Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Gabrius79: Commedia un po' scialba e piuttosto incolore diretta da Luciano Salce e con un cast di tutto rispetto che purtroppo viene servito male dalla trama, che risulta essere decisamente grottesca. Villaggio fa quel che può, bene la Spaak e la Mazzamauro, Rizzoli bravina, Reder sprecato. Curiosa Enrica Bonaccorti nel ruolo della procace cameriera.
Mota: Seconda avventura con protagonista il commissario Rizzo le cui indagini lo porteranno da Napoli fino ad Hong Kong. Bud Spencer strepitoso e Cannavale ottimo! Buona la regia di Steno e come nel primo film un'eccellente colonna sonora. Il ritmo è abbastanza alto e tra scazzottate e risate non ci si annoia mai. Quasi al livello del precedente!
Rambo90: Scialba riproposizione della formula alla Spencer & Hill (scazzottate e buoni sentimenti), qui però portata in scena (come già altre volte) da Giuliano Gemma. Le gag sono banali e possono divertire solo un pubblico di piccolissimi, la sceneggiatura è ridotta all'osso e Palance sembra svogliatissimo. Le scazzottate poi non hanno un briciolo di ritmo e inventiva. Si salvano la Andress e le musiche dei fratelli De Angelis.
Gabrius79: Commediola scolastica ambientata negli anni sessanta piuttosto insipida e poverissima di idee. Le gag sono quasi sempre prive di nerbo e gli attori deludono decisamente. Unica, dimenticabile volta di Angelo Maggi protagonista (sarà riscattato da Sapore di mare). Piacevole la presenza di una giovane Elena Sofia Ricci. Barra, la Schiavone e Vignali sprecati.
Markus: Operazione leggerezza per la terza regia (a undici anni dall'esordio) per il giovane regista Francesco Amato. La faccenda è quanto di più abusato nel cinema: lui (Servillo) uno psicologo tutto libri, saggezza e fegato grasso dalla sedentarietà; lei (Echegui) giovane e provocante personal trainer uniti per necessità. L'incontro/scontro è per l'ennesima volta servito, ma bisogna riconoscere che la formula funziona e la pellicola riesce nell'intento di far sorridere con una certa intelligenza. Valido il cast di supporto ai protagonisti.
Manfrin: L'impressione è che si voglia tirare per le lunghe le situazioni, strane ma non troppo, raccontate nei vari episodi; tranne nel primo, in cui un Laurenti bene interpreta il malinconico "aiutante notturno sugli autobus". Per il resto si salvano un simpatico Laganà alle prese con la prorompente Ferilli e la buona caratterizzazione del già valido Giallini.
Siska80: Giovane (e bella, come al solito) aiuta una bimba rimasta orfana di mamma a superare il lutto. Non male come idea, se non fosse per il fatto che la fantasia in film del genere è assente quindi sappiamo già che, tra milioni di uomini esistenti, la protagonista si innamorerà (corrisposta, scommettiamo?) proprio del padre della piccola. Ciononostante la baby attrice coinvolge lo spettatore con la dolcezza e la simpatia, gli interpreti principali sono abbastanza convincenti e affiatati e il finale riesce ad emozionare. Mediocre ma nel contempo piacevole.
MEMORABILE: Lo smarrimento di Emily; L'equivoco riguardo alla tesi.
Nicola81: Cindy Crawford avvocatessa rampante potrebbe suscitare sarcasmo, e invece si rivela una delle cose migliori di un film tremendamente stereotipato, e “razzista” come solo certo cinema d'azione americano sa essere (i cattivi casualmente sono russi e cubani), ma che se non altro, grazie anche a un ritmo piuttosto sostenuto, ha il pregio di non annoiare. Non male il motivo che scatena la persecuzione, anche se il resto è prevedibile, epilogo compreso. Meglio il cattivo di Berkoff rispetto a un inespressivo Baldwin nei panni del poliziotto che protegge la protagonista.
Cangaceiro: L'operazione è molto originale: un film interpretato da comici prettamente televisivi, commentato in stile radiofonico dai sempre divertentissimi "Gialappi" e strutturato quasi come un reality (i concorrenti dello strano concorso sono seguiti passo passo via internet). Da tutto ciò ne scaturisce un film piacevole, anche se chi non è un fan dei vari Mai dire.. difficilmente potrà apprezzare. Tra l'esercito di attori i più simpatici sono Crozza, De Luigi, Dighero e Zuzzurro.
Pessoa: Modesto peplum di Parolini che datandosi nel titolo finisce per darsi la zappa sui piedi, data la quantità industriale di inesattezze storiche. La vicenda politica è lenta e noiosa con un paio di sottotrame (religiosa e sentimentale) che riescono se si può a fare anche peggio, a causa soprattutto della pochezza del cast. Allo stesso livello le scenografie kitsch (ma non bruttissime) e i costumi che sembrano disegnati dai Village People, che però danno un tocco trash non trascurabile. Si salva un po' nella scena finale dell'eruzione ma resta un prodotto scarso, per cultori del genere.
Ischan: Action decente, questo "Troppo rischio per un uomo solo". Buona sceneggiatura, anche se staccata troppo banalmente dall'incipit automobilistico. Azzeccata la simmetria tra Rudi Patti e Venantini, con il primo interpretato da un sempreverde Gemma. Quasi noir la prima parte con festino della villa e assassinio. Il resto è un po' forzato, compresa la location londinese. Complessivamente, tra l'accozzaglia di titoli simili, la pellicola di Ercoli raggiunge ampiamente la sufficienza.
Caveman: Parodia all'italiana di una saga cafonissima e di cui non si sentiva la necessità. Per fortuna almeno Salvi e Battista sono simpatici e portano a casa qualche scena; ma va detto che la sceneggiatura, piattissima, non li aiuta per niente. Grazie al cielo il fattore corse clandestine è limitato al segmento finale e non infastidisce troppo. Fotografia para televisiva e colonna sonora praticamente assente non fanno che affossare un film che per miracolo si salva dal monopallino.
Roger: Sullo sfondo dei festeggiamenti e dell'allegria (un po' forzata) di un capodanno, le felici interpretazioni di Totò e della Magnani, due personaggi che pateticamente cercano di dissimulare la loro solitudine e la provvisorietà della loro vita. La loro recitazione risulta complementare: tanto esuberante quella della Magnani, quanto insolitamente sottotono e malinconica è quella di Totò. Accanto a loro c'è un adeguato Gazzara.
Rufus68: Un anno prima di Un uomo senza scampo Frankenheimer tratteggia la figura di un altro perdente. Sullo sfondo della provincia americana, così profonda da apparire estranea, vengono inscenati rimpianti, mancati incontri, disillusioni. Non è l'Irlanda di Joyce ma il Kansas: cambia poco. E la spericolatezza della vita dei temerari fa risaltare l'angustia delle vite borghesi, paghe nella rassegnazione. Riprese spettacolari e grande Hackman.
Rambo90: Ruffini alla seconda prova da regista tocca decisamente il fondo. L'idea di base saccheggia Un biglietto in due e Parto col folle, ma la sceneggiatura non è all'altezza nemmeno di essere una buona copia. Dialoghi spesso senza senso, battutacce sparate a caso, personaggi inconsistenti e situazioni che non sono surreali ma solo buttate lì. Ruffini attore è una spanna sopra Matano, Pintus è tremendo e Scintilla l'unico almeno simpatico. Insopportabile la svolta pseudo sentimentale nel finale.
Dusso: Non è ben chiaro chi sia il vero regista del film, ma si nota una regia notevole con riprese interessanti. Un western assolutamente ricalcato su quelli americani, in cui vengono messe in grande luce la cattiveria e l'orgoglio degli uomini. Ben interpretato con un finale da tragedia, dove Cotten fa quasi tenerezza. Donne di contorno ma Ilaria Occhini è perfetta.
Galbo: Oltre che un bellissimo film, è un documento dal grande valore morale sulle condizioni del proletariato "borgataro" romano. Lo stesso Citti, bravissimo nei panni del protettore del personaggio della Magnani (splendida la sua interpretazione) venne letteralmente preso dalla strada da Pasolini. Il film si segnala per il suo toccante realismo, disgiunto da qualsivoglia effetto lacrimevole, ad alto rischio visto il tema trattato.
Ruber: Black commedy parecchio insulsa con un Lawrence al peggio dei suoi precedenti già mediocri lavori. Il figliol prodigo che ha fatto i soldi andando via dal paesino si rifà vivo nel paesino dei campagnoli per l'anniversario del matrimonio dei suoi; scontro città/campagna per questa commedia mediocre che dopo dieci minuti e già finita per la noia. Pessima sceneggiatura e cast al minimo, solo qualche battuta riesce a strappare qualche sorriso ma niente di più. Pollice su solo per la bella Bryant.
Il Dandi: Assai debole. Il titolo dice già tutto sul riciclaggio, ma allo spunto (e all'alto budget conseguente) non corrispondono idee all'altezza. Cast solo apparentemente corale, e le macchiette del prete burino De Sica e del cialtrone studente fuori corso Calà finiscono per ripetersi presto. Anche il tema della "crisi di rigetto" da viaggio (col pullman che canta "0' surdato innamurato" e il cedimento alla spaghettata quando ormai "gli stronzi hanno forma di hamburger") appare scontata e antiquata. Filmaccio, ma qualche risata ce la si fa.
MEMORABILE: La visita a Graceland, dove il prete più anziano -non sapendo chi è Elvis Presley- si mette a pregare per il vivente Frank Sinatra: SCE-MO! SCE-MO!
Stubby: Trattasi di un tortilla comedy western, ambientato durante la rivoluzione messicana (ma durante il film se ne sente solo parlare, non viene praticamente nemmeno sfiorata). Il cast è veramente stellare ed in pallissima, Anthony Steffen ed Enrico Maria Salerno sono due straccioni che fan morire dal ridere (sia per le gag che per i dialoghi); poi ci sono Mark Damon, la Boschero, Sambrell (anche se si vede poco ed è doppiato da Ferruccio Amendola) e Camardiel... insomma, il top!
Ira72: Una puntata che racchiude perfettamente lo spirito della serie, dosando quel tanto che basta di Colombo (varrebbe la pena solo per vederlo in affanno sul tapis roulant). Sì, perché Colombo sa essere furbo come una volpe e disarmante come un cucciolo, cocciuto come un mulo e goffo come un elefante in una cristalleria. E qui potremo assistere ai suoi tanti diversi aspetti. "Tutto muscoli e niente cervello?" Affatto. In questo caso il tenente se la dovrà vedere con un astuto "palestromane", fanatico della forma fisica e del salutismo.
Jena: ...Rimane il fatto che il successo c'è ancora. Nel consueto profluvio di grossolana volgarità e di banalità di un film come questo esistono alcuni punti a favore: in primis un Christian De Sica vera maschera plautina, che ha preso il consueto personaggio di Alberto Sordi e l'ha estremizzato (assecondato da un bravissimo Ghini, riciclatosi ottimamente come comico). Poi ci sono le curve della Spada per l'occhio maschile, la Finocchiaro sempre simpatica e poco altro. Dopo il pranzo di Natale ci può anche stare.
Il Gobbo: L'astuto Baldi confeziona in quattro e quattr'otto un sequel apocrifo di Django ("Viva Django!" è il titolo alternativo), sfruttando il Girotti "scoperto" sul set di Little Rita nel West che, travestito da Franco Nero, inizia una fortunatissima carriera western. Film solidissimo, dominato dall'egregio Horst Frank; la ripresa di Django dopo un pestaggio omerico si colloca ai primissimi posti del Gran Premio "sospensione dell'incredulità"... Un brano della colonna sonora è la base del mega-hit discografico del 2006, "Crazy" degli Gnarls Barkley.
Ziovania: New York non è per tutti e dopo un mese passato in uno scantinato le sorelle Sherwood stanno per ritornare nel nativo Ohio con le pive nel sacco. Nel mondo del musical, però, mai dire mai, e infatti la svolta della loro vita si materializza in un finale a ritmo di conga. La commedia è vivace, divertente, ben interpretata, con tre o quattro numeri coreografici essenziali ma di ottimo livello (merito di Bob Fosse); le musiche però sono banali e a malapena funzionali alla vicenda (demerito di Jule Styne).
Mclyntock: Di taglio e confezione televisiva, questo mediocre e convenzionale western di Katzin si segnala agli appassionati per l'ambientazione riuscita, il ritmo svelto e i paesaggi ben filmati. Sentenzioso, ma con qualche buona scena d'azione e una decorosissima fotografia Metrocolor. Cast, purtroppo, in catalessi anche se simpatico.
Pigro: Brevi amori a Cervia, si potrebbe dire ricordando il prototipo balneare di Bianchi: peccato che lì ci fosse almeno Sordi. L’intreccio di storielle non sarebbe terribile di per sé (il giornalista arrivista alle prese con lo scambio di coppie, la separata assediata dall’ex), ma il livello delle battute (impossibile ridere e perfino sorridere) e della recitazione (tra comici che vanno in automatico e bellocce che non vanno proprio) affossano tutto. Senza contare scene veramente terribili (la boxe).
124c: Will Smith elegante ladro e truffatore non stona, specie se gli affiancano una bionda sempre in bikini e tacchi a spillo (Margot Robbie) e un ciccione come Adrian Martinez, tanto obeso quando divertente, come complici. Buone le location, indovinati la scena della scommessa col cinese e il colpo di scena finale. Brava Margot Robbie, scippatrice innamorata, che è la vera rivelazione di questo film. Will Smith, più che citare il Paul Newman de La stangata, sembra rifarsi al nostrano Adriano Celentano di Mani di velluto (il che non è un male).
Ryo: Non ho mai provato simpatia per il gruppo di supereroi colorati della serie TV americana; al limite la serie originale giapponese, che si prende meno sul serio, riesce a strapparmi qualche risata. In questo film non c'è nulla che mi sia piaciuto, se non qualche idea registica in sporadici momenti. La sceneggiatura noiosa, i personaggi troppo caricaturali... Gli effetti in computer grafica dei robot sono decisamente poveri, oltre che offrire un design che non mi ha convinto. Buona la caratterizzazione di Rita Repulsa.
Lovejoy: Prevedibile, dato il grande successo ottenuto dal primo film, il ritorno dell'agente Gracie Hart. Ma se la prima pellicola godeva di un buon ritmo, qualche gag azzeccata, qui si arranca vistosamente verso un finale piatto e largamente prevedibile. Figurine piu che personaggi a cui gli interpreti cercano, vanamente, di dare vita. Si salvano, con indubbio mestiere, solamente i veterani di lungo corso Shatner (sempre grande) e Treat Williams. Murciano è simpatico ma è meglio in Senza Traccia. Male gli altri.
124c: Film di fantascienza di serie B che si appoggia su un'unica idea: moltiplicare per sette la protagonista Noomi Rapace. Il resto, come il cameo di Willem Dafoe che interpreta il nonno delle sette sorelle e le comparsate di Glenn Close nel ruolo della cattiva invischiata nella politica dei tagli alle nascite, è decorativo. Non un capolavoro ma una almeno guardabile, grazie alla protagonista che cerca di variare come può le personalità delle sette sorelle come cambia le parrucche di scena. Il finale è intuibile ma comunque divertente.
Galbo: Il cinema di Ken Loach così impegnato e caratterizzato sul fronte politico sociale, si occupa in questo caso della guerra civile spagnola, e propone un racconto molto efficace che pur non nascondendo forti motivazioni ideologiche riesce ad emozionare e intrigare lo spettatore: molto efficace la caratterizzazione ambientale e buona la prova del cast.
Rambo90: La saga va ancora a tavoletta, anche se la storia appare più semplice del solito. Inizia subito infatti, presentandoci un fratello mai conosciuto di Dom senza troppi perché e la sceneggiatura non sembra dare a tutti il giusto spazio. Ma il divertimento c'è ancora e il discorso sulla famiglia sa sempre portare i momenti più melò verso le giuste corde. Azione over the top come sempre, arrivando addirittura a una puntatina spaziale. Diesel e Cena si menano che è un piacere, Gibson e Ludacris rimangono i più simpatici, inutile (per ora) il ritorno di Kang.
Minitina80: L’esordio di Aldo, Giovanni e Giacomo è un piccolo cult, dotato di gambe proprie e in grado di far ridere senza troppa fatica. Li aiutano sketch rodati da anni di intrattenimento in teatro che hanno mantenuto all’interno del film un loro senso artistico e funzionale. Ha il pregio di non ricorrere a doppi sensi o linguaggi poco ortodossi ai quali in molti non sembrano ormai poter rinunciare. Il fatto che sia girato praticamente tutto in esterni non sembra averlo influenzato in negativo e il risultato è una commedia originale e dilettevole.
MEMORABILE: “A volte dorme più lo sveglio che il dormiente”.
Capannelle: Eco-thriller solido come fondamenta ma anche in grado di porre interrogativi etici senza fare demagogia spicciola. Attori ben diretti (tra cui prevale la Marling, co-sceneggiatrice col regista) e uno stile di narrazione dove mainstream e spirito indie sanno accompagnarsi discretamente. Qualche passaggio può apparire un po' ruffiano ma prende fino alla fine, conserva una certa ambiguità e sa essere anche delicato.
Nando: Commedia abbastanza scontata, provvista di situazioni stereotipate e di un finale al limite del fantastico. Cast corale in cui emergono Marcorè, grande sensibilità, la Impacciatore e Solfrizzi. Bova se la cava mentre la Solari è bella ma non balla. Musiche molto ruffiane per una pellicola buonista che oramai sembra il marchio di fabbrica di Genovese.
Pigro: Cantante da matrimoni mollato dalla fidanzata e cameriera che sta per sposarsi finiranno per innamorarsi: di per sé una storiella banalina, che d’altra parte non fa molto per emergere dalla banalità di dialoghi e situazioni. Qualche spunto carino o divertente qua e là riesce a non far assopire. L’unica cosa degna di rilievo è la scelta di una colonna sonora fortemente indirizzata al pop e rock degli anni 80, da cui emerge in carne e ossa un invecchiato Billy Idol che si offre in un cameo in verità piuttosto sciocco.
Nando: La breve e vincente parabola sportiva del golfista Jones, rimasto dilettante perché amava lo sport. Una pellicola dignitosa con qualche picco emozionante che descrive cronologicamente le imprese del giovane prodigio. Ricche immagini sportive e buona terminologia tecnica; Caviezel se la cava abbastanza bene con capello biondo. Lievemente prolisso ma per intrattenere svolge appieno il compito previsto.
Puppigallo: Western in cui buono e cattivo si fondono, dando vita a personaggi unici. I due protagonisti catalizzano l'attenzione dello spettatore. Ma anche chi gli ruota attorno, o semplicemente incrocia la loro strada, spesso dà vita a una performance che arricchisce la pellicola. Come in ogni western che si rispetti, sono quasi sempre fucili e pistole a avere l'ultima parola E quando c'è da aprire bocca non si fanno troppi giri di parole (patti chiari, amicizia lunga). Nota di merito per il sorrisetto di Billy quando, nel finale, vede Garrett e per la colonna sonora. Davvero notevole.
MEMORABILE: "Tienti gli spiccioli Bob"; Pranzo con Billy e duello con conta dei passi: "Non erano dieci". E il morente "Non ho mai saputo contare".
Fafo1970: Un film teatrale, quasi esclusivamente girato all'interno di un carcere femminile, impreziosito dalle magistrali interpretazioni di Anna Magnani e Giulietta Masina che compiono un percorso inverso: la prima scafata e incallita veterana si dimostrerà capace di incredibili slanci di affetto e protezione mentre la seconda da servetta impaurita e ingenua diverrà una scaltra donna di vita alla quale Anna vomiterà tutto il suo sdegno. Commovente e intenso, da vedere!
Myvincent: Un ex-terrorista viene stanato dopo anni e per lui sarà una fuga verso il suo passato non del tutto risolto che lo vedrà molto cambiato. Un "Come eravamo" dei tempi d'oggi, dove c'è tutta la nostalgia per gli ideali giovanili. rischiarati da un amore mai del tutto dimenticato. Tante glorie del passato ruggiscono come ai vecchi tempi, impreziosendo un lavoro che senza di loro sicuramente avrebbe meno valore. Tre vecchie glorie e di fronte uno Shia LaBeouf che fa quello che può.
Jcvd: La trama la conoscete senza ombra di dubbio per cui è inutile dilungarsi. Per chi non l'avesse ancora visto sappiate che ci si divertirà e non poco e che persino trama e sceneggiatura non sono così male. Da vedere e rivedere. Consigliatissimo anche per i più piccoli.
MEMORABILE: "È d'epoca!" verso la macchina che cade a pezzi.
Belfagor: Faceva bene Schrödinger a diffidare della possibilità dei viaggi temporali. E d'ora in poi lo farò anch'io, visto che Scott ha rubato l'automobile di Doc e i wormhole di Donnie per ricettarli in un blockbuster bolso e fiacco dal taglio fastidiosamente televisivo. A parte i buchi nella sceneggiatura (inevitabili quando si vuole affrontare in modo serioso un tema paradossale), a colpire sono lo svolgimento becero (tranne un buon incipit) e un finale da fleboclisi.
Kinodrop: Un ex chef di fama, in autoisolamento in una baita in mezzo ai boschi, vive procacciando tartufi per i gourmet di Portland grazie al fiuto di una maialina; quando questa verrà rapita, il padrone si metterà alla sua ricerca, chiedendo qua e là e inciampando in un passato per lui traumatico. Dato il presupposto, l'aura di un action/revenge si infrange in uno psicologismo antisistema e pseudo naturalistico che cavalca alcuni stereotipi su artificio e autenticità, con un Cage quasi irriconoscibile tra barba, capelli ed ematomi vari che, dimesso, filosofeggia e moraleggia a tutto spiano.
Markus: Melodrammone borghese (la ricca ambientazione marittima sarda tra i villini a picco sul mare danno in questo senso man forte) con venature adolescenziali/inquiete tipiche del connubio - durato alcuni film - Amadio/Guida. La vicenda, complice una regia non sempre attenta ai dialoghi, fatica a prender quota e si comprende a fatica (la cinepresa che indugia sullo statuario corpo della Guida distrae parecchio!) in favore, invece, di un collage di pose delle attrici e situazioni talvolta piccanti. La splendida OST feliciterà gli amanti del “Moog”.
Rambo90: Non male, soprattutto grazie al confronto fra i grandi Freeman e Hackman, che tengono in piedi questo giallo dall'inizio alla fine con le loro ottime interpretazioni. La trama funziona grazie a qualche colpo di scena ben piazzato e la staticità della vicenda (siamo quasi sempre dentro ad una stanza) non pesa. La Bellucci è orrida nel suo autodoppiaggio, Thomas Jane poco adatto alla situazione. Nel complesso un buon film.
Puppigallo: Quando si è convinti che l'esercizio di stile, la forma, la ripresa studiata e la propria arte filmica possano permettere allo spettatore di sorbirsi quattro ore di pellicola senza battere ciglio, ecco che nascono i chilometrici mostro movie come questo. Che il regista disponga di talento visivo è fuori dubbio, ma qui sembra bearsene e specchiarsi in un tempo che pare infinito, dove i super eroi, Flash a parte, il più essere umano, paiono modelli dai visi lisci sul grigio pallido, pronti a inondare il pubblico di dialoghi e dissertazioni. L'azione c'è, ma anche i rallenty purtroppo.
MEMORABILE: Flash salva la ragazza in auto; I faccia a faccia tra cornutone e portavoce del capo (tipo [f=1277]Fantozzi[/f] e Megadirettore di turno); "Fanculo il mondo".
Gugly: A tratti divertente (D'Artagnan ha qualcosa in comune col Brancaleone di Gassman), rimane tuttavia indeciso tra il surreale puro e una rimpatriata di attori amici tra loro che hanno deciso di divertirsi e divertire col gioco tirato un po' per le lunghe (quasi due ore) e i caratteri propri di ciascuno (Rubini parla in pugliese, Mastandrea in romanesco, Papaleo disincantato e Favino guascone un po' imbranato ma sempre affascinante); Buy autoironica e Haber cattivone da fumetto completano il quadro. Per sognare storie proprie.
MEMORABILE: D'Artagnan che non ha fortuna con i mezzi di locomozione.
Fabbiu: Molto lontani dal primo film; grandi nomi ma un vero flop. Sceneggiatura molto povera.
Due ore per 4 episodi di classica comicità italiana commerciale, che niente aggiungono a quanto già visto in altri film del genere. De "il nipote del vescovo" è solo da apprezzare l'interpretazione di Roncato con il suo solito accento romagnolo. E' molto bravo Montagnani nell'episodio "La Scelta", ma la storia è piuttosto banale e i tempi sono veramente smorti. "Vuo' cumpra" con D'Angelo è solo stancante. L'unico episodio meritevole è "La legge del taglione".
Rambo90: Tre paracadutisti acrobatici si trovano in una cittadina per uno spettacolo, ospiti degli zii del più giovane di loro. Il più anziano si innamora della padrona di casa e le cose precipitano. Bellissimo dramma di Frankenheimer, lontano dai suoi soliti film, ma non privo di spettacolarità (le sequenze dei lanci sono davvero incredibili). Il cast è superlativo: Lancaster e la Kerr insieme fanno faville, ma non sono da meno né Hackman (in uno dei primi ruoli importanti) né Wilson. Finale amarissimo.
MEMORABILE: La faccia del direttore della banda quando trova le strade deserte.
Tarabas: Un bandito vuole liberare dalla galera un amico, condannato ingiustamente, ma finisce a sua volta ai lavori forzati. Uscirà solo grazie alla guerra. Storia senza molto senso, sceneggiatura piena di buchi, praticamente un collage di minivicende slegate fra loro. In più non ha nessun ritmo né atmosfera. Belmondo non si impegna granchè. Bizzarro il personaggio del messicano, che sembra una citazione leoniana. Sfavillante la Cardinale. Passo falso del regista.
Giùan: Si rischia di combattere, lungo il corso della sua ponderosa durata, contro il desiderio primigenio ed epidermico di detestarlo, cedendo alfine nella fatidica, platealmente "impudica" scena della nascita dell'agnellino (e no vabbè: il silenzio degli agnellini no Abdellatif!). Kechiche perde ogni precedente senso della (dis)misura e per ammannirci la "purezza" dello sguardo di Amin avvolge il profluvio affabulatorio rohmeriano di una sensorialità che fa un baffo (ma verrebbe da dire, perdonate, il cu...) al miglior (?) Korine. Da ululato la Bau (sob!)
Herrkinski: Un buon film d'avventura per famiglie, spesso tinto di commedia (formula che riprenderanno a breve anche Spencer & Hill in Io sto con gli ippopotami). La location africana è sempre di grande impatto visivo ed è ben fotografata; belle anche le musiche esotiche dei De Angelis e il cast, con un Gemma perfettamente a suo agio nel personaggio scanzonato e un Palance tipicamente cattivo; la Andress fa il suo mestiere senza troppa convinzione. Un film rilassante, con qualche momento di stanca ma nel complesso abbastanza buono.
Teopanda: Film che prova ad unire il Decameron di Boccaccio con le moderne “commedie sporcaccione”. Si divide in due parti: la prima è un po' più solida, con il protagonista che si deve rifugiare in un convento di suore per sfuggire a Gerbino Della Ratta, promesso sposo della sua amata (Poppea). L’altra parte del film è costituita dai ragazzi che si devono recare al matrimonio di Poppea: una storia sconclusionata e diretta male. I costumi, sorprendentemente, rasentano una certa accuratezza storica, mentre le musiche scelte sono anacronistiche (a dir poco) ma funzionano bene in un film simile.
Faggi: Contorsioni psicoerotiche a uso della borghesia settantiana; fanciulle in fiore di pianta carnivora e tempi delle mele col verme della provocazione; clima ovattato (dove l'ovatta rischia di essere imbevuta di cloroformio) e suoni suadenti a sottolineare languori evanescenti; mezze frasi, un'incursione onirica notevole (la sequenza col cane) e Freud secondo lo spirito mediterraneo; cadute nel banale (certe battute, la scena nel negozio di biancheria intima). Non è orribile ma non mi ha convinto.
Ruber: Black commedy parecchio insulsa con un Lawrence al peggio dei suoi precedenti già mediocri lavori. Il figliol prodigo che ha fatto i soldi andando via dal paesino si rifà vivo nel paesino dei campagnoli per l'anniversario del matrimonio dei suoi; scontro città/campagna per questa commedia mediocre che dopo dieci minuti e già finita per la noia. Pessima sceneggiatura e cast al minimo, solo qualche battuta riesce a strappare qualche sorriso ma niente di più. Pollice su solo per la bella Bryant.
Galbo: L'espressione (monocorde) del piccolo protagonista (si poteva scegliere meglio) accompagna l'opera di debutto di Carlo Carlei, da noi giustamente poco considerata dal pubblico. Si trata di un film furbetto, portatore di visioni sociologiche come minimo discutibili e che si può per il resto ridurre ad una cartolinesca rassegna dei luoghi nei quali è stato realizzato. Se si aggiunge la prova mediocre del cast il quadro è completo.
Nando: Un tipico noir in cui si narrano le avventure di uno scagnozzo di un boss della pizza alle prese con una fuga tra Belgio e Francia. Atmosfere plumbee e qualche momento di rarefazione accompagnati dalla voce narrante del protagonista. Scamarcio è efficace nell'interpretazione, ben coadiuvato dalla sofferente speranza della Fois. Forse troppi dialoghi in francese.
B. Legnani: Delusione completa. Un film a-centrico, nel senso che manca di corpo centrale, di una parvenza di linearità di trama, allineando situazioni poco connesse. Presenta inoltre parentesi talora strambe, talora semivuote, con l’aggravante di avere una soluzione di una banalità sconcertante. Non si sevizia un paperino, scusate ora la mia banalità, è di un altro pianeta.
Pinhead80: Esodo Pratelli ci propone una versione altamente drammatica della storia di Pia De' Tolomei e della sua vita tribolata a causa della folle gelosia del marito. Storicamente esistono tante teorie sulla storia e questa ne è una libera interpretazione. L'opera ha il pregio di mostrare da una prospettiva femminile le conseguenze della sofferenza per la fine di una storia. Interessanti anche le incursioni nella vita agreste dei sudditi, pronti a compiacere la padrona con canti e balli in cambio di doni. Da recuperare.
Deepred89: Ennesima riproposizione, in campo thriller, del tema delle gemelle di cui una serial killer. Il soggetto inserisce uno stupro come possibile causa scatenante del massacro, tanto che il film sembrerebbe quasi un remake di Coraggio... fatti ammazzare, se non fosse per qualche rimescolamento di carte - rovinoso ai fini della logica narrativa - verso la fine. Regia passabile, cast che alterna volti televisivi a vecchie glorie: ok la protagonista, professionale Arana, irriconoscibile la Lazar, Zibetti ormai abbonato al ruolo dello psicopatico.
Daniela: Buona trasposizione, nonostante le semplificazioni (inevitabili) e l'edulcorazione dell'epilogo (evitabile). Fra il buono, l'atmosfera fra il gotico e l'espressionista esaltata dalla fotografia di Joseph August, nonché la prova del cast: se la bellezza di O'Hara è molto irlandese e poco zingaresca, risultano efficaci il gelido Frodo di Hardwicke, il vigoroso Mitchell re dei ladri e O'Brian, qui giovane, snello e molto attraente. E poi c'è lo straordinario Laughton, riconoscibile nonostante il pesante trucco, in piena gara di bravura con Lon Chaney: gobbo mostruoso eppure di commovente umanità.
MEMORABILE: L'esposizione sulla gogna; L'assalto alla cattedrale; "Perché non sono di pietra come voi?"