Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Zampanò: Le ricostruzioni in costume sono il pane di Comencini: rende al meglio. Con Cuore e Pinocchio anche il suo giovane Casanova brilla. Bravi attori e caratteristi inseriti nella frizzante scansione temporale dei fatti. Da provetto commediografo, il regista rimanda il sesso finché può, accendendo il desiderio in chi guarda. Deliziosa, come le musiche di Fiorenzo Carpi, la calata veneziana. Troppo sospirosi solo i siparietti con la promessa suorina. Assolutamente consigliato.
MEMORABILE: La maldestra operazione chirurgica all'orecchio con tanto di trapanatura!
Tarabas: Terrificante polpettone a episodi, che ricicla roba già riciclata nei vari Rimini Rimini, con un cast persino sproporzionato, con Pozzetto, Villaggio e Banfi (nientemeno) titolari di una fetta ciascuno di questa tremenda torta di riso (come direbbero i bagnini liguri di Colorado Cafè). Ovviamente, in due ore di film qualche battuta divertente c'è, soprattutto ad opera di Pozzetto e Banfi. Villaggio, purtroppo, sprofonda a causa di una storiella ridicola e dello spazio improbabilmente concesso alla non-attrice Serena Grandi. Sciagura.
Pessoa: Film che comincia malissimo con l'ambientazione spagnola del titolo che, nella vicenda narrata, evidenzia nomi e luoghi palesemente portoghesi. La pochezza della sceneggiatura completa l'opera, nonostante l'impegno del cast, dove spiccano Lupo e Lorenzon, decano del nostro cinema di genere. Se accetteranno di farsi maltrattare le facoltà mentali da una storia incongruente e da uno Zorro biondo platino, gli appassionati del genere saranno parzialmente ripagati da qualche buona scena d'azione. Gli altri lascino perdere...
Jdelarge: Gli unici aspetti positivi di questo film sono rappresentati dai costumi e dalle buone scenografie. Tutto il resto è da dimenticare, a partire dalla spettacolarità inesistente delle scene d'azione che, invece, dovrebbero rappresentare la base, in film di questo tipo. Ridicole le scene di danza, così come la legnosità dei guerrieri impegnati nei combattimenti. Pessimo.
Siska80: "Quello che tu non vedi... non sarò certo io a raccontartelo correttamente": sarebbe stato questo il titolo adatto per un film che affronta il delicato tema della schizofrenia con una grave superficialità. L'idea di descrivere i sintomi mostrandoli allo spettatore dal punto di vista del paziente era buona, ma viene utilizzata esasperando le allucinazioni del protagonista in maniera ridicola (tant'è che il ragazzo, più che un malato mentale, sembra vittima di forze sovrannaturali malefiche come accadeva in Amityville possession). Deontologicamente scorretto.
B. Legnani: Vezzosa pellicola di ambientazione luinese (in realtà girato ad Orta San Giulio: si vede anche l’isoletta in mezzo al Cùsio), con gradevolissimi caratteristi. Accanto ad un ottimo Maccione, ruotano l’Agostina ;-))), Gora, Diogene, Leontini, Maffioli, Vargas, Pellegrino… In più ci sono due assi come Bernard Blier (che ha la faccia di uno che è nato per fare l’attore) e Macario (non proprio eccelso, ma lo si guarda sempre con affetto). Film non grande, ma legittimamente di piccolo culto.
Galbo: Thriller assai mediocre diretto da un regista il cui passato (Pomodori verdi fritti) è assai migliore dell’opaco presente. In questo film non funziona quasi niente, a partire dalla sceneggiatura che è colma all’inverosimile di “buchi” narrativi e situazioni inspiegabili. Assai raramente inoltre il regista riesce a costruire un minimo di tensione che ci fa ricordare che stiamo assistendo ad un thriller. Unico elemento positivo, la carismatica presenza di Pacino, ma è decisamente troppo poco.
Markus: “No problem” è una commedia mediocre. Nell’insieme, una “bocca buona” come la mia mi fa dire che il film può anche risultare godibile, ma solo per qualche momento piuttosto divertente tra Salemme e Rubini (che pare "fatto") e poco altro. Un’insieme di scenette raffazzonate e qualche momento di buoni sentimenti davvero irritanti e fini a se stessi riempiono l’intera durata della pellicola. Un cast ampio ma gestito male, a partire da Panariello che non mi ha strappato nemmeno un sorriso.
Magerehein: Carovana in cerca di fortuna incapperà strada facendo nei tanti pericoli del caso (necessari, per non rendere il tutto prolisso e noioso): riuscirà ad arrivare in Oregon? Il film, dallo sviluppo assai classico, è lungo; anche il viaggio mostrato tuttavia lo è, quindi ciò risulta funzionale a conoscere in maniera approfondita tutti i personaggi del gruppo. L'importante cast è ben utilizzato (Mitchum il migliore) e gli splendidi paesaggi americani (più che un semplice sfondo) scelti per fare da contorno completano la buona impressione complessiva dell'opera.
Disorder: Ci volle più di un decennio perché registi come Joseph Zito e lo stesso Carver capissero in che modo utilizzare correttamente Chuck Norris, all'epoca atleta di fama mondiale. Qui tentavano ancora di farlo recitare, col solo risultato di annoiare a morte lo spettatore con la "solita" indagine anni 70 sul mondo della droga e delle mafie cinesi; per fortuna un cospicuo numero di combattimenti ben coreografati permette comunque di arrivare alla fine senza intoppi. Insomma, si può vedere, ma il periodo d'oro di Norris era ancora di là da venire...
MEMORABILE: Il gigantesco killer cinese, che in un momento di ira distrugge a suon di pugni il Maggiolone di uno sfortunato e ignaro passante.
Daniela: Anche se Verdone con quella faccia non è tanto credibile come conduttore tv cinico e baro, il suo Fuxas professionista della disgrazia all'inizio promette una commedia satirica diversa dalle sue solite, ma l'illusione dura poco: basta un licenziamento in tronco perché il suo personaggio rientri nei binari consueti dell'adulto immaturo, finto narciso ma in realtà insicuro ed impacciato, in fondo "buono". E con il protagonista si affloscia anche il film, dato che Asia Argento, pur graziosa e non volgare come altrove, non è in grado di reggerne il peso. Occasione persa.
Homesick: Brevità e sveltezza sono i pregi di questo piccolo peplum diretto dallo specialista Malatesta, che semplifica al massimo la trama - una legione consolare indaga su un furto d'oro nella città di Treviri all'epoca dell'impero di Diocleziano - per dedicarsi a lunghi e continui duelli a fil di spada; non manca la gentil fanciulla (Spina) che fa innamorare l'eroe di turno (Carey). Non accreditati, si battono, tra i Romani, Mirko Ellis e, tra i barbari a servizio del traditori dell'Urbe (Andrea Aureli e Mario Feliciani), Nello Pazzafini e Jeff Cameron.
MEMORABILE: Carey e Antonini in taverna che si battono a mani nude contro i pretoriani armati di spada.
Nando: Avventura per ragazzi tra panorami mozzafiato e incontaminati. Tutto abbastanza scontato, con la presenza di un inverosimile cucciolo di orso polare quasi addomesticabile. Tipico prodotto americano dai buoni sentimenti infarcito di ruffianeria e destinato al famigerato lieto fine. Heston non lascia quasi traccia.
Ammiraglio: "Imitation of life" è un film particolare, strano. In un unico lungometraggio ci vengono presentati tanti (forse troppi) spunti di riflessione: il problema razziale ancora presente negli USA; la voglia disperata di carriera; cosa porta davvero felicità nella vita. Il risultato è molto buono anche se, purtroppo, nell'ultima mezz'ora il film sembra scendere di tono e perdere il fascino che l'aveva accompagnato fino a quel punto. La scena finale è decisamente strappacuore.
Katullo: Latita un po' tutto, nel film di Veronesi sull'amicizia tra i generi (anche la ost di Battisti), mentre, se la prima parte sembra annunciare un discreto divertimento sotto il monopolio comico di De Luigi, man mano la storia (quale?) si sfilaccia, seppur garbatamente (le due protagoniste, sex-symbol acclarate, non vanno mai oltre il consentito, malgrado la Casta offra un'improvvisa scappatella verso il finale). Cercare anche una morale diventa così un'impresa rinunciabile, meglio accontentarsi degli sguardi interdetti di De Luigi alle prese con la portiera di madrelingua "straniera".
Caesars: Prendendo spunto da un'episodio leggendario, la sfida tra i fratelli romani "Orazi" e quelli di Albalonga "Curiazi" per decidere quale delle due città dovesse avere predominio sull'altra, gli sceneggiatori ci regalano un tipico "peplum" anni '60 nel quale l'evento pseudostorico occupa solamente la parte finale della pellicola. Un prodotto senza grosse infamie ma neanche troppe lodi che si lascia guardare piacevolmente ma che non si eleva al di sopra del discreto mestiere. Diretto anche da Terence Young?
Pessoa: Per il terzo capitolo della celeberrima e fortunata saga il copione cerca di incontrare i gusti del pubblico semplificando la vicenda e dando spazio a situazioni più leggere, in cui i talentuosi interpreti cercano e trovano vecchie intese di un mestiere antico. Con il protagonista tengono la scena i formidabili Carotenuto (in questo film si capisce quanto sia davvero bravo) e Pica (le sue improvvisazioni con De Sica sono da manuale). L'ambientazione sorrentina conferisce spessore agli stereotipi, la sceneggiatura segue il passo. Più che buono!
MEMORABILE: "Fratello ricordati che devi morire" (De Sica assorto nel vuoto) "Fratello vatti a coricare!" (Tina Pica); La Preghiera della vergine.
Funesto: Stavolta il miele e il buonismo sono davvero esasperanti. Il voler accettare il diverso qui sfida presuntuosamente persino il buon senso, dal momento che si fa passare per normalissimo che una famiglia adotti un ratto invece di un umano; e le frasine mielose di Stuart mettono la ciliegina sulla torta. Comunque il film non si prende troppo sul serio e ciò salva (in parte) l'assurdità della premessa. Da salvare assolutamente la grandissima professionalità del cast (escluso l'insipido Lipnicki), con uno Hugh Laurie pre Dr. House. Buoni gli SFX.
MEMORABILE: "Lui non è mio fratello, è soltanto UN TOPO!"(parole sante!).
Magerehein: 2050: una pilota viene spedita nel 2025 per scongiurare un disastro ecologico, ma non tutto filerà liscio. Film fanta/ecologista che ha il proprio peggior difetto nella tremenda sceneggiatura; va bene che è un film per bambini, ma anche loro capirebbero presto che la storia non sta in piedi. La protagonista vaga in abiti futuristici (con tanto di pedante aiutante robot) e nessuno si stupisce, per non parlare del fatto che riesca ad entrare in basi militari e sedi governative come se niente fosse. Impossibile gettare la croce sul cast. Puerile, al netto dei buoni effetti speciali.
Metuant: Il primo, sicuramente il più bello, di una saga protrattasi per quasi trent'anni, mette in mostra episodi e trovate ancora oggi eccezionali per comicità e originalità. Fantozzi nella sua migliore rappresentazione da parte di un Villaggio al massimo della forma. Non privo di difetti, ma un must per chi ama la commedia surreale italiana.
MEMORABILE: La sequenza del biliardo, uno splendido esempio di riscatto personale.
Buiomega71: Dopo il bidone dei 13 spettri, Beck si tira su una costola. Non malaccio effetivamente, tra piscine ricolme di cadaveri e cabine marciscenti (e qui scatta la parentela con il film di Alvin Rakoff), bambine fantasma e la Rettondini che canta "Senza fine". Splendido l'incipt, con la festa che si trasforma in puro massacro con corpi divelti in due (dal vago sentore kinghiano) e indimenticabile lo spettro putrido della Rettondini. Peccato per il finale simil fantasy, piuttosto pacchiano in stile 13 spettri. L'atmosfera inquietante comunque non manca.
MEMORABILE: I flashback dei banditi che depredano il prezioso carico della nave; La Antonia Graza spettrale in mezzo al mare; Il cavo d'acciaio; La piscina.
Ciavazzaro: Accurata ricostruzione storica del bombardamento di Pearl Harbor, diretta con mano sicura da Fleisher, Masuda, Fukusaku. Ottimo anche il cast che può contare su Joseph Cotten, Martin Balsam, E.G. Marshall. Buona introspezione psicologica, molto teso e godibile il finale, accurate le scene con gli effetti speciali.
MEMORABILE: Il monologo finale del vecchio comandante giapponese.
Il Gobbo: Buono, anche se non eccezionale. Si sceglie un racconto più frastagliato, senza un villain dominante, e si gioca ovviamente molto sul contrasto che scaturisce dalla collega donna, risolto senza troppe banalità. Affidato come Magnum force a uno dei suoi fidati collaboratori, ma già più personale, più clintiano. E quando alla fine imbraccia quella sorta di cannoncino...
Pumpkh75: Il Peele regista che batte il Peele narratore: il primo sale ancora di livello filmando sequenze straordinarie e destinate a resistere all’oblio, il secondo invece non riesce stavolta a dare senso compiuto alle proprie pulsioni, frequenta troppe terre di mezzo e sembra quasi smarrire il bandolo, tant’è che la durata eccessiva riflette la difficoltà nel compattare tutti gli strati in una unica, coesa direzione. Positiva la recitazione, segno che anche lì la maturità nel dirigere non è lontana. Lievemente inferiore sia a Scappa che a Noi, ma non c’è da preoccuparsi.
Galbo: Una storia che poteva prestarsi ad un opera stucchevole e strappalacrime diventa una commedia sull'elaborazione del dolore dai toni più melanconici e leggeri che drammatici. Gli autori ci inseriscono i temi della modernità e della tradizione e quello dell'estirpazione delle proprie radici. Il risultato è gradevole, grazie alla sceneggiatura equilibrata e ad un cast ben scelto, con una particolare menzione per l'interprete della nonna malata. Un buon film.
Siska80: Una serie di attentati dinamitardi colpisce Hong Kong all'improvviso; solo un ex artificiere senza una gamba potrebbe dare un aiuto prezioso. Di certo la durata non è proporzionale alle scene d'azione, che avrebbero dovuto essere presenti in numero maggiore: gli effetti speciali comunque sono decenti, anche se a mancare quasi del tutto è la suspense, fondamentale in questi casi. Per quanto riguarda il cast le cose non vanno meglio dato che, eccezion fatta per il convincente protagonista, il resto o calca troppo la mano, o al contrario appare inespressivo. Mediocre e opzionale.
Piero68: Classica commedia USA in perfetto stile anni 80 con un Michael J. Fox quasi all'apice del suo successo. Basato su due fondamenti americani (le opportunità e il self-made-man) il film traccheggia su stereotipi come gli equivoci e lo scambio di persona. Nulla di eccezionale e ovviamente non si ride a crepapelle, ma resta comunque un film fatto con garbo, senza volgarità e con una sceneggiatura che, seppure con qualche ingenuità di troppo, resta convincente fino alla fine. Bravo e credibile Fox (come sempre nei suoi ruoli comici) e buono anche il cast di contorno.
Redeyes: Non voglio dire che sia un capolavoro, ma di certo una commedia che ben si guarda per tutta la sua durata. Tratta di temi quali l'integrazione, ma senza rimanerne bruciata e quindi senza (s)cadere nel patetico. Le scene scorrono veloci e nonostante si sappia il finale fin dalla prima inquadratura e nonostante peschi, il film, a piene mani, in tutti i clichè del genere commedia possibili, è piacevole. È leggero, frizzante, fa sorridere. Una Keira, acerba, che perde ai punti con la più simpatica Nagra.
Bruce: Commedia comico-romantica, leggera e frizzante, senza essere stupida. Ci si diverte, la regia è brillante, il ritmo è veloce ed incalzante, gli interpreti sono bravi e ben assortiti e la musica varia e piacevole. Un film semplice, senza pretese ma scorrevole e nel complesso positivo, ideale per rilassarsi.
Minitina80: Una commedia abbastanza riuscita che non cela altre ambizioni se non quella di intrattenere una volta. Il digitale ha un ruolo chiave perché permette di creare le animazioni che reggono in piedi di film e da cui scaturiscono situazioni divertenti e simpatiche. Non mancano i buoni sentimenti e un epilogo ovviamente “happy” che aggiusta tutto quello che era rimasto in sospeso. Certo, il fiato è corto, ma molto dipende dal modo in cui si affronta la visione che deve essere necessariamente libera da pensieri.
Redeyes: Verme Durdenimpasticcato senza limiti passa da iper-ecologista a tronista in un batter di ciglia, finalmente a suo agio in un idiocratico presente. Capatonda manifesta trovate efficaci ma anche una certa difficoltà a lavorare su tempi dilatati rispetto ai suoi fantastici corti. Il risultato finale è un film che non si ricorderà nei secoli, troppo zavorrato da situazioni comiche sguaiate che annacquano gli spunti interessanti. Il cast è composto dai fedelissimi del protagonista e a suo modo non delude.
MEMORABILE: "Mi sono cacato sopra"; In via del tutto eccezionale.
Lucius: Piccolo film indipendente che incassò molto all'epoca. Ha molte analogie con Ultimo tango a Parigi, ma non si può paragonare ad un capolavoro. Sesso esplicito e passionale tra due sconosciuti, seguito da rabbia apparentemente immotivata. Numerose le scene di nudo. Da segnalare solo le belle musiche orchestrali.
Supercruel: Nonostante realizzare un film sui Transformers riveli a prescindere una geniale follia, Bay fallisce abbastanza miseramente l'obbiettivo. Tolto lo stupore per la mirabolante perfezione dei pirotecnici visual effects, rimane una storia che non coinvolge e una regia eccessivamente epilettica. Burlesco, poi, che la pellicola diventi gradevole quando vira sulla commedia (come la divertente scena nel giardino di casa del ragazzo) e diventi tediosa quando l'action cafone inonda lo schermo. Brutto.
Undying: Ispirato dalle tragiche gesta del serial-killer noto come Zodiac, il film predilige un taglio sfumato tra azione, thriller e sarcasmo, quest'ultimo garantito da dialoghi ben scritti e tagliati (alla perfezione) sulla figura del personaggio interpretato da Eastwood con estrema immedesimazione. Il migliore della serie, grazie anche all'eccellente regia di Siegel.
Capannelle: E' uno strano connubio tra thriller e survival movie, che poteva dare luogo o a un pezzo di bravura o a qualcosa di deludente. Sheridan, che oltre a dirigere, produce e scrive, non riesce ad imboccare la prima strada, sia per una serie di twist banalizzati o sballati che per un cast non proprio ben assortito. Vale per 20 minuti e per una regia nel complesso professionale, ma già a metà sconta troppe incongruenze dovute alla necessità di trovare qualche spunto originale (ma che fatica poi a reggersi in piedi).
Giùan: Traduzione pressochè scolastica del capolavoro generazionale di Hornby. L'esordiente Evans ne comprime il lasso temporale (con un montaggio peraltro discutibile e balbettante) concentrandosi tematicamente sulla storia d'amore (molto anni '80) tra un Firth sinceramente in palla e la sorprendente Gemmell, bruttina dalla spigolosa carismaticità. Per gli adoratori di Eupalla (come il sottoscritto), pelle d'oca e brividi sulla schiena non si contano, ma cinematograficamente il confronto con Altà fedeltà di Frears condanna il film per manifesta inferiorità.
MEMORABILE: "L'onda" che trascina i tifosi sulle gradinate verso gli spalti più in basso; "Noi non supereremo mai questa fase"; The History man: Paul Thomas.
124c: Film tratto dal romanzo di Agatha Christie, ricco di star, con un Poirot approvato dall'autrice. Albert Finney, per me, come Hercule Poirot, è assai nervoso e per nulla comico, come il suo successore, Peter Ustinov, però il suo look è somigliantissimo a quello che noi vediamo sulle copertine dei gialli, che tutt'ora escono in edicola. Strano vedere Sean Connery ritornare sull'Orient Express sette anni più tardi di "A 007 - Dalla Russia con amore", ma in veste di indiziato d'omicidio. Bel film.
Onion1973: Un'entità aliena causa la caduta della Luna sulla Terra. Un equipaggio americano cercherà di salvare l'umanità. Il plot del film è praticamente tutto qui. Forse la cosa più sorprendente è Halle Berry, nata nel 1966, che sembra una ventenne. Il resto è un'alternanza di effetti speciali già visti (e meglio), recitazioni spente e una trama sci-fi pasticciata, a tratti persino puerile. Se Emmerich in passato puntava sull'originalità del catastrofismo per compensare trame esili, il trucco appare ormai svelato e la noia all'ennesima onda (gravitazionale - sic!) fa capolino. Stralunato.
Puppigallo: Il suo predecessore non era male, ma questa aggiunta per seguire le vicissitudini della sopravvissuta nella casa di cura, seppur iniziando in maniera dignitosa, presto sbraca, non appena il vero protagonista si palesa. L'originalità ormai si è persa, rimpiazzata da una sorta di "indovina dove o chi sono"; e la "multiChuckytà" rende solo il tutto più ridicolo. Qua e là c'è ancora qualche piccolo guizzo, anche ironico, ma non basta a giustificare l'operazione. Velo pietoso sul finale con reunion ridens, che sembra più un omaggio al lungo percorso del bambolotto.
MEMORABILE: Anche una testa posseduta può essere un antistress; "Tu sei la prossima, torno subito"; I tacchi in faccia fanno molto male.
Ale nkf: Buon film. L'ambientazione è buona e anche il cast si rivela più abile del previsto. Le scene all'interno delle piramidi sono state girate accuratamente e le fughe da quegli insetti mangiacarne sono molto divertenti. Buona l'associazione tra thriller e fantastico.
MEMORABILE: Quando gli scarafaggi mangiacarne divorano Benny.
Ultimo: Gradevole commedia, grazie alla coppia Morelli-Rossi ben affiata e a un cast di contorno (gli "studenti" della Rossi, intenti a imparare l'arte del "rimorchiare"...) composto da attori simpatici. La pellicola scorre senza intoppi e si conclude in maniera scontata ma coerente con lo svolgimento. Piccola parte anche per Salemme, che non lascia il segno. Tutto sommato promosso.
Daidae: Il valido regista Tibor Takács, autore di alcuni discreti horror, dimostra di saperci fare anche con l'azione. Il film presenta i due classici ex militari (prima compagni, ora antagonisti) su due campi diversi: uno lavora per la sicurezza, l'altro per soldi, entrambi bravi con le armi. Ci sono delle valide scene di azione, il film non annoia, non mancano gli intrighi. Buona la prova dei due attori principali: Tony Todd nella parte del cattivo e Mark Dacascos in quella dell'antagonista.
Samuel1979: Splendido e doveroso omaggio al compianto musicista e compositore la cui recente scomparsa brucia ancora, per gli amanti della buona musica. Merito di Pino è quello di aver riscattato il dialetto napoletano conferendogli una maggiore popolarità fra i giovani; il suo è un linguaggio sicuramente nuovo e raffinato che ha saputo unire le varie sfaccettature della città di Napoli pur non dimenticando di denunciarne i problemi sociali al suo interno. Fra i vari artisti che gli rendono omaggio risalta indubbiamente Phil Manzanera, celebre chitarrista dei Roxy Music.
Pessoa: Siamo di fronte alla solita commediaccia sexy che questa volta si risparmia anche attori di primo piano circondando la splendida protagonista di caratteristi di diverso livello. Il copione, more solito, è poco più che un canovaccio da infarcire all'uopo di situazioni scatologiche ai limiti del buon gusto (talvolta anche oltre) e così fra clisteri e peti si arriva alla fine senza serbare la memoria di quello che si è visto (e forse è meglio così). Qualche battuta di Carotenuto e Delle Piane coglie nel segno, mentre la Fenech è totalmente sprecata. Un filmetto insulso e noioso.
Lupoprezzo: Melodramma in pieno stile Sirk: turgido e lacrimevole come si confà alla tradizone hollywoodiana del melò. Il dramma prettamente femminile messo in scena dal regista conquista soprattutto per la solida interpretazione del cast, piuttosto che per i temi trattati (il razzismo, la carriera frapposta agli affetti, il dramma d'essere madri). La sequenza del pestaggio è decisamente un gran bel pezzo di cinema e non lascia indifferenti, così come il finale. Regia di gran classe, che predilige la profondità e le inquadrature da basso.
Ronax: Mentre in lontananza scorre il traffico di Roma, sul Palatino vanno in scena gli intrighi che portano nel 69 d.C., passato alla storia come quello dei quattro imperatori, al breve regno di Otone, successore di Galba. Mediata dai versi di Corneille, declamati da un gruppo di attori italiani e francesi, la tragedia si snoda in uno spazio atemporale come una riflessione sul potere e la sua violenza. Sorta di teatro filmato, non facile da seguire, è il primo film italiano della coppia Straub-Huillet. Ottimo Adriano Aprà nel ruolo di Otone, altera e regale la Camilla di Olimpia Carlisi.
Cotola: Loach torna alle origini e narra una storia (ispirata a fatti veri), che a qualcuno (forse un po' giustamente) sembrerà anacronistica, di libertà e repressione pienamente coerente al suo credo ideologico. Non si vola alto, ma il film è buono, si lascia seguire piacevolmente ed è sicuramente tra i migliori lavori firmati dal regista britannico negli ultimi anni. Buone le prove degli attori e bella la fotografia.
Daidae: Inizio veramente ridicolo con l'incontro fortuito (caffè sulla camicia e mano vicino al seno) di due perfetti sconosciuti. Sembrerebbe una sciocchezza di film invece lo sviluppo è quello di un validissimo giallo con venature erotiche. Ottimo il cast, dove nessuno sfigura, bello il finale. Non è all'altezza dei suoi "simili" del 70 ma non è neppure da buttare via.
Il Gobbo: Da un protagonista dell'avanguardia artistica un'opera "anti-cinematografica", collage di linguaggi e materiali diversi, con apparizioni illustri. Raro caso di underground prodotto (da Anita Pallenberg!), considerato il film più bello della storia del cinema da Nanni Moretti (così disse in un'intervista a Ghezzi), il che spiega molte cose e di Moretti e di certo cinema italiano. Nonostante il profluvio di falci e martelli, Mao e sfilate, pare difficile che agli operai, apparentemente in cima ai pensieri di Schifano, potesse piacere un film del genere. Per fortuna c'era il compagno Trinità.
Ronax: Western seriale, girato da Vari negli anni d'oro del filone, ma non privo qua e là di qualche suggestione, soprattutto nell'atmosfera desolata e spettrale di molte location. Per il resto, imperano tutte le note sciatterie proprie del genere: protagonisti macchiettistici, una sceneggiatura svogliata e dai molti buchi, i morti ammazzati che crollano al suolo senza una goccia di sangue e prima ancora che si spari. Lo sguardo intenso delle tre belle messicane è decisamente più piacevole di quello monolitico di Ghidra e di quello invasato di Hundar.
MEMORABILE: Ghidra che elemina quattro banditi nel cimitero del convento con un unico colpo di pistola!!!
Buiomega71: Buon poliziesco diretto dal grande Steve Carver, ma meno ispirato che nel successivo Una magnum per Mc Quade. Norris si prodiga in ottimi combattimenti, soprattutto nello scontro finale con il possente Tanaka (che alza con nonchalance maggioloni Wolkswagen!). La violenza è piuttosto contenuta e il film non ci guadagna, ma la mano di Carver si fa sentire nel casinò gestito dal ciccione gay, che rimanda a Drum l'ultimo mandingo, oppure nella bellissima sparatoria finale alla villa, che mostra il talento action del regista. Comunque divertente.
MEMORABILE: Toru Tanaka che spezza il collo a una cinesina; Norris che combatte con le mani legate; Christopher Lee cattivo da operetta!
Siska80: Come realizzare un buon film con pochi mezzi e location: questa delicata fiaba moderna racconta di un bimbo vissuto nella povertà e del suo innocuo sogno che pare irrealizzabile, e lo fa risultando toccante senza essere patetica, aggiungendovi inoltre quel tocco di fantasy in grado di far sorridere sebbene l'idea sia già stata sfruttata altrove (Maurizio comunica infatti con una gallina attaccabrighe e un asino amico). Divertente il finale, veloce il taglio registico, bravo il cast (non solo il piccolo protagonista dagli occhioni pieni di curiosità, ma anche Fonte in più ruoli).
Herrkinski: Tra i vari film del periodo erotico di Mattei, forse uno di quelli con più trama; si staziona infatti nei territori del thriller erotico di stampo novantiano da Basic instinct in poi, con un complesso intrigo di vendette, figli, sorelle e padri perduti, gelosie e attrazioni "morbose" come da titolo, a cercare di confondere lo spettatore con fin troppi twist, specialmente nel cervellotico finale con inevitabile spiegone, invero esagerato. Perennemente in bilico tra una certa seriosità e la goffaggine, resta un prodotto tedioso di cui si ricorda più che altro la viziosa Seller.
MEMORABILE: Il ridicolo inseguimento con l'auto; Gli "scleri" di Warbeck; Le coltellate nel finale; I ralenti estenuanti.
Ciavazzaro: Simpatico horrorazzo del quale ho sempre amato la locandina (sì, avete capito bene, la locandina!). Il film pur non essendo un capolavoro diverte, contiene buoni effettacci di sangue. Tra gli attori c'è l'ottimo Tom Atkins e la storia regge in modo discreto.