Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Fabbiu: All'inizio e per un buon pezzo di film F. & c. dimostrano di reggere molto bene il soggetto dell'autoscuola, con la casa al fiume, i progetti di Ciccio pseudo-ingegniere e gli strampalati clienti (su tutti Nino Terzo burino). Si ha l'impressione di un film del duo in cui la sceneggiatura mette in sequenza ordinata gag piuttosto funzionanti, ma ahimè, passata la metà, l'autoscuola diventa insufficiente e la storiaccia del cervello elettronico con i militari è chiaramente ideata per far arrivare il film all'ora e mezza. Buono il finale con A. Thomas.
Daniela: Partiti gli ultimi contingenti alleati, Angelina come molte altre prostitute è costretta a tornare al suo paese con il foglio di vita ma conta sui risparmi che nel corso degli anni ha spedito al parroco non fidandosi delle banche... Sul canovaccio della commedia degli equivoci, Zampa dirige un film edificante dai toni variegati: dal comico al patetico fino al ricattatorio. Non molto convincente sul piano della sceneggiatura ma reso gradevole dalla bellissima cornice ischiana e dal variegato cast con grandi caratteristi a far da corona all'umanissimo prete interpretato da De Filippo.
Roger: Quando Risi faceva vivere ai suoi protagonisti i fragili entusiasmi e i cupi presentimenti riguardo il boom economico, la commedia funzionava. C'erano tensione, conflitto, ma sempre all'interno del sistema. Qui abbiamo due fughe estreme (il ritorno alla natura di Gassman e la società hippie) che suonano false, utopie irrealizzabili. Il profetizzarne la vita breve, l'inconsistente spirito rivoluzionario, é l'unico pregio del film. Ne risente lo spirito della commedia, che sembra imbastardirsi a pari passo della società che vuole rappresentare.
Rambo90: Bugs Bunny e Daffy Duck devono vendere libri di favole: il primo finisce in un castello dove Yosemite Sam lo costringe a leggere per il figlio. La trama è il solito pretesto per rivedere i classici dei Looney Tunes, tutti scelti con cura e davvero imperdibili sia per gag che per animazione. Il ritmo è vivace, così come le musiche e forse questo è uno dei migliori lungometraggi dedicati al simpatico coniglio.
Matalo!: Usciti dal piccolo schermo buona parte del drappello dei comici di "Non Stop" tenta la carta del cinema. Ai Gatti va buca in quanto a qualità; il film è decisamente puerile, testimonianza di quanto superficiali fossero e di quanto sciocco fosse il loro humour finto demenziale, specie il cinema nel cinema. Del mazzo Smaila era chiaramente la mente, in fondo un talento. Calà, proprio per la sua limitatezza, spicca come comico da tormentone per gli 80. Oppini nullo e Salerno patetico per velleità serioso/intellettuali. Regia funzionale di Vanzina.
MEMORABILE: Il suono dei peti molto realistico; Cameo di Lauzi direttore del market.
Ciavazzaro: Pessimo come la maggior parte dei film giovanili del poco dotato (artisticamente) Gassman. Degli italiani si fingono mafiosi per raccattare soldi a New York. Trama esilissima, attori cani con imbarazzanti camei di Gassman e della Winters. Le cose trash da citare sarebbero troppe: dalla sfilata per scegliere i migliori vestiti da mafiosi al bacio d'onore tra i tre, alla festa finale. Incommentabile.
Cotola: Ottimo episodio, uno dei migliori della serie, che funziona perfettamente grazie ad una tensione che si mantiene costante e viene poi spesso ravvivata dai tanti e riusciti colpi di scena. Anche l'ambientazione piena di fascino e ben caratterizzata, contribuisce alla riuscita dell'insieme. Una delle classiche formule del giallo (tanti personaggi chiusi forzatamente in un luogo isolato) dimostra di funzionare sempre alla grande. Per chi ama la serie è sicuramente da vedere.
Daniela: Si poteva girare Bel Ami senza Bel Ami? Magari si, poteva uscirne un bergmaniano carosello di donne che tracciano per sottrazione il ritratto di un seduttore invisibile. Invece la forma è quella della trasposizione libera ma tradizionale, volta ad accreditare le capacità attoriali di un nuovo idolo delle ragazzine. Il povero Pattinson, che pure avrebbe dimostrato in seguito di avere qualche carta, qui non solo subisce il confronto impietoso con colleghi più scaltri che lo fanno sembrare inerte come un ciocco, ma non è neppure fisicamente accettabile nel ruolo. Maupassant? Non pervenuto.
MEMORABILE: Ricci e Scott Thomas in campo femminile, Meaney e Glenister in quello maschile: brevi lezioni di recitazione, ma l'allievo è distratto
Ultimo: Un thriller nella norma, non particolarmente originale ( ex moglie non si rassegna e tenta di rovinare la vita alla nuova compagna dell'ex marito) ma comunque riuscito grazie al ritmo sempre costante. Meglio la seconda parte, condita da diversi momenti di tensione. Buona la prova delle due donne protagoniste. Un prodotto non memorabile ma complessivamente promosso.
Lovejoy: Discreto, ma non un capolavoro. Colpa di un copione che rimescola nel calderone battute e situazioni già viste in altre pellicole. Nonostante alcune gag storiche (quella del pollice su tutte, ma anche quella del guado del fiume con Hardy che cade nella buca; o quella del sollevamento del mulo, l'autostop...), Horne è stato uno dei registi preferiti dalla coppia, ma qui è ai minimi sindacali. Laurel e Hardy bravissimi come sempre, qui affiancati dal mitico Finlayson.
Ryo: Il film è tutto centrato sulle vicende professionali del protagonista, anima e cuore a lavoro, pochissime concessioni alla vita privata. Seppure costruito con maestria, non è un film che cattura per brio e se non interessa l'argomento "mondo degli avvocati" risulta di scarso interesse. Non si può non notare però la performance attoriale straordinaria di Danzel Washington, in formissima, completamente trasformato al punto che è difficile riconoscerlo, mai una sbavatura (arricchito nel doppiaggio italiano dal grande Francesco Pannofino).
Katullo: Quando bastava una banda di ladri d'auto a scatenare il pandemonio. Ma l'Eastwood poliziotto castigatore deve osservare i riti da "Harry la Carogna"e quindi con un tocco più fracassone del solito sparge giustizia sommaria a menadito, riservandosi anche un momento "galante" con la sadica Braga. Sheen, altro che recluta, non vuole essere da meno e da metà film non ha nemmeno il tempo di lavarsi il sangue di dosso, anzi spara e mena più forte del suo mentore. Malgrado la simpatia dell'inedito duo e le auto che svolazzano come farfalle, l'offerta action è più opulenta che sostanziosa.
Pessoa: Commedia leggera dalla trama derivativa e piuttosto esile tenuta in piedi dalla buona prova del cast. Celentano si limita a rifare sempre lo stesso personaggio senza molta convinzione, mentre si apprezzano di più le prove dei comprimari (Salvatori, Santonastaso, Koscina, Magni) e soprattutto quella della divina Edvige, bravissima come sempre. Lo script ricalca vecchie trovate senza spunti interessanti e la regia è tutt'altro che impeccabile. Un film confezionato soprattutto per i fans del Molleggiato che potrebbero divertirsi, gli altri possono passare la mano senza troppi rimpianti.
Rambo90: Dramma più che thriller, incentrato sul rapporto ragazzino-avvocatessa, entrambi con vite problematiche, piuttosto interessante per la buona caratterizzazione dei personaggi. Renfro è sorprendentemente spontaneo, la Sarandon in uno dei suoi ruoli migliori, più defilato Jones che contribuisce con il suo solito ritratto di duro dal cuore tutto sommato tenero. Leggermente lungo ma ravvivato qua e là da qualche buona sequenza di tensione e dalla regia esperta di Schumacher. Buono.
Capannelle: Segue la classica struttura del biopic e lo fa con aplomb tutto britannico. La resa è abbastanza gradevole ma per larghi tratti prevedibile e anche didascalica, specie nella parte centrale in cui la conoscenza delle partecipanti al gruppo femminista dà vita a situazioni e riflessioni scontate. Costumi e ricostruzione degli ambienti adeguate, ma si sente il fiato corto nella varietà delle location. Significative le raffigurazioni delle vere protagoniste a fine film.
Daniela: Di ritorno da una missione a Mosca, l'Air Force One cade in mano ad una spietata banda di terroristi russi: cattiva idea dato che il Presidente è Indiana Jones... Petersen dirige uno degli action patriottardi più retrivi dal punto di vista ideologico e cinematografico degli anni Novanta, infilando una tal massa di inverosimiglianze e forzature da lasciare storditi nelle quasi due ore di durata trascorse tra cattivi da operetta (Oldman compreso), vieti ricatti sentimental/familiari, situazioni che gareggiano in demenzialità con i film della ZAZ. Pesantemente ridicolo.
Siska80: Tiratore scelto deve vedersela da solo con un gruppo di mercenari: riuscirà a salvarsi la pelle? Tipico prodotto cinese dal finale scontato con una trama esile che è solo un pretesto per una serie di rocambolesche avventure ad alto tasso di adrenalina realizzate con effetti speciali che mirano alla spettacolarizzazione (tra esplosioni, lanci col paracadute, scontri armati e corpo a corpo ce n'è per tutti i gusti) a volte opportuni, altre assolutamente inverosimili (vedere la scena della pallottola che uccide attraversando un muro per credere). Mediocre e non esaltante.
Graf: Una commedia di sana e robusta costituzione che affonda le radici sia nel terreno del teatro goldoniano della Locandiera sia nell'humus del neorealismo rosa fruttificato dal capostipite Pane, amore e fantasia. Un film simpatico e cordiale, privo di sofisticazioni, dalla regia ben calibrata, con i personaggi maschili illustrati con calorosa partecipazione dal regista e psicologicamente ben precisati tra miserie, umane tentazioni e spirituali redenzioni; peccato che Nannina, la "bella di Roma" risulti più odiosa che astuta nei suoi intrighi amorosi.
Gugly: Film di comici garanzia al botteghino (di allora), su cui svetta debordante il mago di Segrate di Abatantuono ed in seconda battuta Verdone in un film non suo, mentre Montesano e Celentano si limitano al lavoro di routine. Rivisti oggi fanno sorridere per i trucchetti e gli assurdi nonsense che costellano la pellicola, ma che paradossalmente rendono tali singole scene dei piccoli cult. Il mio personale è Celentano vestito da donna che suona l'arpa nel concerto finale.
MEMORABILE: vedi sopra; il sogno del ballo tra Taddeus e il Mago di Segrate.
Saintgifts: Da Roma al Vallo di Adriano in Britannia, passando per Capri, unendo la decadenza dell'Impero Romano a re Artù in un salto temporale piuttosto improbabile ma non determinante per il film. Storia e fantasia, ispirate al romanzo di Valerio Massimo Manfredi, si mischiano in un prodotto non eccelso ma comunque godibile e impreziosito dall'avvenente Aishwarya Rai, che ci sa fare anche con spade e pugnali. Non troppo curato nelle scenografie al computer e con una regia che si accontenta, o limitata, ma con interpreti che sanno fare il loro lavoro.
Siska80: Forse il ruolo più bello e complesso affidato a una Hepburn totalmente in parte (una giovane suora colta e intelligente divisa tra il desiderio di rispettare le regole e quello di sovvertirle): ritmo sostenuto nonostante la durata importante, belle location, valido cast, trama con uno snodo ben articolato, (anche perché si ispira a fatti veri) e un finale per nulla scontato.
Rigoletto: Nella vasta filmografia di Sean Connery questo film non arriva sul podio e non è nemmeno tra i più appetibili, pur potendo contare su alcuni elementi indiscutibilmente di valore (in primis la location). McTiernan è un regista scafato ma il film pecca nella lunghezza, spesso non supportata da immagini interessanti riguardo una storia tagliata con l'accetta. Un po' di delusione, oggettivamente, la lascia.
Pigro: Convincere la giuria? Meglio comprarla, anzi metterla in vendita. È questo il succo di un bel film giudiziario che, a ritmo incalzante, ci proietta in un vortice di eventi che ruotano attorno al mistero di un ambiguo giurato in un processo a un fabbricante d’armi. Lo scoppiettante andamento della narrazione prelude vivacemente al colpo di scena conclusivo, molto d’effetto anche se stucchevolmente moraleggiante (e questa è la pecca vera della storia). Hackman è un ottimo “cattivo”, mentre Hoffman appare un po’ appannato.
Gugly: Il più divertente fra i film d'animazione. Asterix è particolarmente furbo e simpatico, Obelix disarma tutti con la sua voracità, il controllore delle prove ricorda vagamente il nostro compianto Enzo Biagi per la sua imperturbabilità. Da antologia la prova del detersivo e la casa che rende folli. Un piccolo classico sempre godibile.
Daniela: Perdigiorno viene rimorchiato da una sventola mozzafiato che cerca di coinvolgerlo in un grosso furto, ma il tizio è meno sprovveduto di quel che sembra... Il romanzo di Elmore da cui è tratto il soggetto era stato già trasposto sullo schermo nel 1969 in un film non particolarmente riuscito per colpa di una sceneggiatura ed una regia poco grintose. Le cose non migliorano molto in questo remake, ma il tono più leggero ed ironico rende lo spettacolo gradevole. Decisiva in questo senso la presenza di Owen Wilson che, come recita in una nota pubblicità, è "il biondo che non impegna".
Galbo: Sempre più "cazzuto" Jason Statham è il protagonista di un action diretto da un regista dal solido mestiere come Hackford. Abbastanza efficace nella prima parte, dove le scene d'azione sono ben realizzate e la vicenda è maggiormente "compatta", il film perde quota repentinamente nella seconda, quando prende piede la Lopez, affascinante ma poco inserita nella storia e il cui personaggio appare francamente inconcludente. A tratti godibile ma non memorabile.
Didda23: Deludente opera di Brizzi, che non ripete il discreto exploit di Modalità aereo. L'inizio non è neanche malaccio con la presentazione dei protagonisti alle prese con le delusioni della vita, ma quando l'azione si trasferisce in Russia qualcosa in termini di qualità si perde. Il vero problema, forse, è che la sceneggiatura poggia su aridissimi slanci comici e la verve degli attori è ai minimi storici, con un De Sica irriconoscibile. Confezione tutto sommato potabile, ma manca di ritmo e di soluzioni originali. Per stare nel "genere", Scrivimi una canzone, a confronto, è un capolavoro.
MEMORABILE: La moglie di Ghini che lo caccia dal negozio; De Sica e il coniglio; Le liason amorose della Finocchiaro.
Gugly: Film molto godibile che tuttavia, almeno in Italia, soffre di un'insopprimibile contraddizione e si presta ad un grosso inganno: anche se ci sono cartoni animati, non è un film per bambini; a partire dalla trama gialla, difficile da comprendere se un bimbo non ha una vaga idea del tipico noir americano, fino a certi personaggi come Baby Hermann le cui battute non sono certo da educanda... Attenzione, non si tratta di moralismo, ma come spiegare certe uscite?
Galbo: Uno dei casi (non rarissimi in verità) nel quale gli "attori" digitali funzionano meglio dei personaggi umani. In questa trasposizione cinematografica parzialmente "live action" delle avventure dei personaggi di Peyo (peraltro ampiamente citato nel film attraverso un riuscito espediente narrativo), i simpatici nanetti sono decisamente ben realizzati, rendendo bene le rispettive personalità. La parte umana è invece parecchio debole e regge su una caratterizzazione banale e scontata, eccedendo in "zuccherosità".
Noncha17: Il titolo - che fa pensare a un western con gli indiani e, semmai, avrebbe dovuto essere il cavallo quello "pallido" - richiama semplicemente quello de Il cavaliere della valle solitaria, film da cui, per l'appunto, si riprende il leitmotiv "salvatore dei più deboli" (qui i cosiddetti padellari). Il problema principale è proprio l'esagerato citazionismo dal succitato film e da mille altri a cui ha partecipato e non (C'era una volta il West?) l'icona del western "italico". Insomma, quel che rimane è un personaggio fin troppo manicheo inquadrato in un bel paesaggio con musica di sottofondo!
MEMORABILE: Il look del protagonista; "Squalo" che si prende una martellata in faccia e sulle palle; Il pietrone; "Con quello sei comunque morto!"; Le esplosioni.
Capannelle: Soderbergh apparecchia un grande cast per l'ennesima rapina in un tempio del divertimento americano. Personaggi curiosi (da Driver con la mano amputata a un Craig poco bondiano) e due-tre passaggi che fanno sbellicare alla Coen, ma la sensazione che non ti abbandona per le due ore è che si potesse osare di più. Non è comunque una brutta copia di altri lavori del regista e mantiene una sua brillantezza nel racconto.
Ultimo: Davvero brutto. Non basta un cast stellare per dare senso a un film a episodi senza sceneggiatura, ove le poche idee sono inserite qua e là in modo disomogeneo. Peggior episodio è quello di Salemme; seguono a ruota Abatantuono (qualche battuta delle sue e poco altro) e De Sica; un po' meglio l'episodio con Banfi, dove almeno ogni tanto si ride e quello con Mattioli, che con qualche battuta delle sue tira un po' su il morale. Da dimenticare Conticini e la Mannino. Filmaccio, salvato di poco dal pallino unico.
Bmovie: Biografia del più grande artista marziale di tutti i tempi. Yip Man è un vero e proprio eroe per la Cina, un simbolo del dopoguerra. Wilson Yip tessa le sue gesta in un film dalle tinte grigie intrise di drammaticità e arricchito da coreografie marziali poetiche nella loro perfezione. Consigliato. Yip Man è stato anche il maestro del ben più noto Bruce Lee.
Polato m.: Un classicone del filone della commedia sexy. Le parti divertenti non mancano, soprattutto quando entrano in gioco Lino Banfi e Gianfranco Barra. Molto monotono ma solo "utile" alla trama il filotto romanticone con il giovanotto, un dai e molla che stanca, ma dopotutto da film del genere non si può pretendere troppo in fatto di sceneggiatura. Fenech nel periodo d'oro.
MEMORABILE: Quando Banfi si espone alla professoressa pensando sia una prostituta, mentre lei pensa che stia pagando per una lezione di piano. Solfeggio?
Nando: Ennesimo action con protagonista Seagal che è anche produttore e sceneggiatore. Stavolta se la vede con la Yakuza (la famigerata mafia giapponese) e tra sparatorie colpi di arti marziali e duelli con katane la narrazione scivola via indolore e senza particolari sussulti. Nessuna novità, anzi cose viste e riviste, come il taglio del mignolo come prova di coraggio ed espiazione.
Galbo: Simpatica commedia diretta dallo "specialista" Donald Petrie. Il tema della segregazione sessista sul mondo del lavoro è quantomai attuale (specie da noi). Su una buona sceneggiatura si cimenta una regia attenta ad assecondare il lavoro di un buon cast con la Goldberg in grande forma, affiamcata da ottimi attori come la Wiest e Wallach. Da riscoprire.
Homesick: Se i contenuti di critica politica-sociale sono piuttosto scontati e l'epilogo piazza una risaputa moralina, il film ha la sua forza nella regia solida e spedita, nelle numerose gag e nell'ottima prova degli attori, con un Michele Placido senza freni inibitori e un'Ambra Angiolini attricetta sibilante. E, come nelle migliori commedie, emergono anche i ruoli di contorno, disegnati con tratto colorito e deciso da Mattioli, Ravello, Remotti e dalla Barzizza. Alla fine, un inno all'unità della famiglia o, laddove divisa, alla sua ricostituzione.
MEMORABILE: Lettura e commenti degli articoli della Costituzione; lo spot delle banane; la riunione aziendale con la rivelazione degli altarini.
Paulaster: Ragazza viene messa incinta dal fidanzato della sorella. Commedia sull'onore violato nella Sicilia retta dal patriarcato. Divertente tutta la prima parte con i balletti dei fidanzamenti invertiti, il film cala quando affronta gli aspetti giudiziari. Urzì è il mattatore della vicenda in cui ruotano vari personaggi: Trieste inventa un barone cialtrone, la Sandrelli dimostra carattere nell’ultima parte e il pretore integerrimo è l'unico interessato alla verità. Germi gira con dimestichezza e gran senso del ritmo, dati gli inseguimenti vari in cui vengono rifilati ceffoni a profusione.
MEMORABILE: Trieste invitato a pranzo; Il rapimento in piazza; I confetti al pretore.
Rikycroc77: Tornano i vermoni carnivori in questo settimo capitolo di una saga che, a distanza di trent'anni, continua a divertire e appassionare. L'ambientazione esotica è bellissima e ricorda film come Jurassic Park e Predator. Ottimi gli effetti speciali e la fotografia. Pur presentando la solita ironia, è un film un po' più cupo che torna alle tinte horror dei primi due capitoli, anche grazie al ritorno dei temibili shrieker. Divertenti i nuovi personaggi e sempre spettacolare Michael Gross: questo è il suo film e il finale farà commuovere i fan più accaniti della saga. Consigliato!
MEMORABILE: La scena nella grotta; Le citazioni di [f=2473]Predator[/f]; L'emozionante finale.
Daniela: Quando la figlioletta muore in un incidente provocato da rapinatori in fuga, un detenuto in regime di semi-libertà decide di riallacciare i rapporti con la famiglia criminale per potersi vendicare sui presunti responsabili... Melodramma di ambientazione sivigliana che pigia sul pedale dello strazio paterno per giustificare la mattanza, tentando poi di rimescolare le carte con uno sviluppo meno sorprendente del previsto. Gli scontri sono piuttosto confusi, il rirmo procede a singhiozzo e anche il finale convince poco ma il cast fa il suo dovere assicurando la risicata sufficienza.
MEMORABILE: Il personaggio migliore: la matriarca della famiglia criminale disposta a tutto pur di proteggere i figli.
Cangaceiro: Il mondo perfetto di una famigliola borghese distrutto dal maniaco di turno, che stupra e ammazza alla faccia loro. Trama scarna da film tv americano che strizza l'occhio neppure tanto velatamente alla vendetta fai da te poiché nell'opera di Schlesinger l'inarrestabile sistema giudiziario yankee ha le mani legate neanche fossimo in un poliziottesco Anni 70. Il finale (ma più che altro l'intera pellicola) più che telefonato è spedito con raccomandata e ricevuta di ritorno. Prova sentita quella della Field, ma vedendola qui due Oscar sembran troppa grazia...
Renato: Un buon erotico, con uno strepitoso Daniele Vargas nella parte del cumenda veneto perennemente arrapato. So che lo hanno già sottolineato in tanti, ma mi chiedo per quale assurdo motivo abbiano tolto di mezzo la De Santis a metà film: davvero un incomprensibile autogol. Per il resto la storia non interessa a nessuno neanche per 30 secondi, qualche sorriso il film lo offre e segnalerei anche la pulizia con cui sapeva dirigere Nello Rossati.
Maxx g: Un film per ragazzi (ma godibile anche per gli adulti) che fa entrare in scena il gemello di Gru ossia Dru, che mal accetta la rinuncia del fratello al Male. Dovranno combattere contro un nemico comune, patito della musica anni '80. Il cartoon alla fine risulta simpatico e godibile, anche se vengono inevitabilmente sacrificati i minions, ridotti a qualche breve apparizione. Bisogna però anche aggiungere che a lungo andare possono anche stancare.
MEMORABILE: Le battaglie a colpi di canzoni e balli Anni '80.
Ultimo: Secondo film ispirato alla vita del grande maestro di arti marziali Ip Man, colui che insegnò in tarda età il wing chun a un certo Bruce Lee. La pellicola scorre bene e segue un'impostazione molto simile al primo capitolo, con spostamento della vicenda a Hong Kong. Buoni i momenti degli allenamenti e grande bravura nel realizzare lo scontro con il pugile occidentale. Ben in parte Donnie Yen per un film dal risultato complessivamente notevole.
Luchi78: L'ho trovato ben più scadente del predecessore in cui era protagonista una Villani molto più audace e trasgressiva. Crocitti riveste un ruolo di poco interesse (a tutti gli effetti fa il fesso della situazione), per non parlare di Mario Frittella che riesuma un Tony Manero versione "fattissimo". La trama, totalmente inverosimile, ha un finale di una tristezza indicibile. Trash totale, senza risate e senza erotismo.
Anthonyvm: Giovane infermiera a domicilio viene costretta dal rapitore di sua figlia a sequestrare un paziente che sta curando; salteranno fuori impreviste rivelazioni. Film TV canadese diretto con criterio ma poggiato su uno script instabile: una volta messi insieme i pezzi del puzzle, ci si rende conto che non tutte le forme combaciano e numerosi passaggi, oltre che implausibili di per sé, non trovano una giustificazione opportuna. Si salvano un paio di inattese sgommate adrenaliniche (la nonna che d'impulso minaccia di soffocare l'uomo che ha in custodia) e la tragica figura della Frankle.
MEMORABILE: La Frankle piange sul coniglietto di pezza della figlia morta; La verità sul paziente; L'infermiera nella casa del rapitore; Il finale nel fiume.
Thedude94: Caton-Jones, nonostante una regia normale da discreto artigiano, riesce a mettere in scena un film non male, che fa soprattutto del cast e della storia raccontata i suoi punti di forza migliori. Infatti è un giovanissimo e bravissimo Di Caprio a comandare la scena, assieme al solito ottimo De Niro, che interpreta un patrigno davvero e intransigente; meno brava la Barkin. Nonostante sia una storia lineare e senza guizzi emotivi di un certo livello, la visione resta godibile e fa sicuramente riflettere su temi quali la violenza nelle famiglie americane degli anni '50. Non male.
Renato: Zemeckis si avventura nel difficile territorio della fiaba dai contorni dark e sebbene il film non possa dirsi del tutto riuscito, è comunque decisamente divertente. L'ironia di fondo è evidente, ed alcune scene sono a dir poco spettacolari... anche se in certi momenti il film diventa un po' troppo cupo anche per i parametri della black comedy. È comunque interessante vedere Bruce Willis in un ruolo così diverso dai suoi soliti...
MEMORABILE: La visita del dottore (Pollack) a Meryl Streep, senza dubbio.
Jandileida: Di trasformazioni è pieno il cinema: questa volta tocca al cattivo miliardario Spacey tramutarsi in un bellissimo felino (quello in CGI è invece pietoso, una specie di brutto Garfield grigio). Il gatto è purtroppo la cosa migliore del film. Per il resto si barcolla tra prestazioni attoriali modestissime, gag che non fanno ridere nemmeno con il solletico sotto i piedi, una morale banalotta, raccontata senza troppa verve e già vista in altri miliardi di pellicole. Davvero impossibile trovare qualcosa da salvare.
124c: Alexis, misteriosa ladra coinvolta in un furto di diamanti fallito, entra in possesso di una chiavetta che scotta, bramata da alcuni killer al soldo di un senatore. Ambiziosa produzione da cui doveva nascere un franchise a metà strada fra Una bionda tutta d'oro e The Bourne identity, che si rivela un modesto B-movie d'azione e violenza con Olga Kurylenko in fuga. James Purefoy, il capo dei killer, imbastisce con Olga un rapporto d'amore/odio che è la cosa migliore del film, mentre Morgan Freeman è solo una comparsa con un cellulare in mano.
124c: Ancora una bambola assassina, ma non le serve camminare come fa Chucky per incutere terrore; le basta lo sguardo, che è davvero crudele e perverso. Si parla di un'anima che vive dentro il bambolotto, che cerca una vittima per reincarnarsi e questa vittima è una giovane donna appena diventata madre e trascurata dal marito, perché medico di notte. Fra sacerdoti ispanici, psichiatri e vecchie afro-americane che la sanno lunga, si consuma un horror che vorrebbe attingere sia dai classici che da Paranomal activity, ma il risultato è mediocre.
Galbo: Tratto da un romanzo di Martin Booth (A Very Private Gentleman), è la storia di un killer stanco e braccato che trova rifugio in un paesino dell'Italia centrale. Non un thriller nel senso classico del termine, è più una pellicola introspettiva in cui l'elemento di spicco è la buona interpretazione di Clooney che dà spessore al protagonista mentre più limitato è l'apporto degli altri attori del cast i cui personaggi non sono altrettanto ben caratterizzati. Efficace l'ambientazione.
Ultimo: Parziale delusione. Dopo i primi due ottimi film forse gli sceneggiatori non sapevano più cosa inventarsi e così ne è uscito un terzo capitolo ben fatto dal punto di vista dei combattimenti ma con una sceneggiatura inferiore alle aspettative, che non coinvolge particolarmente. Per fortuna c'è Donnie Yen che ancora una volta si dimostra molto bravo nella pratica del Wing Chun del leggendario maestro Yip Man; mi aspettavo una presenza più intensa di Tyson, in realtà ridotta a due scene. Nel complesso non male.
MEMORABILE: I 3 minuti di combattimento con Mike Tyson.
Flazich: Romanzo criminale è ben diretto da Michele Placido, avvezzo ormai a questo genere di film (dopo tutte le "piovre" che ha fatto vorrei pure vedere!). La trasposizione è ben fatta anche se, per ragioni di durata, alcune parti sono state tagliate o modificate per renderlo più comprensibile. Ottima l'interpretazione di tutti gli attori. Insomma un buon esempio di cinema italiano che esce dai binari della solità banalità alla quale ci ha abituato da diverso tempo.
Faggi: Si guardi la locandina, la si consideri sotto il profilo meramente didascalico e, in un certo senso, si sarà visto il film: la bella Villani, in abiti provocanti e cosce al vento, implorata da un petulante e fastidioso Cenci per ottenere quello che è facile intuire. Limitandosi a osservare la locandina ci si risparmiano i dialoghi e le situazioni snervanti di cui questo fallimentare erotico-umoristico è infarcito; non si vedranno D'Angelo e la Cassini, è vero, ma fa niente, poiché non aggiungerebbero nulla di rilevante.
Ruber: Buona commedia scritta e diretta con maestria da Berri, che qui descrive quattro personaggi, vicini di casa che incastreranno le loro vite ognuno per uscire dal guscio in cui si è cacciato per svariati motivi. La brava Tautou, smessi i panni di Amélie, è una ragazza con problemi di salute che trova nei vicini una spalla a cui appoggiarsi. La sceneggiatura non si basa solo sull'amicizia tra perfetti sconosciuti o quasi, ma soprattutto sulla condivisione dei problemi che ognuno di loro porta con sé. Buona prova di tutto il cast.
Kinodrop: Un ragazzo potenzialmente pericoloso per l'organizzazione mafiosa newyorkese, viene "spedito" a Venezia presso un direttore d'albergo che lo deve proteggere. All'interno di questa cornice piuttosto vaga seguono le avventure più o meno erotiche e gli scatti di umore nei confronti della bella moglie del direttore stesso. Manca del tutto di quella drammaticità e di quella suspense che la tematica lascerebbe intendere e si perde nell'estetismo da cartolina della solita Venezia diurna e notturna, con qualche flashback della Little Italy tra tarantelle e malavita verso un finale scontato.
Fauno: Trama a livello di alfabetiere; atmosfera prevalentemente diurna con paesaggi incantevoli sulle coste croate, ma molto lugubre e decadente; non per il protagonista, che è solo la punta della spada, ma per un intero popolo, che guarda caso era il più moderato come matrice politica unidirezionale. Lì o espatriavi o ti rassegnavi alla miseria o vivevi di espedienti quali la microcriminalità. La Bouchet si fa ricordare per il fermacapelli arlecchinato che la rende unica, ma è la Margaret d'Albione con le sue mitiche areole mammarie la vera bomba atomica.
MEMORABILE: L'aggressione con taglio di capelli agli hippies è un colpo da k.o., ma le proiezioni di filmati sui muri sono la peculiarità di questo capolavoro...
Bubobubo: Difficile esprimere un giudizio davvero obiettivo sul personaggio Assange (un bravo Cumberbatch), stirneriana sibilla dell'era (post-)tecnologica il cui nobile anelito al diritto di accesso universale ad un'informazione libera (ma libera veramente) viene mediata da una personalità bizzosa e accentratrice (o forse, più semplicemente, solitaria). Chi cercasse risposte ai grandi dilemmi rimarrà deluso: quello di Condon è una classica, per quanto solida, ricostruzione biografica che, nel suo analizzare il rapporto di Assange col socio Daniel Berg (Brühl), sceglie di non sbilanciarsi mai.
MEMORABILE: Perché Julian ha i capelli bianchi? Le rivelazioni del soldato Manning.
Bruce: Action volutamente sopra le righe, del tutto folle, esagerato e inverosimile dall'inizio alla fine. Una baracconata all'ennesima potenza ma che viene salvata dal tono ironico e anche sguaiato dei dialoghi, a volte talmente volgari e surreali da risultare divertenti. La trama è solo un pretesto per dare il via a una serie di scene d'azione benissimo realizzate. Clive Owen è il perfetto protagonista, Giamatti un cattivo molto improbabile e per questo funziona; disastrosa invece la performance della Bellucci, anche nel parlato napoletano.
Daniela: Un gruppo di turisti spagnoli in vacanza a Venezia nei giorni del Carnevale si ritrova sotto attacco da parte di persone in maschera... L'interesse del film è legato proprio alle loro motivazioni, esplicitate fin dall'inizio dalle scritte sui muri della città e dalle proteste di piazza contro il passaggio delle navi da crociera in laguna: il ricorso al crimine è un tentativo estremistico per salvare la città che sta affondando sotto il peso del turismo di massa. Slasher soft non del tutto riuscito ma che conferma de la Iglesia come regista originale, fuori dagli schermi consolidati.
MEMORABILE: Il taglio della gola sul ponte, sotto gli occhi di tutti, pronti a riprendere la scena con gli smartphone.
Puppigallo: Quando in un film i momenti ironici sono sciocchezze e quelli che dovrebbero essere seri suscitano ilarità, è evidente che più di qualcosa non funziona. Tra personaggi cartavelinici e difficilmente credibili, la pellicola avanza accumulando scene comico-involontarie in un minestrone pieno di ingredienti grezzi, buttati dentro tanto per abbondare: pistoleri, banditi (uno li chiama anche pirati), cavalleria e indiani. L'unico che se non altro fa quello che deve fare è il cattivo sadico di turno, mentre il resto è più un circo (il medico-becchino). Se si vogliono fare quattro risate...
MEMORABILE: Minacciosi, grossi cespugli sfidano le leggi naturali avvicinandosi al battello, ma un "geniale" pistolero sbotta: "Non sono cespugli, sono indiani!".
Cotola: Documentario, con brevi tratti sperimentali, in cui la Anderson affronta temi molto eterogenei ma di grande importanza: la morte e il destino dell'anima, la visione, il controllo delle masse da parte del potere (in questo caso a stelle e strisce), i sogni... Ciò che ne viene fuori è un film breve, 75 minuti, ma denso e magmatico che a tratti sa affascinare ed emozionare. C'è anche tanto spazio per il ricordo dell'amata cagnolina Lolabelle che fu anche artista. Richiede impegno, ma ne può valere la pena. Omaggio, sui titoli di coda, al marito Lou Reed.
Undying: Un prodotto chimico-farmaceutico passa attraverso l'approvazione di un onorevole corrotto (sottosegratrio alla Sanità), per l'occasione fatto accostare dalla donna di facili costumi di nome Lola. Ma l'industriale che ha organizzato, assieme alla moglie, l'intrallazzo, calcola male i tempi. Terrificante commedia, più erotica che comica, nella quale l'idiozia la fa da padrona (l'onorevole muore dal ridere, sic!). Co-produzione italo-spagnola sceneggiata dal giallista Fabio Pitorru e incentrata sulle grazie della celebre soubrette italiana. Chiaramente ispirato da Giovannona Coscialunga...
Spectra: Mattei non finisce mai di stupire... Questa volta ci presenta un dubbioso Rambo all'italiana (sceneggiatura quasi identica a quella del vero Rambo), ma il nostro eroe goffo e piuttosto impacciato non convince per niente. Un'altro "capolavoro" trash del nostro Bruno Mattei.
Manfrin: Filmettino costruito attorno al personaggio del Califfo sciupafemmine che, nel momento del suo massimo splendore artistico e fisico interpreta un malavitoso all'acqua di rose, seppur spietato quando serve. La competizione, nella trama e nell'interpretazione, è nientemeno che con Martin Balsam e Robert Webber ma, se nella trama non gli va poi così male, nell'interpretazione non c'è partita... Nel panorama femminile spicca la bella Maria Baxa.
Ronax: Curioso mix di documentario, commedia e musicarello, girato nelle isole caraibiche allo scopo di documentarne i costumi e la vita quotidiana, il lavoro si focalizza sulle vicende di una famiglia locale alternando siparietti umoristici e momenti drammatici, storielle sentimentali e lunghe sequenze di canti e balli scatenati in cui si cimentano svariate bellezze del luogo. Più interessato ai facili richiami folcloristici, compresi gli immancabili rituali vodoo, che a una seria analisi etnografica e sociologica, il film ha al suo attivo una magnifica fotografia dai colori smaglianti.
MEMORABILE: La cerimonia rituale sulla scogliera delle future spose.
Pigro: Il racconto del viaggio di due adolescenti a San Francisco, in casa di una coppia gay, dovrebbe riflettere una storia di formazione, di introspezione o anche soltanto di avventura. Muccino riesce a banalizzare questa opportunità grazie a una sceneggiatura superficiale e piaciona, che corrode il pur intrigante soggetto. Si naviga tra luoghi comuni, riprese laccate, dialoghi da romanzetto rosa, intrecci prevedibili: forse l’idea era quella di fare un film a misura teenager (sciocco). Tecnicamente impeccabile, sostanzialmente insipido.