Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Homesick: Modesta commedia sexy che trae spunto dal samperiano Malizia e dalle goliardate felliniane per dare il via al nutrito filone delle insegnanti. Funziona discretamente soltanto all'inizio, quando vengono introdotti i vari personaggi con relative caratteristiche (tra cui Vitali che si esibisce in un peto lanciafiamme, presago di Pierino); il resto è inutile ripetitività.
124c: Il film tv con il regista dei primi episodi della prima serie, parte come parodia dei film di James Bond, con Zenigata costretto a chiedere aiuto a Lupin III per debellare un'organizzazione segreta chiamata Shotshell. Poi deraglia nella commedia nera, per via di Jigen che ha un rapporto difficile con la Lupin-girl di turno, la scienziata Karen. L'idea di Lupin che ruba i soldi alla "Spectre" di 007 mi diverte assai. Grande anche la bellissima Fujiko che, per una volta, fa la scelta giusta!
MEMORABILE: I vari modi in cui Jigen e Goeomon riescono a scampare alla morte, il killer dell'ICPO che sembra Schwarzenegger che sta con i terroristi.
Modo: Miss Italia a Stresa e non a Salsomaggiore Terme come era normale credere! Film di denuncia, che fa sorridere nonostante abbia momenti di drammaticità. Coletti ci regala un bell'affresco degli anni '50. Splendida la giovane Gina Lollobrigida ma dal momento che siamo a Miss Italia tutte le ragazze sono un bel vedere! Spaccato di una società archiviata nei libri della storia d'Italia.
Nando: Tipica commedia erotica italiana anni 70 in cui emergono le figure della moglie vogliosa e il marito impotente. Trama impreziosita dalla verve di Montagnani e da altri caratteristi, nonostante lo sviluppo narrativo tenda allo scontato. La Fenech è sempre lei mentre Lovelock è monoespressivo. Nel complesso dignitoso ma poco originale, anche se l'evidenziazione del perbenismo di facciata si nota.
Lucius: Divertente special che condensa in tre atti il meglio delle avventure di Lupin 3rd. Tra rocambolesche avventure e colpi di scena, in una grafica di tutto rispetto, un prodotto che farà felice gli estimatori di Lupin III. Un antico tesoro legato addirittura a Napoleone fa gola ai paesi del G7 e Lupin, vantando discendenze col famoso condottiero, si ritiene legittimato ad appropriarsene. Hai mai sentito parlare del dizionario personale di Napoleone Bonaparte?
MEMORABILE: Il cambio d'identità tra Lupin e l'ispettore Zenigata.
Il ferrini: Disarmante tentativo di aggiornare le vicende dell'Ubalda originale, mantenendo l'impianto decamerotico ma inserendovi una sorta di satira sulla televisione (le televendite durante i processi o gli stacchetti delle ballerine prima dei roghi). Se Pippo Franco e D'Orsi non sempre funzionavano, Martufello e Vastano sono molto peggio, e l'insistenza sui regionalismi nel linguaggio di tutti i personaggi alla lunga è irritante. Il comparto femminile è tanto bello quanto mediocre nella recitazione. Non si ride mai.
Il Gobbo: La svalutazione non è per il film in sè: vari specialisti di blockbuster americani baratterebbero la famiglia per fare un lavoro del genere. Ma la firma suscita esigenti appetiti, e se il risultato è, come qui, tanto impeccabile quanto impersonale, si potrà capire un briciolo di dispetto. Non giova, probabilmente, la presenza di Harrison Ford, eterno ritorno di se stesso e a dire il vero bravo, che però automaticamente dà al tutto una patina di film da Anna Praderio. Bonissima la Seigner.
Nando: Discreta trasposizione cinematografica dell'opera letteraria di Hugo. Ambientazioni ben realizzate con particolare attenzione alle figure del protagonista e dell'ispettore. Il cambiamento interiore del protagonista è ben tratteggiato. Buono il cast, anche se Neeson non mi ha convinto del tutto; meglio Rush.
Puppigallo: Una sceneggiatura minore per due grandi caratteristi. Il risultato è una discreta commedia di confine grazie a Totò e Fernandel che animano un copione non sempre alla loro altezza. Qua e là Fernandel sovrasta persino Totò, grazie alla sua apparente pacatezza e rassegnazione, pronte però a trasformarsi in esplosività quando gli danno e tolgono l'identità. Inutile dire che il resto del parco attorico è più che altro di contorno, a parte il capo delle guardie francesi di confine. Nel complesso non è male, lasciandosi vedere fino al movimentato epilogo.
MEMORABILE: Il poliziotto: "Piccioni viaggiatori?". E Totò: "No, piccioni pedoni"; Fernandel cammina sulla linea del confine. Totò con la lista nera e postilla.
Daniela: Ambientata nell'incantevole cornice ischiana, una commedia sentimental-turistica a episodi più o meno intrecciati come erano di moda in quel periodo, inferiore alle attese considerato il nome del regista, le tante firme in sceneggiatura e il cast che conta pezzi da novanta e buoni caratteristi. L'episodio più strutturato vede De Filippo avvocato difensore di una ragazza accusata di oltraggio al pudore, mentre in quello più banale De Sica viene fatto dubitare della paternità del figlio in arrivo, ma comunque le occasioni di sorriso sono davvero poche.
lovejoy: Il film che celebra il tramonto del western classico tra polveri e fiumi di sangue è diretto con maestria dall'ultimo autentico maestro del genere, Sam Peckinpah. Da un breve racconto di Walon Green, Peckinpah mette in scena una vicenda cruda, violentissima, con personaggi votati alla sconfitta e alla morte. Splendido il montaggio, sopratutto all'inizio e nella sparatoria finale, diventata un vero e proprio classico. Cast insuperabile
capitanato da Holden e Borgnine. Un classico.
MEMORABILE: I quattro superstiti, dopo aver crivellato di colpi Mapache si guardano, sorridono e la decisione è presa. Sta per partire il massacro finale...
Didda23: Simpatica commedia romantica che gioca sul presupposto che gli "opposti alla fine si attraggono". Niente di originale da un punto di vista narrativo (finale, ovviamente, compreso), da annoverare nella schiera di quei film "rassicuranti" e che danno speranza agli eterni sognatori. Formalmente si vede che c'è una produzione di livello che lo discosta da molti prodotti alla Hallmark. I protagonisti sono - more solito - bellissimi e brillanti, anche se le rispettive caratterizzazioni non sono proprio tondissime. Un'opera indicata unicamente agli appassionati del genere.
MEMORABILE: Le visioni differenti in ambito lavorativo; L'appuntamento fatto per ingelosire; In ascensore.
Panza: Gli stilemi narrativi sono quelli già visti innumerevoli volte nelle pellicole sportive, ma trasportati nelle competizioni di spelling, molto partecipate nelle scuole americane tanto da essere svolte a livello nazionale. Alle gare viene dedicato fin troppo tempo (la durata di quasi due ore è spropositata), parti in cui la sequela di compitazioni e definizioni si fa eccessiva, mentre una maggiore misura ed efficacia si ravvisa quando il focus si sposta sul lato umano dei protagonisti. Quasi inevitabile, visto il genere, un certo buonismo in certi momenti, comunque non così fastidioso.
Herrkinski: Non si capisce bene cosa volesse fare Calà: glorificazione della bella vita in Costa Smeralda, screditamento dei vip e delle pulzelle che li seguono con la speranza di "svoltare", ritratto generazionale, film vacanziero? In ogni caso fallisce su ogni fronte e pur risparmiandoci la demenzialità del successivo Operazione vacanze, dipinge un'umanità deplorevole, che intristisce profondamente. La spensieratezza degli '80 sembra svanita dietro a luoghi comuni e moraline di facciata e alla fine si salva l'unico "puro" rimasto, il simpatico Nicheli.
MEMORABILE: L'ultima apparizione di Nicheli e del suo "See you later!".
Galbo: Una cornice paesaggistica di tutto rispetto (per forza, siamo in Provenza!) fa da sfondo ad una commedia dal target familiare. Si tratta del classico confronto generazionale e geografico tra nonni e nipoti, città e provincia. Benché non priva di luoghi comuni, la vicenda si lascia seguire sia per la bellezza del contesto che per la bravura e la simpatia degli attori, specie i veterani (ma anche i giovani se la cavano anche se il doppiaggio italico non è il massimo). Non male.
Myvincent: Dal ring agli incontri di braccio di ferro il passo è breve, se il protagonista è il solito Stallone nei panni di uomo in cerca di riscatto sociale ed economico. Il format sembra quasi televisivo e la storia è una favoletta innocua cucita apposta sul fisico scultoreo della star che, però, qui recita decisamente male. Il tutto funziona comunque, specialmente nel finale “over the top” e nella colonna sonora firmata Giorgio Moroder.
Puppigallo: Guerra all'acqua di rose in questa commedia, dove Tognazzi fa gran parte del lavoro, mentre Wilson si limita a "professorizzare", guardandosi bene dal cambiare troppe espressioni (simpatici alcuni botta e risposta). La Sandrelli (comunque, molto naturale) è una piacevole presenza e nulla più; e le quasi comiche dei due protagonisti, che utilizzano vari espedienti per cavarsela in ogni situazione, anche le più pericolose, contribuiscono a non raffreddare l'interesse dello spettatore, che non dovrà però avere troppe pretese. Comunque, non male. Nota di merito per le cartine poetiche da rollare.
MEMORABILE: Tognazzi: "Su con la vita, nonnetta, a vostro nipote ci penso io"; I paesani "inferociti"; "Buca, dosso, buca con acqua, buca con fango...".
Rambo90: Seagal è un maestro di kung fu chiamato a liberare una ragazza dai poteri magici rapita da un trafficante di donne. Trama insolita, al servizio di una storia sull'onore e sull'usare le arti marziali per buone cause, scritta da Seagal stesso che per una volta impone regia cinematografica e una certa cura nell'insieme. Ci si diverte: belle coreografie di combattimenti come ai vecchi tempi, un pizzico di ironia e dialoghi sul senso della vita. Qualche ingenuità qua e là ma nel complesso si tratta di una specie di canto del cigno riuscito bene.
Pesten: Cartuccia sparata a salve. Il lato psicologico/thriller/investigativo è di livello, supportato da un ottimo Hawke e da una storia che senza colpi di scena e senza mostrare nel dettaglio, riesce comunque a essere scorrevole e risultare interessante, grazie anche all'ottima fotografia. Quando vengono inseriti momenti (simil)horror per spaventare, in realtà il tutto perde colpi e viene in parte rovinato. Finale che lascia con l'amaro in bocca, proprio per via di come ci si è arrivati, attraverso le intromissioni horror. Watson impalpabile.
MEMORABILE: La piccola cittadina americana, capace sempre di spaventare con la sua chiusura mentale.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Cotola: Pessimo filmaccio che ha ben poco a che fare con la saga arturiana che viene pesantemente edulcorata al fine di poter essere presentata con successo ad un pubblico giovanile un po' ignorantello e che non va troppo per il sottile. I risultati purtroppo si vedono e la pellicola non è buona nemmeno dal punto di vista avventuroso e del puro intrattenimento. Anche la tecnica latita.
Stubby: Sinceramente la prima volta che lo vidi non mi piacque molto. Adesso invece ho cambiato idea: il film, pur non essendo una pietra miliare, si lascia vedere e presenta alcune situazioni piuttosto divertenti. Da ricordare la compianta sora Lella e soprattutto l'odioso bambinone grasso.
Fedeerra: Jasmine è ormai nella trappola del monotono, come la vita di un alcolizzato dipendente dai barbiturici, afflitta da una vita monomaniaca che gira come una giostra attorno ad un unico sogno, quello di ritrovare la vecchia, lussuosa strada perduta. La regia di Allen sta tutta nella scrittura; a trainare il film è Cate Blanchett, borghese anti eroina tragica e logorata, decadente e sublime come solo le grandi attrici sanno essere. Un piccolo, splendido film.
Panza: Dopo il chiassoso BagnoMaria, Panariello decide di partecipare a una commedia più pacata e particolare con un parterre di contorno mal assortito. La sceneggiatura (cui ha partecipato Carlo Pistarino, che ha un ruolo nel film) zoppica notevolmente azzeccando pochi momenti anche a causa del protagonista poco incisivo, che al cinema non è mai riuscito a funzionare. Misteriosamente il film ha un filo logico che non lo rende proprio da buttare via anche grazie a una colonna sonora furba e a una regia discretamente curata (bene aver diretto a 4 mani).
Panza: Una storiella d'amore esile fa da sfondo a questo filmetto innocente senza infamia né lode. Come perno centrale di questa vicenda c'è naturalmente la casa citata dal titolo, davvero pittoresca. Trattandosi di un remake, viene istintivo fare confronti con il film del 1958 a cui Papavassiliou si è ispirato. Deutschmann non è Grant e la Koschitz non è Sofia Loren: gli attori sono infatti televisivi. Lasciando tuttavia perdere questi ingloriosi confronti si potrà assistere a un film che intrattiene e fa passare il tempo. Mediocre.
Xamini: Siani non è gramo, quanto a mestiere, ma rispetto a Troisi manca forse di candore, più probabilmente di poesia. Qui è anche vittima di una sceneggiatura deboluccia, in cui si arrabatta come può tra una gag e l'altra ma non riesce a portare il film troppo oltre la sequela di battute. Lei è bella, per carità, ma di questi meccanismi ciclonici ne abbiamo visti a sufficienza.
Oggi non lo si ricorda più perché si oltrepassò indenni anche quella funesta profezia, ma il 2012 fu l'anno in cui, secondo le più comuni interpretazioni del calendario Maya, il mondo sarebbe dovuto finire. Ce l'aveva ricordato Emmerich col suo kolossal del 2009, lo ribadisce questa piccola produzione tv di Jason Bourque che prova a mescolare le antiche religioni alle teste dell'isola di Pasqua, agli allineamenti dei pianeti con l'equatore galattico e, purtroppo, a una verga premonitrice che, se impugnata, è in grado di mostrare il futuro attraverso...Leggi tutto veloci flash semi-incomprensibili (troppo facile altrimenti...). Il fondamentale strumento di precognizione è in mano allo scrittore Rupert Crane (Walker), il quale l'aveva fin lì usato per fare il suo figurone davanti al mondo, scriverci un best-seller e guadagnarsi la fama di affidabilissimo Nostradamus moderno. Per il nuovo libro esige che il manoscritto venga ritirato nella sua abitazione da tale Eric Fox (Buckley), correttore di bozze della casa editrice il quale parte subito e lì vi incontra Brook (Staite), una giovane studiosa di civiltà scomparse convocata a sua volta dallo scrittore. Che però li aspetta in loco morto stecchito, con l'obbligo di sorbirsi su telecamera il video da lui lasciato, in cui spiega cosa i due dovranno fare per salvare il mondo dall'imminente apocalisse. Già, perché se sulle prime avevamo assistito alla solita frantumazione improvvisa dell'asfalto (uno degli effetti in CGI più abusati), poi i terremoti fanno danni ben maggiori polverizzando mezza New York. E c'è spazio pure per il Belpaese: "Hai saputo dell'Italia, Brook?" le comunica via telefono un amico. "No, che è successo?". "E' collassata nel Mediterraneo. Come Atlantide!" Capito? Tutti insieme a fondo in pochi minuti. Vabbé, the show must go on. E infatti i nostri due eroi proseguiranno nella loro avventura (che prevederà diverse impugnazioni della verga premonitrice) preoccupandosi di sfuggire ai soliti agenti governativi con cattive intenzioni, guidati da un militare (Dale) che ne sa più di tutti su Crane e la sua verga (ehm...) e da uno sparatore professionista (Rick Ravanello, fortunatamente il nome dell'attore e non del personaggio) che fisicamente sta a metà tra Schwarzenegger e Van Damme. Gli inseguimenti nei boschi (compreso l'incontro con uno strano tizio dall'aria saggia) non sono dei più entusiasmanti, il parco attori idem (pur non potendolo annoverare tra i peggiori) e la storia trova qualche intuizione sfiziosa giusto nel finale, riducendosi per il resto a riciclare effetti già visti (e altrove meglio realizzati) con abbondantissimo uso di computergrafica. L'insieme insomma pare leggermente superiore ai soliti catastrofici a zero budget del genere, ma certo la cosa non è sufficiente a intrattenere come si deve. Anche perché se nelle prime scene e fino all'arrivo nella casa dello scrittore il film prometteva un certo alone di mistero, dall'entrata in scena della magica verga si dà l'impressione di sconfinare nel fantasy più bamboccesco, dal quale si riemerge solo saltuariamente lasciandoci comunque l'impressione del solito film usa e getta...Chiudi
Ciavazzaro: Se il romanzo di Alexandre Dumas è notevole, questa trasposizione no. Leonardo Di Caprio come protagonista è davvero sconcertante, se non osceno e nel suo doppio ruolo (meglio quello con la maschera...), non offre nulla di buono. Cito Jeremy Irons, ma regia piatta.
Siska80: L'intento probabilmente era di satireggiare su chi detesta le anomalie fisiche attraverso la deprecabile figura di un presidente, il cui obiettivo è togliere di mezzo quelli che lui definisce "brutti" (e il finale edulcorato parrebbe confermarlo); ne vien fuori invece un film claustrofobico, inquietante perché figlio di un'epoca nella quale il bullismo imperversa e tante sono le vittime che si tolgono la vita in quanto schiacciati dall'umiliazione. Bravo il cast giovanile, buono il ritmo, lodevole l'ambizione di scuotere le coscienze da una parte incitando a reagire dall' altra.
MEMORABILE: Le interviste; Il salvataggio; La manifestazione.
Paulaster: Commedia di costume a maglie larghe che ci dipinge come retrogradi e bigotti. Una cartolina che si apprezza per lo scostamento tra le ambientazioni (gli esterni siciliani su tutto) e l'attenzione di Monicelli. L'inseguimento della Vitti lascia qualche sorriso per le movenze e la parlata, mentre il corredo ospitante è raffazzonato. Forzature nelle guide delle macchine e il poco sfruttare il tema del divorzio (in Italia non era ancora in vigore) spuntano il risultato complessivo.
Saintgifts: Buono senz'altro lo spunto, riassunto meglio dal titolo originale, dove la differenza di cultura e religione faccia essere stranieri tra loro appartenenti alla stessa Nazione e addirittura alla stessa città. Meno buona la realizzazione, troppo schematica e priva di profondità, del film. Una Griffith stanca, già poco credibile come poliziotta, lo è ancor meno (colpa anche della pessima sceneggiatura) come seduttrice di un eletto appartenente alla rigorosa comunità hasidica. Interessante comunque l'aspetto religioso e commerciale evidenziato.
MEMORABILE: La lettura della Cabala, circa l'erotismo.
Capannelle: Uff, il tipico film di poca sostanza disegnato sulle figure care all'americano medio. Il camionista muscoloso e dall'abbigliamento casual, con simpatico bambino al seguito, non può mancare di esaltare intere fasce di spettatori seguaci della Stallone-mania e del mito dello sfigato da redimere. Come campo di battaglia (e immancabile metafora della vita) non c'è più il ring, si passa ai campionati di braccio di ferro.
Disorder: Sarà che, non essendo proprio il mio genere di commedia, l'ho affrontato praticamente senza la minima aspettativa (l'ho visionato per la pura curiosità di vedere all'opera Simona Ventura e la Canalis), ma sinceramente mi aspettavo di peggio. Comunque una commedia di scarsissima qualità, infarcita di attori impossibili e delle solite volgarità assortite; anche nei momenti migliori al massimo si sorride (quasi sempre grazie a Frassica o alla Mannino). Miracolosamente ho invece persino apprezzato qualche battuta Salvi. Insomma, qualcosa da salvare c'è...
MEMORABILE: I titoli di testa stile anni 80; La Mannino al telefono con dei clienti: "Perché, si sente che sono siciliana?" (detto con accento pesantissimo!)
Puppigallo: Simpatico avventuroso che, se non fosse per Curtis e il suo personaggio, la maschera di porpora, una sorta di Zorro, ma più discreto, avvezzo alla favella e tendente a prendere tutto con ironia, sarebbe solo un fumettone decisamente datato, che ormai ha fatto il suo tempo. Invece, grazie ad alcuni scambi verbali e alla verve del protagonista, che sembra avere sempre un asso nella manica, il tutto scorre con una certa fluidità. Nel complesso non male.
MEMORABILE: Curtis sventola la lettera perchè il profumo arrivi alla ragazza; Come liberarsi di due guardie a cavallo e tornare a conversare in carrozza.
Nando: Western di stampo classico con tutte le caratteristiche del genere, anche se realizzato in un'epoca in cui questo tipo di prodotti era in totale disarmo. Buona la riuscita della pellicola nonostante una trama non proprio originale, dovuta specialmente al cast di buon livello, dialoghi non scontati e sparatorie sempre accattivanti.
Rufus68: Film difettoso (l'esotismo) e facile nei caratteri secondari (e nel finale), ma reso memorabile dal duetto comico fra Sordi e Blier. Le sopraffazioni classiste di Sordi e i bofonchiamenti marchigiani di Blier si susseguono senza requie stravolgendo comicamente termini neutri come "dottore" e "ragioniere" che i Nostri si rinfacciano e rimpallano per tutta la durata con esiti irresistibili. A distanza di mezzo secolo un divertimento immarcescibile. Solo Manfredi è un po' in sordina.
Nando: Action di infima lega in cui si narrano le vicende di una tempesta elettromagnetica che mette a repentaglio l'Air Force One con un volo di linea. Tutto appare posticcio e le carenze son tantissime. Situazioni scadenti e prive di qualsiasi interesse con interpreti anonimi. Effetti speciali ridicoli.
G.Godardi: Di buono ha che anni dopo Mel Brooks farà un film praticamente identico a questo. E ciò sta a significare che l'idea di fondo era azzeccata. Ma è un po' troppo sbrigativa la realizzazione, una sceneggiatura più accurata avrebbe giovato. Forse, dove il film lascia davvero il segno, è nella descrizione dei luoghi milanesi, ripresi quasi con piglio neorealista. Pozzetto è in forma e sono buoni i duetti col "Virgilio" Mazzarella che l'accompagna nell'"inferno" dei barboni. La Muti è come sempre. Cameo di Gregoretti. Si lascia guardare.
Ryo: Grafica spettacolare, trama coinvolgente con tocchi di regia geniali: il film riesce assolutamente a coinvolgere. Scarsamente apprezzabile la versione anime dell'uomo ragno con la ragazzina e il robot a fronte dell'esclusione di altre spider-versioni che potevano dare spunti molto più interessanti. La spassosa scena dopo i titoli di coda è una meraviglia.
Disorder: Il titolo italiano sembra allacciare il film al filone dei "bambini pestiferi", in realtà si tratta di una commedia tanto divertente quanto intelligente. DeVito fa centro nel descrivere la società americana (ma vale anche per noi) ormai abbandonata alla mediocrità televisiva; decisamente meglio la prima parte (tra l'altro, molto simile all'incipit del successivo "Harry Potter"), abbastanza superflua anche la componente paranormale. Comunque, una buona commedia nel complesso.
Nando: Verdone torna agli eventi episodici in modo interessante e variegato. La coppia d'impiegati totalmente sfigata, i coatti veri protagonisti della pellicola e infine il logorroico professore e la sua consorte vittima. Validi momenti ridanciani, alcune situazioni lievemente forzate, tuttavia il film appare godibile e Verdone si mostra nuovamente uno e trino.
Rambo90: Jackie Chan (che si chiama così anche nel film) si reca in Corea per salutare il padre morente mai conosciuto, ma questi in punto di morte lo infila in un pasticcio fatto di oppio, spie e signori della droga. Inizio intrigante, che si trasforma presto in una lunga serie di inseguimenti e risse che non lasciano il tempo di caratterizzare bene i personaggi, tutti anonimi (compreso il protagonista). Comunque il ritmo è svelto e l'insieme sufficientemente spettacolare da divertire. Jackie si esibisce in un stunt finale davvero notevole.
Belfagor: Wahlberg è credibile nei panni dello psicopatico, ma la trama non ha consistenza né originalità. Nella prima parte il film procede nell'anonimato e nella banalità, con buoni attori che non sembrano convinti del materiale con cui lavorano. Si risolleva un po' nella seconda parte con l'irruzione della banda in casa dei protagonisti, ma l'uso non sempre oculato degli effetti speciali rende le scene di tensione artificiose. C'è qualche scena ad effetto, ma il risultato finale è appesantito da un sentore di già visto.
Dopo il successo dei tanti film ispirati al mondo dei Lego ci prova anche la Playmobil a portare su grande schermo i suoi caratteristici pupazzi animati, ma il risultato non è dello stesso livello. Già nella realtà i Playmobil (tedeschi) sono stati introdotti molti anni più tardi dei Lego (danesi) e senza raggiungerne lo stesso grado di popolarità; identica sudditanza, in qualche modo, si riflette al cinema, con un film che guarda all'esempio altrui riprendendo (con meno creatività) l'idea del prologo in carne ed ossa, in cui la fresca diciottenne...Leggi tutto Marla (Taylor-Joy) perde i genitori rimanendo a vivere col fratellino Charlie (Bateman). Quattro anni dopo la disgrazia lei non sembra riuscire a dimenticare e lui, intristito, raggiunge un negozio di giocattoli dove sono esposti centinaia di Playmobil. Grazie alla luce di un faro giocattolo che d'improvviso s'accende, Charlie e Marla (che lì è arrivata cercando il fratello) finiscono proiettati in un mondo immaginario popolato dai noti pupazzetti. Mentre tuttavia lei mantiene un aspetto "moderno", lui si trasforma in vichingo, con tanto di barba ed elmo; perché il primo "mondo" visitato dai due è quello, tra drakkar che sbarcano sulla spiaggia dando il via a una "feroce" battaglia. Più che un film, a dire il vero, si ha spesso la sensazione di guardare shorts pubblicitari che esibiscono il prodotto. Ben realizzati dal punto di vista grafico, comunque: immediatamente riconoscibili, i Playmobil diventano parte di un universo che anche i non più giovani non tarderanno a ritrovare nei loro ricordi, con ambientazioni diverse che corrispondono perlopiù a quelle in cui abitualmente i pupazzetti sono inseriti nelle confezioni giocattolo. Dai vichinghi si passa al villaggio western fino agli antichi romani (in cui l'imperatore è doppiato in Italia dal rapper J-Ax, interprete pure di una delle quattro o cinque canzoni che di tanto in tanto s'inseriscono nella storia fin dall'inizio). Ci sono inseguimenti, spostamenti velocissimi da un luogo all'altro, mostri, dinosauri, cavalli alati e pure qualche personaggio destinato ad accompagnare Marla nella ricerca del fratellino, che nel mondo virtuale riscompare presto. In particolare saranno con lei Del, venditore ambulante che gira con il suo furgoncino ed è convinto che la ragazza porti con sé un tesoro, e Rex Dasher (in originale doppiato da Daniel Radcliffe, in Italia da Davide Perino), un agente segreto in giacca, cravatta e occhiali da sole. Non esiste una vera storia, solo una traccia minimale da seguire che funge da pretesto per mostrare più situazioni diverse possibili attraverso una regia comunque competente che rende discretamente spettacolare l'azione. Qualche idea fa sorridere (il riconoscimento della retina per passare una porta blindata quando l'occhio dei Playmobil è solo una palla nera; la maschera alla 007 che nasconde un volto praticamente identico...), qualche personaggio suscita simpatia, ma la forza del film sta soprattutto – per gli appassionati - nel ritrovare in versione animata quei bizzarri, rigidi pupazzetti che per molti rappresentano solo una versione semplicizzata dei Lego ma che invece nei Settanta e negli Ottanta, soprattutto, avevano una loro dignità e che tutti i bambini di allora vedevano esposti nei negozi. E anzi, quando nel 1974 comparvero per la prima volta, la Lego non aveva ancora introdotto le figure umanizzate così come oggi tutti le conoscono e che tanto ricordano per molti versi i Playmobil (le mani a tenaglia, lo snodo unico tra busto e gambe, i capelli da incastrare in blocco sulla testa...). Senza nessuna pretesa se non quella di divertire i più piccoli, il film svolge parzialmente il compito puntando sui colori accesi, la velocità e la fluidità dei movimenti, ma prima di ogni cosa sull'originalità data dai pupazzetti Playmobil, che sono indubbiamente quelli e solo quelli. Chiudi
Anthonyvm: Si parte bene con un setup à la Memento, con qualche reminiscenza di 50 volte il primo bacio. Lo svolgimento è tipico dei thriller che hanno a che fare con traumi e amnesie annesse: brevi flash vanno a sistemare le tessere del puzzle a poco a poco, mostrando la soluzione solo alla fine. L'ambiguità dei personaggi e le contraddizioni continue infittiscono con successo il mistero, ma la conclusione non convince, presentando falle logiche e colpi di scena piuttosto scontati. Finale davvero troppo melenso. Vedibile, di certo non indispensabile.
MEMORABILE: La prima scena con la Kidman che si sveglia nuda e osserva sconvolta le foto del suo matrimonio; I flash dell'aggressione; La telefonata rivelatrice.
Disorder: Brillante trasposizione dell'omonimo fumetto. Praticamente una serie di gag e battute a ripetizione, intervallate da qualche siparietto musicale comunque comico. Nel complesso, davvero molto divertente. Ottimo anche il doppiaggio dei romani con autentico accento romanesco!
MEMORABILE: Obelix che tenta di bere la pozione magica fingendosi egiziano; gli scontri con i pirati.
Caveman: Terzo film tv e questa volta la trovata buona è data dall’alternanza tra presente e passato, dove la nostra eroina è comunque presente nei panni di una parente il cui schiavo venne accusato di omicidio. Guest star dell’episodio Phylicia Rashad (I Robinson) che ben si integra sulla scena con la Lansbury al punto tale da far pensare che magari una qualche puntata con le due insieme poteva essere veramente una bomba. Ottimi i costumi e le ambientazioni del passato.
Vanadio: Grande sfoggio di mezzi nuovi fiammanti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, inconsapevoli complici di un'indecorosa farsa sui pompieri (di Viggiù e non): le situazioni da cartone animato abbondano, a scapito della pazienza dello spettatore. I momenti "seri" con Tognazzi (figlio) ragazzo-padre sono loffi e stridono con il resto del film. Insopportabili De Sica e Boldi. Tutti gli altri, da Banfi a Roncato, avrebbero avuto la maturità artistica per un film accorato sullo stesso soggetto.
MEMORABILE: Moana Pozzi che tradisce il marito (con parrucchino) Lino Banfi.
Galbo: I cani della guerra del titolo originale sono due abili ragazzotti americani che entrano in un business che si rivelerà più grande di loro. Todd Phillips resta nel genere della commedia ma Trafficanti possiede un sottotesto politico e sociale che riguarda il traffico delle armi, che purtroppo non viene approfondito più di tanto. Funzionano i due protagonisti, che mostrano un buon feeling reciproco; la sceneggiatura si mantiene su livelli blandi e non sfrutta il buon potenziale legato all'argomento trattato. Un'occasione sprecata.
Siska80: Giovane viziato viene costretto a prendersi cura di un ragazzino cui non rimane molto tempo da vivere. Trama non originale, qualche stereotipo di troppo (il playboy costretto da forze esterne ad un cambiamento radicale, l'ammalato dalla pelle scura); eppure i francesi sono maledettamente bravi nel mixare ad hoc umorismo e sentimentalismo, per cui il film intriga pian piano lo spettatore scegliendo intelligentemente di non cadere nel patetismo. Perfetto il feeling tra i due protagonisti, bravissimo Eloundou nella parte di un paziente che affronta la disabilità sempre col sorriso.
Fafo1970: Disoccupati inglesi si reinventano spogliarellisti con ironia e spontaneità: sarà un trionfo. Commedia che si lascia guardare, scorrevole e del tutto priva di volgarità che ha la sua punta di diamante in Carlyle; ma anche il resto del cast si dimostra affiatato e coinvolgente. In patria fu un enorme successo e risentire "Hot Stuff" della compianta Donna Summer è sempre un piacere.
Pigro: Dunquerke da tre punti di vista: il soldato in fuga, l’aviatore in battaglia e il civile in soccorso. Intrigante l’intreccio dei piani sfalsati temporalmente in un unico flusso narrativo-emozionale, anche grazie alla strepitosa colonna sonora di Zimmer che sostiene le eccellenti riprese con un flusso musicale continuo ansiogeno. Notevole il senso claustrofobico (in quei vasti orizzonti) dato dai continui rivolgimenti della fortuna che si accanisce sui militari. Finalino retorico (in)evitabile, che comunque non incide sulla qualità complessiva.
Herrkinski: Horror australiano in cui a dire il vero di orrore c'è davvero poco; è più classificabile nel genere mystery/fantastico con ampie dosi di dramma, in una riflessione sull'elaborazione del lutto che non risulta né particolarmente originale né avvincente, scontando anzi un ritmo spesso soporifero più che atmosferico. Un peccato dato che confezione e cast sono di buon livello, così come le location; si doveva focalizzare meglio una direzione perché così risulta perlopiù una via di mezzo che finisce per scontentare sia chi si aspettava brividi, sia chi voleva un dramma a tutto tondo.
Claudius: Notevole melodramma (ma il libro è ancora più bello) che commuove senza ricorrere a facili espediente o scendere in pietismi. Merito sia di una regia attenta e sensibile sia di un ottimo cast, che schiera nomi del calibro della Pfeiffer, di Williams e del sottovalutato Kopelos. Bravo anche Johnson mentre la Goldberg è leggermente sacrificata. Si riflette sui legami di sangue (il figlio rapito, che non sapeva di esserlo, che ritorna dopo anni) e la visione è altamente consigliata.
Piero68: Come al solito un bel film sci-fi non poteva che essere tratto da un racconto di Dick. Dopo Robocop, Verhoeven si ricimenta con una pellicola di fantascienza riuscendoci in pieno. Buona la sua prova registica come buona è la prova del cast. Schwarzy perfettamente a suo agio nel personaggio e anche la Stone convince. Ritmo alto e ben studiato, con molte scene adrenaliniche. Buoni anche gli effetti speciali, e se si considera che era il 90 questo Total recall si piazza a giusto titolo come uno dei migliori film di genere dell'epoca.
Mutaforme: Titolo fuori luogo come nei film di serie C: si tratta di Kung fu e non di Karate. Superata la sensazione di essere stati truffati ci si concentra sul ragazzino protagonista, irritante come pochi e poco credibile nell'interpretazione del piccolo Smith. Per fortuna non tutto è da buttare e anzi si raggiunge il limite del passabile grazie all'originale scelta dell'allenatore. Stavolta non c'è più un maestro in pensione ma un personaggio sui generis (Chan) che rende la trama più interessante e riesce a mettere da parte i paragoni col passato.
MEMORABILE: Il celebre "Dai la cera, togli la cera" è ora diventato "Metti il giubbotto. Togli il giubbotto".
Rambo90: Film usa e getta sulla terza età. Le situazioni sono ampiamente prevedibili e regalano tiepide emozioni tra dramma e commedia, ma se non altro c'è un cast di lusso di vecchie glorie a tenere banco. In particolare la Burstyn si dimostra ancora perfettamente in gamba e offre una buona performance, mentre un affaticato Caan regala una delle sue ultime interpretazioni e non può che commuovere. Ritmo altalenante e fotografia da soap ma tutto sommato guardabile.
Galbo: Giovane donna appassionata di letteratura lavora presso un’agenzia letteraria dove ha modo di entrare in contatto con lo scrittore Salinger. Racconto di formazione incentrato su un mito letterario, parla anche di un importante rapporto lavorativo, quello tra la protagonista e la sua mentore. Il film si fa apprezzare per la curata ambientazione e per la buona prova delle attrici protagoniste, ma i temi trattati rimangono troppo in superficie e il tutto appare un po’ troppo “patinato”, per essere davvero coinvolgente.
Anthonyvm: Coppia danese con bimba va a trascorrere un weekend in Olanda presso un'altra famigliola conosciuta in vacanza; già all'inizio l'ospitalità lascia a desiderare, ma la situazione degenera. Parte come una sorta di maligno dramma dialogico, ma la persistenza di cupi moniti (il bambino senza lingua) e ineffabili silenzi snervanti prepara con tatto a una tranche conclusiva all'insegna dello shock orrifico, irrealistica quanto d'effetto. L'inverosimiglianza si può al limite temperare optando per un'interpretazione metaforica degli avvenimenti, benché rischi di assumere connotati xenofobi.
MEMORABILE: La cena "spontaneamente offerta" dagli ospitati; Ritorno in macchina con ubriaco al volante; La stanza delle foto; L'agghiacciante escalation finale.
Enzus79: Pellicola che affronta in modo discretamente leggero la malattia dell'Alzheimer. Le dinamiche sono tutte quelle che lo spettatore si aspetterebbe da una storia del genere. Purtroppo però si cade un po' troppo nello strappalacrime rendendo banali alcuni momenti. Nolte non delude, al contrario di Matt Dillon (in una delle sue peggiori performance). Mediocre la colonna sonora.
Delpiero89: Tra i film più noti in assoluto sulla discriminazione razziale. Assolutamente gradevole e dai giusti toni, si fa apprezzare soprattutto per un cast davvero notevole. A dir poco "mostruose" le prove di Katherine Hepburn e Spencer Tracy. Qualche difettuccio qua e là toglie poco a una pellicola che tutt'oggi mantiene il suo fascino e la cui visione è assolutamente consigliata per una serata rilassante.
Pesten: Quarto capitolo della serie, ovviamente destinato ai seguaci della saga e pochi altri. In questo caso siamo addirittura in ambiti western per un prequel che fa vedere da dove arriva la città di Perfection e chi sono gli avi del personaggio di Gross. Manca forse la giusta dose di ironia presente nei precedenti capitoli, che qui è usata in maniera minima e anche l'azione è relegata giusto nella seconda parte della pellicola. Nel complesso si tratta comunque di un film carino e godibile, soprattutto se amate certi scenari.
MEMORABILE: Il mega fucile; L'uccisione di un graboid con una sega gigante.
Myvincent: Un anno prima della sua dolorosa morte, Moana Pozzi ci lascia un documento che è un po' la storia della scelta dominante nella sua vita. Il sorriso talora enigmatico della pornostar italiana più famosa di sempre (ora luccicante, ora velato di malinconia) è l'emblema di una storia fuori dal comune. Anche dal comune senso del pudore. Concorrono a tale progetto ospiti eccezionali come Novello Novelli, Flavio Bucci, Nadia Rinaldi, Tony Esposito, Eugenio Bennato. Ingiustamente passato in sordina.
Mutaforme: Film tutto sommato ben realizzato ma che inevitabilmente finisce per strizzare l’occhio ai soli fan dello scrittore, mossi dalla curiosità di conoscere la vita del giovane autore del Signore degli Anelli e l’incontro con la moglie, musa ispiratrice. Pochi i contenuti degni di nota, probabilmente solo le scene dal fronte che mostrano quanto ci possa essere di autobiografico nella nota opera fantasy. Da vedere, ma non più di una volta.
Panza: Tentativo di Moana di recitare in un ruolo non porno all'interno di un'opera involuta e povera pregna di un'atmosfera morbosa e cupa. La sostanza è davvero poca e alla fine rimane poco anche per una struttura frammentaria non perfettamente tenuta in piedi da Ronchi. Al di là della descrizione della vita dissoluta dei vari protagonisti non c'è nient'altro. Impossibile comunque rimanere indifferenti a una Moana svestitissima ed erotica all'inverosimile. Un ruolo anche per Rocco Siffredi.
Galbo: Il genere action/poliziesco che ha per protagoniste coppie improbabili ha "partorito" buoni film ma anche infinite imitazioni di qualità discutibile; Amici per la morte non appartiene alla prima categoria. A parte qualche buon momento iniziale e un uso discreto del montaggio, la storia procede sui binari del già visto, senza che il regista (pur autore del discreto Romeo deve morire) dimostri molta personalità. Anche gli attori (sia i protagonisti che i caratteristi a cui sono affidate le parti più leggere) lavorano al minimo sindacale.
Disorder: Sarà che, non essendo proprio il mio genere di commedia, l'ho affrontato praticamente senza la minima aspettativa (l'ho visionato per la pura curiosità di vedere all'opera Simona Ventura e la Canalis), ma sinceramente mi aspettavo di peggio. Comunque una commedia di scarsissima qualità, infarcita di attori impossibili e delle solite volgarità assortite; anche nei momenti migliori al massimo si sorride (quasi sempre grazie a Frassica o alla Mannino). Miracolosamente ho invece persino apprezzato qualche battuta Salvi. Insomma, qualcosa da salvare c'è...
MEMORABILE: I titoli di testa stile anni 80; La Mannino al telefono con dei clienti: "Perché, si sente che sono siciliana?" (detto con accento pesantissimo!)
Markus: Già dopo pochi minuti dall'inizio si capisce che il film ruota tutt'attorno alla carismatica figura di Kad Merad, attore decisamente empatico e dalla "maschera" adatta a ruoli brillanti. La vicenda, giocata sul desiderio di un figlio maschio di un padre con tre figlie, è solo un pretesto per tutta una serie di scene pseudo comiche che però, a conti fatti, sono ben poca cosa. Un canovaccio per un film scorrevole, bisogna ammettere anche diretto con piglio, ma totalmente privo di contenuti.
B. Legnani: Piccolo grande film. Non racconta una storia che vuole essere credibile. Racconta piuttosto vicende briose, divertenti, talora pure dolci, reperibili solo in un film transalpino, che fanno sorridere per la messa in scena del gioco delle parti e per il candido attraversamento della vita da parte della protagonista, un'adorabile Audrey Tautou, la quale, particolare non trascurabile, ha esattamente la faccia di una che si chiama Audrey Tautou.
Myvincent: Di fronte a un gruppo di Polaroid, Clarisse un giorno decide di farne un mucchio informe e partire verso il mare, lasciando alle spalle tutta la sua vita. Perché forse è proprio la sua vita a decidere di abbandonarla all’improvviso. Con un registro narrativo totalmente destrutturato, il film va avanti e indietro in continuazione, schiudendo una storia che sembra ma non è; confondendo lo spettatore e poco a poco introducendolo nel dolore di una donna che ha perso tutto. Spesso quello che appare lampante non è per niente così definito.
Enzus79: Davvero notevole: dopo che il loro piano va in fumo, un gruppo di criminali si trova invischiato in un giro di complotti nella Detroit degli anni Cinquanta. Ottimo crime movie, benché nella parte finale la storia prenda una piega abbastanza contorta. Divertente. Ottimo il cast, così come la fotografia. La regia di Steven Soderbergh rasenta il geniale.
Rambo90: Classico con Seagal leggermente diverso dal solito in quanto sono chiamati in causa riti voodoo e una trasferta giamaicana. Il ritmo è in crescendo e nella seconda parte il protagonista si esibisce in qualche buon combattimento, culminante in un ottimo doppio scontro finale. Più violento della media, con una colonna sonora leggera azzeccata e un bel reparto di comprimari (la Pacula, David...). Buono.
Valcanna: Thriller horrorifico del norvegese Eskil Vogt. Bella la fotografia e le ambientazioni nei quartieri ghetto di una tanto decantata città nordica. Ciò che colpisce all'inizio è la sadica cattiveria dei bambini raccontata con immagini ad alto impatto evocativo. Le invidie e le gelosie. Purtroppo il film prende poi una spiacevole deriva supereroica in cui si finisce a duellare come si trattasse di una battaglia tra X-Men. Potenzialità notevole che si disperde, purtroppo, nel banale. Peccato. Superba la prova della piccola protagonista con la vitiligine. Meravigliosa.
Rambo90: Forse uno dei prodotti più divertenti con Alvaro Vitali: nel doppio ruolo il comico riesce ad essere davvero simpatico e, soprattutto, è aiutato da una spalla di lusso come Carotenuto. Certo la regia è misera e anche la sceneggiatura ogni tanto ricorre alle solite barzellette, ma le risate si fanno e non è poco. C'è anche Franca Valeri: fa molto poco ma mi chiedo come ci sia finita, qui dentro.
Myvincent: Ancora un Charles Bronson imbronciato che veste i panni di un poliziotto di insuperabile bravura ma dai brutali modi “repubblicani”. Una serie di omicidi di loschi figuri spinge le ricerche verso una specie di “colpo di stato” mafioso che sta per esplodere. Colpisce la negligenza dei collaboratori attorno alla figura coriacea dell’ispettore, mai così autoritario e critico. Il solito caravanserraglio di personaggi e azioni che funziona alla grande.
Xamini: Se tutto il villaggio che ti circonda diventa verde sbiadito, Magritte si fa incubo e la distopia travolge tutta l'opera. Vivarium è sgraziato e fastidioso come un cucciolo di cuculo che getta dal nido i piccoli di altre specie e i nostri due protagonisti si ritrovano, loro malgrado, in un nido da cui non possono fuggire. I gesti si ripetono, i tentativi si moltiplicano e l'opera prende la forma di una critica sinistra allo stile di vita consumistico in cui siamo immersi, senza riuscire a trovare spazio per una pur minima consolazione.
Pinhead80: L'allegro squadrone francese dei primi del Novecento è un insieme di caricature più o meno riuscite di militari scansafatiche e pasticcioni che dal mattino alla sera ne combinano un po' di tutti i colori. Il vero mattatore è Alberto Sordi, che dà colore a una commedia simpatica ma sgangherata con una sceneggiatura che assomiglia più a un insieme di scenette montate alla bene e meglio che a una storia vera e propria. Chi ha fatto il militare si riconoscerà in alcune situazioni e ne riderà di buon gusto.
Bruce: Bella e originale l'idea di girare con gli stessi interpreti un film in soli 39 giorni di riprese ma nell'arco di dodici anni; bravi gli attori, ottima la musica. Per il resto niente di sensazionale o imperdibile, uno spaccato normale di vita che scorre, molto realistico ed espressivo, che non lascia spazio a grosse riflessioni.
Gestarsh99: Orfani momentanei del pigmalione Wright, Simon Pegg e Nick Frost si sacrificano scalcagnatamente tra le mani di un Mottola per nulla ispirato, quasi incapace di risintonizzarsi sulla stessa linea d'onda delle sue entusiastiche teen-comedy precedenti. Tra ottusi tormentoni, sketch neo-hippie e barbosi inseguimenti in camper lievita insipidamente uno sformato di E.T., Roswell e Area 51 in versione demenzial-volgarotta, quasi tutto speziato dal dileggio satirico di categorie umane come otaku, nerd, geek e fumettofili. Veramente pessima l'inidonea caratterizzazione bauscia del macrocefalo alieno.
MEMORABILE: "E chi caXXo è Adam Shadowchild... ???"; "...Oh e anche un paio di pantaloni pisciati..."
Renato: Diciamola tutta: il film non è tra i migliori della coppia; la prima parte è poco divertente e fuori dal labirinto si ride sul serio solo un paio di volte... però il labirinto c'è, eccome! La sequenza da sola vale il film (ne varrebbe una dozzina, se è per questo), con Oliver che si carica tutti i bagagli e comincia un interminabile giro seguendo un sicurissimo Stanley, che di lì a poco ci mostrerà la gag "delle tre mani", autentico pezzo di bravura. Memorabile, insomma.
MEMORABILE: "Ollio! " "Dimmi Stanlio... " "Ho avuto un altro di quei capigìri! "
Herrkinski: Esotico/erotico d'ambientazione egiziana che si presenta come una sorta di spin-off di Emanuelle nera grazie alla presenza della Gemser nel ruolo titolare e di Tinti; compaiono anche altri habitué del cinemabis, su tutti un Cliver messia ossianico (francamente ridicolo), un'ancora giovane Belle, la notevole Zanger e la Navarro, tutti al servizio di un Rondi delirante tra tentazioni mistiche, riti primitivi, misoginia, passioni. Film senza trama salvato solo dalle belle location, dalla ost sognante di Baldan Bembo e da qualche nudo d'epoca, si può vedere solo con benevola nostalgia.
Tarabas: Un trovatello neonato è il trait d'union tra un'agiata famiglia bianca newyorkese e un giovane pianista nero di ragtime (intuiamo, perché la musica ha ben poco ruolo nel film a dispetto del titolo), che rimane invischiato in una brutta storia di razzismo. Il cast di notevole impatto non basta a svecchiare un film piuttosto oleografico e parecchio invecchiato, nonostante sia solo del 1981. Le vicende narrate non sono molto credibili, soprattutto l'evoluzione del protagonista. Deludente.
Lythops: Visto oggi appare girato mille anni fa. Nonostante tutto il film è uno spaccato della società di anni in cui era impensabile e "vietato" parlare di prostituzione minorile così come lo è oggi citare la mafia al Nord. Lizzani e Guarda scrivono la sceneggiatura prendendo in esame storie vere e in alcuni casi cercando di attenuarle nel loro dramma profondo. L'opera è un modo per descrivere la realtà in tempi in cui era sempre possibile una denuncia alla magistratura per offesa al pudore. Buon film per svegliare le coscienze di allora.