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B. Legnani: "Commedia pseudofemminista" (Morandini). Spaak perfetta per il ruolo (morbosetto, come spesso le occorreva, ma qui, nel filmino in bianco e nero, va ben oltre), doppiata magnificamente dalla Di Meo. Sotto tono gli altri, ad esclusione di Pistilli, con qualche notevole nome in inutili comparsate (Caprioli, per esempio). L'idea di base è buona e viene inizialmente sviluppata bene, ma poi il film si ripete e si affloscia, fino all'arrivo di Trintignant, con il quale procede tra alti e bassi. Diciamo "sufficiente", anche perché visto con l'indulgenza dell'inevitabile invecchiamento.
MEMORABILE: "Com'è leggera!" "Me lo dicono in tanti..."
Panza: In vino veritas diceva Plinio e in questo caso l'alcool provoca nel protagonista una vera crisi di coscienza rievocata con dei flashback. Ma la cosa più importante è che l'uomo si ritrova naufrago... Da una storiella senza pretese, un film vagamente introspettivo che si trasforma in un analisi poco interessante del protagonista. Il regista fa qualche inquadratura interessante e le analessi del film hanno qualche spunto originale. La fotografia ben curata rende questo film non scarso ma nemmeno molto esaltante. Candidato al Festival di Cannes.
Pstarvaggi: Brutta commedia che Oldoini firma con una fotografia "all’americana", inserendo però dialoghi e recitazione da filodrammatica. Banfi e De Sica non s’impegnano più di tanto nel riempire i buchi che la striminzita sceneggiatura lascia in abbondanza. Simpatico Lionel Stander, ma il resto del cast è davvero poca cosa. Fastidiose le continue citazioni di A qualcuno piace caldo.
Siska80: Due famiglie e una mongolfiera in fuga per la libertà. Nonostante la durata importante, il film riesce ad avvincere lo spettatore sino al bellissimo, adrenalinico finale anche grazie a un cast ben scelto, paesaggi suggestivi, buoni costumi, un'inquietante musica di sottofondo e numerose sequenze destabilizzanti oltre che toccanti (coinvolgente e comprensibile la paura che domina i protagonisti dopo il primo tentativo miseramente andato in fumo). Ancora una volta viene dimostrato che certe opportunità non bisogna lasciarsele sfuggire, anche a costo della stessa vita.
MEMORABILE: L'elica in fondo al lago; La mongolfiera in fiamme; Le lacrime davanti alla tv.
Markus: Terrificante commediola musicarella con un montaggio tremendo e una fotografia da incubo. Il trash involontario è sempre dietro l'angolo ed è forse l'unica ancora di salvezza per questa sconclusionata farsa che si avvale della coppia Bombolo-Cannavale (quest'ultimo davvero sottotono). Particolarmente "divertenti" le scene girate in discoteche (semivuote) dove il nostro “scugnizzo biondo” balla tramite un’evidente controfigura. Da vedere per farsi un’idea.
Magi94: Una tragicommedia potentissima, che combatte per l'emancipazione della donna molto prima degli anni della contestazione. Pirandelliana in un modo spietato, prende di mira il maschilismo, l'apparenza e il vuoto onore siciliano senza lasciare scampo a nessuno, facendo perdere quasi ogni tono umoristico a favore degli aspetti più tragici incarnati nell'ottima e giovanissima Sandrelli. Sebbene la sceneggiatura perda un paio di colpi nella seconda metà, rimane ancora frizzante, magnificamente recitata (su tutti Saro Urzì) e in certo senso attuale.
MEMORABILE: Saro Urzì spiega al pretore che la sua famiglia è sempre stata onorevole, siccome mai si è abbassata a rivolgersi alla giustizia.
Galbo: Pellicola piuttosto atipica nel panorama della commedia brillante italiana, che sembra avere l’ambizione di “volare” più alto della media delle produzioni del genere. Il tentativo di analizzare le dinamiche di una coppia di amanti funziona però a tratti, con momenti riusciti dedicati alle dinamiche relazionali ed altri più deboli concernenti una trama piuttosto banale, “allungata“ da divagazioni musicali riuscite ma poco attinenti. Funziona la coppia protagonista Angiolini-Sermonti.
Herrkinski: Non male dopotutto, questa co-produzione sudeuropea tra il noir e l'action. Buono il ritmo e la costruzione delle scene d'azione, nonchè la dose di violenza ben equilibrata; anche il cast se la cava, con il sempre professionale Karl Malden, un taciturno Mitchum e un gineceo di tutto rispetto. A non convincere pienamente è più che altro la sceneggiatura, che specialmente nella prima parte risulta un po' confusionaria e tende all'approssimazione; nel complesso comunque il film si fa seguire con piacere e senza impegno. Gradevole.
Daniela: Rovistando tra la spazzatura, un ragazzino che vive in una discarica trova un portafogli su cui la polizia vuole mettere le mani ad ogni costo... Difficile giudicare un film del genere: se preso come una favola, è una piacevole avventura in cui tre simpatici pollicini devono sfuggire alle grinfie di cattivi in divisa. Se invece si considerano gli agganci con la realtà, l'edulcorazione delle loro condizioni di vita a fini pittorescamente scenografici e l'inverosimiglianza di certi comportamenti fanno storcere il naso. Bello dal punto di vista visivo, discutibile nei contenuti.
G.Godardi: Maldestro tentativo di rilanciare lo spaghetti western ad opera di Giovanni Veronesi. Al di là della storia e della sceneggiatura non bellissima, non convince la scelta di impostare un film del genere sulla figura di Pieraccioni. Non tutto è da buttare comunque; vi sono una buona fotografia, belle musiche e la presenza di Keitel e Bowie non lascia certo indifferenti. Veronesi sbaglia a legarsi troppo con chi gli ha dato l'ultimo successo in fatto d'incassi.
Giùan: E’ come se, rispetto a Sangue vivo e a Il miracolo, Winspeare avesse perso il contatto non tanto con la trasfigurata realtà salentina, quanto il senso cinematografico che l’antropologia sociale del luogo gli ispirava. Così Galantuomini invece di percorrere una linea narrativa originale, scivola progressivamente in un latente deja vù (il “contesto” simile a La capagira, la Finocchiaro in un personaggio speculare a quello di Angela di Roberta Torre). Stridente la virata erotico-melodrammatica del rapporto Lucia-giudice. Gifuni spaesato, Fiorellino bravino.
MEMORABILE: L’agguato che viene teso a Lucia e alla banda di Zà (Giorgio Colangeli).
Giùan: Ambizioso ma complessivamente piuttosto anodino. Gray evidentemente non è mosso da fitzcarraldesche ossessioni herzoghiane ma il suo tentativo di filmare l'improrogabile desiderio di scoperta (Z), azione e sacrificio (la guerra) di Fawcett non risulta mai trascinante, oltreché risultar (ma sarebbe il meno) inesplicabile. Piuttosto seccante poi l'ancoraggio familiare (il contrasto "virile" col figlio maggiore subitaneamente trasformato in sodalizio, il "femminismo" della moglie altrettanto aleatorio e subalterno). Notevoli ambientazioni, credibile Hunnam.
Galbo: Discreto lavoro (sicuramente migliore di tanti altri film di cassetta dello stesso regista), I Laureati si inserisce nel filone della commedia toscana su un gruppo di adulti-bambini stile Amici miei (ma assolutamente non all'altezza del nobile modello). La sceneggiatura è discreta e gli interpreti simpatici (anche quelli di contorno tipo Haber). A parte qualche momento di noia, tutto sommato un film gradevole. Non male persino la Cucinotta.
Cloack 77: Un thriller spionistico esige tensione mentre "The double" ha un andamento sonnolento sconfortante anche rispetto alla serie di colpi di scena che si susseguono; nulla scuote il procedere del film che addirittura nella sua imprevedibilità risulta telefonato, tanto il clima generale è di calma piatta. Richard Gere ci mette del suo poi per annientare il resto: il suo personaggio scopre le carte già all'inizio del film, dunque non gli è “richiesto” neppure di mantenere alto il livello di ambiguità, invece si tramuta in un fantasma.
Caveman: Ghostbusters tricolore ambientato a Napoli e tutto sommato non ci si può lamentare. Perché la scelta delle location è l'idea migliore e gli effetti speciali non sono male. Peccato per la parte con moglie e suocero di Buccirosso che ammazza la buona atmosfera andata a crearsi e per il fantasma roteante con sederone a getto continuo. Per il resto rimane una commedia (poco) horror quasi unica qui da noi e quindi si può essere clementi. De Sica almeno ci ha provato, dimostrando grande cuore nel suo omaggio a papà Vittorio.
Homesick: Alquanto datato nella sua insistente retorica e ritualità militaresca e nell’inutile parentesi mielosa aperta dalla coppia Temple-Agar, questo classico di Ford diventa sorprendentemente moderno quando rappresenta i pellerossa come un popolo fiero sì, ma anche disposto alla diplomazia e non certo guerrafondaio. Fonda, autoritario e astioso, è un militare che cerca il proprio riscatto morale nel massacro degli indiani, mentre Wayne gli si contrappone come figura più umana, coerente con l’etica sana del vecchio West.
Pigro: Grande film della suspense che il maestro riesce a costruire quasi tutto dentro una stanza (del resto viene da un’opera teatrale), con un telefono come occulto protagonista. Il marito che vuole disfarsi della moglie architetta un piano perfetto, ma come tutti sanno la perfezione non esiste perché qualcosa può sempre andare storto. La scena del delitto, con i vari contrattempi, è una delle più ansiogene del cinema di Hitchcock.
Magnetti: Film che non mi ha convinto. Pur da profano del libro, ero incuriosito da come fosse stato presentato, quasi fosse il must dell'anno. Ebbene proprio questa pretesa delude: perche' alla fine e' un filmetto senza pregi particolari, interessante e brillante, ma non il caso cinematografico che si voleva creare. E la presenza del bravo Giamatti e' l'unico aspetto da assaporare, unitamente a Hoffman. Molto azzeccata la sua (di Giamatti) recitazione in bilico fra il gigionesco e il drammatico.
Leodol2002: Buona commedia in cui Pieraccioni è sia regista che protagonista. Levante, interpretato proprio dall’attore toscano, dopo aver conosciuto Caterina, ballerina di flamenco spagnola, si innamora e mette tutto sè stesso per conquistarla. La commedia risulta generalmente vivace e godibile; i momenti ”vuoti” sono pochi. Buono è l’apporto dei comprimari e azzeccate le musiche; anche le location proposte non sono affatto male. Come seconda volta alla regia non ci si può che complimentare con un Pieraccioni che si dimostra pienamente all’altezza. Uno dei suoi migliori film.
Xamini: Fiaba che affonda nella mitologia, questo racconto si traveste da dramma sin dall'inizio, giocando su due bravi interpreti e soprattutto su una messa in scena asciutta, costruita attorno a colori naturali (ma meravigliosi: i capelli di lei su pareti ocra), con una cognizione perfetta dei tempi (ellissi dove non serve spiegare), giochi di sguardi ma anche un interessante utilizzo di qualche elemento ai fini narrativi (il plastico e uno zoom, per passare dalla rappresentazione al sentimento). Fallisce nella chiarezza ma non è una catastrofe, quanto piuttosto un invito alla riflessione.
MEMORABILE: Il corpo di lei sospeso controluce, dalle profondità; L'incontro e l'acquario.
Alex1988: Tipico polpettone americano dell'epoca (a dire il vero, però, non proprio indigeribile) prodotto dal regista stesso, Robert Wise. Ruolo più complesso del solito per Steve McQueen (peraltro, sua unica nomination all'Oscar). Nonostante la lunga durata (quasi tre ore), si segue con interesse; sembra quasi di stare a bordo della "San Pablo" con i marinai a seguire le loro vicende. Buone anche le battaglie finali. Da vedere.
Rambo90: Film soprattutto per bambini, molto curato negli effetti speciali e dalla storia semplice, ma che può accontentare un pubblico di famiglie. Il ritmo è spigliato e i buoni sentimenti cosparsi a profusione sono alternati con gag più o meno riuscite sulle difficoltà del topolino nel vivere in un mondo di umani. Il doppiaggio italiano ha la buona intuizione di affidare a Laurenti la voce di Stuart; più a disagio invece Bonolis, palesemente forzato nei panni del gatto pavido e geloso. Non male.
Deepred89: Deludente commedia ad episodi che sfrutta male le discrete potenzialità (sfruttate molto meglio in alcuni film precedenti) di Aldo Giovanni e Giacomo. Decisamente mediocre il primo episodio, banale e praticamente mai divertente; un po' meglio il secondo, nonostante troppe cose non funzionino; dello stesso livello il terzo, anche se lo spunto di partenza è curioso; raggiunge la sufficienza invece il quarto, piuttosto divertente; inutile la cornice. Passabile la colonna sonora, regia spesso piatta. Nel complesso non funziona.
Flazich: Spielberg si getta a capofitto nel genere fantascientifico e lo fa tornando indietro di milioni di anni inventandosi uno zoo preistorico. Un gruppo di persone voglion stupire il mondo riportando in vita animali estinti, ma per una serie di incidenti l'esperimento va male e si salveranno in pochi. Di facile lettura, ("non giochiamo a fare Dio"), la pellicola scorre e i dinosauri sono veramente convincenti. Il film lo definirei un evergreen da vedere nelle buie e fredde notti d'inverno.
Nicola81: Film che ha ridefinito i parametri di un genere fino ad allora appannaggio esclusivo degli americani, il primo western di Leone è sicuramente un buon prodotto, penalizzato però dal confronto con i successivi lavori del regista, rispetto ai quali ha una marcia in meno: storia non priva di ingenuità e tutt'altro che originale, la figura dello straniero troppo nebulosa... Il tocco del maestro però già si vede: Morricone firma una gran bella colonna sonora e Clint Eastwood diventa subito un'icona. Tre pallini.
Enzus79: Secondo capitolo della saga del detective Foley: ritorno a Beverly Hills per scoprire chi ha tentato di ammazzare un suo amico della polizia. Intrattiene, a tratti diverte, ma la storia in sé sembra un po' troppo forzata e sfilacciata. Eddie Murphy non delude, ma anche la coppia Reinhold/Ashton non è male assortita. Regia di Tony Scott efficace, più che idoneo al genere.
Giùan: Piccolo corpo filmico questo della Samani, sospeso nel limbo cinematografico tra concretezza antropologica e eterea autorialità La regista triestina si prende dei bei rischi sul piano della dialettica narrativa e dell'ambientazione sia (a)storica che contestuale e paesaggistica ma corre anche l'alea canonica di queste operazioni: perdersi cioè nelle inconsistenti nubi del già (intra)visto, del forzosamente risaputo, del velleitarismo "magico". Certamente ben diretto, con un focus essenziale sull'eterno femminino, ben esplicitato nei personaggi della madre, di Lince, della brigante.
Straffuori: Film horror/rompicapo/cervellotico che raggruppa una mezza dozzina eterogenea di partecipanti (alcuni odiosissimi come l'ipocrita e cinico uomo d'affari e il nerd appassionato di giochi) e li catapulta all'interno di un gioco ricco di enigmi pericolosi col fine di vincere 10000$. Movimentato da subito, ma ciò che rimane è confusione e ritmo che passa dal noioso al forsennato. Da vedere per caso giusto per passare il tempo.
Hackett: Discreto thriller che parte dall'ambiguità del suo protagonista, un bravo Matthias Schoenaerts, reduce traumatizzato che non può contare del tutto nelle sue suggestioni. Purtroppo l'intreccio perde troppo presto quest'ambiguità e ci fa capire con eccessivo anticipo da che parte stia la verità. Torna alla mente lo splendido Allucinazione percersa, dove però la storia era meglio gestita. Rimane un thriller godibile, ma un po' sciupato.
Mtine: Besson si conferma un mediocre regista con una forte inclinazione al trash: Lucy, partendo da uno spunto fantascientifico abbastanza interessante, finisce per riversarsi in un delirio cosmogonico-panteistico assolutamente fuori luogo. Il regista (?) francese peggiora ulteriormente l'opera inserendo personaggi e scene che non hanno alcuna utilitá ai fini della trama (il poliziotto), dialoghi piatti e interminabili e stucchevoli vaneggiamenti pseudo-scientifici. Sembra l'enciclopedia di come non fare un film di fantascienza.
MEMORABILE: Lucy che si "decompone" in aereo; I criminali asiatici sospesi in aria come salami; Il bacio al poliziotto; La telefonata alla madre.
Siska80: Anche se girato con un budget modesto, il film racconta in maniera concisa ma convincente la storia di un gruppo d'intellettuali confinati a Ventotene dal regime fascista avvalendosi di un cast valido all'interno del quale spicca un ispirato Marchioni (incredibilmente somigliante al vero Altiero Spinelli in versione anziana grazie a un ottimo trucco). Certo, alcuni dialoghi potrebbero sembrare, di primo acchito, frutto di mera retorica, ma così non è visto che ad essi seguirono fatti concreti di notevole importanza. Insomma, un prodotto decoroso sui piccoli grandi eroi nostrani.
Il ferrini: Giustamente cult, Gli intoccabili è un film praticamente perfetto sotto ogni punto di vista; regia, fotografia e recitazione. Il cast è quello delle grandi occasioni ma a fare la differenza è soprattutto De Palma che valorizza ogni scena con composizioni d'immagine e movimenti straordinari, raggiungendo la vetta nell'omaggio a Eisenstein. L'equilibrio fra violenza e humor è perfetto; del resto, come dice De Niro/Capone, "si ottiene di più con una parola gentile e una pistola che solo con una parola gentile". Assolutamente immancabile.
MEMORABILE: "C'è una parte di mondo che si preoccupa del colore della cucina".
Rufus68: Un remake di cui non si sentiva la mancanza. I timori son tutti confermati: manca, infatti, il dilemma umano che attanagliava l’originale protagonista costretto a snaturare le proprie intime convinzioni; mancano la drammaticità e la tensione (basti confrontare la scena della violenza alle due donne); abbonda, invece, la superficialità nella ricognizione politico-sociale e, soprattutto, nello scioglimento finale risolto con un paio di scialbi motteggi. Sprecato un buon cast di contorno. Willis monocorde e sciapissimo.
Cloack 77: Si mette in scena la solita solfa: tradimenti, immaturità, problemi sessuali, amori giovanili. Il dato più sconfortante è il moralismo smaccato, il buonismo o, meglio, "il catechismo". Tradimenti che verranno perdonati coi ricordi dell'album del matrimonio, il playboy che si convertirà alla monogamia in virtù di un amore all'apparenza impossibile, fino all'inosabile: la scelta tra un amore saffico e uno etero, che si conclude santificando l'amicizia e ripudiando la lussuria.
Enzus79: Basato su un fatto realmente accaduto: il terribile Tsunami del 2004 in Thailandia. Film che non convince appieno dato tutto viene romanzato, con momenti che risultano difficilmente credibili (si veda ad esempio il prestito del cellulare). Convincente il cast: Naomi Watts candidata agli Awards. Apprezzabile per quanto concerne la regia di Bayona e gli effetti speciali.
Nicola81: Pur contenendo molti degli ingredienti classici del genere (messicani, soldati americani, Apache), si tratta di un western riflessivo e per certi versi anomalo, che non concede quasi nulla all'azione (circoscritta al finale) preferendo privilegiare il disegno psicologico dei personaggi, in particolare il percorso interiore compiuto dal disilluso protagonista (un ottimo Robert Mitchum, anche produttore). Buon lavoro sui dialoghi, compresi quelli, sempre ad alto rischio, relativi alla parentesi sentimentale. Ottima la confezione.
Smoker85: Film che si regge esclusivamente sul carisma e l'interpretazione di Stallone, perfetto per ruoli di eroi in declino, dolenti e prossimi alla pensione, un po' come l'ultimo Balboa allenatore o l'ultimo Rambo. In questo caso, però, il problema dell'età avanzata viene facilmente superato dalla soprannaturalità dei suoi poteri, per cui al momento giusto il buon vecchio Sly mena ancora durissimo, per il piacere dei suoi fan. La ragione d'essere del film è essenzialmente tutta qui, con trama esile e scontata, nonché qualche eccesso di effetti speciali. Gradevole, senza troppe pretese.
Ultimo: Film tipicamente anni 80 del miglior periodo vanziniano, con una commistione di attori bravi e simpatici. Amendola è agli albori e mostra un certo carattere, De Sica viene reinventato prete (fa strano ma ci si abitua e qualche risata scappa), Calà è il migliore (il suo Peo Colombo è veramente divertente)! Il film però vive di alti e bassi ed è indubbiamente inferiore ai "cult" dei Vanzina. In ogni caso non male.
MEMORABILE: La partita di calcio nella valle della morte.
Il ferrini: Per capire lo spirito del film è sicuramente più appropriato il titolo originale The Hangover, perché alla base della vicenda c'è appunto una "sbornia". I protagonisti se ne prendono una talmente grossa che la mattina non rammentano assolutamente nulla della nottata appena trascorsa; in compenso hanno una tigre in bagno, un bambino nell’armadio e uno di loro è scomparso. Questo l'incipit, dal quale si svilupperà una esilarante serie di avvenimenti che li aiuterà a ricostruire ciò che è realmente accaduto. Si ride di gusto dall'inizio alla fine.
Daniela: Dopo aver incontrato l'anima gemella, svaligiatore di banche per hobby e non per vile denaro decide di costituirsi barattando l'importo dei malloppi con una condanna mite, ma... Nella prima parte, più che "honest" questo ladro pentito sembra "stupid" ma poi l'anima bombarola da ex marine viene fuori ed il film si trasforma nell'ennesimo action-fotocopiativo del quasi settantenne Neeson, meno grintoso del solito (il regista non è Collet-Serra), con cattivi di modesto spessore e bischerate sparse (caduta dal 2p senza conseguenze, guarigione miracolosa). Vedibile ma anche dimenticabile.
Luluke: Rispetto al Bourne di Ludlum, agente segreto operativo per il Vietnam, in seguito ossessionato dall'idea di uccidere Carlos lo Sciacallo, roba da anni '80 dunque, l'unica vera traccia che rimane nel film è la sua perdita di memoria. Che diventa l'artifizio per costruire la trilogia di film con Damon, killer della CIA alla ricerca del suo vero io, impegnato ai giorni nostri in una furibonda guerra contro i suoi mandanti. L'effetto di spiazzamento rende la vicenda una spy story a ritroso che non annoia, anche se girata in modo convenzionale. Comunque registicamente impeccabile.
MEMORABILE: La scena del bacio tra Jason e Marie, una delle più dolci e romantiche mai viste, nel contrasto con la tensione del momento
Ryo: Martin Scorsese + un cast di tutto rispetto. Non servirebbe dire altro. La regia che accompagna la sceneggiatura riesce sempre ad avere momenti di tensione che rendono praticamente impossibile ogni distrazione dal film. I risvolti di un doppio dualismo sono intriganti (spia della polizia infiltrata nella gang e spia della gang infiltrata nella polizia) e le conseguenze sono tutt'altro che prevedibili; anche quando tutto sembra finito, risolto, il regista riesce a sorprendere con colpi di scena a catena. Meraviglioso.
MEMORABILE: Quasi tutte le scene con Jack Nicholson; Il capitano della polizia, sul tetto; Il cd con l'intercettazione.
Cangaceiro: Pellicola vecchia dentro, pervasa da una sonnolenta atmosfera da guerra fredda basata su meccanismi vetusti. Brandt cerca di imbrogliare le carte per produrre suspense e sorpresa ma crea parecchia confusione, bruciando la svolta principale allo scoccare della prima mezz'ora. Infelici le prove del cast: Gere troppo stagionato, ormai quasi fuori tempo massimo per ruoli d'azione, Grace timido e insignificante dà un apporto misero al film, il geriatrico Sheen fa la comparsata più insulsa della sua carriera. Resta una confezione onesta ma è davvero poco.
Androv: Tremendo film, incredibile che sia diretto da un maestro come Steno e sceneggiato dallo stesso regista con pezzi da novanta come Benvenuti e De Bernardi. Battute e gag di basso livello, Villaggio intenso ma fuori parte, specie dopo la trasformazione. La prima parte è molto scadente, la seconda quasi imbarazzante, con quel ridicolo costume da paggetto... La confezione è ottima, ma non basta. La Fenech assiste al tutto fornendo almeno una gradevole visione. Un passo falso incredibile che già all'epoca era abbastanza pietoso.
Mtine: Hanno fatto una serie di film tratta da libri che hanno avuto successo? E magari anche la serie di film ha avuto successo? E allora facciamo la parodia! Così devono aver pensato i produttori di questo film orrendo, che non fa ridere mai. Tutte le gag sono infatti costituite da battute forzate, flatulenze, rutti e pestaggi gratuiti; per non parlare degli attori (che recitano malissimo) e della regia, che copia quella dei film originali. Niente a che vedere con gli Scary Movies, esemplari per la cinematografia parodistica d'orrore.
MEMORABILE: In negativo: le varie domande "Indovina chi siamo noi?" e le corrispettive risposte "I Black Eyed Peas" o "I Jonas Brother".
B. Legnani: Filmetto militar-canoro che deve i pochi momenti validi al duo Franchi e Ingrassia (specialmente nella prima parte) e a qualche dialogo fra Mario Pisu e Adami (che lo aiuta con le citazioni). La trama principale vede Rosi, Congia e Antonini corteggiare tre figlie di Gino Buzzanca e della Perego e è debolissima, toccando il punto più basso con la Perego costretta a truccarsi da anziana. Tony Renis non convince proprio. Fra i graduati bercianti l'unico a salvarsi è Giacobini. Andrea Lo Vecchio ("Luci a San Siro") è il marinaio canterino, Gianni Manera (n. c.) fa il presentatore.
MEMORABILE: In meglio la parte iniziale di Franchi e Ingrassia; In peggio la tremenda gara conclusiva (Fanteria contro Marina).
Fauno: Se si vuole è un tentativo molto ben riuscito della protagonista di prendersi una sonora rivincita per esser stata esclusa dai giochi erotici del defunto marito il quale, tanto per essere originale, si trovava altre donne. Ma la moglie no, mai, quella va rispettata (pfui!). La Spaak francamente l'ho vista un po' mollacciona in questo ruolo, anche se conquista tutti, dai romantici ai sadomaso mancati... Ma dell'equus eroticus non c'è davvero niente di meglio... più ubriacante di Bacco e volo diretto per Venere... senza scali! Esilarante e stratosferico.
MEMORABILE: L'amante: "Sai che dovremmo stare un po' più assieme noi due?" Spaak: "Certo" (pensando o dicendo fra i denti "Non foss'altro che per la comune vedovanza").
Siska80: Due giovani (e belli ovviamente) si fanno spietata concorrenza sul lavoro... finché non si innamorano. Certo, se si dovessero valutare le zoomate ad effetto sui protagonisti, le gaffe prevedibili ma spettacolarizzate con un certo stile e qualche momento romantico l'esito complessivo non sarebbe orribile (ma rimarrebbe comunque mediocre nel senso letterale del termine, ossia nella media delle produzioni similari); il problema è che in questa commedia tutto è un monotono déjà vu (in special modo il finale che, se fosse stato differente, avrebbe almeno avuto un suo perché).
Digital: Un portafogli finito nelle mani sbagliate innesca una rocambolesca caccia all'uomo... Tripudio di colori sgargianti per un film che (forse) ambiva a qualcosa di più "alto" di un onesto intrattenimento. Infatti, se da un lato il ritmo non concede pause, dall'altro la trama presenta consunti cliché (i soliti sbirri corrotti, il malvivente che si butta in politica per cercare di farla franca), oltre che inverosimiglianze assortite. Nel cast emergono maggiormente i giovani protagonisti, mentre le star hollywoodiane si limitano al compitino.
Kazanian: Una commedia thriller dal Maestro del trash italico Campanella. La storia non sarebbe neanche male, ma la povertà attoriale lo trascina nel baratro. Pessima perfino Florinda Bolkan, mentre la giovane Elisabetta Rocchetti conferma la sua poca propensione alla recitazione. Inutile cameo con comizio di Franco Nero. Si salva solo Eva Robin's. Qualche sorriso durante la visione lo guadagna.
Pigro: Stressato per il lavoro (collaudatore di trombe!) Ollio si dà al riposo insieme a Stanlio, prima a casa e poi su una barca. Il film è concentrato praticamente soltanto sulla coppia: quindi niente inutili divagazioni, e invece situazioni e gag che coinvolgono continuamente i due comici consentendo un gran divertimento (soprattutto nella prima parte in fabbrica e in casa). Manca la cattiveria delle pellicole migliori, sostituita da una solidarietà fra i due che tuttavia lascia ampi spazi di atti maldestri.
Cotola: James Gray si conferma regista interessante e talentuoso ma forse gli manca ancora qualcosa per essere davvero grande: uno stile che sia davvero più personale? Qui le tematiche affrontate non sono nuove ma comunque
interessanti. La sceneggiatura non fa pesare le due ore e venti di durata ed il livelli di coinvolgimento è buono nonostante dei ritmi non esaltanti. Il vero neo del film è, a mio avviso, il personaggio principale cui manca quella forza, quella follia che lo renda memorabile come un Fitzcarraldo o un Aguirre ed affini. Attori protagonisti poco incisivi: meglio i comprimari.
Flagranza: Il "processo" ad Umberto Nobile fatto dagli spiriti di coloro che parteciparono alla missione del dirigibile Italia. Un espediente narrativo un po' forzoso per un film che sciorina un eccellente cast ma, pur nella puntigliosa ricostruzione della disavventura sul pack, non esita a cadere e talvolta a risultare risibile quando avvengono gli innesti di fantasia. Un film che non coinvolge, malgrado le carte messe in gioco.