Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Lovejoy: Degli ultimi film interpretati dall'indimenticabile attore romano, il più riuscito. A metà tra dramma e commedia, diretto senza particolare nerbo dallo stesso Sordi, ha il suo punto di forza nella interpretazione solidissima dell'attore. Gli altri navigano nella mediocrità più assoluta. Comunque, meglio questo del successivo Incontri proibiti con la Marini.
124c: Ultima pellicola e secondo viaggio in Africa per Piedone, sempre accompagnato dal brigadiere Caputo (Enzo Cannavale) e dal bambino zulù Bodo (che qui viene doppiato in napoletano). Ormai le avventure del commissario Rizzo, in arte Piedone, hanno preso una piega molto distante dal prototipo del 1974 (qui si va a caccia di petrolio e non di spacciatori di droga), lo dimostra il personaggio eccentrico di Leopoldo Trieste, che sembra uscito da un fumetto di "Topolino". Robert Loggia è, insolitamente, buono, mentre Angelo Infanti fa il beduino. **
MEMORABILE: Leopoldo Trieste: "Grazie a questo scarafaggio ho scoperto il modo per trovare il Tropelio... che significa Petrolio!"
Caesars: Poco di originale in quello che probabilmente è stato l'ultimo spaghetti westen girato. La scena migliore è quella iniziale, il resto passa sullo schermo senza destare particolare interesse. Rimane comunque uno spettacolo girato con mestiere da regista e interpreti.
Tarabas: Arrivista figlio degenere di una famiglia di imprenditori veneti si trova sul lastrico e deve reinventarsi una carriera, combinando una discreta quantità di disastri. Ovviamente tutto per ridere. Almeno, questo sarebbe il fine dell'operazione, che però riesce a malapena a far sogghignare in qualche occasione. Marcoré, per carità, è sempre bravo ma queste commedie "garbate" con ambientazioni provinciali che sembrano girate per essere proiettate alle fiere del turismo hanno stancato.
Saintgifts: Sull'onda del successo della canzone napoletana "Guaglione" (o forse in contemporanea) è stato girato questo film, che riesce perfettamente a portare sullo schermo lo spirito della canzone con una sceneggiatura che fila unta come le note della bella canzone. Claudio Villa ci mette la sua speciale voce e anche una timida storia d'amore, che rimane sullo sfondo rispetto a quella principale del giovane Hill con la scafata Dorian Gray. Titina De Filippo e uno stuolo di caratteristi capitanati da una Tina Pica in gran forma completano il notevole cast.
MEMORABILE: Virgilio Riento da quarant'anni tenta di comporre una canzone di successo, la moglie Tina Pica sopporta.
Jcvd: Commedia godibile e con un ottimo e simpatico protagonista. Nonostante una certa particolarità di linguaggio e di trama il film di Virzì si lascia guardare ed apprezzare. Peccato solo per alcune cadute di stile, alcuni clichè sugli italiani all'estero e soprattutto peccato per un finale un po' così così.
Graf: Ennesima meditazione malinconica sulla vita e sui sentimenti da parte di Woody Allen. Riflessione esistenzialista e buffa commedia di caratteri vanno perfettamente a braccetto nelle due vicende che si alternano senza mai incontrarsi, con le quali la maestria cinematografica di Allen costruisce una storia complessa, molto studiata, di grande eleganza formale e sapienza letteraria ma che porta a esiti drammatici piuttosto artificiosi seppur raffinatissimi. Il regista conferma tutto il suo talento ma la maniera si è ormai sostituita all'ispirazione.
Fulleffect: Diretto da uno dei più sottovalutati maestri della New Hollywood, questo film è senza dubbio un classico dello spionaggio che ancora oggi conserva tutto il fascino del cinema anni '70. Impreziosito da una regia sobria ed elegante e da un cast in grande spolvero, il film si ricorda soprattutto per l'incredibile cinismo con cui vengono caratterizzati gli ambienti dell'intelligence americana. La costruzione del racconto è notevole e tensione e interesse rimangono alti per tutta la durata della pellicola fino al bel finale. Forse c'è qualche forzatura di tanto in tanto, ma che cinema!
MEMORABILE: L' intercettazione telefonica ai danni del killer.
Rambo90: Commediola svogliata, che parte anche in maniera frizzante ma si perde in parte a causa di una moltitudine di personaggi non tutti utili (come quello assurdo affidato alla Thurman) e in parte perché devia presto verso una sdolcinatezza prevedibile e noiosetta. Butler comunque ricopre bene il suo ruolo, mentre le caratterizzazioni sopra le righe di Quaid e della Zeta-Jones non sono male. Muccino si adopera in una regia di routine, lasciando che una sceneggiatura non sua affossi il risultato finale.
Giùan: Probabilmente mal nato, certamente non riuscito nel suo tentativo troppo confusionario (e stilisticamente imprevedibilmente indeciso) di sospenderlo tra tensione storica e ambizione favolistica. Inutile ribadire come l'opera viva i suoi momenti "magici" sul piano cinematografico quando Spike filma i Buffalo soldiers in azione (la perfetta sequenza dell'attraversamento del guado sotto il fuoco amico), perdendosi mestamente nei vicoli del villaggio toscano e nei meandri della guerra partigiana. Tra gli italiani, la Cervi sprigiona sincera sensualità, Favino cade in piedi. Fumosa joint.
MEMORABILE: Il viso estatico del piccolo Matteo Sciabordi; La testa della statua.
Nancy: Per me il film è uno svilimento totale della cultura beat, un abuso in chiave modaiola di quello che adesso è trend, ma che alla fine degli anni 40 aveva del potenziale esplosivo. Molto facile quindi abusare delle scene di sesso, infarcire i dialoghi di parolacce e far vedere fiumi di marijuana scorrere. Manca qualcosa di più, che Salles certo non cerca nei suoi attori: la Stewart si rivela come al solito scarsa e il più valido (Carlo) sparisce dopo metà film. Peccato averlo gestito molto male, poiché poteva essere un grande film.
Panza: Sin dai primi minuti la commedia è improntata da gag tremende, se non banali, in cui si cerca di introdurre qualche elemento di sguaiata quanto gratuita volgarità per cercare una risata immediata. Poco può fare il cast per migliorare la situazione, nonostante Colella e Papaleo siano attori di razza e anche qui dimostrino una certa professionalità. Pasotti è ancora abbastanza acerbo ed è il personaggio più debole, mentre la Hunziker fa una particina e ha un breve nudo. Comprensibile il flop nelle sale di Cecchi Gori, abituato a incredibili exploit al botteghino.
Daniela: L'epilogo della storia di Billy the Kid visto attraverso gli occhi di un ragazzino in fuga che si rivolge a lui per essere aiutato nella ricerca della sorella rapita... Western classico dai ritmi distesi che, pur dignitoso ed anche piuttosto fedele nella ricostruzione degli avvenimenti (a parte i personaggi dei due ragazzi perseguitati dallo zio malvagio), poco aggiunge alla folta filmografia dedicata al personaggio. Discreta la confezione, convincente oltre che somigliante DeHaan come Billy, efficace Hawke nei panni di Garrett. Non indispensabile ma più che vedibile.
Gabrius79: La strana coppia Spencer-Milian in una sorta di guardia e ladro che non diverte come dovrebbe a causa di una sceneggiatura non propriamente ad hoc. I due attori cercano di sopperire come possono con alcune gag elementari ma efficaci, ma è inutile aspettarsi da loro delle scintille come poteva sembrare sulla carta. Inseguimenti e qualche scazzottata bonaria a corredo. La Fumero viene usata poco ma bene.
Markus: Un ragazzino con problemi di adattamento in una nuova casa conosce una spia stile 007 venuta dal... passato! Pieter van Rijn riunisce il classico teen movie (forse più "baby", ma tant'è) a una sorta di spy-story dal fiato cortissimo. L'operazione è dedita a narrare con una certa spigliatezza registica i passaggi chiave dello scontro tra passato e realtà dell'agente segreto e, dall'altra, qualche tiritera del pargolo con qualche mugugno tipico della sua età. Il film è a loro dedicato e si vede: il pubblico adulto potrebbe avere difficoltà.
Homesick: Prima del sovvertimento leoniano, il western europeo, a partire dalle musiche, si volge ai modelli d’Oltreoceano - il dualismo tra la giustizia dettata dalla legge e quella imposta dalle pistole e dalla vendetta, la famiglia dedita al bestiame, i rodei – e i dissidi tra i vari personaggi intensificano la tensione emotiva e psicologica, assai elevata per l’intero film. Hundar, implacabile ultore devoto al padre ucciso e alla madre, è il vero eroe della storia e nel melodrammatico finale guadagna la sua migliore interpretazione. Tempestivo e spassoso Sancho.
MEMORABILE: L'agguato ai ladri di bestiame; Sancho alle prese con il maiale recalcitrante da lui vinto al rodeo; la cavalcata finale di Hundar.
Galbo: Un western dallo spunto abbastanza originale e che presenta toni da commedia oltre a quelli tipici del genere. Il meglio è sicuramente dato dai due protagonisti, attori di classe che mostrano un grande feeling reciproco. Di contro la storia non pare servita da una sceneggiatura eclatante. Buono il cast dei caratteristi. Godibile.
Redeyes: La simpatica coppia approda al cinema con una commedia che principalmente sfrutta il loro odi et amo cabarettistico. L'inizio è un po' più gretto fra dildi e doppi sensi, ma con lo scorrere dei chilometri esce fuori un piacevole divertimento. L'elemento di rottura è Aldo, che s'intromette con bravura fra loro per tutta la prima parte salvo lasciare il posto a Lorenzo nella seconda metà. Si può trovare più di una sbavatura, qualche forzatura (come le scritte) ma anche qualche interessante riflessione.
Siska80: Ideale per trascorrere un pomeriggio scacciapensieri (leggasi non fondamentale), visto che questo film per la tv non offre nulla di originale né tantomeno di particolarmente emozionante. La frase pronunciata da una delle interpreti - "Il primo amore è un amore che dura per sempre" - rende infatti molto bene l'idea dello spessore dei dialoghi, ma anche della trama nella quale la solita bellona che sgomita per far carriera si fa stravolgere la vita da un ex amore (niente male anche lui, ovviamente) e l'happy end scatta in automatico.
Giacomovie: L’ulteriore puntata (la quarta) delle avventure della ribelle eroina di corte continua a mostrare qualche altro segno di stanchezza e di stiracchiamento del racconto. Si mantiene accettabile grazie alla colorata ambientazione piratesca e al ritmo in ripresa rispetto alla puntata precedente. La sempre bella Michèle Mercier offre la visione di maggiori dettagli del suo splendido corpo (specie nella celebre scena in cui viene venduta all’asta ai pirati). Il finale lascia chiaramente spazio a un ennesimo episodio. **!
Reeves: La bellezza straordinaria della Bardot, della Cardinale e delle altre ragazze non riesce a riscattare un film che vorrebbe far ridere e non ci riesce davvero mai. Unico elemento interessante è la distruzione totale di tutti i personaggi maschili che appaiono tutti sciocchi, tronfi e vigliacchi, però il protofemminismo non basta a rendere guardabile il film, inferiore e tutti i sotto-Trinità girati in Italia.
Galbo: Sempre uguale a sè stesso, Vanzina porta serenamente avanti la strada di un cinema che ha perduto la capacità di intercettare i gusti del grande pubblico. Buona giornata è una commedia anonima e per fortuna breve. Storie totalmente prive di interesse, interpretate da attori in autoparodia e reclutati per fungere da richiamo in cartellone (non si capisce che c'entri Diego Abatantuono e infatti il suo episodio è puramente riempitivo). Parzialmente assolto l'episodio con un bravo Mattioli, il cui personaggio è almeno discretamente caratterizzato.
Stubby: Rivisto ogg,i dopo che lo avevo masticato al cinema da bimbetto. Il film oramai non fa più parte di me e non fa sortire nemmeno un'effetto nostalgia. Non è male, ma a parte qualche buon effettaccio gore, inserito anche qui da quel geniaccio di Lucio Fulvi, tutto il resto cade nel dimenticatoio. Belle le location innevate e bella risulta pure la corsa con le slitte.
Zender: Puntata breve, ma che concentra in sé tante delle qualità migliori della serie a cominciare dal confronto teso tra il tenente e l'assassino, qui impeccabilmente impersonato da un Robert Culp costantemente irritato dall'invadenza di Colombo. Ma è starordinaria la capacità di inserire nel poco tempo a disposizione sottotrame sorprendenti - in primis quella del detective privato (Avery) con annesso personaggio dal passato misterioso (Harper) – o divagazioni solo apparentemente fuori tema (il furgone della Ding-a-Ling). Interpretazioni impeccabili, sceneggiatura di alto livello.
MEMORABILE: La sottile, perfida crudeltà con cui Colombo “ricatta” a più riprese l'investigatore Dobbs; Lo spassosissimo imbarazzo nella stanza di miss Babcock.
Skinner: Solido cinema sportivo, quelle piccole storie americane che diventano grandi per quello che rappresentano, in questo caso la battaglia per l'integrazione razziale (sullo sfondo Martin Luther King) qui simbolizzata dalla storia dello sfortunato campione di football americano Ernie Davis, dell'allenatore Ben Schwartzwalder (ottimamente reso da Quaid) e dell'icona Jim Brown (più conosciuto da noi come attore di blacksploitation che come atleta). Dirige un "artigiano" che raramente ha deluso. Nulla di nuovo o rivoluzionario, ma decisamente ben fatto.
Jcvd: Ottimo film, ben diretto da Woo e ben recitato dal buon Van Damme. Il marinaio Chance Boudreaux aiuta una ragazza a cercare il padre, un barbone scomparso e ucciso da una banda di assassini che si diverte ad organizzare cacce all'uomo... Jean Claude azzecca tutto in questa pellicola, che non può non appassionare i fan dei film d'azione e non solo.
Cif: In pochi casi si ride, ma in molti si sorride e comunque ci si diverte. Un film d'intrattenimento, che affronta con tocco leggero tematiche tutto sommato attuali, senza cadere nella retorica, ed anzi con una originalità che il regista romano aveva da qualche tempo smarrito. Un Verdone maturo, non più intrappolato nelle sue macchiette un po' stagionate, che si rinnova offrendo interessanti spaccati di uomini maturi. In tal senso spicca non solo la figura del sacerdote, ma anche quella del fratello "raffreddato" (Marco Giallini). 3 palle.
MEMORABILE: Bravissimo Giallini nella parte del fratello minore, ed in generale buon cast, brava anche l'immancabile Chiatti.
Rambo90: Thriller efficace di Haggis: la parte più interessante (anche se più lenta) è la prima, che ci mostra lo struggimento dei personaggi di fronte a ciò che non possono controllare. Poi entra in scena la tensione e, di conseguenza, l'azione, con un finale un po' prevedibile ma non per questo meno bello. Qualche eccesso di lentezza qua e là, un'ottima performance di Crowe, ma anche della Banks e del vecchio Dennehy. Buona la colonna sonora, gradevole il cameo di Neeson.
Lucius: Commedia sentimentale giovanile realizzata con sincera genuinità (per quel che riguarda il contenuto). Un amore già affrontato in molte altre pellicole fra un principe in incognito ed una cameriera di fastfood. Con troppo sentimentalismo e poco romanticismo, segue perfettamente il trend delle ultime produzioni italiane.
Daniela: Mentre sta accompagnando il figlio a scuola, una donna ha uno scatto di nervi nei confronti dell'automobilista che la precede. Un gesto scortese frutto di una giornata storta, ma il problema è che a quel tizio sta andando storta molto di più... Fa una certa impressione vedere imbufalito l'ex gladiatore Crowe in formato armadio quattro stagioni, per cui il film, pur debitore di altre pellicole, cattura l'attenzione. Al termine della visione le troppe incongruenze sparse arrivano però al pettine e pesano sul giudizio finale. Vedibile se non si hanno troppe pretese.
MEMORABILE: In negativo l'epilogo con ogni verosimiglianza gettata alle ortiche: dopo averne prese così tante come minimo ti portano al pronto soccorso.
Enzus79: Quella che si dice una buona commedia. Storia forse già vista ma che comunque intrattiene grazie alla simpatia del personaggio interpretato da un grande Bill Murray (il ruolo dell'ubriaco, cinico e attaccato ai soldi sembra scritto apposta per lui) e una brava Melissa McCarthy. Finale un po' troppo mieloso, che nonostante ciò non incide sul giudizio finale. Buona la colonna sonora.
Belfagor: Il cambio alla regia è stato una mazzata per la saga, già traballante nel secondo capitolo. Qui si sbaglia proprio tutto, a partire dall'idea di ribattezzare come "Drake" una delle creature più importanti dell'horror. Snipes butta via il proprio talento in questo capitolo trash, vacuo e anabolizzato. Almeno lui riesce a conservare la propria dignità, ma i suoi assistenti sono veramente insostenibili. Le idee latitano e la sceneggiatura è penosa, con un cattivo che sembra il boss di un videogioco.
Rambo90: Seagal è incaricato di ritirare un pacchetto dal contenuto misterioso e consegnarlo a un uomo ancora più misterioso. Una trama confusa, tra doppi e tripli giochi, con dialoghi che spesso non vanno da nessuna parte e un incredibile assenza di ritmo. I combattimenti sono ridotti all'osso, le sparatorie noiose e rovinate da inutili ralenti, i cattivi davvero ridicoli. Per non parlare poi delle modestissime location... A salvarsi sono giusto un paio di esplosioni in grande stile e un Seagal ancora non sovrappeso.
Fedeerra: Adam Wingard non è certo l’ultimo regista sceso dalla luna. Il suo monster movie infatti è un lavoro ben coeso, iper concentrato di suoni, luci e colori; dai rumori metallici e assordanti alla Aliens ai fasci di luce neon alla Guerre stellari. Puro cinema di spettacolarizzazione audiovisiva con effetti speciali da far accapponare la pelle. Qualche ingenuità nella sceneggiatura (il rapporto tra Kong e la bambina) ma il troppo, in questo caso, non stroppia affatto. Da vedere e rivedere.
Tramestio: La Santa Follia della "Pulzella d'Orleans" viene, nella visione del regista, privata della santità. Rimangono dunque la follia, l'ossessione, la schizofrenia. E rimangono i conflitti, le lotte, le vendette, presenti e confliggenti nella mente dell'adolescente Giovanna, sanguinose e truculente nelle tante scene di battaglia, vellutate e velenose nelle vicende inerenti gli intrighi di corte. Lode alla protagonista, alle prese con uno dei pochi ruoli importanti della sua carriera, onor di firma per Hoffman e Malkovich. Da vedere, senza attendersi il capolavoro.
Galbo: Thriller che ha per protagonista una non vedente che recupera parzialmente la vista dopo un intervento. Si inserisce in una tradizione consolidata del cinema (quella dei non vedenti appunto) che il regista tenta di vivacizzare affidandosi ad eleganti cromatismi della fotografia (del grande Spinotti). Il risultato è godibile anche se l'inserimento dell'inevitabile love story tende a banalizzare un pò il tutto. Brava la protagonista Stowe. Originale la colonna sonora.
Rambo90: Una coppia americana adotta una bambina a Puerto Rico per poi trovarsi al centro di una pericolosa truffa. Trama molto banale e confezione appena dignitosa per un thriller che se non altro scorre veloce fino alla fine, senza esaltare ma nemmeno annoiare. I bei paesaggi compensano un montaggio poco felice e il finale tra inseguimenti e pistolettate è abbastanza riuscito. Bravo Cusack come villain, passabile la coppia Phillippe-Lefevre.
Ciavazzaro: Buon sequel del classico Il padre della sposa con un Tracy sempre ispirato. La regia di Minnelli è più che discreta, il cast secondario funziona in modo più che adeguato. La visione è decisamente consigliata: buon film che va accuratamente conservato in videoteca.
Daniela: Assunta la condotta in un paesino della provincia francese, un medico intraprendente riesce in breve tempo a "medicalizzare" tutta la popolazione, convincendo anche i più sani d'essere in realtà affetti dalle più svariate malattie... Il pur simpatico Omar Sy, costretto a confrontarsi con un mostro sacro come Jouvet , non è sorretto da una sceneggiatura in grado di restituire almeno in parte la brillantezza caustica della pièce teatrale né da un cast in parte (Azéma ad esempio è ridicola più che grottesca): ne risulta un film fiacco, poco divertente, con un finale conciliante assai moscio.
Nicola81: Un film d'azione con tutti gli stereotipi del genere: il protagonista segnato da un tragico evento che saprà riscattarsi, gesta a dir poco inverosimili, i soliti cattivi da operetta e una sceneggiatura che non va certo per il sottile. Stallone recita alla sua solita maniera, ma Harlin dirige discretamente, il ritmo è ovviamente alto e gli scenari naturali (comprese le nostre Dolomiti) aiutano molto. Il realismo è tutt'altra cosa, ma a certi film si chiedono spettacolo e divertimento, e qui sono garantiti.
Bubobubo: Davvero un peccato che questo sia "solo" un remake di un recente film argentino (peraltro da noi distribuito regolarmente) e che il giudizio vada ricalibrato di conseguenza: la storia, semplice e toccante (sebbene lontana dal dramma di un, diciamo, Euforia), gira attorno a una coppia di protagonisti - l'istrionico Giallini, il remissivo Mastandrea - la cui evidente alchimia fa da sola più di metà del soggetto. Buona anche la scrittura dei personaggi secondari, mentre la regia di Simone Spada è anonima e scolastica.
Redeyes: - A me gli Hopkins - disse il mago, ma il trucco non funzionò. Nel gioco delle belle statuine la Stiles trionfa a mani basse nella sua unica espressione, mentre Liotta galleggia apparendo più come un poveraccio che come un perfido da temere. Si prova, a cercare un senso al film, ma poi, avvinti, si finisce per godersi lo spettacolo della natura; ma non siamo a National Geographic e quindi sono molto deluso. Alfredson dopo Heineken fornisce un altro pasticciaccio brutto brutto.
Ciavazzaro: Un cast decente, con svolgimento poco interessante. Da salvare l'interpretazione di Wahlberg, ma a un certo punto, dopo un discreto inizio, il ritmo comincia a rallentarsi e il film tende a diventare banale, sorprese o non sorprese. C'e di meglio in giro, molto meglio.
Giùan: C'erano una volta i semovibili superamici di Hanna e Barbera, ora sostituiti dall'Ipercine(ma)t(ograf)ico show di Snyder, il cui director's cut, se ha una coerenza certo autoreferenziale rispetto alla sua filmografia, nondimeno condivide col cartone quella profonda piattezza, redimersi dalla quale per gli eroi della D.C. pare impossibile, come testimonia la succedaneità personaggio per personaggio (cattivi compresi) ai vendicatori. In tutto ciò appunto a funzionare e aver un senso è proprio il moto perpetuo di Zack, coi suoi infantilismi e la sua irresistibile attrazione barbarica.
Paulaster: Un bambino deceduto dà dei segnali di presenza. Elaborazione del lutto che per i genitori non può cicatrizzarsi e messaggio esoterico di fondo, ma si resta in superficie. Discreto l'abbinamento tra la scienza e la speranza anche se la storia ha il fiato corto. La sorpresa finale poteva essere più marcata e l'epilogo è poco coraggioso. Tutta la questione della nuova nascita serve solo come riempitivo. Fotografia pessima dai toni blu. Accorsi fatica a trovare un equilibrio in un ruolo catartico.
MEMORABILE: I giochi al bambino per farlo parlare; La lezione di fisica; Il racconto del Natale al gruppo di sostegno.
Nicola81: Un western classico nello svolgimento ma crepuscolare nelle atmosfere: quella tra lo spietato fuorilegge (Coburn) e l'ex capitano dei ranger che lo arrestò (Heston) è la sfida tra due personaggi figli di un'epoca ormai al tramonto (si comincia a comunicare al telefono e a circolare in auto). McLaglen non racconta nulla di nuovo, però mantiene un buon ritmo e, se necessario, sa anche spingere sul pedale della violenza. Belle ambientazioni, ottimi i due protagonisti, bravi anche Parks (lo sceriffo) e la Hershey (la figlia rapita). Musiche di Goldsmith.
Lou: Romagna, anni Trenta: i ricordi di una adolescenza stupefatta, immersa nello spirito semplice del tempo, segnata dal fascismo e da personaggi singolari come la tabaccaia tettona, lo zio con problemi psichici, la "Gradisca" e tanti altri che costituiscono una galleria di figure indimenticabili. Tra fantasia e autobiografia, una dolce e malinconica caricatura del passato.
Homesick: Tra romanzo e film c’è un abisso. Del road trip di Sal Paradiso si sono prelevati solo gli aspetti più superficiali e scabrosi per attrarre il giovane pubblico d’oggi (sesso facile e promiscuo, fumo, alcol, droga), senza dare alcun rilievo al contesto storico, culturale e musicale del fenomeno Beat Generation né alla simbiosi tra l’Io e il paesaggio nordamericano, tuttora costituenti la vera essenza del libro di Kerouac. Gli attori hanno facce fredde e sin troppo pulite e lo stile è artificiosamente levigato: tutto nella norma dell’arido cinema mainstream dei giorni nostri. Fuori epoca.
MEMORABILE: Il cameo di Steve Buscemi; nel bordello messicano.
Puppigallo: Dramma che si consumerà in carcere, dove la buona interpretazione di un Vaughn quasi irriconoscibile, anche prima di essere regolarmente gonfiato di botte, fa sì che lo spettatore finisca per accompagnare il protagonista nella sua autentica Via Crucis (nonostante lui le prenda e le dia), domandandosi come possa uscirne vincitore, salvando se stesso e non solo. La prima parte non è male ma non mostra nulla di particolarmente originale, mentre la seconda, in cui il carcerato finisce volutamente all'inferno, non può non colpire, giustificando persino alcune palesi esagerazioni.
MEMORABILE: L'auto "pestata a morte"; "Le auguro un buon soggiorno"; "Immagina che sia Dio". "Dio non puzza di nachos"; "Togliti dalle palle burrito".
Galbo: Già regista del convincente Un ponte per Terabithia, il regista Gabor Csupo torna con un altro film fantasy chiaramente rivolto ad un pubblico giovanile e tratto da un'opera letteraria inglese di grande successo. Il film appare penalizzato da una certa povertà di mezzi nella realizzazione e da una piccola protagonista (Dakota Blue Richards) troppo fredda ed incapace di suscitare le simpatie del pubblico. Molto migliore la prova del resto del cast.
Buiomega71: Il fangoso e apocalittico west crepuscolare martiniano imita un po' troppo il capolavoro castellariano (ne riprende pure le musiche), senza dire nulla di nuovo. Ma Martino eccelle in ferocia e crudeltà (la figura mefistofelica di Steiner), regala twist inaspettati come nei suoi thriller, furoreggia con i colpi in arrivo e le mani amputate, non disdegna schegge gotiche orrorifiche (l'inizio paludoso al ralenti, il cocchiere ferito a morte che sembra uscito da Nosferatu) e chiude (un po' frettolosamente) in una nebbia mortifera. Derivativo, ma con un suo fascino.
MEMORABILE: La straordinaria sequenza del montaggio alternato del massacro alla diligenza con il can can delle ballerine; La Brochard pugnalata a morte da Steiner.
Alexpi94: Trasferta egiziana per la bella Emanuelle nera (ovviamente si tratta di un capitolo apocrifo della saga) diretta per l'occasione (nientemeno che) da Brunello Rondi. Ci troviamo dinanzi a una mediocre (e noiosissima) pellicola erotica i cui unici pregi stanno nei bei nudi delle protagoniste, nelle suggestive location (egiziane) e nell'apprezzabile OST di Baldan Bembo. Da menzionare i dialoghi (involontariamente) spassosissimi.
MEMORABILE: "Tu non sei nemmeno un pederasta, sei la mummia di un pederasta!"; "Sono ancora giovane, ma già puzzo di cadavere".
Markus: Un ragazzino con problemi di adattamento in una nuova casa conosce una spia stile 007 venuta dal... passato! Pieter van Rijn riunisce il classico teen movie (forse più "baby", ma tant'è) a una sorta di spy-story dal fiato cortissimo. L'operazione è dedita a narrare con una certa spigliatezza registica i passaggi chiave dello scontro tra passato e realtà dell'agente segreto e, dall'altra, qualche tiritera del pargolo con qualche mugugno tipico della sua età. Il film è a loro dedicato e si vede: il pubblico adulto potrebbe avere difficoltà.
Paulaster: Un serial killer uccide delle prostitute. L'impronta iniziale è quella del giallo con venature horror negli ammazzamenti a rasoiate (girati piuttosto male) e che punta poi sull'analisi psicologica. La collaborazione tra le "signorine" è un po' forzata (ma niente a confronto con l'accordo coi guardoni) e mette in risalto qualche ruolo (Cenci e De Rossi su tutte, e la Betti anche se ha solo una battuta). La chiusura della faccenda ha poco ritmo e la spiegazione successiva invece non è male. L'apporto della polizia è poco realistico tra il salvataggio finale e i buoni sentimenti.
MEMORABILE: Il calo della domanda; Falce e marchetta; I passaporti presi ai clienti; La riunione condominiale in chiesa.
Deepred89: Thriller televisivo dalle sfumature rosa di livello non disdicevole ma penalizzato da invadenti blocchi sentimentali che smorzano continuamente la tensione. A controbilanciare la prevedibilità del colpevole, le forzature nello script (l'impotenza mai svelata) e una regia corretta ma non particolarmente ispirata abbiamo il carisma e la fotogenia di Adriano Giannini, ottima spalla di una protagonista non memorabile ma che nemmeno sfigura. I difetti si fanno sentire, ma lo si guarda comunque con curiosità. Inferiore al precedente Presagi.
Dengus: Ambientato nella Roma Felliniana, è ormai diventato un riempitivo notturno del palinsesto Mediaset; fino a pochi anni fa ne ignoravo l'esistenza. De Sica interpreta il solito viveur squattrinato, Vastano fa il "bocconiano" calabrese evoluto, ci sono Wertmuller e un Ciufoli che senza la sua Ditta non incide; vediamo pure una Guzzanti che nel ruolo di menestrella comunista anticipa il suo futuro professionale. Spazio anche per la Venier e una Ferilli primo tipo. Il film dimostra che i vizi e lo stile di vita erano uguali nel 1960, nel 1989 e nel 2011.
MEMORABILE: La Ferilli ancora genuina; il documento sulla morte di Buscaglione con la sua "Guarda che Luna" come sigla finale del film.
Magnetti: Interessante film sulla grande crisi economica mondiale di questi ultimi anni: girato quasi in tempo reale evidenzia bene come le grandi finanziarie costituiscano un enorme volano degli indicatori economici (al rialzo al ribasso). La buona regia è supportata da un ottimo cast, molto affiatato con dialoghi interessanti. Il tono sommesso, senza sensazionalismi, è mantenuto per tutto il film fino al finale commovente e anche patetico. Menzione speciale per Jeremy Irons che incarna bene lo spirito dell'indomito imprenditore (e non si scompone mai).
Cotola: Rispetto ad altri mondo si "viaggia" di meno e ci si concentra su pochi paesi, in particolare dell'Estremo Oriente. Ovviamente non mancano riempitivi inutili (si pensi al pezzo del tutto posticcio in cui si parla del fatto che la scaramanzia
e la superstizione non sono certo solo ad appannaggio dei napoletani: bella scoperta!) e bizzarrie di dubbia veridicità, ma rispetto alla media del genere qui c'è più serietà e sobrietà il che favorisce un risultato finale comunque dignitoso.
Non manca nemmeno qualche spunto davvero interessante. Recuperatelo, soprattutto se amate il genere.
Markus: Malriuscito pastrocchio televisivo di genere melodrammatico (incredibilmente diretto da Dino Risi) ispirato al celebre caso della scrittrice Rossana Benzi, costretta a vivere decenni in un polmone d’acciaio (lo sceneggiato, in effetti, riprende il titolo dell’omonimo romanzo del 1984 della Benzi). La commovente parte è data a una Carol Alt francamente imbarazzante nel ruolo a lei impudentemente affibbiato e, ben presto, si scorge il limite tra sincera biografia e prodotto destinato alla massaia con il fazzoletto in mano.