Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Lou: Commedia all'italiana in terra brasiliana, con Abatantuono al centro della scena dall'inizio alla fine: forse un po' troppo, tanto che alla lunga anche il simpatico linguaggio brasiliano maccheronico di "Ziu Belo" stenta a strappare sorrisi. La sceneggiatura inoltre è un po' debole, con vicende banali, molti luoghi comuni sull'italiano all'estero e scontate ambientazioni da cartolina nei luoghi più gettonati di Rio. Insomma, si poteva fare di meglio, anche se Abatantuono sa sempre essere divertente.
Saintgifts: Con un po' di fantasia e con l'aiuto della storia dei governi, simili in tutte le epoche, non è difficile adattare la politica contemporanea (degli anni del film) alle vicende di un passato che ha fatto storia. È quello che è stato fatto dagli sceneggiatori di questo Nerone, una sorta di avanspettacolo monotematico non del tutto riuscito ma che forse il tempo ha in un qualche modo rivalutato. Cast ricco che aiuta a non soffermarsi troppo su alcuni personaggi e offre la possibilità di trovare del buono qua e là. Curioso.
B. Legnani: Quello che si dice un buon film. Personaggio straordinario, quello di Ganz, al punto che, non appena appare sulla scena, viene da sperare che parli sùbito. Brava la Maglietta, bravo Catania e su buoni livelli pure gli altri. Come sempre, queste storie sono difficili da chiudere in maniera impeccabile (io, benché sia un po' stanco dei finali aperti, avrei chiuso con l'arrivo di Ganz al supermercato), ma la leggerezza, la simpatìa, la declinazione originale di una cosa non nuova ne fanno opera che non merita meno di tre pallini. Sorprendenti richiami a L'Atalante di Jean Vigo (1934): un caso?
MEMORABILE: Ogni frase di Ganz, che tocca il culmine declamando l'Ariosto.
Cangaceiro: Per almeno metà film si assiste a due storie in una, così chiaramente distinte che sembrano non doversi incrociare mai. Al tirar delle somme tutti i nodi vengono al pettine, con la sceneggiatura che regge l'urto delle oltre due ore di durata riempite da tanta carne al fuoco di ogni tipo (dal thriller al fantastico, passando per una spruzzata di horror). La descrizione dei Lupi grigi che sta alla base di tutta la vicenda è scavata sufficientemente a fondo. Il cast quasi interamente francese è anonimo anzichenò; ci pensa Reno a catalizzare l'attenzione.
Pinhead80: La maternità surrogata è un tema molto scottante in Italia e in questo film viene trattato con le giuste accortezze, senza schierarsi troppo da una parte o dall'altra della questione. Michela Andreozzi confeziona un film ben interpretato da tutto il cast che è una dichiarazione di libertà a tutto tondo. L'opera, pur essendo considerata una commedia, offre spunti di una notevole drammaticità che viene ogni tanto mitigata da qualche battuta di Lillo. La seconda parte è però tirata un po' troppo per le lunghe e il finale lo si vive come momento liberatorio.
Anthonyvm: Giovane infermiera a domicilio viene costretta dal rapitore di sua figlia a sequestrare un paziente che sta curando; salteranno fuori impreviste rivelazioni. Film TV canadese diretto con criterio ma poggiato su uno script instabile: una volta messi insieme i pezzi del puzzle, ci si rende conto che non tutte le forme combaciano e numerosi passaggi, oltre che implausibili di per sé, non trovano una giustificazione opportuna. Si salvano un paio di inattese sgommate adrenaliniche (la nonna che d'impulso minaccia di soffocare l'uomo che ha in custodia) e la tragica figura della Frankle.
MEMORABILE: La Frankle piange sul coniglietto di pezza della figlia morta; La verità sul paziente; L'infermiera nella casa del rapitore; Il finale nel fiume.
Alex75: Carlei tratta un tema difficile evitando la trappola della retorica (soprattutto nello scarno, quasi brutale, incipit sull’Aspromonte), ma non riesce a rifuggire dal sentimentalismo (evidente nella seconda parte, costellato di ingenuità narrative e snodi piuttosto prevedibili, con un finale discutibile). L’esordiente Colao ha lo sguardo giusto, ma nel resto del cast l’unico a incidere (pur vedendosi poco) è il maestro d’armi Borgese. Notevole, quasi calligrafica, la cura della fotografia.
MEMORABILE: Lo sterminio della famiglia Putorti; La tavolata finale.
Giùan: Scialbo tentativo di reiterare l'ottimo successo (in termini di incassi ma anche di divertimento) del precedente, ma il fratello Bruno (coadiuvato da Capitani) rende pessimo servizio al più scaltro Sergio: ritmo letargico con gli episodi non più raccordati ma "chiusi e finiti"; cast modestissimo e mal assistito: tra le belle c'è solo la Clery e si intravedono le "qualità" della giovane Ferilli, nel settore maschile grandi solo i presunti rincalzi Micheli, Pappalardo e D'angelo Vù cumprà. Visione pomeridiana desolante al Nuovo di Bisceglie: zero risate!
Galbo: Non particolarmente conosciuto, è un western meritevole di visione; la storia non è originale ma è ben svolta, nel rispetto dei canoni narrativi dei classici film del genere. I personaggi sono ben caratterizzati e il regista adopera adeguatamente gli spazi, conducendo la vicenda con un buon equilibrio tra la parte d'azione e quella maggiormente intimista. Buona la prova degli attori.
Giùan: Adattando molto liberamente una commedia di Anna Bonacci su cui aveva già lavorato Camerini, Wilder dipana l'intreccio amorale del film sui canoni d’una certa elementare "italianità" (vi tornerà nella parentesi ischitana) con cui in qualche modo rende tanto più essenziale quanto feroce il suo discorso sulla sempiterna società maschilista (la gelosia, l'ansia del successo, le canzonette, Dino Martin, la provincia, la moglie che si prostituisce e la prostituta santa). Non brilla per scorrevole asciuttezza e Walston non ha la grinta del ruolo ma resta opera inquietantemente ammonitrice.
MEMORABILE: L'ombelico della Novak; Felicia Farr; L' "aitante" Cliff Osmond.
Reeves: Continuano le avventure del simpatico maresciallo e della bella bersagliera, con un tocco di drammaticità in più ma sempre tanta intelligenza e divertimento. Non c'è un solo dialogo inutile, non un solo personaggio superfluo. Si racconta un'Italia che forse non esisteva neanche allora, ma lo si fa con gran classe e attraverso una narrazione perfetta. Grande successo di pubblico.
Tarabas: Laureato di belle speranze finisce a fare il pony express in vespetta per sbarcare il lunario. Per un equivoco, rischia la galera per scippo ma poi si innamora della vittima. Filmetto senza pretese che cerca un pubblico 20-30nne usando Calà come ariete e alcuni buoni caratteristi. Benvenuti (senza i Giancattivi) è un ragioniere piuttosto singolare. La Ferrari è bella ma scarsa. Di grana grossa alcune gag (specie quella sul set del film hard). Innocuo.
Motorship: Commedia francese riuscita anche se non del tutto che tratta in maniera ironica ma anche riflessiva e romantica l'innato e irrisolto tema dell'essere-apparire (con tutto ciò che ne consegue). L'idea di base è davvero ottima, originale e quasi geniale, peccato che la sceneggiatura e la ripetitività di certe situazioni non facciano sì che l'idea stessa sia pari all'esito finale della pellicola. Nonostante tutto il film è guardabilissimo, anzitutto per merito dei protagonisti (il versatile Dujardin e la sempre bella e convincente Efira).
Dusso: Teen movie inaspettatamente molto divertente, frizzante e con una protagonista (Mae Whitman) perfetta (anche il belloccio maschile di turno recita meglio del solito). Diciamo che vale la pena darci un'occhiata per gli amanti del genere perché è sicuramente meglio di tanti prodotti visti negli ultimi anni. Peccato per il doppiaggio di alcuni personaggi (pessimo quello di Casey). Qualche canzoncina non è niente male!
Capannelle: Nel genere demenziale è difficile trovare opere da ricordare e anche questa non fa eccezione; anche perché, visti gli interpreti, era lecito aspettarsi di più. Vuoi per la sceneggiatura prevedibile, per la mancanza di comprimari veramente originali (eccetto il poliziotto) o per il finale banale, il film non convnce. Per fortuna ci sono comunque cinque o sei situazioni grottesche che fanno ridere, tra le quali a esempio le foto con il cadavere alieno.
Piero68: Come per i cinepanettoni, negli anni 80-90 erano di gran moda i film cosiddetti "vacanzieri". Location preferita ovviamente Rimini. Il problema però è che questo Abbronzatissimi è sicuramente uno dei peggiori del filone. Per la sceneggiatura degli episodi,certo, ma soprattutto per la mancanza di gag valide. Anche il cast, seppure Di Francesco, Calà e Teocoli non siano proprio gli ultimi arrivati, sembra debole per tenere in piedi un film intero. Alla fine prevarranno solo il cattivo gusto e la noia mortale di alcuni passaggi. Marino ripetitivo.
Silvestro: Il mondo del calcio usato come contesto per parlare della storia di un uomo che deve fare i conti con la propria vita. Un film pieno di spunti e umanità affidato alle mani di un sapiente regista e valorizzato dall'interpretazione di un grande attore come Ugo Tognazzi. Nel complesso un film che si fa apprezzare sia dagli amanti del calcio (le scene in campo sono poche, ma l'atmosfera calcistica è ottimamente riprodotta) che dagli appassionati del buon cinema.
Ciavazzaro: La fiction presenta un caso di malagiustizia all'italiana (e su questo è di sicuro veritiero), con Fiorello scambiato per uno spacciatore di droga. Ovviamente il livello filmico è sottozero e le recitazioni abbastanza penose. Poi ovviamente la fiction è ovvia e si sa già come andrà a finire.
Stefania: Diciamo subito che il titolo italiano è la cosa peggiore del film. Che, comunque, è brutto. Una commedia rosa, anche se di cassetta, ha qualche pregio se riesce a farti simpatizzare, anche superficialmente, con i protagonisti: qui non si può, perché Ike e Maggie parlano e si comportano con una stupidità irritante. L'ambientazione nel paesotto è sgradevolmente finta, sono finti i litigi, le lacrime, e la felicità finale. In confronto, Pretty Woman era di una genuinità commovente. E poi, Gere non è un po' stagionato per queste storielle rosa?
Siska80: Produzione palesemente ambientalista, racconta delle peripezie che una sorta di Tarzan in gonnella affronta per salvare dalla distruzione la giungla amazzonica. Nonostante la trama non particolarmente originale, il film è inappuntabile dal punto di vista di grafica e animazione, gode di un ritmo costante, presenta personaggi simpatici (in special modo le due guide spirituali), una protagonista graziosa (fragile e nel contempo tosta) e un finale che scalda il cuore. Adatto a tutta la famiglia, merita un plauso anche per il doppiaggio italiano accurato. In definitiva buono.
MEMORABILE: La tartaruga gigantesca; Il disboscamento.
Puppigallo: Un po' troppo costruito e recitato, questo drammone della montagna, alla fine, è ridotto a pellicola dove la gente muore (come è tristemente giusto che sia) per mancanza di ossigeno, congelamento, stupidità, cocciutaggine e così via. Gli attori comunque se la cavano, c'è qualche bella panoramica, o veduta dalle cime; e la carenza di ossigeno è piuttosto ben resa. Il resto non rimane più di tanto impresso nella memoria, compreso il collegamento radio col morituro. Naturalmente, c'è spazio anche per un piccolo miracolo. Discreto.
MEMORABILE: L'attraversamento del ponte, dove uno dei protagonisti potrebbe lasciarci subito le penne; La respirazione con polmoni distrutti e poco ossigeno.
Magi94: Certo se a sfidarsi non ci fossero stati De Niro e Pacino il film sarebbe stato un fiasco colossale. Invece ne vien fuori un'opera convincente, in cui le parti più interessanti sono proprio i duelli tra le due star hollywoodiane fino all'epico finale. Bisogna però dire che l'eccessiva lunghezza appesantisce un po' il tutto e questo è un peccato, perché a dispetto del titolo le oltre due ore tendono a far raffreddare la vicenda, mentre un ritmo più serrato avrebbe coronato il film come avrebbe meritato. Ottima la fotografia notturna.
Pigro: Il sequel del Presidente trasforma il protagonista in premier di una litigiosa coalizione che fotografa in tempo reale la situazione politica italiana: una parodia dei tre partiti maggiori con slogan e atteggiamenti quasi fotocopiati da una ben più comica realtà. Accumulando i difetti ma non i pregi del precedente, il film non ha il coraggio della satira, si limita alla caricatura e plana decisamente sulla commedia più piatta e trita, innocua e qualunquista, dai meccanismi forzati e dalle battute poco ficcanti nonostante gli sforzi. Evitabile.
Minitina80: Thriller dozzinale che non lascia una buona impressione a causa di limiti evidenti che non passano inosservati, come il livello davvero basso della scrittura. Basti pensare alla relazione amorosa tra Douglas e la Basinger, che costituisce un esempio lampante di quanto sia poco rifinita e improbabile nei contenuti. La parte migliore riguarda le scene d’azione che possiedono almeno un buon ritmo, consentendo di dimenticare la banalità della trama raccontata. Ne consegue una mancanza di spessore che non gli permettere di essere preso troppo sul serio.
Enzus79: Dopo Casanova '70 ecco un altro film di Mario Monicelli che mi ha deluso, anche se qui c'è una bravissima Monica Vitti (il resto del cast è nullo). La seconda parte è quella che annoia di più. Musiche poco appropriate. Candidato all'Oscar per miglior film straniero (?).
Enzus79: Paul Higgis, oltre che un ottimo sceneggiatore, si dimostra anche un buon regista. Anche se ha preso spunto da una storia vera, si vede che gode di una buona fantasia per colpire. Se poi ci mettiamo le ottime interpretazioni di Jones e Theron il gioco è fatto.
Ciavazzaro: Sufficiente. Meglio di altre produzioni vanziniane recenti, ma i limiti rimangono e anche ben marcati. Ci sono Carol Alt (e questo rende gradevole per certi versi la visione), l'insopportabile Matteo dei Cesaroni e la Stella che fa la Pravo (dimostrandosi però un'orrenda brutta copia). Non tutto fa pena, ma il livello è medio-basso.
Magerehein: Film che ha la propria forza nei gestori dell'albergo: la Foster si addice al ruolo e il fu Batista fa simpatia. Il resto, tralasciando la poca originalità di fondo (la location rimanda a un film, certi fatti a un altro), è purtroppo imperfetto. I luoghi sono troppo bui, Day è superfluo e antipatico, Goldblum sprecato per quella parte e il suo "esercito" risibile (se quello è il boss più potente, gli altri cosa sono?). Tempi mal dosati, in quanto diverse scene importanti si risolvono in fretta, mentre certi dialoghi evitabili (Boutella/Day soprattutto) si protraggono. Difettoso.
Siska80: Un ragazzino, accompagnato da cane e pappagallo parlanti, si improvvisa detective contro un magnate cattivo. Fiabesca commedia da vedere in famiglia per respirare un po' dell'ingenuità che trasuda: ok, è una produzione a basso costo (tanto che gli animali in questione discutono a muso/becco chiuso), ma risulta sin da subito accattivante e non solo per merito del simpatico piccolo protagonista, visto che anche il resto del cast svolge un buon lavoro e pare divertirsi a dar vita a personaggi alquanto singolari. Il ritmo abbastanza regolare consente una visione "tutta d'un fiato".
Capannelle: Non è facile rifare Pinocchio e ne sa qualcosa Benigni, che in chiave filmica aveva partorito qualcosa di negativo. D'Alò riesce invece a coinvolgere lo spettatore puntando sulla reinterpretazione grafica del Mattotti, che in chiave quasi futurista riveste i personaggi e disegna paesaggi con grande personalità e su un sound in grado di dar corpo alle emozioni. Volendo trovare un difetto si può dire che proprio la somma di dialoghi e suoni è talvolta eccessiva e qualche pausa in più avrebbe aiutato a metabolizzare meglio le situazioni.
Daniela: L'amica scrittrice chiede a Poirot di aiutarla a risolvere un mistero di molti anni prima, quello di una coppia suicida, ma l'investigatore deve declinare perché già impegnato con la polizia per l'assassinio del direttore di una clinica psichiatrica. Durante le indagini, scopriamo che non si tratta di due casi distinti... Doppia trama, che rende l'intreccio particolarmente complesso, a tratti anche troppo arzigogolato, per un episodio curato ma non particolarmente memorabile, a parte il solito meraviglioso Suchet e le altrettanto meravigliose bianche scogliere di Eastbourn.
Taxius: Un gruppo di soldati si mette alla ricerca dei lingotti d'oro dei nazisti rimasti sepolti in un villaggio sommerso di un lago artificiale. L'inizio del film è interessante, molto veloce e adrenalinico e fa ben sperare; dopo poco però cambia direzione e si trasforma nella più classica caccia al tesoro. Tutto sommato ben realizzato e gli effetti speciali, per quanto non spettacolari, sono realizzati piuttosto bene. Le scene sott'acqua non sono eccezionali, come in generale tutta la seconda parte, ma nel complesso il film si fa vedere.
Galbo: Insolito documentario musicale realizzato dall'attore italo-americano John Turturro che muovendosi per i vicoli di Napoli "incontra" la storia musicale passata e recente della città. Va dato atto al regista di avere affrontato un repertorio non sempre "facile" e commerciale (si veda tra l'altro "Il canto delle lavandaie" del Vomero), ma di avere colto al meglio (e con sincerità) l'anima popolare di una città affascinante e difficile.
Caveman: Bateman e la McAdams sono scatenati in questa bella commediola nella quale un gioco di ruolo si trasforma in un vero e proprio incubo. Si resta comunque sempre su un versante soft e si punta (giustamente) sulla risata, piuttosto che sullo spavento. Il ritmo è serrato e le citazioni (da nerd) non sono inserite troppo a caso. Si ride spesso e volentieri; non è forse questo che si chiede a film del genere?
Cotola: Il solito filmetto alleniano degli ultimi anni: trama risaputa (con un finale che si intuisce quasi subito), pochi momenti e battute azzeccate, dialoghi poco arguti, poco convincenti e soprattutto ben poco divertenti. A tradire è anche il ritmo altrove più spigliato: qui invece ogni tanto fa capolino anche un po' di noia (nonostante duri solo 90 minuti) poiché la vicenda evolve lentamente. Risibili i riferimenti "seri" a filosofia e religione. I momenti migliori li regala il personaggio vanesio del mago (bravo Firth), specie quando duetta con la zia (bravissima Eileen Atkins). Mediocre.
Cotola: Brutto ed eccessivamente schierato tanto da irritare più di uno spettatore. Ma il
problema è un altro: quel che stupisce di più in negativo, infatti, non è solo lo schematismo di fondo, una grande superficialità, il cadere nei luoghi comuni quanto piuttosto quello di mettere in bocca a personaggi dell'immediato dopoguerra, "verità"
storiche e considerazioni ideologiche che non potevano essere figlie di quei tempi.
Grave caduta nella carriera di un Rossellini ormai sempre più lontano (e lo sarà purtroppo anche in futuro) dai suoi livelli.
Modo: Eccellente. Il capolavoro di Carpenter sia per la storia che per le immagini. Il regista oltre che al male insito nel mostro coglie le paure della natura umana quando questa non ha punti di riferimento e non trova sicurezza neppure nel Prossimo. Attualissimo (bastivedere le atmosfere di certi videogames di ultima generazione che prendono ancora spunto da questo memorabile lungometraggio). Il finale mi fa togliere mezzo pallino, ma solo perché mi sarebbe piaciuto essere rassicurato. Forse sono troppo banale io!
Nick franc: Commedia sexy girata quando il genere aveva già iniziato il suo declino. Girolami riesce a dare un discreto ritmo ma il cast non è ben amalgamato: la Siani e la De Ponti sembrano spaesate, Vitali e Ciardo come coppia comica non sono ben assortiti e anche le scene con i militari lasciano il tempo che trovano. Per fortuna ci sono Montagnani (che, anche se va col pilota automatico, risolleva un po' il livello del film con le sue battute) e una Mell bella e altera. La canzoncina dei titoli di testa e coda cantata da Ciardo e Vitali entra di diritto negli annali del trash.
MEMORABILE: Il rapimento della Siani; La battuta del manicotto; La roulette russa.
Michelino: Capostipite di un genere, lancia personaggi e vicende guardando a un taglio più realistico di ciò che potesse caratterizzare alcuni territori. Leone mette da parte i canovacci dei classici americani i buoni qui possono essere tali per la sola ragione di non ammazzare chi capita, i cattivi possono rivelarsi anche spietati o truci, senza pietà anche verso donne o bambini. Per rappresentare una novità, la trama è sufficientemente sviluppata senza complicarsi e il film raggiunge la "durata commerciale" di circa cento minuti, il più breve dei cinque western.
MEMORABILE: Durante il pestaggio, Clint già stremato, riesce a strattonare Esteban Rojo, che assiste allo "spettacolo" con una continua risata ghignante.
Piero68: Finiti i misteri "biblici" e terreni ci si affida a quelli extragalattici. Non ci sono più i nazisti cattivi ma subdole spie sovietiche in piena guerra fredda. Insomma, cambiano gli addendi ma la somma è sempre la stessa. Inseguimenti, sparatorie, duelli in punta di spada... Ford è invecchiato e lo è anche il suo personaggio. A tenerlo vivo però signori che si chiamano Spielberg, Lucas, Koepp per cui il prodotto è sempre di alto livello e si fa guardare piacevolmente.
Lucius: Potrebbe essere proiettato in un cinema a luci rosse, se solo fosse insertato di qualche sequenza hard. Al centro della storia un hotel lussuoso e lussurioso con festini hard di ogni genere, pronti a soddisfare le voglie più segrete di clienti internazionali, meno le aspettative di qualche cinefilo (non troppo avvezzo a certo cinema). Coercizioni, scene lesbo, droga, orge e perdizione, ce n'è per tutti i gusti o quasi. Benvenuti a Rio Amore.
Puppigallo: Sport e razzismo nell'America degli anni Sessanta sono il fulcro di questa storia vera, che fa capire quanto fosse difficile per una persona di colore farsi strada tra ottusità e pregiudizi. Peggio ancora nello sport, dove il tutto era amplificato dal pubblico e non solo. Per certi versi quella del protagonista sembra quasi una favola, visti gli sviluppi (la sua personale battaglia-scalata). Ma saranno poi realtà e destino a riportare coi piedi per terra. Una buona prova in generale degli attori fa sì che la pellicola scorra piuttosto bene, decretandone la riuscita.
MEMORABILE: La "leggera" ostilità con "un'ombra" di pregiudizio in Texas.
Herrkinski: Thriller d'impianto classico, ambientato nei meandri di un ospedale, nel quale la testimone di un delitto è rincorsa dai killer. Il sistema di chiusure automatiche, porte di sicurezza e reparti abbandonati avrebbe dovuto conferire almeno un po' d'atmosfera e tensione ma le possibilità vengono sfruttate poco e male; l'attenzione cala presto, il cast è incolore (su tutti Willis e Guttenberg, in apparizioni opache definibili "alimentari") e c'è una tale assenza di scene memorabili che il film si dimentica immediatamente dopo la visione. Si può evitare.
Silvestro: Pieraccioni ripropone, in modo abbastanza pedissequo, lo schema di quasi tutti i suoi film (l'ingenuo di buoni sentimenti che si innamora della bellissima di turno). Il film non sarebbe neanche tanto male (specialmente nella prima mezz'ora, in cui alle volte si ride di gusto), ma la totale mancanza di originalità nella scrittura è assai penalizzante e fa sì che lo spettatore capisca dove il film voglia andare a parare sin da subito.
Siska80: In fondo bisognerebbe essere clementi col protagonista: ha assunto una falsa identità solo per fare un bel regalo alla madre! Il coraggio va premiato (in questo caso solo in minima parte), perché ci vuole coraggio per proporre allo spettatore una vicenda di tale assurdità (coronata, giusto per completezza, da un finale ancora più incredibile); tra una partita di poker e l'altra non può mancare la love story (giacché, se proprio si vuole raccontare una panzana, conviene farlo in grande stile, no?), anche se in realtà destano maggiore interesse le location lussuose. Curioso.
124c: Nel film tv francese "D'Artagnan e i tre moschettieri" Milady, impersonata da Emmanuelle Beart, era una strega. Qui invece è l'antenata di Alice di Resident Evil, o di Lara Croft e ha perfino una tresca con un bieco duca di Buckingham. Questo film cerca di mescolare la novella di Dumas con i pirati di Johnny Depp, sterzando anche nella fantascienza, in stile Jules Verne (le navi volanti). Tutto inutile; il frullato, secondo me, non riesce e se la Yovovich è sempre un bel vedere, Logan Lerman è dimenticabile. Out.
MEMORABILE: Le acrobazie di Milady/Milla Yovovich.
Puppigallo: Un orso guardone e incarognito (non ha tutti i torti, tra taglialegna e ammazzafamiliari) semina il terrore nei suoi boschi. Purtroppo però, a causa di una regia piuttosto anonima, di una sceneggiatura modello base e di attori penalizzati da quest'ultima (fratelli coltelli tornati uniti per necessità), il tutto procede senza originalità, seguendo una linea intervallata da attacchi se non altro abbastanza plausibili (non come numero). L'ambientazione boschivo-montana è la cosa migliore. Una di quelle pellicole senza infamia e senza lode, che perdere non costituisce certo un dramma.
MEMORABILE: Can che abbaia... è meglio ascoltarlo; Caduta nei resti del pasto; L'esperto cacciatore (chissà che fine farà...); Morso alla faccia.
Undying: Tipicamente ciceriano, cioè a dire svincolato dal genere per via di un impianto surreale (le apparizioni) e per la presenza di brutti (e sovente sfigati) figuri. Buzzanca è ben immerso nella parte e la Guida è alla sua massima forma (fisica, purtroppo non artistica) che viene affiancata a quella della bella e brava Rossana Podestà. C'è anche Tiberio Murgia che aggiunge un tocco di stravaganza al tutto (come sempre).
Riuscito solo a metà...
Il ferrini: Commedia di mero intrattenimento che può vantare alcune gag decisamente riuscite (in particolare quelle col cane), un ritmo decisamente veloce e non ultimo dei buoni effetti speciali. Lo script può ricordare la nota settimana di Jim Carrey, ma qui la storia è ripulita da qualsiasi retaggio religioso o morale, essendoci all'origine dei "miracoli" un misterioso potere alieno e non divino. Immancabile la storia d'amore: frutto d'incantesimo oppure no? (meccanismo già visto in Mia moglie è una strega). Quel ch'è sicuro è che si sorride spesso.
Harrys: In uno scenario primitivo-avveniristico i morti viventi seguitano a solcare la scala evolutiva configurandosi ad una spanna dai "vivi morenti", in uno scontro quasi alla pari. La miccia che fa scattare la ribellione nei confronti degli "invasori" è da attribuire ad un novello condottiero che (un po' come gli ominidi di 2001: Odissea nello spazio) apprende l'utilità delle armi in una rabbiosa marcia sull'Eden degli aristocratici. Romero gestisce con sapienza l'elevato budget deliziandoci con del robusto splatter e con un'atmosfera malsana. ***1/2
Daidae: Senza entrare troppo nel merito della filmografia hollywoodiana coi soliti cattivoni russi-cubani-comunisti possiamo tranquillamente affermare che questo film fa pena. Interpretazione piatta e mediocre, cast orribile, consigliato solo agli appassionati della bella ex-modella (ma non illudetevi, le scene di sesso sono controfigurate). Tra il mediocre e lo scadente.
Deepred89: Elegante ma statico, un cupo dramma da salotto sulla caduta libera (anche economica) di certa borghesia un tempo ai confini della nobiltà, ritratto di famiglia in un buio interno che fatica ad affrancarsi della teatralità del suo autore, che appare in alcuni evitabili siparietti dal gusto stuccevolmente kitsch. Ben recitato e girato, magari non di ampio respiro (la monolocation fa sentire il suo peso), ma ricco di infuenze, alcune prevedibili (Visconti), altre meno, tra cui quella su cui poggia lo snodo conclusivo, piuttosto ben studiato. Sonnacchioso e impostato, ma interessante.
Ryo: Simpatico soggetto non banale, strutturato con una buon ritmo e ricco di battute molto spesso divertenti. I dialoghi mi hanno colpito per la loro semplicità e spontaneità, ricalcando un contesto molto vicino alla realtà. Interpreti azzeccatissimi, anche quelli che fanno una veloce comparsata ma lasciando il segno (Paolo Calabresi e Edoardo Leo in due camei squisiti). C'era da aspettarselo, ma purtroppo il finale è un eccessivo e improbabile happy ending. Tutto sommato non male, per essere un'onesta commedia all'italiana.
MEMORABILE: Sara, a cena con Roberto, da ubriaca si confonde sull'ex; Il regalo di Fabio sul palco; La cugina di Luca...
Magerehein: State attenti al cosmetico che desiderate, potrebbe cercare di ammazzarvi. Distruttivo fantahorror che pesca un po' dove capita per imbastire una storia quanto più pericolosa possibile (fra tempeste infuocate e fiumi di lava, gli inquilini sotterranei sono ancora la cosa più realistica). Sbagliato svelare subito la minaccia principale, recitazione modesta, dialoghi a livello pericolosamente basso (insopportabile in particolare il barbuto che fa umorismo spiccio in qualunque situazione). Onesto ritmo e dignitosissimi effetti speciali, ma tutto il resto sembra uscire da uno Z-movie.
MEMORABILE: "Come faranno a comunicare fra loro?" "Sono ragni del 2017, useranno WhatsApp".
Daniela: Sempre più in difficoltà nel gestire i comportamenti aggressivi del figlio, una vedova chiede aiuto ai ricchi suoceri con cui non ha mai avuto rapporti, scoprendo che il bambino porta il peso di una pesante eredità familiare... Diretto da un regista lussemburghese, un horror incentrato su una delle figure più caratteristiche del genere che si segnala per il taglio psicologico, mentre splatter ed effetti speciali risultano ridotti al minimo. Il risultato è interessante sia per la buona resa dell'atmosfera morbosa all'interno della villa padronale che per le convincenti prove del cast.
MEMORABILE: A caccia nel bosco in compagnia del nonno e dello zio.
Galbo: Biografia di Buonarroti, realizzata dal regista russo Andrey Konchalovskiy; l'autore descrive l'anima tormentata dell'artista che si trova in mezzo a due potentissime famiglie italiane (i Medici e i Della Rovere) che se ne contendono i servizi. Lontano dall'iconografia classica dell'artista, l'opera eccelle nella ricostruzione ambientale, con bellissime sequenze ambientate nelle cave di Carrara o tra Roma e Firenze ma ha il limite di trascurare un po' troppo il percorso artistico di Michelangelo con riferimenti poco interessanti alle problematiche familiari del protagonista
Markus: Scavallato il decennio d'oro per queste genere di commedie scollacciate, si rimedia sulla nuova starlette Anna Maria Rizzoli nel suo periodo di massimo fulgore (Sanremo '79, un film con Villaggio...). Fatta eccezione per questa prorompente (intesa come bellezza) entrata in scena, il film di Tarantini regge esclusivamente per qualche trovata del qui mattatore unico Lino Banfi, accerchiato da onesti ma limitati caratteristi. Nello squallore d'un modernissimo hotel a Tirrenia, si snoda un vicenda fatta di ritriti calembour e non troppo dilettevoli volgarità dal fiato ormai corto.
Ciavazzaro: Io non trovo pessimo questo film. Intendiamoci, non è un capolavoro, ma godibile quello sì. Gli attori si impegnano in modo discreto e il film si fa comunque seguire fino alla fine. Almeno una volta gli si può concedere la visione, a mio avviso.
Myvincent: Il titolo originale è più aderente al genere, in bilico fra il poliziesco-spy e il catastrofico. Tutto inizia con un assassinio di cui è testimone una misteriosa donna che va stanata a tutti i costi. Il film viene poi condito con risvolti rosa e coppie innamorate, presunte o meno. Ancora un ruolo da "sporca carogna" per un giovane Vincent Price. In finale c'è poca suspense con qualche fiato trattenuto nell'epilogo freddo, freddissimo...
Pesten: Studentessa seria e pacata, lavoratrice, si ritrova da sola nel campus durante il Ringraziamento. Diventa così l'obiettivo di un gruppo di ragazzi mascherati che lasceranno una scia di sangue in tutta la zona pur di arrivare a lei. Trama vagamente abusata che in questo caso si sorregge grazie alle atmosfere e a un taglio delle inquadrature di ottimo livello. Buona anche le musica, mentre forse troppo forzato il finale e pessimi i soliti cliché sul satanismo e sull'aspetto dei cattivi.
MEMORABILE: Gli uomini della sicurezza, per quanto grossi e armati, sono sempre i più facili da fare fuori.
Daniela: Dick Tracy è chiamato ad indagare su un furto di pellicce nel corso del quale è stato ucciso il sorvegliante del magazzino. Responsabile dell'omicidio è uno zoppo con un uncino al posto della mano tanto temibile che incutere paura anche ai suoi complici... Poliziesco targato RKO ancora più stringato del consueto, di discreta fattura soprattutto per quanto riguarda gli echi espressionisti della fotografia ma con una trama poco interessante. Merita la visione soprattutto per la figura sadica e torva del malvivente interpretato da Jack Lambert a cui tocca una folgorante uscita di scena.
MEMORABILE: L'inseguimento e poi l'omicidio del venditore finto cieco; L'epilogo.
Oblomoff: L'abilità teatrale di Carlo Giuffrè porta a casa una farsa che regge abbastanza bene fino alla prima parte, nonostante la discesa nello scatologico con la scena della Sora Checca (del resto Cicero non è nuovo al genere, si pensi alla Soldatessa alla visita militare). Il finale, scontato, sembra un po' tirato via. La bravura dei caratteristi - su tutti Gina Rovere, ma anche Nino Terzo e Alfonso Tomas - contribuisce a salvare dal naufragio un film che avrebbe pure velleità di satira di costume (il gruppo "terroristico" femminista).
124c: Alla quinta miniserie si cambia un po' registro e anche fidanzato di Fantaghirò grazie a un trucco della Strega Nera, che fa perdere alla principessa la memoria. Fra una Martines mamma-guerriera e una Nielsen solo comparsa, stupisce un poco l'assenza del re Romualdo di Kim Rossi Stuart, sostituito dal personaggio di Luca Venantini, avventuriero sì, ma non re. Sorprende Remo Girone come cattivo, dimostra di saper recitare altre cose, oltre ai mafiosi e ai poliziotti. Storia incompiuta, che prepara la strada a un sesto episodio mai girato.
Rambo90: Una commedia gradevole, dallo spunto molto simpatico e originale, con una prima parte divertente e veloce che permette a Brignano di brillare, coadiuvato da belle facce di contorno e qualche gustosa caratterizzazione (come lo spregevole Tognazzi). Peccato che nella seconda parte si cerchi il buonismo a tutti i costi si scada un po' nel banale, ma nel complesso si tratta di un film piacevole da vedere. Azzeccata l'ambientazione, un po' sprecato Burt Young.
Pinhead80: In una tranquillissima e noiosa cittadina una coppia passa giorno dopo giorno in una routine a tratti irreale. L'unica cosa che sembra distrarre il protagonista da tutto ciò è la poesia. Jarmusch ci ha abituato a film lenti e introspettivi e questo non fa eccezione. Una valutazione troppo frettolosa potrebbe sottostimare l'opera, che invece risulta interessante perché riesce a trasmettere emozioni con estrema semplicità senza stravolgere la natura dei personaggi.
Il Dandi: L'arrivo di tre ragazze milanesi spezza gli equilibri e le certezze di un gruppo di provinciali. I probabili autobiografismi (la rappresentazione teatrale) eccedono, ma almeno garantiscono conoscenza sincera di un'ambientazione insolita (la provincia barese) che arricchisce i soliti manierismi 70's (radio libere e pantaloni a zampa). Peccato però che Rubini non abbia qualcosa da dire e carichi tutto sulle spalle dei bravi protagonisti sconosciuti, mentre il ruolo della Buy è sprecato e quello di Depardieu addirittura incomprensibile.
MEMORABILE: Venitucci insegna come spogliare una donna costringendo un compare a indossare reggiseno e mutandine.
Tarabas: Un rapinatore assolda dei comprimari per un colpo a un furgone blindato, col proposito di liberarsene e impalmare la consorte di uno di loro. Ma le cose si mettono male quando un poliziotto resta ucciso e si apre la caccia alla banda. Minifilm da 67 minuti del "novellino" Fleischer, con pregi e difetti di un B-movie tipico della produzione RKO dell'epoca. Bene il ritmo serratissimo, forse influenzato dal budget. Male il cast di attori meno che mediocri. Curioso l'uso di dettagli tecnici (le scene nella centrale di Polizia, l'investigazione).
R.f.e.: Insieme a Una vergine per il principe di Festa Campanile e a L'arcidiavolo di Scola, uno dei migliori boccacceschi Anni Sessanta, in qualche modo antisignani (ma più raffinati, maggiormente curati come scenografie e costumi e con protagoniste femminili mediamente più avvenenti) del successivo filone "decamerotico". L'episodio migliore è il 3°, con Vittorio Gassman, ma anche gli altri due si lasciano vedere. Incredibile il clan d'attori coinvolto, oggi quasi impossibile da mettere insieme in un solo film. Piacevolissimo.
Ronax: Folle sanguinario o vittima delle calunnie dei suoi nemici? Il trio Castellacci-Pingitore-Franco sposa la seconda ipotesi e allestisce una baracconata da avanspettacolo dove Nerone è un bonario mattacchione e i continui riferimenti all'attualità degli anni '70 sono un pretesto per la pseudo-satira reazionaria e qualunquista che è il marchio di fabbrica del Bagaglino. Nonostante tutto però Franco, Montesano, Fabrizi, Bombolo, D'Angelo e gli altri riescono a suscitare qualche risata. Notevole il nudo integrale "full frontal" di Paola Tedesco.
MEMORABILE: Le arringhe di San Pietro ai fedeli nella catacomba.
Rambo90: Noir avventuroso di buona routine, dove l'atmosfera esotica e i rapporti che s'instaurano tra i personaggi sono azzeccati quanto basta da non annoiare. I dialoghi sono buoni, con una certa sferzante ironia piazzata qua e là a rinvigorire un ritmo non sempre alto. Molto bene il terzetto Mitchum-Russell-Bendix, un po' meno in parte il villain Dexter. Sternberg si riconosce non tanto nella direzione dell'intreccio quanto in quella degli attori, in particolare nel carattere forte e spinoso impresso alla Russell. Buono.
Galbo: Fa apparire il vanziniano Via Montenapoleone come un capolavoro neorealista questo film (ma il termine film pare spropositato) di tale Adolfo Lippi. Concepito verosimilmente come uno spaccato di vita romana vissuta, il film annovera tra i protagonisti anche Laura Chiatti (degli altri attori si sono fortunatamente perse le tracce) la cui recitazione non rimane impressa nella memoria. Pedestre.
Ammiraglio: È il tipico film che definirei "un'occasione sprecata". Gli elementi c'erano tutti, per ottenere una grande opera. Invece per tutta la durata del film (da rivedere il montaggio, la durata è chiaramente eccessiva) si ha sempre una sensazione di sottotono, come se le enorme potenzialità rimanessero sempre una spanna sotto le aspettative. Ciò diventa sempre più vero man mano che il film prosegue fino ad arrivare ad una ultima mezz'ora da dimenticare. In ogni caso rimane un film guardabile e godibile.
Galbo: Una delle opere più convincenti del cinema italiano degli anni '60, nonchè tra i lavori migliori di Francesco Rosi. Già dall'incipit (il bandito che giace a terra morto) si avverte la grande forza dell'opera, che trae spunto dalla vicenda di Giuliano per raccontare un "pezzo" importante dell'italia contemporanea e dei discutibili e torbidi rapporti tra stato e mafia. A metà tra fiction ed inchiesta giornalistica, il film si avvale di una bella prova del cast e di una magnifica caratterizzazione ambientale.