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Belfagor: Commediucola dalla grana grossa ma non troppo, che parte abbastanza bene per poi arenarsi in grossolanità e macchiettismi vari. Tognazzi e Gassman si danno da fare per far funzionare il film, ma dopo un po' si capisce che non c'è un granché su cui lavorare. Il soggetto "fratelli-coltelli" è sviluppato in modo banale, la messa in scena è generalmente caotica. Unica sorpresa: la comparsa di Leroy nel ruolo di Janez.
Maxx g: Zero assoluto in questo sottosottoprodotto: ma bisogna anche ammettere che la trama era così esile che non si potevano fare grosse acrobazie. Quello che mi domando è come abbiano trovato i soldi per produrlo e per andare in Brasile (ammesso ci siano andati). Spaccesi sarà stato anche un gran doppiatore (sua la voce di Patsy di Nick Carter) ma qui è il più odioso (fastidioso quando fa il suo verso con la bocca per ricordarsi i numeri delle donzelle). Patetici gli altri due.
Modo: Uno degli ultimi film simpatici di Alberto Sordi. Buona la scenografia e discreta l'ambientazione. Attori bravi sulla carta ma un po' ingessati, specialmente Bosè. Sordi regala ancora qualche battuta ed è divertente vedere come conta le monetine! Non raggiunge altre pellicole d'epoca da lui interpretate, ma la sufficienza la strappa.
Ronax: Rocambolesche avventure di un commediante, ingiustamente accusato di un delitto, nella Francia di Luigi XV. Ovviamente tutto finisce bene, i malvagi fanno una brutta fine e l'amore trionfa. Classico esempio di film popolare, dalla trama più che convenzionale e poco credibile negli snodi narrativi, ma ben fotografato, condotto con scioltezza e un tono ironico che però non sconfina mai nella parodia e nella farsa. La parte del leone spetta a un giovane e aitante Jean Marais mentre il bel cast femminile, dalla Drago alla Tiller, è poco valorizzato. Particina per un giovanissimo Léaud.
Didda23: Seppur penalizzata da una regia non sempre abilissima a raccordare le varie situazioni, l'ultima pellicola diretta da Troisi si fa ammirare soprattutto per talune scelte narrative poco usuali e per un finale che conquista (ed emoziona) per la totale imprevedibilità. Qualche piccolo passaggio a vuoto è compensato da momenti di una comicità travolgente (le discussioni sulla bellezza di Messeri). Bene in chiave comica l'apporto di Angelo Orlando, mentre la Neri funziona unicamente quando entra in paranoia. Di pregio la scelta delle location.
MEMORABILE: Troisi che riprende Orlando perché ricorda passaggi della propria infanzia e non rammenta informazioni sulla Neri della sera prima; Messeri giudice.
Didda23: Simpatica commedia romantica che gioca sul presupposto che gli "opposti alla fine si attraggono". Niente di originale da un punto di vista narrativo (finale, ovviamente, compreso), da annoverare nella schiera di quei film "rassicuranti" e che danno speranza agli eterni sognatori. Formalmente si vede che c'è una produzione di livello che lo discosta da molti prodotti alla Hallmark. I protagonisti sono - more solito - bellissimi e brillanti, anche se le rispettive caratterizzazioni non sono proprio tondissime. Un'opera indicata unicamente agli appassionati del genere.
MEMORABILE: Le visioni differenti in ambito lavorativo; L'appuntamento fatto per ingelosire; In ascensore.
Saintgifts: Tony Richardson molto attivo negli anni sessanta, qui è alle prese con uno dei suoi ultimi lavori, molto interessante come argomento ma non sviluppato al meglio. Nicholson è un poliziotto di frontiera tra Messico e Texas in un distretto dove i suoi colleghi sono in un giro di corruzione con i trafficanti di clandestini. Sviluppato bene il parallelo tra la miseria dei clandestini e il diverso tipo di "miseria" nella vita privata dell'americano medio, già infognato nei debiti per avere tutto ciò che il consumismo impone e le mogli vogliono.
Alex75: A metà strada tra il dramma giudiziario e il poliziesco, il film di Rosati presenta una morale desolata e desolante (qui il cittadino non si ribella, ma si rassegna) che lascia un senso di rabbia, data la polarizzazione tra i personaggi onesti e quelli di malaffare, acuita dalle caratterizzazioni, affidate sia a habitué del genere (come Leontini e Zamuto), sia ad attori poco sfruttati (come Giuffré, Fehmiu e Valli). Particolarmente vivide la fotografia di Villa e le musiche di De Masi.
MEMORABILE: Il confronto tra Santi e Belli; Il professore; Gli stupri; Leontini e Valli, due facce della stessa medaglia; “Chisto è ‘o paese d’o’ sole”.
Ilcassiere: Seconda parte della storia di Che Guevara, dall'addio a Cuba per unirsi ad altre rivoluzioni, fino alla sconfitta ed alla morte in Bolivia. La pellicola è ambientata quasi interamente nei luoghi dei guerriglieri; ne descrive le azioni, le motivazioni, le paure e le difficoltà. È così reale da far sentire l'odore del fango. Molto emozionante la scena finale, vissuta attraverso gli occhi del Comandante Guevara, un intenso e straordinariamente somigliante Benicio Del Toro.
MEMORABILE: Il momento finale visto attraverso gli occhi del Che.
Noodles: Commedia inconcludente e profondamente mediocre, che inizia in maniera discreta grazie ai divertenti duetti Vitti-Celentano in aereo e in treno, ma che poi si perde nella noia e inutilità più totali, anche perché la coppia protagonista, al netto di qualche buon momento, non appare granché affiatata. C'è qualche bel momento paesaggistico e qualche caratterista disseminato qua e là, ma è tutto troppo poco perché la storia è banale e poco avvincente. Monica Vitti brava ma la sua versione siciliana è terribile. Film da dimenticare, e non sarà difficile farlo.
Magi94: Racconto delle "marocchinate" (termine orribile) compiute dalle truppe francesi "liberatrici" durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo una partenza fiacca con toni consoni alla peggiore commedia all'italiana, ci ritroviamo in una Ciociaria dalle tine neorealistiche, in un contesto rurale ben rappresentato dal racconto di De Sica. La forza del film si scatena però da quando si realizza che nessun luogo è ormai sicuro. Se la Loren trascina il tutto con forza divistica, Eleonora Brown è la vera stella dell'opera, che ne dà il suo senso più profondo nel tragico finale. Corretto Belmondo.
MEMORABILE: Le espressioni della Brown nell'ultima parte del film, dallo stupro in poi.
Herrkinski: Tra il racconto formativo e il thriller/noir, il film non può che ricordare alcuni modelli ottantiani, su tutti Stand by me; al posto del cadavere, un tesoro conteso tra quattro ladruncoli di paese, in un'escalation drammatica. Si fanno apprezzare lo stile dimesso del racconto, le suggestive location, l'ambientazione fuori dal tempo (anche se potrebbero essere i primi anni '80) e le prove notevoli del giovane cast; nulla di innovativo ma realizzato con cuore e perizia tecnica, specialmente per essere un'opera prima. Una visione la merita.
Siska80: La spensieratezza del precedente capitolo si è persa per strada, al pari di gran parte del cast; come se non bastasse, le coppie di personaggi rimaste - in qualche modo imparentate - sono noiose, stereotipate e invischiate tra l'altro (che gran fantasia!) in complicazioni simili e parallele (ovviamente risolte nel migliore dei modi giusto negli ultimi minuti del film): da una parte il giovane non vedente e la fidanzata appena tornata dall'estero; dall'altra l'ossessiva madre di lui che rischia di perdere l'amore. Non male il cast; da vedere solo per completezza.
Siska80: Avversari sul lavoro, testimoni di nozze per scelta, innamorati per caso. Intercambiabile con qualsiasi altra pellicola americana del genere, è prevedibile in toto nell'intreccio: si inizia coi rapporti tesi tra i due protagonisti (belli e affascinanti come di consueto), per poi passare alle prime timide confidenze reciproche, alle titubanze, al nascere di un sentimento che sembra non dovere avere un seguito e, infine al matematico bacio appassionato nell'ultima sequenza. Il cast se la cava, ma non è il caso di perdere più di un'ora di tempo per seguire la sagra del già visto.
Giùan: Nelly è una giovane donna in crisi matrimoniale (ma non solo), Mr Arnaud un anziano magistrato in pensione con (forse) un fosco passato alle spalle e velleità di romanziere. Nel loro incontro sta tutto l'ultimo film di Sautet e in verità l'intero suo cinema, inveteratamente legato a doppio filo ai suoi personaggi e alla raffinata scrittura. Un film in grado per l'ennesima volta di far nascere il sentimentale dal cerebrale. La Bèart e Serrault interpreti perfetti di un anomalo amore platonico, che non sublima però gelosie e meschinità. Commosso con brio.
MEMORABILE: Serrault che guarda la Bèart dormire nel suo letto: desiderio cosciente di dover restar inappagato.
B. Legnani: Follìa pura. Film peplum trasformato in western poco prima dell'inizio della lavorazione. La mescolanza crea effetti risibili, ma la stessa parte western lascia basiti. Molte cose accadono senza che lo spettatore le veda (le raccontano i personaggi, come nella tragedia greca...) e molte di quelle che vede o sente sono pazzesche, come il croupier che parla in francese con i cowboy o i discendenti degli Inca (fuggiti in America del Nord...) che parlano spagnolo. Boido appare spettrale e non spiccica manco una sillaba. Davvero indescrivibile.
124c: C'era da aspettarselo, prima o poi, che Lupin III avrebbe incontrato nientemeno che Sean Connery, il primo attore che impersonò al cinema James Bond! Veramente il personaggio in questione, Sir Archer, non è al 100% Sean Connery, ma lo si intuisce dal design e dal suo essere tombeur de femme, visto che conquista Fujiko. Stavolta gli avversari sono dei neo-nazisti, comandati da un giovane folle e un po' omosex e il tesoro da scoprire è quello di Hariamo, un vecchio amico di Archer.
MEMORABILE: Esplosioni, buoni disegni, ottime animazioni, per un Lupin che perde il confronto con 007. Ci sono diverse citazioni dal videogame "Street Fighter".
Gugly: Un'orfanella viene adottata da una imprenditrice ante litteram agli inizi del secolo; imparerà a stimarla e ad amare il suo lavoro... Dignitosa fiction che vede la Loren nel ruolo prediletto di donna forte accanto ad una Gerini in parte per l'aria scaltra; Giannini interpreta il ruolo del principe consorte frustrato, Bova è più che altro bello (infatti ad un certo punto sparisce). Prodotto piacevole nel complesso, con splendide vedute procidane.
Rambo90: Divertente commedia che parte a razzo, infilando battute gustose e con un ritmo spigliato. Sermonti da subito coinvolge il pubblico portandolo a empatizzare con il suo personaggio mentre Frassica, la Ocone e tutta la famiglia calabrese sono perfetti nel restare a metà tra la caricatura e il realismo. Peccato per una seconda parte più annacquata, dal finale leggermente irrisolto e con qualche situazione troppo ripetuta (la Ocone prova a sedurre Sermonti ben due volte in due scene simili tra loro). In fin dei conti, non male.
Saintgifts: Se Lang fosse nato negli Stati Uniti, come cineasta avrebbe dato filo da torcere a John Ford. Lo dimostra in questo suo secondo western dove riesce a unire diversi temi dell'ovest americano in modo eccellente, documentandosi con cura su quella che è stata la storia della telegrafia e della Western Union. Facendo perno sulla figura di Vance (Randolph Scott), bandito che cerca di redimersi, arriva a un finale oltremodo classico e che, nel suo pessimismo, raffigura, con un pizzico di crudeltà, l'impossibilità di cambiare un destino già segnato.
Cotola: Commedia estiva abbastanza gradevole, che all'epoca riscosse un successo incredibile (e che era stata costruita appositamente per raggiungere quell'obiettivo), ma che certo non è il capolavoro che molti dicono. Certamente rispetto a quello che Vanzina farà in seguito siamo a livelli altissimi, soprattutto perché il film è caratterizzato da un tono decisamente meno greve rispetto alle sue pellicole future. Ovviamente il seguito fu inevitabile.
Gabrius79: Pungente e ironica parabola nei confronti della sanità italiana che riesce a colpire i bersagli e lascia il segno. Sordi se la cava egregiamente e la sua interpretazione resta memorabile. Ottimi comprimari sono Bice Valori, Franco Scandurra e Nanda Primavera. Menzione speciale per la simpatica "paziente" Pupella Maggio. Colonna sonora orecchiabile.
Fabbiu: Nonostante sia il quarto capitolo e segna anche un cambio di regia, il film diverte e intrattiene con qualità di animazione e colore, sceneggiatura ben scritta e piena di belle trovate (in primis quella dei mostri che diventano umani e quindi anche deboli e impacciati) e il solito ritmo comico rocambolesco, molto sostenuto. E' ancora a tutti gli effetti un film con i personaggi dell'Hotel dei mostri, gli autori sanno reinventare personaggi e situazioni senza deludere la ricetta che è riuscita a rendere sempre i capitoli vincenti.
MEMORABILE: Jhonny Mostro e Dracula umano su un pullman in Sud America
Gabrius79: Seguito praticamente immediato di un successo cinematografico. Il risultato sembra essere sicuramente più sbiadito anche per la mancanza di De Sica e Calà che nel primo film erano di sicuro le colonne portanti. Colonna sonora sicuramente indimenticabile e per quel che concerne gli attori... beh si salvano in pochi: Di Francesco, la Ferrari e la Giorgi. Ci sono comunque alcune gag simpatiche. Menzione per Ennio Antonelli nei panni dell'indimenticabile bagnino.
Bruce: Quando l'amata moglie subisce una brutale violenza Nicolas Cage, professore di lettere, accetta la singolare offerta di una immediata vendetta nei confronti del responsabile da parte di una strana associazione di giustizieri privati. Entra così, suo malgrado, in un torbido meccanismo di ricatti e minacce dal quale è difficile uscire. Buona la prova del protagonista, piuttosto contorta e zoppicante, specie nella seconda parte, la sceneggiatura. Insomma, non terribile ma evitabile.
Nicola81: Clint Eastwood firma un western di transizione tra il notevole Il texano dagli occhi di ghiaccio e l'acclamato (ma sopravvalutato) Gli spietati. Originalità ai minimi termini (palesi i riferimenti alle tematiche di Sergio Leone) e ritmo altalenante, però questo ennesimo vendicatore solitario e senza nome, qui avvolto addirittura dall'abito talare, viene reso con il dovuto carisma, e a livello registico funzionano sia la rappresentazione ambientale sia le sequenze più violente. Diligente la prova del cast di contorno, passabile la colonna sonora di Lennie Niehaus.
Nando: Simpatica e commovente pellicola incentrata sulla vicenda di un cane che si reincarna in un altro suo simile in circa quarant'anni di vicende americane. Gradevole la prima storia che si collega al finale; nel frattempo vi sono una situazione drammatica e una successiva familiare e gradevole. Nel complesso piacevole, vista l'esperienza di Hallström nel realizzare pellicole in cui i cani sono fantastici protagonisti.
Rambo90: A rimanere impressi dopo la visione sono soprattutto gli splendidi paesaggi ben fotografati e la recitazione sempre carismatica e di spessore di Connery, perché la storia a dire la verità è un po' noiosa e si capisce ben presto che i colpi di scene e le svolte saranno poche. La Bracco se la cava, c'è qualche momento vagamente avventuroso e una leggerissima storia d'amore. In fondo si vede con piacere, ma da McTiernan mi aspettavo un qualcosa di più concitato, se non proprio adrenalinico.
Puppigallo: Velo pietoso sulla sceneggiatura (viene scomodato Dracula in persona, nato nell'antica Sumeria e ritrovato in Iraq. Lui dormiva, ma gli hanno rotto i maroni. Ah, la luce gli fa una pippa...mah). Cosa resta? Più o meno una lunga sequela di sciocchezze (la bambola spara aglio, i vampivibratori, cani vampiro, umorismo da latte alle ginocchia, scene da videoclip, botte, sparatorie e la bellona affiancata a Blade). Un terzo episodio francamente inutile (già il secondo era un po' forzato). E poi, quasi due ore sono troppe per un film così. Non male le varie armi e la fine dei senzatetto.
MEMORABILE: L'agente a Blade: "Quante persone hai ucciso, 50?". E lui: "1182, ma erano tutti parenti"; Dracula: un incrocio tra Satana, un dinosauro e Predator!
Sabryna: Buon seguito de La Maledizione della Prima Luna, tuttavia non ai livelli del primo. La semplicità dell'intreccio qui lascia spazio ad una storia più complicata e costruita che rovina un po' la spontaneità che aveva caratterizzato il primo episodio della trilogia. Tra l'altro, mentre il precedente era in sè concluso, qui il finale è aperto e prevede l'obbligatoria visione del terzo atto (scelta abbastanza discutibile ma prevedibile a livello commerciale). Gli effetti speciali e il buon Depp comunque meritano la visione.
Homesick: Discendente, ma assai valido. Ad una grandiosa partenza - rapida, fulminante, erede della violenza iperrealista e degli snodi shakespeariani dei migliori esempi della cinematografia poliziesca e noir, peraltro aggiornati alla luce delle esperienze personali del regista, ex flic - fa seguito uno sviluppo più melodrammatico, lento e confuso. A Marchal la direzione degli attori non sfugge mai di mano e riesce a porli in perfetta sinergia: con faccia e stile da Al Pacino, Auteil duella – anche a distanza - con un sorvegliato Depardieu e Duval incide con la sua toccante maschera tragica.
MEMORABILE: L’uccisione di Eddy Valence (Duval) e il suo funerale con i poliziotti girati di schiena.
Rickblaine: Un ottimo film di De Sica che prende da un soggetto di Eduardo De Filippo la storia di due amanti che si ingannano a vicenda. Mastroianni è straordinariamente affascinante, la Loren invece è da oscar per un'interpretazione che percorre tutti (o quasi) gli stati emotivi possibili. Unica pecca è il finale, forse un po' improvvisato o frettoloso.
MEMORABILE: La camminata della Loren sul marciapiede durante il comizio dei monarchici.
Thedude94: Un film storicamente molto accurato, che descrive con precisione e dovizia di particolari alcuni aspetti della guerra di secessione americana e ben rappresenta visivamente l'ambiente circostante allo svolgimento delle azioni dei protagonisti. Sono proprio loro l'anello debole dell'opera, forse troppo patinata e che si lascia trasportare da una sceneggiatura un po' melensa; molto meglio gli attori che fanno una breve comparsata, come Hoffman o la Portman, rispetto a Law, alla Kidman e a una eccessiva e fuori parte Zellweger. Comunque nel complesso è godibile.
Markus: Una graziosa cagnolina di nome "Bella" compie un avventuroso viaggio per ritrovare il suo amato padrone. Il film coinvolge lo spettatore attraverso le peripezie del quadrupede tra i severi boschi, il gelo della neve, le insidie della natura o dell'ancor più malvagio... uomo. L'opera scorre senza intoppi, inanellando una serie di messaggi sulla fedeltà e sulla speranza. Tutto molto scontato (nei dog-movie, poi...), persino superficiale, ma resta indubbiamente l'impressione di un'opera fatta con soldi e senso del ritmo. Almeno quello c'è.
Pinhead80: Il personaggio interpretato da Paul Newman è di quelli che rimarranno nella storia del cinema in quanto a indecifrabilità: Nick (Luke) non si riesce a comprendere, afferrare, è l'imprevedibilità fatta persona e per questo accettato solo da chi con lui condivide un destino simile. La versione integrale aggiunge 15 buoni minuti di film che tratteggiano ancora meglio la personalità sfuggente del protagonista.
MEMORABILE: Posso togliermi la maglietta boss?; La scommessa delle 50 uova.
Pinhead80: Nonostante la possibilità di utilizzare la storia di partenza per generare dinamiche sempre nuove e interessanti, la saga cinematografica sembra essere arrivata al suo punto di arrivo definitivo. Esaurito l'effetto a sorpresa dei primi capitoli qui si assiste a una sorta di sogno americano al contrario che inneggia al fallimento dell'integrazione e a un ritorno agli stati confederati. Il fatto che si "giochi" sulla linea di confine tra USA e Messico dà ulteriore forza a questo pensiero. Il film non convince mai e pure le scene d'azione sono noiose. Tanto brutto quanto inutile.
Giacomovie: 4 grandi nomi alla regia con risultati alterni, 4 episodi sul comune senso del pudore con un erotismo basato sul classico “vedo-non vedo” e con un umorismo di maniera. Il 1° episodio di De Sica, “La riffa” (voto 8), è il più brioso ed è quello che meglio sintetizza lo spirito della commedia all’italiana. Il 2° di Fellini, “Le tentazioni del dottor Antonio” (voto 7), è elaborato ma enfatizzato. Il 3° di Visconti, “Il lavoro” (voto 6), è pungente ma attento solo all'eleganza. Il 4° di Monicelli, “Renzo e Luciana" (voto 5) è il più approssimato.
Enzus79: Vicissitudini del giovane Tony Soprano ma soprattutto di suo zio Dickie Moltisanti. Gangster movie non del tutto riuscito: non era facile realizzare un prequel per uno dei criminali più famosi delle serie TV. Manca però di quella verve che caratterizza certe storie. L'intero cast è convincente, con Ray Liotta qualche spanna sopra gli altri. Discreta la fotografia, così come la colonna sonora.
Rambo90: Action senza infamia e senza lode, diretto dallo specialista Gray con un buon piglio ma dalla sceneggiatura troppo banale, con continui colpi di scena che in realtà non stupiscono nessuno. Il ritmo è altalenante, soprattutto nella noiosa parte iniziale, dove viene lasciato troppo spazio al tormento del protagonista. Diesel non sembra troppo convinto, meglio i comprimari.
Galbo: Non certo uno dei film migliori tra quelli interpretati da Clint Eastwood, Pink Cadillac è incentrato sulla figura di un cacciatore di taglie che agisce al confine con la legalità. Il personaggio è ben caratterizzato ed interpretato ma il film inizialmente divertente mostra una sceneggiatura dal fiato corto ed una regia piuttosto impersonale.
Ilfigo: Chi ama la Fenech non può non aver visto questo film. Che pur se manca di logica, si fa apprezzare per le "doti" dell'attrice francese. Il resto del cast è buono per il genere (anche se c'è Caprioli che merita altri palcoscenici) ma, anche se porta alla risata, ci si annoia di brutto. Poi ci pensa Edwige...
Capannelle: La scelta delle location è ottima e concede un ampio respiro alle scene del film. I due attori principali mi sembrano in palla e riescono a dare spessore ai personaggi. Meno convincente lo sviluppo della storia perché a qualche momento struggente si alternano troppi passaggi lentucci e silenziosi e il contorno ai due cowboy non decolla. Insomma, Ang Lee parte bene ma alla fine non coglie veramente nel segno.
Jandileida: Zuppone in cui Fuqua cerca di riciclarsi come clone contemporaneo di Gibbon: tra le tante supposizioni sulla vita di re Artù dal mazzo è scelta quella che lo vuole mezzo romano e mezzo britannico. Il tentativo di smarcarsi da visioni già trite della saga è anche lodevole ma non giustifica certo gli elementi inseriti alla rinfusa nella pellicola: qualche mago, Marescotti, i sassoni cattivi, i romani così così, Artù con il cuore grande come una capanna, discorsi sulla libertà alla Braveheart, approssimazioni storiche da brividi. Sensazione di già visto.
Key man: Due diciotteni che non si sopportano si ritrovano a condividere la stessa "vacanza" estiva a casa di due omosessuali americani. Una di quelle estati che non dovrebbero finire mai, tra abbandono dei pregiudizi e voglia di libertà. Tre quarti del film sono parlati in inglese e sottotitolato. Il tema dell’omosessualità dei protagonisti ha tempi esageratamente lunghi facendo decelerare il ritmo. Voice over (del protagonista Pacitto) da rivedere. Nulla di nuovo per un "on the road" con un Muccino al di sotto delle sue capacità.
Mco: Filmetto che affresca alcuni elementi stereotipati dell'Italia del Sud, con belle ragazze a fare da oggetto sessuale di ricchi signorotti, che vivono in case lussuose e girano su auto veloci ma che celano sotto sotto inghippi e truschini, non solo domestici. Qui a fare ammattire un barone e suo figlio è la Giordano, cameriera disinibita che fa le pulizie senza reggiseno e quasi in mutande e si stupisce se i due uomini della casa la puntano in continuazione... Poca roba alla fin fine, noiosetto ma abbastanza raro.
Ilcassiere: Seconda parte della storia di Che Guevara, dall'addio a Cuba per unirsi ad altre rivoluzioni, fino alla sconfitta ed alla morte in Bolivia. La pellicola è ambientata quasi interamente nei luoghi dei guerriglieri; ne descrive le azioni, le motivazioni, le paure e le difficoltà. È così reale da far sentire l'odore del fango. Molto emozionante la scena finale, vissuta attraverso gli occhi del Comandante Guevara, un intenso e straordinariamente somigliante Benicio Del Toro.
MEMORABILE: Il momento finale visto attraverso gli occhi del Che.
Nando: Una commedia sentimentale con lievi venature gialle di breve durata che si avvale di tre interpreti appropriati. Lo sviluppo narrativo appare talvolta sorprendente, con situazioni che si accavallano tra loro ma alla fine della storia rimane il lato sentimentale, nonostante il finale possa suscitare un piccolo dubbio. Bene Garrel nei panni di attore e regista, affascinante la Casta e piacevole scoperta la figlia di Johnny Depp.
Ciavazzaro: Special targato 1995. La saga di Lupin continua molto bene, senza perdere colpi. La storia regge, il cattivo (Herr Mafroditte) è ben delineato e c'è una buona dose di "catastrofico" (l'esplosione dell'eurotunnel). Curioso l'accenno omosessuale che si riscontra nel personaggio dell'antagonista.
Enzus79: Dramma che affronta i temi delle differenze fra Nord e Sud Italia e le condizioni precarie in cui si trovavano gli operai negli anni Settanta nelle fabbriche. Film poco scorrevole, in cui tutto sa di già visto ma che in questo caso è poco coinvolgente. Una storia d'amore col finale abbastanza scontato. Giuliano Gemma più convincente della Sandrelli. Dalla coppia Pirro/Comencini ci si aspettava di più.
Pessoa: Terribile commedia di Tarantini in cui oltre all'assenza di una sceneggiatura (costante di quasi tutti i film del regista) si sente la mancanza di attori in grado di improvvisare situazioni che suscitino una qualche forma di ilarità. Si viaggia nel vuoto spinto riproponendo, nel migliore dei casi, le peggiori battute del vecchio avanspettacolo. Forse Gianni Ciardo riesce a strappare qualche sorriso grazie alla sua maschera, ma in generale si tratta di un film di cui avremmo volentieri fatto a meno. Insalvabile sotto tutti i punti di vista!
Siska80: Con un tema del genere tra le mani si sarebbe potuto osare molto di più a livello contenutistico e, perché no, gore; invece il regista preferisce soffermarsi sulle radici del male e sul loro influsso corrosivo soprattutto nel mondo dei giovani studenti, i quali troppo spesso si trasformano in branchi di lupi famelici. Azzeccata l'ambientazione notturna e la scelta dei due attori protagonisti, visibilmente affiatati, che ben esprimono la sinistra complicità dei rispettivi personaggi; finale prevedibile ma accompagnato da un brano allegro che ne rafforza per contrasto tutta la cupezza.
B. Legnani: Bizzarro, a partire dal b/n, usato in modo solare, negli Anni Settanta. La prima parte è curiosa, interessante. Petrini non ha grande attori e, alla Leone, gioca sui primissimi piani. Il sistema funziona, anche per la bellezza dei soggetti ritratti e perché in questa fase la trama, per quanto un po' sconnessa e parentetica, colpisce. A un certo punto l'estetica non basta più e vengono al pettine la confusione dei concetti, le frasi pretenziose buttate lì e una conclusione simbolica che non convince. Bellissime la Levi, la Towne (volto interessante) e la Pignatelli. Statico De Vries.
MEMORABILE: La seduta fotografica; Il litigio Pignatelli-Cardillo per la pigna.
Buiomega71: Terrificante e squalidissimo filmettino rivolto a nessun tipo di pubblico in particolare, dall'insopportabile pagliaccio della Mondaini alle inascoltabili musiche di Pippo Caruso alla povertà miserissima dell'insieme. Solo Agus tiene in piedi la maleodorante baracca, tra un circo parafelliniano a budget zero, battute agghiaccianti, situazioni da delirium tremens (l'incredibile finale "favolistico" che fa sembrare Chicken Park una megaproduzione hollywoodiana) e gag che nemmeno le comiche più sgangherate (Sbirulino che guida la Rolls). Talmente penoso da far quasi tenerezza.
MEMORABILE: "Sbirulotto!"; Sbirulino e il campione di basket "Signor gigante nero"; Le tristi pantomime in chiesa col parrocco; Gli squallidi numeri circensi.
Ronax: Prodotto da Canevari e firmato dal suo collaboratore De Fina, il film è una sequela ininterrotta di semi-spogliarelli e balletti, inframmezzati da intermezzi canori e cabarettistici dalle vane pretese umoristiche. Privo di un filo conduttore e girato interamente in studio, ci risparmia almeno le bufale sensazionalistiche e finto-documentaristiche alla Jacopetti o alla Bianchi Montero. Qualche strip, contenuto ovviamente nei rigidi limiti della censura del tempo, si guarda volentieri ma nel complesso la noia regna sovrana. Commento di Alberto Penna irritante come e più del solito.
MEMORABILE: L'uso del termine "negro" nel commento: i tempi del linguaggio "politically correct" erano ancora lontani; Il simil-Buscaglione Riz Samaritano.