Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Galbo: Anche i grandi hanno il loro scheletro nell'armadio e questo film è quello di un autore eccellente, Dino Risi, che confeziona una pellicola involontariamente trash; stranamente la cosa più credibile è proprio la Grandi, abbastanza credibile nei panni della camionista dal fisico prorompente. Inguardabile Barbareschi, che sta al film come il cavolo a merenda. Tutto il resto è deliziosamente kitch.
Gugly: Film d'altri tempi in cui l'umorismo paradossale di Pirandello emerge a tratti tra l'eccessivo carattere campestre del primo episodio e la leziosità maliziosa del secondo; il terzo episodio è il più famoso e celebrato, con Totò che finalmente utilizza un registro grottesco e infine si chiude con Fabrizi misurato; più che un film un documento di come cambia nel tempo, a seconda delle concezioni dell'epoca, la trasposizione filmica di un'opera letteraria.
MEMORABILE: La richiesta della patente di iettatore per risollevare la vita propria e della famiglia.
Reeves: Brutta commedia costruita su episodi che dilapida il capitale di un cast di prima categoria non supportato da una sceneggiatura zoppicante e soprattutto completamente incapace di far ridere. Walter Chiari cerca di supplire strabuzzando gli occhi all'interno di una storiella assurda; l'unico tocco di classe è il nudo di Orchidea De Santis che sconvolge il povero Gino Bramieri.
Tomastich: Rappresentazione di tutto ciò che hanno (non) regalato gli anni '90 nel panorama cinematografico italiano: tempi lunghi, scenate da post-yuppismo rinnegato, vestiti comprati alla Standa, nessuna eleganza, nessuna raffinatezza, tutta sciatteria.
Ultimo: Una commedia diretta da Dino Risi niente male, con un gruppo di attori in forma e costruita su una sceneggiatura azzeccata. La vera pecca sta in alcuni momenti superflui, specie nella parte centrale, ma gli ultimi venti minuti sono davvero ben fatti e perciò si arriva alla piena promozione. Per certi versi potrebbe ricordare I soliti ignoti, anche grazie alla presenza di Totò (non si vede molto ma lascia il segno...). Finale con tensione ed azione, pur non allontanandosi mai dai toni della commedia.
Il Gobbo: Il tenente Surcouf è (per la marina inglese) il terrore dell'Oceano Indiano. Ma fortunato in mare sfortunato in amore... Piratesco di Bergonzelli paurosamente anacronistico: impianto, recitazione, trama sono da decennio precedente, e il tutto ha un che di proiezione da oratorio. Se si accetta (o addiritttura si apprezza) la componente naif, ci si può se non divertire quanto meno non addormentare. Avrà un seguito.
Hackett: Da un regista ormai esperto (anche di produzioni internazionali) come Muccino era lecito aspettarsi qualcosa di più. Se non dal punto di vista tecnico, che appare comunque non al top, ci si poteva aspettare di più dai contenuti, che invece languono in un brodo di cliché e suggestioni da adolescente italiano in vacanza. Poco spessore e pochi argomenti per un film che ti scivola addosso come l'estate americana dei suoi "ordinari" protagonisti.
Bruce: Imponenti riprese panoramiche sulle coste francesi ove migliaia di uomini si accalcano cercando disperatamente una via di fuga per sopravvivere alla furia del nemico tedesco che avanza. La guerra è atroce e non fa prigionieri. La sceneggiatura è minima, i dialoghi ridotti all'osso; su tutto domina un sonoro tragico e inquietante. Interessante la scelta di rappresentare la vicenda da tre diversi piani d'azione, anche temporale, che si intrecciano. Rigoroso ma poco empatico.
Il Gobbo: Forse il più assiduo traduttore di Simenon al cinema, seguace orgoglioso del cinema de papa e acerrimo critico della nouvelle vague, Granier Deferre non brilla per ritmo e leggerezza, ma è un paladino di un nobile classicismo. Servito qui magistralmente da due interpreti mostruosi (ben doppiati da Turci e Deddi Savagnone), fornisce un'altra prova solida e suggestiva, come il malinconico tema musicale di Sarde.
Piero68: Come per i cinepanettoni, negli anni 80-90 erano di gran moda i film cosiddetti "vacanzieri". Location preferita ovviamente Rimini. Il problema però è che questo Abbronzatissimi è sicuramente uno dei peggiori del filone. Per la sceneggiatura degli episodi,certo, ma soprattutto per la mancanza di gag valide. Anche il cast, seppure Di Francesco, Calà e Teocoli non siano proprio gli ultimi arrivati, sembra debole per tenere in piedi un film intero. Alla fine prevarranno solo il cattivo gusto e la noia mortale di alcuni passaggi. Marino ripetitivo.
Daniela: Come avveniva in un film di qualche anno fa, anche questo parte da uno spunto assai promettente, quello di un'agenzia specializzata nel fornire alibi a mariti, infedeli, scolari svogliati, cantanti che vogliono tener nascosti i propri gusti sessuali, per poi dirottare verso territori più battuti: in questo caso, una farsa degli equivoci declinata secondo chiché che ricordano l'ottocentesco "Albergo del libero scambio" di Feydeau. Certo le occasioni di sorriso non mancano, però con un poco più di coraggio poteva risultare una commedia memorabile e non solo un filmetto simpatico.
MEMORABILE: Le disgrazie del cagnolino che emulano quelle del suo simile in Tutti pazzi per Mary
Galbo: Ottimo esempio di cinema di genere di produzione italica, diretto e sceneggiato da Fernando Di Leo (e tratto da un romanzo di Giorgio Scerbanenco), il film si caratterizza per le ottime sequenze d'azione (realizzate in maniera estremamente realistica e senza inutili orpelli stilistici) che non risultano tuttavia fini a sè stesse, ma sono inserite in un contesto di critica sociale e morale che, a ben vedere, costituisce il cuore dell'opera. Ottima la prova del cast.
Noodles: Tutto sommato non da buttare via, questa commediola in puro stile anni '80 con un Jerry Calà autentico mattatore che qualche volta riesce anche a strappare una risata. La storia è piuttosto scontata in tutti i suoi lati ma ha il grande pregio della leggerezza, senza raggiungere i bassi livelli che altrove vengono invece raggiunti facilmente in pellicole di questo tipo. Buono l'apporto di Alessandro Benvenuti, ma il livello generale della recitazione è piuttosto scadente. Musiche classiche del periodo. Nota di demerito per il finale, pessimo. Uno sguardo non farà male.
Pigro: Le memorie del ragazzo ebreo nell’Algeria della seconda guerra mondiale si polverizzano in un’atmosfera da rassicurante telefilm per famigliole, sostenuto da una Loren tutt’altro che carismatica e da una musichetta melensa da pubblicità. Tutto è scialbo e prevedibile, con una sceneggiatura cioccolatinosa e una regia disattenta e mediocre. Gran dispendio di energia per una narrazione autobiografica che punta sull’emozione senza riuscirci, inanellando scene da romanzetto.
Reeves: Un film in costume più che dignitoso e soprattutto diverso dagli altri dello stesso periodo: manca infatti l'eroe muscoloso culturista; in compenso ci sono amori impossibili, congiure di palazzo e cattivi veramente da urlo (su tutti, ovviamente, il grande Vincent Price). Forse il monoteismo non è stato introdotto dai caldei, ma tant'è... Si compone nuovamente la coppia Nazzari - Alberto Farnese, come nei film di dieci anni prima diretti da Matarazzo.
Ciavazzaro: Terzo lungometraggio della serie, che si colloca dopo Cagliostro e gli avvenimenti della prima serie (con un errore narrativo, infatti alla fine della prima serie Zenigata scopriva che Lupin era vivo). Questa volta si usa l'ambientazione giapponese insieme ai samurai e agli antichi tempi (cosa inusuale per la serie). Ritmo sfrenato (gli inseguimenti di Zenigata) nonostante la breve durata (70 minuti).
B. Legnani: La cosa migliore è l'incipit, con avvenimenti, montaggio e inquadrature notevoli, costruite con pregevole cura (badare ai quattro figuranti, piazzati in diagonale, esattamente su una linea retta). Poi il film paga non poco l'ibrida mistura di momenti per famiglie e situazioni violente, un finale a sorpresa poco convincente, un doppiaggio in certi momento persino fastidioso (e dire che, invece, il ragazzino riesce pure a risultare simpatico, qua e là). Decoroso, anche se c'è davvero "aria di falso" (Mereghetti).
Manulele81: Brutto e volgarissimo (soprattutto intellettualmente) tentativo di riesumere la commedia estiva e episodi, in cui lo spirito dei tempi - che i Vanzina vorrebbero satireggiare - si riduce a insulti e battute contro i gay, l'arte, il sesso, i grassi e chi non ama il premier. Salvi, Ceccherini e Greggio inqualificabili. Tecnicamente meno osceno di altri del genere, ma l'unico col quale si può ridere è Proietti.
MEMORABILE: Ovviamente lo sketch de "La signora delle camelie".
Herrkinski: Tra una scontatissima love-story esotica, qualche sprazzo di critica sociale e una seconda parte tutta incentrata sull'uragano del titolo, questo film non offre particolari motivi di interesse, se non la bellezza di alcune location. Per il resto assistiamo a una pessima prova di Mia Farrow, a una serie di luoghi comuni abbastanza irritanti e a qualche discreto FX nelle scene della tempesta in mare, fino all'inevitabile happy-end. Uno di quei classici film invecchiati molto male.
Pessoa: Classico western fidaniano che pur agli inizi riesce ad imprimere al film i suoi marchi di fabbrica costituiti da un ritmo dilatato, quasi rarefatto e da un tono strafottente, fra il serio e il faceto, che rende il prodotto in qualche modo godibile. La storia è inconsistente ma il cast è da cineteca con D'amato, Sentieri e Testi (al suo esordio) nei titoli di coda, anche se il migliore resta Manni. Non mancano i difetti congeniti, primo fra tutti una confezione arrangiata figlia di un budget irrisorio, ma alla fine si tratta di Fidani, prendere o lasciare. Come non dargli una chance?
Il ferrini: Loy, come farà anche col terzo Amici miei, raccoglie il testimone da Monicelli e si cimenta in un sequel pericoloso, visto il perfetto equilibrio del capostipite. Il risultato è un buon film, interpretato ottimamente da Gassman (che mantiene balbuzie e aspetto scimmiesco) e anche dagli altri, che integrano nel gruppo Manfredi, portentoso meccanico che non fa rimpiangere Mastroianni. Si sorride e il ritmo è molto veloce. Certo, non ha la freschezza del primo, ma è un prodotto più che dignitoso.
Siska80: Solito drammone basato sugli equivoci che distruggono un'intera famiglia, anche se il lieto fine (cui si arriva tramite un semplice ma ingegnoso escamotage) è garantito. Valido il cast, buono il ritmo; si lascia guardare con una certa piacevolezza, sebbene ben poco c'entri con l'omonima novella pirandelliana da cui è tratto (di ben altro livello, ovviamente).
Rambo90: Lillo e Greg ci regalano un altro tassello della loro personalissima e strampalata comicità. In questo caso lo spunto conquista da subito e le risate abbondano quando i due verranno in contatto, riproponendo caratteri ormai classici ma ancora calzanti. Peccato che a volte la sceneggiatura annaspi eccedendo in gag ripetute e inficiando un ritmo altrimenti ottimo. Perfetto Guzzanti e brava la Spada, che danno vita a momenti slegati dalla vicenda principale ma gustosi. Si ride, pur con qualche momento di stanca.
Il ferrini: Fatta la tara al solito melodramma familiare (che fortunatamente resta abbastanza sullo sfondo) è uno zombie-movie che non sfigura accanto alla maggioranza delle produzioni di genere. Certo, se uno si attende un horror con gli ettolitri di sangue (Brega docet) e altre secrezioni corporali ha sbagliato film, l'intenzione di Forster è palesemente quella di girare un thriller. Buone le prove del cast, Favino non sfigura affatto accanto a Pitt, dignitosi gli effetti speciali, il finale invece appare un po' monco. C'è di peggio in giro.
MEMORABILE: La "passeggiata" finale di Pitt lungo il corridoio in mezzo agli zombi.
Didda23: Tralasciando le varie moralette sparse qua e là, l'opera intrattiene e regala discreto momenti comici, uno su tutti la "tortura" inflitta al povero Steve Carell da parte dell'onnipotente Bruce (Jim Carrey). Bene il cast di contorno: la Aniston, forse un filo acerba, mostra già di possedere una dolcezza fuori dal comune. Discreto il ritmo; la colonna sonora zeppa di hit di successo non si integra bene con il girato e sembra non avere un senso preciso. Il buon ritmo ci accompagna facilmente alla conclusione.
Galbo: Doug Liman dirige un film difficilmente catalogabile, sorta di combinazione tra pellicola avventurosa e fantascienza dispotica il cui spunto è decisamente originale, un pianeta colonizzato dagli essere umani nel quale i soggetti di sesso maschile manifestano pensieri (i suoni) perfettamente avvertiti da tutti. Complessivamente abbastanza godibile, presenta qualche limite (una parte centrale un po' ripetitiva e le figure degli alieni che si limitano a una rapida "comparsata") ma è segnato da una suggestiva ambientazione e una buona prova degli attori.
Digital: Buon western diretto con mestiere da Lee H. Katzin che offre, specie all'inizio, un paio di sequenze che spingono parecchio sul pedale della violenza (cito l'indiano che viene impiccato ad un albero e l'uomo torturato con una cesoia). Vi è anche una sequenza di nudo, non proprio usuale per l'epoca. I personaggi sono ben delineati e vengono efficacemente interpretati da un cast eterogeneo, formato da vecchie glorie e nuove leve.
Markus: Commedia sentimentale in rosa che sconta troppo l'impronta della regia femminile, che troppo spesso in Italia equivale a tiritere... non sempre appassionanti. Della serie questi uomini cattivi (ma non troppo): la Foglietta viene posta all'interno di una vicenda amorosa contornata dall’escamotage dell'amnesia del suo uomo, per dare brio a una storia altrimenti scarsa. Appare chiaro che il perno della vicenda è la bravura della giovane attrice romana e tutto le gira attorno senza troppo entusiasmo. C'è poi la pecca di una seconda parte con virata nel melodrammatico soft.
Didda23: L'originalità non è certo di casa, soprattutto per il soggetto e per qualche scelta di narrazione, ma l'atmosfera fra dramma ed erotico ha una certa presa e suscita indubbio interesse. Gran parte del merito è dovuto alla stratosferica fisicità della Sweeney in un ruolo che ne esalta le qualità. Se la parte thriller delude con colpi di scena totalmente inefficaci, alcune implicazioni drammatiche non sono poi cosi peregrine e donano quel tocco di ricercatezza che non guasta mai. Un prodotto ben diretto che una "sbirciatina" la merita.
MEMORABILE: La prova della Sweeney; La mostra; Gli uccellini morti
Nicola81: Al di là della sorpresa che ho provato nel constatare che proprio un ex poliziotto abbia dipinto un quadro così impietoso della polizia, l'ho trovato un polar teso e avvincente, al servizio di una storia complessa ma abilmente orchestrata. Peccato per qualche cedimento nella seconda parte, che precede un finale magari cerchiobottista, ma a mio avviso giusto e pertinente. Ottimi i due protagonisti, in particolare Auteuil; Dussollier buon comprimario; la Golino, se escludiamo La ragazza del lago, non mi ha mai convinto.
Il ferrini: Più frizzante del secondo capitolo, e non tanto per la nuova squadra di giovani quanto per un Gibson genuinamente cattivo e un Banderas logorroico inserito in un ambiente in cui si comunica a grugniti. Bella prova anche di Harrison Ford, soprattutto quando si spoglia delle seriose vesti ufficiali e inizia a lanciare missili sui carrarmati. Divertimento assicurato insomma, con uno Stallone ancora in gran forma ("sono io l'Aia") e un montaggio come al solito velocissimo che esalta le tante scene d'azione. Promosso.
Puppigallo: Ciò che dà un senso a questa pellicola, dove si ricicla un personaggio che ha fatto il suo tempo, è la presenza di Hopkins, dai modi signorili e dall'oscuro passato, almeno finchè...Banderas è lì per bellezza e per far sorridere lo spettatore (a volte ci riesce, quando chiama il cavallo, quando si esercita e sbaglia e nella sua prima irruzione post allenamento, ma non completo). Per il resto, il film è piuttosto tirato e le parti con la Zeta-Jones (raggiante) fanno abbastanza cadere le braccia. Nel complesso mediocre, ma vedibile.
MEMORABILE: La testa mozzata; La prima comparsa di Zorro, per portare via il cavallo (siamo ai limiti della comica)
Il ferrini: Confezione (al solito) magistrale per questa spy story dall'intreccio non particolarmente complesso ma sufficiente a rapire per tutta la durata del film. La prima parte, in Marocco, in realtà somiglia più a una commedia dai dialoghi brillanti ed è lì che Doris Day dà il meglio di sé. Nella seconda parte, quella londinese, brilla di più Stewart, sempre perfetto per le ambientazioni più dark (memorabile la sequenza dal tassidermista). Vi resterà in testa per tutta la sera "Que Sera, Sera".
MEMORABILE: La cena al ristorante consumata con le mani; Doris day che suona il piano e canta.
Zoltan: Non c'è proprio nulla da salvare in questo film. I commenti del gorilla (che non divertono mai) servono come pretesto per portare in scena il solito quadretto familiare stantio con innamoramenti, ripensamenti e un tragico finale pseudo-action. Non funziona nulla. Di un film che vorrebbe divertire, a stupire è la totale mancanza di idee, di gag, persino di verve. Matano è discreto, la Capotondi spicca per antipatia e la Del Bufalo dà l'impressione come sempre di esser lì per la bella faccetta. Pessimo.
Tarabas: Fino al minuto x, la solita spystory. Dopo il minuto x, la solita spystory. Al minuto x, gli sceneggiatori sparano il colpo di scena, così, per vedere l'effetto che fa. Poi intuiscono il guaio e infarciscono l'ultima mezz'ora di eventi non tutti logici. Ma almeno tengono desta l'attenzione. Per il resto, tutto già visto: solita coppia di agente veterano e novellino, solito nemico imprendibile, etc. La modestia della confezione si rivela appieno nella scena del flashback di 15 anni prima, in cui nessuno si prende la briga di "ringiovanire" Gere e Sheen.
Puppigallo: Western, grondante patriottismo, con indagine annessa celata dietro al volto corrucciato e impenetrabile del protagonista (un Cooper in forma). Anche il resto del parco attorico ("compare" e mela marcia compresi) se la cavano più che dignitosamente. Il ritmo è un po' altalenante; e gli anni inevitabilmente pesano sulla pellicola, soprattutto sui dialoghi, che maggiormente ne evidenziano la datazione. Ma nel complesso non è male, lasciandosi seguire senza troppi cali di interesse.
MEMORABILE: Il processo con conseguente espulsione; Cosa si cela nelle cifre dei pagamenti; Il finale, con inseguimento e buona sorte.
Giacomovie: Il noto chirurgo Can si innamora di Zeynep, un'umile ragazza delle pulizie, che però nasconde un segreto. Discreto film turco che tratta i sentimenti in modo efficace, senza ingenuità ed eccessi zuccherosi. La storia d'amore viene esposta districandosi bene tra episodi spensierati e altri drammatici. Gli attori recitano in modo decoroso e il finale dapprima sembra scontato ma poi ci si ricrede.
Disorder: L'idea di base è semplice e anche un po' buonista: l'uomo comune che, messo per caso nella "stanza dei bottoni", riesce a sconvolgere col suo candore i consolidati equilibri di potere fra maneggioni senza scrupoli e politicanti ottusi. Il film però funziona, grazie soprattutto alla coppia d'assi dei protagonisti (Kevin Kline e Sigourney Weaver), spalleggiati da abili comprimari. Lo svolgimento è prevedibile, ma ci si diverte. E poi è bello vedere, anche se per finta, l'onestà trionfare una volta tanto sui sotterfugi politici. Buono.
MEMORABILE: Il veloce e gustosissimo cameo di Arnold Schwarzenegger.
Puppigallo: A questo film manca qualcosa per definirsi riuscito. Ci sono belle scene (l’esorcismo, l’uomo insetto, i demoni arrostiti, la doccia di acqua santa, la terra dei demoni, il suicidio, l’arrivo di Lu), personaggi interessanti (l’amico corpulento, Gabriele, Satana, Midnight, l’armarolo) e effetti niente male. Ma ha persistente retrogusto di fredda operazione commerciale (la classica impalcatura costruita ad arte), con battute e dialoghi furbetti, azione quanto basta e idee a volte buttate un po’ lì. Resta comunque un discreto intrattenimento.
MEMORABILE: Il protagonista usa il tirapugni con le croci; La sedia di Sing Sing.
Nando: Ennesimo action con protagonista Seagal che è anche produttore e sceneggiatore. Stavolta se la vede con la Yakuza (la famigerata mafia giapponese) e tra sparatorie colpi di arti marziali e duelli con katane la narrazione scivola via indolore e senza particolari sussulti. Nessuna novità, anzi cose viste e riviste, come il taglio del mignolo come prova di coraggio ed espiazione.
Galbo: Sempre più "cazzuto" Jason Statham è il protagonista di un action diretto da un regista dal solido mestiere come Hackford. Abbastanza efficace nella prima parte, dove le scene d'azione sono ben realizzate e la vicenda è maggiormente "compatta", il film perde quota repentinamente nella seconda, quando prende piede la Lopez, affascinante ma poco inserita nella storia e il cui personaggio appare francamente inconcludente. A tratti godibile ma non memorabile.
Alex75: Tra le prime commedie italiane sul calcio, mostra uno spaccato di vita provinciale e alcuni fenomeni sportivi e “extrasportivi” riscontrabili anche nel calcio odierno, sebbene su scala molto più vasta e molto meno ruspante. Nonostante il buon cast e la presenza di un campione come Sivori, il film deve quasi tutto a un Sordi in gran forma, che porta sullo schermo l’ennesimo personaggio memorabile. Purtroppo le scene sul campo sono girate in maniera molto approssimativa.
MEMORABILE: Sordi emula a modo suo il Duce; "Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di mignotta"; L’inno del Borgorosso.
Ilcassiere: È un buon film, non c'è dubbio. Un tema importante, come quello della voglia di fuga dalla monotonia della propria vita, viene trattato con grazia e leggerezza al tempo stesso: la protagonista ha un'occasione per staccare (o meglio scappare) e coglie la palla al balzo. Si apre così per lei una nuova vita che sembra però destinata ad essere solo una parentesi. Brava la Maglietta e bravissimo Ganz.
Pinhead80: Una coppia di astuti ragazzi mette in piedi un'impresa che organizza alibi per mariti e mogli infedeli e in generale per persone che comunque decidono di mentire al prossimo. Uno dei due però si innamorerà perdutamente di una ragazza che rifiuta di principio le bugie. Spassosa commedia francese che parte da un'ottima idea di base per sviluppare un film accattivante, che riesce a cogliere nel segno grazie alla sua semplicità e alle dinamiche che si vengono a creare. A farla da padrone sono i fraintendimenti tra i protagonisti che vivacizzano l'intera opera dall'inizio alla fine.
Daniela: Inappuntabile di giorno, predatrice sessuale di notte, la protagonista dalle opime forme fa girare la testa ad un giovane bischero: sarà vero amore? Ci sono film tanto brutti da diventare adorabili nella loro goffaggine oppure fonte di divertimento per l'umorismo involontario che li pervade: speravo che questo leggendario scult appartenesse ad una delle due categorie, invece non è solo volgare, sciatto nella confezione, sceneggiato con i piedi ed interpretato da cani (lupi?), ma è pure noioso come lo sono in genere i porno più o meno soft con pretese autoriali. Solo per cine-masochisti gravi.
Puppigallo: Tremendo fumettone caraibico pseudoamoroso, con tanto di problemi di giustizia bianca (il processo al povero indigeno in calore), che si risolleva leggermente solo quando irrompe l'uragano, scombinando le carte e distribuendo morte e distruzione. La Farrow, in quasi perenne estasi da giovane capo tribù, è ai limiti del ridicolo; e gli ottusi bianchi sono ulteriormente danneggiati da una cartavelinica costruzione dei personaggi, che li rende eccessivi e piuttosto fasulli. Filmaccio.
MEMORABILE: Le gigantesche e impressionanti onde; Il prete fiducioso dell'aiuto del Signore, mentre i suoi fedeli vengono colpiti da onde e i muri si sbriciolano.
Pumpkh75: Si escludessero la parata di diversi nudi femminili e qualche bella scena di omicidio, di giallo all'italiana rimarrebbe ben poco, vista la monotonia della sceneggiatura e lo scorrere immobile dell'intera vicenda. L'intrigo è poi pressochè nullo, tanto che lo svelamento dell'assassino avviene ex abrupto, quasi fosse dovuto unicamente al termine del film. Meritorio solo il tentativo nel finale di cambiare la soggettiva del protagonista.
Pessoa: Rispetto ad altri lungometraggi della serie questo episodio è sicuramente più "film", grazie a una vicenda narrativamente compatta che evita, rispetto ad altre occasioni, di perdersi in digressioni fuori contesto. Dalla sua anche una certa leggerezza, che ne rende la visione gradevole anche agli spettatori più piccoli, mentre il disegno è come al solito di livello molto alto. Forse il commento musicale è un po' troppo ripetitivo, ma siamo di fronte ad una delle avventure più riuscite del ladro gentiluomo, che sicuramente delizierà il palato dei fan.
Dortmunder: Film godibile ma troppo lungo, quanto di buono è oltremodo diluito... Il film pare non prende posizione, evidenzia i problemi di coppia ma sottolinea anche la sostanziale solitudine del mandrillo impenitente con l'imbarazzo della scelta ma che, a tarda notte, si ritrova solo senza amanti disponibili. Restano il fascino di Silvana Mangano, lo score di Piero Piccioni e, ovviamente, la verve inesauribile di Albertone, che dedica a ogni donna un giorno della sua interminabile settimana.
Siska80: Film di una durata un po' eccessiva che poggia tutto sulle spalle della sempre brava Monica Vitti (nel ruolo di una coraggiosa progressista), sembra seguire la scia di Gypsy, la donna che inventò lo strip-tease; eppure, pur affrontando argomenti più seri (le tribolazioni storiche antecedenti allo scoppio del primo conflitto mondiale) non ne possiede la vis comica né il ritmo. Interessante l'esibizione di Banfi nei panni del cabarettista partenopeo Nicola Maldacea, finale amarognolo.
MEMORABILE: Ninì viene sfidata a duello (come Lina Cavalieri ne [f=19596]La donna più bella del mondo[/f] con la Lollobrigida).
Homesick: Si scherza tanto, ma si ride pochino. Gli episodi migliori sono il secondo, d’impostazione teatrale e con un Satta Flores scatenato mattatore, e il piccante sketch conclusivo con Bramieri. Il primo (Salce) è un’innocua farsetta su desideri proibiti della coppia e il quarto (Chiari) una commedia della gelosia inutilmente reiterata; rimovibile il terzo, curioso soltanto per un insolito Hinterman “burino”. La Karlatos si mantiene signorile, mentre i nudi sono appannaggio delle mercenarie del sesso Orchidea De Santis e Licinia Lentini.
MEMORABILE: «Napoli… cha cha cha! Napoli… cha cha cha!»; la strampalata confessione di Satta Flores davanti alle forze dell’ordine.
Ronax: Uno dei tanti “colpi grossi” sull’onda del filone inaugurato da Vicario, che in questo caso si innesta con lo spy-movie, dato che è interamente ambientato in Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda. Come molti altri prodotti analoghi è in realtà una commedia giallo-rosa, ampiamente condotta sul filo dell’ironia con un finale che butta tutto in burla e che vede Vargas capo di una Spectre in sedicesima, Sancho vanesio svaligiatore di casseforti e Mulè complice della banda suo malgrado. Piacevolmente inutile la Schoeller, ma in film come questi una bella donna è sempre d’obbligo.
MEMORABILE: Il balletto della Schoeller in tutina nera in mezzo alla neve.
Giùan: Tra i vertici della filmografia di Comencini e del suo peculiare connubio stilistico tra delicatezza del tocco e uno spirito corrosivo che non abbisogna di alcuna corrività. Così il romanzo di formazione del piccolo (poi giovane) Giacomo non cade in nessun facile prodromo pruriginoso, riflettendo piuttosto la decadenza morale di una Serenissima nella quale deboscia e denaro han sostituito ogni valore religioso o d’intrapresa, rendendo il sesso strumento di potere e sopravvivenza. Splendido script di Suso e magnifica orchestrazione del poliedrico cast.
MEMORABILE: I bigliettini d’amore nell’urna della questua; Il Don Gozzi di Grassilli; Il Malipiero di Brumbell; La nonna di Clara Colosimo; La Zanetta della Buccella.