Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Mco: Vera e propria vetrina per mostrare la bellezza (anche integrale) di Gloria Guida. Il resto è puro contorno, con cascami di commedia erotica sparsi qua e là, doppi sensi, spogliarelli e l'immancabile scopofilia adolescenziale offerta da ragazzetti in fregola. Bellino l'incipit trasportato in un'altra dimensione, peccaminoso al punto giusto. Nel marasma emerge la figura di Corrado Pani, misteriosa, iconoclasta e affascinante mentre irrita assai quella di Giacomo Rossi Stuart.
Daniela: Madre e figlia truffatrici: la maliarda si fa sposare da tonti pieni di soldi, la donzella li seduce provocando divorzi d'oro... Uno spunto potenzialmente divertente ed un cast prestigioso non bastano a salvare questa commedia brillante come un fondo di bottiglia, con gags riciclate e parentesi sentimentali da latte ai ginocchi. Gran spreco attoriale: il personaggio tabagista e catarroso di Hackman avrebbe meritano un ruolo migliore, Weaver è spiritosa oltre che bella (Love Hewitt al confronto sembra una sciacquetta), Liotta aveva ancora l'aspetto da bravo ragazzo e Bancroft era ancora in gamba
Deepred89: Simpatica commedia, esilissima ma piena di spunti divertenti che rendono il tutto perlomeno godibile. La storiella sentimentale era evitabilissima (anche più di quanto lo era quella del primo film della serie), ma la pellicola, soprattutto grazie al buon cast, si guarda con piacere.
Mco: Max è perdutamente innamorato di Hélène, sebbene costei sia figlia di un fascista antisemita di Venezia, la città in cui lui, ebreo, studia medicina e si nasconde. Quando viene scoperto e deportato la ragazza lo segue fino a che le contingenze li separano. L'amore che si respira va al di là dello schermo, grazie anche alla strepitosa interpretazione dei due attori. La guerra e la persecuzione razziale non riescono a scalfirlo, mentre spirano venti di vendetta e l'aria olezza di morte. Il redde rationem a tavola è davvero raggelante, il finale è peana ai sentimenti puri. Gran film.
Galbo: Thriller diretto da Clark Johnson ed interpretato da star direttamente importate dalla televisione (dalla Longoria e Sutherland, senza dimenticare che Michael Douglas all'esordio interpretò proprio un poliziotto nel telefilm Le strade di San Francisco). Il film è basato su un complotto per uccidere il presidende degli Stati Uniti e non è mal realizzato (oltre che segnato da una discreta regia e un buon montaggio) anche se non brilla per originalità sia nello spunto che nelle soluzioni narrative.
124c: L'avevo detto io, che dopo essere stata moschettiera Barbie sarebbe diventata una Charlie's Angel. Ho quasi azzeccato, perché la bionda qui diventa addirittura una spia, assieme alle amiche Renee e Teresa, giovani acrobate ingaggiate dalla misteriosa "zia Chloe" per catturare un'agile ladra di gioielli stile Occhi di Gatto in combutta col cattivo. Rispetto alle Totally spies questo nuovo trio di spie ha ben poco di differente, l'unica vera genialata è l'ubicazione della base segreta dei zia Chloe: dietro all'insegna "Hollywood". Non annoia.
Pigro: Vari episodi con le disavventure (a sfondo coniugale) di Totò e Peppino, raccontati da loro stessi rinchiusi in manicomio: microstorie piuttosto piatte che suscitano tutt'al più simpatia per le sempreverdi gag fisico-verbali dei due comici, ma che stentano a stimolare risate. Non che non ci s'ingegni: si pensi allo sketch degli elettrodomestici con tanto di rumore infernale e con le battute che compaiono come nuvole di fumetti. Ma non basta. Unico momento da ricordare: l'esibizione finale di Carosone, quella sì davvero notevole e travolgente.
M.lupetti: Un film a due facce: parte benino, con ritmo, ha un primo sviluppo brillante, poi quando i protagonisti si rinchiudono nel classico albergo da commedia sexy si crolla nella noia più totale con un cast che a causa di reiterate gag orrende (Banfi e il mazzo di fiori, i lanci di muco nasale ecc, il prof veneto gay) oltrepassa la soglia dell'insopportabile. Tarantini conferma i suoi limiti nonostante un cast potenzialmente buono. Insostenibile soprattutto il giovane protagonista maschile che conquista una Rizzoli più bella del solito.
Cotola: Peter Stein, famoso regista teatrale, si reca in Sicilia per ripercorrere, come da titolo, le orme del viaggio di Goethe in terra sicula. Qui incontra persone ma soprattutto visita i luoghi di cui l'immenso poeta tedesco ci ha parlato nel suo "Viaggio in Italia". Opera difficile da recensire, per i nomi coinvolti, che a tratti si rivela sicuramente interessante ma a tratti appare di difficile fruizione. Ci si riempie gli occhi di bellezza e le orecchie delle parole di Goethe ma il coinvolgimento è altalenante ed alla fine si "sbadiglia" qualche volta di troppo. Discontinuo.
MEMORABILE: Sapere che Goethe spesso rimase più colpito dal paesaggio che dalla storicità e dalla cultura dei luoghi visitati.
Markus: L'idea geniale di partenza del film, con un giovane "imprenditore" (il regista/attore Philippe Lacheau) che s'inventa una specie di agenzia per fornire a pagamento alibi ai clienti che ne hanno necessità, ahimé termina subito e già dopo mezz'ora la pellicola diventa pochade. Peccato perché era davvero l'unico ottimo elemento di un film sì divertente, ma che annovera una serie di situazioni spassose quanto già viste. Resta indubbiamente un po' la rabbia di vederci spodestare l'arte della risata di grana grossa dai cugini d'Oltralpe.
Markvale: Interessante e curioso tentativo - parzialmente riuscito - di sfruttare il buon Bud Spencer all'interno dell'emergente filone "poliziottesco". Ne risulta un godibile ibrido nel quale le consuete scazzottate servono a stemperare un climax che, altrimenti, virerebbe al dramma poliziesco. Solo successivamente la saga di Piedone sarebbe mutata nell'ennesima variante delle avventure comico - esotiche per bambini - con Bud protagonista - ad ovvie esigenze di botteghino.
Markus: Ennesima reunion per gli ex Gatti di Vicolo Miracoli (qui senza Oppini) per un film televisivo. Buoni sentimenti, una manciata di luoghi comuni e, vista la collocazione per la tv, ben lontani da volgarità e sesso. L'ultima regia di Salerno, che fino ad allora si era dedicato soprattutto alle serie tv, non riesce a strappare il sorriso di chi gradirebbe, ancora una volta, il divertito sarcasmo surreale che rese celebre il gruppo anni addietro. Purtroppo è una pellicola scadente, ma girata con un certo piglio narrativo.
Pinhead80: Si può creare un grande capolavoro del giallo girando il film in un'unica ambientazione? Ebbene sì, se il regista è quel genio che fa di nome Alfred Hitchcock. Così come in Nodo alla gola egli riesce a creare una tensione inimmaginabile grazie a dialoghi serrati che portano a una sfida continua tra il mandante dell'omicidio e il tenace ispettore. Difficile trovare nel cast il migliore, vista la grande recitazione offerta da tutti. Per chi ama il genere un film imprescindibile.
Jandileida: Meglio chiarirlo subito: non è un film sulla crisi. Siamo nello scorsesiano più puro: la mitopoiesi del "bravo ragazzo", antropologia di un mondo, quello della finanza predatoria, che non differisce poi molto, per metodi e finalità, da quello di Jimmy e Henry. Originale? Non troppo, specie nel finale. Da vedere? Certamente, perché Martin filma le sue storie come pochi e ancora non ha perso il gusto del racconto. Di Caprio finalmente mi ha sorpreso in positivo: il film è praticamente lui con il resto del cast a fare da contorno. Comunque una spanna sopra Stone.
Galbo: Dopo Coach Carter, il regista Thomas Carter cambia sport e passa al football con la storia di un'allenatore passato alla storia per aver stabilito un record di imbattibilità. Mentre il precedente era abbastanza godibile e poteva contare sulla carismatica presenza di SL Jackon, questo è meno riuscito. La figura dell'allenatore è ridotta ad un "santino" tutto sport e buoni sentimenti e che fa apparire quasi divinamente ispirata una competizione in realtà assai dura. Non aiuta la sbiadita interpretazione di Caviezel.
Piero68: Purtroppo il nuovo nella commedia italiana passa anche per personaggi come Ruffini. Inutile parlare di sceneggiatura e cifra artistica perché è ovvio che non ce n'è. Così come è inutile cercare la gag raffinata o intelligente perchè la moderna comicità italica, ahinoi, è questa: truci doppisensi, volgarità gratuite, peti, rutti e turpiloquio. Insomma, Vanzina docet. Epperò il film la grassa risata la strappa in più di una occasione. Anche perché Matano, vera rivelazione, funziona e non poco. Male invece il resto del cast, con qualche rara eccezione.
Markus: La solita Ostia fa da cornice a una commediola balneare di poche pretese, in cui Girolami sa dosare ritmo e goliardia in un mix di episodi incrociati che raccontano la vita da spiaggia di diverse individualità del mondo "spensierato" di allora. Cast stellare per un film alimentare, in cui alla fine trovano spicco la formosa Valeria Fabrizi e Mario Carotenuto, entrambi praticamente onnipresenti nel sottogenere vacanziero-balneare. La pellicola non delude perché racconta, senza stancare, semplicità destinate a un pubblico in cerca di relax.
Mutaforme: Simpatica commedia destinata a ragazzi di non oltre 14 anni. Personaggi ben delineati e scenette comiche rendono tuttavia piacevole la visione anche per genitori al seguito. Memorabile la parodia della famiglia americana, dove ovviamente spicca De Vito. **!
Jurgen77: Demenziale prodotto dall'Asylum che ci propina, questa volta, lo squalo a due teste. Solita parata di nudi di pregevole fattura e trama sgangherata. Effetti speciali di bassissimo budget e livello con alternanza di effetti in digitale e squalo di cartapesta. Il tutto mascherato da sangue, nebbia e acqua per coprire la pochezza dei mezzi. A tratti, tuttavia può essere pure divertente... So bad it's so good.
Tarabas: Ennesimo reboot di una saga di successo, senza mordente né originalità. Già i vecchi film erano pericolosamente vicini al modello Playstation, qui definitivamente abbracciato senza riserve. Anche la CGI imperversa, più per stupire che per raccontare. Per il resto, la cosa più singolare è la storia del reclutamento di M, che fa sperare in un minimo di cura della storia. La cosa finisce lì e si parte sull'ottovolante, con la solita storia dell'agente insofferente alla disciplina ma eroico quando serve, etc. etc. etc. Mediocre.
Cotola: In questa sua terza avventura extra large, George diventa nientemeno che astronauta. Ma la sua navicella precipita nella giungla dove vivrà numerose e diverse avventure. La storia è un pelino più intricata del solito, ma si lascia
comunque seguire senza problemi anche dai più piccoli. Così come il film risulterà alla fine gradevole un po' per tutti, grandi e piccini, sebbene questi ultimi gradiranno, ovviamente, di più.
Macguffin: In questo film i “normali” non hanno meno stranezze dei due protagonisti (che il piano inclinato dell’amore potrebbe rimettere in carreggiata): confrontando Pat e Tiffany con gli altri (vedi il padre ossessionato dal football), il nostro concetto di normalità (con annessa la facilità nel giudicare) non può che andare in crisi. Russell dirige con ritmo, usa un’ottima colonna sonora e tira fuori il meglio dal trio Cooper/De Niro/Lawrence: la buona sceneggiatura (soprattutto i dialoghi) fa il resto e compensa uno svolgimento un po’ scontato.
Michdasv: Penoso è l'aggettivo implicito in ogni frase del commento. La violenza gratuita, la motivazione per rifiutare il matrimonio, le scene di lotta (troppe), i costumi, i colori (davvero il cattivo è vestito di nero?), l'attrezzatura medievale, le arti marziali estremorientali, la regina condiscendente, il padre patriarcale, i soldati grossi ma incapaci. Apice di un vero e proprio genere: "film in cui tutti i maschi sono idioti, senza eccezioni". Attori dotati come Kurylenko, Cooper e Ngo era meglio rifuitassero un film così.
MEMORABILE: Principessa addormentata nella torre più alta, in catene e abito lungo, assassina a sangue freddo due, tre, quattro enormi guerrieri professionisti.
Il Dandi: Clamoroso esordio di Verdone che, forte del successo televisivo delle sue caricature, impone con prepotenza la sua cifra eccessiva (di cui mi domando quanto sia comprensibile oggi la portata) e allo stesso tempo incide (senza saperlo?) uno spaccato epocale (dal gergo sdoganato dal titolo alla bomba scoppiata nel finale). Interpretazioni di culto e confezione assai pregevole (elegante l’intreccio dei diversi episodi), grazie anche alla supervisione alla regia di Sergio Leone e alle musiche di Morricone.
MEMORABILE: I pulsanti della Fiat Dino truccata di Enzo: "Voi la musica? Music! Voi beve? Drink! Voi fuma'? Smoke! Te la voi sbraga'? Fuck!"
Lovejoy: Divertente miscela di commedia e poliziesco, ben scritta e ben diretta. La mescolanza dei due generi crea una pellicola un po' sbilanciata, a tratti umoristica e a tratti seria, ma nel complesso funziona abbastanza bene. Merito sopratutto di un duo d'attori in forma smagliante: Pozzetto è irresistibile nel ruolo del poliziotto lombardo pasticcione e Montesano è altrettanto divertente in quelli del romano trafficone. Buono anche il cast di supporto.
Pino donni: Il film in cui la crudeltà di De Curtis esplode in tutto il suo splendore. Non tanto per le geniali trovate di un Totò ormai stravolto dalla "maggiorana" che ammazza due affascinanti ragazze (che peraltro volevano ammazzare lui!) e amputa arti per farne applique, ma per le angherie con cui già "da sobrio" vessa suo fratello Pietro De Vico. Ma se qui la cattiveria è portata al parossismo c'è da dire che Totò ha sempre maltrattato volontariamente o involontariamente i suoi partner cinematografici (oltre alle dita nel cassetto di Peppino a farne le spese è spesso il povero Macario).
Markus: Film incollato al periodo in cui uscì e figlio di un tipo di cinema che prevedeva la rivalsa del debole sul forte dopo aver subito umiliazioni. Nulla di nuovo, insomma, eppure l’atmosfera di una Los Angeles anni '80, il Maestro Miyagi (Pat Morita), Ralph Macchio (il ragazzino con la faccia da italiano) e frasi entrate nel gergo comune quali "metti la cera, togli la cera", "sì, sensei", sono ormai “storia del cinema” contemporaneo. Non sarà un capolavoro, ma è un culto per un'intera generazione.
Puppigallo: Il film, quel poco che dice lo dice molto bene, grazie alla verve e all'affiatamento dei due protagonisti, così terrorizzati dalle conseguenze di ciò che stanno facendo da... Inoltre Totò ha la sfortuna di avere il figlio finanziere e la faccia che fa quando viene a sapere che è sulle tracce di una banda di falsari è impagabile. Come spesso accade, quando escono di scena i due istrioni il film precipita. Lo spaccio della prima banconota è un gioiello, ma anche la sua produzione. Da vedere.
Daniela: L'impianto spettacolare c'è, gli effetti speciali sono ben fatti senza essere invasivi, la "nuova" Enterprice è bella, quasi tutti i giovani attori se la cavano, l'apparizione del venerando Nimoy costituisce un vero e proprio ricatto sentimentale destinato a colpire il cuore di tutti i fans della TOS: allora perchè non salterello di gioia? Colpa di una sceneggiatura mediocre, che banalizza con poche battute un tema affascinante come i salti spazio/temporali e mette in campo un cattivo poco memorabile che somiglia ad un ras di quartiere.
MEMORABILE: L'intermezzo sul pianeta ghiacciato, la sigla della TOS che precede i titoli di coda, con Nimoy che declama l'incipit della serie
Giosac70: Serie tv intensa e intrigante allo stesso tempo, in cui la figura cardine è Guido (un ottimo Bova), un padre che per necessità è costretto, suo malgrado, a caricarsi di ogni responsabilità familiare. La sceneggiatura purtroppo non è all'altezza del tema trattato e i continui flashback " disturbano" la comprensione della fiction. Colonna sonora struggente che ben si adatta alle varie sequenze.
Chi pensava di trovarsi di fronte a uno dei tanti catastrofici con tornado costruiti in serie farà bene a ricredersi: qui la trama è straordinariamente complessa e prevede l'entrata in scena di droni, satelliti, lunghi pistolotti metereologici, codici segreti, variazioni climatiche e chi più ne ha più ne metta. A fronteggiare questi particolari tornado congelati, creati artificialmente da squadriglie di aerei comandati a distanza con lo scopo da una parte di portare l'acqua ai paesi oppressi dalla siccità e dall'altro di fornire una nuova arma letale al governo americano, troviamo un enesemble...Leggi tutto di fenomeni come d'abitudine. In poche parole i protagonisti sono uno scrittore di libri sull'argomento, due intraprendenti fan dello stesso e la troupe scientifica principale artefice dei tornado, cui come al solito la rivoluzionaria e sperimentale operazione è largamente scappata di mano. Dissemninato di termini tecnici e spiegazioni quasi per addetti ai lavori, il film non va oltre - dal punto di vista degli effetti speciali - a qualche cupo turbine che pochi sconvolgimenti fa. In aggiunta, nel finale, scariche elettriche convogliate e un paio di panoramiche cittadine con tornado digitali disegnati sopra. Cast scadente, azione limitata dalle tragiche prolissità della sceneggiatura. Si puntava tutto sul soggetto particolarmente articolato, ma è evidente quanto, in film così, a contare sia più la regia.Chiudi
Nancy: Come rovinare una storia abbastanza avvincente e affascinante, colmandola di banalità, luoghi comuni, rendendola sterile e incapace di donare un solo straccio d'emozione. Regia e fotografia lasciano il tempo che trovano, la ricostruzione è veramente banale e spesso decisamente mediocre (la città di Roma, ad esempio), quasi da fiction televisiva (anzi, talvolta queste sono ricostruite meglio). La protagonista è abbastanza monoespressiva e per quanto abbia una bella faccia non trasmette granché recitando. Peccato, poteva essere un bello spunto.
Digital: Un ingegnere minerario viene spedito in un'isola tropicale per estrarre lo stagno da una miniera. Qui si scontrerà con un capotribù per questioni sentimentali. Godibile avventuroso diretto con mano ferma da un Boetticher che non rinuncia a stemperare la tensione con momenti goliardici e battutine simpatiche. Soffre come quasi tutti i film del periodo di una fittizia ricostruzione ambientale e di una certa qual ingenuità, ma nel suo insieme intrattiene lodevolmente. Chandler e Quinn non deludano; fisicamente notevole la sfortunata Suzan Ball.
Redeyes: Boldi ormai ripropone l'ennesimo Ciclone in famiglia con qualche sostituzione ma con la stessa scarsissima qualità. Le gag sono ridotte all'osso e si prova inserendo qualche attorucolo di sollevare un film inquietante sia nelle battute che nei tempi comici. Alla recita dell'orrido non possono mancare i Fichi D'india, Izzo, Salvi, un poppona di turno (Silvstedt) e la noiosissima Barbera. Tutto va come ti aspetti, la sola soddisfazione è che non arriva mai Mattioli, per quanto tutto lasci presagire un suo approdo.
Harrys: Gradevole commedia con un Walter Matthau in formissima. Continuo a pensare però che le commedie di Wilder, in generale, durino un po' troppo; ci sono alcuni punti morti (quasi sempre intermezzi romantici) che andrebbero scremati. Detto questo, il film risulta essere comunque buono, giocando per tutta la sua durata su un tentativo di truffa orchestrato dal personaggio di Matthau, vero mattatore della pellicola. Interessante anche il ruolo di Ron Rich, causa dell'incidente occorso al protagonista, cadrà nel vortice dell'alcol...
Ilcassiere: Poco graffiante, non il miglior Ozpetek, ma comunque gradevole e divertente. Il messaggio è nelle parole della nonna: "non fare quello che gli altri vogliono che tu faccia, ma quello che ti rende felice e sbaglia da solo". Questo vale per l'amore (non solo quello omosessuale ma anche quello della zia che grida "al ladro") e soprattutto per il desiderio di fuggire dall'azienda di famiglia per fare lo scrittore. Meravigliosa Lecce (e dintorni) e bravissimo Scamarcio, ormai una sicurezza.
MEMORABILE: Gli amori impossibili non finiscono mai. Sono quelli che durano per sempre.
Undying: Helios: una fonte di energia alternativa realizzata dalla Promethean Kinetics si rivela causa di un disastro di proporzioni incalcolabili per Praga e d'intorni. Tv movie indisponente e femminista, (mal) scritto dall'attricetta Denyc, con picchi anti-materni di inaccettabile risvolto, costituiti dalla presenza d'una dottoressa in carriera (l'antipatica Alexandra Paul) artefice involontaria della catastrofe. Qualche esplosione e alcuni rigurgiti dal sottosuolo non sono sufficienti a risollevare le sorti di un prodotto fallimentare e noioso.
Saintgifts: Una cosa il film riesce a trasmettere abbastanza profondamente: l'angoscia che si può provare ad essere condannati a morte e ad aspettare quel giorno relegati nel braccio della morte. Tema già visto e forse anche sfruttato, ma Hackman, nonostante il personaggio mostri una scorza piuttosto dura, riesce lo stesso a far percepire tutto il dramma interiore. Gli altri aspetti sempre inquietanti, sono l'apparato e le formalità che stanno dietro all'esecuzione materiale della condanna: la soppressione determinata e a sangue freddo di un essere umano.
Gabrius79: La partenza del film è un po' fiacca, salvo poi prendere la giusta direzione dopo una ventina di minuti; da quel momento c’è lo spazio per una buona dose di divertimento con incastonate alcune gag simpatiche che funzionano grazie alle doti di De Luigi e a un Andrea Pisani in forma. La Ramazzotti riesce a dare la sua impronta e porta a casa il risultato, così come la piccola Sbaraglia. Godibile cameo di Shapiro. Sceneggiatura non troppo eccezionale (che all’inizio non imprime molto ritmo al film) e finale prevedibile.
Geppo: Un film gradevole, colorato e spensierato, questa volta ambientato non nei favolosi anni '60 ma negli '80. Il tutto condito da una bellissima e nostalgica colonna sonora del compianto Maestro Toto Savio (ex Squallor). Particina anche per Guido Nicheli e Giorgio Vignali. Bellissima Valeria Cavalli e simpatico (come sempre) Mauro Di Francesco. Purtroppo il regista Bruno Cortini ci ha lasciati troppo presto e mi è dispiaciuto molto. Il film gode di una buona trama, sceneggiatura ed ottime inquadrature. Film per chi ama la semplicità.
Fabbiu: Da questi prodotti gli appassionati di animazione 3d si aspettano, in genere, molto divertimento con grafica strabiliante, ma qui il risultato è piuttosto mediocre. Tutto il visual design, poco originale, trasmette sensazioni di vecchio e già visto; per i grandicelli poi c'è solo qualche simpatica citazione di sci-fi (l'elemento decisamente più riuscito). Per il resto sembra che alla pellicola manchi una vera e propria anima, la sceneggiatura è elementare e proprio non riesce mai a stupire in nessun modo. Peccato, visti i validi nomi degli autori.
Gabrius79: Seguito piuttosto scolorito che regala qualche gag sparsa e nulla di più. L'arrivo di Teocoli non ci regala niente di particolare e la sceneggiatura è decisamente banale. Boldi diventa più protagonista rispetto al precedente film ma alla fine è sempre uguale a sé stesso. Il resto del cast è sprecato.
Lythops: Favoletta bellica zeppa di errori soprattutto geografici in relazione alla posizione e alla destinazione del treno, ma che comunque funziona e intriga soprattutto coloro cui la ferrovia piace. Frank Sinatra usa il suo solito mestiere e non delude, la Carrà viene dimenticata dopo dieci minuti dalla fine del film, forse anche meno. Ben girato e diretto a prescindere.
Galbo: ll commiato di Robin Williams avviene con un film su un uomo avanti con gli anni dalla sessualità repressa. Una prova coraggiosa per l'attore che dona al personaggio una profonda malinconia, affiancato da un'attrice di grande talento come Kathy Baker, nel ruolo della moglie. Il film senza i due attori sarebbe poca cosa sia per la trama davvero povera (così come la sceneggiatura) che per la regia di Montiel priva di spunti personali e limitata ad assecondare gli attori.
Pigro: Con quel formidabile schieramento di attori campioni della commedia (e non solo) americana era lecito aspettarsi di meglio. E invece voliamo piuttosto basso, nella mediocrità di una storiella di corna incrociate, senza il minimo spirito (newyorkese, verrebbe da dire, visto che poi tutto è basato sul continuo viavai dei protagonisti tra città e campagna), senza nulla di frizzante e originale. Insomma, calma piatta, alla quale contribuiscono proprio tutti i divi coinvolti, qui al loro minimo storico. Insipido.
Siska80: La simpatica Saskia Vester si cala perfettamente nei panni di una scatenatissima tata girovaga un po' impicciona ma dal cuore tenero. Ogni episodio segue lo stesso schema: arrivo in una nuova località, diffidenza iniziali dei giovani, coinvolgimento inevitabile da parte della protagonista nei problemi familiari di chi la ospita, happy end d'obbligo, quindi partenza verso una nuova destinazione. Particolarmente riuscita l'ultima storia ambientata in Puglia perché tocca temi impegnativi quali la malattia e l'emarginazione. sostenuto il ritmo, cast scelto con cura. Miniserie gradevole.
Paulaster: Tossicomane deve stare pulita per quattro giorni per poter provare una nuova cura. Il clima è poco allegro (ma non disperato) e la chiave è perlopiù melodrammatica. Il rapporto contrastato madre/figlia funziona meglio all’inizio, poi viene inserita qualche forzatura (su tutte il finale) o vengono accorciati alcuni passaggi. Il messaggio è di speranza, anche se si sta parlando di una dipendenza decennale, e man mano perde di incisività. La Kunis ha un paio di scene in cui può mostrare il fondo della sua situazione e alla Close basta mostrarsi preoccupata.
MEMORABILE: L’allarme dentro casa; Il portafoglio dimenticato a casa; In negativo: “Non riuscivo ad accettare l’incertezza” e l’entrata in casa dei tossici.
Mickes2: Sfavillante (la fotografia in Vistavision!), elegantissimo, raffinato giallo a tinte rosa diretto dal Maestro con la solita innata classe e quel gusto tutto perturbante che ti acchiappa fin dalla prime sequenze e non ti molla più, nonostante un intreccio solido ma largamente prevedibile; la struttura narrativa, i dialoghi, le situazioni, i capovolgimenti e le interpretazioni (divina Grace Kelly, totalmente in parte Grant) ammantano quella che a tutti gli effetti è una tra le opere migliori (la cosiddetta prima fascia) del nostro Alfred preferito.
Anthonyvm: Passeggeri ed equipaggio di un volo di linea passano brutti momenti, fra tempeste, suoni minacciosi e apparizioni spettrali. La scelta di ambientare un giallo paranormale su un aereo, con fantasmi vendicativi a caccia del loro assassino, per quanto non troppo originale poteva dare buoni frutti, anche per l'incursione di elementi catastrofici (unici momenti in cui si avverte un'idea di suspense). Peccato che, anziché al mystery, gli autori mirino a jumpscare e spiriti truccati a suon di CGI, in un loop noioso di turbolenze, visioni e urla, senza neanche un twist salvifico. Evitabile.
MEMORABILE: La ridicola "scia fantasma" che possiede uno per uno i passeggeri; Le prove che incastrano il serial killer conservate fra i bagagli; L'atterraggio.
Daraen4: Revenge-movie dalla forma kolossal, data anche la lunghezza dei tre atti filmici, spalmati su tre ore di film e proporzionati tra loro; è un Gladiatore ante-litteram, da cui si scosta per la crudezza e il realismo della violenza, resa epica ma non effettata in post-produzione; fotografia essenziale, pulita e grandiosa; in due o tre momenti gli episodi prendono alla sprovvista ed esaltano proprio per la loro non prevedibilità; film non retorico ma fomentante. Nel suo genere, uno dei migliori; anche gli slow-motion riescono a non risultare pacchiani. Cult.
MEMORABILE: "Tutti moriremo, è solo una questione di quando e di come."
Galbo: Gli ultimi dolorosi anni di vita dell'attore Robin Williams, minato da una grave malattia che ne compromise le capacità intellettive, in un documentario che sta a metà tra la rievocazione di un grande artista e un'opera divulgativa che racconta (sia pure a grandi linee) una patologia neurologica poco conosciuta e purtroppo ancora incurabile. Nulla di nuovo sull'artista, piuttosto una celebrazione acritica, ma un'opera sentimentalmente utile per i tanti estimatori di Williams. Malinconico.
Cotola: L'episodio promette moltissimo e sfila via bene fino all'epilogo: mistero, intrigo, tensione, un bel colpo di scena (anche se è ovvio che non sia tale). Poi però c'è lo spiegone finale di Poirot che vanifica in parte quanto fatto fino ad allora: troppo banale, sbrigativo, in parte forzato e non del tutto credibile (il colpevole che fino ad allora era stato un genio del male, diventa brocco tutto d'un colpo?). Resta comunque gradevole ed è molto piacevole assistere alla rimpatriata tra vecchi amici: il vecchio e fido Hastings, la signorina Lemon, l'ispettore Japp.
Undying: La sceneggiatura (opera del fulciano Roberto Gianviti) appare curata e, una volta tanto per la coppia comica, azzarda anche temi interessanti sulla "morale", l'etica e sulla reazionaria applicazione della legge. Pure la presenza del "Capitano" Umberto D'Orsi è un bel valore aggiunto. Ma dopo un incipit riuscito e promettente I due vigili si attesta sulla mediocrità caratterizzata da espressioni e battute demenziali proprie del repertorio franchiano. Il più "pacato" Ingrassia è costretto a subire la preponderanza del partner, qui poco efficace.
MEMORABILE: La multa di Lo Cascio al Ministro, seguita da promozione per presenza di un religioso americano, sulla falsariga di quanto avvenuto negli States.
Furetto60: Film biografico su un noto grande malavitoso; una mente matematica, dicono, tanto brillante quanto cinico. “Affari, sono solo affari” ripete spesso. Inserendo frequenti flashback, la vecchia “gloria” racconta le sue memorie e la scena s’illumina quando è incentrata su Keitel sia grazie al carisma dell’attore, sia per i dialoghi ben strutturati. Certo non è possibile non notare che in questo modo si sfora nell’agiografia di un criminale, ma ormai non è certo cosa che possa far notizia.
Daniela: Soprassalti del cuore e scherzi del caso in questa commedia romantica di Allen ambientata negli anni '30 che racconta l'avventura a Hollywood e il ritorno alla natia Manhattan del suo ennesimo alter ego. Effetto deja-vu fortissimo, ma questa volta, a differenza di altre recenti opere del regista, l'eleganza della confezione, l'abile arabesco disegnato dai dialoghi, l'ironia pungente di certe battute, la prova convincente del cast ed infine la dolcezza malinconica dell'epilogo rendono la visione piacevole, senza far troppo rimpiangere i capolavori del passato.
MEMORABILE: "Vivi ogni giorno come fosse l'ultimo. Prima o poi ci azzeccherai"; "Assassino ed ora cristiano... non so cosa sia peggio"
Enzus79: Biopic sul cantante Ray Charles: dall'infanzia al successo, a trecentosessanta gradi, compresi i suoi lati oscuri. Nonostante la durata di due ore e mezza, il film risulta scorrevole e interessante. Forse un po' troppo romanzato, ma la cosa non inficia sul giudizio finale. Jamie Foxx perfetto e convincente (premiato con l'Oscar), ma meglio vederlo in versione originale.
Samdalmas: Considerato il miglior film horror di sempre, ma io trovo più spaventose e inquietanti opere come Suspiria e Shining. L'abiltà tecnica e narrativa di Friedkin non si discute, come le interpretazioni memorabili di Ellen Burstyn, Max Von Sydow e Jason Miller. La vera rivelazione è Linda Blair "posseduta", doppiata magistralmente da Laura Betti. Il celebre tema di "Tubular Bells" (che lanciò il giovane Mike Oldfield) si sente poco ma resta legato indissolubilmente al film.
MEMORABILE: "Padre, aiuta uno che serviva la messa..."; La passeggiata della Burstyn sulle note di "Tubular Bells".
Puppigallo: Singolare pellicola in cui un Cage quasi irriconoscibile, che parla poco ma quando lo fa il più delle volte o stronca (lo chef) o chiede del suo maiale (solo nella seconda parte tende ad ammorbidirsi), è alla fine tutto ciò che la stessa pellicola offre. Il resto è messo lì per farlo arrabbiare, non riuscendo a raggiungere lo scopo. Comunque il personaggio, che si è autoisolato, inselvatichito e ha un passato che nessuno immaginerebbe, fa sì che si voglia capire cosa caverà dalla ricerca dell'unica creatura di cui gli importa. Meritevole di un'occhiata.
MEMORABILE: "Dovresti usare il pane raffermo per il french toast"; Allo chef: "Ti ho licenziato perché scuocevi sempre la pasta"; La cena.
Stefania: Brillantissima commedia, trionfo di esilaranti inganni: c'è chi si finge donna, chi si finge milionario, chi si finge stupida... e Curtis è grande nell' "omaggiare" Cary Grant. Non si avvertono cadute di ritmo, i numeri musicali sono ottimi, situazioni e dialoghi mantengono freschezza anche dopo una seconda (o terza) visione. Il travestitismo ha niente di volgare o forzato né dal punto di vista visivo né narrativo: è un tassello ben inserito in mosaico di brio e di malizia. Un film a cui ci si affeziona davvero.
Hackett: L'idea era dura da realizzare: ricreare l'atmosfera di una serie mitica riesumandola a decenni di distanza e condensandola in un film. Puntando sull'aspetto "commedia" della famosa coppia di sbirri il regista fa la cosa giusta evitando di prendersi troppo sul serio con conseguenze disastrose. Ne esce un gradevole e divertente omaggio che gioca sulla collaudata coppia Stiller-Wilson e su una affettuosa ricostruzione del look anni '70. Gli interpreti se la cavano anche se solo Stiller è (davvero) somigliante, ma gli interpreti originali erano un'altra cosa.
Markus: Tassista romano accompagna dei milionari in aeroporto. Questi lasceranno le chiavi della loro sontuosa villa in macchina... Il regista Alessandro Pondi sceglie la via del già visto, relegando quindi l'opera nel folto panorama dei film che sfruttano (talvolta anche bene) l'improvviso, effimero e fasullo benessere da parte di chi non ha i mezzi né il carattere per sostenerlo. Nonostante la basicità della scrittura la pellicola riesce qua e là a strappare un sorriso, grazie e solo a Enrico Brignano. La bella Ilaria Spada risulta convincente.
Galbo: Nel ricco carnet di pellicole americane dedicate alla rocambolesche cerimonie di nozze in location esotiche, si inserisce questa commedia demenziale che per la verità non sfrutta le location come il contesto avrebbe meritato. Si tratta di una serie di gag affidate per lo più a una coppia maschile e ad una femminile, strutturate intorno ad una trama esile e prevedibile. Gli attori mostrano una buona intesa reciproca e la loro performance consente di sorvolare sulla mediocrità di numeri comici la cui scrittura tende a mantenersi su livelli bassi.
John trent: Clamoroso successo per un film senza capo né coda girato in economia ma tutto sommato ben costruito e con un impressionante stuolo di caratteristi (da Vitali stesso a Robutti, Garinei, Liberti, Billi). Nel suo genere ha un suo perché. Michela Miti semplicemente spettacolare...
MEMORABILE: Il corteggiamento del professore di ginnastica Gammino alla Miti con attentati vari.
Siska80: Ex prigioniero ispettore indaga su una serie di omicidi compiuti da uno strangolatore. L'atmosfera è da film su Jack lo squartatore (qui però le vittime sono uomini): vediamo infatti gente aggirarsi la notte per i vicoli nella Vienna del Primo dopoguerra per essere poi assalita alle spalle e trascinata via nell'oscurità. La ricostruzione dell'epoca è riuscita, la fotografia buona, il protagonista interpretato da un Muslu particolarmente bravo, il finale riuscito. Si potrebbe magari storcere il naso riguardo al finale, ma è proprio in quest'ultimo che risiede la sua originalità.
Herrkinski: Non tra i migliori di Williams, che comunque ancora una volta regala una buona prova. Certo, il personaggio è nelle sue corde e spesso e volentieri sembra di trovarsi di fronte a qualche altro suo film, ma la storia (che dovrebbe essere tratta dalla realtà, non si sa con quante "licenze poetiche") offre qualche spunto interessante, nonostante una sceneggiatura molto romanzata, che non lascia certo spazio a sorprese particolari. Infatti qui risiede il difetto principale del film, in un eccessiva prevedibilità e nel buonismo dilagante. Discreto.
Cotola: Un'opera minore di Ray che si confronta ancora una volta col genere noir ottenendo risulati dignitosi. La storia non è il massimo ma gli attori sono bravi (la Grahame su tutti) e i dialoghi sono ben scritti e a tratti divertenti: a tal proposito si vedano i duetti tra l'ispettore e la moglie che risulta essere un personaggio davvero riuscito e molto spassoso. Non male.
Galbo: Una rampante giornalista di moda riceve in eredità una masseria in un piccolo paese dell'entroterra pugliese. Commedia basata su un'improbabile storia d'amore, diretta da Paolo Genovese che si conferma a suo agio nella direzione di un cast corale come spessogli è capitato. Il film, la cui storia è piuttosto inverosimile, si rivela abbastanza godibile grazie alla piacevole ambientazione e alla buona caratterizzazione dei personaggi di contorno affidati ad un gruppo di buoni attori tra cui spiccano Rubini e Marcorè.
Jurgen77: Pruriginoso e bizzarro film di Bigas Luna. L'idea è molto particolare, con una mistura di "favola" infantile, erotismo e comicità. Il tutto risulta ben amalgamato e gradevole. Logicamente non un kolossal, ma qualcosa di buono c'è... Il sogno poi del bambino di bere il latte alla "fonte" è azzeccatissima.
Luckyboy65: Già capire perché l'han titolato Sex Movie è stato arduo, ma da dove sia spuntato il 4D non mi azzardo neanche a immaginarlo. Parliamo piuttosto di Sex Drive, ovvero di una commedia on-the-road simpatica, con alcune gag esilaranti e un finale delirante. Dei tre interpreti, menzione per Clark Duke ovvero l'amico cazzaro che tutti hanno avuto o avrebbero voluto avere. Da non vedere insieme alla suocera.
Undying: Premesso che Edwige Fenech, Rosalba Neri ed Eva Thulin valgono, da sole, la visione, al film nuoce una sceneggiatura costruita attorno al vuoto. Nemmeno i buoni paesaggi esotici, ancorché meno le grazie delle attrici vengono risaltati nella giusta dimensione. Resta un film spensierato e frizzante, a suo modo simbolo di un'epoca ormai estinta (in parte è bene, in parte è male) che oggi nessuno mai si azzarderebbe a mettere più in campo, se non spingendo l'azione verso lidi estremi (ovverosia hardcore). Esotico (non)erotico.
Daniela: Sempre più in difficoltà nel gestire i comportamenti aggressivi del figlio, una vedova chiede aiuto ai ricchi suoceri con cui non ha mai avuto rapporti, scoprendo che il bambino porta il peso di una pesante eredità familiare... Diretto da un regista lussemburghese, un horror incentrato su una delle figure più caratteristiche del genere che si segnala per il taglio psicologico, mentre splatter ed effetti speciali risultano ridotti al minimo. Il risultato è interessante sia per la buona resa dell'atmosfera morbosa all'interno della villa padronale che per le convincenti prove del cast.
MEMORABILE: A caccia nel bosco in compagnia del nonno e dello zio.
Mickes2: Noir melodrammatico a tinte giudiziarie il cui valore principale sta nel tratteggio polivalente e ambiguo, glaciale, infantile e calcolatore della splendida Jean Simmons. Confermata l’assoluta adorazione del maestro austriaco per le figure femminili, in Angel face è tuttavia prorompente il lato fatalista e tragico della vita, dove anche la scelta più giusta e il sacrificio più grande possono rivelarsi armi a doppio taglio, contrappassi distruttivi che annullano la ragione accompagnandola verso l’autodistruzione. Regia ordinata, script solido.
MEMORABILE: Le candide note del pianoforte, lo sguardo neutro perso nel vuoto, mentre fuori si consuma la tragedia; Il finale.
Homesick: Brioso poliziesco umoristico girato a Nizza, che ruota tutto intorno alla figura di Constantin, leggendario duro dal cuore tenero del cinema francese, e alla bellezza della Darc; i loro umoristici duetti sono catalizzati dalla presenza di Hillien, il di lei pestifero bambino. La quota italiana di questa produzione transalpina è onorata dal nostro Venantini, parodia di un infallibile killer anglofono. Tra i vari caratteristi si segnala il nordafricano Robert Castel, nei panni del logorroico e impiccione Rodrgiguez.
MEMORABILE: Gli incontri di Constantin con i due poliziotti ignari della sua missione in incognito. Lo scontro finale tra Constantin, Venantini e… gli spaghetti.
B. Legnani: Basterà dire che la trama di qualunque film fizzarottiano con Morandi e la Efrikian, confrontato con questo, pare avere un intreccio tracciato dal Manzoni. Qui il pretesto per far cantare gli interpreti toglie ogni incombenza di almeno un minimo raccordo: in vari casi i cantanti si esibiscono per ipotetici caroselli (la pubblicità televisiva dell'epoca). Di più pretestuoso c'è solo l'indescrivibile Il professor Matusa e i suoi hippies. Notevole la Buccella in reggipoppe, sorprendente il primo piano di una non accreditata Gabriella Ferri appena prima della conclusione.
Pinhead80: La solita coppia formata dagli immarcescibili Laurel e Hardy si reca a Vallechiara per vendere delle trappole per topi agli abitanti del paese. Inutile dire che si ritroveranno in mano con un pugno di mosche e che saranno costretti a lavorare gratis per ripagare il ristorante. Rispetto ad altre avventure del duo comico si dà maggior spazio al resto del cast e ad alcuni numeri canori. Le cose migliori però ovviamente si vedono quando ci sono loro due in scena e si ricordano con simpatia le scene del trasporto del pianoforte e quella in cui improvvisano una serenata. Piacevole.
Manfrin: Scadente tentativo di scivolare nel giallo da parte di Calà che, pur impegnandosi, non riesce a rendere molto credibile il suo investigatore da grandi magazzini, appunto. Trama che sa di già visto ed interpreti piuttosto modesti; brutte anche le musiche.
Daidae: Se escludiamo la bellezza delle giovani attrici (su tutte la Poggi), in questo film c'è davvero poco da salvare. La trama è alquanto assurda, le scene erotiche poche e mal realizzate, tuttavia le ambientazioni sono belle (un palazzo principesco) e le musiche passabili. Il finale è un po' a sorpresa. Non bruttissimo come si può immaginare, ma certo non un film memorabile.
Myvincent: A causa di un tremendo trauma infantile, Nancy è una donna scissa in più personalità, ora positive, ora adombrate da esperienze di cleptomania e sospetti di omicidio. Purtuttavia ne sono attratti uomini di pregio, ignari della sua vera natura. Bel dramma psicologico che, pur dissertando superficialmente di psicologia, ripropone l'eterno tema dell'amore che da solo può salvare e sanare i più atroci delitti proprio laddove la sua mancanza può esaltarli. Ottimo cast, con un giovane, aitante Robert Mitchum nei panni di un pittore maledetto dal destino.
Zampanò: Pasolini, sceneggiatore, stavolta la tocca soft: zero (quasi) lucciole, nessuno finisce ammazzato o in mano agli strozzini. Un procedere felliniano scuote i vitelloni di Lucca, certo molto meno divertenti dei riminesi, seriosi, banalotti anche nei passatempi e nei piccoli guai. Eppure Pasolini venne premiato a Cannes per la migliore sceneggiatura, segno che la jeunesse dorée di provincia sempre meno impaurita dal timor di Dio suscitava affezioni. Bolognini svolge con adeguatezza. Interlenghi meglio degli altri, ruolo comodo per Cifariello; lucente la Lualdi.
MEMORABILE: La bionda danza "Day O" di Belafonte al juke box, nell'indifferenza dei ragazzi.
Kanon: Cayatte riadatta l'affaire Markovic alla provincia, che pur piccola che sia tiene in seno serpi da serie A. Tentazioni manicheiste se ne vanno a spasso con una processione che la fa tanto ma tanto lunga - e col passare dei minuti, sempre più inverosimile - quando invece sarebbe bastata una banalissima prova del nove (cos'è, troppo pudore o dimenticanza volontaria subordinata alla tesi?) per poter sbugiardare la carnevalata imbastita. De toute façon, di mestiere il cast indora la pillola.