Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Ugopiazza: Trovo che ci si sia troppo accaniti gratuitamente senza analizzare i veri motivi del suo fallimento. Secondo me Ruffini ha veramente provato a fare qualcosa di nuovo, con una commedia dalla struttura simile a quelle di Adam McKay. Il problema però è che manca il talento: Ruffini non è neanche lontanamente McKay e il film non può basarsi sull'improvvisazione degli attori fatta di battute di scarsissima qualità, sorretta da una sceneggiatura scritta palesemente con poco impegno. In definitiva lodo le intenzioni, non il risultato.
MEMORABILE: Matano leggendo la lettera dello zio con profilattici allegati: "Ricordate che le inglesi nun se lavano... Mettili pure se ti fai... 'na sega... Zio".
F. felloni: Un film vacanziero, ambientato a Viareggio e non a Rimini, con i vari protagonisti le cui vicende a volte si intrecciano e che compongono un affresco satirico che vuole cogliere alcuni costumi dell'epoca. Se il Nazzari decaduto e truffaldino può ispirare simpatia, non si capisce come la Mercier possa essere spacciata per un uomo. Abbastanza in forma la Milo e lo stesso Gassman. Philippe Leroy è sempre una sicurezza e tutto sommato la recitazione alla livornese funziona abbastanza bene e rende il film pressochè vedibile.
Cotola: Peter Stein, famoso regista teatrale, si reca in Sicilia per ripercorrere, come da titolo, le orme del viaggio di Goethe in terra sicula. Qui incontra persone ma soprattutto visita i luoghi di cui l'immenso poeta tedesco ci ha parlato nel suo "Viaggio in Italia". Opera difficile da recensire, per i nomi coinvolti, che a tratti si rivela sicuramente interessante ma a tratti appare di difficile fruizione. Ci si riempie gli occhi di bellezza e le orecchie delle parole di Goethe ma il coinvolgimento è altalenante ed alla fine si "sbadiglia" qualche volta di troppo. Discontinuo.
MEMORABILE: Sapere che Goethe spesso rimase più colpito dal paesaggio che dalla storicità e dalla cultura dei luoghi visitati.
Digital: Film con il marito che sembra esemplare ma che in realtà ha le rotelle fuori posto se ne sono visti un bel po’ e questa ennesima variante non riesce certo a elevarsi da chi l'ha preceduta. I limiti della destinazione televisiva sono oltremodo evidenti e si palesano in una fotografia banale, in un montaggio poco ficcante e in una regia nient’affatto dinamica. La storia procede su binari ultra-noti, senza generare la benché minima tensione, tediando a più riprese. Guardabile unicamente per i fan della prima ora della graziosa Haylie Duff.
Panza: Modesto prodotto per la televisione che sconta una regia modesta e una sceneggiatura che scade fastidiosamente nel mieloso e nel sentimentale ma che si risolleva nei duetti Calà/Smaila, i quali ripropongono la contrapposizione ordinato-disordinato di saksiana memoria. Speravo che la presenza come regista e attore di Salerno permettesse un ritorno alla comicità surreale dei Gatti, invece si rimane su standard mediocri. Qualche momento centrato, per carità, però non ha nulla di particolare o di memorabile. Un'occasione sprecata, insomma.
MEMORABILE: Calà che irrompe nella casa di Smaila toccando qualsiasi oggetto.
Panza: Pietra miliare del peplum che ne diventa anche tombale imponendo in pratica tutti i crismi del genere. Abbastanza dilatato nel primo tempo, si riprende nel secondo con l'entrata vera e propria nell'azione, che mescola senza ritegno la vicenda delle dodici fatiche e la vicenda delle Argonautiche. I dialoghi hanno il difetto di risultare poco naturali (forse potremmo dare colpa al tempo), ma si riducono saltuariamente a battute telefonate deprecabili. Impeccabile la fotografia di Bava e anche gli SFX seppur caserecci non sfigurano.
Pessoa: Onesto film di genere di Albertini realizzato con un occhio ai vari 007 e l'altro ai grandi modelli hollywoodiani. Ma questa vicenda resta purtroppo incastrata in una sceneggiatura piena di falle che il regista cerca di tamponare con intermezzi comici non privi di efficacia. Recitazione così così con mezzi tecnici visibilmente arrangiati (il diamante non si può guardare). Regia sapiente e buon ritmo riescono comunque a condurre il risultato alle soglie della sufficienza. Gli appassionati del genere non resteranno delusi.
Magerehein: Le imprecisioni sono parecchie, sia dal punto di vista della topografia italiana che da quello storico in generale (la ferrovia citata come via di salvezza in realtà non esiste), e il piano di fuga ideato dal protagonista è fin troppo ardimentoso per poter risultare credibile (i soliti tedeschi raggirabili e con scarsa mira aiuteranno)... Eppure il film, pur non essendo un capolavoro, non è male; l'idea di una fuga in treno in territorio nemico non è nuova ma offre ritmo, azione e molti potenziali pericoli da superare. Il finale è ovviamente la parte migliore.
MEMORABILE: Le scene finali, girate in parte sulla vecchia linea Belluno - Calalzo e in parte in Spagna.
Kekkomereq: Prendendo spunto dallle barzellette di Pierino, gli sceneggiatori di "Pierino contro tutti", sono riusciti a creare il più flatulento, volgare e rozzo film sulle barzellette mai realizzato (senza contare i sequel). Il cast è scarso (Vitali e Miti più di tutti), il montaggio malfatto e il doppiaggio è fuori sincrono. Ci si stanca subito di vedere le situazioni che il film propone e alla lunga anche le battute di Pierino diventano pesanti. Peccato per la colonna sonora, totalmente sprecata in un film del genere.
Rigoletto: Ottimo sequel di Piedone lo sbirro che non ha nulla da invidiare al capostipite; anzi, la nuova location asiatica e le continue schermaglie con Al Lettieri (già Virgil Sollozzo ne Il padrino) danno un nuovo sapore alla pellicola, pur mantenendola ancora in ambito poliziesco. Nel complesso non si poteva chiedere di più a un film "leggero" per natura, anche se si notano dei segni che anticipano l'evoluzione nel tono generale che verrà poi impresso alle pellicole successive. ***
MEMORABILE: La splendida performance di Francesco de Rosa che da vita a Mani d'Oro: bravissimo.
Herrkinski: Trentenne nel tunnel dell'eroina tenta l'ennesima rehab, supportata dalla madre. Eccellente dramma sulla dipendenza che ben racconta anche lo stress di una madre e il rapporto con una figlia sul punto di perdersi; l'ambiente dei drogati è reso con cruda efficacia così come i meccanismi mentali della malattia, in un lavoro a tratti commovente che gode di prove superlative del duo Kunis/Close, davvero affiatato e credibile, nonchè fisicamente calato nella parte in modo convincente. Sull'argomento non c'era molto di nuovo da dire ma il film è tra i migliori visti di recente sul tema.
Pessoa: Fiacca commedia dei Vanzina concepita per il pubblico dei cinepanettoni. Dopo un inizio promettente la storia si sgonfia quando la scena si sposta da Roma a Milano, dove un Pozzetto ormai imbolsito e inesorabilmente avviato sul viale del tramonto non riesce a reggere un Montesano che comunque ci crede fino in fondo. Poco incisivo il resto del cast, in cui si salvano Bernabucci e Sperandeo, mentre la confezione paga una sceneggiatura insulsa che strappa poche risate di pancia. Risibili le scene d'azione. Un film per chi cerca risate facili.
Pesten: Ennesimo film tributo alla storia di Billy The Kid e Pat Garret, figure basilari della storia western. Questa volta gli avvenimenti, molto simili a quella che è la presunta verità, vengono visti da un terzo occhio, quello di un ragazzo in fuga che si trova sulla strada dei due protagonisti. Visione interessante, forse leggermente sdolcinata se vogliamo, ma che aiuta a esaltare la caratterizzazione di Billy e Pat, eroi popolari ben interpretati da DeHaan e Hawke. Come spesso in questi film, la fotografia e le location sono la cosa migliore.
Il Gobbo: Terribile western comicarolo con Vianello e Chiari nei panni dei fratelli Bullivan, due emeriti idioti che grazie a un pollo miracoloso (è così) sgominano il feroce Fats Missouri (Aroldo Tieri!). Trovate e battute ("ho le carte da poker. Poker ma buoner"; "El Paso da quando siamo andati via è raddoppiata: El paso doble") al grado zero. Però siamo in Almeria, e nel cast si aggirano molte facce che rivedremo in Per un pugno di dollari. Firmato dallo spagnolo Antonio Momplet per ragioni produttive, ma diretto dal nostro De Martino.
Renato: Mediocre film della coppia, piuttosto ripetitivo nella struttura ed ovviamente povero nella realizzazione. Secondo me i personaggi avrebbero dovuto essere invertiti, cioè Ciccio nella parte del vigile inflessibile e Franco in quella del ragionevole... ma forse anche così sarebbe cambiato poco, in mancanza di una sceneggiatura ben oliata. Inoltre, mancano quasi del tutto le gag verbali che erano uno dei punti forti del duo e si sente. Apparizione per Luciano Bonanni (è uno dei primi multati da Franco).
Thesandman: Thriller che tratta il tema della gravidanza con utero surrogato; lo spunto non era neanche male, considerato il tema delicato che il film tratta; peccato che poi il film si perda nei soliti cliché del genere in cui si muove, cose già viste come lo stalkeraggio fino alla conclusione finale; buona la recitazione degli interpreti e qualcosa da salvare c'e comunque; appena sufficiente però, e riservato ai patiti del genere.
Daniela: Dopo quasi un quarto di secolo, Macfadyen torna a vestire i panni di quel Robert Bruce che aveva fatto una figura tapina rispetto a Wallace in Braveheart. Nonostante si sia appesantito, l'attore ha ancora il fisico adatto per risultare attendibile come re guerriero, ma è il film a non convincere, facendo rivalutare il quasi coevo Outlaw King. Uggioso nei toni favolistici dell'inizio, trito nella dinamica tra i personaggi, poco spettacolare negli scontri ridotti a scaramucce, si fa apprezzare in virtù degli splendidi paesaggi scozzesi ma qui il merito è soprattutto di Madre Natura.
Rambo90: Il tentativo dei Vanzina di raccontare sogni e speranze delle donne del Duemila in parte naufraga, perché lo stile del racconto e della sceneggiatura è pericolosamente vicino ai peggiori prodotti televisivi. A salvare un po' la situazione le interpreti spigliate, affiatate tra loro e la velocità del ritmo, che non rende noioso il tutto. Bocciati invece i personaggi maschili, in primis Peluso che dimostra scarso carisma, al contrario di quanto pretenderebbe il personaggio. Vedibile ma non indispensabile.
Daniela: Lei è una parigina ipocondriaca e snob, lui un provinciale bonaccione dai gusti semplici. Nonostante le differenze stanno bene insieme ma il figlio di lei farà di tutto per far naufragare la nuova unione... Il soggetto ricorda molto Cyrus, ma la finezza malinconica del film americano è qui sostituita da una dose notevole di volgarità e gag vecchie come il cucco, mentre i pochi sorrisi si devono tutti alle espressioni spaesate del simpatico Boon. Passo falso per la regista che nei suoi primi film sembrava nutrire ambizioni ben maggiori e qui fallisce anche come attrice e sceneggiatrice.
Gabrius79: Seguito piuttosto scolorito che regala qualche gag sparsa e nulla di più. L'arrivo di Teocoli non ci regala niente di particolare e la sceneggiatura è decisamente banale. Boldi diventa più protagonista rispetto al precedente film ma alla fine è sempre uguale a sé stesso. Il resto del cast è sprecato.
Geppo: Peccato, poteva essere il miglior film di Banfi; in effetti non è male, i primi 60 minuti sono davvero un divertimento assoluto (e fanno pure riflettere)... poi però c'è l'ultima parte (dalla fuga verso Nizza in poi), in cui si nota una forte mancanza di idee. Mi aspettavo un finale diverso, più realistico magari, invece ne esce fuori un finale totalmente banale. La coppia Banfi/Calà funziona perfettamente (quest'ultimo sorprende nel ruolo di muto). Cast tutto azzeccato. Bellissima la Venier. Molto precisa la regia.
MEMORABILE: Tognella e il "moviolone". La scena alla pizzeria; Il cognato di Banfi: "Lino, assaggia il bicchierino!"; Il notaio Magalini; La canzone di Cutugno.
Rambo90: Dramma molto realistico, che rifugge lacrime facili e spettacolarizzazioni del dolore. Delicato come l'interpretazione sentita e naturale di Affleck (ma il giovane Hedges non è da meno). Non manca una certa ironia, ma è appena accennata nei dialoghi e mai forzata, così come la serie di disgrazie narrate in flashback appare possibile e non troppo esagerata. A non incidere è però la regia, che rallenta il tutto fino a rendere letargici alcuni momenti e appesantendo un film altrimenti fantastico. Comunque da vedere, con musiche bellissime.
Il ferrini: Qualche buona idea c'è e De Luigi ha sicuramente un personaggio nelle sue corde; peccato che la bambina e la Ramazzotti siano veramente irritanti. Si salva invece Andrea Pisani, protagonista delle scene più surreali e dunque divertenti. L'avversione verso i bambini mostrata nel film è eccessivamente stereotipata e lo stratagemma della figlia spacciata per sorella è del tutto non credibile. Un'occasione sprecata, si poteva fare ridere rispettando la scelta della non genitorialità invece di farla passare, per l'ennesima volta, come qualcosa da correggere.
Digital: Film con il marito che sembra esemplare ma che in realtà ha le rotelle fuori posto se ne sono visti un bel po’ e questa ennesima variante non riesce certo a elevarsi da chi l'ha preceduta. I limiti della destinazione televisiva sono oltremodo evidenti e si palesano in una fotografia banale, in un montaggio poco ficcante e in una regia nient’affatto dinamica. La storia procede su binari ultra-noti, senza generare la benché minima tensione, tediando a più riprese. Guardabile unicamente per i fan della prima ora della graziosa Haylie Duff.
G.Godardi: Forte del successo ottenuto con Sapore di Mare la coppia Calà-Suma viene reclutata da Risi jr per questa garbata commedia sentimentale anni 80 scritta dai Vanzina. Sceneggiatura curata, buona ambientazione e scelta delle musiche che caratterizzano i vari periodi storici in cui si svolge la vicenda. Pur non rinunciando ai suoi soliti tormentoni, qui Calà dimostra anche di essere più versatile del solito, e affiancato alla Suma funziona alla perfezione. Divertente e mai volgare.
Decimamusa: Film non privo di pregi: l'assenza di volgarità (una rarità di questi tempi), la spigliatezza del piccolo protagonista, la bellezza e la personalità di Serena Rossi, la felice caratterizzazione dei personaggi di contorno. È una godibile celebrazione della figura dell' "imbranato", che alla fine sa imporsi senza tradire le proprie caratteristiche. Qualche esilità in talune soluzioni di sceneggiatura, qualche forzatura narrativa, qualche eccesso folclorico non inficiano un giudizio sostanzialmente positivo.
Siska80: Una coppia tranquilla subisce un doppio dramma nello stesso tempo, ma il capofamiglia non si arrende. Fa piacere il finale, visto che la pellicola si basa su fatti veri, eppure manca del tutto la capacità di riuscire a coinvolgere: ciò non si deve solo a una regia piatta o alla mancata caratterizzazione dei personaggi (protagonista incluso), quanto piuttosto alla messinscena palesemente fittizia in cui l'intero cast calca la mano nel sottolineare la rabbia dei tecnici per l'improvviso lavoro a rischio (il bravo Fiorello, in particolare, appare po' troppo sopra le righe).
Michelino: Meriterebbe un giudizio migliore se fosse supportato da una sceneggiatura articolata meglio, senza la classica storiella ''telefonata'' interpretata da Branciamore e valorizzando di più il cast femminile. Nel complesso ci si diverte, anche se alla lunga la parlata araba di Brignano stanca. La Scattini e la Porcaro prevalgono decisamente sulle loro colleghe, Mattioli tira fuori battute memorabili, Buccirosso si supera. Una sorpresa il ruolo di Triestino, quasi un omaggio a Silvio Spaccesi, il re della parlata marchigiana del nostro cinema.
MEMORABILE: La prima telefonata di Triestino; Le discussioni tra Buccirosso e la Porcaro; Mattioli e l'architetto; La portata servita nel ristorante milanese.
Minitina80: Storia di fantasmi abbastanza canonica che si avvale di una prospettiva narrativa differente di cui ci si accorge soltanto sul volgere del termine. Essendo destinato al grande pubblico e visti i nomi coinvolti non poteva che avere una confezione impeccabile a cui si aggiunge una Kidman che recita la parte splendidamente. A impedire il salto definitivo manca l’allungo decisivo che avrebbe potuto essere rappresentato dall’aggiunta di qualche elemento morboso, amorale o infido. Anche qualche piccolo taglio in fase di montaggio avrebbe giovato.
Puppigallo: Si tratta di puro, vecchio west su pellicola, con tanto di certificato di autenticità, dato dalla presenza di due capisaldi come Wayne e Fonda. Le scene in esterni, con gli apache e senza, sono tutte da gustare, come gli scambi verbali tra Fonda e Wayne, o quelli che coinvolgono i vari soldati, graduati e non. Purtroppo, però, bisogna anche sorbirsi la storia d'amore tra il figlio del graduato e la figlia di Fonda (ostacolata da quest'ultimo); più altri sipari ammazzaritmo e interesse, come la cena, con tanto di orchestrina esterna e cantante e il ballo. Resta comunque notevole e da vedere.
MEMORABILE: I punti di vista opposti di Fonda e Wayne sugli apache; L'Attenti! Detto a sorpresa, di schiena; La lezione a cavallo; Come provocare un massacro.
124c: Quarto capitolo che rivede ricomparire, dopo una pausa di ben due film, il capitano Harris di G. W. Bailey, il vero "arci-nemico" dell'agente Mahoney e del simpatico e artereosclerotico comandante Lassard. Nel cast viene annoverata anche una Sharon Stone prima maniera (chissà se, dopo Basic Instinct, l'attrice avrà disconosciuto il suo contributo a questo film barzelletta), ma ci sono anche facce nuove come "Casa", l'incredibile agente extra-large. Adatto per una serata da stacca-il-cervello.
Galbo: Qual è il significato della memoria e cosa vuol dire esattamente preservarla ? Il bel film di Mezzapesa si interroga su questo attraverso la figura di Elia ultimo testimone di un paese distrutto da un terremoto e che tutti (tranne lui) gli abitanti hanno abbandonato. Tra fiaba e testimonianza sentimentale si muove un grande Sergio Rubini, alla sua migliore prova da attore in un film che commuove e fa riflettere, come l'arte dovrebbe fare sempre. Da vedere.
Puppigallo: Discreto action con arti marziali, che ha un suo perché grazie al protagonista, ex istruttore e, soprattutto, al cattivo di turno, con un problema fisico (superato però brillantemente), uno affettivo; e il più pericoloso, un serio problema a livello mentale (è uno psicopatico). Gli scontri non mancano, mentre l'indagine, l'agente e la fidanzata sono lì più che altro per limitare un po' il protagonista, ritardare l'inevitabile e dargli alla fine una forte motivazione. Comunque, nel complesso non male, seppur senza particolari guizzi o pretese registiche.
MEMORABILE: 17 contro 1; Sul mega scheletro; Gli allenamenti (sale in faccia); Pugni, calci, prese, armi; La lotta in mezzo alla strada, tra e sotto i camion.
Gabrius79: Una commedia francese dai toni a volte briosi e a volte fin troppo zuccherosi che racconta le vicissitudini di una famiglia di sordomuti a eccezione della figlia (che è un po' l'asse portante del film). Può far commuovere in alcuni momenti perché spesso viene toccata la corda dei sentimenti. Peccato che a volte il film rallenti e ceda spazio alla noia.
Trivex: Bel mix tra il "militare" e il "sentimentale", anche se la storia risulta scontata e il finale prevedibile. La vicenda si segue con gusto e il film è girato davvero bene, grazie anche all'ottimo sergente maggiore (ed ufficiale mancato) Louis Gossett Jr, assolutamente in parte. I valori americani per la carriera, il sacrificio e l'affermazione, sono visti in maniera tradizionale, in linea con il loro tempo e la cultura preponderante di allora. Momenti un po' "incorretti" si scorgono nel gergo grezzo dell'istruttore, ma le trasgressioni finiscono qui.
Nicola81: Thriller d'azione dai pallidi risvolti politici, in cui un clamoroso attentato viene narrato attraverso i punti di vista dei vari personaggi coinvolti. Una scelta all'inizio disorientante, ma che si rivela funzionale quando tutti i fili finalmente convergono. Il ritmo è serrato, i colpi di scena ci sono, ma il rischio di sconfinare nell'inverosimile è sempre in agguato e la breve durata sembra dettata da una certa mancanza di idee (il finale è davvero troppo sbrigativo). Cast di buoni nomi che porta a casa la pagnotta, ma la Weaver è sprecata.
MEMORABILE: Il forsennato inseguimento automobilistico.
Puppigallo: Action laccato e leccato, con attori forzatamente simpatici, o sempre intristiti e ingrugniti (monoespressivi) come Statham. Anche Grant, che gigioneggia a tutto spiano, finisce per essere poco sopportabile, mentre l'attore è lì per buttarla sul comico. Se non altro, però, il ritmo è accettabile e le scene d'azione sono girate decentemente. Si può anche vedere, ma è una di quelle pellicole che si iniziano già a dimenticare durante la visione.
MEMORABILE: Il cecchino che tutti vorrebbero avere come angelo custode; Statham "accompagna" fuori dalla finestra l'inseguito.
124c: Dopo il già stentato primo capitolo, Ralph Macchio e Pat Morita tornano nell'immancabile sequel di "Karate kid", stavolta ambientato in Giappone. Ma il Giappone visto dagli occhi di un teenager americano (anche se Macchio non lo era già più) e girato da un regista americano appare da cartolina e la trama molto edulcorata. Il film si regge sulle lezioni morali e marziali di Pat Morita e sulla bella Tamlyn Tomita, che sostituisce Elisabeth Shue come ragazza di Daniel La Russo. Altro brutto film.
Rambo90: Un corriere viene ingaggiato per consegnare una valigetta dal contenuto misterioso a un tizio di cui si sono perse le tracce da tempo. Partenza intrigante che dopo poco però prende direzioni telefonate e si fa via via più lento, fino a una parte centrale piuttosto noioso. Morgan se non altro ci crede e offre una performance decente, mentre il resto del cast composto da alcuni attori di fama in disgrazia (Rourke, Taylor) non fa gran bella figura. Twist prevedibile ma parte finale abbastanza riuscita.
Rigoletto: Il seguito di Filo da torcere è un film perfettamente in linea con il capostipite e, volendo, lo potremmo considerare come un unico film diviso in due parti; questa impressione deriva dal fatto che non vi è alcun mutamento, nessuna crescita evolutiva in personaggi che sono presi da un film e appiccicati pari pari sull'altro. Ovviamente, considerando che i film in questione sono due, diventa un elemento non dico disturbante, ma che evidenzia tutte le debolezze della sceneggiatura. Alla fine se il più "evoluto" diventa Clyde qualcosa non va.
Galbo: Una ricca coppia borghese dopo avere festeggiato i 25 anni di matrimonio a Parigi va in crisi quando lei scopre il tradimento del marito. Ennesima variante della commedia americana di genere sentimentale brillante questa volta dedicata alla crisi delle coppie di mezza età. Il film non è certamente originale ma è realizzato con indubbia professionalità da un regista che azzecca i tempi della commedia e si mette totalmente al servizio di un cast di grandi attori. Gradevole.
Rambo90: Miller al secondo capitolo punta direttamente verso la fantascienza post-apocalittica. Il ritmo ci guadagna e le scene d'azione sono davvero ottime, con inseguimenti fantastici (come quello lungo nel finale) e belle caratterizzazioni dei villain, pazzi e sanguinari. La trama è però sempre ridotta all'osso e si tratta di un film che può non accontentare tutti i palati. Perfetto Mel Gibson.
Gugly: Il bravo americano contro i cattivi sovietici: l'atleta robot viene preso sottogamba e mal ne incoglierà ad Apollo; per fortuna lo vendicherà Rocky, supportato dalla sua Adrianaaaaaaaaaa... Film fumettone dove i cattivi riconoscono la bontà dello stallone italiano e dove il cattivo ha per moglie la stangona danese appena impalmata dall'attore... Divertente, lo vidi la prima volta ai tempi in un cinemino d'oratorio e alla fine urlammo e facemmo il tifo come in un vero incontro di boxe, con fischi e lancio di sedie, giuro.
Nando: Commedia degli equivoci in cui il tradimento appare come colonna portante. Semplicistica e non proprio originale, la pellicola si avvale di un frizzante Abatantuono (che ricalca personaggi precedenti con il suo irresistibile slang), di una vivace Vitti e di un sempre valido Leroy: sostanzialmente sono loro, che reggono la baracca che mostra tutta la sua pochezza...
Nando: Statham interpreta un accanito frequentatore di casinò nonché una guardia del corpo per accaniti giocatori e con il suo magnetismo ruba la scena tra scazzottate e duelli efferati. Nel complesso lo sviluppo narrativo è abbastanza scontato, con cattivi indubbiamente poco credibili e situazioni sui tavoli da gioco. Cast di contorno non proprio memorabile.
Puppigallo: Pellicola in cui i grandi spazi, con annessi pericoli in agguato per la carovana, fanno sì che la si segua senza sbuffi. Ma ciò non è sufficiente a mascherare quel retrogusto di hollywoodiano, di artefatto che non permette di prendere per genuino tutto ciò che si vede e si sente. Se solo fosse stato un po' meno ripulito, nonostante le morti non manchino e i nativi siano accettabili (occhio per occhio o niente riposo eterno), sarebbe stato un buon western avventuroso, con tre protagonisti in parte, coadiuvati da discrete seconde linee.
MEMORABILE: Il pastore clandestino; Affogato per eccessivo peso superfluo; Tra i bisonti; La ricerca del colpevole con esecuzione.
Daniela: Capo di una piccola ma agguerrita banda di ladri, Jack si trova implicato in un colpo grosso a causa di una bella donna, sua ex ed amante di carica di un pericoloso boss... Un action di routine, senza particolare infamia ma con ancor meno lode: Gosselaar è il solito palestrato belloccio che risulta irritante per il suo atteggiarsi a simpatico guascone quando è in effetti un criminale senza scrupoli (vedi sequenza d'apertura), mentre Willis qui ricopre uno dei soliti ruoli da specchietto per le allodole e Forlani ha l'aria appassita - o forse è solo l'imbarazzo per il ruolo ingrato.
Giacomovie: Film di successo ispirato ad un famoso album degli Abba del 1992. Seguendo lo schema del musical tradizionale, si ricava un film che mette il buonumore e concilia con lo spensierato relax. I brani sono ben abbinati ai vari momenti e negli intervalli tra gli svariati numeri musicali c’è una trama (basata sul “prendi 3 paghi 1”) che incuriosisce simpaticamente. Con un occhio ad un minimo di qualità e l’altro al botteghino è un film dignitoso e trascinante. Meryl Streep a dispetto dei suoi quasi 60 anni balla, canta e salta come una trentenne. ***
Ruber: Una bravissima Ferilli nei panni di una giovane donna durante la seconda guerra mondiale che fa la borsa nera per campare e trova l'amore in un ragazzo ebreo. Lodevoli la sceneggiatura e la regia dei fratelli Frazzi, che ben sanno scandagliare una storia molto vera con un cast che, oltre alla Ferilli, vede impegnati ottimi attori e caratteristi. La storia, dura, ha anche qualche piccolo momento di fragilità proprio nella protagonista (che vorrebbe apparire cinica e che invece non lo è) grazie a dialoghi ben scritti.
Almicione: Se il found footage resiste da trent'anni il motivo è che funziona, fa paura; ma qui si riesce addirittura a creare una certa suspense che, bisogna ammetterlo, non era compito facile avendo a disposizione uno schermo del PC. Purtroppo già a metà durata il gioco inizia a stancare sebbene tenti vanamente di resistere svelando segreti che allo spettatore fregano zero. Il finale è deludente quando si poteva provare un'ultima sorpresa per Blaire. Comunque, nonostante la tecnica di regia che non apprezzo, buon soggetto.
Didda23: Il problema del film sta nell'assoluta mancanza di idee e in più di un'occasione mi è sembrato che si facesse la parodia da solo. Sono più i momenti di divertimento involontario che di terrore (anzi, questi sono totalmente inesistenti). Il movente è assolutamente ridicolo ed imbarazzante, non ci volevo credere. Il "pregio" migliore del film è che a tratti sfiora il trash. Evitabile.
Lou: Difficile immaginare tragedia più grande di quella che colpisce Lee, un Casey Affleck di impressionante bravura nel rappresentare il peso e lo stordimento del dolore. Una storia terribilmente triste ma anche con momenti teneri (nel rapporto col nipote Pat) che allentano la tensione. Splendida la fotografia che ritrae gli affascinanti panorami della east-cost a nord di Boston. Molto riuscita la sequenza narrativa, con efficace uso di flashback che svelano progressivamente il corso degli eventi. Un ottimo film, che lascia un segno profondo.
Noodles: Senza dubbio il peggior film di Gigi e Andrea. Lento e noioso, privo totalmente di idee e giocato principalmente sulle grazie delle due co-protagoniste e sui tentativi dei due comici di salvare con la loro simpatia una commedia che però non decolla mai, anche a causa di una fotografia poverissima e di un'incredibile monotonia nelle location. Evitabilissimo anche per i fan più accaniti.
Anthonyvm: Mentre Assad si prepara a lasciare la Sezione Q e Mørck maschera di cinismo il proprio disappunto, il ritrovamento di tre corpi li riporta in azione. L'ultimo capitolo della saga con Kaas e Fares è anche il migliore: dal setup orrorifico, quasi argentiano (i cadaveri murati à la Profondo rosso, la suspiriosa clinica per ragazze), va propagandosi un intricato disegno criminoso che si allaccia a fatti realmente accaduti (come opportunamente segnalato nelle didascalie finali). Tensione crescente, buoni climax adrenalinici e convincenti tratteggi caratteriali dei protagonisti. Notevole.
MEMORABILE: Gli organi genitali in barattolo; Il tentato stupro della paziente e la sua reazione mordace; Rose attaccata dal sicario; L'auto infuocata; Il finale.
Piero68: A parte la discutibile somiglianza della Watts, sia fisica che gestuale, con la Principessa, quello che colpisce maggiormente - in negativo - è la vacuità della sceneggiatura, unita a una serie di dialoghi a dir poco imbarazzanti. Il film non ha velleità e lo dimostra dalle prime battute. Allora la domanda è: ma a chi serviva una cosa del genere? Anche perché l'immagine di Lady D. è uscita indenne già da tempo immemore riguardo al presunto scandalo della sua relazione. Più che un biopic sembra il classico romanzo patinato. Evitabile.
Panza: Di poco spessore questo musicarello che trova incredibilmente alla cabina di regia Deodato alle prese con Little Tony, all'epoca gettonatissimo anche al cinema (anche se poi non appare nemmeno così tanto). Se già il personaggio affibbiato al cantante è abbastanza insipido e anonimo, i vari caratteristi di contorno sono decisamente sprecati (un minimo simpatico il personaggio di Amendola), non riuscendo a supplire alla miseria di scenette datate o addirittura agghiaccianti come nel caso degli spettacoli di Flauto. Splendida la Dionisio.
Lythops: Ennesimo film dai toni nostalgici del grande Pupi che coi suoi lavori sviluppa il tema, a lui particolarmente caro, dell'amicizia maschile. Ogni film, pure imparentato strettamente all'altro quando viene affrontato questo tema, ha il pregio di dare una visione diversa e di studiare personaggi che, in questo caso, sono vitelloni di città. Un film spontaneo, non un capolavoro, dove ci si diverte perdonando il difetto peggiore visto in una scenografia molto asettica, lucida, che ci lascia individuare immediatamente il girato nel teatro di posa.
Jandileida: Nonostante navighi nelle infingarde acque del cinema indie a stelle e strisce, quello che odora di risvoltini e di frappuccino lontano un miglio, e nonostante attinga quasi spudoratamente dal giorno della marmotta con Bill Murray, il film di Barbakow non dispiace e ha una sua, inaspettata, dignità. Anche senza per forza lanciarsi in peripezie interpretative (la quotidianità che uccide? L'amore come abitudine?), la storia scorre via leggera grazie alle facce fresche dei due protagonisti. La side story con Simmons co-protagonista aggiunge un po' di ben accetto brio. Solare.
Didda23: Sorta di Cyrus in versione francese (sia per l'ambientazione, sia per la confezione) con un odioso protagonista che cerca di mettere i bastoni fra le ruote alla relazione della madre (Delpy) con il provinciale conosciuto in vacanza (Boon). Commedia molto basilare negli spunti comici (molti dei quali visti e rivisti), ma che si salva nella confezione e nel ritmo. poggiandosi soprattutto sul mestiere di Boon che conferma il proprio talento. La Delpy se la cava dietro la macchina da presa; meno convincente come attrice. Modesto ma guardabile.
MEMORABILE: L'incontro con il figlio; La polverina; L'antipatia di Lacoste.
Galbo: Di origine teatrale, Due partite ha mantenuto sullo schermo la classica impostazione da palcoscenico e questo rappresenta insieme il limite ed uno dei punti forza del film. Se il contesto appare infatti troppo "da interni", è indubbiamente apprezzabile la bontà della sceneggiatura e dei dialoghi, rafforzati dall'ottima intepretazione del cast che annovera alcune delle migliori attrici italiani, con vere punte di eccellenza come nel caso della Cortellesi. Buona la ricostruzione ambientale nella prima parte del film.
Kanon: "Di Antonioni ce n'è uno, tutto gli altri son nessuno". Lambiccato e tronfio esercizio di stile che smanioso di strizzare continuamente l'occhio all'Autore, rischia semmai la paralisi. Così tanto attenta ad incartare il pacco regalo, la Gagliardo (nomen non omen) si dimentica di metterci dentro qualcosa. Avventuretta metropolitana tediata da musiche (anche pianoforte, ça va sans dire) e ripetuti giri a vuoto dacché il motore è acceso ma di marce inserite manco una. Ruoli ridicoli e strumentali; quando parlano è, se possibile, peggio ancora.
MEMORABILE: Il cameo della Betti: 20" di farneticazioni.
Rambo90: Divertentissima commedia degli equivoci anni '60. La storia mette insieme quanti più fraintendimenti e situazioni equivoche possibili, creando un ritmo veloce e simpatico, che non ricorre mai alla volgarità. I fratelli Carotenuto in coppia sono formidabili, supportati da una bravissima Franca Valeri e dai gustosi duetti fra la Maggio e la Palumbo, in più c'è la bellissima (e brava) Sylva Koscina a fare da pomo della discordia. Un film frizzante e godibile, retto da situazioni risapute ma sempre coinvolgenti, quasi impossibile oggi. Notevole.