Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Deepred89: Commedia dalla morale pieraccioniana - il successo che allontana dalla purezza il buon toscano - nel complesso piuttosto debole, incapace di sfruttare adeguatamente il suo fulminante inizio, basato su un'idea (la torre di Pisa) degna di miglior causa. Il tutto si sussegue in maniera scontata e talvolta - la questione cinese - raffazzonata, col protagonista che, seppur non sgradevole, fatica a sostenere il peso del film sulle proprie spalle, specialmente quando costretto a interfacciarsi con l'odioso personaggio interpretato da Luisa Corna. Confezione prevedibilmente anonima.
Nicola81: Girato dieci anni dopo Queimada, il quinto e ultimo film di Pontecorvo non è soltanto la ricostruzione dell'attentato con cui l'Eta uccise il capo del governo franchista Carrero Blanco, ma anche una riflessione più ampia sul terrorismo, giustificabile come strumento di lotta contro la tirannia ma che diventa crimine se perpetrato in un sistema democratico. Cinema politico/ideologico inevitabilmente molto dialogato, ma con una discreta sterzata thriller nel finale. Volontè è sempre prezioso, semplici ma efficaci le musiche di Morricone.
Manfrin: Meritato ruolo di protagonista offerto al bravo caratterista Novelli che tutto sommato non sfigura in una divertente commedia in cui la Pozzi interpreta se stessa con una discreta e quasi malinconica prova. Regia non esaltante ma sceneggiatura in cui si sente la mano di Giovanni Veronesi. Nel cast un Ceccherini quasi agli esordi e un plauso al solito impeccabile Carlo Monni.
Rufus68: Pensavo peggio. Il belloccio Gasparri imita Eastwood sin dalla pettinatura e la storia, ovviamente, pesca a piene mani da Scorpio e compagnia. Nonostante le plateali derivazioni (e qualche ingenuità) il film riesce a farsi perdonare le pecche grazie a uno svolgimento piano e godibile. Al di sotto della media Girotti; sorprendentemente spigliato Benvenuti.
Gabrius79: Film che nonostante utilizzi un cast di prim'ordine riesce ad annoiare e non poco. Ogni sorta di storiella è priva di nerbo e si attende la fine della pellicola come non mai. Per fortuna verso la fine arriva Alberto Sordi e salva il salvabile. Nino Taranto è simpatico ma nulla può in presenza di una simile sceneggiatura. Sprecati Dapporto, Billi, Riva e Chiari in ruoli deboli.
Ciavazzaro: Insomma, non mi ha molto convinto. Vitali protagonista in questa occasione non lo reggo, la Russo oltre al corpo non molto può offrire, Carotenuto invece rimane molto simpatico, ottima la cara Valeri. Il film ha qualche raro momento di comicità (solo le scene con la Valeri), ma in generale mi ha lasciato decisamente indifferente.
MEMORABILE: La doccia guardata per sbaglio dai due coniugi con finale a sorpresa!
Graf: Grande affresco popolare della candida Italia contadina prima che patisse il genocidio culturale (Pasolini dixit...) dell’industralizzazione del boom economico, questo film presenta con scrupolo quasi documentaristico e con un sorriso tenero e complice, la vita pubblica e privata del mondo rurale meridionale di 60 anni fa con i suoi pittoreschi tipi umani sani e schietti che accettano, con il buon senso della solidale rassegnazione comune, una vita di stenti ricevuta in eredità da un destino secolare. Ammirevole la ricchezza comunicativa dei dialoghi.
MEMORABILE: La bellezza casereccia ed esplosiva di Gina Lollobrigida e quella più matura, rassicurante ed educata di Marisa Merlini.
Galbo: David Gilmour si "confessa" ad un giornalista della BBC parlando dei suoi esordi e del suo rapporto con la musica. Si ascoltano aneddoti interessanti poco noti sulla formazione del musicista. Interessante la parte dedicata al mitico studio di registrazione galleggiante sul Tamigi abituale luogo di lavoro di Gilmour. Non male, anche se si vorrebbe ascoltare più musica.
Homesick: Ennesima storia di un serial killer psicopatico che prende di mira un poliziotto - guarda caso - stressato e insonne. Un film brutto, girato male, con personaggi scontati e resi da attori (come Reaves e Spader) che in altre occasioni hanno dimostrato di fare assai meglio. Inutile cercare la tensione, perchè non ve n'è traccia. Unico motivo di interesse è la bellezza semplice ed avvolgente del volto di Marisa Tomei, che risalta ancor più da metà film in poi.
Gabrius79: Una sceneggiatura priva di idee e quelle poche che ci sono sembrano aria fritta e stantia. Tanti nomi televisivi e non nel cast, ma nessuno riesce a prevalere su qualcun altro. Jerry Calà ha un piccolo spazio nel film ma niente di che. Peccato anche per Guido Nicheli, sprecatissimo.
Mutaforme: Film tutto sommato ben realizzato ma che inevitabilmente finisce per strizzare l’occhio ai soli fan dello scrittore, mossi dalla curiosità di conoscere la vita del giovane autore del Signore degli Anelli e l’incontro con la moglie, musa ispiratrice. Pochi i contenuti degni di nota, probabilmente solo le scene dal fronte che mostrano quanto ci possa essere di autobiografico nella nota opera fantasy. Da vedere, ma non più di una volta.
Rambo90: Noir pieno d'azione, veloce e coinvolgente, diretto da un Di Leo in gran forma, che riesce a caratterizzare bene personaggi e situazioni. L'inizio è lento ma il film ingrana poco a poco, regalando una seconda parte davvero adrenalinica e mozzafiato, con inseguimenti e sparatorie girate in modo convulso ed emozionante. Belle le musiche di Trovajoli, ottimo Mario Adorf come protagonista. Notevole.
Gabrius79: Carrellata di gag sempliciotte e grossolane che alla fine ci fanno trascorrere un'oretta e mezzo senza troppi pensieri. Grande cast di attori comici e un insolito Ricky Tognazzi. La recitazione è più senza picchi; con una sceneggiatura migliore il film poteva essere un discreto prodotto.
Tomastich: Fare un remake di un noir anni '50 nei grigi anni '90 non è un buon biglietto da visita, soprattutto se si aggiungono le note negative che arrivano da una totale mancanza di tensione: Matt Dillon sembra lontano anni luce dai suoi esordi e i pochi tentativi di risollevare il film spettano solo agli ultimi canonici minuti.
Alex1988: Unico western diretto da Fernando Cerchio, anche se di western, in realtà, c'è ben poco. Anticipa di qualche anno Soldato blu; le violenze commesse dagli indiani, per quanto brutali siano, non vengono mai mostrate. Il film è diretto con mestiere e gli ingredienti dello spaghetti western (sparatorie e scazzottate) non mancano. Nulla di eccelso.
Deepred89: Un bel soggetto con cinque firme di prima categoria (Continenza, Fulci, Steno, Scola e Sordi) non trova la giusta valorizzazione in una sceneggiatura che si limita a una corretta ma convenzionale parabola di uno scettico di professione che si ritrova a sperimentare il paranormale in prima persona. Regia corretta, fotografia corretta, Sordi corretto: nulla che vada oltre le previsioni per un'ora e mezzo che non dispiace ma priva di qualsivoglia slancio o lampo di genio (se si eccettuano un paio di cose: si legga sotto). Finale in discesa.
MEMORABILE: Gli orgasmi femminili al programma di Pippo Baudo; "Sa che cosa ho notato? Che i popoli che ridono di più sono quelli che c'hanno meno da ridere".
Nicola81: Coraggiosa e vibrante denuncia dei crimini commessi dalle autorità in Sudafrica durante l'apartheid, ma anche racconto di una presa di coscienza che porta il protagonista (un convincente Sutherland) a impegnarsi in una giusta causa fino a sacrificare il proprio quieto vivere e non solo. A tratti affiora un certo schematismo, ma a fronte di argomenti di tale portata, narrati in modo così coinvolgente, è impossibile non indignarsi. Ottimo cast di contorno in cui spicca, ovviamente, il cammeo di Brando nei panni dell'avvocato progressista.
MEMORABILE: La manifestazione repressa nel sangue; Il processo farsa; Il finale.
Pessoa: Sorta di crossover di generi del nostro cinema bis in cui il quasi esordiente Pierotti spazia con poca destrezza dal piratesco all'orientale peccando proprio sulle scene d'azione che erano il sale di questi film. La storia c'è, ma la sceneggiatura si perde in mille rivoli con frequenti incursioni nel patetico (secondo i gusti dell'epoca) e il ritmo talvolta langue. A migliorare il livello il budget non risicato, che concede location credibili, e soprattutto il cast, con gente come la Alonso, Serato e Barker (che fu Tarzan), che oltre ad avere un bel fisico sanno anche recitare.
Ciavazzaro: Ultimo film della serie (gli altri sono special). La regia torna al creatore del personaggio, Monkey Punch, che aumenta le dosi di violenza e diminuisce un poco quelle sexy, con uno stile dei disegni che ricorda quello dei manga, dando uno stile più duro, apprezzabile.
MEMORABILE: La scena all'interno del comando del vecchio generale. In mezzo agli scheletri.
Rambo90: Bella commedia, soprattutto nella prima parte, in cui la satira del mondo della televisione e dell'indipendenza della donna regala momenti divertenti e anche un umorismo abbastanza pungente. Poi ovviamente si torna nei canoni con alcuni momenti zuccherosi e romantici. Bravissimi e affiatati Doris Day e James Garner, spassosi i vari cameo di Carl Reiner (sceneggiatore). Buona la regia, notevole.
Daidae: Se ci si ricorda dei film anni 80 di Verdone (gli stupendi I due carabinieri e Borotalco, per citarne giusto due) si rimane delusi e non poco da questa commedia, in cui a parte la azzeccata coppia Gerini-Verdone, delle altre quattro coppie di sposi c'è poco da salvare. Leggera nostalgia anni 90 quando si sentono i telefonini squillare (oggi è roba comune, ai tempi era un'altra cosa) e.. basta. Per il resto non emoziona. Non brutto, ma deludente.
Vitgar: Non un granché, anzi. Probabilmente è sbagliata l'idea di partenza, che si basa su un western concettualmente controtendenza. La trama è costruita su stereotipi troppo sfruttati per mantenere l'attenzione dello spettatore. Buone le ambientazioni geograficamente particolari (è girato in Israele), la fotografia. I dialoghi sono banali e pagano lo scotto di un malcelato impegno sociale.
Homesick: La commedia di Racioppi, da lui stesso proposta per il teatro, si avvicina ai temi della Roma risorgimentale di Magni, ma il suo errare stanco tra situazioni boccaccesche, ricerca della paternità e uno stonato epilogo drammatico e strappalacrime non conduce da nessuna parte. Tolto un Capolicchio fuori parte e un non indimenticabile Moschin, gli attori se la cavano: Giannini si conferma poliedrico e la Merlini si bea del suo tipico ruolo da matrona bizzosa; brava anche la Valturri, che comunque nel suo breve curriculum da Germi in poi non ha mai deluso. Bella e candida la Bach. *!/**
MEMORABILE: La Merlini: «Omo sbronzato, oppure nato stanco, nun alza paglia e femmena va in bianco».
Daniela: Il ricco vedovo Don Arpagone cerca di evitare nuove nozze per sé ed intanto briga per far sposare convenientemente i suoi due figli, senza considerare che entrambi hanno già trovato l'amore altrove... Dopo il Malato immaginario, Cervi ripropone la coppia Sordi/Antonelli nella trasposizione di un altro capolavoro di Molière con risultati ancora più sconfortanti, soprattutto per la prova mediocre di Sordi che oltretutto schiaccia quella del resto del cast. Resta il rammarico per il mancato incontro tra l'attore ed il personaggio in altri tempi ed in altre occasioni.
Siska80: Nell'antica Grecia una topolina e un gatto si alleano con Giasone e gli Argonauti per fermare l'ira del dio Poseidone. Cartone rivolto a un pubblico di tutte le età nonostante i protagonisti siano ancora una volta animali antropomorfizzati (i quali però qui interagiscono anche con gli umani): non male, nel complesso, a fronte di una trama semplice semplice in grado comunque di offrire ritmo, avventura e più di un momento di sana ironia. Dal punto di vista del design il dettaglio è abbastanza elevato, gli sfondi sono colorati, l'animazione e gli effetti speciali più che sufficienti.
Gugly: Forse stava per finire la pellicola o c'era un aereo da prendere, fatto che sta che i Vanzina hanno girato ad una tale velocità che il film fa acqua da tutte le parti per pochezza delle gag, volgarità ("Saracinesca" inqualificabile, seguito a ruota da "Extralarge" e "Giovedì") e buchi di sceneggiatura (riguardate bene di nuovo "Giovedì"). Per fortuna Proietti anche solo con poche battute si conferma istrione di classe, per poi papparsi tutti nell'ultimo episodio che unico ha scatenato risate in sala. Ma basta questo?
Daniela: Abbandonata dal marito dopo oltre 20 anni di matrimonio, una donna senza figli trova una nuova ragione di vita affezionandosi ad un bimbo siriano ospitato in un centro di accoglienza profughi... Storia edificante affossata dalla sciatteria formale. Se l'Avati uomo è mosso da lodevoli intenti, l'Avati regista appare svogliato e fuori forma. Anche Laura Morante replica stancamente il suo personaggio abituale di donna benestante nevrotica, perennemente oltre l'orlo di una crisi di nervi, ormai più efficace come macchietta comica che in chiave drammatica. Film pedissequo.
Pigro: Ex suicida interviene nella lotta tra angeli e demoni sperando di ottenere il perdono di Dio e accedere al paradiso. Un film manierista: perduto ogni senso del mistero e del sacro (sia pure in versione spiritista) rimangono le strutture narrative, i personaggi e soprattutto gli effetti speciali. Lawrence dipinge un affresco di grande effetto (e molti compiacimenti estetizzanti), ma freddo, sovrapponendo alla trama il sapore ironico del solito film americano con il protagonista cinico e svaccato, erede dei detective anni 40. Bello senz'anima.
Homesick: Il continuum che dal romanzo “Cuore di tenebra” di Conrad giunge ad Apocalypse now passa anche per questo western di Douglas, interessante per l’ampio influsso esercitato sul nascente western di casa nostra almeno per due aspetti: il suo colorito quartetto di protagonisti - in testa l’insubordinato sudista Boone e i deliri di onnipotenza di o’Brien - e il suo epilogo spettacolare, poi ricalcato da Peri nel bizzarro Tre pistole contro Cesare. Girato quasi esclusivamente in esterni, con massimo risalto degli aridi paesaggi fotografati in Cinemascope.
Tarabas: In piena era Clinton, raccontare la storia di un presidente carogna che ci rimane secco mentre si sollazza con una segretaria sa quasi di instant movie. Fortuna che c'è un sosia pronto all'uso per i maneggi sporchi del Segretario di Stato. Divertente e ingenua commedia che aggiorna il classico tema alla Capra dell'onest'uomo che smaschera i potenti con la semplice osservazione della realtà per come è. Bravi Kline e la Weaver. Buonissimo cinema d'intrattenimento, ben fatto e di buon gusto.
Giacomovie: Il noto chirurgo Can si innamora di Zeynep, un'umile ragazza delle pulizie, che però nasconde un segreto. Discreto film turco che tratta i sentimenti in modo efficace, senza ingenuità ed eccessi zuccherosi. La storia d'amore viene esposta districandosi bene tra episodi spensierati e altri drammatici. Gli attori recitano in modo decoroso e il finale dapprima sembra scontato ma poi ci si ricrede.
Rigoletto: Scorsese filma una buona pellicola che gioca tutta sulla tensione di quale infiltrato verrà scoperto per primo. Un botta e risposta continuo e un'adrenalina spalmata in lungo e in largo lasceranno un annichilito spettatore in balia della rosa dei venti. Attori tutti in palla anche se Baldwin, data la bravura (che lampeggia nelle sue scene), avrebbe meritato più spazio. Tra il ghigno di Nicholson e l'integrità di un grande Sheen rimane il dubbio con chi schierarsi. Forse eccessivo nel minutaggio.
Nando: Una vicenda indubbiamente gravosa con una coppia che genera figli per poi venderli e una ribellione materna emotivamente giusta. Una pellicola sempre tesa che regala solo pensieri e situazioni mai piacevoli (d'altronde è il tema a essere triste). La Ramazzotti è totalmente in parte come Bruel, qui un laido senza fine. Bel cameo per Fantastichini, finale con speranza.
Lupus73: Survival tra le nevi dell'artico: pilota in panne attende soccorsi in elicottero, il quale si schianta così che lui dovrà pensare a salvare anche l'unica superstite. Pellicola molto minimale con fotografia d'eccezione e rarissimi dialoghi che lasciano spazio all'altra grande protagonista: la stupenda ambientazione bianca. Per chi ama il survival d'azione potrebbe capitare di annoiarsi, dato che l'unica scena con un po' di movimento è quella con l'orso polare (avrebbe meritato uno sviluppo maggiore). Un finale aperto ma che negli ultimi fotogrammi ci fa capire come andranno le cose.
Daniela: Ennesimo film con una fanciulla che spara come un tiratore scelto e mena come un fabbro, tanto da avere la meglio con facilità di scagnozzi grandi come armadi 4 stagioni... Pura routine quindi, ma girata con professionalità da un regista esperto nel genere e messa in scena senza badare a spese quanto ad ambientazioni. Se Jackson resta piuttosto defilato, la bella Maggie Q e il fascinoso Keaton duettano con eleganza rendendo potabile la visione anche se si avverte la mancanza di una sceneggiatura più articolata e meno prevedibile nei suoi eccessi e nella sua inverosimiglianza.
Siska80: Nulla di nuovo sul versante trama: il solito ex bambino che ha assistito all'uccisione di un familiare si mette in marcia per realizzare la sua vendetta; e giù con scontri armati, inseguimenti in auto, ambigue figure femminili, patti di sangue e un prevedibile finale della serie "to be continued". Non male il cast, la regia dinamica e il montaggio; peccato per qualche dialogo (colmo di retorica) di troppo che in teoria servirebbe a descrivere meglio la psicologia dei personaggi, ma in realtà provoca solo un rallentamento del ritmo (in film del genere l'introspezione è superflua).
Magi94: Si regge sulle sole gambe di Gaber, nel senso che il punto forte sono i filmati di repertorio che ripercorrono i suoi più di quarant'anni di carriera. Non convince invece del tutto l'idea alla base del documentario, che pare più un espediente per far pubblicità alla fondazione Gaber e a tutto un folto gruppo di personalità artistiche e televisive italiane, che in quanto amici della produzione, almeno si suppone, si ritrovano a dire la loro sul cantautore. Da salvare quindi solo gli interventi veramente interessanti (Bersani, Luporini, Capanna, Gianco e pochi altri).
Anthonyvm: Lei e la figlia finiscono nel programma protezione testimoni dopo che un serial killer evaso si è messo sulle loro tracce; il problema è che l'amico ha cambiato faccia. Modesto thriller TV di Souman, ancora alle prese con plot largamente inverosimili e piccoli colpi di scena a garanzia del minimo sindacale di effetto sorpresa (questo a costo di venire a patti coi red herring macchiettistici). Anche se non si può parlare mai veramente di tensione, il climax del terzo atto è costruito correttamente, in attesa dell'ovvio lieto fine. Cast nella media, con un Mandylor di buona presenza.
MEMORABILE: I ritagli di giornale; L'assassinio del chirurgo plastico; L'intruso in casa (e la risibile rivelazione in merito); La sostituzione dell'identikit.
Saintgifts: Ho visto la versione colorata del film. Devo dire non male, anche se il b/n è insuperabile. Se si accetta il modo, scelto dal regista, di mandare il reggimento al massacro (una incomprensibile carica contro nessuno) il film è molto buono con una eccezionale descrizione della vita militare e non, nel forte e la caratterizzazione di diversi personaggi umani e ambizioni. Del resto il cast è ad altissimo livello. La Monument Valley è l'imponente sfondo e tante sono le scene dove gli stuntmen fanno spettacolari cadute. Un po' di retorica Fordiana.
MEMORABILE: All'inizio del film il dialogo tra i conduttori della diligenza e il colonnello (Henry Fonda). La "distruzione" del whisky da parte dei sottufficiali.
Magnetti: Film veramente azzeccato. Gli attori poco conosciuti (a parte Carlyle) recitano benissimo e sono ben diretti dal regista che senza eccessi e/o volgarità li traghetta fino alla scena finale summa in chiave inglese-umoristica del riscatto dalle difficoltà della vita ed in particolare della frustrazione dell'uomo che cerca lavoro e non lo trova. Infatti, mettendosi a nudo di fronte a una platea, sembrano quasi urlare: "noi siamo fatti così e ce ne vantiamo" (non hanno proprio fisici scultorei, tranne il "boa" del superdotato).
Pemulis: Pregi e difetti del tradizionale "film d'autore". La sceneggiatura basata su monologhi fa ostruzionismo, ma la bellezza delle immagini (quasi mai estetizzante) è sufficiente per arrivare fino in fondo. Interpreti carismatici e attraenti, specie in bianco e nero. Bruno Ganz spettacolare, Solveig Dommartin e Otto Sander bellissimi. Colpo di genio la presenza di Peter Falk nel ruolo di se stesso. Non si capisce bene perché ci sia un concerto di Nick Cave durante il film.
Galbo: Da qualche anno la serialità è una cifra distintiva del cinema blockbuster che paradossalmente si applica anche ai prodotti dal non grande successo commerciale. E' il caso di un film che non ha fatto certo la storia ma che ha trovato un sequel realizzato con l'"innesto" di attori come Dwayne Johnson e Bruce Willis. Il risultato è una macchina spettacolare nella quale la trama è un pretesto e che è una sorta di sommatoria di sequenze action con personaggi spesso improbabili e che dura troppo. Spettacolare ma il cinema sta da un'altra parte.
Dengus: Un Rimini Rimini fuori tempo massimo, quando ormai l'onda del successo di certi film è già stata cavalcata da tempo. IL buon Jerry non incide più di tanto, forse perché non aiutato da una sceneggiatura e una scenografia decenti; al contrario il duo Teocoli-Di Francesco si comporta molto bene, regalando qualche simpatico momento che ci riporta al decennio precedente, così come Marino, che nella sua parte di medico "colorato" strizza l'occhio a temi come il razzismo e l'immigrazione. C'è di meglio, ma sicuramente meglio dei cinepanettoni odierni.
Silvestro: Prima ora scoppiettante, seconda un po' in sordina con un finale che non convince appieno. Nel complesso un buon film, con momenti molto azzeccati (come quello del primo viaggio tra Giordania e Iraq). Hill è il vero mattatore, Teller una discreta spalla, Cooper abbastanza evanescente. Scelti bene i brani musicali, soprattutto quelli che accompagnano le scene migliori.
Rocchiola: Il capolavoro fantascientifico per antonomasia. Uno dei pochi film del genere che risulta plausibile sotto il profilo scientifico, anticipando di fatto l’iconografia documentaristica alla Superquark. Riducendo al minimo i dialoghi Kubrick riesce a far parlare le immagini creando una vera e propria sinfonia audio-visiva alla ricerca delle origini dell’uomo e dell’universo. Rilevante anche per il tema del rapporto tra uomo e intelligenza artificiale incarnata dal computer HAL 9000, che rimarrà uno delle più celebri anime nere in celluloide.
MEMORABILE: Il monolite; Lo stacco osso-astronave; L’allunaggio sulle note di Strauss; HAL che legge il labiale di Bowman e Poole; La disattivazione di HAL.
Nicola81: Puntata davvero insolita per il suo alternare presente e passato: la trama gialla si svolge infatti nel 1860, con la Guerra di Secessione ormai alle porte e un'antenata di Jessica Fletcher (ovviamente sempre interpretata dalla Lansbury) che indaga su un delitto di cui è accusato un suo schiavo di colore. Trama interessante e non priva di tensione ma con un finale che, per quanto giustificato dal contesto, lascia l'amaro in bocca dal momento che stavolta la giustizia non trionfa. Efficace la denuncia dell'intolleranza che si respira nel Sud degli Stati Uniti, buona spalla la Rashad.
Pinhead80: Appena fresco di laurea "Ago" cerca di inserirsi nel mondo del lavoro, ma l'unico impiego che trova è il fattorino per il pony express. Riuscirà a farsi apprezzare e a innamorarsi di una ragazza apparentemente irragiungibile. Film cucito su misura del protagonista che può tranquillamente snocciolare i suoi classici tormentoni. La storia non è un granché e fila via tra un cliché e l'altro senza momenti che si ricordano particolarmente come divertenti. Da sottolineare invece le scene di nudo della Ferrari e della Taschini, che si trasforma da ingenua ad assatanata per amore.
Reeves: La cosa che maggiormente colpisce del film è lo iato totale tra il prog (la musica complessa che si poneva problemi ed esprimeva concetti) e la struttura narrativa da carosello demenziale, con i trip che accentuano il loro aspetto psichedelico pescando a piene mani dal repertorio visivo pensato da Lester per i Beatles. I vari gruppi e cantanti sono appiccicati, la Giorgelli burina non si può vedere.
Ciavazzaro: Ultimo film della serie (gli altri sono special). La regia torna al creatore del personaggio, Monkey Punch, che aumenta le dosi di violenza e diminuisce un poco quelle sexy, con uno stile dei disegni che ricorda quello dei manga, dando uno stile più duro, apprezzabile.
MEMORABILE: La scena all'interno del comando del vecchio generale. In mezzo agli scheletri.
Pigro: Uccide la sua ragazza, figlia di un riccone, poi sposa la gemella e intanto fa fuori scomodi testimoni. Della serie: mai fidarsi del marito, soprattutto se è tanto caro e gentile. L'idea non è nuova, e qui per giunta non è resa al meglio: tutto è incastrato bene, a parte qualche ellissi e qualche incongruenza di troppo, ma manca l'atmosfera giusta e mancano gli attori giusti. Il finale, poi, è un po' appiccicato, e le motivazioni dell'assassino sembrano un po' da sociologia spicciola, ancorché verosimili.
Cerveza: Il ruolo di protagonista è affidato a un discreto caratterista come Mulè, ai più semplicemente noto come voce dell'orso Yoghi, a cui si cuciono pure addosso i panni del predatore sessuale. Film di una tale pochezza e sciatteria che mette quasi amarezza. Ma nella sua nullità possiede comunque un motivo d'interesse storico: è l’ultima apparizione della divina Rosalba Neri. Un’uscita di scena celebrata con l'ultima "uscita di seno" esibita con la classe endemica di una diva che concede l'ultima poppata ai fans.
MEMORABILE: L'ultimo seno nudo della Neri (lacrimuccia).
Kanon: Se Pieraccioni portò la Spagna in Toscana, la Francisca va direttamente in terra iberica. Ribaltate i ruoli e il film è tutto qua: il ciclone 2, (quasi) vent'anni dopo. Favoletta ovvia, prevedibile e scontata epperò condotta con regìa spigliata, con più d'una battuta a buon fine, grazie soprattutto al frizzante cast ispanico in grado di rendere alcuni personaggi meno macchiette del solito. Poco stupido per la tv, poco sofisticato per i cultori del genere. Il titolo vorrebbe essere brillante e pseudo-surrealista, invece è gratuitamente sciocco.
MEMORABILE: La bimbetta che parla in inglese; Il Generale di Hector Alterio.
Nando: Solido dramma contro il razzismo sudafricano degli anni 80. Una denuncia lucida che si avvale di un monumentale Sutherland ben coadiuvato dal resto del cast. Cameo autoriale di Brando che regala frasi di puro interesse. La denuncia arriva come un colpo al cuore e mostra la grande vergogna del sistema della nazione. interessante l'addio della famiglia al denunciante.