Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Nando: Pretenziosa parabola sulla passione amorosa maschile impersonata da un doppio Rubini. Tra fedeltà paranoica e libertinismo sfacciato si snoda una narrazione lievemente monocorde ma che mostra un briciolo d'interesse. Il protagonista catalizza la scena mentre tra le sue partner femminili ci sono da segnalare l'angelica Buy e la tormentata Bruni Tedeschi. Ancora acerba l'Argento.
Panza: Con modalità curiose, la vita di una lavandaia si intreccia con la storia della Francia rivoluzionaria e napoleonica: una commedia al servizio del personaggio della popolana grezza e vivace rappresentato in molte occasioni dalla Loren. Regge finché l'azione rimane nei tumulti cittadini, ma da quando la vicenda si sposta nella reggia in poi si scivola in una certa zuccherosità e il finale, che conclude la pellicola in modo affrettato, lascia insoddisfatti. Il dispendio economico nelle comparse e nella ricostruzione ambientale non riesce a essere valorizzato dalla regia.
Panza: Sin dai primi minuti la commedia è improntata da gag tremende, se non banali, in cui si cerca di introdurre qualche elemento di sguaiata quanto gratuita volgarità per cercare una risata immediata. Poco può fare il cast per migliorare la situazione, nonostante Colella e Papaleo siano attori di razza e anche qui dimostrino una certa professionalità. Pasotti è ancora abbastanza acerbo ed è il personaggio più debole, mentre la Hunziker fa una particina e ha un breve nudo. Comprensibile il flop nelle sale di Cecchi Gori, abituato a incredibili exploit al botteghino.
Giùan: Singolare caso di opera commissionata, il cui intrinseco carattere “spurio” gli ha consacrato negli anni una originale polisemicità. Tutto quello che avrebbe dovuto nuocere al film (l’incontro di due “autori” così distanti come Bellocchio e Volontè; l’intervento “intellettuale” di Fofi sul copione di Donati) converge verso una paradossale docu-fiction che, raffreddando costantemente la narrazione, ci fornisce, straniata ma vera, la realtà di quel controverso periodo storico. Lacunosa la parte politica, di lucido cinismo quella prettamente giornalistica.
MEMORABILE: Il ghigno dell’editore Steiner; Il birignao del Direttore Volontè; Le splendide “scenate” di Laura Betti e il suo dialogo in auto con Volontè.
Galbo: Commedia alquanto scialba che vorrebbe inserirsi nel filone (reso fortunato sopratutto da Nuti prima e Pieraccioni poi) della comicità toscana. In realtà questa storia dell'odio incrollabile tra due fratelli che ereditano una fabbrica tessile appare quantomai scontata ed altamente ripetitiva (tutto il film "gira" sempre sul medesimo tono), con una regia (dello stesso Benvenuti) banale ed attori svogliati.
Homesick: L’accoppiata Banfi-Calà funziona e diverte, assolvendo al difficile compito di rivivificare un soggetto non certo nuovo (la vincita al Totocalcio) e optando per una chiusa a sorpresa che, una volta tanto, sorride ai protagonisti delle nostre commedie, di norma perseguitati dalla cattiva sorte. I piccoli spazi della Belle e della Banti monopolizzano il reparto donne, essendo la Venier e la Schiavone puramente accessorie ed introduttive di sub-plots privi di sbocco.
MEMORABILE: Tognella e il suo “moviolone”; il playback di Calà su “L’italiano”; il pelato Capritti scambiato da Banfi per il ten. Kojak.
Nicola81: Giunto al suo ultimo western, John Ford fa finalmente pubblica ammenda, riconoscendo le ragioni dei nativi americani nei cui confronti in precedenza non aveva mai avuto la mano leggera. Nonostante le lodevoli intenzioni, però, il film non rientra nel novero dei suoi migliori, non tanto per il respiro inevitabilmente meno epico, ma soprattutto a causa di una durata eccessiva e di un ritmo altalenante. I buoni momenti comunque non mancano e il cast è di livello, anche se Stewart appare sprecato relegato a un intermezzo umoristico.
Il ferrini: Agrodolce pièce teatrale, ben interpretata da un notevole cast tutto al femminile. Su tutte, a mio avviso, svetta la Crescentini (altro che "cagna maledetta"!) autrice di una delle sue migliori prove, ma nel loro tormento sono assai credibili anche la Rohrwacher e sua madre Isabella Ferrari. Qua e là si percepisce un po'di androfobia (o forse è solo paura d'amare?). Nonostante la pachidermica staticità di tutto l'impianto, praticamente una sola stanza, non ci si annoia.
MEMORABILE: Le contrazioni della Ferrari; La telefonata della Crescentini.
Fabiorossi: Nihil sub sole novi: potrebbe essere questo il motto del film diretto e interpretato da un Alberto Sordi che nel 1984, quindi circa otto anni prima, pare raccontare la storia di una vicenda giudiziaria senza precedenti, quella di mani pulite. Il personaggio del giudice Annibale Salvemini è talmente realistico da apparire ancora più vero del vero, attribuendo alla pellicola ancora oggi doti di grande attualità. Come sempre bollino blu per una sceneggiatura targata Sordi-Sonego.
Digital: Per sapere chi si intasca indebitamente le paghe dei soldati romani, un console si reca, sotto falsa identità, a Treviri. Dopo molte peripezie riuscirà a far luce sull'accaduto. Sword and sandal non dei più riusciti a causa di una storia priva di spessore, la cui sceneggiatura è stata probabilmente scritta su un ritaglio di Post-it. Più di una riserva anche sul protagonista, interpretato da un poco carismatico Roland Carey. Apprezzabili le scene di massa e lo charme di Maria Grazia Spina, mentre il doppiaggio è abbastanza scadente.
Puppigallo: Uno, caciarone, mezzo burino, con la delicatezza di un treno merci, che prende la vita di petto, sfottendo tutto e tutti. L'altro, studente modello, che pensa al futuro, timido, educato, ma quasi col timore di assaggiare la vita. Metteteli sulla stessa auto, col burino alla guida (il clacson non si scorda) e otterrete un bel film (grazie soprattutto all'ottima prova dei due attori). Un viaggio che sembra non terminare mai, dove ognuno dei due imparerà, o disimparerà, qualcosa dall'altro. Qualche pausa. Finale giusto (nella sua ingiustizia), che più giusto non si può.
Pigro: Il ricco baronetto, il playboy americano, il giovane austriaco antinazista: quanti uomini e quante possibilità (il matrimonio, l’avventura, il sesso di una notte) per la vedova inglese in terra fiorentina! Dal racconto di Maugham, una galante storia di perbenismi dell’alta società, macchiati di segreti con un cadavere da far sparire. Ma il film, troppo lungo, non ha la maestosità di Ivory, a cui sembra guardare, attestandosi invece sul compitino diligente, senza voli e senza passione, afflitto da una musica da sceneggiato nostrano.
Magnetti: Sono rimasto perplesso da questo film. Sicuramente ben confezionato, con attori bravissimi e una bellissima Scarlett Johansson, mi ha un po' stufato per la "rincorsa" al torbido di Brian De Palma, mischiata a tematiche da psicoanalisi (vedansi Vestito per uccidere, Omicidio a luci rosse, Femme fatale etc.).
Herrkinski: In tempi di revival e di rivalutazione del nostro cinema popolare anni '70 e primi '80, ecco spuntare una sorta di sequel postumo delle avventure di Nico Giraldi/Monnezza, interpretato da quello che dovrebbe essere il figlio dello stesso (Rocky), a cui presta faccia e voce il burino Claudio Amendola. Il risultato, manco a dirlo, è abbastanza penoso, nonostante un certo impegno di fondo nel cercare di ricreare l'atmosfera dell'originale e alcuni personaggi che fanno il verso a quelli storici. Taglio televisivo e sceneggiatura piatta.
Ruber: Il sottotitolo per questo pessimo film potrebbe essere “non riprovarci una seconda volta”, riferito alla star del wrestling “Triple H” qui alla sua prima performance da protagonista nel cinema. Regia piatta e anomima, cast che, che al di là dell'omone tutto muscoli, non presenta nessuno in grado di alimentare un minimo di azione, tanto tutti sembrano sperduti. Una storiella che più dozzinale non si poteva, condita solo dai rumori di qualche scazzottata.
124c: Il film tv con il regista dei primi episodi della prima serie, parte come parodia dei film di James Bond, con Zenigata costretto a chiedere aiuto a Lupin III per debellare un'organizzazione segreta chiamata Shotshell. Poi deraglia nella commedia nera, per via di Jigen che ha un rapporto difficile con la Lupin-girl di turno, la scienziata Karen. L'idea di Lupin che ruba i soldi alla "Spectre" di 007 mi diverte assai. Grande anche la bellissima Fujiko che, per una volta, fa la scelta giusta!
MEMORABILE: I vari modi in cui Jigen e Goeomon riescono a scampare alla morte, il killer dell'ICPO che sembra Schwarzenegger che sta con i terroristi.
Matalo!: Si scorge che la regia non è di serie B ma questo non basta; non c'è nemmeno la decantata ironia di cui dice Giusti su Stracult. Il film è davvero esile, un po' all'americana (Starnazza è un po' Stampy di Un dollaro d'onore, Manni un po' Gary Cooper di Mezzogiorno di Fuoco) molto all'italiana. Ma di tutti i western di Corbucci resta giustamente il meno ricordato. Colpa della povertà della storia, colpa di un Damon poco sopportabile, che dovrebbe creare un personaggio di culto con le stesse colt di Fonda in Warlock; troppo inconsistente...
Homesick: Continuano le nefandezze del Dott. Tersilli e del suo entourage sulle allegre note de “La marcia di Esculapio” di Piccioni. Nelle mani di Salce il seguito ufficiale de Il medico della mutua si fa più mordace, dando vita ad una più compiuta satira sulla mala sanità attraverso gag a ritmo serrato che sposano la vis polemica a quella (amaramente) comica. Sordi impera perfezionando il ruolo del medico incapace, avido e meschino, e quando è di scena Nuvoletti, barone della medicina universitaria altezzoso e parimenti deplorevole, costituisce con lui una coppia brillante.
MEMORABILE: Il giro dei ricoverati; le diete della Furstenberg; la trasformazione di Villa Celeste in clinica di bellezza
Giufox: Didascalie compiaciute e tra loro slegate più che affresco biografico - alla ricerca di quello che già sappiamo - annacquando un idolo in un bagno di pathos stemperato in pieno stile "fiction". Tra le tante omissioni, i conflitti portanti: infortuni (e riscatto orientale), mondiali (quel gran "despota" di Sacchi) e ritiro (la parabola freudiana tra le anatre). Da salvare tecnici e cast: confezionano ottime scene nonostante l'idea a monte non ben definita e una regia incerta. Uno degli ultimi simboli di un mondo sportivo e di una nazione tormentata, meritava un'analisi più matura.
MEMORABILE: Il prologo nella vetreria; Il finale all'autogrill; Andrea Pennacchi, una spanna su tutti.
Modo: "Puntatone" della serie Dragon Ball non particolarmente accattivante e abbastanza fracassone. Nel caos risulta sicuramente Freezer il più simpatico! Buoni anche se ripetitivi i combattimenti tra i vari superdotati Saiyan. Storia con una trama semplice nonostante un interessante inizio dettato da un ritmo incalzante. Per gli appassionati può considerarsi valido, per i neofiti abbastanza arduo da digerire.
Alex1988: Questo film sa terribilmente di "già visto", dal momento che il precedente Vamos a matar, companeros uscì soltanto l'anno prima. Comunque Duccio Tessari ha quasi sempre dimostrato di conoscere il mestiere e anche in questa occasione non si smentisce. I due protagonisti sembrano essere abbastanza affiatati e divertenti e il film è ricco di azione, quasi a voler compensare, in realtà, una sceneggiatura poco originale. Non malaccio.
Daniela: Pensionato antitempocontro la sua volontà, l'ex sceriffo Jim Flagg intente comunque sventare una rapina, con l'aiuto aiuto inaspettato in un bandito appena scaricato dalla banda di cui era capo perché ritenuto troppo rammollito... Tardivo come ambientazione (inizio '900), un western dai contenuti crepuscolari ma narrato con toni scanzonati e farseschi, poggiato sulle solide spalle dell'affiatata coppia Mitchum-Kennedy, anagraficamente invecchiati per esigenze di copione, affiancati da Martin Balsam, brillante nelle vesti di un politico ipocrita ed opportunista sempre a caccia di voti.
Didda23: La bellissima città di Parma è territorio di una baracconata inguardabile priva di momenti comici: Salemme, che ha del talento, non può reggere da solo un'opera che non possiede una sceneggiatura adeguata. Decisamente fuori luogo la Argento, mentre Gassman ha stufato: fa sempre lo stesso ruolo! Un'ora e quaranta di vuoto imbarazzante di idee.
Saintgifts: Un sottotenente dell'esercito, in incognito (Dick Powell), indaga sull'uccisione di due soldati di scorta ad un carico di oro. Western molto gustoso per la caratterizzazione dei personaggi (Burl Ives portiere e cantastorie, Raymond Burr già avvocato ma non di successo come poi diventerà) e per i dialoghi, ironici e seri quanto basta. Sullo sfondo di rocce caratteristiche (Arizona) si muovono, spesso divertendo, tutti i personaggi tipici del West (con grande cura dei particolari) in una storia forse non originalissima ma godibile.
MEMORABILE: Dick Powell: "E' lei il cuoco?". Risposta: "Crede che porti questo cappello perché va di moda?"
Galbo: Una bella "riflessione" su uno dei momenti chiave della storia recente della nazione americana. Il film della DuVernay non rappresenta un "santino" di Martin Luther King, anzi ne sottolinea le complessità caratteriali e le difficoltà del suo cammino di pace, nonché le controversie con i suoi oppositori, mettendone in evidenza il privato e l'aspetto pubblico della sua attività. Il film è pregevole anche per la bella ricostruzione ambientale e la prova di un cast di spessore, con l'eccellente prova del protagonista. Da vedere.
Ilcassiere: Il livello del primo Verdone è ormai un ricordo lontano. Questo è l'ennesimo film pieno di personaggi/macchiette romanacci in cui una splendida ragazza scombina la vita di Verdone, poco originale e abbastanza prevedibile (quando entrano in casa le 3 ragazze africane già si capisce come andrà a finire). Ci sarebbe anche uno spunto interessante (il missionario di ritorno dall'africa che cerca un po' di serenità ma si rende conto che si sta più sereni lì), ma non viene sufficientemente coltivato. Divertente la scena a due con la Finocchiaro.
Rambo90: Un sicario si ribella al suo capo e decide di difendere la poliziotta che dovrebbe uccidere. Action dalla trama classica ma con il giusto ritmo e un cast ben assortito. La coppia Rooker/Kurylenko funziona e il regista sa orchestrare l'azione, tirando anche fuori da Bruce Willis molto di più di quanto son riusciti a fare altri negli ultimi anni. È un villain minaccioso, e la sparatoria finale da sola varrebbe la visione. Soffre comunque della povertà di idee di questi prodotti di serie B ma almeno intrattiene.
Galbo: Sequel di una non memorabile commedia degli anni 80, diretta da Harold Ramis, ha per protagonista il figlio del personaggio originale alle prese con una vacanza familiare. Siamo più o meno sugli stessi livelli qualitativi; si tratta di una commedia leggera, con momenti comici riusciti, frutto di una discreta scrittura (il navigatore che parla in coreano è forse l’idea migliore, insieme alla parentesi nel ranch), laddove in altri il ritmo cala un po’. Protagonisti in parte. Simpatica ma non essenziale l’apparizione di Chase.
Capannelle: Un film che diverse classifiche di appassionati riportano nella top ten. Dopo due visioni, devo dire che è notevole, sicuramente da vedere, ma non tale da entrare nell'olimpo. Bravi tutti gli attori e bravo Darabont a disegnare un efficace sviluppo narrativo, con una pulizia e freschezza insolite per il genere. Notevole poi la colonna sonora di Shore a sottolineare gli stati d'animo del protagonista.
MEMORABILE: La panoramica aerea dell'ingresso nel carcere. Il vecchio fuori dal carcere.
Puppigallo: In pellicole come questa la prova degli attori è fondamentale; e qui, fortunatamente, tutti danno il loro valido contributo. L'argomento è tra i più sgradevoli e ignobili che ci possano essere, tanto che insabbiare, a un certo punto, sembrerebbe quasi la soluzione più "cristiana". Qui però, risvegli di coscienze sopite e giornalisti che non mollano la presa porteranno alla luce uno scandalo di proporzioni "bibliche", restando in tema. Certo, lo spettatore deve prepararsi a una valanga di discorsi da sanguinamento dei padiglioni auricolari, ma non poteva essere altrimenti. Decisamente riuscito.
MEMORABILE: Persino il famigerato 11 settembre sembra remare contro il giornale; La nipote fa leggere l'articolo alla nonna devota (la scena più crudele).
Deepred89: Pellicola scandinava che affronta il paranormale con una curatissima confezione dal sapore festivaliero, che ben valorizza l'atmosfera provinciale e primaverile. Né le sgradevolezze, ben centellinate e mai gratuitamente splatter, né i rimandi ai film precedenti (dal Villaggio dei dannati a Fury) scadono nella banalità, ma freddezza e lentezza funzionano solo nelle fasi preparatorie e un'uscita di scena a mezz'ora dalla fine sbilancia gli equilibri tra i personaggi, portando a un ultimo segmento in calando, con scontro finale senza particolare pathos. Cast credibile.
Oggi non lo si ricorda più perché si oltrepassò indenni anche quella funesta profezia, ma il 2012 fu l'anno in cui, secondo le più comuni interpretazioni del calendario Maya, il mondo sarebbe dovuto finire. Ce l'aveva ricordato Emmerich col suo kolossal del 2009, lo ribadisce questa piccola produzione tv di Jason Bourque che prova a mescolare le antiche religioni alle teste dell'isola di Pasqua, agli allineamenti dei pianeti con l'equatore galattico e, purtroppo, a una verga premonitrice che, se impugnata, è in grado di mostrare il futuro attraverso...Leggi tutto veloci flash semi-incomprensibili (troppo facile altrimenti...). Il fondamentale strumento di precognizione è in mano allo scrittore Rupert Crane (Walker), il quale l'aveva fin lì usato per fare il suo figurone davanti al mondo, scriverci un best-seller e guadagnarsi la fama di affidabilissimo Nostradamus moderno. Per il nuovo libro esige che il manoscritto venga ritirato nella sua abitazione da tale Eric Fox (Buckley), correttore di bozze della casa editrice il quale parte subito e lì vi incontra Brook (Staite), una giovane studiosa di civiltà scomparse convocata a sua volta dallo scrittore. Che però li aspetta in loco morto stecchito, con l'obbligo di sorbirsi su telecamera il video da lui lasciato, in cui spiega cosa i due dovranno fare per salvare il mondo dall'imminente apocalisse. Già, perché se sulle prime avevamo assistito alla solita frantumazione improvvisa dell'asfalto (uno degli effetti in CGI più abusati), poi i terremoti fanno danni ben maggiori polverizzando mezza New York. E c'è spazio pure per il Belpaese: "Hai saputo dell'Italia, Brook?" le comunica via telefono un amico. "No, che è successo?". "E' collassata nel Mediterraneo. Come Atlantide!" Capito? Tutti insieme a fondo in pochi minuti. Vabbé, the show must go on. E infatti i nostri due eroi proseguiranno nella loro avventura (che prevederà diverse impugnazioni della verga premonitrice) preoccupandosi di sfuggire ai soliti agenti governativi con cattive intenzioni, guidati da un militare (Dale) che ne sa più di tutti su Crane e la sua verga (ehm...) e da uno sparatore professionista (Rick Ravanello, fortunatamente il nome dell'attore e non del personaggio) che fisicamente sta a metà tra Schwarzenegger e Van Damme. Gli inseguimenti nei boschi (compreso l'incontro con uno strano tizio dall'aria saggia) non sono dei più entusiasmanti, il parco attori idem (pur non potendolo annoverare tra i peggiori) e la storia trova qualche intuizione sfiziosa giusto nel finale, riducendosi per il resto a riciclare effetti già visti (e altrove meglio realizzati) con abbondantissimo uso di computergrafica. L'insieme insomma pare leggermente superiore ai soliti catastrofici a zero budget del genere, ma certo la cosa non è sufficiente a intrattenere come si deve. Anche perché se nelle prime scene e fino all'arrivo nella casa dello scrittore il film prometteva un certo alone di mistero, dall'entrata in scena della magica verga si dà l'impressione di sconfinare nel fantasy più bamboccesco, dal quale si riemerge solo saltuariamente lasciandoci comunque l'impressione del solito film usa e getta...Chiudi
Caesars: Film quasi dalla doppia anima: la prima parte (più riuscita) è più tesa e d'azione, mentre nella seconda il personaggio interpretato da Jennifer Lopez (abbastanza inutile ai fini della narrazione) dona risvolti più leggeri e da commedia rosa, pur non snaturando la pellicola. Jason Statham è attore idoneo ad interpretare il duro Parker, Nick Nolte è quasi fisicamente irriconoscibile, gli altri interpreti svolgono correttamente la loro parte. Buona la fotografia dai colori assai caldi. Una pellicola senza grosse innovazioni, ma che riesce a intrattenere gradevolmente.
Markus: La regia della Archibugi non può che ripercorrere - quasi come un marchio di fabbrica - beghe familiari, cervellotiche paturnie e qualche melodramma psichico da riportare, nel corso di alcuni decenni, con delicatezza e mano sicura. La scelta delle vicende umane e familiari ruotano intorno alla figura centrale di Favino (sempre ottimo) con il risultato d’un opera formalmente inattaccabile, ma che pecca d'una non troppo trascinante vicenda che alla lunga… risulta un po' opprimente. La presenza di Moretti è certamente un valore aggiunto.
Elsolina: Il terribile Angelo della morte viene interpretato, sfidando le idee dell'immaginario collettivo, da un bellissimo e giovane Brad Pitt, che entra nella vita del miliardario Parrish conquistandosi la fiducia e l'amore di tutti coloro che ne fanno parte (prima fra tutti, sua figlia Susan). Avvincente nella prima parte, diventa quasi noioso nella seconda, in cui i colpi di scena spariscono e il finale dell'amore che vince sulla morte sembra abbastanza scontato.
MEMORABILE: Che male c'è a prendersi cura di una donna? Lei si prende cura di te.
Galbo: David Gilmour si "confessa" ad un giornalista della BBC parlando dei suoi esordi e del suo rapporto con la musica. Si ascoltano aneddoti interessanti poco noti sulla formazione del musicista. Interessante la parte dedicata al mitico studio di registrazione galleggiante sul Tamigi abituale luogo di lavoro di Gilmour. Non male, anche se si vorrebbe ascoltare più musica.
Mco: L'isola di Lampedusa e il dialetto siciliano: questi i due interpreti principali di questo bel film. Ci si immerge volentieri come la Golino in quelle acque davvero invitanti, alla ricerca di un senso nella vita, nascondendosi dai pregiudizi di un luogo ancora rappresentato pregno di ritualità ataviche. Anche i babies della pellicola svolgono il loro compito alquanto bene e le scene in cui viene inquadrata la "mater familias" valgono il prezzo del noleggio!
Pinhead80: Un ex negoziatore con un grosso trauma alle spalle decide di vivere il proprio lavoro con serenità. Il rapimento di una famiglia benestante da parte di un terzetto di sbandati lo costringerà a rimettersi in gioco. Willis riesce sempre a caratterizzare alla perfezione questi personaggi che sotto la maschera sorniona nascondono invece una carica dinamica ed emotiva non indifferente. Le scene sono costruite molto bene e l'incipit così come il finale riescono ad emozionare. La sceneggiatura pur nella sua semplicità funziona e anche il cast dei "meno noti" non sfigura affatto.
Raremirko: Di sicuro un documentario interessante e ben fatto, riguardante un altro ottimo film diretto da Spielberg. Chiama in causa tutti i membri principali di cast e crew e, almeno in una cosa, sconcerta davvero: il terminal aeroportuale, salvo qualche ripresa reale avvenuta in veri aeroporti, è stato totalmente ricostruito in studio (bozze architettuali incluse)! Ben fatto, non noioso, stimolante, vale la visione (perlomeno per non perdere i retroscena legati a un film davvero speciale).
Daidae: A parte il corpo della 21enne Nadia Cassini mostrato generosamente dalla mdp, di questo film c'è ben poco da salvare. La solita storiella erotica-mistica ambientata ai Caraibi tra riti vodoo e sesso. Oltre ad essere noiosissimo è un film di poco interesse, che dubito piacerà.
Piero68: Niente di più niente di meno del classico avventuroso hollywoodiano di cui ricalca tutti i cliché. Data l'ambientazione potrebbe anche passare per uno dei tanti Indiana Jones o Lara Croft. E invece alla guida c'è un McCounaghey al top della forma fisica e le cui competenze non sono ben chiare dall'inizio alla fine del film. Cast buono come anche la confezione, ma francamente rimane un film mediocre con una Penelope Cruz quasi inutile, soprattutto per via di una sceneggiatura che mai, nemmeno per un attimo, riserverà sorprese.
Lupus73: Siamo nell'America rurale di fine '60, una madre con i figli "al sicuro" nella nuova tenuta. Thriller/horror prevalentemente psicologico dall'ambientazione e fotografia buone, in cui iniziamo a capire qualcosa dopo 55'. Un twist nella parte finale spiazza lo spettatore e mostra la cruda realtà. Come di sovente il mito può offrire interpretazione metaforico-psicologica: un padre/Saturno che divora i figli, un figlio/Giove che prevale e una donna/Giunone con spiccato istinto materno che chiude il cerchio. Andrebbe rivisto dopo la rivelazione finale, ma la prima parte può stancare.
Zio bacco: Filmaccio cucito apposta per Stallone, che tocca forse il punto più basso della carriera. La trama è ridicola e il film un pastone in cui buoni sentimenti, luoghi comuni e stereotipi vari nemmeno si legano bene nella sfilacciata narrazione. La regia è penosa e la noia va a braccetto con l'assoluta prevedibilità delle scene propinate. Stallone stesso fa acqua da tutte le parti nei panni del padre premuroso e il braccio di ferro è un pretesto quantomai futile per vedere i muscoli. Degna di lode la recitazione di Loggia, da cestinare il resto.
Faggi: La versione che ho visto è quella di 87 minuti (dunque mi mancano 5 episodi, quelli censurati nella versione italiana). Il tasso di cinismo è alto, il grottesco marcato, la bravura di tutto il cast eccezionale, la Muti bellissima; ci sono battute fulminanti e ghiotte situazioni paradossali; la caustica critica sociale è evidente senza voler strafare. Resto con la curiosità di vedere gli altri episodi, ma il giudizio in termini di pallinaggio non cambierebbe (credo).
Roger: Parente alla lontana di Operazione diabolica, di cui fa più di una citazione, questo film può sembrare soprattutto nel finale parossistico, inverosimile, dalla trama troppo contorta. Eppure colpisce nel segno: mettere a nudo un uomo troppo superbo, freddo, egoista, spogliandolo di tutta la sua sovrastruttura sociale e facendogli vivere una vera, autentica esperienza. Buona interpretazione di Douglas e Penn, piccolo cameo di Carroll Baker.
MEMORABILE: Il ritorno del protagonista alla sua villa, nel frattempo messa all'asta; I filmini d'epoca nei titoli di testa.
Neapolis: Antonio Capuano si cimenta nella commedia farsesca con questo film che vuole mettere alla berlina la napoletanità in tutte le sue sfumature cominciando col rinnegare la canzone partenpopea (per cui Achille Tarallo canta - o vuole cantare - in italiano). Il risultato è pietoso e sviluppato male, pur avendo gli autori a disposizione Izzo, che sembra volersi calare appieno nella parte.
Stubby: Una commedia divertente con un Mel Gibson guascone e adatto al ruolo. La trama non è niente di particolare (un uomo a causa di un incidente accidentale nel bagno con la corrente elettrica si ritrova con la facoltà di leggere nel pensiero delle donne traendo enorme vantaggio dalla situazione, soprattutto nei confronti della sua capufficio), ma il film è gradevole e adatto per una serata scacciapensieri.
Rickblaine: Nonostante la grande interpretazione dei due Robert, De Niro e Duvall, l'opera produce notevole interesse quanto notevole noia. È un argomento delicato quello che si affronta: un poliziotto indaga sull'omicidio di una prostituta e viene a conoscenza di eventi che trovano complicità nelle sfere ecclesiastiche (su tutti svetta il fratello monsignore). Ben girato e ben raccontato, ma risulta troppo lento e quindi a tratti si cade nella noia. Molto originali le scene nel confessionale.
Undying: Il regista tedesco Josef Zacher torna a dirigere la prorompente bellezza nata a Bona (mai come in tal caso... nomen omen) nei pressi di Tunisi (Algeria). Già l'aveva proposta (in maniera deprecabile per pochezza di regia e contenuto) nel film precedente (diretto lo stesso anno), Piacere di donna. Questo film scorre tra dialoghi insensati, presso misera location (vedere quello che dovrebbe essere un castello) con una totale assenza di ritmo e con qualche nudo che giustificò - all'epoca dell'uscita italiana (1971) - il divieto ai 18.
Ryo: Film deludente. Ci si aspettava di più da un film programmato al cinema che la solita caciara con urla interminabili e irritanti, combattimenti e trasformazioni continue. Queste ultime poi, perdono anche l'efficacia, l'attesa e l'epicità di un evento che nella serie animata Z si verificava di rado e solo in momenti di altissimo climax. Belli gli effetti grafici e ben curato il doppiaggio italiano.
Redeyes: Siamo ai massimi livelli raggiunti dal comico pugliese che, qui, con una coppia Gigi & Andrea ancora sopportabili, sciorina battute da annali a ripetizione. Oltre alla trama che, pur non essendo eccelsa, piace, si gode di belle location e una atmosfera di allegria che pervade tutta la pellicola. Carrellata di personaggi famosi del calcio e del giornalismo. Assolutamente da vedere!
MEMORABILE: "Mi avete preso per un coglione" - l'affermazione di Canà mentre viene portato in trionfo. "Fratello di leche".
Saintgifts: Nella filmografia americana a cavallo della Seconda Guerra Mondiale ci sono soggetti molto simili a questo. Sembra che le palestre di pugilato debbano raccogliere - e se possibile redimere - ragazzi che hanno imboccato brutte strade. Qui mi sembra descritto molto bene l'ambiente malavitoso della camorra e anche certo ambiente della polizia. Russo, pugile vero, se la cava anche come attore, ma vanno ai due allenatori (Giorgio Colangeli e Rade Serbedzija) le interpretazioni migliori. Altalenante, in bilico tra il dramma e la spettacolarità.
Daniela: La stagione turistica in una ridente località costiera è messa in pericolo dall'increscioso affioramento di cadaveri... Giallo dissonante: il personaggio del commissario che si muove come un gattone e non risparmia battute acide al suo partner spione fa pensare ad una commedia con ambizioni satiriche, sottolineate dalla colonna sonora di Sarde, sulla quale si vanno ad innestare un poco forzatamente toni alla revenge femminile contro i porci maschi sciovinisti con tanto di improponibile epilogo "libertario". Poco felice anche il mix italo/francese del cast, a parte il sempre godibile Noiret.
MEMORABILE: Scambio di battute: "Gli uomini sono tutti stupidi" "In linea di principio è giusto, ma non è una buona ragione per ammazzarli tutti"
Ruber: Il sottotitolo per questo pessimo film potrebbe essere “non riprovarci una seconda volta”, riferito alla star del wrestling “Triple H” qui alla sua prima performance da protagonista nel cinema. Regia piatta e anomima, cast che, che al di là dell'omone tutto muscoli, non presenta nessuno in grado di alimentare un minimo di azione, tanto tutti sembrano sperduti. Una storiella che più dozzinale non si poteva, condita solo dai rumori di qualche scazzottata.
Siska80: Perlomeno la musica è trascinante e fa trascorrere il tempo velocemente, perché altrimenti ci si annoierebbe troppo nel seguire una prevedibile storia giovanile di ascesa al successo con triangolo sentimentale annesso. In supporto viene inoltre il fascino dei due protagonisti, che dimostrano di avere un buon feeling (Efron ha uno sguardo che buca lo schermo e riesce ad essere convincente). Per il resto, il film è un mero prodotto commerciale usa e getta (dopo aspiranti cantanti, ballerini, attori e giocatori, mancava giusto il personaggio del dj a completare il quadro). Innocuo.
Ciavazzaro: Uno degli ultimi special (con la voce storica di Yamada) punta i riflettori su uno degli alleati di Lupin, Jigen. Nel finale si prova pietà per il personaggio, infatti in questo episodio ritorna la tristezza delle prime stagioni, visto che la regia è affidata a Osumi, già autore di alcuni episodi della prima serie.
Herrkinski: Non si sa come la Lear si sia fatta coinvolgere in questa operazione scollacciata ma ne approfitta per fare la diva e cantare due o tre brani d'impianto "disco" nei brevi intermezzi; il resto è un mondo-movie interamente fasullo, con scenette erotiche "weird" ricostruite in studio e persino privo dell'usuale commento sardonico di sottofondo. Resta quindi una collezione di amplessi simulati e bizzarrie assortite, stralci sadomaso ridanciani e un paio d'inserti hard tanto per gradire, tra cui un blow-job della Hedman. Risibile e pretestuoso ma perlomeno non annoia...
Saintgifts: Inglesi e Toscana, attrazione fatale. Storia "elegante e nobile" di amori, pettegolezzi e sangue. Nel ventennio italiano (il primo) ormai prossimo alla fine, con gerarchi ricattabili, le vicende toscane della vedova Mary Panton, circondata da uomini di diversa estrazione sociale, che subiscono il suo fascino. Il cast è piuttosto ricco, l'ambientazione adeguata ma, nonostante la trama offra buone occasioni di interesse, queste non vengono sfruttate adeguatamente e tutto fila senza particolari emozioni, molto all'inglese. Mediocre.
Puppigallo: Non male questa pellicola dove Stanlio e Ollio si ritrovano in alto mare con un pericoloso bandito. Peccato però che il meglio venga prima (alla fabbrica e a casa). Oltre ai nostri eroi non può non essere menzionato l'operaio strabico che incrocia tutti i fili degli elettrodomestici di casa. Bella anche l'idea di Ollio che non sopporta i rumori forti e lavora in una fabbrica di clacson. Nella seconda parte, il ritmo rallenta e le trovate si diradano, arrancando verso il finale.
MEMORABILE: Stanlio si commuove e piange ascoltando il suono di una tromba.
Saintgifts: Se non sono cento le serenate di Giacomo Rondinella, poco ci manca. Ogni occasione, triste o felice che sia, è riempita dall'ugola del cantante messinese. Napoli (e dintorni) è il luogo dell'amore per eccellenza e affascina anche chi arriva da oltreoceano, ma è anche una città di persone sanguigne e appassionate che litigano, urlano, ma sempre con il cuore in mano. Anton Giulio Majano, prima di diventare noto come regista televisivo, dirige questo antesignano dei musicarelli, senza lode né infamia. Negli anni '50 le donne erano più "donne".
MEMORABILE: Alberto Talegalli e la sua parlata umbra.
Dusso: Non fatevi ingannare dal titolo perché si tratta in realtà della rivisitazione in chiave sexy delle favole di Cenerentola (Susanna Martinková) e Biancaneve (Christa Linder) condite da dialoghi cui non mancano doppi sensi e trovate demenziali. Bisogna dire a suo favore che si nota una certa professionalità nel tutto e che complessivamente è ben recitato; poi certo, la lunga scena con la rissa dei nani e le torte in faccia è ad esempio pessima, ma mi aspettavo peggio. Buone anche le musiche di Fidenco.
Luchi78: Evocativo ed onirico, ma soprattutto molto religioso. La presenza dell'essere superiore è richiamata in quasi tutte le situazioni chiave del film, anche nei non troppo azzeccati richiami al sistema universo di kubrickiana memoria. La potenza delle immagini è indiscutibile, la virata finale del film alla riconciliazione dei propri affetti in un illusorio aldilà lascia perplessi. Film da vivere comunque come un'esperienza molto personale.