Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Motorship: Quanto di più imbarazzante ci possa essere nel panorama del cinema comico italiano: solo queste sono le parole per descrivere in pillole questo inguardabile film di Laurenti. La pellicola è solo un'accozzaglia di pessimi sketch che più che far ridere creano imbarazzo. Spacciare una gran donna come la Rizzoli per un "transgender" poi, è quanto di più assurdo e aberrante ci possa essere. Insulso e noiossissimo.
Galbo: Non brillantissimo l’esordio alla regia di Eleanor Coppola. Il suo road movie è una commedia che offre poco oltre ad una rassegna delle bellezze geografiche e soprattutto culinarie del cuore della Francia. Assai fascinosa Diane Lane, cosa che non si può dire del suo opaco comprimario. La storia è assai scarna e i dialoghi molto banali, e se non si ama il cibo è meglio astenersi.
Ruber: Difficile concentrare in poco più di un'ora la vita del coraggioso sindaco Vassallo, ucciso dalla malavita perché ritenuto scomodo dai clan della zona. Più che altro il buon Zaccaro ha voluto raccontare ai più giovani chi era Angelo Vassallo, un ambientalista convinto che amava la sua piccola Pollica e a cui voleva restituire legalità e splendore. Castellitto si dimostra bravo e riesce a dare il giusto spessore al personaggio mentre la sceneggiatura, anche se risulta troppo sintetica, riesce comunque a illustrare bene le gesta di quest'uomo.
Hearty76: Cestinabilissimo. Ambra/Teresa è una graziosa sirenetta anni '90... però in questo "film" (parola grossa) pare quasi ricercare, spaesata, l'acquario dorato e protetto di Non È La Rai. Un provino generale da attrice azzardato e prematuro. Il tutto risulta una sbrigativa e mediocre copia di pellicole a tema già viste. Il contorno-supporto di volti celebri e scafati (ripescati come in una piccola Isola Dei Famosi di fortuna) urta e rattrista alquanto. Se questa è una favola è preferibile la realtà.
MEMORABILE: Ambra/Teresa che con scadente languore biascica quello che diventò poi un mezzo tormentone: "Che figo, altro che i Take That!". Altro che "The Best"!
Ciavazzaro: La Warner Bros crea un mediometraggio eccellente parodia dei ghostbusters, con protagonisti Daffy Duck e tutti gli altri personaggi warneriani. I protagonisti dovranno vedersela contro Dracula, yeti, donzelle che si trasformano in mostri e compagnia cantante. Un'animazione ottima ed un ritmo incalzante rendono indimenticabile la pellicola.
Puppigallo: Ben poca cosa questa commediola francese con protagonisti che dovrebbero ispirare simpatia ma che invece ci riescono raramente. In più, da un certo punto in poi la pellicola si ibrida, diventando né carne né pesce e scendendo di livello, scivolando nel banale e nel prevedibile. Si può anche vedere, perché ha un certo ritmo e qua e là riesce persino a far sorridere, ma ciò non la eleva da una generale mediocrità.
MEMORABILE: Alle sedici reclute: "Formate gruppi da 4 per le stanze". E tutti si ammucchiano attorno alla ragazza. Ci riproveranno anche con combinazioni da 5.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Faggi: A quasi trent'anni di distanza lo si può considerare uno dei classici del trash (comico/sexy?) all'italiana e tra i prodotti più malriusciti del periodo. Montagnani ci crede (però non fa ridere), le varie gnocche fanno del loro meglio (con l'attrezzatura di madre natura) e c'è pure Aldo Fabrizi (!); il risultato è confuso, scalcagnato e desolante. Tuttavia consoliamoci ed esaltiamoci: c'è di peggio.
Cotola: L’inizio è interessante e sembra preludere ad un buon episodio. Successivamente però, come spesso succede nella serie, lo svolgimento non è del tutto all’altezza e la tensione latita a causa di un ritmo blando dalle troppe pause. La sceneggiatura però sembra migliore che in altri casi e lo spiegone finale regge. Nella scena finale Poirot sorprende anche se non è la prima volta che lo si vede sotto questa veste romantica.
Sabryna: Apre un nuovo capitolo nella filmografia di Lynch, anche se rispetto a pellicole come Strade Perdute, Mulholland Drive e l'ultimo Inland empire risulta ancora fin troppo lineare. Il concept di base è ottimo, verrà poi ripreso in Twin Peaks (sotto la bella facciata di una ridente cittadina si nascondono segreti, perversioni eccetera): però forse qui Lynch è ancora piuttosto legato alla materia "film" standard. È il 1986 e i lungometraggi successivi andranno ben oltre.
Daniela: Frustrato nel suo desiderio di avere un figlio maschio, il protagonista tende ad intromettersi troppo nella vita sentimentale delle tre figlie, sperando di trovare il genero ideale con cui condividere le proprie passioni... Commedia dalla trama esile che, al netto di qualche passaggio banale, riesce comunque ad intrattenere piacevolmente grazie alla bravuta di Kad Merad, commediante di talento, e ad alcune trovate simpatiche come il fidandato segreto della figlia maggiore, la cui presentazione ufficiale viene di volta in volta rinviata. Non irresistibile ma scacciapensieri.
Puppigallo: Commedia che raggiunge lo scopo grazie ai protagonisti, che funzionano bene aiutati da una sceneggiatura che permette loro di dare vita a simpatici siparietti. E anche chi si trova all'esterno della vettura fuori controllo non sfigura, soprattutto l'inseguitore portiera-leso e il concessionario, con i suoi "utili" consigli, alle prese anche con una famiglia piena di panini. I due poliziotti (scemo e più scema) sono esageratamente ottusi, ma nel complesso il tutto funziona e la rocambolesca soluzione finale non è niente male.
MEMORABILE: "C'è una cosa nella vita che possiamo fare senza tuo padre?". "Quando hai partorito non c'ero"; "Voglio rivedere le tue tette tipicamente francesi".
Motorship: Ottimo noir del grande Pietro Germi, che descrive con un certo pessimismo di fondo una parte di Roma popolare. Un film perfetto in ogni dettaglio con una trama interessante, una sceneggiatura perfetta e senza buchi, ma anche con un'analisi sociologica davvero perfetta e una regia attenta e scrupolosa. Note di merito alle interpretazioni del cast, in particolare a Fabrizi, Urzì e allo stesso Germi (ottimo). Assolutamente da vedere.
Siska80: Film come questo andrebbero realizzati al solo scopo di far ridere, senza tentare di trasmettere messaggi buonisti e/o consolatori: ecco perché la commedia procede bene (con picchi esilaranti nella seconda parte ambientata in casa di Francesco, specie quando entra in azione un travolgente Bocci perfettamente a suo agio nella parte del gay) sino al momento in cui non cede a facili sentimentalismi nel prevedibile finale. Una delle migliori prove attoriali di Paola Cortellesi (in forma smagliante), mentre Bova si rivela una piacevole scoperta una volta tanto in un ruolo leggero.
MEMORABILE: L'arrivo a sorpresa dei parenti di Serena; Le videoconferenze in mutande.
Lou: L’ottantottenne Clint realizza un film-testamento, tratto da una storia vera ma con molti aspetti banali e inverosimili. La narrazione è infarcita di reiterati messaggi sull’importanza della famiglia, che alla lunga risultano un po’ patetici. Se il risultato finale è comunque accettabile lo si deve soprattutto all’ironia con cui l’anziano attore sa mettersi in gioco, ma resta il fatto che si tratta di un cinema scontato che non lascia nulla all’interpretazione.
Mco: I film di Nuti lasciano sempre un retrogusto triste, ed anche questo non se ne scosta. Crisi nera per Francesco che non riesce a far quadrare la sua vita fatta di tavoli verdi e famiglia-gineceo (la scena della sorella che mostra il seno all'attonito Nuti è cultissima). Amo l'attore, prima ancora che regista, amo la sua poetica e il suo modo lieve di trasporre le sue idee ma qui, pur essendo larghi di manica, non si riesce ad arrivare ad un ***, anzi direi si resta sul **, **!. La Ferilli (incredibile) non sfigura.
Dopo il successo dei tanti film ispirati al mondo dei Lego ci prova anche la Playmobil a portare su grande schermo i suoi caratteristici pupazzi animati, ma il risultato non è dello stesso livello. Già nella realtà i Playmobil (tedeschi) sono stati introdotti molti anni più tardi dei Lego (danesi) e senza raggiungerne lo stesso grado di popolarità; identica sudditanza, in qualche modo, si riflette al cinema, con un film che guarda all'esempio altrui riprendendo (con meno creatività) l'idea del prologo in carne ed ossa, in cui la fresca diciottenne...Leggi tutto Marla (Taylor-Joy) perde i genitori rimanendo a vivere col fratellino Charlie (Bateman). Quattro anni dopo la disgrazia lei non sembra riuscire a dimenticare e lui, intristito, raggiunge un negozio di giocattoli dove sono esposti centinaia di Playmobil. Grazie alla luce di un faro giocattolo che d'improvviso s'accende, Charlie e Marla (che lì è arrivata cercando il fratello) finiscono proiettati in un mondo immaginario popolato dai noti pupazzetti. Mentre tuttavia lei mantiene un aspetto "moderno", lui si trasforma in vichingo, con tanto di barba ed elmo; perché il primo "mondo" visitato dai due è quello, tra drakkar che sbarcano sulla spiaggia dando il via a una "feroce" battaglia. Più che un film, a dire il vero, si ha spesso la sensazione di guardare shorts pubblicitari che esibiscono il prodotto. Ben realizzati dal punto di vista grafico, comunque: immediatamente riconoscibili, i Playmobil diventano parte di un universo che anche i non più giovani non tarderanno a ritrovare nei loro ricordi, con ambientazioni diverse che corrispondono perlopiù a quelle in cui abitualmente i pupazzetti sono inseriti nelle confezioni giocattolo. Dai vichinghi si passa al villaggio western fino agli antichi romani (in cui l'imperatore è doppiato in Italia dal rapper J-Ax, interprete pure di una delle quattro o cinque canzoni che di tanto in tanto s'inseriscono nella storia fin dall'inizio). Ci sono inseguimenti, spostamenti velocissimi da un luogo all'altro, mostri, dinosauri, cavalli alati e pure qualche personaggio destinato ad accompagnare Marla nella ricerca del fratellino, che nel mondo virtuale riscompare presto. In particolare saranno con lei Del, venditore ambulante che gira con il suo furgoncino ed è convinto che la ragazza porti con sé un tesoro, e Rex Dasher (in originale doppiato da Daniel Radcliffe, in Italia da Davide Perino), un agente segreto in giacca, cravatta e occhiali da sole. Non esiste una vera storia, solo una traccia minimale da seguire che funge da pretesto per mostrare più situazioni diverse possibili attraverso una regia comunque competente che rende discretamente spettacolare l'azione. Qualche idea fa sorridere (il riconoscimento della retina per passare una porta blindata quando l'occhio dei Playmobil è solo una palla nera; la maschera alla 007 che nasconde un volto praticamente identico...), qualche personaggio suscita simpatia, ma la forza del film sta soprattutto – per gli appassionati - nel ritrovare in versione animata quei bizzarri, rigidi pupazzetti che per molti rappresentano solo una versione semplicizzata dei Lego ma che invece nei Settanta e negli Ottanta, soprattutto, avevano una loro dignità e che tutti i bambini di allora vedevano esposti nei negozi. E anzi, quando nel 1974 comparvero per la prima volta, la Lego non aveva ancora introdotto le figure umanizzate così come oggi tutti le conoscono e che tanto ricordano per molti versi i Playmobil (le mani a tenaglia, lo snodo unico tra busto e gambe, i capelli da incastrare in blocco sulla testa...). Senza nessuna pretesa se non quella di divertire i più piccoli, il film svolge parzialmente il compito puntando sui colori accesi, la velocità e la fluidità dei movimenti, ma prima di ogni cosa sull'originalità data dai pupazzetti Playmobil, che sono indubbiamente quelli e solo quelli. Chiudi
Caesars: Film "alla Agatha Christie", almeno apparentemente; infatti in una villa sono radunate otto donne che in qualche modo sono legate al padrone di casa, trovato morto con un coltello conficcato nella schiena. Se la trama è gialla lo svolgimento non lo è, in quanto la storia serve per portare a galla i soliti "fantasmi dentro l'armadio" che ciascuno dei personaggi possiede. Non siamo davanti a un prodotto memorabile: tutto è abbastanza prevedibile e anche l'inserimento di numeri musicali sembra fatto più per una ricerca affannosa di novità che per necessità artistiche.
Markus: Una graziosa cagnolina di nome "Bella" compie un avventuroso viaggio per ritrovare il suo amato padrone. Il film coinvolge lo spettatore attraverso le peripezie del quadrupede tra i severi boschi, il gelo della neve, le insidie della natura o dell'ancor più malvagio... uomo. L'opera scorre senza intoppi, inanellando una serie di messaggi sulla fedeltà e sulla speranza. Tutto molto scontato (nei dog-movie, poi...), persino superficiale, ma resta indubbiamente l'impressione di un'opera fatta con soldi e senso del ritmo. Almeno quello c'è.
Pigro: I Pirenei degli anni 40 sono corridoio dei profughi nei due sensi: in fuga dal franchismo o, in direzione opposta, dal nazismo (come Walter Benjamin). Film in bianco e nero (anzi grigio), in cui i personaggi aspettano o camminano, in lunghe e lente sequenze (devote più a Bela Tarr che a Syberberg a cui il lavoro è dedicato) che ci trascinano in quel tempo e quello spazio: aspettiamo e camminiamo con loro, stanchi e desolati. Struggente l’immagine di pace e natura a contrasto con le tragedie umane e storiche che stanno alla base degli eventi.
Galbo: Nei panni di uno scanzonato camionista, Clint Eastwood interpreta una commedia on the road diretta da James Fargo. Piuttosto lontano dai suoi ruoli più classici, l'attore americano si destreggia bene con l'insolita partnership di un orango. Il film procede con ritmo altalenante, con qualche momento divertente ma una durata eccessiva, che unita alla scarsa levatura del regista, ne fà un'opera complessivamente mediocre.
Paulaster: La vacanze sulla riviera romagnola vengono riproposte in chiave attuale con inserimenti social, chiamate vocali e le canzoni dei Thegiormalisti. Il fulcro son sempre gli amori estivi (con ovvie soluzioni), addirittura con pieghe romantiche (la lettera d’amore) o moraline sulla fedeltà. Dal lato ambientale sembra uno spot di Riccione con in mostra le attrazioni. I ruoli adulti risollevano un minimo gli argomenti, anche se la Ferrari sembra più che altro uno specchietto per le allodole. Prefinale al concerto imbarazzante.
MEMORABILE: La borsettata della Ferrari al Byblos; Lo smartphone gettato in mare; La dichiarazione sul palco; Il falò anacronistico.
Daniela: Un piccolo commando alleato viene paracadutato nel bel mezzo delle Alpi bavaresi con la missione di liberare un generale americano che i tedeschi tengono prigioniero in un castello apparentemente inaccessibile.. Classico d'avventura bellica che non punta certo le sue carte sulla verosimiglianza: a rendere la visione scorrevole sono piuttosto il ritmo sostenuto, i numerosi colpi di scena, la prova professionale del cast con Burton e Eastwood che si completano a vicenda, la tensione di alcune sequenze, la bella ambientazione. Fumettoso e godibilissimo, a patto di non prenderlo troppo sul serio.
MEMORABILE: La sequenza della funivia, che tiene col fiato sospeso, oltre a mettere il mal di pancia se si soffre di vertigini
Didda23: Simpatica commedia romantica che gioca sul presupposto che gli "opposti alla fine si attraggono". Niente di originale da un punto di vista narrativo (finale, ovviamente, compreso), da annoverare nella schiera di quei film "rassicuranti" e che danno speranza agli eterni sognatori. Formalmente si vede che c'è una produzione di livello che lo discosta da molti prodotti alla Hallmark. I protagonisti sono - more solito - bellissimi e brillanti, anche se le rispettive caratterizzazioni non sono proprio tondissime. Un'opera indicata unicamente agli appassionati del genere.
MEMORABILE: Le visioni differenti in ambito lavorativo; L'appuntamento fatto per ingelosire; In ascensore.
Pigro: Trasposizione cinematografico del divertente fumetto dedicato alla resistenza del piccolo villaggio gallico contro Cesare. Il film rispecchia lo spirito della saga disegnata, anche se tecnicamente non raggiunge un alto livello e qua e là ha momenti ripetitivi e lenti, regalando comunque 80 minuti di scanzonata serenità. Deliziose le caratterizzazioni dei protagonisti Asterix e Obelix e di tutti i galli, ma anche degli sfigati romani. Da gustare.
Hearty76: Film abbastanza simpatico e scorrevole. La Parker però pare un po' fiacca e disorientata nel personaggio superurbanizzato di mamma e moglie, strattonata tra brillante carriera e sensi di colpa domestici. Un ruolo insolito forse azzardato e non sostenuto a dovere. Sembra un episodio di Sex and the city, ambientato in un ipotetico futuro con qualche anticipazione di Divorce. Si salva qualche battuta pungente e qualche risvolto di tenera complicità amicale. Per il resto solita favoletta "U.S.A. style" intinta in un moralismo da scatola di cereali.
MEMORABILE: "Prima facevano le torte e fingevamo gli orgasmi, adesso fingiamo le torte".
Gabigol: Rinvigorire un personaggio come Broly non è una cattiva idea, visti i terrificanti OAV a deturpare la continuità temporale di una serie animata già di per sé non irresistibile per coerenza narrativa. Se il personaggio guadagna dei minimi tratti caratteriali, è indubbio che a catturare maggiormente l'attenzione sia il flashback sul pianeta Vegeta. Esauritosi nella prima metà questo focus, il resto della vicenda si barcamena tra le solite botte da orbi e le trasformazioni infinite che vanno a sovraccaricare troppo le battaglia.
Lovejoy: Ennesimo thriller che vede una tranquilla famigliola in vacanza sulle rapide di un fiume, in balia della natura e, sopratutto, di due pericolosi banditi. Dopo un avvio interessante, con l'entrata in scena dei banditi, inaspettatamente il film scivola in un un solco già visto, risultando a tratti irritante, per quanto prevedibile. Dialoghi di una banalità irrisoria e interpreti che si limitano a innestare il pilota automatico. Nemmeno le scene d'azione risultano efficaci, ed è tutto dire. Mediocre.
Mco: Pezzo di storia cinematografica che passa in televisione con regolarità nei palinsesti estivi e che con la medesima regolarità cattura la mia attenzione. Praticamente si va a memoria tra i ragazzi che giocano a fare i vitelloni (Calà e De Sica) e l'impacciato che preferisce la Lisi alla sua bella Selvaggia/Ferrari... Bella e suggestiva l'ambientazione a Forte e splendide le musiche. Per me sempre un brivido nel finale quando Jerry manda un bigliettino alla Suma con su scritto "...Sei sempre la più bella"... Pelle d'oca.
Reeves: Una trama non particolarmente originale se non per la presenza delle ONG umanitarie nell'Africa nera, un cecchino con i sensi di colpa che anni dopo si trova suo malgrado al centro di un complotto, una ragazza che lo ama ancora. Sequenze adrenaliniche girate molto bene, un Sean Penn sofferente e con un inizio di deficit mentale, situazioni già viste ma realizzate bene. Passabile.
Mutaforme: Equivoci di cattivo gusto (il figlio nero), attori inespressivi (la Canalis impresentabile) e una sceneggiatura tra le peggiori mai viste piazzano questo film nella classifica dei meno riusciti degli ultimi anni. Si salvano solo Frassica e la Mannino, ma è troppo poco per rendere lo spettacolo appena presentabile. *
Wonka: Forse il miglior film di Van Damme. La trama ha un minimo di originalità che si lascia seguire e le scene d'azione sono puro spettacolo e ben fatte. Bella l'ambientazione a New Orleans sia in città che nelle paludi. Che dire, una visione la merita soprattutto perché Lance Henriksen ogni qualvolta è in scena è stupendo.
Siska80: L'intento probabilmente era di satireggiare su chi detesta le anomalie fisiche attraverso la deprecabile figura di un presidente, il cui obiettivo è togliere di mezzo quelli che lui definisce "brutti" (e il finale edulcorato parrebbe confermarlo); ne vien fuori invece un film claustrofobico, inquietante perché figlio di un'epoca nella quale il bullismo imperversa e tante sono le vittime che si tolgono la vita in quanto schiacciati dall'umiliazione. Bravo il cast giovanile, buono il ritmo, lodevole l'ambizione di scuotere le coscienze da una parte incitando a reagire dall' altra.
MEMORABILE: Le interviste; Il salvataggio; La manifestazione.
Mascherato: Raschiando il fondo del barile,l'heroic bloodsheed di matrice hollywoodiana è ormai alla frutta. Amici per la morte ne è la prova evidente: accoppiata d'accatto (Jet Li proveniente dall'esordio di Bartkowiak, Romeo deve morire, e DMX dall'opera seconda, Ferite mortali); numeri di basso profilo, fatta eccezione per la discesa a fil di cornicione della sequenza iniziale; siparietti comici affidati agli stanchi Tom Arnold e Anthony Anderson. Alla fine l'unico motivo di interesse (?) è la presenza fugace del milanese Paolo Seganti.
Didda23: Un Polanski "minore" (se raffrontato con taluni capolavori del passato), ma assolutamente meritevole di visione, soprattutto per l'atmosfera generale (non la solita Parigi cartolinesca) e per la regia che tiene il ritmo sempre pimpante, nonostante una sceneggiatura che ingrana lentamente. Narrativamente niente di entusiasmante (la poca originalità incide parecchio), ma qualche cosa funziona alla grande (il personaggio della Seigner è indovinatissimo) e maschera certe imperfezioni. Ford funziona in un personaggio adatto alle sue peculiarità. Davvero molto intenso il finale.
MEMORABILE: La scomparsa della moglie; La traduzione dei nastri; L'appartamento di Dedè.
Enzus79: Pellicola che affronta in modo discretamente leggero la malattia dell'Alzheimer. Le dinamiche sono tutte quelle che lo spettatore si aspetterebbe da una storia del genere. Purtroppo però si cade un po' troppo nello strappalacrime rendendo banali alcuni momenti. Nolte non delude, al contrario di Matt Dillon (in una delle sue peggiori performance). Mediocre la colonna sonora.
Minitina80: Riuscita commedia che si distacca dal neorealismo classico per il registro narrativo più leggero e disimpegnato, pur mantenendone un legame nella rappresentazione fedele della piccola città e dei costumi della gente che identificano la situazione del secondo dopoguerra italiano. Funziona per la sfavillante prova corale di ogni attore, da De Sica e la Lollobrigida a tutti gli ottimi caratteristi di contorno, immedesimati in personaggi scolpiti alla perfezione dall’ottima regia di Comencini. Genuino e irrinunciabile.
Markus: Anni '70. Una bella ragazza, dopo alcuni anni passati in giro per il mondo, torna al paesello in Puglia dove ritroverà un suo vecchio spasimante. L'opera di Marco Danieli si divide tra un musical - sin dal titolo un omaggio a Battisti/Mogol - e una giovanilistica storia d'amore. La coppia Riondino/Chiatti (per l'occasione anche in veste di cantanti, con risultati quantomeno discutibili) sono così utilizzati per una messa in scena in costume anni Settanta di scarso valore che genera nello spettatore un drammatico tedio. Deludente.
Pumpkh75: Siamo sempre lì: puoi anche far indossare qualche vestito ottocentesco agli attori perché stavolta si appronta un prequel, ma se poi tutto il resto è mostruosamente identico ai capitoli precedenti (incluse la disposizione delle case al villaggio e persino le rocce, aihnoi...) è anche inutile proseguire la visione. Se a fatica ci si dovesse riuscire, troppi sono i punti morti nella seconda parte e gli unici sobbalzi li dispensa Billy Drago che entra e scappa dalla pellicola appena può. Non si ride, non ci si spaventa, non ci si sorprende: da scansare.
Ramino: Che si voglia o no, dopo Malizia questo film sancisce l'inizio della commedia - oggi denominata "scollacciata" - di metà anni '70. La trama, nonostante possa sembrare un po' banale, non è poi così male: l'alunno che si innamora dell'insegnante diventerà un classico soprattutto nell'immaginario collettivo delle generazioni a venire. Ottima squadra di attori-caratteristi, buona regia di Nando Cicero, che darà alla luce altre avventure più o meno simili. La Fenech bellissima come sempre. Ruolo di tutta una vita per il giovane Pea.
Reeves: Curioso film che racconta come nel Ventennio (ma forse non solo in quel triste periodo...) le famiglie fossero il luogo geometrico di prepotenze e di violenze. Ottima interpretazione per i "fascisti "Leroy e Tranquilli, le donne sono molto meno svestite di quanto il titolo possa far pensare. Ci si aspetta poco, ma alla fine il film intriga forse proprio per questo.
Panza: Gli stilemi narrativi sono quelli già visti innumerevoli volte nelle pellicole sportive, ma trasportati nelle competizioni di spelling, molto partecipate nelle scuole americane tanto da essere svolte a livello nazionale. Alle gare viene dedicato fin troppo tempo (la durata di quasi due ore è spropositata), parti in cui la sequela di compitazioni e definizioni si fa eccessiva, mentre una maggiore misura ed efficacia si ravvisa quando il focus si sposta sul lato umano dei protagonisti. Quasi inevitabile, visto il genere, un certo buonismo in certi momenti, comunque non così fastidioso.
Gottardi: Il giovane Gru sogna di entrare a far parte del clan dei più cattivi del mondo, ma si ritrova ben presto a combatterli con l’aiuto dei fidi Minions. Ovviamente la storia è il pretesto per godersi le gag degli strampalati esserini gialli; per il resto niente di nuovo: ottima realizzazione tecnica per un ritmo ipercinetico. Gli adulti sorrideranno per, forse, buona parte del tempo.
Manowar79: Un film che fa della retorica la sua unica ragion d'essere. Non se ne può più dei protagonisti sommersi fino al collo dai problemi familiari e vittime della loro stessa debolezza, che a metà film intraprendono la fatidica escalation verso la rivalsa, diventando campioni di arti marziali grazie all'aiuto del solito maestro orientale. Maestro che, alla lunga, è più una figura dal grande potere mediatico (dai la cera, togli la cera...) che un karateka vero e proprio. Ironside, monocorde, interpreta sempre lo stesso ruolo. La ragazzina? Lasciamo perdere.
Ciavazzaro: Secondo special televisivo della serie. Esattamente come il primo può essere considerato un buon episodio lungo della famosa Signora. Buoni l'omicidio e il colpo di scena finale. Più che buoni il cast e le musiche. Evitabile invece il finale moralista, strappalacrime.
Belfagor: L'estate, la gioventù, i viaggi e gli amori... Niente di nuovo sotto il solleone, soprattutto se alla regia c'è Muccino, che cavalca spudoratamente l'onda del politicamente corretto fra una sponda e l'altra dell'Atlantico (e della sessualità) proponendoci una patina da rivista per la coppia gay e l'inevitabile odio-amore per quella etero. Il trionfo del già visto e dell'intorpidimento. La stagione estiva meriterebbe qualcosa di fresco e vivace, non un bicchiere d'acqua intiepidita dalla canicola.
Puppigallo: Uno di quei casi in cui il protagonista, senza magari essere un fenomeno di recitazione, si rivela comunque perfetto per la parte, riuscendo a recitare con la sola fisicità, con la faccia da ex pugile e gli occhi quasi spenti. Non c'è particolare originalità nella storia, ma durando il giusto per quello che ha da dire e, soprattutto, potendo contare su un parco attorico comunque piuttosto buono, riesce a convincere e a meritare la visione. Giusto il finale, in linea con la sporca storia.
MEMORABILE: Il suo lavoro; Appeso nudo come un quarto di bue sulla testa dei due protagonisti; L'incapacità di lui nel gestire il figlio con problemi neurologici.
Ciavazzaro: Inutile secondo capitolo delle avventure-disastri del cane Beethoven. Il cast come al solito offre pochissimo, la sceneggiatura del film ancora meno. Non c'e un minimo divertimento, la sceneggiatura è scritta in modo indegno, il film risulta abbastanza pesante. Da evitare.
Cloack 77: Chiaramente il cinema della coerenza, dell'intelligenza o semplicemente della bellezza è molto lontano da Il pescatore di sogni, film che oltretutto distrugge la credibilità dei personaggi, tutti buoni e belli, mentre le macchiette degli attentatori (un gruppo "misterioso") son tutti brutti sporchi e cattivi e non valorizza adeguatamente il personaggio di Kristin Scott Thomas, l'unico vero elemento interessante in questo atto di fede.
Shannon: Giovannino e Valentina ritornano dal viaggio di nozze senza aver consumato il matrimonio a causa di un complesso psicologico che blocca il fresco sposo. Dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto, sarà la suocera a trovare la soluzione del problema. Commedia divertente solo a tratti, grazie soprattutto ad un Montagnani al top, come sempre irresistibilmente attratto dalle grazie del personale di servizio. Si può vedere ma non rientra sicuramente fra le pietre miliari del genere.
MEMORABILE: Montagnani, ovviamente: "No, niente complessi, io suono da solo... il piffero: sono il Severino Gazzelloni della spingardata!" (a Carroll Baker)
Rambo90: La notte brava delle due eredi al trono di Re Giorgio nel giorno della vittoria in Europa, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il tutto raccontato con un leggerissimo humor inglese, che a volte fa sorridere, altre lascia indifferenti. La ricostruzione storica è ottima e il cast all'altezza, ma la sceneggiatura non sempre è coinvolgente, soprattutto quando vuol farsi seria e analizzare la pesante eredità lasciata dal conflitto bellico. Non male, ma con una confezione così buona serviva uno script meno banale.
Puppigallo: Sembra più un film di fantascienza che un horror (le mutazioni ricordano un ibrido tra Alien e Predator). Ormai, tolto Snipes, che continua a essere in parte (evidentemente credeva molto nel personaggio), la storia stessa delle mutazioni vampiresche fa un po' storcere il naso; e il fatto che i mutanti si muovano nel sottosuolo, con rapidi scatti, ricorda troppo Mimic (è lo stesso regista). Resta comunque piuttosto splatter (l'autopsia) e l'azione è assicurata da Blade e dalla sua squadra d'appoggio (bello il bestione che lo odia). Mediocre, ma vedibile.
Magnetti: "Speed" è un buon film d'azione di cui si ricordano soprattutto le ottime scene adrenaliniche a bordo dell'autobus che proprio non può fermarsi. Perfetta la scelta di far interpretare l'eroe di turno da Keanu Reeves, molto adatto a questi ruoli. Sebbene ci si trovi negli scontati schematismi degli action movie Hollywoodiani, il ritmo che la sceneggiatura e il regista imprimono alla pellicola è di quelli che ti attaccano allo schermo. Si vedono volentieri (e molto) una volta, ma non oltre.
Stelio: Per nulla male questa nuova commedia di Alessandro Genovesi, che dopo Soap opera mostra una crescita interessante dal punto di vista creativo. Se di "sorpresa" non si può parlare per l'ottima prestazione di un navigato come Bisio, sicuramente lo si può dire per la discreta prova del non-protagonista Frank Matano, al suo terzo film da attore. La fine forse presenta qualche scena che scade un po' troppo nel banale, ma nel complesso la pellicola si lascia guardare.
Galbo: Veramente mediocre questo thriller diretto dal pur buon regista James Foley. Mark Wahlberg è assolutamente poco credibile nella parte dello psicopatico ed è in genere l'impianto narrativo a reggere assai poco con un'andamento assolutamente scontato e prevedibile e un gruppo di attori (a parte Wahlberg) pochissimo in parte.
Markus: Terzo capitolo di una saga a corto di idee. Ancora Ralph Macchio (quasi trentenne spacciato per teenager) nei panni del nerd che la spunta sui bellocci e naturalmente Pat Morita, ma la vicenda stenta a decollare nonostante si cerchi di riprendere l'atmosfera del fortunato capostipite. Tutto già visto, prevedibile e il risultato si traduce in noia. La pellicola è vedibile in funzione della trilogia e solo per completezza. Al cinema, almeno negli Usa, fu un mezzo flop.
124c: L'evacuazione di Dunkirk secondo il regista de Il cavaliere oscuro è un continuo rumore di spari che fanno saltare dalla sedia, quando li senti. Il nemico non si vede, ma si notano le facce dei giovani soldati in fuga, raccolti da un peschereccio. Paura, odio, dubbio e rimpianto... c'è tutto in quelle scene dove a farla da padrone non sono i grossi nomi (che ci sono, ma hanno ruoli alquanto ristretti, anche se importanti - vedi l'ufficiale di marina di Kenneth Branagh e il pilota d'aerei Tom Hardy, a esempio), ma bravi e giovani attori.
Jena: Ultima gemma di un regista che ha prodotto un paio di capolavori (48 ore, Driver l'imprendibile) e tanto buon cinema. La ricostruzione di fantasia del soggiorno in carcere di Mike Tyson funziona, soprattutto per la straordinaria interpretazione di Ving Rhames, letteralmente perfetto nel rendere la spocchiosa arroganza del "campione", che se non sul ring sullo schermo si mangia letteralmente quello stoccafisso di Snipes imbambolato. Ottimo il cast di contorno (Falk, Rooker, Wes Studi). Anche per chi non ama la boxe, come me.
Galbo: Sofisticata indagine sui sentimenti con un pizzico di mistero in un film raffinato diretto e interpretato da Louis Garrel. Un racconto a tre voci realizzato con grande senso del ritmo e privo (anche per la breve durata) di tempi morti. È evidente il grande lavoro sulla scrittura dei personaggi per conferire il tono apparentemente frivolo ma molto studiato. Ambientazione minimale ed efficaci interpretazioni dei tre protagonisti. Un buon film.
Giùan: L'apprendistato alla vita del 13enne Daniel, dal villaggio contadino dove vive con la nonna al paese di Narbonne, accanto alla mamma e al compagno spagnolo di lei. Opera di ineffabile e inquieta tenerezza, il film di Eustache esplora con intimità e densità indimenticabili l'età invero insondabile in cui pur ci si affaccia al sentimento e all'eros. Lo sguardo serenamente dolente di Daniel (anche di fronte alla unilaterale decisione della madre di interromperne gli studi) possiede il dinamismo cinematografico di Truffaut e la sacralità etica di Bresson.
MEMORABILE: La citazione di Pandora; Il bacio "rubato" al cinema; Daniel che spia due giovani amanti dal laboratorio per bici dove lavora; La fotografia di Almendros.
Festo!: Questo film in una parola: tristezza assoluta. Perché sulla carta il cast sarebbe anche buono, ma viene totalmente sprecato, quasi ridicolizzato. Mette tristezza vedere persone che hanno recitato in ottimi prodotti fare un film simile. Fa rabbrividire anche la sceneggiatura, che è semplicemente il nulla, così banale e prevedibile da non far neppure ridere. Potremmo definirlo un film "copia-incolla", girato "tanto per…". Odioso.
Tarabas: Tragico remake di un film stracult dei mitici Anni Settanta (nientemeno che l'Ubalda), mette in scena un campionario di attori rivedibili, a partire dalle protagoniste femminili, rispetto alle quali la Fenech e la Schubert sembrano Greta Garbo e Marlene Dietrich. Sui protagonisti maschili meglio sorvolare. Messa in scena povera di mezzi e di gusto, anacronismi sciocchi, la sensazione immediata che si tratti di un'operazione senza capo né coda. Fast forward obbligatorio.
Ira72: Classica pellicola anni '90 che, avvalendosi di due bellocci (l'attraente psicologa e il tenebroso sconosciuto) spera di fare il colpaccio. Così i due danno vita a un intenso gioco erotico (patinato e poco credibile) mentre qualcuno perseguita la De Mornay. Si capisce fin dall'inizio dove la sceneggiatura voglia andare a parare, tra risibili depistaggi e colpi di scena raffazzonati. Ma l'insieme pare talmente banale e prevedibile che si spera in chissà quale lampo di genio. Che non arriverà mai. Da salvare un Banderas in forma strepitosa.
Bubobubo: Interpretato da altri protagonisti maschili (e magari, a chiedere la luna, diretto da un altro regista), questo classicissimo triangolo di morte e passione avrebbe potuto regalare qualcosa in più dal semplice, inequivocabile sentore di legnoso stiracchiamento cinematografico del formato fiction. Poi, per carità, a spaccare in quattro il capello si può apprezzare il curato onirismo di un paio di sequenze naturalistiche, oltre all'erotismo tracimante di una Gerini impostata peraltro in formato casual: ma si tratta di minuzie, insufficienti a riscattare un prodotto alquanto mediocre.
MEMORABILE: La reazione disarticolata di Martino (Duret) alla confessione della moglie Giuliana (Gerini).
Gestarsh99: Banale storiaccia horror a base di nazi, rune, occultismo, scarificazioni, fienili e cavalli redi-vivi... Chi dirige però non è un novellino e se non altro la mano esperta si sente, sia nella rapidità con cui snellisce i raccordi sia nella facilità con cui governa gran parte delle situazioni. Il testo filmico non vale una cicca bucata ma la capacità di tener banco con spettacolarità ottunde per quanto possibile alcune falle del crivello. Schumacher sbriga la sua pratica senza andare per il sottile, tra mille stereotipi e scenette premasticate e la pernacchia al 90esimo non gliela leva nessuno.
MEMORABILE: Il terzo occhio che spunta al demoniaco immortale dal foro autopraticato.
Mark70: C'è da vincere una sfida con gli americani e la marina seleziona i suoi elementi migliori, ma il computer deve essere parente di quello de I carabbinieri perché sceglie una manica di mentecatti... La trama di per sé è risibile e per arrivare ad un minutaggio accettabile vengono inserite una serie di barzellette e scenette stupide e inutili. Se aggiungiamo la recitazione mediocre da parte di attori di secondo piano la noia ed il fastidio prendono il sopravvento. C'è qualche scenetta che strappa un sorriso, ma il film è decisamente brutto.
MEMORABILE: La surreale consegna delle cartoline-precetto da parte di Bombolo, unica scena divertente del film.
Lythops: Noioso, prevedibile, irritante, infarcito di luoghi comuni, lascia che ben presto un senso di desolazione s'impossessi di chi assiste impotente alla rappresentazione nonostante la discreta qualità del missaggio. "Duri" e "puri" (?) da una parte e la banalità dall'altra: chi vincerà? Prodotto assurdo e inutile, da sconsigliare. Effetti speciali nella norma.
Cerveza: La fuga dalla vita limitante di un paesino può passare anche attraverso una lercia chiatta fluviale infestata di gatti. Credi ti possa portare ovunque, ma in realtà lambirà un mondo abbagliante che ti ammalierà dalle sponde con le frottole di veggenti e saltimbanchi. L'unico modo per travalicare tempo e spazio è passare attraverso fantasia e sogno, che purtroppo vanno spesso a braccetto con disperazione e follia. Film poeticamente sbilenco, originale, ma che spesso arranca, si confonde e singhiozza, salvandosi con le sublimazioni oniriche e qualche inquadratura di livello.
MEMORABILE: Il "gattaro" père Jules: “I gatti sono più puliti delle persone”. Beh, se le persone sono come lui, sicuramente.
Saintgifts: Il parlato iniziale (l'unico in tutto il film) consiglia di dimenticare il mondo a cui siamo abituati, i suoi rumori, le sue velocità e prepara a entrare in un altro mondo primordiale, quello sottomarino. Buon consiglio perché bisogna essere molto rilassati (o lo si può diventare durante la visione, ma potrebbe anche essere il contrario) per apprezzare le immagini di vita subacquea, accompagnate da musiche che spaziano nei vari generi, dalla Callas alla disco music. Documentario che non documenta, più un omaggio a un elemento molto amato.
Caesars: La trama è di un'assurdità unica (non c'è praticamente nulla che possa risultare pur lontanamente credibile), ma è inserita in una commedia ben realizzata, che riesce a farci accettare, durante la visione, anche gli accadimenti più strambi. Non certo memorabile, ma "leggera" e con qualche riflessione non banalissima. Buone le prove attoriali e la regia, che riescono a dare il giusto supporto a un soggetto che in mani sbagliate avrebbe potuto facilmente naufragare. Divertente, con moderazione.
Herrkinski: Girato da Romero su commissione, è un mediometraggio che mischia documentario - nell'introduzione e finale narrati da Maazel, lo zio Cuda di Wampyr - e dramma; l'obiettivo era d'ispirare una riflessione sulla realtà spesso disagiata degli anziani, tra solitudine, maltrattamenti e povertà, attraverso una sorta di parabola che vede un vecchio finire vittima di soprusi e indifferenza in un parco di divertimenti. Deprimente fin dall'incipit nella piovosa Pittsburgh, raggiunge certamente lo scopo di sensibilizzare l'audience, pur rimanendo solo una bizzarria nella filmografia del regista.
Markus: Raffazzonata rappresentazione scenica semi-sofisticata (d’ambientazione londinese) in cui – la moda di quel tempo lo imponeva – si miscelavano vari generi, tra cui lo spionaggio, il mafia-movie, la commedia all’italiana e un pizzico di giovanilistico (c’è una giovane Muti in un ruolo da contestante). Grandi attori, ma che Rossi non ha saputo gestire al meglio (forse per via di un “pot-pourri” così complesso). Personaggi stereotipati e spesso al limite del grottesco.
Caesars: Giallo tipicamente anni '70, nato sulla scia del successo ottenuto da Dario Argento. Pur non essendo nulla di eccezionale, il film è discreto fin quasi alla fine, dove ha un crollo improvviso. La spegazione finale è troppo complicata e la storia fa acqua da parecchie parti. Rimane il dubbio che almeno un omicidio (una macchina che trascina un corpo) abbia ispirato una celebre scena di Profondo rosso. Chi ama i film Anni Settanta può vederlo.
Siska80: Curiosamente girato in bianco e nero e maledettamente attuale, il film racconta di un giovane di grande egoismo e altrettanta insicurezza, diviso tra l'amore puro e la passione sfrenata ma con una sola certezza: il profondo legame paterno. Forse è proprio la mancanza di empatia generata dal carattere del protagonista a togliere allo spettatore una buona dose di coinvolgimento emotivo persino nella triste ma azzeccata conclusione. Ancora una volta le pellicole francesi si dimostrano particolarmente aderenti alla realtà, capaci di analisi lucide e di un certo cinismo di fondo.
MEMORABILE: Il rifiuto; La vasca del piacere; Il finale.
Gestarsh99: Fresco dei successi delle sue spassosissime parodie dedicate all'horror e all'action, il geniale Wright si tuffa in questa riduzione cinematografica dell'omonima graphic novel canadese in sei volumi. Il risultato è un prodotto esaltante, immaginifico, tecnicamente perfetto, che dosa in parti eguali teen-comedy, estetica videoludica e sfrenati combattimenti, sviluppandosi attraverso livelli di difficoltà crescente, proprio come un platform/picchiaduro. E tra le righe ci parla anche di certa gioventù, imprigionata nell'irrealtà violenta e frammentata dei comics e dei videogames.
MEMORABILE: Il non-scontro conciliatorio tra Scott ed il suo doppio Nega Scott.
Domino86: Buon thriller di Roman Polanski che riesce a combinare bene i vari elementi del genere senza perdere una propria originalità. Le spy-story e la politica sono sempre punti di forza e interesse in questi film. Bravi il regista e gli attori per la riuscita.
Gabigol: Rinvigorire un personaggio come Broly non è una cattiva idea, visti i terrificanti OAV a deturpare la continuità temporale di una serie animata già di per sé non irresistibile per coerenza narrativa. Se il personaggio guadagna dei minimi tratti caratteriali, è indubbio che a catturare maggiormente l'attenzione sia il flashback sul pianeta Vegeta. Esauritosi nella prima metà questo focus, il resto della vicenda si barcamena tra le solite botte da orbi e le trasformazioni infinite che vanno a sovraccaricare troppo le battaglia.
Homesick: Modesto film d’azione girato lungo le strade e i ponti di San Francisco, si dissolve nella pletora di b-movies ed episodi di serial tv americani anni Ottanta dedicati a scienziati pazzi che minacciano distruzione con letali armi ipertecnologiche. L’antico talento e il consumato mestiere di Castellari sopravvivono nel rigetto del politically-correct, nei colpi di pistola al ralenti, negli inseguimenti spericolati, nelle esplosioni d’auto e nel ritmo, sostenuto anche con l’apporto delle musiche “a stelle e strisce” dei fratelli De Angelis.
MEMORABILE: Estrada dopo aver pestato un rapinatore assassino: «Sono i vermi come te che rendono piacevole il mio mestiere!».