Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Homesick: Come un'Emmanuelle nostrana, la Ripa di Meana continua a confessare la sua vita annoiata fatta di sesso (anche lesbico), vestiti alla moda, viaggi, incontri casuali e tanta altra mercanzia per guardoni incalliti. Privo di qualsiasi valore cinematografico, raccatta un attore dal glorioso passato come Finch e si regge tutto sulla bellezza di Carol Alt.
Matalo!: Le rivolte operaie di inizio secolo secondo lo stile del Maestro: ricco affresco corale, storicamente puntuale, dove anche i personaggi di spicco tendono ad essere inglobati dalla moltitudine di corpi e facce. Il tono è quello dolceamaro e patetico tipico del regista che, se sa far ridere, non scorda mai la durezza del tema affrontato. In questo Monicelli fu cantore coraggioso (vedi La grande guerra). Che poi sappia coniugare contenuto a capacità spettacolare non è un difetto. Sottovalutato.
MEMORABILE: Lulli si fa largo all'assemblea e libera una sedia scagliando un collega in mezzo agli astanti.
Rebis: Ammicca agli addetti ai lavori (scolastici), agli studenti in corso e a coloro che ne sono usciti: d'altra parte, da lì, in un modo o nell'altro, ci siamo passati tutti. E' questa esperienza collettiva a intercettare lo sguardo dello spettatore che rievoca negli stereotipi, nei personaggi macchiettistici, il vissuto personale, anche quando il film si immette nei binari del fantastico. Assai gradevole nel complesso, per quanto all'epoca sopravvalutato: resta un film documento per fare il punto su quel che c'era e quel che c'è, e constatare, magari, che tutto cambia ma nulla si trasforma.
Reeves: Improbabile scontro tra esercito polacco e quelli kirghiso sullo sfondo di una complicata vicenda di fratelli che si combattono e di donne che vengono vorticosamente rapite e liberate. Gli scontri e i duelli sono continui ma non riescono mai a far decollare il film, che risulta inutilmente complicato nella trama. Yvonne Furneaux un gradino sopra tutti gli altri, bella e dannata.
MEMORABILE: Il povero prigioniero cinese, torturato dai nemici e ucciso da chi dovrebbe liberarlo...
Puppigallo: Pozzetto è assolutamente credibile nella parte dell'ingenuo sempliciotto, che parte per Roma con l'idea di diventare un grande attore (già un finto indiano, sul treno, lo smonta commentando: "Con quella faccia?"). A differenza di altri Renato-film, qui la sceneggiatura ha il suo peso e le varie vicissitudini (una delusione dopo l'altra, Fenech compresa) contribuiscono a dare spunti e ossigeno al protagonista, anche se da un certo punto in poi, subentra una certa ripetitività. Il finale, col fastidioso suono che mai più avrebbe voluto risentire, dà quel tocco in più alla pellicola. Notevole.
MEMORABILE: La scritta "Lavorare fa incazzare". Tognazzi irrompe sul set: "Scusate il ritardo ragazzi, ma io, caschi il mondo, alle 9:30 in punto devo cagare".
Rebis: Antonio Pisapia: un cantate, un calciatore. Gloria, caduta, sopravvivenza di un appellativo. Primo acquario esistenziale per Paolo Sorrentino, senza ancora lunghe apnee e ansie prestative, che mette già in capo tutto il repertorio di una cifra stilistica esemplare: ricercatezza visuale, montaggio creativo (che qui trova linfa nella narrazione parallela), selezione musicale d'impatto, sceneggiatura cabalistica. La direzione degli interpreti e il nitore dell'affabulazione, oggi, non hanno eguali nella produzione cinematografia nostrana. Emersione di un grande Tony Servillo. Consigliato.
Capannelle: Terribilmente soporifero, con la pretesa di avvincere lo spettatore con intrighi e colpi di scena ma eccessivamente contorto nello sviluppo e scarso dall'inizio alla fine quanto a sceneggiatura. Recitano anche Hopkins e Pacino ma dopo mezzora si capisce come le loro siano solo comparsate ben retribuite. Tocca allora a Duhamel portare da solo il peso di una trama traballante: lui si impegna ma nulla può.
Caesars: Di Gregorio non stupisce: il film contiene tutti gli elementi che ti aspetti, se conosci il cinema del regista. Questo non è certo un male (per i suoi estimatori), e la pellicola scorre via con tanti sorrisi e qualche riflessione, fino a un finale in sintonia con quanto narrato (anche se contiene un eccesso di buonismo non molto credibile). I personaggi sono ben delineati e ben interpretati, il ritmo è assai placido, come è giusto che sia, e la storia è simpatica, pur non contenendo chissà quali novità. Una conferma delle qualità di De Gregorio, che sa raccontare storie "quotidiane".
Ramino: Nonostante con il passare del tempo sia stato ampiamente rivalutato come piccolo cult della commedia italiana, questo film su una sgangherata squadra di calcio neo promossa in serie A allenata dal simpatico e istrionico Banfi è comunque un buon esempio di cinema a basso costo. Da notare qualche apparizione di alcuni calciatori e addetti ai lavori dell'epoca.
Pessoa: La derivazione euripidea si limita al titolo e poco altro, ma l'esperto Ferroni riesce comunque ad imbastire una storia articolata con diversi momenti godibili. La fanno da padrone le coreografie di Ross nei frequenti balletti filologicamente attendibili che si intersecano alla perfezione alla vicenda senza appesantirla. Recitazione forse troppo affettata, con un cast non sempre all'altezza ma effetti speciali e scenografie per una volta non inguardabili riscattano il risultato finale, garantendo una visione più che soddisfacente, soprattutto agli appassionati del genere.
Nando: Visionaria pellicola d'esordio per Gosling, che offre una vicenda contorta fatta di qualche immagine a effetto ma sostanzialmente priva di attrazione. Buono scenograficamente ma non altrettanto a livello sceneggiativo, il film si avvale di interpreti di buona fattura in particolare modo la Hendricks. Nel complesso una discreta delusione.
Puppigallo: Parte bene, con qualche buona battuta e piacevoli duetti dei due protagonisti, ma più si va avanti e più la grana s'ingrossa, diventando macigno nella parte finale (l'orango partoriente). Simpatica la presenza di Leroy, in formato Janez. Troppo poco però per salvare una pellicola tirata come una gomma da masticare. Nota di merito per la Arcuri che, alla fine, farà una bella sorpresa a noi maschietti. Per il resto il film è quasi totalmente perdibile.
Puppigallo: Wayne è praticamente la pellicola. Da solo traina tutto, indiani compresi. E' nel suo ambiente naturale e si vede. Comunque, i paesaggi, le giovani (e non) spalle e i pellerossa, una mano gliela danno, con botta e risposta (deve mettere in riga e far crescere chi prenderà il suo posto) e assalti, con tanto di ulteriore responsabilizzazione, data dalla bella di turno da proteggere (c'è persino chi la tratta male. Ma chi disprezza, si sa, compra). Un bell'esempio di puro western che fu.
MEMORABILE: "Baciala, salame!"; "Riesce a leggere l'ora del mio nuovo orologio d'argento?"; "Sono borghese da due minuti".
Mdmaster: Una confezione estremamente attraente, un cast di grande livello e un'idea zoppicante che si trascina per troppo tempo e alla fine non lascia molto allo spettatore (anche per colpa di un finale troppo forzato). In ogni caso ci si diverte, almeno finché il tutto si mantiene sul livello di un thriller dal buon ritmo che Fincher gestisce in maniera impeccabile. Nonostante la coppia Douglas-Penn meritasse più dialoghi e screen time, The game resta un giochino divertente, anche se piuttosto barocco.
Fabiorossi: Forse per puro campanilismo, viste le mie profonde radici toscane, non riesco a bocciare completamente il lavoro dello sfortunato attore e regista. Nuti di sicuro mette grande impegno nel confezionare i suoi film, che però malauguratamente sembrano assomigliare troppo l'uno all'altro rischiando di annoiare lo spettatore, il quale si ritrova ogni volta nel piatto la stessa minestra riscaldata. Innegabile qualche raro spunto di comicità casereccia toscana, ma forse troppo poco per giudicare del tutto positivamente il film.
124c: Lupin alla ciaccia del tesoro dei Romanoff, una cascata di lingotti d'oro. Quarto special consecutivo diretto da Osamu Dezaki, caratterizzato dal mistero di Anastasia Romanoff, che sarà anche soggetto di lungometraggio animato americano del 1996. Qui, naturalmente, agisce la nipote di Anastasia, di cui sia Lupin che Goeomon il samurai s'invaghiscono. Fujiko fa il filo a dei rudi camionisti, Jigen e Lupin sono tormentati da due simpatici killer pulp, mentre il cattivo vescovo Rasputon trama.
MEMORABILE: Raspunton che ha poteri mentali, Goeomon senza spada ricattato dal vescovo russo e la bibliotecaria del prologo.
Homesick: Venezia è minacciata dai pirati: a difenderla ci pensa il figlio del doge, indossando il costume zorresco del "Leone di San Marco". Dignitoso cappa e spada diretto da uno specialista del peplum e interpretato da due illustri nomi del genere (Scott e la Canale), denota senso dell'avventura con buone scene di battaglia, che lasciano comunque il primo piano alla difficile, ma non impossibile, storia d'amore tra l'eroe e la bella piratessa. In queste pellicole d'altri tempi non può mancare lo humour, prescritto nei divertenti ruoli minori.
MEMORABILE: La finta morte di Marchetti e la sua trovata per far convolare a giuste nozze il nipote Scott e la Canale.
Samuel1979: Sequel molto modesto che alla fine risulta inferiore rispetto al primo episodio. Anche qui Micheli è il più divertente fra gli attori e i momenti migliori del film ce li offre lui anche grazie a un episodio niente male e a un Pappalardo qui nelle vesti di un improbabile texano. Roncato, così come nel precedente capitolo, risulta non pervenuto a causa di un ruolo non perfettamente calzante. Per Montagnani invece una prova patetica e priva di mordente.
Siska80: Padre e figlio in perenne disaccordo devono affrontare insieme un grave lutto: riusciranno a ricucire il loro rapporto? Prevedibile commedia on the road che per quanto concerne l'intreccio non ha nulla di nuovo da raccontare (per certi versi ricorda In viaggio con papà con Sordi e Verdone, seppur con un messaggio più elevato da trasmettere al pubblico) ma può contare su un duo di attori all'altezza e ha il merito di non cedere al patetismo; anzi, al contrario, non mancano le situazioni umoristiche dal momento in cui entra in scena Jess, un'autostoppista..
Siska80: Un giovane capitano si imbosca tra i Pirati per sgominare un'intera organizzazione, ma ad un certo punto viene scoperto. Normale amministrazione, per dirla in poche parole: abbiamo il baldo protagonista, la bella fanciulla dal passato turbolento (dato che l'elemento sentimentale non può mai mancare, in questo caso anche per rimpolpare una trama decisamente esigua) e lo scontatissimo happy end: la differenza la fanno tuttavia i raffinati costumi, gli esterni accattivanti, la buona fotografia, il ritmo sostenuto, l'azione concitata e non ultimo un cast dalla recitazione misurata.
Siska80: La spensieratezza del precedente capitolo si è persa per strada, al pari di gran parte del cast; come se non bastasse, le coppie di personaggi rimaste - in qualche modo imparentate - sono noiose, stereotipate e invischiate tra l'altro (che gran fantasia!) in complicazioni simili e parallele (ovviamente risolte nel migliore dei modi giusto negli ultimi minuti del film): da una parte il giovane non vedente e la fidanzata appena tornata dall'estero; dall'altra l'ossessiva madre di lui che rischia di perdere l'amore. Non male il cast; da vedere solo per completezza.
Saintgifts: Se si toglie quel po' di patinatura dei western RKO di questo periodo, "Gli avvoltoi" non è niente male. La trama è ricca e, oltre ai cattivoni della banda, ci sono anche due donne innamorate dello stesso uomo e la redenzione di una delle due. C'è la corsa per la conquista di un pezzo di terra in Oklahoma e città che diventano fantasma. La regia non la chiamerei di maniera, ma sicura nel trattare il genere e il film è piacevole fino alla fine. Buone riprese e anche ricercate, gli attori se la cavano dignitosamente. C'è il solito divertente Gabby.
Siska80: I gemelli Phoebe e Max, che fanno parte di una famiglia di supereroi, mandano a monte una missione importante e devono recuperare il loro status. A livello di effetti speciali, trucco, costumi e location siamo a livelli mediocri, ma nel complesso si tratta di un film con interpreti simpatici e un numero di gag riuscite consistente: girato come se fosse uno dei tanti episodi della serie tv da cui è tratto (non mancano nemmeno le risate preregistrate del pubblico!), si lascia guardare per una discreta azione e perché la famiglia unita che fa gruppo ha un che di nostalgico che prende.
MEMORABILE: La presentazione dei vari personaggi; Il coniglio Colosso; La pianta da testare.
Jandileida: Anche grazie a un alto livello di cool metropolitano, tra graffiti e musiche hip hop, questa rivisitazione animata delle vicende dell'amichevole vicino Spider-Man risulta essere oltremodo originale e piacevole. Stavolta ci ritroviamo addirittura un set completo di uomini ragni provenienti da svariate dimensioni parallele, ognuno con la sua bella caratterizzazione: dal maialino Looney Tunes fino al detective noir degli anni '30. I nemici e le loro mire non sono forse il massimo dell'originalità ma il disegno morbido e accattivante compensa alla grande.
Metuant: Belle ragazze, vitelloni più o meno spudorati, un bel carico di musica d'epoca, ambientazione balneare e tanta, tanta nostalgia: questi gli ingredienti di quello che forse è il miglior risultato di Vanzina, quando ancora non si abbandonava assieme al fratello al pecoreccio fine a se stesso. Il film in sè non è certo privo di difetti e la trama è quasi un pretesto, ma è l'atmosfera, assieme ai personaggi, a fare tutto; svariate gag riuscite, stereotipi dell'epoca e un finale più che degno.
MEMORABILE: Il finale, con l'espressione di Calà sulle note di "Celeste nostalgia".
Anthonyvm: Ottimo mix di adrenalina e umorismo, quasi un Trappola di cristallo trapiantato su un autobus. Ma se una folle corsa in autostrada sotto la costante minaccia di una bomba non fosse sufficiente, de Bont aggiunge un proemio con un ascensore in bilico e un gran finale all'interno di una metropolitana. Un action-thriller che non concede tregua, divertente e tesissimo, affidato a un cast indovinato (Reeves e la Bullock sono una bella accoppiata, ma Dennis Hopper come cattivo è un mattatore irrefrenabile). Tanti e ottimi effetti speciali, script solido e regia inattaccabile. Una chicca.
MEMORABILE: La fuga dall'ascensore; Jeff Daniels in ostaggio; L'esplosione del primo autobus; Reeves aggrappato al fondo del bus; Sparatoria in metropolitana.
Enzus79: L'amicizia fra Fred Flintstones e Barney si rompe quando il primo viene promosso ad alta carica aziendale. Fiacco, diverte davvero a stento. L'umorismo riesce poco e si rasenta la noia e la piattezza. Peccato perché il cast è formato da attori bravi e perlopiù adeguati al genere. Kyle MacLachlan, invece, risulta decisamente fuori ruolo. Cameo per Hanna e Barbera.
Wilkerson: Commediola natalizia degli equivoci, ruffiana e fasulla come solo Hollywood riesce a fare. Lo spunto iniziale potrebbe anche essere interessante, ma lo sviluppo della vicenda è prevedibile in ogni direzione, oltre la normale tollerabilità. La Bullock conquista il pubblico americano con facili lacrime, lo spaesato Bill Pullman non sembra troppo a suo agio nel ruolo di playboy. Fa comunque piacere ritrovare i veterani Jack Warren e Peter Boyle.
Deepred89: Un Eastwood decisamente ispirato (sia dietro che davanti la mdp, dando in entrambi i casi prova di encomiabile sobrietà) rilegge il noir smussandone i toni cupi e violenti, oscillando tra la commedia e il dramma sentimentale, trovando il suo punto di forza nella contrapposizione tra pacatezza e slanci più prettamente di pancia. Confezione senza sbavature, qualche forzatura a livello di verosimiglianza che gioca però a favore del lato umano della vicenda. Secondo tempo in crescendo, che rivela l'anima romantica del suo regista-protagonista.
Noodles: È come guardare dal buco della serratura e scoprire un altro mondo, spiandolo per tre ore e assaporandone ogni particolare. Certo, ogni tanto ci si annoia, ogni tanto c'è qualche momento lento, ma è suggestivo assistere allo svolgersi di un mondo che non c'è più, avvolto in un'atmosfera senza tempo, mostrato magistralmente da Ermanno Olmi. Attori presi dal mondo contadino, alcuni più espressivi di certi attori moderni. Ci sono anche un paio di scene molto crude. Film pesante, inutile nasconderlo, ma tra quelli che ha mostrato gli umili e i vinti è senz'altro uno dei migliori.
Galbo: Con l'arrivo in cabina di regia del talentuoso Guillermo Del Toro, la saga di Blade acquisisce elementi fantascientifici che si mescolano alla componente horror-avventurosa del primo capitolo. Il risultato è un action non sgradevole con alcuni buoni momenti dovuti principalmente ad una regia attenta e un buon coinvolgimento del cast. Intrattenimento gradevole.
Puppigallo: Discreto gangster/noir in cui l'azione non manca, i proiettili volano e i cadaveri lastricano la strada del protagonista, inseguito dal passato che irrompe nel suo presente. Gli attori sono in parte (convincenti i due antagonisti) e il ritmo buono. Ha però un limite non indifferente, quello di non distinguersi da altri prodotti del genere, avvalendosi di una regia di mestiere che però manca di quei guizzi in grado di renderlo originale. È comunque meritevole di un'occhiata, riuscendo a far mantenere allo spettatore il sufficiente livello di interesse fino all'epilogo (mazzate).
MEMORABILE: "Dev'essere caro questo tè". "Sessantamila dollari al chilo". "Ne ho bevuti due sorsi, ecco duecento dollari"; Le conseguenze fisiche; Auto "al volo".
Piero68: Di questo film si può discutere sul contenuto, a cavallo tra una fiaba e il grottesco. Ma la confezione è pressocchè perfetta. Effetti, scenografie, costumi, trucco, dialoghi. Per non parlare di fotografia e tutto il resto. E poi non ci si annoia visto che anche il montaggio opta per un ritmo forsennato. Operazione commerciale della Disney? Sicuramente! Ma non è un'operazione commerciale oltre il 50% dei film made in Usa? Depp è bravo ad interpretare Sparrow nell'esatta misura richiesta dalla sceneggiatura, Bloom un po' meno. Rush impagabile.
Caesars: La sceneggiatura non offre molte novità, limitandosi a raccontare una storia vista altre volte. Va però detto che le interpretazioni sono valide e che la messa in scena è buona ed esente da volgarità, mantenendo una certa gradevole "leggerezza". Altro esempio di come i transalpini siano diventati "maestri" nel campo della commedia cinematografica, per quanto la pellicola non possa essere annoverata tra i loro prodotti più riusciti. Dal punto di vista registico niente di straordinario, ma con alcune soluzioni visivamente interessanti.
Cotola: Non ci sono volgarità assortite e già questo è qualcosa. Per il resto però poco o nulla
da segnalare. Il tema affrontato è interessate ma è trattato con grande superficialità
e con grande e pietoso conformismo (si veda il finale) che mal si addice all'assunto di base. Ritmi accettabili ma regia anonima così come gli attori.
Aco: Trama debole: parte bene poi procede in modo discontinuo, ma non mancano, tuttavia, gli spunti comici, le battute divertenti e scene delicate, quasi romantiche. Tra i protagonisti si evidenziano Lorenzo Zurzolo (il ragazzo cieco che scopre l’amore), Matteo Oscar Giuggioli (il fumato non perso) e Giulia Schiavo (la leader del gruppo). E su tutti loro, la città di Riccione con le sue mille storie e il gruppo The Giornalisti con le loro canzoni. Insomma, una buona prima prova ma dai protagonisti più giovani per l’avvenire ci si aspetterebbe qualcosa di più.
MEMORABILE: Furio che spiega a Vincenzo che le ragazze si dividono in due categorie.
Ale56: Una fantastica favola diretta dal sempre bravo Spielberg. Un'ottima sceneggiatura valorizza il film, accompagnata da una buona recitazione, una colonna sonora immortale e alcune scene entrate negli annali del cinema (una su tutte la bicicletta che vola con la luna sullo sfondo). Fantastica la creatura meccanica creata dall'italianissimo Rambaldi, che si muove quasi come un umano. E.T. resta e rimarrà per sempre una delle icone del cinema spielberghiano, con la creatura amata da grandi e bambini. Favoloso.
Capannelle: Commedia leggera giocata sul desiderio di maternità di Kate ("le altre rimangono incinta, io ottengo promozioni") che arriva ad impiantare il suo ovulo in una "mamma in affitto", Angie. Le loro diverse abitudini di vita, lo sconclusionato boyfriend della seconda e... un paio di sorpresine complicheranno la vicenda. Non si ride di pancia ma si sorride con piacere. Buone le prove delle protagoniste e un paio di comparsate di lusso, Steve Martin (il boss newage di Kate) e la Weaver (a capo dell'agenzia che gestisce le mamme).
Brainiac: "Niente zombie, siete inglesi", questo è il refrain a cui farei scalare Top of the pops e a cui assegnerei la prima dell'N.M.E. Sì, perchè da quell'alba mentecatta dalla perfida Albione d'intonati live-set ne azzeccano pochi. Che si vada a "casa del cane" a svegliarlo coi feedback oppure a far "colazione con la morte" l'andamento è quello. Pochi riff, zero squilli di tromba. Non si salva questo palco-indiavolato, perso com'è fra actioneggianti fuori-tempo e dialoghucci scordati, virus stonati e malacci "residenti" più di Dj Shadow. Inaccettabile zombata.
Mota: Un po' commedia, un po' giallo, un po' musical: otto donne si confrontano in una casa dove è avvenuto un delitto e l'omicida è per forza una di loro. Film abbastanza interessante con recitazioni e situazioni molto teatrali; ottime tutte le interpretazioni delle otto donne, soprattutto quelle di Isabelle Huppert, della bella e brava Virginie Ledoyen e dell'affascinante Emmanuelle Béart. Gli intermezzi cantati annoiano un po', ma nonostante questo è un buon film.
Rigoletto: In un ruolo un po' diverso da quelli solitamente interpretati, Clint Eastwood offre una buona prova all'interno di uno spaccato nel quale è rappresentata un certo tipo di "America", zeppa di personaggi burini la cui logica semplicemente non esiste. Affiancato dal fido Lewis (qui bravissimo) e da una Locke conturbante Clint mette su, diretto da Fargo, un buon film "on the road" non solo per gli spostamenti da un luogo a un altro, ma anche per essere composto da personaggi che nascono e provengono dalla strada.
Cotola: Ennesimo brutto film di Grimaldi che ancora una volta si atteggia ad autore con i soliti risultati negativi. Il film non c'è o quasi così come la storia: dura 72 minuti ed è pieno di riempitivi inutili. Vedansi la scena iniziale o gli inserti "verità" che c'entrano come il cavolo a merenda e di cui non si capisce bene il ruolo né se ne sente il bisogno. Qualche spruzzata hard per fare un po' di scandalo artificioso e vendere biglietti in più (senza riuscirci), volgarità assortite e poco altro. Caldamente sconsigliato.
Jandileida: Film d'azione come se ne sono visti tanti ma che ha il non piccolo pregio di durare poco e quindi di non perdersi in storie parallele inutili o in troppo arzigogolati colpi di scena. La storia è infatti abbastanza lineare e anche i personaggi sono disegnati in maniera abbastanza canonica. Questo non impedisce però di godersi qualche siparietto divertente tra il giovane scapestrato Madden e il blocco di cemento Elba. Degna di nota la scena dell'inseguimento sui tetti e anche qualche coreografia di corpo a corpo è molto ben fatta. Da domenica sera.
Paulaster: Rievocazione di una strage avvenuta in Toscana durante la Resistenza. Il cinema dei Taviani accosta il momento storico all'attenzione per il popolo contadino e alle tragiche conseguenze della guerra. Il film è discreto quando inscena la paura o la confusione dei cambi di casacca. Migliore la seconda parte, quando vengono descritti i fatti criminosi e i sopravvissuti si consolano tra loro. Confezione non eccelsa, come pure la fotografia, a richiamare più un uso televisivo.
MEMORABILE: Il quindicenne fascista che fa da esca; Crivellato dalle lance; La ricerca degli americani.
Fulleffect: Mal riuscito incrocio tra cinema classico giapponese, film d'azione e fumetto fantasy che ha alla base l'idea di unire nella visione un pubblico occidentale con quello orientale. Costumi e scenografie convincono, ci riesce meno una sceneggiatura banale e una messa in scena modesta; In più il soggetto è una delle più celebri storie della cultura nipponica, già portata al cinema innumerevoli volte con ottimi o buoni risultati che ne esce quasi insultata da una trasposizione infantile che vorrebbe risultare epica e invece risulta quasi sempre ridicola. La fotografia però, è ben curata
Lovejoy: A parte i veterani del genere Montagnani e Carotenuto, comunque neanche loro tanto in palla, il resto, dal copione (?) alla regia è del tutto deficitario. Solito corollario di battute e situazioni sexy. Ma altri hanno fatto meglio. Decisamente meglio. Nel ricco filone, uno dei peggiori in assoluto.
Paulaster: Ragazzo parigino, dopo essere stato lasciato inizia un rapporto a tre. La sceneggiatura, di ampio respiro, è strutturata su lunghi dialoghi per descrivere la parabola amorosa. I contenuti sono espliciti ma non provocatori (salvo quando si parla d'aborto) grazie a una autenticità nella recitazione che va oltre la nouvelle vague. Léaud non ha gran fisicità ma guida per buona parte il terzetto. L'ultima parte mette in luce l'illusione della libertà sessuale di fine anni Sessanta accusandola di essere vuota.
MEMORABILE: La ricerca del Tampax; Il rapporto a tre; Il monologo della Lebrun.
Enzus79: Un ragazzo scopre un villaggio subacqueo sotto una città fatiscente. Film diretto dall'attore Ryan Gosling (qui anche sceneggiatore); cupo, a tratti inquietante e che sembra uscito dalla mente di David Lynch. Purtroppo manca di quel coinvolgimento che ci si aspetta da questo tipo di trame e in un qualche modo si avverte l'assenza di una certa linearità del racconto. Comunque consigliabile.
Marcolino1: La pellicola fa pendant con un'altra opera del regista, ossia Il labirinto dei sensi: stessa ambientazione in estremo oriente (della quale non si apprezza nulla perché il 95 per cento del girato è chiuso nelle quattro mura), stesso triangolo lei-lui-lui, stesso gusto per il softcore, antipasto per il "piatto forte" dell'hard che però qui non arriva. L'elemento voyeur alla "grande fratello" non aiuta ad aumentare l'interesse, poiché viene introdotto in modo schematicamente freddo e superficiale; il tema del "guardone" conobbe tempi migliori.
Deepred89: Film decisamente riuscito, con una trama che si sviluppa lentamente con un meccanismo perfettamente studiato e in grado di coinvolgere ed appassionare. Buone la regia e la fotograifa, ottimamente analizzati i personaggi, interpretati da un gruppo di ottimi attori. Peccato solo per un finale piuttosto tirato per le lunghe che comunque non delude. Notevole.
Ciavazzaro: Buon lungometraggio anime dedicato a Lupin, godibile sin dalle prime battute (la scena in biblioteca, ovviamente censurata in televisione). Il fondere la trama classica di Lupin con la storia dei Romanov rende tutto intrigante; come al solito l'antagonista è ben caratterizzato. Sfortunatamente Zenigata, in questo caso, funge più da accessorio.
Siska80: Padre e figlio in perenne disaccordo devono affrontare insieme un grave lutto: riusciranno a ricucire il loro rapporto? Prevedibile commedia on the road che per quanto concerne l'intreccio non ha nulla di nuovo da raccontare (per certi versi ricorda In viaggio con papà con Sordi e Verdone, seppur con un messaggio più elevato da trasmettere al pubblico) ma può contare su un duo di attori all'altezza e ha il merito di non cedere al patetismo; anzi, al contrario, non mancano le situazioni umoristiche dal momento in cui entra in scena Jess, un'autostoppista..
Cotola: Una delle più belle e straordinarie commedie nere di tutti i tempi, animata da una grande regia come Capra (capace di girare in questo caso un film molto lontano dalle sue corde), una notevole sceneggiatura (meno stupida di quanto si possa pensare in un primo momento) ed un cast ricco di attori eccellenti, fra i quali spiccano Cary Grant ed un Peter Lorre una spanna sopra tutti. Imperdibile ed inimitabile.
124c: Se c'è da salvare qualcosa in questo film-sequel de I miei primi quareant'anni, è la bellezza della sempre affascinante Carol Alt nel ruolo di Marina Ripa di Meana. Purtroppo, anche se il regista è cambiato (da Carlo Vanzina, che, amato o meno, è abbastanza noto, all'anonimo Cesare Ferrario) il risultato è lo stesso, un altro fotoromanzo in movimento, peggiore del film precedente. Naturalmente l'opera è tratta da un altro libro della contessa, ma al cinema è stato, secondo me, giustamente snobbato dal pubblico. Out, out, out.
Luluke: Roman Israel è imprigionato in un'etica anni '70, nella professione come nella vita. Ma il mondo è cambiato e con lui il mestiere di difensore. Dopo la bancarotta del suo studio accetta l'offerta di impiego di un avvocato yuppie (un Farrell fin troppo ingessato) cercando di adeguarsi al nuovo stile imposto dai tempi. L'ottima prova di Denzel Washington compensa i momenti fiacchi di una sceneggiatura che sembra scritta per stigmatizzare l'ingiusta deriva del sistema penale Usa (ma non solo) che obbliga i cittadini meno abbienti al patteggiamento per evitare dure condanne. Lodevole.
Giùan: Stralunato e bislacco se ce n’è uno, il film di Ghione se da una parte si riallaccia al filone dell’horror satirico anticapitalista inaugurato da ...Hanno cambiato faccia, dall’altro se ne distanzia muovendosi lungo una tangente talmente weird da ricordare piuttosto le operazioni del duo Morissey/Warhol. Certo però il nostro non brilla per consapevolezza teorica e molte delle trovate son quantomeno lambiccate. Si alternano inevitabilmente lungaggini goliardiche e (in) sano divertimento. Tarascio ha l’occhio folle di Norma Desmond.