Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Markol94: Senza l'imbarazzante siparietto comico di Montanaro e una scena d'azione in più sarebbe stato certamente un film migliore. Gli attori fanno il loro dovere. Discreti anche Ricciardi e la Toledo. L'ultima mezz'ora consente di arrivare alla sufficienza (si può chiudere un occhio su Pelligra, perfetto in tutto il film ma che, da impaurito, fa involontariamente ridere).
Galbo: Bellissimo film dei fratelli Taviani che parte da un evento dolorosamente reale (fuga delle popolazione dalle truppe tedesche in Toscana) per diventare un'opera dove la cronaca fa spazio alla fantasia e alla magica elegia del racconto, trasfigurato dai bambini che ne rimuovono la dolorosa realtà. Fotografia magnifica e cast all'altezza. Belle le musiche di Nicola Piovani.
Mark70: Ultimo film della coppia "ufficiale" di cloni di Spencer e Hill, è anche il migliore (o il meno peggio...). La trama è un po' più articolata degli episodi precedenti, i nostri sono decisamente bravi a ricalcare i modelli originari e tra l'Africa e Amsterdam, inseguiti da contrabbandieri di diamanti e poliziotti, i nostri mettono in piedi un film che tutto sommato si lascia vedere. Certo... a patto di dimenticare l'intenzione truffaldina dei produttori. Gustose anche le musiche, clonate da quelle degli Oliver Onions.
MEMORABILE: Il barbone si scontra con un elefante... ovviamente ha la peggio l'elefante.
Cotola: In questa sua terza avventura extra large, George diventa nientemeno che astronauta. Ma la sua navicella precipita nella giungla dove vivrà numerose e diverse avventure. La storia è un pelino più intricata del solito, ma si lascia
comunque seguire senza problemi anche dai più piccoli. Così come il film risulterà alla fine gradevole un po' per tutti, grandi e piccini, sebbene questi ultimi gradiranno, ovviamente, di più.
Il ferrini: Il regista ci dice poco o niente dei personaggi, sappiamo solo che Marilyn è una traditrice e che medita l'omicidio del marito. Su questo esilissimo presupposto si basa tutto ciò che vediamo e che in qualche maniera mantiene vivo l'interesse fino alla fine. Le location sono straordinarie, gli attori fanno ciò che devono senza strafare a parte il corpulento Don Wilson, che magari gigioneggia un po'. Nonostante i colori molto accesi, che valorizzano la Monroe, il film è decisamente un noir. Più che buono.
Nick franc: Mogherini cerca di innestare Banfi e Villaggio in un contesto tra il comico e l'avventuroso ma non convince del tutto: il film, specie nella parte centrale, è stiracchiato e viste le forze in campo si ride poco. Tuttavia i due mattatori se la cavano sempre, anche se il meglio viene dalle seconde linee: le parti più riuscite sono quelle con il cinico e viscido Moschin (che seduce la minorenne Boccoli), il nevrotico Haber e Bucci religioso iettatore. Modesto ma la parte finale malinconica dopo il naufragio e la bella colonna sonora lo portano alla sufficienza.
MEMORABILE: La punizione che il beduino infligge a Banfi; Bucci religioso iettatore; Wanna Marchi alla radio.
Galbo: Nonostante riprenda un celeberrimo sceneggiato televisivo con Juliette Gréco, realizzato negli anni '60, Belfagor è un film decisamente poco riuscito. Gli autori hanno cercato di ammantare il film di un alone misterioso ma con scarsi risultati; la sceneggiatura è banale e scontata, e benchè non si sia badato a spese nella realizzazione, anche gli effetti speciali non sono granchè. Anche gli attori sono spaesati e a disagio.Più che giustificato dunque il flop commerciale.
Markus: La Seconda Guerra Mondiale è appena terminata e una combattente francese, Angélina, rientra in aereo in patria restando all'apparenza vittima. Tutti la danno per morta ma Sebastien, con il suo fido Belle, ci vuole vedere chiaro. Come già il titolo espone, le avventure del ragazzino con il bel cane dei Pirenei continuano incessantemente. L'opera di Christian Duguay risulta ben realizzata, con il gusto e il denaro necessario per coinvolgere il pubblico in "avvincenti" peripezie tra severi boschi, insidie montanare e la cattiveria dell'uomo.
Nando: La vita privata del Drake, colui che ha fondato la scuderia omonima e l'autovettura granturismo più prestigiosa di sempre. Castellitto è intenso e realista nella sua interpretazione, che tocca raramente gli eventi sportivi che caratterizzarono un'epoca di motori. Si cerca più un'indagine intimista che, a parer mio, penalizza la fiction.
Galbo: Uno dei due western realizzati da John Huston (l'altro è L'uomo dai sette capestri) presenta uno spunto simile a quello del capolavoro di Ford, Sentieri selvaggi ma non si può dire altrettanto riuscito. La storia presenta delle implicazioni di tipo morale che appesantiscono la storia che a tratti appare forzata. Buona la prova del cast.
Gestarsh99: "Fisherman" Gillespie riaffonda i malandati polpastrelli nel thriller barabaico più frusto, facendo roteare in aria come un giocoliere inciucchito l'assedio eremitico-glaciale di Shining/La cosa col "tutti contro tutti" da malanimo ossessivo. Il polifasico depennamento umano di marca "christiana" si appallottola a riccio sul torsolo mangiucchiato del killeraggio evangelizzatorio dai vaghi principi crowleyani, mentre l'angustia strozzante del bunker tumulato comprime sbilanciatamente l'esplosione muscolare del palestrato Sly, pregiudicando i pochi requisiti spettacolari che ne lastricano da sempre l'anabolica filmografia. Segatura in scatola surgelata.
MEMORABILE: Sly che piagnucola sul corpo impiccato della sua ragazza...
Saintgifts: De Sica e Tina Pica, maresciallo e governante salutano i compaesani dei due precedenti capitoli e si trasferiscono a Sorrento, passando dai monti al mare e dal bianco/nero al colore. Completamente incentrato su De Sica nella veste di dongiovanni (ruolo in cui l'attore si esprime al massimo delle sue capacità caricaturali, cambiando divisa, da carabiniere a "metropolitano"). Solo Sophia Loren sembra tenergli testa con una recitazione spontanea (siamo nel suo territorio) e un fisico prorompente. Bene il resto del cast. Soggetto meno articolato dei precedenti.
Ruber: Bella miniserie del solito Fiorello, ormai un habituè delle miniserie Rai; in queste due puntate il boxeur Fiorello, tra incontri clandestini e scommesse, vede la sua vita distruggersi tutta d'un colpo, incontrerà un bambino solo e dimenticato che gli cambierà la vita. Sceneggiatura che regge anche se anche in questo caso bisogna dire che già più volte ci si è passati sopra a certe tematiche, ma comunque l'unire due storie di sport e abbandono fa bene e trova in Zaccaro un ottimo regista per questo tipo di storie. Cast non eccelso, ma sufficiente.
Cloack 77: Un personaggio come Jonny Groove poteva addirittura ambire ad uno studio sociologico sul quell' “amaro” sottobosco delle discoteche; invece, come al solito, siamo dalle parti del cazzeggio duro e puro, di un Abatantuono al punto più basso della carriera, dei quadretti familiari innocui, dei tormentoni ripetuti alla nausea, delle trame vuote già finite prima di iniziare. Da vedere solo per ripassare la lezione delle centinaia di epigoni.
Hanon: Commedia sportiva, ispirata allo sciopero realmente accaduto dei giocatori NFL, che contiene tutti i cliché del genere ma che tutto sommato funziona. Pur nella sua banalità diverte ed è ravvivata dalla presenza di alcuni buoni attori (Keanu Reeves, Gene Hackman, Rhys Ifans, Jack Warden) e da una notevole colonna sonora che contiene alcuni famosi pezzi di musica americana.
Il ferrini: Discreta l'introduzione dei personaggi; certo Bugsy è un po' tagliato con l'accetta, ma tutto sommato è divertente. Invece gli scontri fra John C. Reilly e Fichtner sono stucchevoli. Si salpa. Contro ogni logica e in barba all'istinto di sopravvivenza ci si dirige verso un inferno e l'acqua si impadronisce del film, diventandone la protagonista principale. Il montaggio è serrato, ansiogeno, gli effetti visivi ben realizzati, si soffre fino alla fine. Forse anche troppo.
Myvincent: Un sotto-genere, quello degli "amnesia-thriller" dove la perdita di memoria è il canovaccio su cui scrivere una storia, dai risvolti sempre inaspettati. Questo già di per sé pregiudica l'originalità, persino se a recitare sono due star scintillanti come Nicole Kidman e Colin Firth. Con la prima s'è generato il sotto-sotto-genere di "botox-movie"... qui ben rappresentato.
Pigro: Ragazzina scapestrata è spedita dalla madre ex alcolista a passare l'estate dalla rigida nonna che vive in un villagio mormone. La storia ha spunti interessanti, soprattutto sui rapporti in linea matrilineare, ben sostenuti dalle tre protagoniste. Più sbiaditi i personaggi maschili. Ma il continuo ondeggiare tra spigliata commedia e violento dramma (la ragazza è stata violentata da bambina dal patrigno che la rivuole a casa) è mal gestito dal regista che opta alla fine per un filmino in stile sit-com tv. E così spreca soggetto e attrici.
Flagranza: Il "processo" ad Umberto Nobile fatto dagli spiriti di coloro che parteciparono alla missione del dirigibile Italia. Un espediente narrativo un po' forzoso per un film che sciorina un eccellente cast ma, pur nella puntigliosa ricostruzione della disavventura sul pack, non esita a cadere e talvolta a risultare risibile quando avvengono gli innesti di fantasia. Un film che non coinvolge, malgrado le carte messe in gioco.
Undying: La buona accoglienza di pubblico (che non sempre - questo caso lo dimostra - coincide con la qualità) ha permesso di concepire - ex abrupto - questo seguito: nel quale si ripropone lo stesso plot (se proprio così vogliamo dire, giacché la sceneggiatura sa di work in progress) sviluppato sulle medesime (scarse) macchiette pre-(para)televisive. Non è un caso che il film passerà, in maniera pressoché "a latere" - un'estate si ed una no - come riempitivo dei palinsesti estivi: adatto cioè a rinfrescare la mente dello spettatore, cotta dalla calura.
Ronax: Grande cast, sfarzose scenografie, tanti cervelli alla sceneggiatura, anni di travagliata lavorazione, migliaia di comparse e, per chi lo vide ai tempi al cine, lo "splendore del 70mm". Dire che la montagna ha partorito un topolino sarebbe ingeneroso, dacchè il film sfoggia comunque una rispettabile confezione, ma tutto sembre restare alla superficie e Delannoy si limita ad allestire una successione di bei quadri che si lasciano seguire senza suscitare emozioni. Simpatica ma inadeguata la Lollo-Paolina, decorosamente professionali gli altri.
MEMORABILE: La Lollo che offre un nudo di schiena allo spettatore, mentre il fronte lo vede solo Santuccio nei panni di un tormantato e un po' ridicolo, Canova.
Elnatio: La favola di Biancaneve rivisitata funziona solo a tratti. A volte si sorride, ma in generale il film è abbastanza noioso e le idee nuove rispetto alla favola originale non lasciano mai il segno. L'idea non era male ma si poteva fare di meglio, ed è proprio la sceneggiatura a penalizzare il film. Brava e bella la Collins, simpatici i nani.
Siska80: Delizioso cartone animato di ambientazione culinaria dai colori vivaci, l'animazione curata, il ritmo incessante e la trama e il design dei protagonisti che ricordano un po' quelli di Memole dolce Memole (anche qui, infatti, un grazioso gnomo aiuta un umano in grave difficoltà, dissociandosi dalla diffidenza della propria stirpe). Prodotto destinato ai più piccoli che non dispiacerà nemmeno a un pubblico adulto, riesce ad appassionare nonostante il lieto fine scontato e lancia un messaggio significativo (non bisogna avere pregiudizi, nè fidarsi solo delle opinioni altrui).
MEMORABILE: I burattini; I muffin volanti; In gabbia.
Puppigallo: Pellicola, che va vista come documento storico in grado dimostrare cosa abbiano dovuto subire le persone di colore, anche in ambito sportivo. Il film in sè non offre molto, anzi, si limita a mostrare il pregiudizio, senza approfondire troppo e lasciando tutto sulle spalle del protagonista, che tenta di ergere un muro di indifferenza (cosa "piuttosto" complicata, vista anche l'esposizione, che lo sport comporta). Gli attori sono dignitosi (Ford, vecchio padrone della squadra, fa il compito); e il risultato, che sa però un po' di alleggerito, rispetto a quella realtà, non è poi così male.
MEMORABILE: Il coach della squadra avversaria, che lo insulta e gli urla "Negro negro negro negro!"; Ford spiega al protagonista perchè l'ha voluto in squadra.
Galbo: Il tentativo di "umanizzare" quello che nel bene o nel male è ormai un personaggio storico produce un involontario effetto banalizzante. La vita (o una parte importante di questa) di Diana Spencer assume l'effetto patinato e falso del fotoromanzo, con dialoghi da soap opera e una caratterizzazione ultra stereotipata del personaggio. In più si percepisce la prova della Watts come imitativa piuttosto che recitativa. Sfarzoso formalmente ma inconsistente e banale.
Fabbiu: Il film in cui Calà è un po' diverso dal solito, pur preservando il suo umorismo di quegli anni (efficace, ma parecchio limitato, contestualizzato in un clima d'amore impossibile). Una commedia tutto sommato particolare dove le risate si contano e forse qualcuna di più non sarebbe guastata; ma sul versante tenerezze e amarezze il dosaggio è giusto, la resa complessiva apprezzabile; un film soft, rilassante e piacevole. Ricky Tognazzi è un sincero e valido personaggio spalla, la bambina qui e lì è statica ma la si perdona.
Nando: Un melodramma melenso ma dotato di discreta forza narrativa nonostante alcuni eventi sorgano in maniera troppo semplicistica. Una storia come tante in cui i due mostri sacri del cinema italiano vi si cimentano in maniera dignitosa ma non eccelsa. Bella la fotografia ed i paesaggi russi.
Anthonyvm: Nella lunga lista di lungometraggi direct-to-video con Scooby-Doo nel titolo non poteva mancare un'avventura dedicata al triangolo delle Bermude (con camei, fra UFO e mostri marini, della Flottiglia 19 e del Cyclops), sebbene, in fin dei conti, il tutto si risolva in uno scontro piratesco più dalle parti de La maledizione della prima luna. Nessuna sorpresa per chi conosce anche sommariamente lo show di Hanna & Barbera: tutti i cliché, le gag ricorrenti e gli impensabili twist (in questo caso illogici, oltre che macchinosi) vengono ripresi puntualmente. Silly fun solo per appassionati.
MEMORABILE: Il primo assalto dei pirati fantasma; Fred risponde "43" alla domanda "Quanti anni compi?", ma si sta riferendo al numero del molo; Lo smascheramento.
Saintgifts: Pervaso da un ermetismo (voluto?) in parte giustificato dal genere di film, ma non gestito nel modo giusto: si arriva ad annoiare, piuttosto che a coinvolgere. L'apparente intrigo si rivela di una certa banalità e la regia dà il colpo di grazia facendo muovere gli attori infelicemente. Vero è che la coppia di protagonisti (Cassel, Bellucci) non è molto ispirata; specie l'affascinante Monica, una volta di più poco credibile, nonostante l'impegno messo nella monoespressività del suo ruolo. Scene d'azione di una certa spettacolarità.
Pessoa: Buon poliziesco di Friedkin, all'epoca asso pigliatutto alla cerimonia degli Oscar (ben 5, tutti "pesanti"), che verte sul traffico internazionale di droga. La storia è avvincente, i dialoghi essenziali e la famosa scena d'azione dell'inseguimento al treno dà ancora i brividi: all'epoca deve essere sembrata rivoluzionaria. Montaggio mozzafiato di Greenberg (Oscar) e musiche ipnotiche di Don Ellis. Fra gli attori mi sono piaciuti di più Scheider e Bozzuffi, ma il livello generale è molto alto. Merita sicuramente una visione.
MEMORABILE: Il ciao ciao con la manina di Rey prima e di Hackman poi.
124c: L'avevo detto io, che dopo essere stata moschettiera Barbie sarebbe diventata una Charlie's Angel. Ho quasi azzeccato, perché la bionda qui diventa addirittura una spia, assieme alle amiche Renee e Teresa, giovani acrobate ingaggiate dalla misteriosa "zia Chloe" per catturare un'agile ladra di gioielli stile Occhi di Gatto in combutta col cattivo. Rispetto alle Totally spies questo nuovo trio di spie ha ben poco di differente, l'unica vera genialata è l'ubicazione della base segreta dei zia Chloe: dietro all'insegna "Hollywood". Non annoia.
Mutaforme: Difficile realizzare un prodotto all'altezza del romanzo di Sthephen King; questa mini serie in due puntate ci riesce ma solo in parte. Il telefilm tutto sommato non è male e, avendolo visto la prima volta da ragazzino, mi ha certamente infuso un sentimento di terrore verso il pagliaccio. La prima parte dell'opera è sicuramente quella più agghiacciante, un buon condensato di horror. Purtroppo la seconda, con i protagonisti adulti, è più scadente e la tensione va via via scemando. Molto bravo Tim Curry.
Giosac70: Serie tv intensa e intrigante allo stesso tempo, in cui la figura cardine è Guido (un ottimo Bova), un padre che per necessità è costretto, suo malgrado, a caricarsi di ogni responsabilità familiare. La sceneggiatura purtroppo non è all'altezza del tema trattato e i continui flashback " disturbano" la comprensione della fiction. Colonna sonora struggente che ben si adatta alle varie sequenze.
Cotola: L'episodio promette moltissimo e sfila via bene fino all'epilogo: mistero, intrigo, tensione, un bel colpo di scena (anche se è ovvio che non sia tale). Poi però c'è lo spiegone finale di Poirot che vanifica in parte quanto fatto fino ad allora: troppo banale, sbrigativo, in parte forzato e non del tutto credibile (il colpevole che fino ad allora era stato un genio del male, diventa brocco tutto d'un colpo?). Resta comunque gradevole ed è molto piacevole assistere alla rimpatriata tra vecchi amici: il vecchio e fido Hastings, la signorina Lemon, l'ispettore Japp.
Giùan: Emblematico, in un certo senso a tratti fino allo struggimento, di quella "incomunicabilità" generazionale che negli anni '70 coinvolse oltre alla società anche il cinema italiano, con Risi padre (nonostante l'apporto in sceneggiatura di Marco) e Gassman che letteralmente sembrano non sapere ciò di cui parlano, ricalcando modelli e stilemi della commedia all'italiana classica su un contesto dissonante e grottescamente mostruoso. In tal senso i momenti migliori del film sono i silenzi rancorosi (per quanto vacui) di Madia e l'afasia finale (per quanto arrivi forzosamente) di Vittorio.
Noodles: Uno dei titoli principali di Hitchcock, che ha raggiunto grande fama con assoluto merito. Partendo da una pièce, Sir Alfred mette in scena un autentico dramma coniugale portato alle sue più estreme conseguenze, con un'incantevole Grace Kelly e un subdolo Ray Milland che rendono alla grande al di là di una certa teatralità. Racconto architettato nei minimi dettagli in una sceneggiatura perfetta, molto più del delitto in questione. Consigliata una grande attenzione nel seguire il film, per apprezzare ogni minimo particolare dell'indagine. Ottimo.
Tomastich: "Napoli però è un'altra cosa...": così cantava Red Canzian (in una canzone riparatrice dei Pooh). Per Luciano De Crescenzo invece Napoli è quella che tutti noi conosciamo: smorfia, commedia dell'arte, pizza, camorra e... filosofia. Si, la filosofia un po' semplicistica del buon Luciano De Crescenzo, attore protagonista, in un film che poteva essere tranquillamente passato in TV, in episodi di 15 minuti (tanto per fare un esempio). Simpatico.
Deepred89: Ennesima conferma dell’inesauribile vena creativa di Allen, che pur combinando elementi forse non sempre conciliabili (dei quali, a sorpresa, a colpire positivamente è l’ironica faccenda gangster-noir) e peccando in un cast femminile non esaltante (non eccelle né l’amata – seppur con l’attenuante di un doppiaggio a dir poco irritante - né tantomeno il rimpiazzo) riesce a portare a casa un prodotto brillante e raffinato. Un po’ di maniera la fotografia simil-Technicolor, convincente l’alter-ego alleniano di turno, riuscito il finale.
B. Legnani: Nel suo piccolo, il film funziona. Serie di scherzi e burle, in ambiente scolastico, in quel di Trani, con contorno (o viceversa...) di una storia d'amore un po' sciocca. Il film si regge sulla grande prova di Gianfranco D'Angelo, qui in grandissima forma. Nel cast, fra gli altri, c'è la quanto mai etèrea (nel leggere non saltate la terza "e") Brigitte Petronio.
Mickes2: Sono rimasto assolutamente affascinato dalla regia, dall'atmosfera, dalla sceneggiatura (la scena dell'esorcismo è indimenticabile). La struttura narrativa è pressochè perfetta, tutto si incastona al momento opportuno. Il ritmo non lento abbinato ai dialoghi danno all'opera un fascino del tutto atipico e meraviglioso. Ulteriore punto di forza è rappresentato dal personaggio interpretato da Jason-Miller, calatosi benissimo nei panni del prete-psichiatra.
Kinodrop: Il casuale rinvenimento di uno scenario atroce all'interno di una stanza murata mette in moto le indagini affidate a una squadra alquanto disunita, ma che arriverà a capo di tragici fatti e ripugnanti intenzioni (xenofobe e misogine). Un thriller danese che riporta alla luce un pezzo di storia misconosciuto e rimosso, che alterna con scioltezza due piani temporali, risvolti politici e di casta ed action tout court in un'ambientazione gelida quanto alcune figure senza alcuna umanità. Purtroppo il finale, nello sforzo di riannodare tutte le fila, non è all'altezza delle aspettative.
Bubobubo: Dopo la tesi, iconico pezzo di cinema realizzato al risparmio, arriva il momento dell'antitesi, più matura e stratificata, in cui il mattatore Monco (un sempre splendido Eastwood) viene contrappuntato dalla speculare nemesi Mortimer (Van Cleef). Il gusto personale porta a preferire, anche sopra il classico duello conclusivo (con annessa, intuibile analessi), la prigione a cielo aperto della squallida Agua Caliente, cencioso ammasso di pietre riarse dalla calura andalusa, dove prende corpo l'evoluzione del rapporto fra i due protagonisti e l'Indio (Volonté). Il capolavoro è in arrivo.
Galbo: Dopo Coach Carter, il regista Thomas Carter cambia sport e passa al football con la storia di un'allenatore passato alla storia per aver stabilito un record di imbattibilità. Mentre il precedente era abbastanza godibile e poteva contare sulla carismatica presenza di SL Jackon, questo è meno riuscito. La figura dell'allenatore è ridotta ad un "santino" tutto sport e buoni sentimenti e che fa apparire quasi divinamente ispirata una competizione in realtà assai dura. Non aiuta la sbiadita interpretazione di Caviezel.
Stefania: Commedia sexy mediocre soprattutto per la pochezza degli interpreti, ma abbastanza assurda e delirante da risultare un intrattenimento piacevole. Renato e Rasoterra sono l'incarnazione l'uno della Lussuria l'altro della Gola: due vizi antitetici, entrambi forieri di siparietti ora erotici, ora comici, non esaltanti ma neppure indegni. Una svolta discreta la si ha nel prefinale da action-movie, con tanto di inseguimento di malavitosi e disastrosa sfida a colpi di karate. Con un protagonista e una "spalla" migliori, poteva essere niente male!
MEMORABILE: Il minaccioso marito-pugile della spagnola: "Centoventi incontri, centoventi K.O...", Cecilia: "Te me fai centoventi pippe!"
Undying: Interessantissimo erotico, ispirato all'omonimo romanzo di Ercole Patti e diretto dal raffinato e colto Aldo Lado, voce atipica nella cinematografia di stampo italiano, e non solo per la realizzazione di alcuni importantissimi thriller (La Corta Notte e L'Ultimo Treno della Notte). Se mai ce ne fosse bisogno, questo è un altro film che pone, al centro della storia, i rapporti (deviati) di parentela sfocianti nell'incesto. Bravissimi i due cugini (Enzo/Massimo Ranieri ed Agata/Dayle Haddon) costretti per contingenza (e necessità) a flirtare prima (da adolescenti) ed ad amarsi poi (da adulti).
Androv: Il film rappresenta, in un certo senso, la resa del Pieraccioni cabarettista e gran capocomico. Il suo talento, limitato a due film o poco più, pare definitivamente sfumato. Lui è svogliato, ha una voce arrochita e non riesce a imbastire una scena che sia anche minimamente divertente. Il film è un mix mal riuscito fra Broken flowers (l'idea delle ex) e la famosa scena del ristorante di Fuochi d'artificio. Molto divertente Guidi, brave la Andreozzi (delicata e misurata) e la Pession (bella e brava), ma Il film è ampiamente evitabile.
MEMORABILE: Il dialogo toccante con la Andreozzi; La bellezza della Pession; La battuta sugli alimenti di Guidi.
Werebadger: Miniserie di successo, che adatta in maniera piuttosto riassuntiva ed edulcorata il lunghissimo bestseller Kinghiano. Molte le differenze di trama rispetto al testo e FSX piuttosto modesti, tuttavia si può contare su genuini momenti di paura (soprattutto nella prima parte) e una recitazione più che passabile. Tim Curry (vera e propria icona horror grazie a questo film, al pari di un Karloff/Frankenstein o un Lugosi/Frankenstein) è una spanna sopra a tutti, nei panni del terrificante dio/demonio clownesco, capace di alternare scene inquietanti e divertenti.
MEMORABILE: "Io sono eterno! Immortale! Io sono un divoratore di mondi e di bambini, vi divorerò tutti!!! "; La celeberrima scena del tombino; Ben crede di baciare Bev.
Puppigallo: L'inevitabile staticità forzata, conseguenza della situazione "potenzialmente esplosiva", non facilitava chi doveva riempire un'ora e tre quarti di pellicola. Ma nonostante momenti meno riusciti (il "berbero" tende ad essere ossessivamente fastidioso, anche se ripete un giusto concetto) e un po' troppi voli mentali, alimentati da ricordi spesso spiacevoli, la pellicola segue comunque un percorso, che per quanto tortuoso e da sogno o son desto, ha una sua logica. Nel complesso, non è male, soprattutto grazie all'interpretazione piuttosto convincente del protagonista.
MEMORABILE: Arriva pure una tempesta di sabbia; E quando termina, il protagonista domanda "C'è altro?"; Lei, innamorata "Lo voglio!". E lui "Vuoi cosa?".
Cotola: Peter Stein, famoso regista teatrale, si reca in Sicilia per ripercorrere, come da titolo, le orme del viaggio di Goethe in terra sicula. Qui incontra persone ma soprattutto visita i luoghi di cui l'immenso poeta tedesco ci ha parlato nel suo "Viaggio in Italia". Opera difficile da recensire, per i nomi coinvolti, che a tratti si rivela sicuramente interessante ma a tratti appare di difficile fruizione. Ci si riempie gli occhi di bellezza e le orecchie delle parole di Goethe ma il coinvolgimento è altalenante ed alla fine si "sbadiglia" qualche volta di troppo. Discontinuo.
MEMORABILE: Sapere che Goethe spesso rimase più colpito dal paesaggio che dalla storicità e dalla cultura dei luoghi visitati.
Daniela: Una giornata di pattuglia come tante altre in mezzo al deserto, a sorvegliare le mosse di un nemico invisibile. Il tempo trascorre tra scherzi camerateschi, bevute di birra e gracchiare dei messaggi radio, fino a quando, durante una perlustrazione, un soldato posa il piede sopra una mina sepolta nella sabbia... Nella ricostruzione puntuale di un fatto di cronaca, questo ansiogeno film inglese adotta una chiave realistica tanto più efficace in quanto quasi esente dalla retorica che inficia quasi sempre la produzione USA di soggetto analogo. Convincente la prova corale del cast.
MEMORABILE: Il salto della rana utilizzando lo zaino
Markus: Mediocre commedia scollacciata che vorrebbe essere divertente e toccare le pruriginose corde del vedo-non-vedo, ma invece annoia e non poco. Una serie interminabile di situazioni che non solo non strappano un sorriso ma mortificano anche lo spettatore perché messo di fronte a un'opera indegna. Qualche nudità, ma è poca cosa. Unico vantaggio (acquisito col tempo) è l'ambientazione molto rappresentativa degli Anni '70: rivisto oggi, si può considerare un curioso vintage.
Daniela: Attore di successo per immedesimarsi meglio nel ruolo di un poliziotto si affianca ad un detective vero, che ovviamente mal sopporta il partner imposto. Molti equivoci e battibecchi, ma poi, di fronte ad un pericolo vero... Fox ha la solita simpatica faccetta da schiaffi, Woods replica l'ennesima volta il personaggio del duro: insieme potrebbero funzionare, se solo la sceneggiatura avesse loro offerto dialoghi e gags migliori. Così com'è, una commediola non sgradevole, ma superflua, molto prevedibile, facilmente dimenticabile.
B. Legnani: Noiosetto prodotto che presenta però una Gloria Guida per la quale non esistono aggettivi adeguati. Ma oltre a lei c'è pochissimo. La parte più interessante è quella iniziale ed onirica, non finissima, ma almeno in grado di discostarsi dalla banalità che arriva quando il film ha virato verso la commedia scollacciata familiare, nel cui àmbito tocca punti infimi (Rossi-Stuart nazi...). Recitato malissimo e alla "buona la prima" (quel limone che cade...), a esclusione di Pani (nel logoro cliché dell'alternativo). Un pallino e mezzo, con generosità.
Luchi78: Opera un po' bizzarra, a tratti sembra una strana favoletta folkloristica, a tratti una storia d'amore in stile adolescenziale. In generale il soggetto non mi sembra riuscire nell'intento di creare una trama interessante, ma la regia di Rubini (somigliante in alcuni tratti al migliore Salvatores) risolleva le sorti della situazione. Brave e belle le due protagoniste.
Rambo90: Nonostante la fonte letteraria da Grisham si tratta di un dramma che ha poco del thriller, con una trama monotona e molto prevedibile. Il tema sulla giustizia o meno della pena di morte è reso abbastanza bene ma non basta a coinvolgere lo spettatore. Meglio aggrapparsi a Hackman, che fornisce un'altra prova interessante e sentita, mentre O'Donnell se la cava senza infamia e senza lode. Regia corretta ma di routine.
Pumpkh75: Stessa giostra, altro giro: dopo The sacrament, ancora una volta un simil massacro della Guyana, ancora una volta filmini e telecamere. L’approccio fortunatamente è decisamente più mainstream e paranormale, con un bel gruzzolo di apparizioni e possessioni extra-terrene, ma di contro l’andamento senza sobbalzi né freschezza è troppo floscio e ingessato; la questione la risolve il twist finale, inatteso e lusinghiero. Benino Thomas Jane, maluccio l’anonima bambolina Alba. C’è di peggio, ma non ne reclamizzerei con enfasi la visione.
Myvincent: Una specie di epigone di San Damiano si prodiga per l' assistenza dei lebbrosi in una sperduta isola vulcanica del Pacifico. Se è vero che a Spencer Tracy e Frank Sinatra vengono assegnati gli usuali ruoli, rispettivamente, di uomo rude e generoso e di malandrino sciupafemmine, è vero anche che entrambi avranno modo di mostrare altri moti di stati d'animo, come solo nei grandi può accadere. Stupefacenti le riprese dell'eruzione vulcanica e delle colate laviche, mentre l'ultima mezz'ora è ad alto tasso drammatico e spirituale. Da non perdere veramente.
Galbo: Disaster movie ambientato tra le piattaforme petrolifere norvegesi, ha un tipo di narrazione che lo colloca a metà tra il thriller d’azione e la denuncia ecologica ed è realizzato nel complesso con un certo rigore scientifico e un realismo che lo allontana dai prodotti hollywoodiani del genere. La tensione aumenta progressivamente con un buon lavoro del regista e gli interpreti sono credibili. Buoni anche gli effetti speciali.
Hackett: Dopo il buon Aracnofobia ci si poteva decisamente aspettare qualcosa di meglio. Arac Attack invece fa in modo che a prendere il sopravvento siano solo gli effettacci e l'esagerazione, concedendosi scene pacchiane in cui ragni enormi e poco credibili si contendono la scena come in un incontro di wrestling. Il regista vorrebbe tanto essere in un film di fantascenza anni '50, ma non riesce a ricreare il fascino dei film di quegli anni. Alla fine, considerando anche la piattezza del cast, l'unica tela in cui si cade è quella della noia.
Daniela: Sopravvissuto alla missione della Suicide Squad, per uscire di galera Peacemaker accetta di far parte di un team segreto incaricato di combattere un'invasione di insetti alieni in grado di impossessarsi di corpi umani... Gunn si conferma molto abile nel far emergere il lato umano dei suoi personaggi proponendo un altro gruppo alla Guardiani della galassia e facendoci affezionare al suo improbabile supereroe. Cena adorabile idiota, ben scelto il resto del cast con Patrick nel miglior ruolo dopo T-1000, ost al bacio, buoni fx, gran ritmo, tante battute: divertimento assicurato.
MEMORABILE: L'unica battuta pronunciata da Aquaman, infastidito da una diceria sul suo conto.
Herrkinski: Da una regista con un'esperienza anche nei serial tv, non stupisce che il film abbia un'impostazione para-televisiva; siamo in territori pienamente legal-thriller, con un processo invero gestito senza grandi discorsi o enfasi e qualche riuscito flashback al giorno dell'omicidio. Se il tentativo è quello di instillare dubbi nello spettatore, in realtà le dinamiche del delitto sono parzialmente prevedibili, non fosse per un twist finale invero abbastanza puerile, che aggiunge una nota noir ma risulta poco credibile. Nel complesso guardabile e nulla più, con prove discrete del cast.
Gmriccard: Mezzo pallino in più giusto per la presenza di Banfi, anche se non si apprezza largamente per i suoi atteggiamenti troppo violenti (da preside è senz'altro più divertente); per il resto pochissimi spunti e paragonabile, nonostante il binomio Tarantini/Martino, alle più squallide commediole, queste ultime con l'attenuante però della limitatezza di budget. Alla seconda identica e consecutiva gag della Coluzzi ho fortemente desiderato la fine del film (e ce ne sarà ancora una terza...). Persino la bellezza della Rizzoli sembra opaca.
Homesick: Giallo-rosa avvincente nella sua concisione (quello di girare grandi film di poco più di un’ora è un inimitabile marchio di fabbrica di casa RKO) e nei dialoghi frizzanti e spiritosi che sdrammatizzano la fuga e l’indagine di un uomo affetto da amnesia all’apparenza implicato in un omicidio. Lungo il solco dell’Hitchcock di Giovane e innocente, il Mann della prima ora possiede già dimestichezza del mezzo cinematografico e accende scintille grazie alla brillante prova dell’“uomo senza nome” Conway e della vispa Rutherford, e a felici caratterizzazioni nel cast di supporto. Ben fatto.
MEMORABILE: Le conversazioni telefoniche tra il giornalista e il suo furente direttore.
Ira72: Il fatto che uno dei personaggi più intriganti della Marvel sia qui ridotto a una sorta di macchietta rende l'intera pellicola indigesta. Il duetto logorroico Hardy/Venom, saturo di battute ai limiti del patetico, sottrae quella cattiveria che potrebbe invece rendere il cinico alieno così affascinante. La trama è goffa e arrabattata, gli effetti nemmeno così speciali. Pare una pellicola poco studiata e improvvisata, quasi demenziale. Harrelson, invece, è sempre efficace nei panni dello psicopatico anche se, in effetti, almeno con il suo personaggio si poteva fare di meglio.
Manfrin: Pruriginoso prodotto del genere erotico/familiare parecchio in voga nel periodo e al quale Baldanello si rivolge nei suoi ultimi lavori. C'è una parvenza di confronto generazionale che il buon Vargas cerca di tener vivo, ma in realtà molto si basa sulle scene dei vari incontri carnali, peraltro discretamente espliciti. Numerose le bellezze nude, ma di serie B per un cinema di serie B.
Matalo!: Freddo, serrato, pienamente "in medias res" sin dall'inizio; contornato da musiche ectoplasmatiche del grande jazzista Don Ellis, questo film è un poliziesco proverbiale, che all'epoca riscosse grande successo. E ancora oggi si vede con piacere, dato che non ha perso un grammo della sua lezione di stile. Hackman perfetto come Popeye Doyle, poliziotto bastardo e incattivito. Il contrasto tra la lauta cena di Rey (luciferino) e il suo trancio di pizza takeaway la dice lunga sui privilegi dei grandi criminali e la bassa paga del poliziotto.
MEMORABILE: Inseguimento finale memorabile (citato ne [f=1767]I blues brothers[/f]). La fuga nella metropolitana di Rey.
Pessoa: Hill riprende l'abusato tema dell'incontro di boxe semiclandestino fra le mura del carcere e furbescamente lo interseca con le vicende personali del pugile Mike Tyson, come il protagonista arrestato per stupro. Al di là delle vicende biografiche vere o presunte, si tratta di un film di routine, girato con professionalità con le chiavi di volta messe nei punti in cui tutti se le aspettano. La prova del cast è discreta e le scene dei combattimenti sono ben girate. Né più né meno di quello che gli aspettatori si aspetterebbero da un film del genere. Onesto, ma niente di speciale.
Myvincent: Ida Lupino è la straordinaria interprete di questo melò poliziesco, che mescola le carte e fa prevalere l'elemento drammatico rivelandosi indimenticabile nel ruolo di non vedente che manifesterà tutto il suo amore per il giovane fratello disturbato mentalmente. La figura del poliziotto-gangster tutto pugni e impermeabile spiegazzato non è una novità e infatti aggiunge poco risalto alla prima parte del film, decisamente retorica.
Luchi78: Film che sa molto di amarcord giovanile, opera di un Rubini che conosce alla perfezione i luoghi e mette in scena usi e costumi della gioventù di provincia negli anni settanta. La discesa delle disinibite ragazze di Monza porta il disordine nella sonnacchiosa vita del paesino pugliese, che a fatica riesce a smuoversi dal suo immobilismo ma che alla fine vedrà qualcuno tirarsi fuori dal gruppo. Autobiografico e autocelebrativo quanto basta.
Puppigallo: Il talento registico è importante, per evitare prodotti filmici banali, grossolani. E qui purtroppo non ve n'è praticamente traccia. Sin dall'inizio si capisce che la tensione, quel senso di veramente malato, di sporco, di deviato non verrà assaporato in questo maldestro prequel dove violenza, sangue e personaggi non compensano una regia quasi piatta, senza guizzi; e con un protagonista che, a parte l'inizio e la conclusione, è di una pochezza imbarazzante. Solo il bestione monosillabico riesce a meritarsi un minimo di attenzione. Il resto è davvero poca cosa. Evitabile.
MEMORABILE: Meglio non togliergli il cane per punizione; Il nascondiglio che frega segugi e polizia (W la mucca, che Dio la beneducca...); "Tua madre è paz...".
Daniela: In trasferta a Buenos Aires per promuovere un loro film, una scalcinata delegazione di cinematografari italiani cerca di spremere un finanziamento ad un connazionale arricchito pieno di nostalgia per il Bel Paese... Commedia poco apprezzata all'uscita ma da rivalutare per mix acidulo dei toni dal grottesco al drammatico. Di rilievo anche le prove del cast in cui, accanto a Gassman a suo agio nei panni consueti del cialtrone trascinante, ben figurano Nazzari, Pampanini e soprattutto Manfredi in un ruolo malinconico di emigrato rimasto al palo.
Rambo90: Non così brutto come altri della coppia di cloni di Spencer e Hill, ma comunque estremamente rozzo e ripetitivo. La storia sembra procedere a caso, cambiando rotta a metà e la confezione poveristica decisamente non aiuta. Comunque Coby e Smith hanno raggiunto un buon affiatamento e le musichette simpatiche sveltiscono il ritmo e aiutano a ingoiare meglio la pillola. Qualche momento divertente c'è, ma gli originali sono proprio un'altra cosa.
Brainiac: Sam (lo spigoloso Tierney) è un arrivista dal coltello facile, Marty è il suo succube complice, Helen (la Trevor) è una donna fin troppo decisa e poco incline alla fedeltà, Arnett (Slezack) è un detective con un'etica discutibile; insomma, con la sua sesta regia Robert Wise (a mio parere "il regista perfetto") sembra suggerire che c'è del marcio in ognuno di noi (o quantomeno in tutti i personaggi di questo equilibrato noir). La sceneggiatura gioca abilmente coi generi così non mancano i tocchi comici (l'investigatore adiposo come in Pane e tulipani). Buono.
Deepred89: Il miglior film di Fulci insieme a Non si sevizia un paperino. La storia, poco originale e un po' confusa, è sicuramente la parte meno interessante. Tutto il resto è grandioso: dalla regia, piena di soluzioni visive stupende, alla bellissima fotografia, molto curata. Ottime anche le musiche di Frizzi e indimenticabili (oltre che realizzate benissimo) le scene splatter. Bravi la McColl e Warbeck.
Herrkinski: Avvocati, assessori, medici, architetti; più che borghesi annoiati, borghesi arrapati, tanto da stuprare una minorenne in una delle scene più dure di questo dramma che stigmatizza gli abusi di potere e i giochi sporchi delle fasce privilegiate di certa società provinciale settantiana. L'atmosfera viziosa dei ricchi senza scrupoli è ben resa; l'ambigua ninfetta Tamburi è efficace nella parte, Bufi Landi e Capritti eclissano i protagonisti e le riprese cittadine d'epoca sono affascinanti come sempre. Erotismo più che altro suggerito e non particolarmente piacevole, visti i temi cupi.
Herrkinski: Film carico di quell'atmosfera trasognata e nostalgica tipica di molte produzioni "d'autore" dell'epoca, parte da un soggetto semplice che la regista espande con flashback atti a raccontare il background della protagonista tramite ricordi della sua infanzia al paesello natio in Puglia. La regia al femminile si nota perlopiù in questo accumulo di sensazioni e immagini che vanno a delineare un quadro confuso ed emozionale, rappresentativo di un certo tipo di psicologia istintiva; suggestive le location, molto datata la fotografia, cast discreto.