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Galbo: Non una narrazione cronologica, ma un flusso emozionale dedicato ad un’icona della musica partenopea e non solo. Il documentario di Giorgio Vercelli racconta la centralità della musica come filo conduttore di tutta la vita di Pino Daniele e il suo aprirsi alle esperienze professionali globali che lo portarono ad essere apprezzato da illustri colleghi stranieri. Interessante la scelta stilistica di confrontare gli stessi brani eseguiti live in periodi diversi. Bella l’ambientazione napoletana delle sequenze contemporanee.
Reeves: Meglio l'idea della realizzazione, perché le parti decisamente comiche si legano molto male con quelle avventurose. Le scene di battaglia sono realizzate molto bene, ma su tutto il film aleggia la sensazione di un amalgama riuscito davvero male. In difficoltà anche Arnoldo Foà, di solito a suo agio in qualsiasi situazione. Goffredo Fofi ha parlato di struttura brechtiana, ma forse è un po' esagerato.
Nando: Commediola con venature buoniste in cui si susseguono gag e situazioni di bassa lega (vedi i momenti al parco acquatico). Girato in modo raccogliticcio, appare più una sit-com che un film vero e proprio. I due protagonisti sembrano abbastanza affiatati, ma mentre Salvi appare ripetitivo nel ruolo del solito coatto, Battista, nella sua semplicità, mi è parso migliore. Finale pessimo come l'autista del taxi.
Puppigallo: Baraccone ma piuttosto ben organizzato che strizza l'occhio a vari generi, pseudhorror compreso. Si passa rapidamente dal sorriso (grazie alla ragazza e meno per merito del bambinello asiatico, che alla lunga scassa), al quasi schifo (insetti vari in umidi cunicoli e la cena "particolare"), all'azione spericolata, con momenti di discreta tensione (sempre rapportata a un film fondamentalmente d'avventura, anche se l'estirpazione del cuore va piuttosto al di là). Poche pause e personaggi tutto sommato simpatici. Non male nel complesso.
MEMORABILE: Le peripezie col canottino. La cena dove, oltre a vari insetti e occhi nel brodo, viene servita la testa di una scimmia con cucchiaino nel cervello.
Modo: Panariello porta sul grande schermo i suoi noti personaggi. Più che un film unitario si tratta di sketch che a tratti possono far sorridere ma che alla lunga stufano. La vena artistica del protagonista non è in discussione ma non rende come sul palco televisivo. Una visione può risultare simpatica ma non si va oltre. La parentesi sensuale di Manuela Arcuri è un bel vedere.
Jurgen77: Peplum italico girato con buoni mezzi e un ottimo cast. Belle le scenografie (di cartapesta) e gli esterni dei dintorni laziali. Un po' sonnacchiosa la storia, che si risolleva grazie anche allo splendido tocco alle atmosfere che solo Bava riesce a conferire. A mio avviso non il migliore della "saga" in fatto di trama, ma sicuramente quello più curato per scenografie, fotografia e ambientazioni.
Buiomega71: Curioso zaxploitation che comincia come uno psychothriller metropolitano alla Angel killer (il modus operandi del'assassino ricorda quello di La morte accarezza a mezzanotte), poi vira nei meandri del kindnapped movie casalingo claustrofobico nel quale non vengono risparmiate sevizie psicologiche (l'accendino e la roulette russa), stupri omosessuali (il poliziotto sodomizzato in bagno) e il colpo di scena finale sulla vera identità del killer. Notevole il gusto feticistico di Nel (le decolletè sotto la doccia, le scarpette rosse di Tenebre indossate dalla poliziotta).
MEMORABILE: La prostituta al killer: "Tieni le mie scarpe allora!" e gliele getta addosso; I deliri logorroici dello squilibrato Ramos; Fulminato in soffitta.
Vstringer: Cult assoluto nelle zone d'origine dei tre protagonisti, in ragione di un rimarchevole fuoco di fila di gag che prendono a pretesto il Pinocchio di Collodi per far ridere in ogni modo possibile, dall'intenzione slapstick del burattino Paci ai grandi tempi comici delle volgarità di Ceccherini, passando per cenni di satira di costume. Robusta la dose di autoironia. Grandi risate.
Markus: Brignano nel solito ruolo di impacciato che si ritrova in situazioni equivoche suo malgrado: ruolo che gli calza a pennello, anche quando attraverso un'incomprensione diventa "stallone" per risolvere l’anorgasmia della stupenda Incontrada. Situazione che almeno nel primo tempo è assai spassosa. Purtroppo la seconda parte vira in direzione di un sentimentalismo francamente irritante e, soprattutto, assai improbabile. Vanessa che si innamora di Enrico? E’ proprio vero che chi si accontenta... gode!
Vitgar: Non è facile raccontare le gesta di Alessandro Magno. Stone lo fa nel peggiore dei modi confezionando un kolossal hollywodiano fatto a uso e consumo del pubblico americano con i suoi gusti particolari. Poca storia vera, tanti effetti per stupire, qualche goccia di Aristotele, un po' di omosessualità. Tutto messo insieme con poca credibilità. Non licet.
Enzus79: New York, un poliziotto deve scortare un testimone a carico di alcuni agenti corrotti: gli "movimenteranno" la giornata. Action movie discreto che se non altro riesce a intrattenere. Scorrevole. Dinamiche tutto sommato accettabili. Regia di Richard Donner (uno dei migliori esperti del genere) poco efficace. Bruce Willis perfetto per certi ruoli, riesce sempre a creare empatia. Consigliabile.
Fabiorossi: Forse per puro campanilismo, viste le mie profonde radici toscane, non riesco a bocciare completamente il lavoro dello sfortunato attore e regista. Nuti di sicuro mette grande impegno nel confezionare i suoi film, che però malauguratamente sembrano assomigliare troppo l'uno all'altro rischiando di annoiare lo spettatore, il quale si ritrova ogni volta nel piatto la stessa minestra riscaldata. Innegabile qualche raro spunto di comicità casereccia toscana, ma forse troppo poco per giudicare del tutto positivamente il film.
Rambo90: Avventura bellica poco plausibile ma dalla sceneggiatura movimentata, tanto da tenere banco per tutta la durata, con una buona tensione soprattutto nel momento in cui comincia la lunga parte sul treno. Sinatra e Howard offrono performance corrette e professionali, alla guida di un cast molto variegato in cui colpisce anche Celi (un po' meno la Carrà). Belli gli scenari e al cardiopalma il finale al confine con la Svizzera. Buono.
Didda23: Mi pare inspiegabile e ingiustificato il successo che ha travolto il regista toscano: in effetti l'opera in questione non si smarca dalla mediocrità che permea ogni sua pellicola. La sceneggiatura dozzinale non regala momenti felici, eccezion fatta per la scena della villa con gli scambisti. Confermata la considerazione fatta in Tropic Thunder: il ritardato al cinema non funziona. Bisogna altresì ammettere che Ceccherini ci offre una notevole prestazione. Solo tantissimo fumo.
Rufus68: Come La stangata: un film di buona spettacolarità, con una ricostruzione d'epoca vacua e fasulla ancorché piacevole, parecchi ammicchi alla maniera e, soprattutto, due interpreti innegabilmente carismatici. La presenza di Belmondo, simpaticamente sbruffone e di Delon, distaccato e di altera bellezza, riescono a giustificare la pellicola. Deray è abile ad alternare una prima parte guascona e brillante a un prosieguo più cupo da vera gangster story: l'insieme ha un sapore datato, ma fila liscio sino al finale.
Cotola: In questa sua terza avventura extra large, George diventa nientemeno che astronauta. Ma la sua navicella precipita nella giungla dove vivrà numerose e diverse avventure. La storia è un pelino più intricata del solito, ma si lascia
comunque seguire senza problemi anche dai più piccoli. Così come il film risulterà alla fine gradevole un po' per tutti, grandi e piccini, sebbene questi ultimi gradiranno, ovviamente, di più.
Gabrius79: Commedia semplice e a tratti frizzante con un Pieraccioni discretamente in forma e una bellissima Laura Torrisi che ha una parte di tutto rispetto. Gabriel Garko ha una parte un po' noiosa e forse si salva per il suo fascino. Bene invece i ruoli secondari ma divertenti di Papaleo e Ceccherini (quest'ultimo col tormentone del figlio grasso). Passabile.
Nando: Commedia di tipico stampo americano con quel tocco sofisticato che la rende per così dire lievemente elitaria, anche se la narrazione non brilla per grande originalità. La storia d'amore, inizialmente incompresa, tra due bellocci si dipanerà tra qualche edulcorato colpo di scena. Eterea ed elegante la Hepburn.
Maik271: L'importato Ken Clark attivo nella decade 60/70 in peplum e spy movie italici ha anche lavorato in qualche western casereccio come in questo caso. Qui l'impronta quasi fumettistica impressa alla pellicola rende la storia poco avvincente, le scene d'azione per nulla verosimili e le ambientazioni che sembrano tutte uguali non attirano certo l'interesse dello spettatore navigato (se non forse per le scene notturne, di chiara impronta baviana).
Siska80: Cambiano i protagonisti (qui una scimmietta e una rana), eppure si segue in maniera evidente la scia della celebre serie animata Il giro del mondo di Willy Fog ambientandola qui nel mondo degli animali, seppur non con gli stessi esiti degni di nota: a parte il buon ritmo e qualche battuta andata a segno, la grafica è povera e insoddisfacente (a livello di certi videogiochi low cost con sfondi amorfi e fissi) e il design dei personaggi poco accattivante (la maggior parte di essi è fastidiosamente filiforme). Prodotto rivolto prevalentemente ai più piccoli non da collezione.
Rickblaine: Simpaticissima opera ambientata all'interno di una pensione spacciata per manicomio. Il nipote convince lo zio (Totò) a finanziarlo per assolvere i suoi debiti. Nell'incoscienza il protagonista riserverà allo spettatore degne gag, con esilaranti situazioni girate con esperienza. Totò regge il tutto; bravo anche Giuffrè.
Daniela: Alcuni balordi stuprano brutalmente una donna, lasciandola in fin di vita. Nonostante le prove a loro carico, grazie ad un avvocato marpione hanno la possibilità di farla franca, ma... Rape & Revenge per interposta persona: il soggetto (la vittima fatta passare per responsabile di quanto ha dovuto subire) è di quelli sempre attuali, per cui è facile empatizzare con la protagonista e la sua bimba, entrambe traumatizzae, meno facile con il poliziotto vindice interpretato dal parrucchino di Cage. Si rivede con piacere Johnson, ineffabile in un ruolo che mette voglia di prenderlo a ceffoni.
Ultimo: Un film originale, ove tutta la trama gira intorno alla figura dei tre "gangsters". Bella e ben strutturata la vicenda (con colpo di scena finale) e, nonostante manchi qualcosa, il film appare notevole e si vede volentieri più di una volta. Da notare che, nel trio, il più in forma è Giacomo (Jack), bravissimo nella parte del malavitoso imbranato.
MEMORABILE: Al (Baglio) crede di essere un esorcista.
Matalo!: Nonostante il dècor lussuoso e le memorabili musiche di Morricone (ma il tema del Mucchio Selvaggio è un brano che scrisse anni prima per Tenco e qui riciclato), vedere Hill che spara ai trampoli di un clown o prende a schiaffi un pistolero togliendo e rimettendo le pistole dalla fondina irrita non poco. E così una bella idea, in parte girata da Leone e si vede (l'inizio e lo scontro Beauregard-Mucchio Selvaggio e credo il duello finale) va perduta; e irrita che si giri un film contro Peckinpah (che sicuramente è migliore di Leone).
MEMORABILE: "Nobody was faster than him", lapide con gioco di parole per il "trapassato" Beauregard.
Domino86: La pellicola racconta la vera storia di Megan Leavey, una marines degli Stati Uniti d’America arruolata come parte dell’unità artificieri. Il film può essere suddiviso in due parti: le missioni in Iraq e ciò che accade dopo le missioni stesse. È sicuramente la prima parte che coinvolge lo spettatore e rende avvincente lo svolgimento, perché nella secondasi va un po’ a perdere l’interesse sfociando molto nel sentimentalismo.
Siska80: Lunetta Savino, appositamente invecchiata per interpretare il ruolo di una madre sessantenne che si trascura fisicamente dopo la morte della figlia, offre un'interpretazione intensa in questa pellicola sull'elaborazione del lutto che è in fondo un inno alla vita ma anche un'accurata, delicata, indagine su quanto certe tragedie influiscono su una famiglia unita a prescindere della diversità (i coniugi protagonisti hanno caratteri e origini differenti, lei è italiana e lui sloveno). Il ritmo è sostenuto, le sequenze spesso accompagnate da una musica malinconica, il finale commovente.
Siska80: La trama è palesemente un déjà vu (e ciò è soltanto il male minore): in uno scenario apocalittico che mostra i resti di una società disumanizzata, il protagonista ha un'importante missione da compiere. Unico punto a favore è la durata media; il che è comunque una magra consolazione per lo spettatore, il quale si ritrova davanti a un film dalla fotografia cupa e dai colori strani, a interpretazioni mediocri, a una serie di dialoghi che sovrastano le sequenze d'azione vera e propria e soprattutto a un budget talmente basso da rendere le location poco credibili. Meritevole di oblio.
Silvestro: Rowan Atkinson dimostra di saper tenere lo schermo anche in un lungometraggio. Certo, qualche tempo morto e battuta a vuoto c'è, ma nel complesso il film regge discretamente. Alcune gag sono esilaranti e da sole valgono il prezzo del biglietto. Non sempre le spalle sono all'altezza, ma il protagonista riesce a viaggiare tranquillamente da solo. Leggero e divertente.
Puppigallo: Pellicola poco convincente, ma discretamente confezionata, con attori passabili (anche se il giovane distillatore è difficilmente credibile) e un agente così caricaturale nella sua cattiveria e negli atteggiamenti, da risultare anche piacevole, soprattutto quando gonfia il ragazzo, ricordandogli che era solo un avvertimento. Purtroppo, ci sono momenti di stanca, soprattutto a causa dei rapporti personali; e in un film come questo l'attenzione tende subito a venire meno se il ritmo si abbassa troppo. Comunque, nel complesso non è male e un'occhiata gliela si può dare.
MEMORABILE: Il finale, dove la folle ostinazione dell'agente causa a dir poco notevoli danni fisici ai presenti.
Siska80: Dichiaratamente a metà strada tra il "Canto di Natale" dickensiano e Lo Schiaccianoci, il film regala qualche momento divertente grazie all'evidente smarrimento del protagonista che si ritrova catapultato in una realtà a lui sconosciuta (anche se un po' imbranato lo è a prescindere). Il resto è ben poca cosa (a parte il simpatico cast) ed è davvero avvilente rendersi conto del fatto che le produzioni americane non facciano altro che ripetersi: l'happy end con love story è garantito anche in questo caso poiché, si sa, gli escamotage cinematografici non mancano di certo. Inutile.
MEMORABILE: L'equivoco del semaforo; Il regalo con biglietto.
Belfagor: La strada per El Dorado incontra il Drago Giallo, con due mercenari europei che si ritrovano coinvolti nell'attacco di una specie aliena contro la Grande Muraglia. In questo rimescolamento di cappa e spada, leggende cinesi, fantascienza e horror c'è poco di originale, anche se le acrobazie e i giochi cromatici rendono allettante lo spettacolo. La morale di fondo riflette i nuovi equilibri fra oriente e occidente, con lo stato e i confini che smettono di essere dipinti come mostri e diventano baluardi contro il caos.
MEMORABILE: Gli attacchi coreografati dello squadrone azzurro.
Galbo: Dedicata a chi al cinema (o in televisione) ama versare lacrime a profusione questa ennesima storia d'amore e di malattia che inizia, prosegue e si conclude in modo totalmente prevedibile. Attori oltremodo glamour e patinati che interpretano i loro ruoli in modo evidentemente professionale in un film che sa comunque di finto.
Schramm: Automanierista e nostalgico di sé, forse per via di un'ispirazione uscita a comprarsi le sigarette, Besson guarda indietro alla propria era carbonifera e si lancia in un Nikita for dummies (con la Mirren a jeannemoreuggiare meglio che può – e non può), in agrodolce salsa spy, flashbackato a strapiovere della serie "per chi non l'avesse intuito" e tappezzato di ice bags (leggi: levigatissimo ma a emozione che non si scosta mai dallo zero). Considerato il meglio che è riuscito a fare sia prima che dopo domandarsene il pro è il minimo, ma non si è sicuri di voler sentire la risposta.
Matalo!: Leone citava in un antico testo di Massimo Moscati questo film come esempio di fallimento d'autore; un regista di quelli "impegnati" alle prese col cinema di genere. In sintesi: fuori dal seminato i colossi cadono. Ma, vuoi per la mano di Di Leo, vuoi per il regista, comunque di talento, questo è uno spaghetti con momenti riusciti. Vancini prende mezzo cast di Tessari per la pagnotta (e Gemma è un po' fuori parte) ma si concede momenti piuttosto intensi; il barbiere, il vallone, il prefinale, il dialogo tra Navarro e Rabal sotto il baldacchino. Potabile.
Anthonyvm: In questa versione "orchesca" di Indovina di viene a cena?, Shrek va a conoscere i genitori della principessa Fiona, ma si ritrova invischiato in complotti, incantesimi e metamorfosi di ogni sorta. Pur senza smentire chi sostiene che i sequel sono di norma inferiori al capostipite, il secondo capitolo, orientato in direzione rom-com, conserva la vivacità e la spigliatezza umoristica del predecessore, fra nuove conoscenze (il Gatto con gli Stivali) e una riuscita commistione di gag per tutti i gusti (esilarante la parodia di "Cops") e sincero romanticismo (adorabile il finale). Buono!
MEMORABILE: La tesa cena al castello; Il quartier generale della Fata Madrina; Shrek in veste umana; L'effeminatissimo Azzurro; La scenetta mid-credits alla fine.
Lele Emo: Inizialmente potrà sembrare un polpettone silenzioso e tedioso, in realtà l'Amante è un film d'autore firmato da Jean Jacques Annaud (Sette anni in Tibet, l'Orso, Il nome della rosa) caratterizzato da una splendida fotografia e da una trama sensual-esistenzialista di estremo spessore. Non manca il romanticismo rosa, sfregiato di rossa passione nelle splendide scene di nudo e di sesso con protagonista Jane March, bomba di sesso assoluta. Il film è effettivamente un po' dispersivo ma imperdibile.
Taxius: Dopo aver visto morire crivellati di colpi di mitra marito e figlia, la nostra protagonista decide di vendicarsi uccidendo uno per uno i responsabili di tale tragedia. Revenge movie dalla trama vista e rivista infarcita di cliché del genere che la rendono assai banale e scontata. Nonostante tutto, l'esperta mano del regista Pierre Morel riesce a dare al film quel qualcosa in più che molti non hanno, tra cui una regia solida e un buon ritmo ricco di azione e morti ammazzati. Puro e semplice intrattenimento.
Alex75: Il ruolo del giornalaio infatuato della vita dei nobili ben si addice alle corde di Sordi e il suo sdoppiamento dà vigore alla ridicolizzazione della superficialità dei “sangue blu” (il finale è liberatorio, anche se Bianchi calca forse troppo la mano). De Sica, una delle presenze più signorili del cinema italiano (a cui spetta la morale della storia), era forse l’unica spalla possibile e fa risaltare la sua classe in ogni momento. Tra i comprimari molto validi Calvo, la Pica e Riscal.
MEMORABILE: I dialoghi tra Alberto e Paolino; Gli zii abruzzesi; Le lezioni del conte Max; Lo sfogo di Alberto in treno (“A brutti!”); Il finale.
Hackett: Discreto thriller soprannaturale del filone nato sulla scia del più riuscito Sesto senso. Costner e la cava bene nella parte e per tutto il film si respira un'atmosfera abbastanza tesa. Bello il risvolto finale anche se sul tutto aleggia un po' il clima della favola a lieto fine.
Daniela: Da ladro di rame a ladro di immagini, la scalata al successo di Bloom, personaggio moralmente ributtante a cui Gyllenhaal presta un volto smagrito, due occhi da rapace, un sorriso falso, un eloquio untuoso... Spesso, quando il cinema punta il dito accusatore contro la tv e la sua corriva ricerca dell'audience ad ogni costo, finisce per ricalcarne gli stessi difetti: approccio rozzo, privo di sfumature, toni fra il moralistico ed il didascalico, forzature alla ricerca del facile effetto. Il film di Gilroy non fa eccezione, ed i pregi sono più formali (bella fotografia notturna) che sostanziali.
Galbo: Temi cari a Loach come il disagio sociale del proletariato, l'immigrazione clandestina e lo sfruttamento della manodopera sono presenti in questo film di Ken Loach. Il personaggio centrale è fortemente negativo ma questo rende il messaggio del film ancora più potente oltre che assolutamente antiretorico e con un finale poco consolatorio. Buona la prova del cast.
Homesick: Oltre al luminoso splendore della costa ischitana, l'attrazione primaria è l'allegro episodio in tribunale sul possibile oltraggio al pudore (costume sì o costume no?) commesso dalla disinibita Isabelle Corey; ed è qui anche che si riscontra la maggiore vivacità interpretativa, soprattutto da parte dell'avvocato De Filippo e dell'implacabile PM Stoppa. Gli altri racconti non si discostano dalla media delle commedie vacanziere degli anni Cinquanta con i loro bighelloni a caccia di amori facili, coniugi in crisi e turiste straniere con cui provarci.
Mickes2: Ci sono pellicole che abbisognano di una contestualizzazione oltremodo esasperata: è proprio il caso di questo film. Sorta di concentrato di glamour e raffinatezze imbolsite, che racchiudono una patina spessa e pesante accompagnata una narrazione datata, stucchevole, con qualche buona trovata qua e là, si, ma non basta. E non basta la bellezza e il carisma della Hepburn che nella sua introspezione risulta per giunta odiosa a tratti. Lo salvano dal baratro dialoghi intelligenti, una sontuosa fotografia e “Moon river”. Innocuo.
Luchi78: Brutto, ma non come il precedente. A favore ci sono due punti fondamentali: presenza di nudità con qualche scena spinta al limite del demenziale e la mitica squadra di football composta da nani, protagonisti di una divertente sequenza sportiva su un campo di fango. Per il resto c'è da mettersi le mani nei capelli per le banalità e le volgarità di quart'ordine, ma la serie American Pie è fondamentalmente solo questo.
Ultimo: Nonostante la presenza di due protagonisti giovanissimi, il film è riuscito; grazie a una vicenda non banale (una ragazza ha una malattia che le impedisce di uscire di casa...) che viene gestita senza ingenerare troppa tristezza nello spettatore. Un giorno lei si innamora del vicino di casa: come farà ad avere una vita normale? Pellicola niente male nel complesso, con anche qualche sorpresa nella seconda parte.
MEMORABILE: Il primo incontro tra i due giovani, che si inviano messaggi guardandosi dalle rispettive finestre.
Furetto60: Non è solo un manifesto del neorealismo e del cinema italiano nel mondo ma anche (e soprattutto) dimostrazione di come si possa produrre, partendo da un’idea, con pochi mezzi e attori di seconda fascia, un capolavoro senza tempo. Nella lotta del povero e ingenuo proletario contro gli strali del destino, un destino senza scampo, la perdita maggiore è quella di se stessi; una volta spaccato l’imene dell’onestà non c’è ritorno e resta soltanto un disperato futuro di miseria.
MEMORABILE: La puntata in trattoria intrisa di forzata gioia; La calca per salire sul tram a Porta Pia (e non è cambiato niente!); La mozzarella che fila.
Ryo: Secondo capitolo, torna Chucky e torna il bambino protagonista. Quasi una fotocopia del primo, con la differenza che il protagonista, stavolta, cerca di mettere in guardia gli adulti da subito. Regia e fotografia più curata rispetto al precedente capitolo, anche se a mio parere questo stile è meno azzeccato. La sceneggiatura lascia a desiderare: tante sciocchezze e colpi di scena scontati e forzati.
Kanon: Mélo adolescenziale screziato di parapsicologia curiosamente adornato da un cast non certo di primo pelo e sconosciuti, sebbene ciò non smuova alla sufficienza il graditometro. Doria insiste a far lo specialista di pellicole "teen" ma sforna solo film fragili come frollini e piatti come crackers (sarebbe ardua anche a un Giffoni festival, 'na roba così), con buona pace delle nostre palpebre sempre più calanti. Hemingway gonfia da spavento, Capucine di classe, il resto è Califano e facce lesse. Solita villa dell'Olgiata per gli interni.
Paulaster: Cronistoria del crac del Banco Ambrosiano. Descrizione dettagliata (aiutata anche dai cartelli) per un intreccio tra finanza, politica e Santa Sede. A parte Antonutti, il resto del cast è di discutibile somiglianza (il Papa su tutti) e di conseguenza la resa dei fatti ne risente. Interessanti i ruoli dei faccendieri. Coraggioso nel proporre comunque la morte di Calvi come omicidio (mai provato) e nel fare nomi e cognomi a ogni occasione. Ultima parte eccessivamente schematica.
MEMORABILE: Il taglio dei baffi; Il Papa di spalle che fa la cyclette; Marcinkus che prega con Calvi.
Herrkinski: Pochissimo horror-demoniaco e molto soft-core con inserti hard. L'intero film è all'insegna del trash puro, con dialoghi assolutamente esilaranti e scene altrettanto comiche (se si riesce a superare la volgarità gratuita quasi fastidiosa). Tutto sommato il film è scorrevole e non privo di una certa morbosità, ma di sicuro è da vedere più per un senso di pura curiosità che per un qualsivoglia interesse reale. Una morbosa bizzarria.