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Markus: Quattro episodi, quattro giudizi distinti. “La riffa” (***!): commedia popolare (più nell'ambientazione che nei fatti) con una prorompente Loren in stato di grazia; “Renzo e Luciana” (****): istantanea neorealista delle problematicità incontrate da una giovane coppia di sposini nella Milano del boom; “Le tentazioni del dottor Antonio” (***): un buon concentrato del Fellini-pensiero senza il tedio di certe sue spataffiate surreali; “Il lavoro” (**): qualche venatura di irrisione alla borghesia di allora, ma la monotonia è subito dietro l’angolo.
Smoker85: Totò viene inserito in una trama con accanto un comprimario di lusso (De Filippo) e una storiella sentimentale per giustificare i momenti in cui non è in scena. Risultato oltre le aspettative dei produttori: il film diventa una pietra miliare del cinema italiano, con irresistibili momenti quali quello della "lettera" e del surreale dialogo col "milite austriaco". Bene anche i comprimari, ma la scena è tutta per il primo vero film della premiata ditta Totò & Peppino (In Totò e le donne Peppino ebbe poco spazio). Evergreen.
MEMORABILE: Totò che frega i soldi da sotto la mattonella a Peppino; L'incidente col trattore; La lettera; Il Duomo; "Na femmena bugiarda m'ha lassat..."
Saintgifts: Il tiranno Banderas, in un immaginario paese del sud America negli anni '20, è interpretato da un Gian Maria Volonté che riesce ancora a stupire per le sue doti di attore, nonostante le numerose prove date in tutta la sua carriera, dando un notevole apporto al film. Tratto dal romanzo di Ramón María del Valle-Inclán, il film esce dagli schemi usuali e usa in modo nuovo tutti i luoghi diventati comuni, in materia di piccole e grandi dittature e conseguenti rivoluzioni. I colori sono carichi e cupi allo stesso tempo, perfetti per il soggetto.
Piero68: Rarissimo caso in cui un sequel supera, seppure di pochissimo, il primo film. Eppure così è. Convince di più sia per quanto riguarda le singole storie che vanno a intrecciarsi sia per alcuni siparietti sicuramente più divertenti, tipo l'incontro di box. Cast capitanato da Calà non altisonante ma comunque zeppo di volti noti e dei soliti caratteristi dell'epoca. Per carità, niente di che, resta sempre il solito prodotto squallido e irritante, ma almeno questa volta, come già detto, una sorta di soggetto c'era.
Gabrius79: Pif, dopo il sorprendente successo del primo film, tenta di alzare il tiro parlando con toni un po' compiaciuti della Seconda Guerra Mondiale. Il risultato è un po' zoppicante, perché la sceneggiatura a volte sembra ingarbugliarsi. Toni seriosi si alternano con qualche gradevole battuta. Va comunque dato atto a Pif (simpatico come attore) di aver ricostruito molto bene e con una certa cura l'ambientazione. Miriam Leone è graziosa e brava ma appare sinceramente poco per essere giudicata, mentre Andrea Di Stefano se la cava bene.
Luchi78: Ford epico nello sfruttare gli scenari immensi della Monument Valley, ma anche furbo a proporre personaggi di sicuro gradimento per il pubblico americano dell'epoca. È facile immaginare sale cinematografiche e drive-in stracolmi di pseudo-yankees compiacersi di fronte al rude personaggio interpretato da John Wayne, come d'altronde per il finale della storia che non citerò per ovvi motivi. Insomma, un capolavoro dal punto di vista tecnico, ma ormai datato e fin troppo facilmente tacciabile di razzismo per un pubblico odierno.
Flazich: 16 block permette a un po' tutti di redimersi: dal delinquentello che finisce in galera (non si sa per cosa) e ha l'opportunità, testimoniando contro alcuni poliziotti, di ricominciare una seconda vita, al poliziotto che in passato ha commesso atti poco leciti abusando della propria posizione all'interno del corpo di polizia di New York. Un film buonista, con struttura molto classica (e rodata) che ha il pregio, però, di essere girato bene e di non essere mai stucchevole.
Tarabas: Un bandito vuole liberare dalla galera un amico, condannato ingiustamente, ma finisce a sua volta ai lavori forzati. Uscirà solo grazie alla guerra. Storia senza molto senso, sceneggiatura piena di buchi, praticamente un collage di minivicende slegate fra loro. In più non ha nessun ritmo né atmosfera. Belmondo non si impegna granchè. Bizzarro il personaggio del messicano, che sembra una citazione leoniana. Sfavillante la Cardinale. Passo falso del regista.
Homesick: Commedia noir a tratti tarantiniana, con protagonista un valido Claudio Bisio dalla doppia personalità: imperdibile quando gioca a fare il "duro". La violenza di talune scene è bilanciata dalla giusta ironia; riuscite le caratterizzazioni di Alberti, Catania, Storti e del grande Ernest Borgnine. Maestro d'armi è lo stuntman Ottaviano Dell'Acqua, molto attivo nel cinema di genere anni '70.
Kinodrop: Un ragazzo potenzialmente pericoloso per l'organizzazione mafiosa newyorkese, viene "spedito" a Venezia presso un direttore d'albergo che lo deve proteggere. All'interno di questa cornice piuttosto vaga seguono le avventure più o meno erotiche e gli scatti di umore nei confronti della bella moglie del direttore stesso. Manca del tutto di quella drammaticità e di quella suspense che la tematica lascerebbe intendere e si perde nell'estetismo da cartolina della solita Venezia diurna e notturna, con qualche flashback della Little Italy tra tarantelle e malavita verso un finale scontato.
Jurgen77: Un bel film, con un ottimo Steve McQueen. Non propriamente un film bellico come ce lo vogliono spacciare, ma più una sorta di ricostruzione storica degli eventi, condita con una dose di romanticismo e malinconia. Budget elevato e si vede. Anche la durata è elevata. Belle ambientazioni e ben descritta la vita dei marinai.
Mdmaster: Steinbeck lo adorò e come non dargli ragione? Kazan sforna un'opera notevolissima sul chiaroscuro bene/male che risiede in ogni essere umano, sull'invidia tra fratelli e i complicati rapporti padre-figlio. Dean, anticipando la Gioventù bruciata, è perfetto come ragazzetto complicato e ogni sua improvvisazione cade davvero a pennello. Il resto del cast anche è degno di nota, ma sono la fotografia e la brillante regia di Elias a dominare tutto. Inquadrature splendide e scene memorabili. Emozionante oggi come allora, da vedere.
MEMORABILE: Cal porta il fratello a conoscere la madre; la scena sulla ruota panoramica.
Pessoa: Orfano di Battista, Salvi dimostra di essere in grado di reggere un film da solo; peccato che il film non ci sia. Una vicenda se possibile più esile di quella del capitolo precedente, sceneggiata con la mano sinistra, che mostra grandi limiti ad ogni scena. Per Geremei pare sempre buona la prima e nonostante una prova del cast non indecente si ride poco e le poche risate le strappa il mestiere indiscusso del solito Mattioli, soprattutto nei duetti col protagonista. Ben poco credibili i "cattivi". Un film non riuscito e piuttosto noioso, che si può tranquillamente evitare.
B. Legnani: Notevole commedia fino a quando la Regina Madre intercetta Marilyn che sta lasciando l’ambasciata carpatica, cala in seguito, quando la vicenda prende strade forzate, per quanto inevitabili, visto l’assunto. Resta comunque sempre gustosa, con una Monroe irresistibile ed un Olivier strepitoso (il fastidio che si trasforma in sorriso, alla vista della Monroe che dalla carrozza saluta le amiche, è di straordinario talento). Doppiaggio eccezionale (Mario Pisu e Rosetta Calavetta).
MEMORABILE: La Monroe che guarda, stupefatta, le persone che se ne vanno arretrando.
Galbo: Vorrebbe “stare sul pezzo” e cavalcare l’attualità socio politica del nostro paese, il sequel del film di Milani, che vede ancora sugli scudi un uomo qualunque di nuovo alle prese con l’impegno politico. Purtroppo si vola basso e si peggiora la performance del film precedente, già piuttosto mediocre. Il registro è quello di una satira che però punge poco e si limita a parodiare in superficie. Bisio si impegna ma la sceneggiatura è davvero poca cosa perché ne esca una pellicola almeno accettabile. Da evitare.
Siska80: Fantasia, questa sconosciuta (nella fattispecie, la pellicola banalizza la vicenda del romanzo, principalmente l'intreccio sentimentale): baldo ufficiale si vendica di un signorotto locale ma - vedi un po' gli scherzi del destino - si innamora della figlia di quest'ultimo. Eppure come si fa a stroncare la bravura e il fascino della coppia protagonista, la bellezza della fotografia, i costumi così ben riprodotti, le location lussuose e gli scontri armati degnamente riprodotti? Peccato aver ripiegato su un finale semi consolatorio della serie " latito, ma in ottima compagnia".
Taxius: La storia riguarda la storica annata vinicola del 1976 che rese famoso il vino californiano nel mondo. E' interessante perché racconta un evento che se non si è esperti di vino è difficile conoscere, purtroppo però il tutto è raccontato non in modo biografico ma sotto forma di commedia con storiella d'amore e crisi familiari incluse. Tutto sommato il film è piacevole ed è impreziosito dalla presenza di un simpaticissimo Alan Rickman.
Siska80: Una coppia si rende conto di non avere allevato bene i due gemelli diciottenni, finché non accade qualcosa di inspiegabile. Di fantastico in questa commediola innocua vi è solo il genere di appartenenza, per il resto l'idea di scopiazzare tematiche proprie del cinema americano si rivela fallimentare, visto che nel caso specifico la regia piatta, la fotografia dai brutti colori, la sceneggiatura lacunosa e il ritmo altalenante creano un effetto semidisastroso. L'unica cosa da salvare è il cast affiatato, che fa quel che può per rendere credibile ciò che non lo è per varie ragioni.
Plauto: Partendo da qualche aggancio alla realtà (corrotti nelle istituzioni, italiani ormai ridotti in miseria) ci troviamo di fronte a uno pseudo-sequel del film In questo mondo di ladri (sempre dei Vanzina), dove i truffati cercano la rivincita sui truffatori. Una favoletta divertente (seppur grottesca). Però manca qualcosa: la bellezza di Manuela Arcuri, qui inevitabilmente in calo, data l'età.
MEMORABILE: Mattioli che parla con l'accento piemontese.
Didda23: Il Sodebergh che non mi sarei mai aspettato. Lo sguardo lucido e distaccato del regista da un lato evita pietismi ed evidenti empatie con i personaggi, dall'altro ha la forza del "reale", utilizzando uno stile asciutto con una fotografia dai toni tenui e freddi. Lo stile ai limiti del documentario conferisce alla pellicola quel quid in più che gli permette di distaccarsi da altri disaster-movie intrisi di retorica e patriottismo. Lo spettacolo colpisce, nonostante l'assenza di vere e proprie scene madri. Un film sorprendente.
MEMORABILE: L'inizio del contagio; La festicciola privata fra la figlia di Damon e il suo ragazzo.
Enzus79: Secondo capitolo con l'infermiere Focker e il suocero, che conoscerà i genitori del primo. Affidare i ruoli dei consuoceri a Hoffman e la Streisand è stata una buona idea: convincenti. Pur non divertendo molto, il film intrattiene. Si cade in volgarità gratuite in alcuni frangenti. Forse poteva durare qualcosa in meno. Si confermano bravi De Niro e Stiller.
Anthonyvm: Farhadi passa alla Spagna e, pur in un'abituale tessitura di coralità drammatica, sembra aprirsi a influssi crime-mystery più marcati e forse "eclatanti", che minacciano di smorzare la tensione emotiva nel corso del terzo atto, sin troppo risolutivo, ma al contempo garantiscono una discreta gratificazione in termini di godibilità narrativa, che di tanto in tanto non guasta. Preferibile, nondimeno, il tormentoso e intenso crescendo della tranche centrale, fra apprensioni, colpi di scena e inasprimenti dei rapporti, sostenuto dalle performance di un cast che non delude le aspettative.
MEMORABILE: La scoperta della sparizione della figlia; Lo scontro al bar col patriarca ubriaco; I messaggi preoccupanti dei rapitori; Il pagamento del riscatto.
Herrkinski: Il secondo episodio sfrutta chiaramente l'idea del primo, apportando ben poche modifiche. Stavolta viene dato ancora maggior risalto alle morti fantasiose degli insopportabili protagonisti, che sono perlopiù spettacolari, materiate di effetti speciali eccellenti (seppur la CGI trionfi quasi sempre, rendendo il tutto un po' artificioso). Resta comunque un prodotto veramente godibile, teso, anche molto divertente per chi ha lo stomaco forte. Probabilmente il migliore della trilogia.
MEMORABILE: La lastra di vetro che spiaccica il ragazzino è eccezionale!
Daniela: Pilota valente radiato dall'esercito per troppo buon cuore trova un nuovo impiego nel settore civile, venendo coinvolto nell'evacuazione di un'isola minacciata da un'eruzione vulcanica... Salvando gli effetti speciali di discreta fattura, paragonabili a quelli di un qualsiasi blockbuster USA di medio livello, il film è un concentrato di stereotipi popolato da personaggi indistinguibili l'uno dall'altro, a parte tre o quattro caratterizzati tanto sommariamente da far sperare che tra un botto e un crollo spuntino fuori lohnson oppure Butler a rendere la visione meno anonima.
Pinhead80: L'ultimo lavoro di Stanley Kubrick (uscito dopo la sua morte), colpisce non tanto per la tematica amore/tradimento/verità/bugia quanto per quell'aurea di mistero che lo circonda. C'è da dire che le buone interpretazioni della coppia Cruise/Kidman sono macchiate dalla loro volontà di inserire nel film alcuni simboli cari a Scientology e al suo seguito (vedi l'arcobaleno...), che non credo proprio facessero parte della sceneggiatura originale del film. Da apprezzare la scena dell'orgia, con tanto di Messa Ortodossa al contrario di sottofondo.
Pinhead80: Un autista di pulmini dal carattere introverso e scorbutico rimane vittima di un infarto che lo porterà a voler recuperare il tempo perduto con la figlia che ha abbandonato appena nata. I toni della commedia irriverente lasciano spesso spazio a momenti drammatici ricchi di spunti di riflessione, caratteristica che si trova spesso nei film d'oltralpe capaci di divertire e allo stesso tempo di trasmettere messaggi che meritano attenzione. Tutti i personaggi sono credibili e si vede che si muovono a loro agio sul set. La scena del concorso di ballo fa stringere il cuore.
MEMORABILE: Il corso di Inglese fatto ai bambini del pulmino; Il concorso di ballo.
Nick franc: Non convince lo sbarco al cinema del "Milanese imbruttito": l'inizio non è male, poi l'umorismo cinico tipico del personaggio lentamente scompare e il tutto si accartoccia in un finale da favoletta ecologista troppo trito e buonista. Il cast non sarebbe nemmeno male (su tutti il simpaticamente folle Calabresi, una tacca sopra Urgu e Airó) ma le idee latitano e più che risate arrivano solo tiepidi sorrisi: l'ennesima dimostrazione che il grande schermo non è il web.
Straffuori: Gigantesco ma buono e affettuoso cagnolone San Bernardo scappato a dei malintenzionati piomba all'improvviso nella famiglia Newton, dove il padre (un nevrotico e maniaco rappresentante di profumi) inizialmente non vede di buon occhio la cosa, poi cambierà atteggiamento. Favola moderna a quattro zampe per grandi e piccini nella quale il buon Beethoven la fa da assoluto padrone distruggendo come un tornado ogni parvenza di ordine. Tra i cattivoni Dean Jones e gli allora giovani Oliver Platt e Stanley Tucci.
Giùan: Film che conferma Martino professionista abituato ad assecondare con originalità alcuni gusti del pubblico, destinati poi all'ampio sfruttamento commerciale in filoni seriali. In questo caso a far la differenza tra Cugini carnali e il di lì a poco dilagante genere "malizioso" sono, oltre al riconosciuto dinamismo della regia di Sergio, la declinazione in amarcord del pruriginoso e l'ambientazione salentina (di fronte alla cui veridicità impallidisce la Lecce di Ozpetek). Le mine vaganti Player e Cucciolla escono alla distanza, la Neri ha eros da controra.
124c: Remake americano di un film francese di alcuni anni fa, "The next three days" è un film d'azione abbastanza ritmato, con un Russell Crowe sempre con la faccia tumefatta che cerca di fare di un uomo comune (un insegnante che è marito devoto e genitore amorevole) un uomo d'azione. Ci riesce fino ad un certo punto, anche se è ben sostenuto da Elisabeth Banks nel ruolo della moglie incarcerata ingiustamente e da un Liam Neeson che appare e scompare come la velocità di un fulmine. L'Olivia Wilde di Tron Legacy è quasi inutile.
Shannon: Due ladri si trovano: in ballo c’è un colpo da svariati miliardi di dollari. La confezione è eccellente ma la storia è esile esile e non particolarmente originale. Dopo aver ammirato la flessuosa Catherine Zeta-Jones in tutina aderente alle prese con i raggi laser ci si può riassopire.
Katullo: L'opera di Forsyth non poteva non tentare una traslazione pop con il "meglio" che il mercato hollywoodiano anni '90 potesse servire: Gere, Willis e un Poitier ancora in formissima. La moglie dell'agente Vincent, quella Diane Venora in salsa russa e sfigurata per una volta fa rimpiangere il "feeling completo" col detenuto Gere; perfetto fino a un minuto prima del canonico finale Willis, nel ruolo dell'imprendibile sciacallo intanto che la sceneggiatura, dalle pesanti ambizioni, fa quello che può. Il pacchetto completo è discreto, anche se il titolo di remake sembra eccessivo.
MEMORABILE: Il "collaudo" del cannone radiocomandato; Gere e la May che flirtano con disinvoltura davanti agli occhi del marito di lei. Quando la fiducia è tutto.
Scarlett: Una delle migliori trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Stephen King, a mio giudizio. Ottima la Bates, veramente superlativa, interpreta magistralmente la protagonista del libro e riesce ad infonderle la stessa forza e determinazione. Anche il resto del cast se la cava bene contribuendo all'ottima riuscita del film.
Nando: Commediola italica sull'arte di arrangiarsi che parte discretamente ma nello sviluppo narrativo annaspa tremendamente con inserimento di forti dosi melense e buoniste. Brignano se la cava con mestiere ma è la storia a essere priva di mordente, con anziani ripetitivi e poco brillanti. Tognazzi inutile e la Inaudi sembra una comparsa neanche troppo attraente.
Ultimo: Una commedia leggera leggera con zero pretese, costruita su misura per gli attori protagonisti e destinata alla visione di un pubblico in vena di relax serale. La trama è volutamente esagerata e a tratti poco credibile, ma qua e là si ride e perciò si arriva alla sufficienza. Il migliore del cast rimane Francesco Mandelli, mentre Abatantuono si limita al compitino.
Buiomega71: Solitudini, rapporti sessuali con vecchi soli e impotenti, spettacoli bondage, un vibratore dall'uso tsukamotiano, rancido umorismo giapponese (nelle vesti del "pappone" delle escort), un po' di tristezza e parecchio squallore tra appartamentini, terrazze e una bambina che si aggira immaginando godzilloni che volano tra un palazzo e l'altro. Produzione Nikkatsu che tenta la carta dell'autorialità, ma non puo fare a meno di mostrare disponibili ragazze in topless e sgradevoli congiunzioni carnali con persone anziane che succhiano avidamente seni. Il resto è nipponica superficialità.
MEMORABILE: Il vecchio che viene strangolato dalla escort, in modalità [f=7175]impero dei sensi[/f], fino ad avere una turgida erezione e la ragazza che gli monta sopra.
Galbo: Handicap fisico e malattia "tirano" sempre al cinema; questa commedia drammatica francese è in premessa un classico "ricatto sentimentale" per lo spettatore (tra l'altro è tratta da una storia vera), ma alla fine riesce ad essere non troppo ruffiana e a risultare godibile, grazie soprattutto alla caratterizzazione dei personaggi principali che non si prestano al pietismo eccessivo. Aiutano le impeccabili interpretazioni degli attori. Preferibile la versione in lingua originale.
Homesick: L’ultima condanna capitale sentenziata dal morituro Stato Pontificio nel 1867 si aggancia al clima del terrorismo politico nell’Italia di più di un secolo dopo in un’opera che alterna o sovrappone serio e faceto, finezza e ruvidezza, intimismo e protesta anticlericale. Manfredi giganteggia, dando vita ad irresistibili duetti con il “Perpetuo” Bagno e a riflessioni critiche con il gesuita Randone. Alla rievocazione della Roma ottocentesca contribuiscono l’umbratile fotografia di Desideri e “La bandiera tricolore” di Dall’Ongaro-Cordigliani, riproposta nella colonna sonora di Trovajoli.
Deepred89: Dramma familiare con venature gialle, interessante ma un po' troppo ambizioso, specialmente in rapporto ai meriti effettivi. I messaggi sono chiari, la confezione è raffinata, così come le musiche (che forse lo sono anche troppo: evitabili i brani di musica classica), ma la trama, seppur ricca di spunti di interesse, gira spesso a vuoto e si dipana in maniera lentissima tra flashback e dialoghi apparentemente ricercati. Scene di nudo a tutto spiano (Porel e Satta Flores compresi), ma ciò non basta a tener lontani gli sbadigli. Non male comunque.
Caesars: Buono. Si fa un po' di fatica ad entrare nel vivo della questione, ma poi la trama assume una forma di denuncia, nei confronti delle multinazionali farmaceutiche, assai valida e convincente. Certo ci sono delle lungaggini di troppo che si sarebbero potute evitare, ma il risultato finale è comunque meritevole di visione. Buone le interpretazioni degli attori principali (anche se l'Oscar alla Weisz appare decisamente eccessivo) e bella la fotografia, che regala suggestivi panorami africani. Regia adeguata.
Taxius: La storia riguarda la storica annata vinicola del 1976 che rese famoso il vino californiano nel mondo. E' interessante perché racconta un evento che se non si è esperti di vino è difficile conoscere, purtroppo però il tutto è raccontato non in modo biografico ma sotto forma di commedia con storiella d'amore e crisi familiari incluse. Tutto sommato il film è piacevole ed è impreziosito dalla presenza di un simpaticissimo Alan Rickman.
Reeves: Una donna sposata lascia il marito per mettersi con un corridore di rally che però a sua volta l'abbandona, mentre il marito non vuole che la donna veda la figlia malata... Tutti gli elementi del melodramma, ma con una regia statica e una recitazione che porta i segni del tempo trascorso. Però la trama per l'epoca è molto osée e le parti di commedia (il pilota fa innamorare di sé la signora arrampicandosi su una palma) sono la parte migliore del film.
Keyser3: Dopo Giallo a Venezia Landi ci ricasca ed esplora nuove vette del trash, con questa commistione amorfa e delirante di sci-fi, erotismo ed effetti gore a buon mercato. Del resto si capisce tutto già dalla prima scena, in cui lo spettatore assiste incredulo a una delle aggressioni più fasulle della storia del cinema. Difficile dire dove volesse andare a parare il regista al di là del mostrare le grazie delle fanciulle presenti, o pubblicizzare il J&B, che qui è in bella mostra ancor più che negli altri film dell'epoca,
MEMORABILE: La rissa a tavola fra la Russo e la Giordano.
Siska80: Due ambiziosi fratelli cercano di salvare la loro società un mese prima dell'attentato alle Twin Towers. Se si entra nell'ottica dei protagonisti (interpretati dalla valida coppia Hartnett/Scott, che da sola vale la visione) si tratta di un film niente male incentrato sulla brama di potere e la capacità di sapersi reinventare: la fotografia, a dire il vero, è buia e dai colori fittizi, ma l'atmosfera è tesa, il ritmo regolare, il cast di contorno buono, sebbene probabilmente la trovata migliore risieda nel periodo in cui è ambientata, quando ogni cosa stava per essere (s)travolta.
Puppigallo: Quando in una pellicola si tende alla fine a ricordare più l'interpretazione di Washington (qui un duro e puro idealista, tendente al sognatore, almeno finché...), è sì il riconoscimento all'attore, ma è anche sintomo di un apparato (sceneggiatura e attori di contorno) non particolarmente intrigante. Ed è questo il caso, in cui, soprattutto dalla chiave di volta, il tutto sembra banalizzarsi, perdendo di efficacia. Anche il finale convince relativamente. Comunque, nel complesso resta discreto e meritevole - grazie al singolare protagonista - di un'occhiata.
MEMORABILE: "Sei in debito con gente come lui"; "Io non volevo neanche nascere, mi hanno tirato fuori con il forcipe"; Il momento della disillusione.