Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Flazich: Il film è piacevole ma "scivola" in momenti di tristezza incomprensibile. Il personaggio dell'attore fallito è ben rappresentato dal "grande Diego", anche il resto del cast si attesta su buoni livelli. Purtroppo, come detto prima, certe scene, come certi dialoghi/monologhi, lasciano allibiti. Come se le avesse girate un altro regista. Nel complesso guardabile.
Piero68: Nonostante la chiara ispirazione a Mine vaganti Ponti non ha lo stesso spessore di Ozpetek e la pellicola non riuscirà mai a raggiungere livelli pienamente apprezzabili. Commedia piena di buoni sentimenti con situazioni però abbastanza inverosimili visto che il tutto si svolge in un profondo sud che vive ancora di pettegolezzi e luoghi comuni. Poco caratterizzati i personaggi, con uno Scamarcio evidentemente sotto tono. Toccherà a Placido e alla Calzone cercare di dare quel tocco in più. Magnifica Polignano; qualche personaggio fuori contesto.
MEMORABILE: Il "talento" della Riccobono; Il ritrovamento, da parte della Chiatti, di un capello rosso nella macchina del futuro marito.
Ciavazzaro: C'è Monica Vitti, il che invoglia alla visione, ma poi il film risulta abbastanza innocuo e poco interessante. C'è un interessante cast secondario, ma il film a mio avviso è davvero inconsistente. Ci si può risparmiare la visione. Trascurabile.
Licenziata dal set di un horror di serie Z per essersi rifutata di farsi strappare la camicetta dal killer, l'aspirante attrice Dana (Tom), spiantata commessa d'un bar, si ringalluzzisce quando il suo nuovo agente le trova un ruolo... insolito: dovrà sostituire una donna d'affari (Ullerup) a un meeting di lavoro accompagnandone lì il marito (Bacic), visto che quella deve essere nel contempo altrove a un altro appuntamento irrinunciabile. Scelta per la sua somiglianza, Dana studia le movenze di chi dovrà impersonare assicurando alla coppia di ricchi signori che non...Leggi tutto riferirà del suo compito a nessuno. Quando in Italia succede una cosa del genere è per offrire la falsa moglie in pasto al businessman maialone di turno (LA MIA SIGNORA, RIMINI RIMINI) in sostituzione di quella vera, ma qui siamo nel tipico thriller televisivo canadese Anni Dieci e fin dal titolo si capisce che le intenzioni di chi assume la protagonista sono ben altre. Tanto è vero che, una volta terminata la performance, Dana rischierà più volte di essere ammazzata da un sicario pasticcione (di quelli che possono esistere solo su schermo) trovandosi a dover fornire ampie spiegazioni al detective che si occupa del suo caso (Palffy). Soprattutto perché la coppia di imprenditori che l'aveva assunta per la sostituzione di persona nega recisamente di averla mai vista e il suo agente mediatore fa una brutta fine... Sola contro tutti Dana prova quindi a far luce in qualche modo sul caso scoprendo molti altarini... Nicholle Tom è la tipica “diva” necessaria a dare un senso al casting di prodotti simili: per anni è stata la figlia maggiore nel telefilm LA TATA, ha preso parte ai primi due celebri capitoli di BEETHOVEN e tanto basta al pubblico americano per riconoscerla e incuriosirsi: non che brilli particolarmente né che sia così avvenente, ma ha una sua strana spontaneità che la rende credibile nel ruolo della ragazzona spaurita e ingenua. E' quel che serve e, almeno nella prima parte, grazie anche a una regia che mantiene un discreto ritmo, la storia può intrigare. E' dalla metà in poi, quando cioè è il momento di sfoderare l'intreccio giallo della trama, che le cose peggiorano visibilmente: la sceneggiatura si fa confusionaria, si perde di vista la logica, i personaggi mostrano la loro scarsa consistenza e ci si avvia a un'ultima parte in cui subentra malauguratamente l'azione (maldestra, come quasi sempre in questi casi). Al punto che la soluzione arriva rotolando insieme al resto quando buona parte dell'interesse è scemato e non si vede l'ora che tutto si concluda nel modo più rapido possibile. Anonimo nel complesso, un film che non si fa ricordare per nulla di caratteristico o singolare: pura routine televisiva. E poi è dai tempi di BLOW OUT che davvero non se ne può più degli incipit con la donna in fuga che strilla e il regista che dalla sua sedia grida "Stooop!" rivelando la troupe alle spalle e la finzione scenica...Chiudi
Siska80: Non ci troviamo certamente di fronte a un film originale (soprattutto quando c'è di mezzo un bimbo orfano che si affeziona al protagonista è intuibile come andrà a finire), ma si segue comunque con interesse per il buon ritmo, le scene d'azione, la bravura di Spencer (in uno dei suoi ruoli più celebri) e la strabordante simpatia di Cannavale, sua degna spalla. Buono anche il resto del cast, divertente il finale.
Reeves: Il padre mandriano ha due figli che amano la stessa donna ma sono molto diversi: Burt Lancaster è leale e generoso, Robert Walker invece è invidioso e disonesto. Un western nel quale cavalli e armenti hanno un ruolo davvero importante e le scene d'azione sono centellinate (e in molte scene si accelera la visione forse per dare ritmo). Discreto film, ma sinceramente niente di più.
Modo: Commedia gustosa che parte da un'idea bizzarra: quella di un galantuomo sposato che paga profumatamente le sue escort per far sì che possano esaudire i sogni della loro vita. Una di queste si ritroverà presto nella vita lavorativa del protagonista. Non mancano così equivoci simpatici uniti ad altri più raffazzonati. Il cast gira bene e il ritmo è sostenuto. Fuori di testa la simpatica Jennifer Aniston e carina Imogen Poots. Filmetto leggero ma gradevole.
Pigro: Avrà creduto di essere lirico o epico, e invece gli interminabili scorci dei paesaggi (bellissimi) o le lunghe sequenze diluiscono il nerbo della storia (lei tradisce lui con un militare: ma quest’ultimo è inglese e siamo in un villaggio di irredentisti irlandesi) rendendo estenuanti le oltre 3 ore di visione. La narrazione troppo basata su attesa e sospensione non si addice al melodrammatico Lean, che - non pago - ci aggiunge una musica inopinata di fanfare e accenti pseudo-felliniani. Un’ora di meno (minimo), e il film sarebbe decollato.
Ramino: Accettabile commedia a episodi che vede il primo con Banfi e la Fenech che scappano dalla polizia: soliti equivoci, gran baccano e il grande Robutti come commissario isterico. Il secondo con Pippo Franco travestito da colf per necessità a servizio presso i coniugi Onorato e Lassander (very cool) che stranamente si tiene basso senza sfruttare completamente le poche trovate a disposizione. L'ultimo vede protagonista Pozzetto con il suo amato taxi nel migliore episodio del film, in cui Renato conferma la sua verve comica surreale.
MEMORABILE: La strizzata di palle di Onorato al povero Franco.
Saintgifts: Dopo aver girato alcuni dei suoi capolavori, Ford torna nella Monument Valley con un lungo girotondo di questa carovana in cerca della terra promessa. La tecnica è quella conosciuta, gli attori sono dei cosiddetti caratteristi (che io definirei lo stesso principali, per la loro bravura e perché diretti da chi sa cosa vuole). La vicenda è sceneggiata in un modo che più classico non si può, con piccoli guizzi di peculiarità come i navajo che invitano a cena gli amici mormoni, ladruncoli al confronto dei bianchi in genere. Mi fermerei ai 3 pallini.
Anthonyvm: Persi il padre e la matrigna in un incendio, Heather torna nella vecchia dimora e inizia a frequentare un bel pompiere; intanto qualcuno pare intenzionato a farla fuori. Pur senza risparmiarsi sui soliti grovigli di dialoghi improbabili e ingenui ammanchi di logica, l'insieme si presenta più dinamico e divertente rispetto ad altri TV-thriller di Lifetime: la traccia murder mystery si dipana correttamente (eccetto per una soluzione prevedibile e svelata troppo in anticipo) e le sequenze adrenaliniche abbondano (ma meglio chiudere un occhio sull’orrenda CGI). Nel suo piccolo, non male.
MEMORABILE: La bici manomessa; L'auto in fiamme e le cinture di sicurezza bloccate; L'auto sull'orlo di un burrone e le cinture di sicurezza bloccate (ancora!).
Daniela: Una giornata di pattuglia come tante altre in mezzo al deserto, a sorvegliare le mosse di un nemico invisibile. Il tempo trascorre tra scherzi camerateschi, bevute di birra e gracchiare dei messaggi radio, fino a quando, durante una perlustrazione, un soldato posa il piede sopra una mina sepolta nella sabbia... Nella ricostruzione puntuale di un fatto di cronaca, questo ansiogeno film inglese adotta una chiave realistica tanto più efficace in quanto quasi esente dalla retorica che inficia quasi sempre la produzione USA di soggetto analogo. Convincente la prova corale del cast.
MEMORABILE: Il salto della rana utilizzando lo zaino
Kinodrop: Pur basandosi su una storia vera, la regia di Waller non ci fa percepire quasi nulla del reale dramma sia dei bambini prigionieri della grotta, sia dei familiari, per puntare tutto sulla spettacolarità costruita a tavolino sull'organizzazione dei soccorsi e su intoppi e problemi che distraggono più che renderci partecipi. Quasi un documentario con personaggi/supereroi (l'irlandese stratega volontario, il decisionismo dei militari) che smentiscono un po' la coralità della narrazione per un finale dalla patina moraleggiante e sentimentalistica. Una tragedia ridotta a entertainment.
Paulaster: Virzì decide di raccontare la vacanza estiva facendo agire i diametralmente opposti: prima si scontrano, poi si assomigliano e infine raccolgono i cocci insieme. Inizio scanzonato di introduzione che resta in superficie; poi il film migliora nei dialoghi e nell’aprire gli scenari singoli e chiude senza grandi sussulti. Un eccesso di figure e sottotrame non tutte riuscite crea un impasto disomogeneo. Merito comunque nell’aver abbandonato la battuta facile in favore di una piega più intimista e misurata.
Mickes2: Viaggio iniziatico di due bambini verso le soglie del mondo, introduzione a una vita con tante ombre e un piccolissimo spiraglio di luce dato dalla possibilità d'incontrare finalmente il proprio padre. Partecipe e struggente, è il racconto di due piccole, inermi anime di fronte alle grandi insidie dell'esistenza dove il lirismo poetico di Angelopoulos accentua la malinconia della distanza e la desolazione dell'assenza. Il durissimo prezzo della crescita fra delusioni e speranze, lealtà e soprusi, amore platonico e morte.
MEMORABILE: La dolentissima scena dello stupro; Il sofferto finale.
Puppigallo: I due protagonisti e, in parte, la pellerossa, fanno a gara a prendersi la scena; e questo giova alla pellicola, che sostenuta da un buon ritmo e vivacizzata dallo scontro privati-Compagnia, con contorno di indiani (qui più in versione pedine), fa sì che lo spettatore ne tragga beneficio. L'unico, vero punto debole è rappresentato dall'averla voluta colorare, rovinando così la naturale bellezza di alcuni scorci e rendendo improbabili certe immagini (la barca nella nebbia è quasi rosa). Comunque, nel suo genere, decisamente riuscito, grazia anche alla giusta dose di ironia.
MEMORABILE: Le zanzare "Grazie per averci creato, ma perchè dare agli uomini le mani e alle vacche la coda?"; Ciao dito; Freccia nel collo; "Scortati" dai Corvi".
Rigoletto: Che il film di Sordi indulga molto nel lacrimoso è fuor di dubbio, ma ha dei meriti: il primo è di averci regalato l'Albertone nazionale nel ruolo di vetturino (figura che a Roma conoscono bene) e la seconda, ben più importante, è che tocca un nervo scoperto di una società come la nostra, dove l'anziano viene spesso relegato ai margini, dove l'usa e getta vale anche per le persone, dove i sentimenti - anche se per un cavallo - sono trattati come fango. Per tutto questo dico "Grazie, Alberto!"; non tanto per il film, ma per il dono. **!
MEMORABILE: La crudezza del mattatoio lascia impietriti.
Coyote: Pellicola irrisolta: si vede lo sforzo del regista di cercare di uscire dai clichè del ritrovo dei vecchi amici troppo ben riuscito (dalle banalità sul tempo che passa e le cose che cambiano), ma alla fine gli spunti che potevano portare a un ritratto sulle ansie di generazioni problematiche si lascia trascinare, soprattutto verso la fine, verso un campionario del già detto e già sentito un po' deludente. Con un po' di coraggio in più avrebbe potuto essere un buon film, anche senza rifarsi per forza ai Compagni di scuola di Verdone. Peccato.
Modo: Commedia graziosa e frizzante realizzata con cura. L'esuberante Sophia Loren fuggita dal padre diventerà governante di tre bimbi decisamente pestiferi dopo la morte della loro mamma. Il papà interpretato da un brillante Cary Grant presto ne sarà attratto. Il tutto si sovolge su una casetta galleggiante e piena di insidie. Old style ma sempre gradevole.
Sircharles: Il film avrebbe bisogno di un'ulteriore visione per essere pienamente apprezzato. Forse perché non è una commedia destinata a strappare la risata facile, ma un'opera elegante e complessa che, su una vicenda surreale con risvolti più seri che esilaranti, innesta elementi di divertimento grazie alla dimensione caricaturale data al contesto malavitoso, alle angherie vagamente fantozziane subite dal protagonista e alle sue illusorie rivalse, e all'intesa comica fra Salemme e le sue spalle, soprattutto lo sciroccato Guerriero. E non mancano nemmeno, qua e là, pillole di amarezza.
Licenziata dal set di un horror di serie Z per essersi rifutata di farsi strappare la camicetta dal killer, l'aspirante attrice Dana (Tom), spiantata commessa d'un bar, si ringalluzzisce quando il suo nuovo agente le trova un ruolo... insolito: dovrà sostituire una donna d'affari (Ullerup) a un meeting di lavoro accompagnandone lì il marito (Bacic), visto che quella deve essere nel contempo altrove a un altro appuntamento irrinunciabile. Scelta per la sua somiglianza, Dana studia le movenze di chi dovrà impersonare assicurando alla coppia di ricchi signori che non...Leggi tutto riferirà del suo compito a nessuno. Quando in Italia succede una cosa del genere è per offrire la falsa moglie in pasto al businessman maialone di turno (LA MIA SIGNORA, RIMINI RIMINI) in sostituzione di quella vera, ma qui siamo nel tipico thriller televisivo canadese Anni Dieci e fin dal titolo si capisce che le intenzioni di chi assume la protagonista sono ben altre. Tanto è vero che, una volta terminata la performance, Dana rischierà più volte di essere ammazzata da un sicario pasticcione (di quelli che possono esistere solo su schermo) trovandosi a dover fornire ampie spiegazioni al detective che si occupa del suo caso (Palffy). Soprattutto perché la coppia di imprenditori che l'aveva assunta per la sostituzione di persona nega recisamente di averla mai vista e il suo agente mediatore fa una brutta fine... Sola contro tutti Dana prova quindi a far luce in qualche modo sul caso scoprendo molti altarini... Nicholle Tom è la tipica “diva” necessaria a dare un senso al casting di prodotti simili: per anni è stata la figlia maggiore nel telefilm LA TATA, ha preso parte ai primi due celebri capitoli di BEETHOVEN e tanto basta al pubblico americano per riconoscerla e incuriosirsi: non che brilli particolarmente né che sia così avvenente, ma ha una sua strana spontaneità che la rende credibile nel ruolo della ragazzona spaurita e ingenua. E' quel che serve e, almeno nella prima parte, grazie anche a una regia che mantiene un discreto ritmo, la storia può intrigare. E' dalla metà in poi, quando cioè è il momento di sfoderare l'intreccio giallo della trama, che le cose peggiorano visibilmente: la sceneggiatura si fa confusionaria, si perde di vista la logica, i personaggi mostrano la loro scarsa consistenza e ci si avvia a un'ultima parte in cui subentra malauguratamente l'azione (maldestra, come quasi sempre in questi casi). Al punto che la soluzione arriva rotolando insieme al resto quando buona parte dell'interesse è scemato e non si vede l'ora che tutto si concluda nel modo più rapido possibile. Anonimo nel complesso, un film che non si fa ricordare per nulla di caratteristico o singolare: pura routine televisiva. E poi è dai tempi di BLOW OUT che davvero non se ne può più degli incipit con la donna in fuga che strilla e il regista che dalla sua sedia grida "Stooop!" rivelando la troupe alle spalle e la finzione scenica...Chiudi
Vito: Bellissimo film di guerra sulla figura del generale Patton, eccentrico e megalomane ma dotato di una grande capacità di comando e determinazione che lo porteranno a infliggere numerose sconfitte all'esercito nazista. Straordinario George C. Scott nella sua interpretazione (che gli fece vincere un Oscar che rifiutò), monumentale la regia di Schaffner su sceneggiatura di Coppola. Dallo sbarco in Sicilia all'Offensiva delle Ardenne una pellicola epica e intensa che non annoia mai.
MEMORABILE: Patton insulta gli ufficiali sovietici durante le celebrazioni; Il discorso verso il finale con Patton che prevede l'inizio della Guerra fredda.
TomasMilia: Epigrafe del cinema che fu. Il film odora di cadavere da tutti i pori: Milli, Calandra, Cassio e Montanaro e Roncato sembrano usciti dall'ospizio. La televisione entra prepotentemente nel cinema sia nella scelta dei non-attori presi dai vari reality (Milo del GF, Alfieri da Campioni e altri) sia come metodo di ripresa, di ritmo. Banfi non è malvagio ma ormai è legato al patetismo alla Nonno Libero. Le gag sono trite e ritrite, riprese dall’originale nonostante si siano messi in 6 a scrivere la sceneggiatura. Troppe apparizioni calcistiche.
Thedude94: E' un Godzilla tutto sommato niente male quello realizzato dal buon Edwards, il quale attraverso una messa in scena opaca, scura, con toni rossastri, ci presenta il mostro più famoso del Giappone in compagnia di altre due creature misteriose. La storia dei protagonisti non è però molto avvincente; l'enfasi la si vive specialmente all'inizio con il bravo Cranson, ma successivamente Johnson non convince per nulla. Gli effetti speciali sono notevoli, così come le scene d'azione che ci vengono mostrate dopo attese ben registicamente ben congegnate. Un rilancio del franchise che ci sta.
Ultimo: Film americano leggero leggero ma ben riuscito, incentrato sulle vicende e sull'amore tra la Wood e Speedman, entrambi ben calati nella parte (lui che spesso visita le carceri, lei che vive in un ospedale psichiatrico...). Ci sono sia momenti divertenti (lei a casa dei genitori di lui...) che scene più tristi e malinconiche. Nel complesso niente male.
Puppigallo: Ma sì, si sputi pure su Starsky e Hutch, tanto le nuove generazioni mica li conoscono. E così ecco pronto un film dove i due diventano una sorta di clown un po' schizoidi, non tenendo neanche minimamente conto delle vecchie caratterizzazioni (troppo difficile) e facendo un mischione dei loro originali caratteri. Di vero rimangono solo, la camminata di Starsky, molto ben riprodotta da Stiller e la mitica Gran Torino. Huggy è impresentabile come pseudo pappone con guardie del corpo e il cattivo è un pirla e basta. Buffonata con rarissimi momenti apprezzabili.
MEMORABILE: L'esempio del Lussemburgo fatto dallo sgherro colto ("Gli ha smontato la coda"); Equino crivellato di colpi.
Hackett: Concreto film di guerra che come altri celebri predecessori riesce a coinvolgere lo spettatore nello sconvolgente viaggio personale di un giovane soldato, partito con entusiasmo e sete di eroismo e finito a strisciare nella melma di un conflitto che ha ben pochi motivi di orgoglio. Ottimi interpreti praticamente sconosciuti, regia solida asciutta e molto abile nelle scene di tensione.
Reeves: Oliver Stone propone un documentario a tesi nel quale trovano ampio spazio le tabelle e le considerazioni degli scenziati che sono favorevoli al nucleare. Purtroppo manca in modo anche abbastanza evidente l'altra campana e cioè i disastri tipo Chernobyl, ai quali si accenna soltanto senza approfondire come forse sarebbe necessario. Il fatto di essere un film esplicitamente di propaganda appesantisce e rende poco credibile il tutto.
Fabbiu: Con la produzione del secondo Conan c'è un evidente intento di smorzare la violenza notevole del primo e di attenuarne i toni in chiave di "favola epica" più leggera; lo stesso Arnold viene "umanizzato" e reso più divertente (si ubriaca, fa qualche espressione e battuta buffa) e viene accompagnato da nuovi alleati, tra cui un "simpaticone" (il ladruncolo); la guerriera nera (Grace Jones) è invece di tutto rispetto, un personaggio che sembra uscire dai fumetti di Buscema. Le atmosfere epiche sono ancora gradevoli ed efficaci.
Markus: Un po' tardivamente, quando ormai il boom de "Il milanese imbruttito" che qualche anno fa impazzò sulle pagine di Facebook e non solo si è un po' ridimensionato per ripetitività, se ne ricava un film che ahimè rincorre… questa fase declinante. Un fiacco canovaccio, che vede il nostro sganciare "350K" per un baretto su una spiaggia sarda con l'incontro/scontro coi "locals", fa da cornice a una vicenda che strappa qualche sorriso ma non la risata tanto attesa. Lanzoni, dal canto suo, replica il compianto Nicheli "Dogui" in una forma Anni 2000. Conviene chiuderla qui.
Daniela: Dopo dieci anni di assenza, un uomo torna per eliminare chi gli ha inflitto un grave torto la cui entità viene progressivamente rivelata attraverso vari flashback fino a ribaltare nell'epilogo la prospettiva con cui inquadrare l'intera vicenda. Strano film: da un lato può contare sul fascino esercitato dal tema della vendetta, dall'altro straccia la possibilità di empatia con il protagonista mostrandone la spietatezza criminale anche prima del fattaccio. Il risultato è discutibile, twist finale compreso, ma gli attori sono in parte e alcune sequenze colpiscono per la loro ferocia.
Zuni: Asylum: se la follia delle loro idee fosse direttamente proporzionale all'effettiva riuscita dei film sarebbe la più grande casa di produzione esistente. Invece niente da fare e quindi prendere una creatura assurda, inserirla in un contesto che più imbecille non si può, rubare qua e là da prodotti similari più ricchi ma senza esagerare su gore e nudità. Va apprezzato che almeno questa volta non compaiono i soliti set dei loro film, ma la grammatica cinematografica è come sempre inesistente e i tocchi di humour volontario fanno più danno che altro.
Cotola: Prodotto Disney, più moderno ed abbastanza diverso dagli standard della casa. Furbetto e non meraviglia poiché dirige un futuro marpione come Howard, il quale però
già mostra buona professionalità e discrete capacità tecniche. Insomma una favoletta
contemporanea senza infamia e senza lode.
Samuel1979: Un film a metà strada fra realtà e immaginazione, una storia fiabesca in cui tre ragazzini, con stupore e innocenza, intraprendono un viaggio simbolico verso lande sconfinate. Il regista affronta con discreti risultati il tema della purezza infantile come antidoto contro i veri pericoli della società moderna affidandosi alla buona prova dei giovani attori. Bene Somma nelle vesti di un simpatico giullare.
Daniela: A distanza di 30 anni dal prototipo e bysassando i due capitoli seguenti, questo Candyman si pone da un lato come sequel per quanto riguarda i personaggi e dall'altro funziona come reboot spostando l'attenzione dal senso di colpa dei bianchi alla necessità per i neri di non dimenticare i torti subiti relegandoli nel passato. Il risultato è un film "politico" non del tutto riuscito ma interessante che nell'affidarsi all'ellissi nelle parti più orrifiche limitando lo splatter, propone alcune soluzioni visivamente eleganti.
MEMORABILE: Bella la rievocazione delle vicende del primo film attraverso la tecnica delle ombre animate.
Myvincent: Una commessa qualunque si divide tra un ragazzo simpatico ma squattrinato e un over-cinquantenne danaroso. Per fortuna alla fine vincerà l'amore. Commedia divertente senza tante pretese, se non quella di offrire qualche ora di svago e qualche situazione esilarante, specie quando entra in scena Jason Schwartzman, dal viso da monello irresistibile.
Rambo90: Dramma molto realistico, che rifugge lacrime facili e spettacolarizzazioni del dolore. Delicato come l'interpretazione sentita e naturale di Affleck (ma il giovane Hedges non è da meno). Non manca una certa ironia, ma è appena accennata nei dialoghi e mai forzata, così come la serie di disgrazie narrate in flashback appare possibile e non troppo esagerata. A non incidere è però la regia, che rallenta il tutto fino a rendere letargici alcuni momenti e appesantendo un film altrimenti fantastico. Comunque da vedere, con musiche bellissime.
Lucius: Potrebbe essere proiettato in un cinema a luci rosse, se solo fosse insertato di qualche sequenza hard. Al centro della storia un hotel lussuoso e lussurioso con festini hard di ogni genere, pronti a soddisfare le voglie più segrete di clienti internazionali, meno le aspettative di qualche cinefilo (non troppo avvezzo a certo cinema). Coercizioni, scene lesbo, droga, orge e perdizione, ce n'è per tutti i gusti o quasi. Benvenuti a Rio Amore.
Fabbiu: La solita ragazzata degli American Pie che ogni tanto sono costretto a sorbirmi; ben girato e sceneggiato, ma è così diretto e primordiale che non si sforza minimamente di introdurre particolarità ed elementi che potrebbero piacere allo spettatore più diverso, no; si limita ai soliti teenager e il loro arrapamento, alle belle donne e ai più classici canoni della goliardia. Rendersi conto di quanta pena faccia la scena con gli pseudo maggiordomo, cameriera, poliziotta. Perfino il paradossale diventa non convincente...
Puppigallo: L’unica, vera novità in questo cartone è che Lupin restituisce, invece di rubare. Troppo poco, direi. Per il resto, il disegno è decente (per chi si accontenta), ma tutto finisce troppo spesso in burletta e Lupin non era così sciocco (lontano anni luce dal buon, vecchio, inimitabile originale). Persino Goemon non ha molta dignità (roba da matti). Non parliamo poi di Zenigata, lì solo per farsi prendere per i fondelli, o esplodere con palazzi vari. A parte uno scontro sul ponte e il finale sulla torre, è quasi tutto mediocre e un po’ scemo.
MEMORABILE: Jigen a Lupin: "Sii serio almeno cinque minuti al giorno".
B. Legnani: Sciocchezzuola con varie cadute, ma anche con qualche momento divertente (il gol al 90’ a Firenze, Gullotta che ferma i cani, Margheritoni stupito che D’Annunzio abbia dedicato un libro alla figlia del calciatore Iorio...). Il voluminoso Roncato è talmente assurdo come calciatore che vederlo in maglietta e calzoncini fa quasi ridere. Coligno (Ciardo) richiama Scopigno, Beccaceci è chiaramente il presidente Rozzi. Fra gli italiani a Francoforte c’è, non accreditato, Omero Capanna.
Minitina80: Nonostante il titolo non c’è molto di speciale e quelle sensazioni che richiamavano alla mente Incontri ravvicinati del terzo tipo e lasciavano ben sperare, vengono in gran parte disattese. Al termine della visione resta addosso un’idea di incompiutezza, non trovando la storia un senso compiuto nell’epilogo. Sfiora le due ore nelle quali si assiste esclusivamente alla fuga del bimbo, senza riuscire a coinvolgere sotto nessun punto di vista. Troppo poco perché l’interesse duri a lungo e la noia non prenda il sopravvento. Un’occasione mancata.
Dusso: Non convince molto il mix dei due generi affrontati, rispetto ad altri film che procedono nella stessa direzione. La parte action, davvero molto violenta e a volte splatter, fa da contrapposizione a una parte comica affidata, più che a Mila Kunis, alla divertente ed esilarante Kate McKinnon. Purtroppo però non sempre le due componenti si amalgano bene come era lecito sperare.
Redeyes: Gradevole commedia sui nostri bamboccioni all'ennesima potenza. Va riconosciuta alla pellicola una regia pulita e al cast una recitazione piuttosto realistica. Si apprezza un Facchinetti che non sbraca (e non ci avrei scommesso niente) e un Abatantuono decisamente a suo agio in questi ruoli. Certo non credo ne parleremo sognanti fra anni, anche perché la sceneggiatura va esattamente dove penseremo andrebbe a finire, ma quantomeno abbiamo trascorso una serata leggera e simpatica.
Paulaster: Fumettista si invaghisce di una ragazza schizofrenica. Melodramma amoroso in tinte psichiatriche in cui Gazzara sembra non capirci granché con le variazioni umorali della Muti. Lei ha un ruolo sfaccettato a cui riesce dargli un senso di credibilità, anche se le numerose nudità non sempre funzionano. Anche qualche snodo, soprattutto con l'altra donna e i pareri del medico curante, rimane incollato alla vicenda. Qualche scena forte e un finale non scontato, che rimane impresso.
MEMORABILE: L'aggressione delle degenti; Gli scarafaggi; I capelli rasati e la faccia di Gazzara.
Herrkinski: Vicenda ambientata in Campania che vede la tresca tra un dentista e la sua vicina di casa; i toni sono quelli tipici della pochade d'epoca, tra mogli bigotte (una Vukotic molto brava, che si esibisce addirittura in un inedito topless), mariti burberi, famiglie invadenti e vicine di casa procaci (la Bouchet in un ruolo tipico). Qualche trovata simpatica (i walkie-talkie intercettati), qualche nudo, risate a denti stretti; Montesano fa quel che può ma non è certo al suo meglio e l'intrigo amoroso paesano era troppo sfruttato in quegli anni. Poco originale e moderatamente divertente.
Cotola: La notte brava e sempre più balorda di Dani, gran bravo ragazzo ma anche grandissimo idiota. La prima parte, sebbene non imprevedibile, è ancora accettabile: i ritmi sono discreti, il crescendo è ben gestito e l'interesse non latita del tutto. Dopo il fattaccio però le cose cambiano e la sceneggiatura - con finale tremendo - imbocca strade di rara insulsaggine e inverosimiglianza (con il protagonista che inanella una sciocchezza dietro l'altra) che fanno gridare allo scandalo. Per non parlare, come già detto, di quel finale lì, per giunta pure monco.
MAOraNza: Horror rurale ambientato nel New England di fine '600, "The Witch" è un viaggio piscologico nella follia che stravolgerà l'esistenza di una famiglia di coloni pellegrini, condito da una clamorosa fotografia e una regia sapiente per l'intera durata della pellicola. Attori eccezionali, scrittura al top: la tensione corre latente, monta, si deforma ed esplode a tratti fino al gran finale, forse un po' sbrigativo e "distaccato" dal resto. Rimane comunque un gran bel film.
Pigro: Avrà creduto di essere lirico o epico, e invece gli interminabili scorci dei paesaggi (bellissimi) o le lunghe sequenze diluiscono il nerbo della storia (lei tradisce lui con un militare: ma quest’ultimo è inglese e siamo in un villaggio di irredentisti irlandesi) rendendo estenuanti le oltre 3 ore di visione. La narrazione troppo basata su attesa e sospensione non si addice al melodrammatico Lean, che - non pago - ci aggiunge una musica inopinata di fanfare e accenti pseudo-felliniani. Un’ora di meno (minimo), e il film sarebbe decollato.
Deepred89: Intersessualità all’italiana in un dramma che il solito intimismo tutto sguardi stravisti e meccanici e simbologie da quattro soldi (a partire dall’immancabile acqua) demoliscono scena dopo scena. La regia inciampa tra sterili velleità estetizzanti (peraltro la fotografia è quello che è) e momenti di totale grossolanità (la seduta Polselli-style sui problemi sessuali), vanificando l’impegno della protagonista e un copione che qua e là possedeva pure qualche spunto interessante. Solo le (probabilmente involontarie) prurigini sparse tengono desti.
MEMORABILE: La scena, molto anni settanta, con la protagonista e l'amica che si commentano e si toccano i seni a vicenda.
Ultimo: Pur apprezzando Brignano, devo dire che non ho gradito molto il film, a causa di una sceneggiatura piuttosto limitata e a una prima parte che stenta a decollare. E dire che l'idea di base non era male (lui, in crisi economica, decide di aprire un'impresa di pompe funebri in un paese di soli anziani...), ma probabilmente avrebbe meritato uno sviluppo migliore. Si salva giusto l'ultima parte, anche grazie al talento di Burt Young.
Geppo: Spensieratezza, tante belle canzoni, balli, feste, spiaggia e mare sono gli ingredienti di questo film, che tutto sommato si lascia vedere con piacere. Racconta di un'estate negli anni '60 (anche se a rivederlo oggi ricorda più l'estate degli anni '80) e nel cast figurano grandi caratteristi come Mario Carotenuto e Gianni Agus (qui davvero bravi). La colonna sonora è curata da Edoardo Vianello, Peppino Di Capri e Little Tony, presenti anche nel film nella parte di loro stessi. Ci sono anche Carmen Russo e un giovanissimo Sebastiano Somma. Non è male.
MEMORABILE: La telefonata di Olimpia Di Nardo. Little Tony che canta "Tutti frutti".
Saintgifts: Scenari stupendi e un fiume protagonista e metafora della vita. Il film tocca diversi tasti: avventura, amore, lealtà, coraggio, esperienze che fanno crescere, tutto per portare a un finale che già si sospetta fin dall'inizio. Marilyn è brava e canta bene la bella canzone che è anche il vero titolo del film. Buone trovate, come le rosse scarpette che si salvano da tutte le vicissitudini sul fiume per essere abbandonate alla fine sulla strada a significare l'inizio di una nuova vita. A parte alcune lentezze e alcune frettolosità, un buon film.
B. Legnani: Faticosa vicenda nel Varietà dei primi tempi del secolo scorso, che stenta a decollare e che, una volta fàttolo, si perde in dispersioni che stancano. Quasi inspiegabile il clamoroso successo di pubblico. La Koscina mostra le tette, la Vitti non ci pensa neanche. Deludente.
Homesick: Insieme alle canzoni di Little Tony, i tre soggetti del titolo sono puntualmente trattati secondo i prevedibili canovacci del musicarello militaresco; tuttavia la sceneggiatura di Amendola e Corbucci accelera e si insaporisce con l'introduzione di personaggi particolari, come il vecchio ufficiale di Geri, l'esaltato regista di Leoni, la cicciona forzuta della Baralla e Montesano che si produce in un'ottima imitazione di Franco Franchi. Per far nascere il flirt tra Fangareggi e la Agren il latino si rivela lingua universale e imprescindibile...
MEMORABILE: Montagnani e Amendola che cercano invano di farsi riformare; l'imitazione di Franco Franchi.
Enzus79: Storia scritta dal regista greco con uno dei migliori autori italiani quale è Tonino Guerra. Purtroppo il risultato non è eccellente ma solo buono. La bella poesia non manca, ma il film risulta un po' troppo ripetitivo. Belle le musiche di Eleni Karaindrou.
Ziovania: Nel film ci sarebbero anche degli ottimi numeri musicali ("My heart belongs to daddy" e "Specialization" tra le altre) ma la storia, rivista oggi (spiace dirlo), è piena solo di becero maschilismo. Fatta fessa dal miliardario, quando Marilyn si trova intrappolata con lui nell'ascensore non trova di meglio che appoggiare la testa con fare sognante sulla sua spalla, felice di liberarsi delle difficoltà della vita. Oh boy! La "guerra dei sessi" (almeno al cinema) ha visto momenti migliori.