...
Daidae: Un film (?) davvero tremendo: una dottoressa arriva dal Nord nel solito paesino del Sud (forse l'ambientazione è l'unica cosa passabile) ove scatena naturalmente gli appetiti sessuali degli uomini e la gelosia delle donne (tutte racchie e brutte ovviamente). Una mediocrità disarmante, qualche nudo, attori agghiaccianti (il cast maschile soprattutto). Eppure c'è chi riuscirà a fare di peggio col simile (e ancor più brutto) Atti impuri all'italiana.
Daidae: Se visto come film comico-hardcore strappa parecchie risate, se visto come horror fa storcere non poco il naso. È la fiera del ridicolo: dalla morte della Frajese alla sepoltura (con 2 mummie!) per terminare coi pagliacceschi delitti della ragazzina posseduta. Si fa notare la Giordano nel ruolo di una suora un po' particolare..
Il ferrini: Remake di Spirito allegro (1945), è una commedia fantastica di origine teatrale (in Italia è stata portata in scena da Leo Gullotta) che può contare su discreti dialoghi e una storia semplice e simpatica. Fra le due mogli vince senz'altro la Fisher, meno macchietta e più convincente, mentre il protagonista è piuttosto anonimo. Gli effetti speciali sono pochi ma ben realizzati, curati i costumi e le acconciature anni '30. Nel complesso non si può dire che sia un brutto film, ma non ci sono particolari guizzi. Tre pallini sarebbero troppi.
Redeyes: L'inizio ricorda per certi versi The Wicker man, con l'atmosfera cupa, le nubi e tutto il resto, ma pure per la diffidenza e lo può ricordare anche per il buon intreccio. Inutile sotolineare come niente sia lasciato al caso: la cura dei particolari, l'esteticità della fotografia e le musiche essenziali nella loro efficacia. Il finale finisci un po' per attenderlo, forse, ma non delude, anzi, trova la forza di smarcarsi con una exit phrase d'impatto. Forse sono un po' troppi i flashback, ma la pellicola è ottima, come Di Caprio.
Paulaster: Storiella campagnola nel consueto stile di Avati, ma la sceneggiatura è scarna. Voce fuori campo che aiuta la narrazione e qualche passaggio a vuoto non permettono allo spettatore di immedesimarsi nella trasposizione rurale. L’ambientazione e la fotografia sono buone e ne beneficiano gli attori. Gruppo maschile meglio di quello femminile, con Cremonini sufficiente ed una Ramazzotti che non convince.
Giùan: Regista di corpi "strani" (Sweetie, Lezioni di piano, In the cut) ed estranei (Un angelo alla mia tavola, Holy smoke), la Campion qui sfodera una bella variazione su due dei temi cardine del suo cinema: la fisicità dei sentimenti e la poesia, declinandoli nella relazione platonica eppure sotteraneamente pulsante tra il delicato (anche di salute) John Keats e la "buona borghese" Fanny Brawne. Bravissima Abbie Cornish nel rendere la pertinace duplicità di Fanny: integrata socialmente ma emancipata nella sua "follia" d'amore. Crudelissimo Paul Schneider.