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Markus: Felice debutto alla regia per Michela Andreozzi, che per l'occasione punta tutto sul clou della femminilità: il desiderio di maternità. Un taglio forse scontato per una regia di donna, ma che l'attrice/commediografa romana riesce a rendere piacevole attraverso una divertita e spesso divertente combinazione di situazioni limite ai fini dello spettacolo (l'impiego di qualche "romanità" funziona sempre), ma senza rinunciare a qualche stralcio di verità non banale. Molto bene in parte la Gerini. Il comparto maschile ne esce un po' malridotto...
MEMORABILE: "Non dico di diventare comunista, ma almeno un cinquestelle"; "Non sono cazzi miei, ma mi sembrano amari".
Daniela: Dopo aver cercato inutilmente di incantare i suoi scettici ascoltatori vantando imprese mirabolanti, il marinaio Sinbad racconta il suo ottavo viaggio, quello alla ricerca del tesoro di Alessandro Magno... Avventura apocrifa in un coloratissimo technicolor che fa risaltare la ricchezza dei costumi ed il rosso dei capelli della bellissima O'Hara, ma mette anche in evidenza i fondali palesemente dipinti e le scenografie di cartapesta. Fairbanks Jr. non ha la fisicità del padre ma regge comunque bene il ruolo come pure i malvagi Quinn e Slezak. Spettacolo gradevolmente vintage.
Daidae: Tra le tante commedie del genere "militari, caserme e dintorni", discutibile sottogenere comico che imperversava negli anni 70, è una delle peggiori. Il cast non è malaccio e vede diversi nomi spesso presenti nei film comici di allora (Gianfranco D'Angelo, Raf Luca e gli ottimi Agus e Lino Banfi); peccato per tutto il resto, tra situazioni che vorrebbero essere comiche ma che non fanno ridere e battute che ottengono più o meno lo stesso effetto. Solo per collezionisti e fanatici del genere.
Deepred89: Commedia surreale tutt'altro che disprezzabile, di un'ingenuità che suscita simpatia, alimentata dalla comicità di un Boldi scatenatissimo e probabilmente ai suoi vertici e da alcuni tocchi bizzarri e fiabeschi che ricordano il Lattuada degli anni 70 (un amore selvaggio come in Le farò da padre, l'incubo delle cliniche psichiatriche come in Oh, Serafina!). La Grimaldi possiede le espressioni giuste per il ruolo, ma perde qualcosa in credibilità quando deve esprimersi anche vocalmente. Soggetto esile ma scorrevole, regia semplice e puntuale, datatissimi i sintetizzatori di Zambrini.
MEMORABILE: L'equivoco dovuto al nuovo abito leopardato della D'Obici.
Gius: Il peggiore peplum che abbia mai visto. Già dalla scena d'inizio in cui si vedon scappare dei naviganti atterriti da una foca si intuisce la qualità del film. Si sarebbe portati a pensare a qualcosa di comico, ma tremendi scenari di cartapesta, attori che recitan male e la mancanza di una valida regia segnano in modo irreparabile il film. Neanche Liana Orfei e la Fulvia Franco riescono a salvarlo. L'unica cosa buona sono i titoli di testa, piuttosto originali.
Rambo90: Western su misura per il mitico Wayne, che regala una bella interpretazione del realmente esistito Chisum. Si fanno un po' di guazzabugli sul piano storico, ma il film è avvincente e diverte, soprattutto nella seconda parte, quando si scatena la battaglia per i terreni. Oltre al duca ci sono buoni comprimari, tra cui Johnson e il cattivo Tucker, e il corpo a corpo finale ha un che di epico. Buona anche la colonna sonora.
Minitina80: Ogni opera di Cimino è caratterizzata da un’intensità emotiva e da una convinzione davvero fuori dal comune. Lo si nota dalla descrizione della metamorfosi interiore dei protagonisti e dalla maggiore attenzione che dedica al significato della storia più che ai fatti in sé. Ancora una volta molte sequenze assumono un valore simbolico che acquisiscono una forza maggiore per gli scorci maestosi della Monument Valley. Per entrare in sintonia e goderne di rimando è necessario lasciarsi coinvolgere e con Cimino non è difficile.
Ultimo: Un buon thriller di De Palma, non particolarmente originale ma senza dubbio ben girato. Il regista riesce a costruire una vicenda con una giusta dose di mistero riallacciandosi a grandi prodotti del genere (Hitchcock su tutti) e deve la sua riuscita anche alla più che discreta prova degli interpreti. Finale in crescendo, con anche qualche scena di azione che non guasta. Molto affascinante e ben calata nella parte Rebecca Romjin. Nel suo genere un buon film!
Noodles: Discreto film di fantascienza di marca anni '80, con effetti speciali oggi terribili ma discreti per il periodo, una buona dose di divertimento e tutto sommato una bella storia di fondo. Purtroppo il marchio Disney si fa sentire con diverse scene zuccherose che si potevano evitare, ma tutto sommato è un film per ragazzi e la cosa si può perdonare. Recitazione così così, tremendo il doppiaggio italiano del ragazzino protagonista. Piacevole.
Nando: Tristissima commediola che abbatte ancor più il tanto vituperato cinema italico. Situazioni ridicole con protagonisti talmente inverosimili quanto scadenti in tutti i sensi. Non si ride mai e la volgarità, financo antipatica, regna sovrana. Ruffini realizza un film con mezzi di fortuna e riprese dilettantesche. Nel finale si cerca di evidenziare il lato buonista con risultati ipocritamente retorici. Pessimo.
Piero68: Tratto dal fortunato "Filumena Marturano" che, anche se impreziosito dalla regia di De Sica e dalla partecipazione di Mastroianni e la Loren, non sempre riesce a eguagliare l'opera di De Filippo. In primis per un Mastroianni che proprio napoletano non è, anche se stranamente gli hanno affidato spesso parti in vernacolo. Anche il resto del cast un po' scompare rispetto all'originale. Ne guadagna sicuramente in ritmo e regia, visto che De Sica è regista di professione. Quando comunque il cinema si faceva con la C maiuscola!
Rambo90: Commedia di disarmante sciattezza registica. Se la sceneggiatura propone svolte forzate e momenti poco credibili (sciupando in parte il ricco cast), il montaggio peregrino, le musiche messe a casaccio e le inquadrature spesso buie lo rendono difficile da seguire. Il trio di protagonisti maschili vede un Battiston in parte, che sopperisce da solo alle più svogliate prove di Giallini e di un Salemme troppo sopra le righe, mentre le donne risultano tutte credibili e misurate. Si ride in qualche momento (il finto furto) ma non si rimane mai davvero coinvolti nelle storie.
Saintgifts: John Wayne ci commuove in questa sua ultima interpretazione da cavaliere solitario improntata come finale di tutti i suoi film, come se avesse sempre interpretato il personaggio Brooks. Ammalato e stanco nel film come nella realtà, recita accanto a Lauren Bacall, James Steward e a un giovane Ron Howard. Il film però non riesce ad essere pienamente coinvolgente, così pieno di tutti gli stereotipi straconosciuti nei film di questo genere. Siamo agli inizi del 900 e anche le città stanno cambiando e tramonta un'epoca con i suoi ultimi dinosauri.
Siska80: A causa di un devastante terremoto che ha colpito Washington, il presidente si ritrova sotto le macerie e bisogna salvarlo. La sottotrama fa riferimento a un complotto ma poco importa, dato che l'esito finale si assesta sul livello della mediocrità. Considerando la durata inferiore agli standard, l'azione non è così elevata come dovrebbe e certe sequenze appaiono persino ripetitive e monotone. La vicenda si anima giusto nella parte conclusiva, ma la tensione stenta comunque a decollare. Nemmeno il cast brilla e non si segnalano personaggi degni di nota.
Deepred89: Notevole e celeberrimo film, neorealista più nei contenuti che nella forma. Funziona la descrizione dei personaggi, così come la cornice storica e le ambientazioni, mentre la svolta drammatica, per quanto necessaria, convince un po' di meno. Grandi attori: oltre alla Loren (bravissima) e alla Brown abbiamo anche un ottimo Jean Paul Belmondo, quì molto lontano dai ruoli ricoperti nei noir di Godard e Melville. Regia ottima e moderna: lontana dall'oggettività del neorealismo ma eccellente sia come scelta delle inquadrature che come intensità.
Markus: Discreto action-movie che si giova (oltre che della “spaccona” presenza di Stallone) di una splendida ambientazione montanara (americana ma anche italiana, a Cortina D’Ampezzo, nelle Dolomiti). Le vertigini di corde sospese nel terrificante vuoto a decine di metri da terra e lastre di granito ghiacciato da scalare senza timore fanno da robusta quanto avvincente ossatura del film, che già di per sé può contare su un buon ritmo e una sceneggiatura semplicemente efficace. All’epoca fu accolto alquanto bene, ma col tempo è stato forse un po’ dimenticato; è cinema di consumo.
Belfagor: Dalle ceneri un'Italia povera, lacerata dalla guerra e dal regime, sorse come una fenice il Neorealismo, di cui questo film è il più grande esempio. Commovente e suggestivo perché veritiero e intriso di pietas. I personaggi sono uno specchio della sofferenza che accompagna costantemente l'umanità. Non è facile descrivere in poche parole il livello di questa pellicola: mi limito a dire che dovrebbe essere visto almeno una volta per comprendere un'epoca fondamentale della settima arte. Indubbiamente uno dei migliori film mai girati.
Galbo: Commedia scritta e diretta da Salemme e tratta da un suo lavoro. L'origine teatrale è evidente e la trasposizione cinematografica manca della compattezza necessaria ad un film, risolvendosi in una serie di sketch più o meno riusciti. A tappare qualche falla della sceneggiatura ci pensa però un cast di attori che si conoscono a memoria (e ben conoscono il testo), e garantiscono un'ora e mezzo di risate come nella migliore tradizione della commedia partenopea. Da questo punto di vista appare pleonastica la presenza di Giorgio Panariello.
Nando: Ispirato dal romanzo di Ferrara di Bassani, il film narra la storia di una famiglia borghese che verrà assalita dalle inique leggi sulla razza. L'ottimo cast genera un film lievemente rarefatto in cui De Sica cerca una possibile indagine psicologica ma la totale ispirazione al romanzo talvolta è fuorviante. Tuttavia si godono valide riprese.
Simdek: Affresco delicato dell'Italia contadina del dopoguerra, dove piccole vicende paesane diventano grandi pettegolezzi di cui parlare e parlare, probabilmente per occupare un tempo interminabile di vuoti, miseria e atavica fame che può essere solo placata con un po' di fantasia. Un ottimo De Sica maresciallo, nel solito ruolo dongiovannesco, circuisce la bella contadina e la misteriosa levatrice, creando scompiglio nel misero borgo bombardato ma mettendo un po' di vitalità a dei poveretti che con fantasia e religione dimenticano i veri problemi della vita.
MEMORABILE: "Cosa mette nel pane?" chiede De Sica; "Fantasia", la risposta.
Giacomovie: La leggenda di Robin Hood ha i connotati ideali per proseguire la nuova moda hollywoodiana dei prequel e Scott coglie l’occasione rispolverando la fama gladiatoria di Russell Crowe, pure qui a suo agio in un personaggio eroico (anche se gli preferisco il Robin di Costner). Si fa notare più per la solida struttura che per il carattere avventuroso, sfumato ed intermittente. L'imponenza scenografica e i costumi curati aumentano lo spettacolo (amplificato dalla visione in sala) e ne fanno uno dei film che sa rievocare il fascino del medioevo. ***
Il Dandi: Forse il migliore della serie, sicuramente è quello in cui emerge meglio quell'amicizia che il parroco e il sindaco nascondono sotto le loro militanze. Perché al di là delle loro Chiese di riferimento Don Camillo e Peppone sono entrambi sacerdoti, di una religione arcaica e contadina: l'episodio drammatico dello straripamento del Po simboleggia la ricostruzione di quest'Italia, e insieme la strappa alle contingenze storiche del momento.
MEMORABILE: Don Camillo "salva" il figlio di Peppone dal collegio in cui avrebbe dovuto portarlo: brindisi finale tra il padre e il prete quasi commevente.
Nancy: È sempre Scorsese e la sua firma si vede potente su tutto il film, a partire dal montaggio frenetico fino alla soundtrack, ma qualcosa non funziona: un DiCaprio riproposto nel suo ruolo di mattatore truffaldino, una lunghezza estenuante di tre ore, un po' di ripetitività specie nella prima parte e la totale mancanza di una qualsiasi prospettiva riflessiva che tende a giustificare ancora di meno la durata stessa della pellicola. Almeno una scena, quella dell'overdose, da antologia, ma il resto rimane accartocciato su sé stesso.
Thedude94: Parlare di questo capitolo intermedio della saga della ragazza di fuoco non è semplice, in quanto si tratta proprio di una parte tipicamente di raccordo e che non ha un vero e proprio atto conclusivo. Ci sono pregi e difetti: i primi riguardano sicuramente l'aggiunta al cast di attori importanti come Hoffman e la Malone e il cambio di rotta della prima parte che segue dinamiche più personali e introspettive nei protagonisti; i difetti invece si riscontrano nella ripetitività dei giochi e nello scarso mordente della seconda parte, troppo rapida. Nel complesso non male.
Capannelle: La parabola vincente della famiglia Williams in cui il padre assunse effettivamente il ruolo di king maker delle due ragazze. Il film è godibile, tanto che le oltre due ore non pesano e non mancano dialoghi e battute ad effetto. Non c'è molta autorialità e si può dire che regia, fotografia e musiche non vogliano quasi mai rubare la scena al narrato. Quello che lascia perplessi è una certa agiografia di fondo, un buonismo studiato che rende Richard onnipotente contro il sistema cattivo e che non lascia trapelare alcun dubbio sulla sua condotta come padre.
Siska80: Nel 2015 due agenti parigini iniziano una corsa contro il tempo per fermare un gruppo di terroristi. Lodevole l'intenzione del regista di riportare alla memoria tragici eventi che non devono essere dimenticati e nel sottolineare l'impegno delle autorità nel tentare di impedire altre stragi (marcatamente quest'ultimo aspetto, in verità); eppure la pellicola - che ben ricostruisce l'atmosfera di terrore e offre un cast in parte - stenta a decollare, non supportata da una fotografia dai colori cupi né da dialoghi incisivi. Sarebbe stato meglio realizzare un documentario, sull'argomento.
Digital: Catastrofico norvegese che non presenta molte novità, adagiandosi ai classici tòpoi del genere, tra il geologo che strilla a mezzo mondo l’imminente disastro (allerta puntualmente ignorata), i problemi familiari dello stesso (tanto per acuire il dramma) e la figura dell’innocente da salvare a ogni costo (in questo caso una bambina). Niente di inesplorato, però, rispetto agli omologhi americani, il film di Andrsen presenta una sensibilità tutta scandinava, il che lo rende meno incline al divertissement fine a se stesso. Molto bravo Joner.
Domino86: La pellicola inizia leggermente in sordina ma una volta che la storia è stata imbastita prende il via un film di tutto rispetto. Forse si vanno a toccare temi che coinvolgono ed emozionano facilmente lo spettatore, però il tutto è fatto bene. Il mio giudizio è più che positivo, una ventata d'amore sano!
Belfagor: Non c'è due senza tre: dopo un buon esordio e un secondo film tutto sommato potabile, Zalone propone nuovamente la stessa formula. Il problema è che stavolta il ritmo comico è allentato e non basta qualche battuta ben piazzata e un paio di canzonette orecchiabili a sorreggere una sceneggiatura moscia, peraltro appesantita da malriusciti tentativi di satira sociale. Urge un rinnovamento.
MEMORABILE: Il colloquio con la maestra per la pagella piena di 10; L'eutanaZia.
Anthonyvm: Will hunting incontra Kramer contro Kramer in questa delicata "dramedy" familiare. Quella che parrebbe all’inizio una storiella a base di matematica e di esaltazione della genialità si rivela tutt'altro: il "dono" del titolo è in realtà un aspetto marginale del plot, incentrato su una causa legale per l'affidamento di una bimba. Sebbene non racconti nulla di nuovo e si spinga un po' troppo sul sentimentale (pure visivamente, con le silhouette dei protagonisti stagliate su un tramonto da cartolina), i personaggi sono ben sfaccettati, i dialoghi ottimi e gli attori all'altezza. Buono.
MEMORABILE: I calcoli complicatissimi in classe tipo [f=3415]Matilda 6 mitica[/f]; Il problema alla lavagna sbagliato; L'addio presso i genitori adottivi; La foto del gatto.
Vstringer: Bullock felicemente autoironica all'ennesima commedia e Grant all'ennesimo ruolo di donnaiolo sfacciato, in un film carino ma molto prevedibile. Commedia romantica con venature sociali nel dualismo tra l'avvocatessa impegnata e il miliardario cialtrone, dove l'apporto dei comprimari (compresa l'incolore Witt) è abbastanza modesto e il fiato abbastanza corto. Prodotto di intrattenimento con le carte in regola per una serata tranquilla, ma c'è di meglio.
Panza: Gli stilemi narrativi sono quelli già visti innumerevoli volte nelle pellicole sportive, ma trasportati nelle competizioni di spelling, molto partecipate nelle scuole americane tanto da essere svolte a livello nazionale. Alle gare viene dedicato fin troppo tempo (la durata di quasi due ore è spropositata), parti in cui la sequela di compitazioni e definizioni si fa eccessiva, mentre una maggiore misura ed efficacia si ravvisa quando il focus si sposta sul lato umano dei protagonisti. Quasi inevitabile, visto il genere, un certo buonismo in certi momenti, comunque non così fastidioso.
Alex-1971: Per gli amanti dell’aeronautica o, semplicemente, per gli appassionati di “Indagini ad alta quota” termini come CVR, stallo, cabrata, BEA ecc. sono ben noti. Così come sono ben noti i due incidenti occorsi ad altrettanti Boeing 737 Max ai quali il film si ispira. Ma c’è dell’altro… e c’è anche un giallo nel giallo. Il protagonista, ossessionato dalla “stranezza” di quelle registrazioni, è chiamato a sbrogliare la matassa, dopo una prima “bocciatura”. Ottimi Niney e la De Laage. Unico difetto del film: una scarsa caratterizzazione del “cattivo”.
MEMORABILE: Il disturbo ossessivo compulsivo “sintetizzato” con l’inquadratura della penna messa parallelamente al bordo della scrivania.
Ultimo: Una commedia leggera leggera, senza pretesa alcuna e in cui c'è veramente poco da salvare. Enzo Salvi è sempre simpatico e fa quello che può, ma dinanzi a una sceneggiatura così misera non ci si può aspettare molto. La vicenda è piuttosto banale (Salvi si finge prete per sfuggire ad un boss...) e non riserva particolari sorprese. Tra gli altri molto spento Battista, mentre Mattioli riesce sempre a far scappare qualche sorriso.
Yamagong: Accantonate le funamboliche velleità goliardiche di un tempo, così come quelle dello zuppone metafisico, al trio di Mai Dire Gol non resta che una via: quella della commedia dei buoni sentimenti, gradevole quanto insapore, un po' come un bicchier d'acqua. Il rischio è minimo, la scommessa in comicità pure, tra scenette costruite per moduli (penosi gli intermezzi "mimati"), risibili richiami a un'ottimistica coesione sociale e i tre che persistono in un ars dramatica decisamente al di là delle loro corde. Aldo superstar (quando c'è lui si ride).
MEMORABILE: Aldo camuffato da petroliere azerbaijano.
B. Legnani: Tremendo, lentissimo erotico di Gaburro, audacemente (ancor più che liberamente) fogazzariano nel titolo, con Maurice Poli monotono e la Senatore (non stava attraversando un buon periodo) che talora pare bella, talora gonfia, passiva. Completano il quadro l'impacciato Gino Milli (La novizia) e altri di poco rilievo, fra quali si nota però la disinibita Scilla Jacu (gli ultimi due citati sono visibili, ma non accreditati, nell'assemblaggio che dà vita a Penombra). Se vi sembrano scarsi i regnoliani trama e dialoghi del primo tempo, aspettate di vedere il secondo...
Zaratozom: Televisiva la pellicola tanto osteggiata dai Grimaldi. Come in tutte le grandi attese, ci si sente un po’ traditi dal fumettone messo in scena da Dahan. Era più facile parlare di Piaf che della Kelly, lo si capisce quando il racconto vira verso la scoperta dell’intrigo a corte e la Kidman diventa l’eroina del principato. Se avete in mente i film di Sissi-Romy Schneider capirete cosa intendo. La Kidman non è così credibile, l’Hitchcock di Ashton-Griffiths è la figura più riuscita. Tim Roth è noioso, Langella didascalico.
MEMORABILE: Il monologo finale, che strappa un applauso solo di circostanza tanto è noioso.
Minitina80: La vicenda si sposta dall’Egitto alla Cina, ma la “sostanza” (ammesso che ci sia qualcosa che si possa definire tale) non cambia. Il copione è di una vacuità disarmante e lo testimonia l’accozzaglia composta da redivivi, drago a tre teste e yeti! Non si contano i minuti dedicati agli scontri a fuoco oppure ai corpo a corpo, estenuanti e di una noia bestiale. Effetti speciali tonitruanti da far venire solo un gran mal di testa. Perché questo genere di pellicole debbano essere sempre sciatte, malgrado le possibilità, resta un mistero imperscrutabile.
Sabryna: Un bel film. Scorsese, del resto, è sempre Scorsese. Anche quando la sceneggiatura vacilla, nonostante sia ben fatta. Il problema non sta tanto nel copione in toto, di per sé ben fatto. La storia, però, mescola elementi già ampiamente ritrovati in altri film di simile fattura. Al regista va il merito di aver saputo catturare l'attenzione per ben due ore e tredici con un film il cui esito, francamente, è prevedibile già dalla sua metà. Ottime comunque le ambientazioni, l'atmosfera misteriosa e burrascosa, bravo Di Caprio come sempre.
Gabigol: Decente intrattenimento hollywoodiano, purtroppo dimenticabile già dopo un giorno dalla visione. Eccettuata la coppia principale - piuttosto affiatata a livello di interazione -, il film è tutto racchiuso in una sequela di effettoni speciali, inseguimenti alla James Bond e qualche zigzagata in varie città (c'è pure spazio per un Hemsworth a scimmiottare i modelli di Dolce & Gabbana a Ischia). Ennesimo reboot che ben testimonia la penuria di idee del cinema americano.
Mco: La morte in quella maledetta decina di chilometri che separa la green zone dall'aeroporto di Baghdad è ragion d'essere di una denuncia che si fa film. Una riflessione che conduce negli inferi sulla Terra, laddove si combatte una guerra d'altri, dietro lauti compensi. Una vita abbandonata il cui ricordo Loach rispettosamente difende, tra scazzottate, sesso violento e pianti disperati. Una detection bellica per riportare l'esistenza umana al posto che le compete nella scala dei valori.
MEMORABILE: La disperata ostinazione nel voler vedere il corpo nella bara.
Anthonyvm: Giovane infermiera a domicilio viene costretta dal rapitore di sua figlia a sequestrare un paziente che sta curando; salteranno fuori impreviste rivelazioni. Film TV canadese diretto con criterio ma poggiato su uno script instabile: una volta messi insieme i pezzi del puzzle, ci si rende conto che non tutte le forme combaciano e numerosi passaggi, oltre che implausibili di per sé, non trovano una giustificazione opportuna. Si salvano un paio di inattese sgommate adrenaliniche (la nonna che d'impulso minaccia di soffocare l'uomo che ha in custodia) e la tragica figura della Frankle.
MEMORABILE: La Frankle piange sul coniglietto di pezza della figlia morta; La verità sul paziente; L'infermiera nella casa del rapitore; Il finale nel fiume.
Ishiwara: Visti i tre attori principali ci si poteva aspettare qualcosa di meglio. La sceneggiatura è abbastanza confusa, per non parlare della caratterizzazione dei personaggi decisamente risibili. Jackson e la Jovovich piuttosto opachi, Skarsgård pare che dorma. Il maggior difetto è comunque una confezione di stampo televisivo con una regia piatta e musiche tristi, nonostante i due protagonisti suonino violoncello e piano. Unico successo per la produzione aver convinto gli attori ad accettare le parti: come abbiano fatto rimane un mistero. Spazzatura.
MEMORABILE: Il vecchio che si suicida con una mano che palesemente non è la sua.
Lou: Sermonti fa il mattatore in una discreta e non banale commedia. Il suo personaggio, Modesto, è un musicista di talento, figlio d'arte, sposato con un figlio, che ha una relazione con Viviana (Ambra Angioini) che gli chiede di andare in analisi di coppia da un noto psico-terapeuta, interpretato da Rubini. Trama con alcune deviazioni inutili e confuse, ma anche tanti siparietti brillanti in cui si può gustare l'acuta ironia del protagonista.
Herrkinski: Film che sì'inserisce nell'allora rigoglioso filone dedicato al folle imperatore Caligola, si distingue per una buona commistione di sadismo (con squarci splatter) ed elementi erotici spinti che però non sconfinano mai in inserti hard; l'atmosfera è viziosa e perversa come dovrebbe essere, la storia viene rivisitata a piacimento degli autori e nel complesso il film ha una trama poco coerente, specialmente nella seconda parte che finisce un po' per sfilacciarsi. Resta comunque un più che discreto esemplare del filone, con alcune comparsate cult (Jimmy il Fenomeno, Sal Baccaro).
Xamini: Molto morettiana questa interpretazione di Rossi Stuart, attore che generalmente gradisco ma la cui opera, qui, non convince appieno. Le nevrosi di mezza età (una crisi lavorativo-creativa che ha del felliniano) e le ossessioni sessuali sono un buon punto di partenza, un buon appiglio per lo spettatore. È forse la recitazione sopra le righe a tradirne gli auspici o più probabilmente scrittura e regia, che scelgono di non approfondire eccessivamente ma preferiscono rappresentare, virando sull'onirico, per mancare l'affondo. In definitiva allo spettatore restano le nudità di alcune bellezze nostrane (Capotondi in primis).
Enzus79: L'inizio lasciava ben sperare, davvero una scena ad alta tensione. Poi si cade nei soliti stereotipi dei film d'azione (quelli peggiori) ed in battutacce e sparatorie che non hanno alcun senso. Stallone interpreta sempre personaggi che passano dalla depressione a sbalzi d'orgoglio e questo stufa un po'. Harlin gira bene le scene d'azione, ma non basta.
Geppo: Buon giallo ambientato interamente su uno yacht. La trama è discretamente interessante ma il film si lascia guardare soprattutto per il bel mare e per il fascino dei paesaggi. Il giallo è condito da alcuni delitti ideati dalla diabolica e bellissima Teresa Velázquez; il tutto per recuperare un tesoro legato forse a una bombola subacquea. Si riesce comunque a creare una buona tensione, anche grazie agli ottimi Franco Fabrizi e Massimo Girotti. Eccellente la fotografia, meravigliose le musiche estive dirette da Carlo Savina.
MEMORABILE: Gli ultimi minuti, che ricordano il finale di [f=5178]Roma bene[/f]: che sia stato lo stesso Fabrizi (anche nel cast di [f=5178]Roma bene[/f]) a suggerire l'idea a Lizzani?
Deepred89: Thrillerino piuttosto mediocre, ricco di scene di sesso e con qualche omicidio alla Argento (roba poco memorabile). Tecnicamente non troppo curato (in alcune scene i tempi delle battute sono completamente sbagliati), riesce se non altro ad intrattenere, almeno nel secondo tempo. Cast complessivamente mediocre, con Howard Ross (simpatico perlomeno) sopra tutto gli altri. Solo per appassionati.
Galerius: Ha se non altro il merito di mettere in scena una vicenda surreale, diversa da ciò che siamo abituati a vedere abitualmente nelle commedie italiane dell'epoca. Mastroianni si vede sempre con grande piacere e Toffolo è simpatico e misurato. Alla pellicola nuoce però l'inserimento qua e là di modesti richiami all'onirismo felliniano nonché di toni "bassi" da film comico coevo. Sarebbe forse stato meglio andare fino in fondo e puntare su una completa svagatezza.
MEMORABILE: La festa in costume che apre il film, col commento musicale di Bach.
Josephtura: Ultimo film di Wayne che consapevolmente e volutamente lascia qui la sua impronta. Il film ha un ritmo adeguato all'età dei protagonisti. Partecipano a questo mesto commiato anche James Stewart e Lauren Bacall. Una trama semplice, un po' stentata dall'impossibilità di avere un ritmo maggiore. Il film finisce così per essere un affresco di fine era, con le prime auto, guardate con antipatia, l'elettricità e l'acqua corrente. Nel suo genere e come "discorso funebre" non può che essere considerato un'opera monumentale.
MEMORABILE: Stewart a Wayne: "Lei ha un cancro" "Mi dicevi che ero come una quercia..." "Ma anche le querce muoiono!".
Paulaster: Viaggio tra le coscienze di personaggi contrapposti per età, estrazione culturale e moralità. Prima parte impreziosita da una regìa che dà movimento e sfrutta bene la dimensione sociale. Nel seguito ci si sposta verso l'introversione fino a raggiungere un finale che deborda tra azione, simboli indiani ed effetti emotivi. Cimino mostra la sua abilità fino a che sposta l'attenzione su filosofie spicce in un contesto avventuroso.