Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Reeves: Melodramma a sfondo politico-spionistico realizzato con cura e con qualche sorpresa nel finale, solo che la parte iniziale è troppo lunga e ripetitiva. Paola Pitagora all'epoca era davvero stupenda, il marmocchio commuove, Umberto Raho ha il solito ruolo da cattivo. Curiosamente non ci sono spunti erotici, all'epoca molto richiesti e sicuramente nelle corde del regista Amadio. Musiche ripetitive che appesantiscono i momenti morti. Comunque vedibile.
MEMORABILE: La danza dei Mamutones; L'espediente al traghetto per cercare di impedire il rapimento.
Cotola: Simpatica commedia italiana girata con grande garbo e sobrietà ed avente il grande merito di rifuggire i soliti schemi che questo genere ha assunto nel nostro paese. Fa inoltre piacere assistere ad un film leggero privo di volgarità e con degli attori che non si limitano a fare smorfie o a ricorrere al turpiloquio ma recitano davvero. In definitiva una pellicola divertente e riuscita anche se un po' troppo sopravvalutata.
Aiden Ashley (Barton), una giovane studentessa, è perseguitata da uno stalker che le hackerizza il computer, la spia spaventandola e una sera le entra pure in casa facendole secchi i genitori. Tredici anni dopo non si sa dove siano finiti, né lui né lei. L'unico che ancora cerca Aiden è il detective (Lea) che l'aveva salvata dall'assassino la notte dell'agguato. Grazie all'aiuto di un esperto informatico della polizia (Levy) e a un nuovo programma rivoluzionario da quest'ultimo sviluppato, il poliziotto riesce a individuare in un vecchio quadro di Aiden acquisito al tempo come prova le pennellate...Leggi tutto precise, che digitalmente sono come l'impronta dell'artista. Ancora qualche ricerca e si viene a scoprire il nuovo indirizzo della donna, che nel frattempo ha cambiato il cognome in Cornelis, lo stesso del gallerista che espone i suoi lavori. Il detective Page la raggiunge subito, a Philadelphia dove risiede, e la mette in guardia: lo stalker assassino potrebbe rifarsi vivo (e lo farà)! La donna non sembra in fondo così preoccupata: ha maturato una disillusione nei confronti della vita che ne ha modificato il carattere e ha appena ritrovato l'amore conoscendo a una delle sue mostre un giovane prestante che si dice suo ammiratore (Grazzini). E' evidente che lo stalker, il quale forza le cyberdifese di mezzo mondo ed entra dappertutto con facilità irrisoria, andrà cercato tra i personaggi che gravitano attorno alla protagonista. Mischa Barton, infelicemente costretta a truccarsi da ragazzina per il prologo antecedente di 13 anni - nel quale il volto tradisce l'età non più verdissima - dà con la sua interpretazione meno anonima rispetto alla media del sottogenere (vale a dire il thriller paratelevisivo) qualche punto in più a un film per il resto decisamente banale e tirato via; al punto che una volta scoperta l'identità del killer si aprirà tutta una serie di domande destinate a restare senza risposta e che fan capire quanto il copione manchi di logica e coerenza. Tutto sommato valida anche la performance di Ron Lea nel ruolo del poliziotto amico, piuttosto credibile nella sua bonarietà a testimonianza che il difetto non sta nel cast (pur se quello di secondo piano è invece assai più deficitario). Si procede comunque senza che si riesca mai a generare tensione o gran curiosità sul'identità dello stalker, che piazza telecamere dappertutto in casa di Aiden e se la gode dalla sua stanzetta sulle cui pareti campeggiano ovunque ritagli con articoli di giornale dell'epoca come da tradizione. La regia di Curtis Crawford è ben poco cinematografica e contribuisce a confezionare un thriller modestissimo, privo di impennate che lo scuotano da uno svolgimento piatto di interesse pressoché nullo.Chiudi
Reeves: Commedia demenziale con Ezio Greggio che cerca di aprirsi sul mercato internazionale recitando in inglese e ambientando il tutto in America. Alcune trovate non sono per nulla originali ma comunque fanno divertire, ma quello che più colpisce è la coerenza con la quale Greggio, come regista, cerca una comicità che vada oltre i patrii confini. Ammirevole per questo.
Il Gobbo: Nuovo Ercole di Francisci, introdotto dalla divertente colluttazione con Primo Carnera, e che vive pressochè solo per la bellezza figurativa che Bava regala alla parte centrale del film, nel misterioso regno della bella e sfortunata Sylvia Lopez, seppellita al cimitero di Montparnasse. C'è però qualche battuta a vuoto, anche se il gayissimo cattivo impersonato da Fantoni innalza positivamente il tasso di kitsch. Il peplum era ormai una realtà.
Ciavazzaro: Non male. Un anno dopo la serie televisiva la tigre della Malesia è ancora pronta a ruggire. Kabir Bedi è più che in forma, la storia non presenta grosse sorprese, ma il film è ben curato e si fa vedere molto piacevolmente. Promosso senza dubbio.
Brik94: Terzo capitolo della saga, con Bud sempre in formissima. Parte bene come al solito con Piedone che si scatena su un autobus di Napoli contro alcuni spacciatori. La storia poi si sposta in Sudafrica dove il protagonista si ritrova con il fido Cannavale regalando come sempre dei bei duetti. Bella la Lassander e simpatico il bimbo Bodo. Forse si perde un po' di interesse nella parte nel deserto e le scazzottate non sono così geniali. Ottima la canzone "Freedom".
MEMORABILE: L'inizio sull'autobus; Il primo incontro tra Bud e Cannavale.
Geppo: Un film dalla sceneggiatura scritta di corsa... Tecnicamente il prodotto è discreto ma anche banale, diciamo non proprio al livello degli altri film di Sergio Martino. La storia ha dei piccoli momenti divertenti ma anche curiosi, soprattutto perché Gigi Sammarchi passa un po' in secondo piano per fare spazio a Gianni Ciardo e quindi troviamo soltanto in parte la coppia "Gigi e Andrea". Le star femminili sono una bella e brava Moana Pozzi (che interpreta bene il suo personaggio) e un'insopportabile e deludente Tinì Cansino. Discreta la regia.
MEMORABILE: Silvio Spaccesi a pranzo da Andrea e Moana; I titoli di testa; La partita a tennis.
Galbo: L'immortale epopea dei pionieri americani, in un western diretto dallo specialista Andrew V. McLaglen, tratto da un romanzo di A.B. Guthrie Jr. Pur non essendo un capolavoro del genere, si tratta di uno spettacolo godibile; il regista sfrutta al meglo i bei paesaggi naturali, rendendo la fotografia uno degli elementi di spicco del film. Molto curata la scelta del cast, nel quale spicca un bravissimo Robert Mitchum.
Parsifal68: Amenabar fa il verso a Hitchcock e ne esce, ovviamente, sconfitto (ma non stracciato). L'ambientazione cupa, ben sottolineata dalla splendida fotografia di Javier Aguirresarobe, contribuisce a rendere tesa l'atmosfera di un film che ha tutti gli ingredienti dell'horror classico ma ben collocati. La Kidman rasenta la perfezione in un'interpretazione che ricorda Grace Kelly (che qualche anno più tardi la interpreterà), il finale inaspettato è un piccolo gioiello. Pleonastica la scena del ritorno del marito, che appare una forzatura.
Rambo90: Divertente commedia degli equivoci tra tradimenti sceneggiati e presunti, orchestrata da Steno con un grande ritmo e scritta in modo da dare ai suoi interpreti del materiale molto brillante su cui lavorare. In particolare Vitti e Abatantuono sono in palla, strappando risate sia da soli che nei duetti. Leroy offre più il fianco come spalla, di uno o dell'altra a seconda delle occasioni. Buona anche la colonna sonora per uno dei migliori film tra gli ultimi del regista.
Siska80: La trama strampalata (c'è persino di mezzo un sosia chiamato ad adempiere a più ruoli, non solo in battaglia) è un mero pretesto per mettere in scena una serie di scontri armati ben realizzati (seppur resi tramite primi piani atti alla spettacolarizzazione, caratteristica peculiare delle produzioni orientali) anche se intervallati da innumerevoli dialoghi superflui. Da un punto di vista stilistico nulla da eccepire (costumi, trucco e parrucco sono eleganti) e il cast se la cava; ciononostante, tirando le somme il risultato è mediocre. Solo per amanti del genere.
Siska80: Uomo d'affari quarantenne perde la testa per una giovane dallo spirito libero. E' risaputo che i poli opposti si attraggano, ma purtroppo questa non è l'unica cosa prevedibile all'interno del film (bensì l'intero susseguirsi degli eventi, ivi compreso il loro ordine): dopo l'incontro casuale abbiamo qualche momento vagamente erotico (galeotta fu la pioggia) e gli inevitabili ripensamenti; poi, proprio quando la storia sembra destinata a rimanere solo un bel sogno... In sostanza mediocre nel senso letterale del termine, ma con una coppia di protagonisti affiatata e piena di fascino.
Galbo: La biografia cinematografica (in questo caso del mito musicale Ray Charles) è un genere estremamente rischioso stante il pericolo della "demolizione" del mito o al contrario della pagina eccessivamente agiografica. In Ray, il regista evita molte trappole dirigendo un film gradevole che ha il suo vero asso nella manica nella magnifica interpretazione di Foxx, oltre che ovviamente nella grande colonna sonora. Buona anche la ricostruzione ambientale.
Franz: L'epoca d'oro dei Vanzina è ormai lontana, ma questo VIP è tra i loro prodotti meno sgangherati degli ultimi tempi (e, stranamente, è "solo" un film-tv). Le vicende di persone comuni che per i motivi più vari entrano per un istante nel mondo delle star sono viste e straviste, però qui si è trovato un giusto equilibrio tra "caciara" romanesca-napoletana e un certo gusto nel racconto: Mattioli, in questo senso, è il più bravo a non svaccare e anzi a dimostrarsi attore con più sfumature. Brignano sa recitare e non sfigura. Prodotto sufficiente.
Markus: Una graziosa commessa (Guill) di un negozio di abbigliamento dell'Ohio viene notata da un'imprenditrice newyorchese (Fox) che la vorrà a Manhattan a dirigere il suo negozio. Il cambio di vita non sarà facile, ma ci scapperà un amore compensatorio con un bel giovanotto (Bendavid). Commedia sentimentale di grana grossa destinata a un sano disimpegno corroborato da una favoletta che viaggia su binari ampiamente collaudati. La piattezza dei contenuti è in parte compensata dal ritmo della vicenda e dall'onestà del prodotto.
Il Gobbo: Impresa con ancor meno speranze degli scalcagnati colpi della banda, il sequel di un capolavoro, per di più affidato al corrivo Loy, non può toccare il cuore, e si ferma su un livello di dignitoso entertainment. Manfredi subentra a a Mastroianni, la trama è forse più movimentata ma anche meno compatta, il cast secondario si arricchisce di varie, amate faccione del nostro cinema. Godibile, non indimenticabile.
MEMORABILE: Gassman e Manfredi si qualificano all'avvocato della moglie del secondo come "Martini" e "Rossi", e Capannelle, subito dopo, "Carpano"
Cangaceiro: Il film vive della presenza di due storiche facce dello spaghetti western (a dire il vero entrambi non sembrano al loro massimo) e del rapporto tra il burbero ma bonaccione Spencer ed il piccolo indifeso ma già furbetto Cestiè con tutte le scaramucce e i riappacificamenti del caso. È un prodotto per famiglie addirittura più bambinesco ed ingenuo di Trinità, in grado di intrattenere carinamente ma che si dimentica in breve tempo. Palance è sorprendentemente a suo agio nell'interminabile baruffa finale. Infantile.
MEMORABILE: Bud che si mette gli occhiali prima di menar le mani.
Paulaster: Virzì decide di raccontare la vacanza estiva facendo agire i diametralmente opposti: prima si scontrano, poi si assomigliano e infine raccolgono i cocci insieme. Inizio scanzonato di introduzione che resta in superficie; poi il film migliora nei dialoghi e nell’aprire gli scenari singoli e chiude senza grandi sussulti. Un eccesso di figure e sottotrame non tutte riuscite crea un impasto disomogeneo. Merito comunque nell’aver abbandonato la battuta facile in favore di una piega più intimista e misurata.
Michdasv: Gustoso. Per essere un film Hallmark (collana: "Appuntamento con l’amore") è recitato leggermente meglio del solito e ha una trama migliore (anche se chi vuole può scoprire facilmente ogni segreto). Molto convincente la protagonista Hutchings, gradevole Dunne ma un po' troppo teso nello sforzo di assomigliare a Tom Hanks nelle smorfie e nei tic. Forse esiste un vero e proprio "genere" di film su app che misurano la cosiddetta “affinità di coppia" con questionari e database... solo in America, forse... ma questo film riempie degnamente un pomeriggio.
Aiden Ashley (Barton), una giovane studentessa, è perseguitata da uno stalker che le hackerizza il computer, la spia spaventandola e una sera le entra pure in casa facendole secchi i genitori. Tredici anni dopo non si sa dove siano finiti, né lui né lei. L'unico che ancora cerca Aiden è il detective (Lea) che l'aveva salvata dall'assassino la notte dell'agguato. Grazie all'aiuto di un esperto informatico della polizia (Levy) e a un nuovo programma rivoluzionario da quest'ultimo sviluppato, il poliziotto riesce a individuare in un vecchio quadro di Aiden acquisito al tempo come prova le pennellate...Leggi tutto precise, che digitalmente sono come l'impronta dell'artista. Ancora qualche ricerca e si viene a scoprire il nuovo indirizzo della donna, che nel frattempo ha cambiato il cognome in Cornelis, lo stesso del gallerista che espone i suoi lavori. Il detective Page la raggiunge subito, a Philadelphia dove risiede, e la mette in guardia: lo stalker assassino potrebbe rifarsi vivo (e lo farà)! La donna non sembra in fondo così preoccupata: ha maturato una disillusione nei confronti della vita che ne ha modificato il carattere e ha appena ritrovato l'amore conoscendo a una delle sue mostre un giovane prestante che si dice suo ammiratore (Grazzini). E' evidente che lo stalker, il quale forza le cyberdifese di mezzo mondo ed entra dappertutto con facilità irrisoria, andrà cercato tra i personaggi che gravitano attorno alla protagonista. Mischa Barton, infelicemente costretta a truccarsi da ragazzina per il prologo antecedente di 13 anni - nel quale il volto tradisce l'età non più verdissima - dà con la sua interpretazione meno anonima rispetto alla media del sottogenere (vale a dire il thriller paratelevisivo) qualche punto in più a un film per il resto decisamente banale e tirato via; al punto che una volta scoperta l'identità del killer si aprirà tutta una serie di domande destinate a restare senza risposta e che fan capire quanto il copione manchi di logica e coerenza. Tutto sommato valida anche la performance di Ron Lea nel ruolo del poliziotto amico, piuttosto credibile nella sua bonarietà a testimonianza che il difetto non sta nel cast (pur se quello di secondo piano è invece assai più deficitario). Si procede comunque senza che si riesca mai a generare tensione o gran curiosità sul'identità dello stalker, che piazza telecamere dappertutto in casa di Aiden e se la gode dalla sua stanzetta sulle cui pareti campeggiano ovunque ritagli con articoli di giornale dell'epoca come da tradizione. La regia di Curtis Crawford è ben poco cinematografica e contribuisce a confezionare un thriller modestissimo, privo di impennate che lo scuotano da uno svolgimento piatto di interesse pressoché nullo.Chiudi
Ruber: Black commedy parecchio insulsa con un Lawrence al peggio dei suoi precedenti già mediocri lavori. Il figliol prodigo che ha fatto i soldi andando via dal paesino si rifà vivo nel paesino dei campagnoli per l'anniversario del matrimonio dei suoi; scontro città/campagna per questa commedia mediocre che dopo dieci minuti e già finita per la noia. Pessima sceneggiatura e cast al minimo, solo qualche battuta riesce a strappare qualche sorriso ma niente di più. Pollice su solo per la bella Bryant.
Samuel1979: Considerando le commedie dell'ultimo decennio siamo al cospetto di un film di buona fattura in cui vengono toccati argomenti delicati e importanti quali l'omosessualità (trattata con ironia ma anche molta delicatezza) e la condizione lavorativa a cui parecchi italiani sono costretti a sottostare per poter sopravvivere. Cast in gran forma, ma su tutti Marco Bocci ha una mia personale preferenza.
Ryo: Intensa la regia e geniale dal punto di vista del disegno. Ottimi gli effetti grafici e le ambientazioni. La trama purtroppo non è all'altezza per sostenere una durata così ampia; Inoltre i continui aggeggi che Doraemon estrae dal marsupio alla lunga stancano. È un prodotto che si sposa meglio con la serialità e coi 20 minuti degli episodi. Però è struggente il saluto di Nobita ai suoi animali fantastici.
Markus: Terrificante commediola musicarella con un montaggio tremendo e una fotografia da incubo. Il trash involontario è sempre dietro l'angolo ed è forse l'unica ancora di salvezza per questa sconclusionata farsa che si avvale della coppia Bombolo-Cannavale (quest'ultimo davvero sottotono). Particolarmente "divertenti" le scene girate in discoteche (semivuote) dove il nostro “scugnizzo biondo” balla tramite un’evidente controfigura. Da vedere per farsi un’idea.
Mclyntock: Misconosciuto breve giallo d'annata del maestro del mèlo, che qui riprende un testo teatrale di Hastings. Il film ha le sue virtù nel ritmo teso e coinvolgente, nella insolita ambientazione conventuale, nel bel disegno dei personaggi, nell'ottima recitazione di tutti gli interpreti e nell'attendibilità e funzionalità della regia, di rara eleganza stilistica. Per gli appassionati, da recuperare.
Herrkinski: Non certo tra i migliori di Cruise, ma per l'epoca un onesto prodotto commerciale che non disdegna una narrazione tutto sommato meno artificiosa del previsto, con alcuni momenti riusciti e un ritmo spigliato. Il risultato è anche assicurato da una New York yuppista anni '80 che come sempre si fotografa da sé, oltre a una trasferta giamaicana (invero la parte meno interessante); l'intreccio amoroso è scontato nella morale ma si lascia comunque seguire, mentre Brown risulta il migliore pur uscendo di scena in modo indecoroso. Figlio del periodo.
Deepred89: Fotografata e girata in modo tutt'altro che infame, una commedia con ascesa-discesa (con annesso l'insensato escamotage dei tiramisù, forse inserito per caricare di significato il titolo da flop anticipato) di sorprendente pesantezza, sempre fallimentare in battute e gag e scontatissima (oltre che stiracchiatissima) nel soggetto. De Luigi attore sopportabile solo a tratti, poco incisive le donne, piacevole cammeo moral-ecologista di Pippo Franco. Faticoso e interminabile, senza nemmeno quel trash che l'avrebbe reso più godibile.
Puppigallo: Produzione russa che sembra un ibrido scaturito dai Guardiani della galassia e gli X-Men. Il risultato è di rara pochezza dal punto di vista delle idee (più facile copiare) e avvilente da quello del doppiaggio e della caratterizzazione dei personaggi. L'uomo orso è una sorta di cartone animato su due e quattro zampe; il veloce pseudosamurai ricorda altri killer di pellicole passate; e la donna invisibile e l'attira pietre poi... Insomma, decisamente evitabile, pur qua e là con qualche discreto spunto come i robot granchioidi anche rotolanti che, se non altro, sono realizzati decentemente.
MEMORABILE: L'inespressività tipicamente Russa della protagonista, al cui confronto Ivan Drago ("Io Ti spiezzo in due") è Jim Carrey; La minaccia di un seguito.
Markus: Lui un coatto intelligente ma morto di fame (Amendola), lei una principessa ricca e bellissima (Welch); insomma, una favoletta d’amore giovanilistica tra bellocci nella Roma degli Anni ’80. Vanzina riunisce un po’ tutti i suoi attori feticcio di quel periodo per un'operazione non memorabile ma che trova tuttavia una sua dignità in forza degli anni un cui è stato girato (le suggestive musiche di Mario Lavezzi, nostalgie, scorci naturalistici e... il giovane Amendola all’epoca “richiama-ragazzine”!).
Rullo: Dieci anni dopo, i nostri volgari amici si ritrovano per una riunione del college. La vecchia formula funziona ancora, con una sceneggiatura ben scritta e strutturata (che pur perde qualcosa verso la fine) e le risate di certo non mancheranno. La comicità è, come sempre, demenziale e gli attori, invecchiati sembrano comunque nella parte come ai vecchi tempi.
Cotola: Deludente western avventuroso soprattutto se si pensa che a firmare è uno specialista come Daves. Il film scorre via abbastanza bene ma il problema è che stavolta la regia è piuttosto inetta e la sceneggiatura è piuttosto consueta e priva di sorprese. Il cast è buono ma sprecato per una pellicola mediocre e molto sotto tono.
Pigro: Fantastici Quattro nella Roma dei rastrellamenti nazisti degli ebrei, ovvero freaks circensi in una reinvenzione favolistica della Storia: fantasy grottesco e ipercitazionista, tra partigiani pirateschi e felici anacronismi. Il superpotere è un dono o una maledizione? E chi sono i veri mostri? Un apologo fiabesco sulla diversità, roboante e fascinoso. Un kolossal fantastico e avventuroso che scardina e innova la narrativa sulla guerra e la Shoah, forse un po’ lungo (dieci minuti di troppo, soprattutto sul finale), ma emozionante e frizzante.
Nando: Un orfanotrofio e la pratica di aborti, questo è lo spunto che conduce a una narrazione tanto efficace quanto emotivamente valida, che affronta molteplici argomenti. Caine regge da solo la prima parte mentre nella seconda le vicende si spostano mantenendosi vive. Sorprendente Maguire.
Daniela: Commessa in un negozio d'abbigliamento, Lea è una persona riservata e gentile che finora non ha mostrato doti particolari in alcun campo. L'inaspettato successo del suo primo romanzo non ne cambia il carattere ma mette in crisi il suo compagno e la sua migliore amica... Commedia divertente ma niente affatto banale che mostra come il modo con cui percepiamo noi stessi dipenda dal confronto della nostra situazione con quella di chi ci circonda. Nell'affiatato quartetto d'attori, il più spassoso è Damiens nel ruolo del marito dell'amica alla ricerca del suo vero talento artistico.
MEMORABILE: La scelta del dolce; "Bambini, vostro padre ha trovato un alessandrino in strada!"
Pinhead80: Si torna sott'acqua, ma questa volta per ammirare le grotte sommerse di un'antica civiltà Maya. Tra squali ciechi, tunnel labirintici e minuscole sacche d'aria, il solito gruppetto di ragazze viziate e irresponsabili vedrà il proprio corpo disfarsi sotto i colpi dei denti aguzzi del pesce predatore per eccellenza. Se per un momento tralasciamo le falle all'interno della sceneggiatura, il film funziona bene come intrattenimento e qualche spavento lo regala. Peccato che nel finale si sia voluto esagerare e che il film si trasformi in un'assurda baracconata che ne azzera la credibilità.
Ciavazzaro: Primo special televisivo della serie, che col suo successo portò alla realizzazione a cadenza annuale di uno special. E le ragioni del successo si comprendono benissimo: animazione e grafica ben curate, ottimi complotti (addirittura si scomoda la massoneria!!!) e ottimi siparietti comici, come quello dell'arresto di Lupin. A farcire il tutto un po' di erotismo.
Luras: Sceneggiatura all'osso, virtuosismi tecnici, musiche splendide: stupefacente esempio di come fare la Storia con mezzi limitati usando l'ingegno. Oltre alle scene esplosive in cui la tensione deflagra come un ordigno (clamorosi i 35 stacchi in 22 secondi nella doccia) Psyco dona inquietudine ad ogni sequenza senza nemmeno bisogno di esplicitare la violenza. Gelido come un cimitero. Attori semplici e memorabili, così come lo è questa rivoluzionaria pietra miliare del cinema di tutti i tempi, copiata, imitata e parodiata da un'infinità di registi.
MEMORABILE: I dialoghi tra Norman e madre; La scena nella doccia; Arbogast cade dalle scale; La scena in cantina; La "confessione" finale.
Medicinema: Il sempre attuale tema dello stalking e della violenza sulle donne, esplorato su pellicola in lungo e in largo, viene qui affidato a una attrice notoriamente non eccelsa come la Lopez. Se la sua singola prova è però onesta, è l'intero film a scorrere via privo di particolari guizzi, prevedibile all'inizio, più inverosimile nella seconda parte, quasi ad assecondare il divismo della protagonista. Carina ma insopportabilmente giudiziosa la bimba. Ben venga comunque il messaggio di ribellione, soprattutto in quest'epoca storica.
MEMORABILE: "Uomini e donne hanno bisogni diversi".
Nicola81: Penalizzato da una lunghezza eccessiva e da un Sean Connery ingessato e del tutto fuori parte, si tratta comunque di uno dei film più insoliti di Hitchcock e sicuramente il più controverso, per il coraggio nel proporre una protagonista cleptomane, frigida e traumatizzata da un passato oscuro. Nonostante le ben note traversie, la Hedren offre una prova convincente, così come la Baker nei panni dell'impicciona cognata. Celebre colonna sonora di Bernard Herrmann, alla sua ultima collaborazione con il regista. Qualche fondale finto di troppo.
MEMORABILE: L'inizio; La sequenza del furto; Il finale.
Myvincent: Un ragazzo diventa prigioniero di un’enorme piscina e a complicare il tutto arriva un coccodrillo femmina che ha necessità di depositare le proprie uova! Più assurdo di così è difficile e il film va avanti come può al solo scopo di riempire il vuoto di un horror che va bene per passare il tempo senza grandi pretese. Qualche momento di tensione c’è, e la tenera storia d’amore fra i giovani protagonisti fa dimenticare tutte le sciocchezze raccontate.
Il ferrini: Ennesima e terrificante versione di Vacanze romane (o forse di Innamorato pazzo) ma a ruoli invertiti. Il principe infatti è lui, mentre lei lavora in un negozio di dischi vessata da una principale perfida e pignola (la Vukotic). A casa invece la attendono mamma Belli e nonno Cannavale, e questa forse è la parte più tragica, cioè il vedere attori così talentuosi coinvolti in un film simile. Non c'è niente che funzioni, né la sceneggiatura né tantomeno la regia (peraltro in formato 4:3), per non dire della protagonista, che ha rinnegato la pellicola. Ed è tutto dire.
Galbo: L'eterna vicenda di Caino e Abele (fratelli coltelli !) ripresa in questo western diretto da Robert Parrish e sceneggiato dall'esperto autore Rod Serling. Benchè la vicenda non sia inedita, il film appassiona lo spettatore grazie alla progressiva trasformazione del personaggio del fratello minore (splendidamente interpretato da John Cassavetes) da simpatico guascone a psicopatico e violento. Buona la regia.
Galbo: I due meridionali in fuga dal paesello: ricorda qualcosa ? Solo decine di altri film, non ultimi quelli di Checco Zalone, non tanto nascostamente preso come modello di una commedia che consente qualche risata, giusto dovuta ai due protagonisti che però "funzionano" molto di più nella prima parte. Il contesto è davvero poca cosa, a partire da una regia che si limita a seguire gli attori senza nulla togliere o aggiungere, per continuare con un contesto ambientale davvero povero.
Ultimo: Film d'azione giovanile sulle arti marziali miste. Non un granché dal punto di vista della recitazione e della sceneggiatura, merita due pallini solo per le scene degli allenamenti (realistiche) e per l'ideale di coraggio trasmesso a un pubblico essenzialmente giovanile.
Lovejoy: Di poco superiore al secondo e al terzo, per merito sopratutto della grande rentrèe del Tenente Harris, sempre efficacemente interpretato dal grande Bailey. La storia è poco piu di una barzelletta ma alcune gag centrano il bersaglio e il cast è meno peggio del solito, con Guttenberg al suo ultimo film. Nel ruolo della giornalista una giovane ma già sexy Sharon Stone. Buon ritmo.
Ramino: Uno dei punti più bassi della lunga e apprezzabile carriera del regista Fernando Di Leo. Si parla di argomenti di una certa rilevanza in maniera approssimativa e con alcune lacune di messa in scena. Sembra tutto molto vecchio e stantio. Le protagoniste poi lasciano il tempo che trovano: spaesate e poco impegnate.
Herrkinski: Un thriller abbastanza classico che vede contrapposta la coppia Travolta/Vaughn; entrambi gli attori se la cavano con la consueta professionalità, col secondo che già dimostra il talento non comune. La vicenda, di stampo noir, è discretamente raccontata e offre alcuni buoni momenti di tensione, oltre a una location suggestiva; l'intreccio del tipo "nemico in casa" può dirsi già visto ma è comunque messo in scena con stile navigato e mano sicura da parte del regista. Rimane tuttavia la sensazione che manchi qualcosa per elevare il film dalla massa di prodotti similari del periodo.
Rambo90: Dramma poliziesco antispettacolare e quasi documentaristico, sia nello stile della confezione che ricorda un reportage televisivo, sia nei fitti dati e fatti che vengono snocciolati di continuo. Ciononostante si fa seguire bene, intriga anche grazie ai due protagonisti, entrambi in parte e piuttosto convincenti. Nella seconda parte poi emerge il dramma di Poole, rimasto legato a un'indagine insoluta e insolvibile e qui quasi ci si commuove, perché Depp ripulito dalle caratterizzazioni da freak degli ultimi anni sa ancora il fatto suo.
Giacomovie: Sequel nostalgico che non stona nelle intenzioni nonostante una serie già satura. Stallone non demerita alla regia e sa trasformare una prima parte lenta nella riflessione umana di un campione al tramonto costretto a vivere coi fantasmi non sempre positivi del passato. Prima del finale incontro di box, dal pathos sempre efficace e che fa da sponsor a coraggio e motivazione, c’è una bella lezione morale di un padre che rimette in equilibrio la vita del figlio. La nascita di un nuovo amore per Rocky completa il discreto valore sentimentale.
Mco: Tra le migliori riduzioni romanzesche del re del Maine. Condotto con garbo e solidità, tra percorsi di intreccio mentale e selciati di languida morbosità, attraverso gli occhi e la fisicità di una straordinaria Bates si giunge a due ore di girato senza accusar stanchezza. L'orrore che si respira è quello tipico del casolare indignato dinnanzi a fatti che par meglior cosa celare. L'orrore ci avvince e scava un sentiero torbido che sembra di solcare personalmente ad ogni visione. Bellissimo film.
Neapolis: Il film non è male ma risulta appesantito da una parte centrale piena di troppe vittime che ne allunga la durata. La Gerini recita qui male e trascina con sé Buccirosso. Le musiche sono eccellenti e si salvano tutti gli attori, tra cui un eccellente Raiz. Buone l'ambientazione, la fotografia e le location. I Manetti Bros dimostrano la loro bravura dimostrando che possono fare di più.
Ruber: Black commedy parecchio insulsa con un Lawrence al peggio dei suoi precedenti già mediocri lavori. Il figliol prodigo che ha fatto i soldi andando via dal paesino si rifà vivo nel paesino dei campagnoli per l'anniversario del matrimonio dei suoi; scontro città/campagna per questa commedia mediocre che dopo dieci minuti e già finita per la noia. Pessima sceneggiatura e cast al minimo, solo qualche battuta riesce a strappare qualche sorriso ma niente di più. Pollice su solo per la bella Bryant.
Puppigallo: Se non ci fosse stato Memphis, ultramammone, che non ci pensa lontanamente ad andarsene da casa, sarebbe stato il solito filmetto con i soliti complessati, insicuri, che rappresentano (a detta dei nostri registi) l'italiano medio. Il problema è che c'è saturazione nel genere; e anche quando la si butta sul leggero, pare sia inevitabile il passaggio alla fase problemi, per poi arrivare al volemose bene, giustificando anche le situazioni più penose (la Angiolini malata di sesso). La cosa che fa riflettere è che, visti i risultati, la scelta di Memphis (finchè resiste) pare la più azzeccata.
MEMORABILE: Il padre di Memphis, commosso, perchè dopo 10 anni il figlio va fuori a pranzo; Luca: "Sono una merda?"; E Memphis "Sei genio e merda...ma più merda)
Considerato il grande successo della serie su Chernobyl i giapponesi devono essersi fatti due calcoli capendo che forse anche il loro disastro nucleare (fortunatamente di molto inferiore a quello ucraino) avrebbe potuto fruttare qualche soldo. L'impatto sul mondo a livello mediatico dell'incidente di Fukushima (marzo 2011) fu imparagonabile a quello di Chernobyl e le implicazioni politico strategiche di gran lunga meno singolari, ma che si sia trattato di un disastro gravissimo in entrambi i casi è indubbio. Non avendo a disposizione...Leggi tutto cinque puntate ma un unico lungometraggio (per quanto di quasi due ore) qui si entra subito nell'azione: giusto il tempo di una panoramica dall'alto della centrale e un attimo dopo già si parte col terremoto, causa dello tsunami che travolgerà l'impianto. Laddove in America si lasciava però spazio a un ottimo approfondimento psicologico dei personaggi coinvolti, in questo caso tutto si risolve tra le sale della centrale e quelle del comando generale diretto da Masao Yoshida (Watanabe) in un crescendo di panico generalizzato che la regia non riesce a rendere coinvolgente in alcun modo. Travolti da un profluvio di termini tecnici e operazioni di cui si possono comprendere giusto i contorni, ci ritroviamo a poter entrare davvero nel film solo quando si toccano (e capita di rado) le emozioni, il rapporto diretto con la morte... quando gli immancabili ardimentosi devono spingersi fin nelle aree maledette dove le radiazioni sono altissime per raggiungere i meccanismi di sicurezza altrimenti impossibili da manovrare. Per la maggior parte del tempo, però, pare di seguire un "normale" (si fa per dire, naturalmente) procedimento d'emergenza per raffreddare le unità sul punto di raggiungere il punto massimo di sopportazione. Quel che lascia piuttosto allibiti è inoltre l'inconsistenza totale delle minuscole storie esterne che riguardano le famiglie dei protagonisti, bozzetti minimali che dovrebbero spezzare un minimo il pesante, incessante contatto tra le due sale (con qualche accenno alla deriva politica del caso e l'intervento del Primo Ministro), durante il quale s'impone un Watanabe costantemente al centro dell'attenzione ma che poco può fare per rendere interessante il suo personaggio. Peccato perché gli effetti speciali possono contare su un buon uso della computergrafica e una fotografia di livello, che insieme contribuiscono a rendere a tratti smagliante l'immagine su schermo panoramico, anche se poi le scene più suggestive sono quelle del finale tra i ciliegi dai fiori rosa, che col resto c'entrano poco o nulla. Ci si dimentichino insomma la magniloquenza e l'impatto devastante di CHERNOBYL; qui tutto è molto più vicino a certi vecchi film di Honda, senza il mostro ma con lunghe scene di massa nelle sale comandi in cui la scadente sceneggiatura, priva di pathos o di un minimo di brillantezza, non aiuta proprio a calarsi nel dramma. E va detto che anche la dovizia di spiegazioni tecniche con cui si arricchisce ogni dialogo è esposta in modo da farci capire come la chiarezza non sia certo la virtù migliore del film. Tra telefonate tese, ordini impartiti a destra e a sinistra, occhi sgranati, preoccupazione, grida d'irritazione, gesti di coraggio, si passa dal terrore dipinto sui volti dei protagonisti alla felicità per lo scampato pericolo senza darci il tempo di capire da cosa essi siano esattamente originati. Una cronaca spicciola fredda e artificiosa, un dramma la cui vera entità si intuisce solo a tratti e difficilmente nella sua portata complessiva. Ottime invece le musiche di Tarô Iwashiro.Chiudi
Mascherato: Avendo nelle mani un copione (di James Vanderbilt) che poteva essere intitolato anche Rashomon vs Predator, era inevitabile che venisse chiamato a dirigerlo John McTiernan (regista del secondo, sia chiaro). Non che ci siano alieni nella giungla, ma le sequenze ivi ambientate sono dirette con la consueta maestria dal director di Trappola di cristallo. Il susseguirsi di colpi di scena è funzionale ad un plot del genere ed anche quello finale (per quanto più debole e debitore de I soliti sospetti) non è da buttare.
Anthonyvm: Inizia come un mockumentary sul suicidio di massa di una setta (con a capo un certo Jim... sigh), poi lo stile da found-footage si va a fondere con una risaputa ghost-story moderna, tutta misteri e possessioni e jumpscare. Ambientazione e sviluppi ricordano The Blair witch project, ma nel complesso si ha l'impressione che siano diversi i film "ispiratori": tutto molto di routine, qualche spavento efficace, ma poco di davvero memorabile. Il finale va un po' meglio, con un twist beffardo e un po' di crudeltà grafica. Okay se non si hanno pretese.
MEMORABILE: Le ben rese immagini da telegiornale anni '80; L'esperimento tipo [f=2838]Linea mortale[/f]; Il "balzo" del cadavere; Il filmato rivelatore; La crocifissione.
Didda23: La mancanza di caratteristi all'altezza fortunatamente è compensata dallo strapotere recitativo di una coppia assortita perfettamente: La Hudson nei panni della acidella che la fa penare è geniale e McConaughey recita molto sul pezzo senza sbagliare un'espressione. Nonostante lo script sia la fiera della banalità, la buona colonna sonora nella quale spicca la meravigliosa "Feels like home" della Kreviazuk e il buon ritmo mettono lo spettatore a proprio agio accompagnandolo senza sforzo fino alla fine. Piacevole.
Homesick: Oltre al luminoso splendore della costa ischitana, l'attrazione primaria è l'allegro episodio in tribunale sul possibile oltraggio al pudore (costume sì o costume no?) commesso dalla disinibita Isabelle Corey; ed è qui anche che si riscontra la maggiore vivacità interpretativa, soprattutto da parte dell'avvocato De Filippo e dell'implacabile PM Stoppa. Gli altri racconti non si discostano dalla media delle commedie vacanziere degli anni Cinquanta con i loro bighelloni a caccia di amori facili, coniugi in crisi e turiste straniere con cui provarci.
Il Gobbo: Terribile western comicarolo con Vianello e Chiari nei panni dei fratelli Bullivan, due emeriti idioti che grazie a un pollo miracoloso (è così) sgominano il feroce Fats Missouri (Aroldo Tieri!). Trovate e battute ("ho le carte da poker. Poker ma buoner"; "El Paso da quando siamo andati via è raddoppiata: El paso doble") al grado zero. Però siamo in Almeria, e nel cast si aggirano molte facce che rivedremo in Per un pugno di dollari. Firmato dallo spagnolo Antonio Momplet per ragioni produttive, ma diretto dal nostro De Martino.
Daniela: Per quanto ispirato a un fatto realmente avvenuto, per buona parte della durata il film è tanto intriso di stereotipi che, pur girato con competenza e interpretato con professionalità, non si distingue in modo significativo dalle solite pellicole pompieristico-testosteroniche. E' nell'ultima parte, quando l'aderenza alla cronaca impone le sue regole, che si verifica un salto di qualità sia in termini di spettacolo con l'impressionante avanzata delle fiamme nel terreno arido battuto dal vento sia soprattutto come coinvolgimento emotivo per sfociare infine in un epilogo commovente.
Il Dandi: Drammone sentimentale di evidenti ambizioni autoriali, confermate dai (tardivi) risvolti thriller/politici, ma sostanzialmente fallite (in partenza, vista la trashissima parafrasi del titolo). Cast ridotto all'osso (Raho dice due battute in tutto), ma il vero peccato originale sta nella sceneggiatura, incapace di costruire un vero film su un soggetto che di base non sarebbe stato malavagio. Il maestro Ortolani non si spreca e ricicla tutti temi già noti.
MEMORABILE: Memorabile, beh insomma... certo che allora la Pitagora era carina, ma la Sardegna è cambiata di più.
Pesten: Sicuramente un piacere vedere nuovamente certi personaggi e risentire certe battute dopo la fine della serie tv. Pannofino e altri sono sempre sul pezzo, ma ovviamente la trasposizione cinematografica tende ad annacquare l'andamento frenetico che caratterizzava le brevi puntate della serie tv, perdendo in parte quella freschezza e quel continuo botta e risposta privo di pause che ci hanno fatto tanto ridere. Alcuni personaggi diventano quasi invisibili per colpa dell'inserimento di altri richiesti dalla storia ma poco in linea. Godibile.
MEMORABILE: La scena di sesso tra la cagna maledetta e lo schiavo Lorenzo; La metamorfosi di Lopez.
Homesick: Se ad Ischia il sole splende ancora alto, la commedia balneare italiana volge invece all’occaso e rimastica tutti i suoi luoghi comuni su tresche, truffe, gallismo e turiste straniere per risputarli sotto forma di gag atone e frammentarie dall’istantaneo effetto barbiturico. A poco o nulla servono il ricco cast di illustri comici presieduto da un Peppino De Filippo comprensibilmente demotivato e l’esordio della coppia Ric e Gian, che giunge a calarsi le braghe improvvisando uno spettacolo di spogliarello per donne sole.
Saintgifts: Film piuttosto "moderno", antesignano di diversi altri di simile genere; un "on the road" per un'Italia (dintorni di Roma) ancora contadina. Ottima l'interpretazione di Stoppa in un discreto repertorio di situazioni e di stati d'animo, affiancato da bravi caratteristi (Memmo Carotenuto in primis). Tutto si svolge in un giorno prima che arrivi la sera, appunto; suspense e riflessioni sulla propria vita arrivano per caso, un imprevisto come spesso accade. Non mancano la morale e la parentesi religiosa. Buona la regia di Tellini.
Marcolino1: Incipit a base di italo-disco, poi salto ai tempi di Little Tony. I giovanotti dalla recitazione catatonica (si riconosce la Rossella dei Ragazzi della 3^C) sono spiazzati dall'intelligenza superiore dei due bambini (spicca il piccolo Giovanni Frezza protagonista del capolavoro fulciano Quella villa accanto al cimitero), spietati speculatori monetari sulla pelle dei turisti tardo-adolescenti. Risalta il contrasto tra il ricco, tirchio e sbruffone imprenditore con megavilla e i ragazzi borgatari.
MEMORABILE: La ramanzina dell'imprenditore al borgataro; La caccia al tesoro e i furbissimi bambini sopracitati... con sorpresa finale!
Elenamaria: Il mio film preferito tra i "balneari" di Girolami. Trasmette allegria e spensieratezza e quando lo vedo mi tira sempre su il morale. Secondo me è da apprezzare anche per l'umorismo leggero e raffinato di Sandra e Raimondo e anche di tutti gli altri attori, un umorismo che, forse, ai giorni nostri non esiste quasi più nel cinema. La trama e i dialoghi sono semplici ma non banali, belle e romantiche le musiche.
MEMORABILE: Piero, Claudio e Romoletto sono dentro la tenda e la macchina parte e se la porta via!
Myvincent: A causa di un delitto un nobiluomo alla corte dello zar coltiva un senso di colpa (che si trasformerà in amore) per una donna di strada. Nonostante la forte connotazione romantico-melodrammatica, il film gode delle ambientazioni tipiche del racconto di cui si fregia e che sottolineano efficacemente le differenze sociali e le ingiustizie, nella potente Russia degli zar, così come meglio descritte nel romanzo di Lev Tolstoj da cui è tratto. Il titolo risulta a prima vista fuorviante.
MEMORABILE: La partecipazione di Lea Massari dal volto così incredibilmente "russo".