Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Reeves: Scadente esordio di Ezio Greggio nel mondo del cinema, dove di certo non ha mai dato il meglio di sé in carriera. Qui ci sono situazioni imbarazzanti, gag che non fanno ridere neanche per sbaglio, riprese ai confini dell'amatoriale. Nel film Greggio vorrebbe fare il direttore d'orchestra, ma l'orchestra del film non la sa proprio dirigere. Del tutto insufficiente anche il cast di contorno.
Reeves: E' ovvio che il riferimento è Riso amaro, capolavoro neorealista popolare di pochi anni antecedente. E' altrettanto ovvio che la mannequin Elsa Martinelli ha un fisico decisamente diverso da quello delle mondine. Però Raffaello Matarazzo sa come sempre costruire una storia che coinvolge e che esalta i sentimenti, coadiuvati da un Folco Lulli veramente molto bravo e credibile.
Homesick: Ferragostano ed iniziatico, fotografa con attenzione quell'Italia del boom economico, spendacciona, irresponsabile, materialista, ciecamente ottimista, ma soprattutto vuota e superficiale. Gassman e Trintignant rappresentano le due facce della stessa medaglia offendo ottime interpretazioni: spavaldo, garrulo, perditempo e a tratti sordiano il primo; timido, scrupoloso ma corruttibile il secondo. Colonna sonora twist, con gran copia di canzoni di Vianello, Di Capri, Modugno. Un film imperdibile.
Myvincent: La Wertmüller non sfigura in questa sua versione della celebre commedia di Edoardo, forte di un cast azzeccato ma anche originale, viste le presenze di De Crescenzo e Cannavale. Il rituale del sugo evidentemente è nelle sue corde e non potevamo che aspettarci un'opera che risuona delle tipiche atmosfere napoletane di tutti i tempi. La storia in fondo è piccola e si consuma in un delirio di gelosia, fra una coppia borghese che ha bisogno evidentemente di nuovi stimoli. Mancano gli approfondimenti sociali e politici, ma forse questo è chiedere troppo.
Deepred89: Generalmente detestata, una commedia gerontofila piuttosto ben girata e pure abbastanza sobria nell'affrontare un tema a rischio, almeno finché nell'ultima parte il film non crolla nel grottesco involontario, con il soggetto che deraglia e il montaggio che arranca tra ellissi e stranezze assortite, forse in parte causate dai noti ritocchi della produzione. Sordi si impegna, la Marini offre l'interpretazione forse migliore della propria carriera e le musiche di Piccioni complessivamente funzionano. Scarso, ma meno del previsto.
Mco: La scuola si fa un tutt'uno, corpo docente e studenti, tesa a stigmatizzare gli anni che passano, le parole che volano tra i remoti banchi di scuola e le sensazioni che spesso non vengono colte adeguatamente. Gli umori che si respirano tratteggiano un quadro talvolta caricaturale ma funzionale alla realtà delle cose. Orlando comprende ciò che a Nobile non va giù: ogni alunno bocciato è una sconfitta collettiva, davanti e dietro la cattedra. La Galiena è perfetta come elegante professoressa dalla vita familiare poco idilliaca.
MEMORABILE: "E' caduto Vasco"; La sessione infinita dello scrutinio finale.
Zutnas: Lo spaccato di un villaggio, più che di un paese, in una Sicilia splendida e degradata, in cui il tempo si è fermato, si vive di pesca e ci si muove in Vespa o in Ape, dove tutti si conoscono e si vivono vite semplici. Inizia e prosegue come un documentario sulla vita quotidiana dei membri di una famiglia e assume i connotati di film drammatico solo nella parte finale, non essendo la narrazione dei fatti essenziale per il film.
Tomastich: Frank Darabont dirige - da Stephen King - uno dei più famosi e citati prison-movie degli anni '90. Pochi difetti e tanti pregi per questo "The shawshank redemption" (è il titolo originale): un grandissimo cast (sia tra i protagonisti che nei comprimari), un'ambientazione perfetta come quella della Shawshank Prison, già utilizzata in altri lavori del maestro e una narrazione da pelle d'oca. Memorabile.
Gianleo67: La penna e la macchina da presa di Sorrentino scandiscono un sorprendente esordio cinematografico in cui il vissuto di personaggi tanto uguali nel nome quanto diversi nella vita, tracciano la triste parabola di esistenze che sembrano toccare i vertici di un'epoca di edonismo e facile successo professionale e dove si intravedono già i segni di una decadenza inarrestabile, le piccole crepe di esistenze in bilico tra il sentimento di onnipotenza dell'uomo di successo e l'incombenza di fattori imponderabili che ne dominano le scelte e i destini.
MEMORABILE: Tony (Servillo) Pisapia confessa alla telecamera: "Io ho sempre amato la libertà. E voi non sapete manco che cazzo significa[...] Io sono un uomo libero.
Ronax: Di poco precedente a Rangers attacco ora X, la pellicola non si discosta di un millimetro dai canoni codificati del bellico tricolore, compresa la cronica povertà di mezzi tipica di queste produzioni. Qui, la sporca dozzina di turno deve eliminare le ultime resistenze giapponesi in una remota isola del Pacifico, con tutto ciò che ne consegue e che è agevolmente prevedibile dopo i primi cinque minuti. Ciò nonostante, si riesce a giungere al termine con le palpebre ancora alzate: per essere un film di Bianchi Montero non è un risultato da poco.
MEMORABILE: Lo sguardo invasato del comandante giapponese quando si dà la morte facendo harakiri.
Pinhead80: L'allegro squadrone francese dei primi del Novecento è un insieme di caricature più o meno riuscite di militari scansafatiche e pasticcioni che dal mattino alla sera ne combinano un po' di tutti i colori. Il vero mattatore è Alberto Sordi, che dà colore a una commedia simpatica ma sgangherata con una sceneggiatura che assomiglia più a un insieme di scenette montate alla bene e meglio che a una storia vera e propria. Chi ha fatto il militare si riconoscerà in alcune situazioni e ne riderà di buon gusto.
Rambo90: Gradevole. Un western dai toni più vicini alla commedia, che non disdegna un pizzico di mistero nel cercare di scoprire dov'è nascosto l'oro e se il ladro superstite tornerà a casa. A tenere in piedi il tutto c'è Gable con il suo carisma, che passa agevolmente da rubacuori a truffatore più volte nel corso della storia, attorniato da un buon cast femminile in cui spicca la Van Fleet per ruvidezza di modi e introspezione di alcuni monologhi. Regia e ritmo svelti, finale ampiamente prevedibile.
Il ferrini: Film cult per gli appassionati di calcio, anche in virtù dei numerosi camei di calciatori e personaggi legati al mondo del pallone. Alcune gag funzionano, merito soprattutto di un ottimo Lino Banfi, ma nel complesso siamo di fronte a un prodotto di genere e che quindi può conquistare solo un pubblico condiscendente. Simpatica la colonna degli Oliver Onions. Ne verrà realizzato, 25 anni dopo, un orrendo sequel che lo farà rimpiangere.
Siska80: Una giovane (e naturalmente avvenente) biondina con velleità gastronomiche si reca al matrimonio della sorella e nel frattempo incontra il suo ex (non male neanche lui, un classico). Pellicola mediocre come molte altre del genere, ma comunque animata a dovere dai battibecchi dei due simpatici protagonisti. Il resto conta ben poco: trama prevedibile e per nulla originale, dialoghi blandi, happy end per tutti garantito, nessun colpo di scena all'orizzonte. Eppure si segue senza annoiarsi anche grazie a un ritmo discreto e ad alcune sequenze che strappano un sorriso.
Stubby: Il film è un po' lento, però non è malvagio, tocca alcuni temi tabù per quell'epoca ed è intriso di una certa violenza. Mulargia ha dato la precedenza alla caratterizzazione dei personaggi e quindi va tutto a discapito dell'azione, infatti alcuni passaggi possono risultare piuttosto noiosi. Comunque tutto sommato è un lavoro discreto che merita di essere visto, se non altro per alcuni tocchi di classe.
MEMORABILE: Il palmo della mano può essere letale.
Ruber: Pellicola che non vanta un soggetto originale né brilla nella sceneggiatura, e il già visto è dietro l'angolo (il rapporto padre/figlio lontani da tempo). Tuttavia, grazie ai buoni interpreti riesce a farsi guardare senza annoiare. Arrivato tardivamente da noi e senza passare in saIa, il film ha nell'inedito duo Timberlake/Bridges il suo punto di forza. Gradevole l'interpreatazione di Kate Mara anche se poteva aver un risalto maggiore. Il regista indipendente Meredith si occupa di produzione, scrittura e regia: forse un po' troppo...
Ciavazzaro: Ottimo special della serie, con diverse ambientazioni (attraverso mezza Europa) che rendono molto interessante la storia. Non ci sono super-cattivi, ma comunque la figura di Zenigata (e soprattutto della sua assistente) è ben delineata. Interessanti i disegni finali.
Mark70: Premesso che ho visto solo la versione "compatta" da 9 episodi, il film è letteralmente dominato da Sordi: "Pronto soccorso", con il nobile che raccatta un "malconcio" sulla sua Rolls intrattenendolo con le sue amenità è da antologia del cinema, ma anche l'amaro "Come una regina" e soprattutto l'esilarante "Orazione funebre" all'avanspettacolo che fu ne fanno il protagonista assoluto. Gli altri episodi, anche se sono simpatici, non reggono il confronto (forse solo "l'uccellino" con un cinico Tognazzi è paragonabile). Tutto sommato un bel film.
Daniela: Una donna inglese assume un famoso cacciatore perché guidi una spedizione in Africa alla ricerca del marito scomparso mentre stava cercando miniere forse inesistenti... Classico film d'avventura in cui la trama sentimentale resta sottotraccia rispetto all'ambientazione. Ed una fortuna, perché l'interesse non risiede nelle schermaglie fra Kerr e Granger, entrambi corretti ma un poco ingessati nei rispettivi ruoli, ma nelle bellissime riprese di carattere semi-documentario, sia naturalistiche che etnografiche, esaltate dalla smagliante fotografia di Robert Surtee.
Galbo: Ambientato negli anni successivi alla guerra di secessione americana, è una fantasiosa ricostruzione in chiave western di accadimenti politici "chiave" della storia statunitense. Il film possiede una certa precisione storica dovuta alla buona qualità della sceneggiatura. Le riprese regalano momenti spettacolari e il cast è formato da attori molto aderenti ai propri personaggi. In definitiva un buon film.
Siska80: Donna in carriera organizza un matrimonio spettacolare per una coppia di amici e finisce per trovare anche lei l'amore. Festival del già visto (altrove e meglio) che oltre all'ambientazione originale (la Nuova Zelanda) e le location ammirevoli (il vigneto del protagonista in modo particolare) non ha nulla di interessante da offrire. A parte l'epilogo scontato che fa parte del gioco, ci fosse un solo colpo di scena, un qualche ostacolo apparentemente insormontabile a dare mordente alla vicenda! Niente da fare, si tratta di un film di un romanticismo spicciolo che non sa emozionare.
Markus: Paul Turner è uno esperto che dà ai politici le soluzioni per tenersi distanti dagli incidenti diplomatici, in particolare gli scandali sessuali. Accetta per scommessa di occuparsi di una dottoressa impegnata nel sociale, che tenta di candidarsi come governatore. Film che ruota attorno alla figura di Rob Lowe, che molti ricorderanno come "belloccio" in alcuni film degli Anni '80. La pellicola di Bill Guttentag, pur garantendo la professionalità e la pulizia del cinema yankee, di fatto non riesce purtroppo mai a decollare.
Ilcassiere: Il livello del primo Verdone è ormai un ricordo lontano. Questo è l'ennesimo film pieno di personaggi/macchiette romanacci in cui una splendida ragazza scombina la vita di Verdone, poco originale e abbastanza prevedibile (quando entrano in casa le 3 ragazze africane già si capisce come andrà a finire). Ci sarebbe anche uno spunto interessante (il missionario di ritorno dall'africa che cerca un po' di serenità ma si rende conto che si sta più sereni lì), ma non viene sufficientemente coltivato. Divertente la scena a due con la Finocchiaro.
Giùan: Una banda di cattivoni spadroneggia a Dodge city: a dargli filo da torcere penserà un reduce della guerra civile. Il western non era certamente il genere di elezione di Curtiz e Flynn stava meglio in calzamaglia che con la giacca di pelle. Il loro sodalizio tuttavia era abbastanza saldo da dare un ottima riuscita anche in questo film, il cui manicheismo è illuminato dal technicolor di Sal Polito e da alcune scene clou (in primis la funambolica rissa da saloon) che ne tengon alto il livello spettacolare. Languida De Havilland, splendida spalla Alan Hale.
MEMORABILE: La rissa nel saloon appunto; Ann Sheridan che canta "Marching through Georgia".
Puppigallo: Quello che si dice un buon film. Gli attori sono in parte, il ritmo è discreto (parte però un po' lento); e alcune scene, ma soprattutto, riprese, sono Hitchcock puro (la visione del corridoio, creato dal muretto, nell'avvicinamento al laboratorio del tassidermista; le inquadrature all'opera). Certo, qua e là c'è qualche momento più leggero, quasi disturbante (gli amici inconsapevoli). Ma la tensione non manca; e il fatto che il marito faccia quasi sempre danni, mentre la moglie, più riflessiva, ottenga i migliori risultati, contribuisce alla riuscita della pellicola.
MEMORABILE: Stewart tenta, prima di accavallare le gambe e poi di infilarle sotto un tavolino basso; In chiesa; La canzone al pianoforte.
Siska80: La spensieratezza del precedente capitolo si è persa per strada, al pari di gran parte del cast; come se non bastasse, le coppie di personaggi rimaste - in qualche modo imparentate - sono noiose, stereotipate e invischiate tra l'altro (che gran fantasia!) in complicazioni simili e parallele (ovviamente risolte nel migliore dei modi giusto negli ultimi minuti del film): da una parte il giovane non vedente e la fidanzata appena tornata dall'estero; dall'altra l'ossessiva madre di lui che rischia di perdere l'amore. Non male il cast; da vedere solo per completezza.
Galbo: Autore del buon Eden lake, del quale recupera la coprotagonista, James Watkins dirige un action movie che (se liberato dalle implicazioni socio politiche, che appaiono pretestuose) è abbastanza godibile. Non bisogna aspettarsi alcuna originalità nella caratterizzazione dei personaggi e in generale nella trama. Il film presenta tuttavia buone sequenze d'azione (quella sui tetti e un'altra all'interno di un furgone) e può contare sulla presenza scenica di Idris Elba, portato per pellicole del genere e attore di un certo spessore.
Mco: Terza avventura per Bella tra vampiri affamati e incarogniti dalla prima trasformazione e licantropi che, pur di proteggerla, si alleano con gli eterni rivali. Rispetto al passo falso di New Moon qui si assiste perlomeno a un'azione discreta, anche se tre film (ma non è finita...) per esprimere la stessa idea sono eccessivi. I combattimenti non sono gore ma almeno qualche testa che salta riporta alla mente che ci si muove sempre e comunque in un contesto horror.
Jcvd: Ottimo film, ben diretto da Woo e ben recitato dal buon Van Damme. Il marinaio Chance Boudreaux aiuta una ragazza a cercare il padre, un barbone scomparso e ucciso da una banda di assassini che si diverte ad organizzare cacce all'uomo... Jean Claude azzecca tutto in questa pellicola, che non può non appassionare i fan dei film d'azione e non solo.
Cangaceiro: Pellicola vecchia dentro, pervasa da una sonnolenta atmosfera da guerra fredda basata su meccanismi vetusti. Brandt cerca di imbrogliare le carte per produrre suspense e sorpresa ma crea parecchia confusione, bruciando la svolta principale allo scoccare della prima mezz'ora. Infelici le prove del cast: Gere troppo stagionato, ormai quasi fuori tempo massimo per ruoli d'azione, Grace timido e insignificante dà un apporto misero al film, il geriatrico Sheen fa la comparsata più insulsa della sua carriera. Resta una confezione onesta ma è davvero poco.
Trivex: Un racconto in cui la fantascienza è solo il contorno, perché il piatto forte sono i sentimenti che come spesso accade solo i giovanissimi riescono a cogliere nella loro interezza. Vicenda semplice ma non banale, a tratti davvero emozionante, interpretata e diretta molto bene. Effetti speciali di quel tempo, ma anche adesso non sfigurano e comunque anche loro non costituiscono un elemento portante del film. Piacevole da seguire in famiglia, è un classico senza tempo che farà sempre parte della memoria di molti.
Greymouser: Film tedioso assai su un tema - quello degli zombi - che ha già tediato di suo, almeno per quel che mi riguarda. Poi, insomma, alle origini i cari morti viventi deambulavano come ubriachi in torpore etilico; son poi diventati scattosi da Boyle in poi, e qui li ritroviamo in versione epilettico-esagitata, quasi fossero morsi da una tarantola-zombi. La trama, praticamente non esiste, se non come confusionario patchwork di logori stereotipi di genere. Sbadiglio garantito.
Anthonyvm: Stallone esce di scena e lascia il ring al suo allievo: Jordan passa anche alla regia e tenta di conferire sempre più spessore al "suo" personaggio, approfondendo i piccoli e grandi drammi della cerchia familiare, ma soprattutto risvegliando le ombre vergognose del suo passato, contro cui si batterà in ogni senso. Nulla di ciò che si racconta suona nuovo e lo stile narrativo non brilla per intensità (tanto nei combattimenti quanto nelle parentesi da commozione programmata); ciononostante, l'universo "Creed" si espande in maniera coerente e i protagonisti si rincontrano con piacere.
MEMORABILE: La figlia amante della boxe; Il massacrante scontro fra Dame e Felix; Il funerale; Gli onirici ralenti sul ring mentre il pubblico svanisce nel buio.
124c: Il dottor Michael Morbius passa la sua esistenza a cercare una cura per la sua deformità, ma quando crede d'averne trovata una s'inietta un siero, usando come cavie dei pipistrelli, e si trasforma in un vampiro assetato di sangue. Se la prima parte potrebbe anche essere potabile, con la trama dei due disabili Michael (Jared Leto) e Milo (Matt Smith) amici fin da bambini e in cerca di una cura, la seconda è un cinefumetto horror girato male, perché abbonda in scene d'azione incomprensibili, effetti speciali pessimi e inutili collegamenti a Spider-man: No way home.
MEMORABILE: La strage di mercenari fatta da Morbius appena trasformato; Il secondo vampiro vivente; Keaton che torna ad essere l'Avvoltoio quasi inutilmente.
Gugly: Bignami stringatissimo di una vicenda di cronaca che tiene ancora banco teso a risaltare la figura della pm Ruggeri; chi ne fa le spese è la storia, raccontata per sommissimi capi con personaggi delineati con l'accetta incluso il magistrato, incarnata da una Ragonese di maniera e tutto sommato anonima (di gente ostinata che va avanti contro tutto e tutti sono piene le storie, la vera Ruggeri è ancora più anticonformista del contraltare filmico); da salvare Zibetti, che restituisce l'ambiguità di un condannato che grida ancora la sua innocenza.
Rambo90: Seagal è un maestro di kung fu chiamato a liberare una ragazza dai poteri magici rapita da un trafficante di donne. Trama insolita, al servizio di una storia sull'onore e sull'usare le arti marziali per buone cause, scritta da Seagal stesso che per una volta impone regia cinematografica e una certa cura nell'insieme. Ci si diverte: belle coreografie di combattimenti come ai vecchi tempi, un pizzico di ironia e dialoghi sul senso della vita. Qualche ingenuità qua e là ma nel complesso si tratta di una specie di canto del cigno riuscito bene.
Nando: Dopo la trilogia di Nolan, probabilmente, ogni altro episodio sulla figura del paladino di Gotham appare superflua e solamente di contorno. Qui emerge una narrazione noir e plumbea con un'antieroe addirittura malvisto dalla polizia corrotta della città. Lunga durata ma film che comunque si guarda con interesse nonostante Pattinson appaia quasi un divo grunge sonnambulo. Bene la Kravitz e Farrell, Wright è un Gordon scadente e Dano isterico alla fine.
Enzus79: Decisamente sopravvalutato. Un film sfarzoso che trasmette sì felicità e tutto ciò che ne è affine, ma fino ad un certo punto perché nella seconda parte la durata di due ore si fa abbastanza sentire sfiorando la noia. Da applausi comunque la parte tecnica, con la regia e la fotografia davvero convincenti. Colonna sonora cult. Audrey Tautou non può non piacere.
Stefania: In presenza di un thriller psicoanalitico incentrato su un pericoloso triangolo ai cui vertici ci sono due sorelle e, ovviamente, un giovane e attraente psichiatra, penso subito a certi noir anni '40, tipo "Lo specchio scuro". Qui, sempre di tradimento, di manipolazione e di identità sovrapposte si parla, ma c'è meno introspezione e più azione (anzi il ritmo è fin troppo sostenuto e i colpi di scena sono anche troppi). Patinato, ma patinato con gusto, con un discreto omaggio Hitchcock nell'ambientazione e nella scena finale. Gere si impegna, ma come psichiatra non convince. Discreto comunque.
MEMORABILE: La resa dei conti finale: letteralmente, un cliffhanger!
T. hermill: Mary Fiore (la caliente JLo, qui dalle improbabili origini italiane) è una wedding planner di successo, single da troppo tempo... Cupido, però, ci mette del suo e la farà innamorare di un bel dottorino che altri non che lo sposo di uno dei suoi matrimoni! Zuccherosa, ingenua, romantica commedia senza sorprese e dal lieto fine assicurato: per chi è in cerca di leggerezza e buoni sentimenti.
Ira72: Magari si limitasse a essere banale e scontato! Purtroppo il film è anche brutto e soporifero. Pare più anni Novanta, tanto si è riusciti a racchiudere il peggio dei film del periodo. Pregno di certe scelte registiche - che vorrebbero essere vezzi, ricercatezze, finezze - di ultima scelta. Dato il cast, ci si sarebbe aspettati qualcosa di più potabile. Invece non è credibile nemmeno la zazzera dello stuntman, tre toni più scura di quella di Reeves. E che dire dei ralenti che ambirebbero a rendere certe scene più incisive? Da salvare solo lo sguardo burroso della Tomei.
Modo: Dopo il fiacco Rimini Rimini ecco il seguito, condito da cinque episodi fini a se stessi. Girato sicuramente in economia, i risultati sono modesti. Renzo Montagnani non riesce a graffiare come negli anni '70, ma non è male la presenza della Ferilli, quasi irriconoscibile. L'episodio migliore è quello con Maurizio Micheli e Pappalardo. Peccato per un Moschin non a proprio agio; meglio Gianfranco D'angelo. Con una sceneggiatura decente il film avrebbe guadagnato sicuramente un punto.
Pinhead80: Il fascino dello sgangherato road movie familiare rimane intatto anche a distanza di tanto tempo e ne conserva in maniera autentica la stessa forza. Ogni personaggio incarna una caratteristica differente che lo definisce e su cui si basano tutte una serie di gag. Il viaggio è sempre simbolo di una grande trasformazione che volente o nolente avviene. Alcune scene sono più riuscite di altre (la madre che vuole completare il percorso a ostacoli nel campus tra tutte) e nel complesso si ride spesso e quasi sempre di gusto. Ad averne, di film così.
Rambo90: Un sicario si ribella al suo capo e decide di difendere la poliziotta che dovrebbe uccidere. Action dalla trama classica ma con il giusto ritmo e un cast ben assortito. La coppia Rooker/Kurylenko funziona e il regista sa orchestrare l'azione, tirando anche fuori da Bruce Willis molto di più di quanto son riusciti a fare altri negli ultimi anni. È un villain minaccioso, e la sparatoria finale da sola varrebbe la visione. Soffre comunque della povertà di idee di questi prodotti di serie B ma almeno intrattiene.
Cotola: Thriller di stampo avventuroso piuttosto banale ed usuale che, infatti, ripercorre strade già conosciute. La regia è abbastanza sottotono (anche nelle scene d'azione) e la sceneggiatura è davvero deludente e risaputa. Poca tensione, scarse emozioni e nessuna sopresa. Attori (non tutti) appena sufficienti. Inoltre se visto in tv perdono di mordente anche le scene girate tra le rapide.
Giùan: Scolastico è l'aggettivo più esauriente, per il biopic di Singer. In effetti, sia il versante stilistico (narrazione piana, alternanza condiscendente di scene madri e momenti musicali, regia asetticamente professionale) che quello contenutistico, con la focalizzazion incolore e "educata" del personaggio Mercury e il corollario decisamente esanime del resto della band, tendono essenzialmente a sfumare i contorni puntando su un pathos sicuro quanto convenzionale. La performance "conigliesca" di Malek intriga e caratterizza.
Paulaster: A una cena si discute del nome del prossimo nascituro. Preambolo arioso tipicamente francese che la prende molto larga fino ad arrivare al fatidico ritrovo. Gli argomenti, anche se sembrano banali, sviscerano ragionamenti ben approfonditi sulle ipocrisie, i difetti e i comportamenti dei partecipanti. Il clima però a volte è eccessivamente acceso tanto da apparire fastidioso e in un ambiente teatrale sarebbe da preferire. La parabola vira poi sui buoni sentimenti e riequilibra il quadro. Nota veramente stonata la donna incinta che fuma dopo cinque mesi di gestazione.
MEMORABILE: Heil Pepito; I nomi dei dittatori; Il sunto al telefono con la madre; La sorpresa in ospedale.
Renato: Visto anni fa, ricordo distintamente che non ne rimasi affatto deluso: infatti mi aspettavo una sonora scemenza e proprio quella mi trovai davanti. Peccato, perché tutto sommato lo spunto (la distorsione delle notizie e la loro susseguente incontrollabilità) avrebbe meritato miglior sorte di quella che è venuta fuori da questo thrillerino.
Giacomovie: Film convenzionale che si guadagna comunque la pagnotta di una stiracchiata sufficienza con una trama che riesce ad incuriosire fino al termine, nonostante poi confermi i sospetti di prevedibilità che aveva dato. La tensione è discontinua ma funzionale e il piccolo Mattew O'Leary se la cava egregiamente. **!
Galbo: Film sull’eterno tema dei “fratelli coltelli” che effettuano un viaggio di riconciliazioni sulla scia di un mistero legato alla scomparsa del padre. Il film presenta qualche elemento di suggestione legato alla location esotica (la Malesia) nella quale è stato in parte girato ma risulta troppo povero di spunti, con una sceneggiatura largamente prevedibile e una regia banale e priva di personalità. Discrete le prove dei due protagonisti affiancate a vecchie glorie del cinema italiano come la Merlini e la Martino.
Sgangherato heist-movie, pone al centro della vicenda un ex giocatore di baseball che, infortunatosi al ginocchio, non s'è più ripreso. Nick Davis (Landry), così si chiama, è ancora giovane e sta cercando in ogni modo i soldi per l'operazione che potrebbe rimetterlo in sesto, ma un collega messicano (Méndez) del casinò dove lavora come elettricista gli fa fallire una scommessa piombandolo nella miseria. Così, insieme a quest'ultimo, alla propria ex ragazza (Casanova), alla bella padrona di casa (Terry) e a qualche altro personaggio più ai margini, decide di derubare il casinò. Siamo a...Leggi tutto Las Vegas, i soldi girano e Alex Stratholme (Roberts), il proprietario, non fa mistero di voler licenziare tutti per investire in un superpremio da venti milioni di dollari attraverso il quale promuovere il locale. Al bar, usando hamburger e patatine, si abbozza una rozza planimetria per capire come penetrare nel caveau dove i nostri sono certi stia il deposito segreto di Stratholme. Le due belle ragazze verranno usate per distrarre l'uomo e cercare la tessera-chiave con cui aprire le porte giuste, il messicano per azionare il suo “chupacabra”, un aspiratore potentissimo che servirà a “succhiare” il denaro. A Nick non resterà che capire come depotenziare gli allarmi e agire in prima persona. Le spiegazioni del piano sono sommarie, confuse, segno di quanto la sceneggiatura sia tirata via; pure montaggio e regia dimenticano pezzi per strada contribuendo a generare un caos ben poco stimolante. Eric Roberts dovrebbe essere la star (troneggia sui titoli di testa) ma si tiene chiaramente in disparte; prova in qualche modo a dar carattere a un personaggio che ahilui ci ricorderemo invece esclusivamente per l'abitudine idiota di scattare continuamente foto a tutti con la sua reflex senza un motivo (un tormentone insopportabile). La Casanova fa gli occhioni da gatta, i maschietti vengono sollazzati da estenuanti spogliarelli al night mentre l'unico che sembra voler dare dignità al film risulta essere il giovane protagonista, che dimostra se non altro una certa serietà. Assegnano però anche a lui dialoghi privi di un minimo di spessore che - infilati in una trama tanto banale, in cui durante la raffazzonata preparazione del colpo si spiegano qua e là due cose con l'evidente urgenza di entrare nel vivo dell'azione - si perdono nel nulla. Ci sarebbe anche Antonio Fargas, l'Huggy Bear di Starsky e Hutch, ma non si capisce bene cosa ci stia a fare lì in mezzo: un ruolo di rara inutilità. Non ci si annoia troppo ed è già qualcosa, ma è a rischio anche l'interesse degli appassionati, visto quanto manchino la precisione o la brillantezza minime richieste dal genere. Tra le musiche, anonime, si fa spazio una malcelata rilettura dell'immortale “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin, tanto per chiarire quanto di originale qui non esista nulla. E dire che c'è pure quel marpione di Roger Corman, tra i produttori esecutivi...Chiudi
Ruber: Pellicola che non vanta un soggetto originale né brilla nella sceneggiatura, e il già visto è dietro l'angolo (il rapporto padre/figlio lontani da tempo). Tuttavia, grazie ai buoni interpreti riesce a farsi guardare senza annoiare. Arrivato tardivamente da noi e senza passare in saIa, il film ha nell'inedito duo Timberlake/Bridges il suo punto di forza. Gradevole l'interpreatazione di Kate Mara anche se poteva aver un risalto maggiore. Il regista indipendente Meredith si occupa di produzione, scrittura e regia: forse un po' troppo...
Mco: Triste ricerca di nuove strade per deridere le più amate icone del genere horror, abusando di cliché scatologici e battute dai doppi sensi scontati (e non così divertenti). In alcuni casi, a dire il vero, il film parrebbe spingere verso situazioni (quasi) spaventose, senza comunque averne la forza. Anche coloro che amano il genere rimarranno spiazzati dalla pochezza di base e salveranno unicamente la performance "en travesti" dell'esperto Leslie Nielsen.
Caesars: La trama è di un'assurdità unica (non c'è praticamente nulla che possa risultare pur lontanamente credibile), ma è inserita in una commedia ben realizzata, che riesce a farci accettare, durante la visione, anche gli accadimenti più strambi. Non certo memorabile, ma "leggera" e con qualche riflessione non banalissima. Buone le prove attoriali e la regia, che riescono a dare il giusto supporto a un soggetto che in mani sbagliate avrebbe potuto facilmente naufragare. Divertente, con moderazione.
Il Gobbo: Impressioni conflittuali: la Nieves è nostra beniamina da sempre, qui si concede con indubbia generosità e ciò solo varrebbe al film encomi solenni. Peccato che tutto il resto non funzioni, dagli occhiali di Harrison al ridicolo assunto del film, dall'esotismo cheap invecchiatissimo al catastrofico amico, e anche Cipriani è al minimo sindacale. Alla fine, diciamolo, una barba. Quattro pallini alla Nieves, ma non fanno media.
Galbo: Uno dei personaggi più riusciti del film dei Coen torna in un film che è una via di mezzo tra un sequel e un remake. Convincono la caratterizzazione del personaggio, oltre che la raffinata e spassosa interpretazione di Turturro che incarna Jesus alla perfezione e che trova un ottimo partner in Bobby Cannavale, meno la trama poco organica e più fatta di momenti assemblati e il deludente personaggio della Tautou. Ottima invece la breve prova della Sarandon.
Lucius: Divertente special che condensa in tre atti il meglio delle avventure di Lupin 3rd. Tra rocambolesche avventure e colpi di scena, in una grafica di tutto rispetto, un prodotto che farà felice gli estimatori di Lupin III. Un antico tesoro legato addirittura a Napoleone fa gola ai paesi del G7 e Lupin, vantando discendenze col famoso condottiero, si ritiene legittimato ad appropriarsene. Hai mai sentito parlare del dizionario personale di Napoleone Bonaparte?
MEMORABILE: Il cambio d'identità tra Lupin e l'ispettore Zenigata.
Cerveza: Prima del filone spaghetti western parodiato degli specialisti Franco e Ciccio, Tognazzi e Chiari si divertono a sbeffeggiare Un dollaro d'onore, produzione statunitense dell’anno precedente. Farsa davvero alla buona contraddistinta da una comicità basica, freddure spesso ibernanti, terribili canzonette e fragorose pistolettate; tutto materiale certamente molto gradito al pubblico giovane dell'epoca, compreso il castissimo strip della Boschero. Davvero incantevole il tris femminile, con l'esordiente (in Italia) Hélène Chanel.
MEMORABILE: Il gesto dell'ombrello che si è "composto da solo"; Lo stratagemma dell’impiccagione.
Markus: Paul Turner è uno esperto che dà ai politici le soluzioni per tenersi distanti dagli incidenti diplomatici, in particolare gli scandali sessuali. Accetta per scommessa di occuparsi di una dottoressa impegnata nel sociale, che tenta di candidarsi come governatore. Film che ruota attorno alla figura di Rob Lowe, che molti ricorderanno come "belloccio" in alcuni film degli Anni '80. La pellicola di Bill Guttentag, pur garantendo la professionalità e la pulizia del cinema yankee, di fatto non riesce purtroppo mai a decollare.
Daniela: Francia, anni Trenta: un evaso trova lavoro presso la fattoria di una matura vedova e ne diventa l'amante, accrescendo il malanimo dei cognati di lei, ansiosi di mettere le mani sulla proprietà... Da un bel romanzo di Simenon, un film dal ritmo molto lento, non del tutto riuscito ma reso interessante da alcuni apporti come la malinconica colonna sonora di Sarde e soprattutto dall'interpretazione di Signoret, sfatta nel fisico, in grado di trasmettere attraverso lo sguardo tutte le sfumature di un personaggio chiuso e diffidente che scopre di poter ancora dare/ricevere piacere e forse amare.
Puppigallo: Un Greggio ai primordi è il protagonista di una pellicola che, più che comico-surreale, può essere catalogata come sciocchezza, qua e là persino poco sopportabile (i duetti con la fidanzata; le scaramucce col vicino). Si ricicla a tutto spiano e male da vecchie comiche (le direzioni d'orchestra improvvisate, nel traffico, al parco..., la confusione al centralino); e anche quel poco di quasi decente (il comizio rivolto agli anziani "W i vecchi nello ospizio") viene sommerso da insulsaggini che non riescono neanche a provocare una smorfia simile a un sorriso.
MEMORABILE: Il maître del ristorante prende a schiaffi i clienti, dà il via per mangiare e sfascia un tavolo con un colpo di karate per poi dire che era rotto.
Nick franc: Brutto e sgangherato, ma ha un indiscutibile fascino trash che lo rende realmente esilarante: dialoghi deliranti, attori inespressivi (a parte un Eastman che gigioneggia senza freni e un Berger sempre professionale) agghindati con inenarrabili parrucconi, incongruenze a profusione. Il film si salva dal disastro totale perché ci sono una fotografia pregevole, qualche discreto effetto splatter e perché Lenzi non rinuncia a dirigere con energia anche un prodotto sconclusionato come questo. I De Angelis si adattano al contesto musicando piuttosto svogliatamente.
MEMORABILE: La Audray e la Prati: le due donne preistoriche più improbabili della storia del cinema; Eastman con testa di leone.
Giùan: Ciò che più sciocca sono i titoli di coda, che ribadiscono con freddezza didascalica come si sia trattato di una vicenda reale, i cui vari personali epiloghi meriterebbero altrettanti script. Trapero fa emergere con fin troppo esplicita chiarezza grottesca il familismo da cosca attraverso cui la famiglia (e l'Argentina di quegli anni) sono piombati nell'orrore dell'inganno, dell'apatia o del plagio. Alcune scelte registiche son discutibili (l'uso a sproposito del montaggio alternato) e la sensazione è che il nucleo forte della storia abbia fatto sottovalutare connessioni e coerenza.
MEMORABILE: Il volto di Puccio/Francella; L'assassinio in auto del commerciante.