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Luchi78: Finalmente un interessante scontro di parti tutto all'italiana, dove le idee sociali e politiche si incrociano con la vita quotidiana delle due famiglie protagoniste. Un ritratto a volte un po' cafonal, a volte un po' intellettualoide, che però sfocia sempre nel buon gusto e mai nell'eccessivo. Sullo sfondo ci sono i problemi che accomunano tutti, indipendentemente dalla propria estrazione sociale. Ottima prova in generale del cast che, nonostante qualche punta di bravura (Orlando), fa emergere allo stesso livello tutti i protagonisti.
Reeves: La storica regina raccontata al modo dell'epoca tra intrighi di palazzo, duelli e soprattutto tanto erotismo più o meno nascosto, come quando lei si bagna nelle acque ormai abituali di Monte Gelato e lui la guarda sfidando ogni divieto. Un mitologico elegante, con un ritmo non certo travolgente ma una complessità di trama che lo rende simpatico e piacevole da vedersi.
Renato: Godibile melodramma dalla struttura forte e con un buon cast, tranne Claudio Villa, opportunamente doppiato quando non sta cantando. La robusta regìa di Girolami regge bene le fila della storia, con due fratellastri che cercano di far breccia nel cuore della stessa ragazza. Poi si trovano entrambi al fronte, dove a un certo punto arriva pure lei, come crocerossina! Il dramma giunge così al suo zenit. Bravissima Titina De Filippo, nel classico ruolo della mater dolorosa; più in ombra Campanini, oltretutto doppiato.
Rambo90: In qualche modo precursore della tipica formula del cinepanettone (episodi che si intrecciano in un tipico luogo di vacanza, anche se qui siamo in estate), il film non decolla mai, le varie storie sono risapute e le risate veramente poche. Viene dato troppo spazio ai giovani del cast e alle varie storielle d'amore e troppo poco a De Sica e Peppino (coinvolto in un caso di oltraggio al pudore). Veramente poca roba. È curioso pensare che in effetti il film uscì il 20 dicembre.
Reeves: Kolossal sfavillante come i muscoli di Steve Reeves e i pettorali di Sylvia Lopez e Sylva Koscina. Fantasia pura, con per sfondo la tragedia greca impersonata dall'odio tra Eteocle e Polinice (Fantoni e Palmara molto bravi nel ruolo) e un Primo Carnera particolarmente iconico. Un tuffo nel divertimento senza pretese ma confezionato con ottima fattura, ci colloca tutti fuori dalla realtà proprio come succede a Ercole per via della pozione.
Domino86: La pellicola racconta la vera storia di Megan Leavey, una marines degli Stati Uniti d’America arruolata come parte dell’unità artificieri. Il film può essere suddiviso in due parti: le missioni in Iraq e ciò che accade dopo le missioni stesse. È sicuramente la prima parte che coinvolge lo spettatore e rende avvincente lo svolgimento, perché nella secondasi va un po’ a perdere l’interesse sfociando molto nel sentimentalismo.
Saintgifts: Parto dal finale, che dovrebbe rappresentare il colpo di scena, ma per me molto prevedibile. Prevedibile per come le indagini vanno a scavare nella vita dell'avvocato, che già, fin dalla perdita del parrucchino, mette in evidenza tutta la debolezza che sta dietro a una facciata di successo. I due protagonisti (grandi attori) sono anche "amici", nella piccola Puerto Rico e duettano a colpi di ascia sugli insuccessi delle proprie vite. Sceneggiatura quindi piuttosto ricca, che va al di la del fatto criminoso. Bellucci poco sfruttata fisicamente.
MEMORABILE: Il monologo di Hackman sull'amore e sul desiderio dell'uomo per le giovani e giovanissime donne.
Keyser3: Si può tranquillamente dire che se tutto il film avesse mantenuto gli standard della prima parte (grosso modo fino all'arrivo a Siviglia) sarebbe stato un capolavoro per ritmo e battute irresistibili; poi purtroppo Bianchi si perde un po' (anche a causa della contaminazione sentimentale della trama). Tuttavia va bene anche così: Sordi e De Sica regalano allo spettatore uno dei duetti più irresistibili di sempre. Cigoli è sempre un signore anche con il vago accento spagnolo (col quale doppia Don Juan de Figueroa).
MEMORABILE: "E' arrivata la Gazzetta del Popolo?" "No!".
Homesick: A visione ultimata ci si rende conto di aver assistito solo ad una semplice rivisitazione dei percorsi del noir più classico (la difficile fuga dal passato dell’ex criminale e l’inevitabile scontro con il boss), aggiornati con deboli accenni pulp post-tarantiniani e reminescenze del Wilder di Sunset boulevard (il titolo non è casuale). Attori poco credibili: Farrell troppo levigato per fare il duro, la Knightley troppo giovane come star al tramonto. Buona la colonna sonora, florilegio di evergreen del rock aperto da “Heart full of soul” degli Yardbirds.
MEMORABILE: La Knightley che interroga Farrell prima dell’assunzione; il boss che racconta le sue memorie alle vittime prima di ucciderle.
Rambo90: Un marine americano fa coppia con un poliziotto indonesiano per catturare un criminale francese, che ha rapito la sultana di Giava e vuole rubare i gioielli della corona. Onesto prodotto a basso costo, con un'ambientazione ancora non abusata e una storia abbastanza avvincente. Lutz purtroppo è quello che è, ma Rourke nei panni del cattivo da solo rende piacevole la visione. Scene d'azione ridotte all'osso ma non disprezzabili.
Ryo: Terence Hill in uno spaghetti western è una garanzia, anche se interpreta il suo solito personaggio spavaldo, sicuro di sé, furbetto e finto tonto. La sceneggiatura è azzeccata, con toni malinconici e altri di genio. Non è un film epico, ma rimane molto interessante e godibile, con scene che sono diventate cult. Memorabile interpretazione di Henry Fonda. Notevole l'allegoria del passaggio di generazioni utilizzando il cambio di un'epoca.
MEMORABILE: Il furto della locomotiva; Il lancio della torta; Il duello.
Pinhead80: La maternità surrogata è un tema molto scottante in Italia e in questo film viene trattato con le giuste accortezze, senza schierarsi troppo da una parte o dall'altra della questione. Michela Andreozzi confeziona un film ben interpretato da tutto il cast che è una dichiarazione di libertà a tutto tondo. L'opera, pur essendo considerata una commedia, offre spunti di una notevole drammaticità che viene ogni tanto mitigata da qualche battuta di Lillo. La seconda parte è però tirata un po' troppo per le lunghe e il finale lo si vive come momento liberatorio.
Redeyes: Per quanto sia un film troppo furbetto, l'elemento paranormale non è ben districato: la storia sentimentale è spinta al massimo (basti pensare al perché la compagna di Costner si trovi in Venezuela), in più ci sono piccole situazioni a metà strada fra l'assurdo, l'improbabile e l'idilliaco. Costner non dispiace, a mio giudizio, e il film scorre abbastanza bene. La parte in Venezuela, nonostante sia inverosimile nella sceneggiatura, grazie ad una buona fotografia risulta piacevole. C'è di peggio in giro!
Daniela: Per indagare sul furto di un carico d'oro in cui sono stati uccisi due soldati, un tenente dell'esercito si finge un avventuriero con pochi scrupoli... L'interesse del film non va cercato nella trama piuttosto usuale quanto nel fatto che si tratta di un noir travestito da western: il carattere del protagonista, dai modi spicci e dalla lingua tagliente, ricorda quello di un detective privato, con Powell che sembra replicare il Marlowe in Un'ombra del passato e questa impressione è confermata dalla presenza della dark lady Jane Greer e dall'epilogo in chiave romanticamente struggente.
Hackett: Carina e divertente l'ambientazione retrò, ben realizzata e che costituisce una sfida per il celebre terzetto comico, troppo spesso ancorato alla solita trama da triangolo sentimentale. Il film non andò benissimo. Aldo, Giovanni e Giacomo dimostrano ancora una volta di perdersi un po' quando si va oltrre la gag teatrale. La nazrrazione ha cedimenti notevoli e non è scorrevole, pur con momenti molto divertenti.
Matalo!: Un Monicelli per certi versi minore, per altri maggiore. Limiti del film sono il bozzettismo regionalistico e certe svolte prevedibili della trama. All'attivo la rappresentazione di una Milano grigia alla anni 70; lo sguardo da commedia ma non banale verso le lotte operaie, attori in stato di grazia (Muti compresa), una certa tenerezza mista all'acido. Fenomenale il lavoro di Viola e Jannacci (che firma splendide musiche). L'humor lumbard non è secondo a nessuno. La Muti propone un corpo da svenimento in un volto da agreste fanciulla.
MEMORABILE: Pippo Starnazza che urla "Forza Milaaaan" al bar per convincere Placido ad unirsi al "cleb".
Daniela: Crocevia per il mercato di bestiame, Dodge City potrebbe prosperare se non fosse in mano a tipacci senza scrupoli, ma per fortuna c'è chi non ha paura di loro... Dopo il botto dell'anno precedente, il trio non si ripete agli stessi livelli: Curtiz dirige con professionalità ma è più a suo agio nel genere avventuroso, i baffetti di Flynn mal si intonano con le rudi vesti del cowboy e de Havilland è una ritrosa prevedibile. Nel cast si rivede Hale, già fido Little John, e fa la sua bella figura la fulva Sheridan. Da segnalare il Technicolor sgargiante di Sol Polito e le musiche di Max Steiner.
Jandileida: Commedia ormai mitologica con un Totò a tratti veramente irresistibile diviso com'è tra pancia vuota e sangue blu. Il meccanismo imbastito da Scarpetta non si incanta mai e permette una visone ripetutamente piacevole che paga magari l'impostazione esplicitamente teatrale che finisce per risultare a volte un po' troppo statica. Il principe de Curtis, si diceva, sugli scudi ma attenzione a sottovalutare anche il resto della compagnia che, a cominciare da Turco, porta avanti con maestria la pièce. Loren immatura artisticamente ma rubensianamente matura sotto altri aspetti.
MEMORABILE: Gli spaghetti in tasca; "Cuoco. Che bella parola: cuoco".
Jandileida: Gradevole trasposizione cinematografica di una commedia teatrale scritta dallo stesso regista (coadiuvato da Iacchetti). La storia è quella già abbastanza utilizzata di tre fratelli molto diversi e di una eredità da spartire. La variabile impazzita è qui un Paone "scemo" sì, ma fino a un certo punto: divertente, ma alla lunga un po' eccessivo. Ci sono comunque momenti davvero spassosi: Salemme e Buccirosso si trovano a meraviglia e Casagrande, pur in un ruolo marginale, ha sempre ottimi tempi comici. Panariello romano, detto brutalmente, non si può invece sentire. Scacciapensieri.
Rigoletto: Dalle sabbie del deserto egiziano alle cime innevate della Cina, cambia lo scenario ma non la storia. Ciò che ne risente è invece la qualità del lavoro, che perde quella godibilità punto di forza del primo capitolo che si era riusciti a mantenere anche nel secondo. Fraser riprende il suo personaggio, ma la sostituzione della Weisz con la Bello non sembra aver apportato nuovo vigore. In certi frangenti è portato avanti in maniera da blandire lo spettatore; chi si accontenta gode, ma per me è un capitolo poco appetibile.
Il Gobbo: Ispirato alla vera storia del proprietario terriero John Chisum, vede il Duca (nei panni del suddetto) intento a contrastare un latifondista cattivo con l'aiuto, fra l'altro, di Billy the Kid (in fondo a una vignetta di Tex a questo punto sarebbe apparsa la nota "*storico"). Classicheggiante nel ritmo e nelle scene, ai limiti del format, offre però un gran finalone. Inutile dire che il ruolo è perfetto per John Wayne, o viceversa.
Onion1973: Un'entità aliena causa la caduta della Luna sulla Terra. Un equipaggio americano cercherà di salvare l'umanità. Il plot del film è praticamente tutto qui. Forse la cosa più sorprendente è Halle Berry, nata nel 1966, che sembra una ventenne. Il resto è un'alternanza di effetti speciali già visti (e meglio), recitazioni spente e una trama sci-fi pasticciata, a tratti persino puerile. Se Emmerich in passato puntava sull'originalità del catastrofismo per compensare trame esili, il trucco appare ormai svelato e la noia all'ennesima onda (gravitazionale - sic!) fa capolino. Stralunato.
Daniela: In una località austriaca, un terreno sta per interessato da un pesante intervento edilizio. Uno storico israeliano cerca di bloccare il progetto nella convinzione che vi siano sepolte le vittime di un massacro di ebrei, mai ammesso dalle autorità locali. Durante l'indagine lo storico scopre un segreto familiare sconvolgente... Dramma epocale e dramma intimo si intrecciano in questo film, scevro da tentazioni spettacolari ed articolato come un thriller investigativo. Molto bella la storia della madre: dapprima dubbio tormentoso, rivela infine risvolti inaspettati e struggenti.
Daniela: Durante un'immersione, una pescatrice greca scopre una statua sul fondo marino. Intuendo che si tratta di un reperto prezioso, cerca di coinvolgere nel recupero del tesoro sommerso un archeologico americano ... Commedia turistico-sentimentale penalizzata da una sceneggiatura abborracciata con dialoghi banali e dallo scarso feeling anche fisico tra i due protagonisti con Ladd svogliato e Loren sopra le righe. La regia esperta di Negulesco e la buona fotografia di Krasner rendono la messa in scena discreta ma non sono sufficienti a salvare il film dalla mediocrità.
Nando: Un breve periodo della meravigliosa principessa monegasca, le ragioni che portarono il suo definitivo distacco dalla mecca cinematografica. La Kidman è particolarmente appropriata ma è la narrazione che convince poco ,con situazioni da cartolina miscelate con altre eccessivamente patinate. Sarebbe stato più interessante un excursus generale sulla vita della sfortunata Grace. Poco convincente la Vega, meglio Roth.
Rambo90: Thriller piuttosto semplice, già visto in altre declinazioni ma tutto sommato godibile perché Sheridan sa gestire la regia e alcuni momenti di tensione ci sono, così come non ne mancano di spettacolari tra incendi e sparatorie. La Jolie recita la sua parte in modo un po' passivo, facendosi scavalcare dalla coppia di killer Hoult-Gillen e anche da Bernthal. Varie concessioni al dilagante femminismo hollywoodiano (donna incinta arriva al galoppo per salvare la situazione) e qualche forzatura ma non male.
Daniela: In una cittadina del Mississippi, nei primi anni '60, alcune governanti nere raccontano episodi della loro vita, una schiavità senza catene ma segnata da umiliazioni e dolore. The Help è un film in cui tutto aspira alla perfezione, dalla ricostruzione ambientale fino all'ottimo cast femminile, in una prospettiva in fondo consolatoria, dato che gli ultimi, primi nel regno dei cieli, sapranno prendersi qualche rivincita anche su questa terra. Un film che sembra pensato per la corsa agli Oscar... perfetto appunto, ma un po' accademico, forse superficiale.
Josephtura: Commedia deliziosa, dal taglio classico, per tutti. Pulita nel senso più ampio del termine: situazioni, sceneggiatura, anche nella trama sono totalmente assenti personaggi negativi. Storia scontata ma ben strutturata, con diversi colpi di scena. Ottimo Cusack ed eccellente la Beckinsale. Nella colonna sonora viene inserita una meravigliosa canzone di Nick Drake, purtroppo orribilmente tagliata e rincollata.
Minitina80: Si raschia il fondo del barile e lo si nota in una sceneggiatura stanca e decisamente brutta. Qualche dubbio permane anche sulla scelta delle luci, che rivestono le immagini di una patina scura non proprio bella da vedere. Una certa spettacolarità nelle scene d’azione non manca e alcune sequenze hanno effettivamente un loro fascino innegabile, per quanto limitate da un contorno deficitario. Detiene probabilmente il record di automobili distrutte. Non esaltante nemmeno il doppiaggio italiano. Non lascia il segno.
Redeyes: Remake italico che affronta i rapporti fra generazioni, nella fattispecie i genitori alle prese con figlie e possibili compagni. I protagonisti assoluti sono i papà, un bel trio di attori che tuttavia funzionano per lo più grazie a Battiston, con gli altri due un po' troppo ingessati in personaggi non proprio idonei per l'attore. Dal conto suo la componente femminile non brilla assolutamente per colpa di una sceneggiatura che proprio non l'aiuta. Il finale buonista completa l'affossamento e lascia più di un rimpianto per quello che sarebbe potuto essere.
Noodles: Brutto titolo da gialletto televisivo per un film invece notevole per le sue grandi esplosioni di violenza intervallate da momenti di improvvisa e inaspettata umanità, il tutto in uno stile privo di grandi fronzoli ma che bada al sodo. Il regista, che conferma di non aver perso la mano invecchiando, vuole trasmettere lo squallore di un certo ambiente mafioso russo in un contesto altrettanto squallido e ci riesce benissimo, con regia e fotografia veramente efficaci. Ottimo il cast: il volto tagliato con l'accetta di Viggo Mortensen è semplicemente perfetto, per la storia. Buono.
Saintgifts: John Wayne ci commuove in questa sua ultima interpretazione da cavaliere solitario improntata come finale di tutti i suoi film, come se avesse sempre interpretato il personaggio Brooks. Ammalato e stanco nel film come nella realtà, recita accanto a Lauren Bacall, James Steward e a un giovane Ron Howard. Il film però non riesce ad essere pienamente coinvolgente, così pieno di tutti gli stereotipi straconosciuti nei film di questo genere. Siamo agli inizi del 900 e anche le città stanno cambiando e tramonta un'epoca con i suoi ultimi dinosauri.
Rambo90: La commovente storia vera del primo affido a un single gay, trattata dal regista con molta delicatezza e senza mai affidarsi a facili momenti retorici o piagnistei. La prova dell'intero cast è robusta e sa portare bene avanti sia i momenti più delicati e sia alcuni tocchi ironici. C'è qualche incertezza nel montaggio (e alcune lungaggini non richieste come il quasi videoclip a Liberato) ma la storia arriva forte e potente. Buono.
Kinodrop: Una sontuosa e colorata confezione secondo i gusti dell'epoca per una commedia che vuole essere sofisticata ma scivola nel lezioso e sta in piedi quasi esclusivamente per la presenza più o meno congrua di un cast di star della canzone (Sinatra, Crosby e Armstrong). Una trama artificiosa con un andirivieni di situazioni che sfociano in un assurdo finale (perfino moralistico) dopo una girandola di allusioni audaci (per l'epoca), con una stupenda Grace Kelly che fa del suo meglio. Non basta qualche canzone tipo musical a dare consistenza al tutto.
MEMORABILE: Satchmo relegato a comparsa o poco più.
Galbo: Nell'ambito della torrenziale produzione di Nicolas Cage, una pellicola non tra le più memorabili. Trama minimale e minimo impegno sindacale dell'attore, qui particolarmente mono espressivo (l'altro interprete Don Johnson lo surclassa alla grande). Funziona meglio nelle sequenze più vivaci ma è micidiale per mediocrità nelle parti di raccordo. Doppiaggio italico mediocre. Riservato agli estimatori "completisti" del protagonista.
Kinodrop: Trasporre una parte della vita di un artista di questo calibro, tra l'ordinarietà del quotidiano e l'eccezionalità del suo lavoro, è una strada rischiosa. Anche un grande regista come Leigh non risolve la difficoltà e scade un po' nel didascalico e nel manierismo, dilungandosi troppo in cose marginali. Interessante la pittoricità della scenografia, che precede di volta in volta la visionarietà delle vedute turneriane. Formidabile Spall, che qui crea veramente un personaggio; non da meno le due co-protagoniste. Nell'insieme un po' lungo, ma da vedere.
MEMORABILE: Turner che canta Purcell; L'ansia protettiva del padre di Turner; La triste figura della damigella; La gita in barca verso la nave in disarmo.
Rambo90: Action di serie B, fatto con lo stampino e uguale a mille altri. Tecnologia da recuperare, ragazza da salvare, terrorista pazzo che vuole azzerare il mondo. C'è davvero poco da segnalare, con una prima parte molto noiosa passata a suon di chiacchierare e una seconda piena di sparatorie senza inventiva. Metcalfe non ha il carisma necessario a sostenere un film del genere e la sua squadra è anonima. Willis è ancora una volta in partecipazione mercenaria, Rizzuto è un villain davvero imbarazzante. Regia almeno discreta.
G.Godardi: Simpatica commedia di Castellano e Pipolo che in parte ritrovano una certa verve in fase di scrittura. È anche il primo film da protagonista assoluto di Boldi con un personaggio che non sarebbe sfigurato addosso a Pozzetto. Come al solito i due registi scopiazzano qua e là (Splash, Bingo Bongo, il prologo alla Mel Brooks), tuttavia il risultato è accettabile e la confezione dignitosa. La Grimaldi è quasi sempre nuda. Si ridacchia. Una specie di pietra tombale per la commedia italiana anni 80.
Ruber: Action a basso costo girato in terra canadese che vede il classico poliziotto messo a riposo forzato per precedenti vicende a far da guardia del corpo a un giudice donna sotto attacco terroristico. La coppia Pullman/Olin se la cava bene, anzi insieme reggono tutto il film sulle loro spalle pur con una sceneggiatura non certo originale; ci sono diversi momenti di action molto ben costruita, ma il tutto sembra una copia carbone di altri film del genere.
Cotola: L'ambientazione proletaria e le problematiche sociali non mancano come in ogni film
del regista. A cambiare è il tono utilizzato da Loach: più che da commedia misto a dramma (come accadeva in tante altre sue opere) qui siamo dalle parti della favola
come dimostra un finale abbastanza improbabile ed imbarazzante (che però fa felice, diciamolo pure, lo spettatore) oltre che telefonato. Retortiche e banali le "perle filosofiche" di Cantona. Per fortuna i suoi gol non lo sono affatto: pura gioia per
gli occhi.
Rambo90: Un marine americano fa coppia con un poliziotto indonesiano per catturare un criminale francese, che ha rapito la sultana di Giava e vuole rubare i gioielli della corona. Onesto prodotto a basso costo, con un'ambientazione ancora non abusata e una storia abbastanza avvincente. Lutz purtroppo è quello che è, ma Rourke nei panni del cattivo da solo rende piacevole la visione. Scene d'azione ridotte all'osso ma non disprezzabili.
Homesick: Tre diversi registi per altrettanti episodi accomunati dallo stesso soggetto: l’erotismo. Il più intrigante e immediato è il primo (Jaeckin**1/2), una fantasia esotica con il naufrago Blanche e un gruppetto di amazzoni nere guidate dalla Gemser che approda ad un excipit splatter; il tutto commentato dalle inadatte musiche elettroniche di Bachelet che scopiazzano “Oxygène” di Jarre. Gli altri due episodi (Terayama** e Borowczyk**), più letterari e tortuosi, esibiscono l’estremo preziosismo scenografico dei due registi.
Jurgen77: Facente parte della "quadrilogia" fantascientifica realizzata da Brescia, forse questo è quello che emerge rispetto alla media (bassissima) delle pellicole realizzate. E' inutile dire che il cast è sempre lo stesso, le ambientazioni pure, gli effettacci speciali (!?) idem. Però forse qui c'è quel po' di azione in piùrispetto agli altri. Trama squallida e musiche pure.
Ronax: Epigono delle Gungala, delle Samoa e delle Tarzana, ma depurato di ogni componente maliziosa, il film non è fra i peggiori della produzione fidaniana, sicuramente meglio degli scalcinati western e dei deprimenti erotici di fine carriera. Per quanto puerile una sceneggiatura c'è, gli attori si sforzano di recitare, il montaggio è meno artigianale del solito e il colpo di scena finale non malvagio. Certamente non mancano momenti irrimediabilmente trash, come le tribù di "selvaggi" raffigurati quasi fossimo ai tempi delle esplorazioni ottocentesche, ma tutto sommato la storia fila.
MEMORABILE: La lotta fra Karzan e il finto e ridicolissimo gorillone.
Paulaster: Operaio milanese sposa la figlioccia diciassettenne ma con l’età cambieranno le cose. Parte iniziale come un affresco degli Anni 70 tra fabbrica, contestazione e immigrazione al nord, diviene dramma intimista della gelosia. Tognazzi superlativo per i cambi di espressione e Muti brava (anche se doppiata). Ottimi i dialoghi amicali e progressisti e la discesa verso la malinconia. Voce fuori campo e fermi immagine evitabili il più delle volte. Da ricordare la canzone di Jannacci.
MEMORABILE: "Perché non metti un bel zip?!"; Beppe Viola al cinema; "Ti cucchi il manufatto come incidente sul lavoro"; "Morto di voragine"; L’abito Facis.
Daniela: Norman è un anziano ebreo newkorchese che tenta di combinare affari vantando le sue presunte conoscenze con persone ricche e potenti, cosa che lo espone a rifiuti ed umiliazioni fino a quando... Film il cui valore non risiede nella trama, contorta e di modesto interesse, ma nel ritratto del protagonista, interpretato da Gere in modo sensibile e convincente: un uomo che offre il suo aiuto agli altri in maniera anche invadente perché ha bisogno non tanto dei loro soldi quanto del loro apprezzamento per non soccombere alla solitudine.
Cotola: Commedia di costume che si avvicina, a tratti, a quelle in cui una volta eravamo maestri. Fatta eccezione per qualche banalità e faciloneria, l'impietoso ritratto dell'Italia fatto da Virzì, il quale "randella" sia a destra che a sinistra, è pregnante, riuscito e divertente. Buona anche la prova corale del cast con una nota di merito per un Fantastichini particolarmente ispirato. La dimostrazione che la commedia italiana non è solo sguaita e ripetitiva come quella dei Vanzina di Parenti e compagnia bella. Non perfetto, ma avercene film così.
Undying: Le vicende di Chucky cominciano a diventare meno interessanti, principalmente a causa di una sceneggiatura che nulla può (apparentemente) aggiungere ai due discreti capitoli che l'hanno preceduta. Forse la componente horror viene accentuata per la ferocia (più implicita che esibita) di alcuni delitti, che vedono coinvolti personaggi adolescenti. Capitolo famoso, purtroppo, perché tirato in ballo (come corresponsabile) quando due adolescenti commisero un atroce delitto. La cronaca supera la fantasia (purtroppo)...
Giùan: Horror zombesco italo-spagnolo di gran spessore, il cui pregio principale è mutuare dall'originale romeriano una forte carica anti-istituzionale, pur se i toni apocalittici del buon George virano in una più generica ma sentita (e realistica) filippica ecologista. Grau è molto attento a contestualizzare, centellinandole, le scene gore (credibili gli effetti di Giannetto De Rossi) in un ombroso scenario da brughiera inglese. Riuscito anche il dualismo tra il freakettone Lovelock e l'ottuso reazionario Kennedy. Speciale la Galbò, tonitruante score di Sorgini.
MEMORABILE: Le parti in ospedale: tutte di tensione latente eppure parossistica: i bambini iperaggressivi, i morti nelle iperbariche; La morte del cognato della Galbò.
Rebis: L'adattamento passa attraverso la simulazione; la simulazione àltera il contesto e lo sovverte. Con violenza. Nel cinema di Audiard l'estraneità riversa in un cinema di genere che scopre, nei suoi protagonisti, risorse, qualità inespresse apportatrici di un rinnovamento integrale. Deephan è opera minore e tuttavia intensa e immersiva nel dettagliare il processo d'integrazione enfatizzato dai paradossi linguistici; troppo repentino forse nel dirottare l'introspezione verso un'azione convulsa e rutilante, ma persuasivo nel sottendere al compimento del destino un'ancestrale forza identitaria.
MEMORABILE: L'elefante che emerge dalle fronde; l'arrivo dei migranti nella notte.
Manfrin: Scadente tentativo di scivolare nel giallo da parte di Calà che, pur impegnandosi, non riesce a rendere molto credibile il suo investigatore da grandi magazzini, appunto. Trama che sa di già visto ed interpreti piuttosto modesti; brutte anche le musiche.