Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Rambo90: Una favola tipicamente zavattiniana, un po' esagerata in alcuni punti ma sicuramente divertente, soprattutto grazie all'interpretazione di Vittorio De Sica, grandissimo nella parte del maestro ottimista e un po' sognatore. Anche i caratteristi funzionano; forse la parte migliore è la prima, mentre quella con l'elefante risulta un po' ripetitiva. Buona la colonna sonora.
Daniela: Per salvare il padre dalla galera, è costretta a sposare un uomo che non ama, Ma la vita ha in serbo per lei altre disgrazie... Un concentrato di matarazzità che stordisce in questo melodrammone in bilico fra l'eccesso sublime e il trash da fotoromanzo: la bilancio infine tracima verso quest'ultimo, a causa di una bimba malata che invoca la mamma con tale insistenza da far stroppiare il troppo. Nel cast, i nefanti Santuccio e Fabrizi fanno da efficace contraltare alla coppia Pampanini/Girotti, emula di quella più fortunata Sanson-Nazzari.
Minitina80: Il buon Lenzi dirige con la mano sinistra e svogliatamente una pellicola sulla guerra che difficilmente resterà impressa negli annali. Rimane tutto superficiale, soprattutto la psicologia dei personaggi e quel poco di sentimentalismo spiccio che li anima e che dovrebbe essere la spina dorsale della sceneggiatura. Anche le scene di combattimento non sembrano trasmettere alcun pathos e la compagine di attori appare sottotono e svogliata. La guerra vera è vincere la noia per arrivare alla fine.
Reeves: Scatenato centone della comicità italiana anni Cinquanta, spassoso e divertente ma al tempo stesso interpretabile come il canto del cigno di un'Italia che di lì a poco sarebbe cambiata completamente, non solo per quanto riguarda la concezione della comicità. Menzione speciale per Ave Ninchi, sempre brava e qui fantastica, mentre Fabrizi è nella norma (e quindi bravissimo). C'è anche Luca Ronconi.
B. Legnani: Sorprendono positivamente la ricchezza della messa in scena e la fantasmagoria del tutto. Colpiscono negativamente una trama con falle immani (una sola: ma Morgan come è arrivato alla festa spagnola, per di più vestito di tutto punto?), un lieto fine tirato per i capelli (e sbrigato in pochi secondi!) ed un protagonista davvero mediocre. Molto meglio (ovviamente) Garrani e Mestral. C'è pure la Alonso, la cui bellezza è difficilmente definibile virginale...
Galbo: Mediocre commedia diretta da Sergio Rubini, che vorrebbe cavalcare l'attualità parlando di mobbing e in particolare di molestie sessuali sul luogo di lavoro (in modo tutto sommato simile a Rivelazioni di Levinson), ma finisce per realizzare una commedia senza capo nè coda (la sceneggiatura è a dir poco lacunosa), sciatta e poco curata, e con interpreti (a partire dallo stesso regista) svogliati.
Siska80: Giovane coppia scopre di non poter avere figli, ma una vacanza la salva da una grave crisi coniugale. Film incentrato sulla forza della fede e dei sogni, ha il suo punto forte nel colorito villaggio esotico nel quale è ambientato ma anche nella presenza di un bimbo con problemi deambulatori tra i protagonisti (quando ci sono di mezzo creature innocenti è quasi impossibile non commuoversi). I due interpreti principali sono abbastanza convincenti e il ritmo scorrevole consente una visione nel complesso gradevole, seppur la trama non brilli di certo per originalità.
Rambo90: Torna il Terminator Schwarzenegger, questa volta dalla parte dei buoni e tornano scene d'azione magnifiche (tra le migliori di sempre), accompagnate ad una superba caratterizzazione dei personaggi. Brava la Hamilton ma anche Furlong è spontaneo e simpatico. Epocale la lotta fra Schwarzy e Patrick nel finale.
Samdalmas: Interessante remake del classico di Siegel girato con stile autoriale settantiano da Kaufman. I baccelloni si riproducono velocemente, uguali agli umani ma freddi e senza emozioni. Nel cast svetta il grande Sutherland, qui un ispettore della sanità, accanto al giovane Goldblum e la Cartwright prima di Alien. Finale da brividi.
Homesick: Con vistose reminescenze di Guareschi, una commedia paesana diretta da Girolami in uno dei suoi momenti migliori, soprattutto per il polso sicuro con cui tiene sotto controllo l'esuberanza della coppia Franchi-Ingrassia, bloccandone gli eccessi slapstick e le sguaiate puerilità. Banfi irrefrenabile sagrestano è ormai pronto per i futuri exploits da primo comico e tutti gli altri caratteristi sono azzeccatissimi, a cominciare dal comunista D'Orsi e dal fascista Malavasi.
MEMORABILE: I vivaci battibecchi tra nonno fascista e nipote comunista; Il battesimo; il comunista reumatico che si riprende; la partita di calcio.
Galbo: Il Caronte in salsa western che traghetta uomini tra Messico e Arizona ha il volto segnato di Lee Van Cleef, bravissimo attore assai adatto al ruolo. Il film che ne racconta la storia è un western che procede a corrente alternata tra parti riuscite (il finale) e qualche momento di stanca, ma nel complesso è godibile grazie anche ad una riuscita ambientazione.
Anthonyvm: Sottovalutato e divertente sexy-thriller depalmiano, trionfo di stile e citazionismo (anche autoreferenziale) come il fruitore abituale si aspetta, consciamente irrazionale e persino umoristico nella sua improbabilità (e la maestria con cui il regista trasforma un twist ending da insulti in un gioiello paranormale di incastri fatalisti merita da sola un inchino). Anche se non tutto funziona (Banderas è un po' fiacco), resta un'opera avvincente (proemio di pura suspense), sensuale (l'innaturale splendore di Romijn-Stamos), formalmente meticoloso (dal montaggio alla fotografia). Buono.
MEMORABILE: Il tentato furto al festival di Cannes; Il suicidio della sosia; L'incidente col camion; La danza di Romijn-Stamos; Sul ponte; L'ultimo quarto d'ora.
Galbo: Innocua commedia sulla dipendenza dalla tecnologia e dai social media. Il tema è importante e meritevole di approfondimento, ma il film si limita a una superficialissima disamina del fenomeno, limitata da una sceneggiatura che snocciola le più prevedibili banalità sul tema e da una regia incolore, incapace di sfruttare il potenziale comico di attori pur validi come Fresi e sopratutto Bentivoglio, il cui talento è totalmente sprecato. Evitabile.
Siska80: Stavolta non ci sono di mezzo atti eroici, giacché il protagonista non opera del bene, mirando solo a vendicare il padre (il famigerato bandito Jesse James, capirai!). Nell'insieme, il film segue gli standard del genere in maniera corretta: schiaffi di sfida, scazzottate (inscenate con scarsa sincronizzazione nei movimenti degli attori), qualche sparatoria d'obbligo, la bella coraggiosa di circostanza e infine la preannunciata resa dei conti. Mediocre e prevedibile da ogni parte lo si guardi, seppur inappuntabile per quanto riguarda i costumi, le location e il ritmo.
Ruber: La prima regia di Abatantuono stecca di brutto. Sceneggiatura per certi versi anche interessante ma sviluppata molto male: i dialoghi sono veramente banali e mediocri. L'idea del gruppo di amiconi che gestisce un autogrill sulle colline toscane che rischia la chiusura era anche interessante, ma è stata scritta e girata in maniera penosa, anche per via di un cast scarso che, tolti Memphis e lo stesso Abatantuono, è veramente poca cosa. Diego è rimandato in regia a tempi migliori. Da dimenticare le ormai noiose battute di Ale & Franz.
Ruber: Commediola per famiglie con sceneggiatura dai buoni sentimenti ma molto esile. La classica figura paterna si trasforma in fantasmino dopo un incidente avendo cosi la possibilità in un periodo limitato di tempo di mettere alcune cose a posto nella sua famiglia. Il buon Bill nel suo periodo d'oro, nel bel mezzo dei Robinson, partecipa a questo filmetto: lui ci mette tutta la sua bravura e il massimo impegno, ma la sceneggiatura è da sitcom e anche il resto del cast è molto modesto. Qulache risatina qua e là e nulla più. Grossa scivolata di Poitier.
Rebis: Anomalo western di John Huston che vorrebbe essere la risposta progressista a Sentieri selvaggi, ma a discapito delle istanze filo-indiane naufraga in un finale razzista e reazionario che ha dello sconcertante. Lo spettro dell'incesto si aggira tra Lancaster ed Hepburne senza instillare turbamento. Lillian Gish, che passa con disinvoltura dal pianoforte al fucile, è quanto di meglio il film possa offrire. Confezione di routine.
Caesars: Classicissimo esempio di film d'avventure in pieno stile hollywoodiano anni '50. Interpreti adeguati, grandi mezzi impiegati e regia corretta. Però la storia non appassiona più di tanto, piena com'è di ingenuità (che, peraltro, si perdonano volentieri). Il difetto maggiore risiede nella noia, che rischia d'insorgere piuttosto spesso, visto che il repertorio a cui assistiamo è quello standard per il genere/anno. Davvero eccessiva la candidatura all'oscar come miglior film. Rimane un onesto prodotto, che gli amanti del genere possono apprezzare.
Daniela: Film spettacolare ma sceneggiatura discutibile: che i catastrofici si portino appresso il loro fardello di storie sentimental-familiari è scontato, però dovrebbe essere diverso l'approccio se si tratta di un grattacielo in fiamme - e qui mi sta anche bene seguire le vicende matrimoniali di tizio e le ambasce professionali di caio - oppure della fine (o quasi) del mondo. In questo caso, lo scoop della giornalista in carriera o la notorietà dell'astronomo dilettante diventano cacatelle di mosca che sminuiscono il pathos. Tanto vale allora buttarla in caciara, senza tante pretese.
Daniela: La visione di quest'opera trascende le categorie del bello e del brutto per assumere il valore di una esperienza mistica. Di fronte al nulla impresso su pellicola, la mente è libera di divagare fra i grandi interrogativi dell'esistenza: chi siamo? dove andiamo? le tette della Marcuzzi sono autentiche? come fa XY a restare sveglio guardando questo film, proprio lui che si è addormentato durante Blade Runner? PS: Mi pare di ricordare che ci fossero anche due tizi che assomigliavano a Bowie e Keitel, ma forse era uno scherzo dell'immaginazione.
Alex1988: Uno dei primissimi western all'italiana prima dello sdoganamento di Leone. Anche se, in realtà, di "spaghetti", in questo caso, non se ne può parlare; è un film che segue ancora gli stilemi del western classico. La storia è semplice: tre fratelli e una vendetta da consumare dopo vent'anni. Niente di che, ma interessante.
Markus: Diciamolo subito: questa commedia sentimentale è sorretta unicamente dalla verve di Fabio De Luigi nel suo usuale ruolo di impacciato. Con lui ci si può rallegrare grazie ad alcuni sketch gettati qua e là nel corso della pellicola, ma intorno a lui - a parte qualche felice caratterizzazione come la ragazza che si mangia le parole - c'è davvero poco, a partire da una sceneggiatura sciapa e indefinita (dopo un'ora di film ci si chiede quale sia la trama!). La premiére dame Laetitia Casta è ridotta a macchietta di francesina tutto pepe.
Giacomovie: La mafia fa sparire Oreste, il marito della procace Concetta, alla quale non mancheranno di certo altri pretendenti. Film di sostanza quasi nulla che sfrutta qualche luogo comune sulla mafia, sulla cultura siciliana e qualche flash erotico per un tentativo di intrattenimento che si rivela inconsistente, facendo arrivare con una certa fatica a concludere la visione.
Siska80: Un coraggioso delfino di nome Delfy (ah, l'originalità dei titolisti italiani!) deve togliere dalle grinfie dei cattivoni un artefatto magico. Mediocre nel senso profondo del termine: produzione priva di originalità che, data l'ambientazione sottomarina e il chiacchiericcio che vi si svolge all'interno, fa venire subito in mente Shark tale: a livello di design del resto non sono stati compiuti significativi passi avanti, a fronte di personaggi bidimensionali tutto sommato simpatici e di dialoghi abbastanza riusciti. Prevalentemente rivolto ai piccoli, ma i grandi non disdegneranno.
Fabbiu: Le isole sono le Tremiti (bellissima location), isolate anche le vite di questi (pochi) personaggi. Non il racconto dell'anno, vista la pochezza del tutto, ma ben condito e sentito. Le atmosfere sono suggestive, il tutto si lascia seguire con una discreta fluidità, anche se alla fine non rimane dentro un granché. Asia Argento brava e "inedita" in un ruolo interpretato meglio di tanti altri (forse anche dovuto al fatto che non parla).
Guru: Adatto a un pubblico di adolescenti, oltre alle splendide location che mostra, il film è da ritenere inverosimile per banalità e mediocre sceneggiatura. La storia colpisce, solo, per la caparbietà e la testardaggine di due fratelli che non si rassegnano alla scomparsa del padre e vivono l’abbandono come una sfida per riunire la tanto amata famigliola... Un simpatico orso, il cui ruolo è inutile e privo di collegamento con la storia principale, spadroneggia.
Paulaster: Commedia che si trova nel mezzo degli anni 80 e cerca di svilire grossolanamente il mito del machismo dell'epoca. Coppia di protagonisti Milano/Roma per soddisfare più palati, dove Montesano è più convinto e Pozzetto se la cava con qualche battuta. Il corollario è variegato senza incidere (si denota la bellezza della Russinova). Trama che si dipana sulle prova da superare, in una fase intimista e sulla chiusura buonista. Adattamento nella Val Tiberina credibile, sebbene con pochi sforzi.
124c: Alexis, misteriosa ladra coinvolta in un furto di diamanti fallito, entra in possesso di una chiavetta che scotta, bramata da alcuni killer al soldo di un senatore. Ambiziosa produzione da cui doveva nascere un franchise a metà strada fra Una bionda tutta d'oro e The Bourne identity, che si rivela un modesto B-movie d'azione e violenza con Olga Kurylenko in fuga. James Purefoy, il capo dei killer, imbastisce con Olga un rapporto d'amore/odio che è la cosa migliore del film, mentre Morgan Freeman è solo una comparsa con un cellulare in mano.
Rigoletto: Un film che potrebbe essere valutato sugli stereotipi al contrario: Travolta è un cattivo che non riscalda il cuore (critica che nel suo caso è sempre valida), la Berry è bella ma non incide, Jackman appare in un ruolo per il quale non è tagliato (e si vede) ma che svolge con professionalità. Il resto è un continuo ghirigori tra ideologie protezioniste, sparatorie e altro; lascia il tempo che trova riempiendo il minutaggio fra i titoli di apertura e quelli di coda. Non un brutto film, ma già da qui si può vedere il germe del niente sullo sfondo.
Noncha17: Film per ragazzi chiaro nel suo messaggio pacifista questo Valerian che, in qualche modo, richiama alla mente il The abyss di un certo James Cameron (oltre al suo più recente Avatar) e, ovviamente, Guerre stellari. Besson, grazie all'arguta regìa, durante la prima parte riesce benissimo a trasportarci nella sua meravigliosa avventura visiva. Purtroppo subisce dei cali quando vuole andare oltre lo spassoso divertimento, proponendoci cose già viste. Il problema vero, però, è che questo "mondo" esisteva prima ancora dei vari film succitati...
MEMORABILE: Il rapporto tra i due protagonisti; La realtà virtuale al mercato; I tre "pipistrellotti"; La pesca con farfalla; Bob il pirata; Il convertitore Mül.
Onion1973: Un film dell'orrore fatto come si deve. Originale nell'ambientazione, per quanto possibile visto che tratta di vampiri (ricorda "La cosa" di Carpenter). La storia: un gruppo di vampiri assedia una cittadina dell'Alaska isolata dal ghiaccio. Lo sviluppo progressivo della tensione c'è, il senso di sentirsi braccati e senza speranza pure. I vampiri sono finalmente cattivi e spietati come si deve e lo splatter sulla neve candida fa il suo effetto. Hartnett è un bello che sa recitare con dignità (diversamente da altri). Il finale agrodolce non nuoce.
Maxx g: Prodotto estivo statunitense con regia italiana, merita di essere visto, nonostante il tessuto narrativo piuttosto prevedibile. Funzionano però molte cose: dalla colonna sonora alla fotografia, all'ambientazione. La tensione c'è, è palpabile e il film vuole anche dimostrare che la tecnologia non è poi così infallibile. Si potevano evitare però le scene con le tre ragazze e con il tipo che riconosce la ex cantante. Merita una visione.
Galbo: Decisamente Pierce Brosnan "funziona" meglio quando riscopre il suo passato artistico spionistico che non nelle commedie sentimentali. In questo film di Donlaldson interpreta un ex agente costretto a ritornare sul campo. Complice il discreto mestiere del regista che conferisce al film un buon ritmo, il film si segue piacevolmente. Da segnalare la buon scelta delle location (fondamentale in un film del genere) e la prova incisiva di attori come Luke Bracey, Olga Kurylenko e Bill Smitrovich piuttosto credibili nei loro ruoli.
Mark: Basato su un romanzo di Frederick Nolan, il film ipotizza un immaginario complotto dietro la morte del generale Patton, ricamandoci sopra un intreccio di dietrologia e spionaggio decisamente fine a se stesso. Non è storia ma solo romanzo fantastorico che si appoggia a un personaggio realmente esistito per fornire sostanza e destare curiosità. Malgrado l'ottimo cast il risultato è assolutamente mediocre.
Rullo: Di buona intensità emotiva e con una soddisfacente prova da parte degli attori, Le regole della casa del sidro cerca di coinvolgere lo spettatore nella vita del protagonista, nei suoi dubbi e nelle sue avventure. L'attenzione tende talvolta a scemare per poi riprendersi con dei bei climax grazie alla sceneggiatura.
Ziovania: L'idea è di quelle brillanti: intrufolarsi in una scuola di aspiranti talenti e seguirne il percorso artistico e umano. Se operazioni del genere si prestano a facili stereotipi, Fame li salta a piè pari perché tutto risulta spontaneo e condito con l'entusiasmo dei protagonisti senza perdere di vista il realismo del successo (di pochi) e il fallimento (di molti). Per essere un musical di oltre 2 ore non c'è molta.. musica, anche se lo score è buono. A me è piaciuta la coralità di "Hot lunch jam".
Pinhead80: Ennesima commedia italiana che si rifà completamente a un'opera francese. La storia è molto simpatica e davvero divertente,alibi.c soprattutto nella prima parte, poi purtroppo nella seconda ci si lascia trasportare in una serie di traversie amorose tipiche del più classico dei cinepanettoni. Da lì in avanti l'opera perde in qualità e naufraga in un umorismo di bassa lega. Peccato perché le premesse erano buone.
Supercruel: Buonissima commedia, divertente e ben interpretata. Moltissimi i momenti esilaranti, mentre le pause "drammatiche" non sono mai pesanti e noiose. Apatow (che dirige e co-sceneggia con Stave Carell) è bravo a mantenere il ritmo e l'attenzione sempre sopra la soglia di guardia, attento a non cadere mai in tediosi tempi morti. La sessualità maschile è trattata con leggerezza e simpatica arguzia. Decisamente gradevole e nient'affatto idiota.
Jena: Unica ragione per vedere il film è la Carano, il resto è robetta. Trama esilina, con sfondoni di sceneggiatura da far accapponare la pelle, ambientazione da cartolina con la solita regia piaciona e banale di Stockwell. L'interesse si desta solo quando la nostra Gina, ex campionessa di lotta femminile, entra in campo e mena che è un piacere (su tutte la scazzottata in discoteca che lascia il segno). La Carano oltre a menare un certo carisma ce l'ha e tiene su il film. C'è anche il grande Trejo, ma compare solo a inizio e fine del film.
Galbo: Onesto prodotto di intrattenimento diretto con bravura da Ron Howard, impegnato in una storia di valori familiari e lavorativi che (visto il tema) fa largo uso di effetti speciali, realizzando delle sequenze (quelle degli incendi ovviamente) indubbiamente spettacolari e riuscite sul piano visivo. Meno efficace la caratterizzazione psicologica dei protagonisti, che appaiono piuttosto stereotipati. Più riusciti i personaggi secondari intepretati da attori di razza come De Niro e Sutherland.
Rebis: Fuori dalla logica del twist finale, l'opera di Shymalan si fonda su una narrazione classica, sedotta dai luoghi oscuri del cinema, che accentra la risoluzione del conflitto nel melodramma familiare, ibrida le superfici dei generi per cogliere l'emotività dei personaggi - qui le personalità multiple di un ispiratissimo McAvoy – e dichiarare la propria cifra allegorica. Split è un thriller solido e coeso, che collocando un cross-over sull'orizzonte degli eventi, propone una nuova concezione del supereroe quale risultante di un doloroso processo di integrazione tra potenziale fisico e psichico.
Galbo: Killer redento per amore. Jonathan Lynn dirige con professionalità una commedia vedibile ma non trascendentale; la sceneggiatura presenta infatti qualche momento di pausa e la caratterizzazione dei personaggi lascia spesso a desiderare. Vale la visione il sempre bravo Billy Nighy mentre Emily Blunt è un po' sottotono.
Luchi78: Film sicuramente notevole, ma la sceneggiatura mi sembra avere qualche punto debole tanto da far perdere ogni tanto l'interesse allo spettatore. Cassel interpreta un personaggio piuttosto stereotipato che stona nel complesso criminale ideato da Cronenberg, mentre Mortensen è semplicemente strepitoso. La fotografia di Peter Suschitzky merita un plauso particolare, accompagnando egregiamente alcune scene del film girate con notevole maestria. Finale apertissimo ad un seguito.
MEMORABILE: La scena in cui Mortensen viene sottoposto ad un "esame" prima di essere tatuato con le stelle.
Minitina80: Il reale punto di forza va cercato nell’intreccio omicida e il grosso delle emozioni si dipana quando inizia a sciogliersi. Questo va detto per dovere di cronaca perché, se non si è giallisti convinti, il naso si potrebbe storcere a causa di una partenza ipertrofica che ti obbliga a stare subito sull’attenti. Qualche appunto va fatto sull’aspetto scenico-scenografico che spiazza e disattende le aspettative di un’aria seriosa e di interpretazioni impegnate. Ci sono molti nomi altisonanti, ma alcuni di loro, per quello che danno, potevano non essere scomodati affatto.
Cotola: Onesto noir in action in cui si palesano tutti i cliché del genere possibili ed immaginabili ed in cui, nonostante una trama molto prevedibile, si finisce comunque
con l'interessarsi alle vicende di Jean Renò, facendo, ovviamente, il tifo per lui.
Se cercate novità, state alla larga. In caso contrario è un film adatto ad un paio di
ore senza troppi pensieri.
Kinodrop: Un turista americano in Grecia, dopo un incidente in cui muore la fidanzata, si trova immischiato in una più che confusa rete di complotti politici e di corruzione, dalla quale cercherà di uscire impelagandosi sempre più. Personaggio anonimo e mediocre costruito addosso a Washington (figlio) impegnato in rocambolesche e impossibili prove fisiche che sviliscono la tenuta di una trama che avrebbe voluto cavalcare l'onda di vicende politiche ben note per una storiella da "superuomo" (non esente da retorica), un ercolino sempre in piedi, sfortunato certo, ma anche tanto ingenuo.
Camibella: Un ufficiale britannico rifiuta di partire per l'Africa a combattere e per questo viene accusato di codardia, ma saprà farsi valere. Ennesimo remake del romanzo di Alfred Mason, convenzionale ma non brutto, però recitato troppo in stile accademico. Da salvare sicuramente le belle scene delle battaglie e la recitazione del compianto e talentuoso Ledger. La Hudson pare più adatta a commedie meno impegnate.
Herrkinski: Il merito principale del documentario è di esaminare e far conoscere la lunga carriera della band prima dell'exploit di La febbre del sabato sera e del periodo disco-music; i fratelli Gibb infatti erano (solo Brian è vivo oggi) musicisti completi, in grado di passare dalla psichedelia al beat fino all'orchestrale e al folk, con un senso per la composizione e gli arrangiamenti vocali notevole. Peccato manchino testimonianze esterne che non siano immagini di repertorio; gli unici intervistati sono i tre fratelli, quindi il materiale è limitato.
Nando: Il comico Albanese trasferisce sullo schermo alcuni dei suoi più riusciti personaggi, riunendoli in questa storia ove tre fratelli, molto diversi tra loro, si reincontrano al funerale del defunto padre. Albanese punta sulla simpatia e sulle battute, alcune leggere ed altre folgoranti ma il film è slegato e la narrazione non è omogenea, tuttavia apprezzabile l'impegno.
Redeyes: Ah quanto erano belle persino le parodie minori come Dracula morto e contento! Nel raschiamento del fondo, che equivale anche figurativamente parlando al farlo sui nostri attributi con fastidio enorme, si giunge a questa boiata che mixa leoncini e ghiandaie. Il divertimento è inesistente e nella tragedia dello scorrere delle immagini si sobbalza solo per un Ted dotato e per un colto citare il centipede. Un po' sodomizzati e un po' defecati gungiamo al termine promettendo di non farlo più. Spazzatura!
Cotola: Ambientato in un esclusivo collegio maschile, il film presenta il solito percorso di (de)formazione umana e professionale. La storia infatti non rifugge i luoghi comuni (nonnismo, omertà e amicizia) del genere e in più ha anche qualche ripetizione di troppo e diverse ingenuità (le fughe all'esterno e le loro conseguenze). Qualcuno potrebbe lamentare anche un finale affrettato e la repentina trasformazione del protagonista, ma ci può stare visto il tipo di film. Ma c'è capacità di intrattenere e la confezione è buona. Vaghissimi riflessi argentiani (luci) e kubrickiani (inquadrature).
Ruber: Commediola per famiglie con sceneggiatura dai buoni sentimenti ma molto esile. La classica figura paterna si trasforma in fantasmino dopo un incidente avendo cosi la possibilità in un periodo limitato di tempo di mettere alcune cose a posto nella sua famiglia. Il buon Bill nel suo periodo d'oro, nel bel mezzo dei Robinson, partecipa a questo filmetto: lui ci mette tutta la sua bravura e il massimo impegno, ma la sceneggiatura è da sitcom e anche il resto del cast è molto modesto. Qulache risatina qua e là e nulla più. Grossa scivolata di Poitier.
Daniela: Un buon lavoro, una moglie innamorata, un vero amico: il protagonista non si accontenta, divorato com'è dalla voglia di arricchirsi. Così, per procurarsi i soldi per una speculazione immobiliare, perde la dignità e il rispetto di quelli che gli sono vicini... Inevitabile il confronto con Il sorpasso, ma la trama si avvicina più a quella del Boom con Sordi; anche se in modo meno brillante, anche questo film offre un ritratto impietoso di un certo ambiente sociale e del prezzo del successo. Gli attori offrono prove valide anche nei ruoli minori, seppure Gassman ecceda in istrionismo.
Rambo90: Una favola tipicamente zavattiniana, un po' esagerata in alcuni punti ma sicuramente divertente, soprattutto grazie all'interpretazione di Vittorio De Sica, grandissimo nella parte del maestro ottimista e un po' sognatore. Anche i caratteristi funzionano; forse la parte migliore è la prima, mentre quella con l'elefante risulta un po' ripetitiva. Buona la colonna sonora.
Siska80: Non c'è da meravigliarsi che risulti migliore del capitolo precedente: conosciamo già abbastanza bene il cast (praticamente lo stesso, ivi incluso il cattivaccio fresco di galera), di conseguenza si entra subito nel vivo con l'entrata in scena di un piccolo delfino oltre a Bernie, e la tenerezza dello spettatore verso le due tenere creature si fa via via più forte. Pur essendo un prodotto per tutta la famiglia che non regala colpi di scena, rimane comunque apprezzabile per la simpatia dei giovani attori e il messaggio di amore verso la natura e gli animali che lancia. Niente male.
Daniela: Girato molto bene ma del tutto inerte, come inerti risultano gli attori pur fotogenici e belli da guardare. Uno dei peggiori film del regista, per merito - anzi demerito - di un finale che dà l'impressione di aver assistito non ad un sogno o una premonizione, ma solo ad un'inutile, sia pur patinata, presa in giro. Per sua e nostra fortuna, De Palma ha diretto in seguito opere di ben altro interesse, dimostrando di poter ancora dare qualcosa alla storia del cinema.
MEMORABILE: L'unica scena degna di ricordo: la seduzione lesbica nella toilette.
Saintgifts: Discreto film di guerra che unisce alle scene d'azione e ai combattimenti una parte che mette in evidenza come i rapporti umani, di amicizia e sentimentali, vengano soverchiati da eventi dove le bandiere non sono solo simboli di appartenenza e di storia, ma diventano uniformi da temere e combattere. Discreto in entrambi i casi, ma la parte dei rapporti personali è senz'altro il lato più interessante, anche se soffre di un certo manicheismo, senza approfondimenti di nessun tipo e con soluzioni che mirano a non rimanere in sospeso.
Herrkinski: Non male dopotutto, questa co-produzione sudeuropea tra il noir e l'action. Buono il ritmo e la costruzione delle scene d'azione, nonchè la dose di violenza ben equilibrata; anche il cast se la cava, con il sempre professionale Karl Malden, un taciturno Mitchum e un gineceo di tutto rispetto. A non convincere pienamente è più che altro la sceneggiatura, che specialmente nella prima parte risulta un po' confusionaria e tende all'approssimazione; nel complesso comunque il film si fa seguire con piacere e senza impegno. Gradevole.
Daidae: Decisamente migliore delle altre commedie erotiche dello stesso regista, questo film impreziosito dalla presenza del rodato Daniele Vargas riesce ad essere interessante e non volgare, anche se a momenti pare un po' confuso. Tra i giovani attori si segnala la presenza del valido Gianluigi Chirizzi. Un film non eccezionale, ma nel complesso si può dire vedibile.