Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Lamax61: Per chi ha letto il libro di Chiara, il film sembra un'altra cosa. Comunque è vedibile. Amo soprattutto la foto-location che conosco molto bene. Orta San Giulio è un'improbabile Luino, Maccione è un Camola credibile non interamente. Azzeccata anche la presenza di Chiara in veste felliniana. Comunque il mood c'è e tutto e il film è ben vedibile, cinematograficamente parlando. Ottimo anche il commento musicale con l'Arpa di Micalizzi.
MEMORABILE: Belle le perle... si infilano davanti e anche dedrèe... come dice il Camola.
Cotola: Divertente e gradevole film di fantascienza vecchio stile con tanta classe, pochi effetti speciali e tanto divertimento. Le idee sono un po' riciclate da alcuni film del passato (dottor Stranamore ed A prova di errore su tutti) ma la sceneggiatura è molto avvincente, tiene botta fino alla fine (o quasi) e Badham non è certo un regista dozzinale: sa girare con garbo e senza eccedere o scadere in inutili baracconate.
Caesars: Non uno dei migliori esempi di cinema di animazione dell'ultimo periodo. Non sto parlando di pura tecnica di realizzazione ma proprio della storia in sè, che pur essendo abbastanza godibile è forse, contrariamente ad altri prodotti recenti, meno godibile per un pubblico più adulto. La pellicola si mantiene comunque su livelli discreti raccontandoci la fuga di quattro animali dallo zoo di New York e il loro approdo sull'isola di Madagascar. Lì dovranno fare i conti con la loro nuova libertà.
Thriller televisivo raffazzonato che già dalle prime scene, in cui vengono malamente montati flash di immagini che dovrebbero riassumere le azioni di un gangster di Chicago, fa capire gli impacci registici lasciando intravedere perdipiù una fotografia scadente. La moglie dell'uomo, Melissa (Kirshner), non regge più una vita al limite e decide di denunciarlo in gran segreto alla polizia, prendendo con sé la figlia Becky (Arthur) e accettando di consegnarsi al programma FBI per la protezione dei testimoni. Il poliziotto che l'aiuta, Troy Rolands (Cassini), vorrebbe...Leggi tutto farle riconoscere il cadavere del marito, a quanto pare ucciso dopo esser stato scarcerato con cauzione, ma dell'uomo non è rimasto nulla, e senza vederlo in faccia Melissa non può credere sia morto.
Ha ragione, perché dieci anni dopo, quando ormai s'è rifatta una vita in California con un nome diverso, Erin, e si appresta a sposare un tipo ben più rassicurante (Ramsay), l'ex marito (McGillian) – che s'è modificato con una plastica i lineamenti - riesce a ritrovarla ed è pronto a tornare alla carica. Per ucciderla? Niente affatto: Warren - questa la sua nuova identità - ama ancora follemente lei e la figlia e sogna di riunire la famiglia (un bel coraggio!). Per non farsi subito beccare, però, intanto ci prova con la sorella (MacLean-Angus) del marito e gli va subito bene: quella ci sta e lui comincia a introdursi dove serve.
Melissa, per quanto Warren non abbia più i connotati del suo Jimmy, capisce comunque che si tratta della stessa persona e allerta la polizia; ma non basta... Il confronto tra lei e l'ex marito è sempre teso e la sceneggiatura si incarta non poco rendendo scarsamente credibili molti elementi (in particolar modo il personaggio di Warren e le indagini della polizia). Le donne in scena, tutte maggiorate esclusa la figlia adolescente, funzionano discretamente, ma la storia non ingrana e si muove in territori scontati con nessuna capacità di rendere la vicenda interessante.
Deficitario il carisma del padre ex gangster il quale, per avvicinare la famiglia che vorrebbe riconquistare, acquista un vigneto (siamo nella Napa Valley, terra di pregiati vini californiani) e si mette di fatto in concorrenza con il nuovo marito (proprietario di un'enorme tenuta che permette qualche breve sequenza tra il verde delle vigne), tremendi gli abiti sfoggiati dalla protagonista. Modesti gli snodi thriller, ridicola l'azione con uno strangolato a morte in quattro secondi e un'altra finita in barella dopo un colpetto al collo. Più in generale si ha la sensazione che la storia sfugga di mano agli autori nonostante - a tratti - qualche passaggio denoti una certa cura nei dialoghi, ai quali se non altro dona grazia un cast femminile adeguato. Al di là degli evidentissimi difetti insomma non ci si annoia troppo e il film - pur faticosamente – mantiene una sua linea di galleggiamento. Peccato per il finale fiacco...
Belfagor: Una commedia d'ambientazione ferroviaria dovrebbe filare con brio e velocità, invece questo film è gradevole quanto un ritardo firmato Trenitalia. Le vicende narrate con pretese da commedia corale ondeggiano fra il noioso e l'irritante (le velleità registiche sono davvero artificiose), con personaggi privi di interesse e pochissima spontaneità. Il migliore è un pur sbiadito Mastandrea, la Forte si impegna ma serve a ben poco. La prossima volta prendo l'autobus.
Saintgifts: Un'inaspettata sorpresa questo western a cavallo tra la fine della Guerra di Secessione e una delle tante rivoluzioni in Messico. Sulla carta non molto convincente l'accoppiata dei due protagonisti, funziona invece bene sulla celluloide, anche in virtù di una buona sceneggiatura e di una regia molto ordinata del figlio di quel McLaglen spesso insieme a John Wayne in tante occasioni. Ottime anche le location e la fotografia, che riesce a contenere e a rendere spettacolare lo spostamento di un branco di migliaia di cavalli. Eccellenti i comprimari.
Cotola: Gran bel thriller che avvince ed emoziona come poche volte accade sullo schermo, nonostante la durata inusitata (150 minuti) per un film di genere. Villeneuve punta in
alto ed il suo ritratto dell'America di provincia, pur con qualche cedimento, raggiunge un risultato finale assolutamente ragguardevole. La sceneggiatura è ben scritta e alla fine riesce a far tornare (quasi) tutti i conti. Ma il merito maggiore è l'aver costruito dei personaggi ambigui che sarebbero tanto piaciuti a Fritz Lang che vedeva in ogni uomo un potenziale criminale. Da vedere.
Elsolina: Esordio cinematografico per un Sorrentino alle prime armi che, fin da subito, dà prova del suo grande talento. Antonio Pisapia, un solo nome e due personalità diverse accomunate, però, da un unico aspetto: la loro vita ricca di propositi si dimostrerà un fallimento. Servillo recita in maniera estremamente carismatica, Renzi più pacato e sognatore, entrambi inscenano la leggenda del mito in declino e ci riescono in maniera impeccabile. Bella la colonna sonora, "I will survive" versione Cake.
MEMORABILE: "A vita è 'na strunzata, Aniè". (Tony Pisapia)
Belfagor: Parte come una commedia bellica per assumere dei toni più seri nella seconda parte. Non è una delle migliori di Totò, ma il comico partenopeo mostra di lavorare bene in coppia con Pidgeon, inoltre è presente un bravo Nino Taranto. La scena della ribellione al comandante nazista è memorabile e da quel punto il film assume un'inaspettata serietà che rende il finale avvincente. Sebbene non sia costante, la pellicola è più che discreta.
MEMORABILE: "Io ho carta bianca" "E ci si pulisca il culo!"; "Per me basta una pallottola, per loro due, perché sono cretini!"
Caesars: Bel documentario che analizza lo sviluppo tecnico e di sicurezza avvenuto, nei decenni, nel mondo della formula uno. Ovviamente la parte del leone la fanno gli incidenti mortali (soprattutto negli anni '70). Il film è interessante e ben realizzato, anche se l'appassionato non troverà molto materiale che non si sia già visto. Una bella carrellata sui piloti che ci fecero sognare (Stewart, Lauda, Hunt e molti altri), quando contavano più della macchina con la quale gareggiavano. Un prodotto degno di visione anche per chi non visse quei decenni eroici.
Viccrowley: Analisi documentaristica di un fenomeno sociale e antropologico ancor prima che sportivo. Quel Pibe De Oro che sbarcando a Napoli negli anni 80 ha ridefinito il concetto stesso di eroe sportivo divenendo istantaneamente una leggenda e un motivo di riscatto e rivalsa per un il bistrattato popolo napoletano. Tante le interviste alla gente comune che hanno vissuto anni in cui Napoli era l'ombelico del mondo calcistico. Testimonianze sincere e genuine di un momento storico esageratamente folkloristico ma senz'altro genuino.
Il Dandi: A ridosso del Marchese del Grillo (che già era un canto del cigno del genere) Corbucci propone l'ex Rugantino Montesano come un Conte Max della "Roma sparita": il filone è ormai epurato da ogni allegoria storica e l'ambientazione d'epoca resta funzionale solo ad un piacevole effetto nostalgia ("che pacchia quando ce stava ancora er conte Tacchia"). Montesano perfetto per la parte ma il film non reggerebbe senza gli straordinari comprimari, tra i quali spicca impietosa la superiorità degli attori sulle attrici.
MEMORABILE: Il testamento del principe Torquato (Gassman)
Rigoletto: Non il miglior Eastwood in veste poliziotto "on the road", ma il film è vedibile sia per il tono disimpegnato quanto perché non rifugge venature comedy. Clint lascia il compito dietro la macchina da presa a van Horne, concentrandosi (o meglio rilassandosi) solo sul suo ruolo, accompagnato da un'intrigante Peters e da una bella fetta di validissimi caratteristi americani (tra cui spicca il bravissimo Carhart). Niente di più che un film da 2 pallini e mezzo, non indispensabile ma non spiacevole.
Rambo90: Non uno degli episodi migliori, tradisce completamente il testo originale cambiandone il prologo e molti altri elementi interessanti in favore di un approccio più semplice e lineare (nel libro Poirot indaga su una morte avvenuta due mesi prima e non in sua presenza). I richiami sovrannaturali sono ridicoli, ma grazie alle buone interpretazioni e a qualche tocco di ironia si arriva comunque alla fine senza intoppi. Peccato però, perché il romanzo era di ben altro impatto.
Modo: Filmetto da vedere in una domenica poco assolata con la famiglia e ovviamente i bambini! Niente di paragonabile al vecchio kolossal, c'è giusto un buon ritmo. Non bastano qualche effetto speciale e qualche cameo per dare un giudizio positivo, ma onestamente non è neppure troppo male!
Neapolis: Forse con questo film Troisi ha capito che il personaggio da lui creato cominciava ormai ad essere ripetitivo. Il tema dell'amore, già affrontato con migliore estro e fantasia in Scusate il ritardo, viene ripreso in maniera scialba, senza nessuna nuova annotazione. Non gli dà una mano una Francesca Neri ai minimi storici come pathos e interpretazione, ma lo stesso Troisi appare appesantito dagli anni e non più credibile nella parte dell'eterno ragazzo disincantato e impacciato. Da segnalare la splendida colonna sonora di Pino Daniele (Quando).
Cloack 77: A volte riesco anche ad invidiare questi sceneggiatori perché sono capaci di scrivere per film di 90 minuti sul nulla: una madre in carriera che viaggia spesso deve barcamenarsi tra figli, lavoro, un capo innamorato e un marito che sembrerebbe distante ma è il migliore al mondo. Questo è tutto; aggiungiamoci che non esiste un antagonista credibile e che l'unico possibile è più che altro una barzelletta e che alla segretaria scorbutica toccherà la santificazione.
Capannelle: La messa in scena è proprio elementare, non cerca di andare oltre a un certo torpore narrativo e alla fine anche il bravo Hardy ne risulta penalizzato, prigioniero come il suo personaggio di uno script in larga parte migliorabile e ripetitivo. Dove il racconto si salva è nei confronti verbali con Venom e nella sua caratterizzazione più ironica. Effetti speciali poco speciali e un possibile seguito che non creerà troppa attesa.
Gottardi: Il tema dello psicopatico aizzato dalle nevrosi moderne, già usato in passate pellicole di ben altra fattura, purtroppo qui viene svolto senza particolari guizzi. Cast nella media, con un Crowe imbolsito. Al di là dello svolgimento scolastico il film trasmette quel senso di fagocitazione tecnologica e disumanità in cui rischiamo di essere inscatolati, da automobili (mostri sempre più grandi) e smartphone (depositari delle nostre vite private). Spettacolari e ben girate le scene di inseguimento stradale.
MEMORABILE: Crowe seduto al fast food che manifesta tutto il suo disprezzo ad un avvocato divorzista paragonandolo a un parassita sanguisuga.
Siska80: Non c'è da meravigliarsi che risulti migliore del capitolo precedente: conosciamo già abbastanza bene il cast (praticamente lo stesso, ivi incluso il cattivaccio fresco di galera), di conseguenza si entra subito nel vivo con l'entrata in scena di un piccolo delfino oltre a Bernie, e la tenerezza dello spettatore verso le due tenere creature si fa via via più forte. Pur essendo un prodotto per tutta la famiglia che non regala colpi di scena, rimane comunque apprezzabile per la simpatia dei giovani attori e il messaggio di amore verso la natura e gli animali che lancia. Niente male.
Galbo: Buon film sulla rete di spionaggio mondiale e sulla costruzione di menzogne da parte delle organizzazioni corrotte paragovernative. Probabilmente realistico (come mostrano le cronache attuali) funziona grazie all'adrenalinica regia di Tony Scott (forse è il suo film migliore da regista) e ad una buona sceneggiatura ricca di tensione e colpi di scena. Bravo W Smith, ma vero valore aggiunto (anche se compare solo nella seconda parte del film) è Gene Hackman nella parte di un ex agente solo in apparenza paranoico, sorta di rielaborazione del suo vecchio personaggio de La conversazione
Dusso: Un seguito inferiore al precedente con una vicenda un po' forzata (e abbozzata) e gag non sempre riuscite. Simpatica la scena di gruppo davanti al fuoco e divertenti i momenti con il produttore musicale. La Wilson, alcune volte, sembra lasciata un po' sola a improvvisare... Secondo tempo migliore del primo.
Samuel1979: L'ultimo film della coppia Goscinny/Uderzo e forse quello più avvincente. Delle 12 fatiche personalmente preferisco quella in cui Obelix (personaggio a me poco simpatico) le prende sonoramente (finalmente) da Cylindric il Germano, un ometto esperto di arti marziali. Forse l'unica imperfezione di questo ottimo prodotto risiede, a mio avviso, nella sostituzione dei doppiatori "originali" Lionello, Sanipoli e Bertea.
MEMORABILE: Cesare a Bruto: "Bruto, smettila di giocare con quel coltello, finirai per ferire qualcuno!"
Nando: Inchiesta giornalistica che scopre il marcio nelle attività di un politico del congresso americano. Lo sviluppo narrativo, cominciato con buono slancio, porta ad un finale rabbecerato e scontato. Dopo tutte le peripezie di Crowe giornalista, ci si aspettava qualcosa di più intrigante.
Piero68: Nonostante sia il quarto film, Salemme continua con il taglio prettamente teatrale. E questa volta cerca anche un risvolto intimista e che possa far riflettere, ma l'operazione non riesce. E nonostante il gruppo teatrale al completo (manca solo Buccirosso) e l'inserimento di Papaleo (mai pesce fuor d'acqua come qui) il risultato resta deludente. Poche battute e quasi tutte tirate per la coda con una storia che, nonostante il colpo di scena finale, finirà con l'attorcigliarsi su se stessa. Sicuramente il peggior lavoro dell'artista napoletano.
Daniela: In una cittadina di provincia, l'Istituto di educazione domestica continua ad impartire alle collegiali lezioni di cucina, cucito e bon ton ma i fermenti femministi cominciano a serpeggiare mentre da Parigi arriva l'eco delle contestazioni studentesche del '68. Poteva essere una buona idea quella di mostrare il cambiamento da un'angolazione tanto particolare ma il film resta in superficie, insistendo troppo sui lati grotteschi di alcuni personaggi e sugli scrupoli vedovili della direttrice della scuola. Ne risulta una commedia promettente sulla carta ma stucchevole alla visione.
Thriller televisivo raffazzonato che già dalle prime scene, in cui vengono malamente montati flash di immagini che dovrebbero riassumere le azioni di un gangster di Chicago, fa capire gli impacci registici lasciando intravedere perdipiù una fotografia scadente. La moglie dell'uomo, Melissa (Kirshner), non regge più una vita al limite e decide di denunciarlo in gran segreto alla polizia, prendendo con sé la figlia Becky (Arthur) e accettando di consegnarsi al programma FBI per la protezione dei testimoni. Il poliziotto che l'aiuta, Troy Rolands (Cassini), vorrebbe...Leggi tutto farle riconoscere il cadavere del marito, a quanto pare ucciso dopo esser stato scarcerato con cauzione, ma dell'uomo non è rimasto nulla, e senza vederlo in faccia Melissa non può credere sia morto.
Ha ragione, perché dieci anni dopo, quando ormai s'è rifatta una vita in California con un nome diverso, Erin, e si appresta a sposare un tipo ben più rassicurante (Ramsay), l'ex marito (McGillian) – che s'è modificato con una plastica i lineamenti - riesce a ritrovarla ed è pronto a tornare alla carica. Per ucciderla? Niente affatto: Warren - questa la sua nuova identità - ama ancora follemente lei e la figlia e sogna di riunire la famiglia (un bel coraggio!). Per non farsi subito beccare, però, intanto ci prova con la sorella (MacLean-Angus) del marito e gli va subito bene: quella ci sta e lui comincia a introdursi dove serve.
Melissa, per quanto Warren non abbia più i connotati del suo Jimmy, capisce comunque che si tratta della stessa persona e allerta la polizia; ma non basta... Il confronto tra lei e l'ex marito è sempre teso e la sceneggiatura si incarta non poco rendendo scarsamente credibili molti elementi (in particolar modo il personaggio di Warren e le indagini della polizia). Le donne in scena, tutte maggiorate esclusa la figlia adolescente, funzionano discretamente, ma la storia non ingrana e si muove in territori scontati con nessuna capacità di rendere la vicenda interessante.
Deficitario il carisma del padre ex gangster il quale, per avvicinare la famiglia che vorrebbe riconquistare, acquista un vigneto (siamo nella Napa Valley, terra di pregiati vini californiani) e si mette di fatto in concorrenza con il nuovo marito (proprietario di un'enorme tenuta che permette qualche breve sequenza tra il verde delle vigne), tremendi gli abiti sfoggiati dalla protagonista. Modesti gli snodi thriller, ridicola l'azione con uno strangolato a morte in quattro secondi e un'altra finita in barella dopo un colpetto al collo. Più in generale si ha la sensazione che la storia sfugga di mano agli autori nonostante - a tratti - qualche passaggio denoti una certa cura nei dialoghi, ai quali se non altro dona grazia un cast femminile adeguato. Al di là degli evidentissimi difetti insomma non ci si annoia troppo e il film - pur faticosamente – mantiene una sua linea di galleggiamento. Peccato per il finale fiacco...
Luras: Banale ed ennesima storia a sfondo catastrofista, in cui davvero tutto è già stato stravisto innumerevoli volte: gli asteroidi che piovono dal cielo e che prima di essere fermati distruggono mezzo pianeta, lo scienziato bistrattato dai colleghi e malvisto da moglie e figlio con cui però si riappacificherà nel finale e un abbozzo di storia romantica con la consueta bella giornalista. Tra l'altro non si capisce perché per la versione italiana si sia deciso di anglicizzare il titolo originale.
Puppigallo: Quello che si dice un buon film. La sceneggiatura ha il suo peso (altrimenti, le due ore più che abbondanti sarebbero risultate eterne) ed è realizzato con una certa classe. Landau e Carrey sono veramente bravi (il primo vince ai punti). Il ritmo non è certo la forza di questa pellicola (durante il ballo si rischia l’abbiocco), ma i dialoghi sono piacevoli e ha il pregio di dimostrare che, anche da una situazione che sembra totalmente negativa, può nascerne un qualcosa di così positivo da cambiare in meglio la vita di un uomo, almeno finchè…
MEMORABILE: Carrey commenta le condizioni del cinema: "Questo posto cade a pezzi. Basterebbe uscire sbattendo la porta".
Mtine: Nel film Troisi è grande, talvolta grandissimo, ma il risultato finale non mi ha convinto fino in fondo. L'autore napoletano tende a concentrare tutta la scena sulla caratterizzazione pscicologica dei personaggi, senza curarsi della storia, che risulta a tratti troppo semplice e fiacca. Tutto il film è infatti concentrato sull'impossibiltà del protagonista di amare la vita, ma la trattazione del tema ha il difetto di non mostrare risoluzioni o spigazioni (vedi il finale). Comunque il film riesce nel suo scopo: offrirci un ottimo ritratto umano.
MEMORABILE: "Cimmino studiava, Balocco era un po' raccomandato".
Galbo: Remake nostrano (è già il secondo dopo quello americano) di una pellicola canadese. L'adattamento italico è discreto e nel complesso consente di mantenere la fertile tradizione dei film sulle differenze regionali: qui il contrasto è quello tra la mentalità nordica del medico e quella degli abitanti di un paesino del sud. Purtroppo è bandita l'originalità e il copione ripercorre passo passo quello dei film precedenti, ma la visione nel complesso è piacevole e gli attori fanno il loro dovere, specie Silvio Orlando e i bravi caratteristi.
Daniela: Oltre al bellissimo titolo il film può contare su un plot intrigante nella sua semplicità: l'arrivo in paese di un killer a pagamento getta nel panico chi, avendo qualcosa sulla coscienza, teme di esserne il bersaglio designato. Pur non essendo avvezzo al genere, Arnold impagina con pulizia un racconto a carattere morale basato più sull'attesa che sull'azione. Il tallone d'Achille è costituito da Murphy, attore modesto che, a dispetto dei suoi trascorsi bellici, risulta poco credibile nel ruolo, ma il film si fa seguire con interesse fino all'epilogo non convenzionale: una gradita sorpresa.
Camibella: La fragile convivenza tra una tribù di Sioux e i visi pallidi viene spezzata dalla bramosia di due manigoldi. Toccherà al buono di turno metterci una pezza. Film minore della grande cineteca del genere western che può godere di un sempre immenso Kirk Douglas ma che ha pecche notevoli nella sceneggiatura. I Sioux hanno il viso di attori bianchi e già questo la dice lunga.
MEMORABILE: Kirk Douglas prende un cavallo per uscire dal fortino scoprendo un uomo e una donna che si baciano felici nel bel mezzo di un assalto Sioux.
Matalo!: Fa tenerezza il pensiero democratico di Costner, così "limpido", così "diritto". E dopo il flop di Waterworld ci vuol pensare lui alla fiaba dell'inossidabilità dei Valori dopo il Grande Conflitto. Il seme lanciato dal postino farlocco fa crescere la pianta dell'americano democratico in lotta contro un cattivo da operetta. Costner peggiora i difetti di Balla coi lupi e si lascia andare in un racconto lunghissimo e puerile, con qualche buon momento ma degno dei migliori flop di sempre. E infatti il film ha vinto diversi Razzie Award.
Galbo: Il connubio tra cinema e magia trova in questo film un episodio non memorabile (a tutt'oggi il meglio lo ha dato Nolan) ma tutto sommato godibile. Non tanto per la storia, non originale e con la sceneggiatura gravata da diverse falle, quanto per la resa visiva spettacolare e per il ricco e variegato cast che vede i suoi elementi migliori in Woody Harrelson e nella sorpresa Isla Fisher. Louis Leterrier dirige con un certo brio. Non male.
Piero68: Perchè puntare il dito sempre contro i Vanzina quando a dirigere certe boiate ci sono anche registi come Risi, Oldoini, Neri Parenti? Evidentemente questo è il trend della commedia italiana degli anni 2000, piaccia o no. Cosa si può dire di un film come questo che non sia già stato detto per i suoi omologhi? Le gag sono sempre le stesse e le sceneggiature pure. Per non parlare poi del cast. Onestamente a questo punto a Boldi-Salvi-Izzo preferisco diecimila volte De Sica-Ghini-De Luigi. Almeno sono più professionali.
Siska80: Un incantesimo catapulta i Nostri alla corte di re Artù: niente di originale, verrebbe da pensare, ma nel mondo della fantasia ogni cosa è possibile e una grossa sorpresa è dietro l'angolo... La simpatia precede la fama di questo gruppo di squinternati amici che regala un'avventura degna di questo nome fatta di scontri con streghe e draghi ma anche di notevole umorismo (immancabile la scena in cui Scooby, un cane enorme, si rannicchia in braccio al padrone che ha la faccia da scemo), mentre il ritmo si mantiene costante per l'intera durata. Consigliato anche agli adulti.
MEMORABILE: Shaggy, discendente di un eroe senza paura; Il Cavaliere Oscuro.
Hiphop: Una volta si parlava di "commedia all'italiana", oggi possiamo parlare di "commedia alla francese". I cugini infatti ne sfornano una media di tre o quattro all'anno implacabilmente da oltre trent'anni. E tocca ammettere di livello medio/alto. Questo è un altro caso. Tema difficile, risultato più che buono. Lui maturo seduttore con un debole per la menzogna si finge paralitico per dimostrare di essere in grado di sedurre chiunque in qualunque situazione. Imparerà qualcosa. Toni garbati, situazioni divertenti, un messaggio di fondo buonista.
Cotola: In questa sua terza avventura extra large, George diventa nientemeno che astronauta. Ma la sua navicella precipita nella giungla dove vivrà numerose e diverse avventure. La storia è un pelino più intricata del solito, ma si lascia
comunque seguire senza problemi anche dai più piccoli. Così come il film risulterà alla fine gradevole un po' per tutti, grandi e piccini, sebbene questi ultimi gradiranno, ovviamente, di più.
Rebis: "Dolores Claiborne" è uno dei romanzi più belli di Stephen King, cosa che non viene ricordata abbastanza spesso. Hackford non è certo Kubrick o De Palma, ma trarre un film credibile da quell'autentico flusso di coscienza era un'impresa ben più ardua che adattare Shining o Carrie. Il libro ha più bile e viscere, d'accordo, ma il contributo performativo della Bates è sostanziale e fa la differenza quanto quello dell'ottima Parfitt. Azzeccata l'illuminazione old style; vorace e rapinoso il costrutto narrativo. Jennifer Jason Leigh non convince; per il resto, davvero un grande affondo.
Piero68: Quasi simile nel soggetto al coevo Infelici e contenti - Pozzetto in disgrazia trova una spalla improbabile che lo aiuta - è in realtà una delle peggiori commedie degli anni 90. Perché ha una sceneggiatura mai interessante e stringata, perché è volgare oltremisura rispetto allo standard di quei tempi e soprattutto perché, come i cliché imponevano, è omofoba e machista. La regia poi non è certo il lato migliore di De Sica e si vede, e Pozzetto non è sicuramente quello dei giorni migliori. Da vedere e dimenticare.
Siska80: Orfana determinata vuol cambiare il mondo, a cominciare dal rapporto distaccato con la nonna. Per quanto nel complesso la pellicola sia (purtroppo) poco verosimile e la personalità travolgente della giovane protagonista possa destabilizzare (almeno in un primo tempo), si finisce con l'augurarsi di avere a che fare anche nella vita reale con una tipa come Rocca, incarnazione della voglia di vivere contagiosa e soprattutto proficua. Ottima in tal senso la scelta della bella, dolce e simpatica Maxeiner, buono il rimanente cast, trama a base di nobili sentimenti capace di non annoiare.
Rambo90: Action stramovimentato e caciarone dove nulla (o poco) convince e dove la storia fa la parte della grande assente: ogni singolo momento è già visto in altri film, le scene d'azione sono si spettacolari ma oltremodo noiose. Si salva un poco il cast con il simpatico Marlon Wayans, il bravo Levitt e piccole parti per i sempreverdi Dennis Quaid e Brendan Fraser. Sorvoliamo su Tatum, che conserva la stessa espressione fino alla fine e sorvoliamo appunto sul finale rindodante ma senz'anima. Evitabile.
Fabbiu: Fino ad allora di riuscito, oltre alla caratterizzazione dei personaggi, c'era l'addestramento. Quindi ecco la trovata: i cadetti Addestrano nuove reclute (cittadini qualsiasi). Un modo sia per dare il via a diverse gag (quelle con Sweetchuck sono troppo forti) che per introdurre nuovi personaggi come Il Possente Tommy Casa o La vecchia signora Fieldman (amica di Tuckleberry). Qualcosina di ripetuto, ed in sostanza più skatch che altro; un po' di spazio in più per Zed, qualche bella scena di skateboard all'inizio; tutto sommato passa liscio e diverte.
Tarabas: Germania, 2001: un giovane avvocato assume la difesa d'ufficio di un emigrato italiano che ha inspiegabilmente ucciso un grande industriale. Scavando nel caso, scoprirà una vicenda accaduta durante la guerra in Italia. Tratto da un romanzo scritto nientemeno che dal nipote del famigerato Baldur Von Schirach, il film è un onesto tentativo di raccontare una vicenda esemplare, ispirata a casi reali, ma è spesso banale e ha una sottotrama familiare francamente improbabile. Così così il cast.
Capannelle: Le premesse sono buone: ritmo controllato, personaggi un minimo ambigui e una suffciente eleganza di ripresa. Anche le prime difficoltà dopo il fattaccio risultano convincenti e Affleck ci si tuffa con la credibilità dovuta. Quando però la tensione dovrebbe salire di livello, tutto rientra nei canoni consueti e ogni limite oltrepassato non aggiunge granché, anzi costituisce la tessera di un mosaico troppo facile da comporre. Lo stile e l'acting rimangono sufficienti ma quello che ti si para davanti è troppo risaputo o troppo bizzarro (vedi il libro).
Maxx g: Film sul re della droga (morto nel 1993), segue il filone dei film del genere senza aggiungere alcunché di particolare. Quindi sparatorie, arresti, amore (presunto più che sentito), sesso, esecuzioni, retate, in una vicenda dall'epilogo scontato. Come nelle storie di gangster e affini, si parla dell'ascesa e della discesa di Escobar ma il tutto è filmato senz'anima, senza scene memorabili, senza troppo nerbo. Bardem è didascalico, la Cruz poco più che statica. Un film che merita di essere visto, ma senza aspettarsi chissà cosa.
Didda23: Per colpa di una regia anonima, piatta e senza alcun tipo di idea innovativa, Broken City non va oltre la mediocrità nonostante la bravura del cast, che poggia su un Mark Wahlberg in gran spolvero. I grandi intrighi politici contenuti nella sceneggiatura vengono banalizzati e stereotipati allegramente. L'opera si segue facilmente, ma non si avverte mai un colpo o una critica sincera e plausibile al sistema politico. Il sindaco che fa i propri interessi, che soffre di crisi coniugale e che è un mostro nei dibattiti televisi ricorda un noto politico italiano...
Siska80: E' proprio vero che i sogni non hanno età... Edie decide infatti di realizzarne uno un po' particolare a ottantatre anni suonati: scalare una montagna. Non mancano i luoghi comuni (il confronto generazionale, la derisione cui viene sottoposto un "diversamente abile" come la protagonista, secondo alcuni troppo vecchia per certe cose), ma il film lancia un bel messaggio positivo, presenta alcune sequenze toccanti e soprattutto è retto esclusivamente dalla bravissima Hancock, capace di rendere bene le varie sfumature di una donna la cui giovinezza interiore ha vinto il tempo.
Siska80: Dall'accorta regia di Tognazzi traspaiono la delicatezza e il rispetto che egli nutre nei confronti della straordinaria figura di Roncalli (sulla morte del quale aleggia ancora oggi il mistero), cui va il merito, tra le altre cose, di aver salvato duecento bambini ebrei dall'inferno dell'Olocausto. Buoni il cast e la ricostruzione del periodo storico, perfetta l'interpretazione che il bravo Hoskins fa del papa. A tratti toccante, visione consigliata.
Rickblaine: Darabont è bravo e lo dimostra come lo ha dimostrato in precedenza. Questa opera molto emozionante tratta dal romanzo di Stephen King, è lunga e triste. Pregiudizi e retorica sull'idea della pena di morte giustificata anche dall'intento del film stesso. Troppo perbenista e quindi mieloso, ma qui con un ottimo Tom Hanks (però sempre il superBuono!).
Maxx g: Film di buon stile che ricorda Myiazaki, è una favola che, come i film del maestro, si vede con piacere. E' come ammirare tanti quadri meravigliosi e assistere a un grande trionfo di colori. Mary sa di Kiki (dal film omonimo Kiki - Consegne a domicilio) e ha la decisione di Chihiro, protagonista di La città incantata, sempre di Miyazaki. La magia è sempre protagonista e non vi farà staccare gli occhi dallo schermo. Merita decisamente di essere visto e rivisto.
MEMORABILE: L'apparizione della rettrice dell'Università di magia.
Homesick: Commedia romantica, ma il romanticismo non ha nulla a che vedere con i Coleridge, gli Yates e i Byron delle lezioni universitarie tenute dal dongiovanni Brosnan; ci si attiene invece ai dettami contemporanei delle storie sentimentali con dialoghi volgarotti, battaglie tra i sessi, conflitti con i genitori e l'immancabile happy end riparatore post-tragedia. Qualche gag brillante, Brosnan dinamico, McDowall (in coppia con il doppiaggio di Carlo Valli) sempre in forma a dispetto del ruolo stereotipato di vecchio parolacciaio e gaudente e il lato B nature della Hayek: poi si dimentica tutto.
MEMORABILE: Le teorie del vecchio McDowall sulle donne americane; il ricevimento dal professore di Los Angeles; il tuffo della Hayek in piscina.
Capannelle: Il film prende corpo per il contrasto tra la figura spontanea e grottesca di Abatantuono e quella più austera e charmante della Antonelli. Il loro frequentarsi forzato fa in modo che lei si lasci un po' andare e lui tenti di darsi un tono, con esiti infruttuosi ma spassosi. Regia con garbo andante. Bravi De Sica e Nicheli nelle loro apparizioni.
Rambo90: Un bellissimo episodio della serie, che riesce a creare un'ottima sceneggiatura partendo da una scialba raccolta di racconti della Christie. Delle 12 fatiche descritte nel libro ne sopravvivono quattro, perfettamente messe in sincrono tra loro e aggiungendo delle commoventi sfumature sentimentali nel personaggio di Poirot. Affascinante l'ambientazione, curata la confezione ed esemplare come sempre l'interpretazione di Suchet. La soluzione finale anche risulta piuttosto sorprendente. Notevole.
Almicione: Il gioco reiterato non fa che annoiare lo spettatore che ha già visto i precedenti episodi (tra l'altro ricordati nei titoli di coda e attraverso una serie di citazioni di cui non si sentiva proprio la necessità). La storia è sempre la stessa e quindi le innovazioni non sarebbero riuscite compunque a salvare la pellicola, ma qui non ci si impegna proprio: si vedono solo morti prevedibili (scusate) e quindi non sconvolgenti, un cast poco abile, scene da serie tv e frasi fuori luogo. Insomma, quando arriverà la "final destination" anche per questa serie?
Galbo: Una donna bloccata a letto da una grave malattia, rievoca alcuni episodi fondamentali della propria vita ed in particolare una sua grande storia d'amore. Già direttore della fotografia (che in questo film è effettivamente ottima), il regista Koltai dirige un film dal cast femminile assolutamente memorabile; purtroppo il risultato non è all'altezza delle aspettativa: la sceneggiatura appare scontata ed il tono del film eccessivamente melodrammatico. Regia piuttosto impersonale.
Kinodrop: Stimato professore di un elitario liceo parigino viene inviato per un anno in un istituto della banlieue per salvarne lo scarso rendimento. Qui troverà un ambiente multietnico, magari effervescente ma, al di là dei pregiudizi, tutt'altro che "impossibile". Ennesimo tentativo di far luce sui contrasti sociali e sulla nuova realtà delle metropoli, che affronta l'argomento in maniera semplicistica e ricalcando stereotipi al di qua e al di là della cattedra, con una sottotraccia buonistica e accomodante. Un temino impersonale appena sufficiente.
MEMORABILE: Il prof prende coscienza e abbozza in più occasioni.
Von Leppe: C'è la contrapposizione della natura selvaggia e violenta contro la falsità del mondo civilizzato (anch'esso violento). Il Tarzan migliore che abbia visto: ottima fotografia nella foresta africana, che risulta più cupa della Scozia (comunque splendida nell'enorme tenuta del castello). Altro punto in favore sono le scimmie, ben realizzate, che vengono inserite nella ricostruzione della giungla, così da sembrare un mondo preistorico; con Lambert che dà una più realistica interpretazione del re delle scimmie, umano ma sporco e selvaggio.
Galbo: Film interessante sulla carta per la prospettiva di osservare le dinamiche di una famiglia alto-borghese, vista con gli occhi di una bambinaia (o tata). Nonostante ciò, il film non si può dire pienamente riuscito a causa di evidenti pecche della sceneggiatura, che descrive personaggi troppo stereotipati e che non crea situazioni coinvolgenti, strizzando troppo l'occhio sul versante della commedia familiare. Buona la prova del cast, specie del notevole Paul Giamatti.
Cotola: Pur essendoci Patton, la storia non c’entra nulla: tutto è, infatti, inventato completamente. Il problema però non è questo, ma che il film non interessa ed avvince minimamente e così anche il ricchissimo cast è sprecato. Si salva von Sidow nella parte di un sicario. Ordinaria amministrazione dai risultati decisamente deludenti.
Daniela: Trama intrigata ma esile, mero canovaccio su cui inserire i "numeri" del simpatico Jackie Chan, vero omino di gomma capace di incredibili acrobazie, i cui combattimenti corpo a corpo, privi di vera violenza, assomigliano molto a scontri fra personaggi animati, al termine dei quali nessuno si fa veramente male. Qui, dopo una prima parte fiacca e noiosa, il nostro ingrana la quarta e dà vita ad alcune scene spassose, come quella a mani legate oppure la lunghissima sequenza del combattimento a tre sul tetto. Il film è da 2, ma queste scene da 4...
MEMORABILE: Come trasformare un orecchino a cerchio in un orecchino a torciglione...
Tomastich: Mi ricordo che quando uscì ero un ragazzino, mi ricordo la locandina con quel popò di donna della Romjin, ma ricordo anche quella faccia di Banderas che come attore non mi è mai piaciuto per nulla. Infatti la scelta di Banderas si rivela un buco nell'acqua, visto che il film, così cervellotico, surreale, con i transfer, non può essere girato da due modelli perfetti. La Romjin vuole fare la Griffith di Omicidio a luci rosse e fallisce miseramente. Però un De Palma è sempre un De Palma e non si riesce a stroncare.
Puppigallo: Pellicola in cui i grandi spazi, con annessi pericoli in agguato per la carovana, fanno sì che la si segua senza sbuffi. Ma ciò non è sufficiente a mascherare quel retrogusto di hollywoodiano, di artefatto che non permette di prendere per genuino tutto ciò che si vede e si sente. Se solo fosse stato un po' meno ripulito, nonostante le morti non manchino e i nativi siano accettabili (occhio per occhio o niente riposo eterno), sarebbe stato un buon western avventuroso, con tre protagonisti in parte, coadiuvati da discrete seconde linee.
MEMORABILE: Il pastore clandestino; Affogato per eccessivo peso superfluo; Tra i bisonti; La ricerca del colpevole con esecuzione.
Puppigallo: La pellicola è di una staticità fuori dal comune; e come se non bastasse vengono riversati sull'ignaro spettatore fiumi di dialoghi, più o meno utili che però, col passare del tempo, diventano quasi sopportabili (una sorta di ipnosi verbale? Mah). In mezzo a tutto questo (donne gravide, o complessate, o fuori posto, accompagnate da mariti, o da amanti in balia degli eventi) si muove (bene) un Pozzetto inedito, che dimostra una maturità recitativa che non può che scaturire dal suo talento. Vedibile solo per lui.
MEMORABILE: Pozzetto (agente turistico) al telefono: "No in Scozia non ci sono le palme; Quello è il Kenia...No non sono vicini; C'è in mezzo la Svizzera".
Zampanò: Sul binario de Le italiane e l'amore Pasolini gira un'inchiesta sulla sessualità. Prende di petto gli uomini e le donne intervistate da nord a sud, affina la tesi, interroga Moravia, la Fallaci, e decreta un responso. Questo forcing potrebbe seccare ma è una leva necessaria. Senza reticenze o infingimenti, stana il gap culturale di un'intera nazione. Il documentario, con l'ironica voce off di Lello Bersani, si lascia contenere nell'opera d'arte restituendo un bellissimo ibrido che non sente gli anni, anche perché gli italiani abbattono i tabù molto, molto lentamente.
MEMORABILE: L'intervista a Ungaretti; Le interviste ai calabresi gelosi; Le interviste ai napoletani sulla Merlin.
Siska80: Una giovane donna scopre di riuscire a evocare i demoni, e ciò segna l'inizio di un incubo. Le strade per terrorizzare il pubblico sono state quasi tutte battute e questo film di fantastico ha solo il genere cui appartiene: buio, silenzi pesanti come macigni, porte sinistramente socchiuse, incubi e personaggi enigmatici sono stati trattati meglio altrove, ma ciò che decreta il totale fallimento dell'opera sono i ridicoli effetti grafici in stile videogiochi prima maniera (all pixel, per intenderci). Inutile, noioso e incapace di generare immedesimazione.
Homesick: Subentrato a Lattuada nella direzione del film, Manfredi inscena una commedia erotico-fantastica all’interno di una Venezia elegante e fellinianamente carnevalesca. I contenuti - filtrati dalle doti comiche di Manfredi, Wilson e Bagno e dalla vivace sensualità di una Giorgi double-face - sono riavvicinabili agli enigmi della donna di Buñuel e di alcune loro filiazioni italiche come La donna invisibile. Musiche eclettiche di Gatto e Gianmarco.
Ruber: Mediocre film tv con protagonista un Montesano veramente sbiadito e fantasma di se stesso e dei bei tempi che furono. Il filone di questo filmetto non è chiaro: vuole dimostrare che l'avidità non paga oppure che bisogna essere opportunisti pur di guadagnare? Fatto sta che il cast, seppur presenti discreti attori e carattersti, non dà mai slancio alla pellicola e la regia, seppur del bravo Sindoni, poco può fare di fronte ad una sceneggiatura mal scritta e con poche idee. Si salvano alcune buone battute, ma è troppo poco.
Mco: La grana grossa c'è e si vede: le tette ballonzolanti e i riferimenti sessuali sempre più espliciti si inseguono per tutto il percorso, accompagnati da scherzi tra confraternite e prove da superare di inenarrabile inverosimiglianza. Eppure a film come questo, in fin dei conti, non si chiede molto di più, considerato il fatto che il fiato corto dell'effetto innovativo è ben evidente. Inoltre i protagonisti sono simpatici e per una volta ci portano a tifare contro la lega dei nerd. Premio per il miglior nudo a Ace Hicks (la ragazza della doccia).
MEMORABILE: Il fiotto incontrollabile che finisce sul pupazzo; Il primo incontro tra Erik con Coolidge, con lui e Maggie a letto; La defecazione nella vaschetta.
Capannelle: I biopic rischiano di sprofondare nel banale e di film su gangster famosi ne sono stati prodotti a decine. In questo caso l'originalità latita; l'unica speranza poteva aversi perché viene descritta l'ultima fase della vita di Capone, ma si fatica a trovare sequenze degne in un'ambientazione limitata alla sua megavilla e al suo progressivo decadimento mentale. Non è dovuto al cast, Hardy fa di tutto per calarsi nel personaggio ma ha un corto raggio d'azione e sfiora talvolta il cattivo gusto. Scene di paranoia, oniriche o sanguinolente, si rivelano inutili nell'economia del racconto.
Daniela: Prete dalla fede vacillante viene chiamato ad indagare sui presunti miracoli operati da una donna, morta alcuni anni prima e già venerata come una santa dalla sua comunità... Approccio sfaccettato al tema della "santità", alieno da spettacolarizzazioni ed effetti speciali, reso interessante dalle interpretazioni del dubbioso Harris e di Mueller-Stah avvocato del diavolo, ma appesantito da una love story superflua, anche se per fortuna solo abbozzata, nonché da un epilogo in chiave salvifica assai poco convincente.
Herrkinski: Commedia tutto sommato originale ambientata all'epoca del fascismo sul Lago Maggiore, location notevole che fa da suggestivo contorno a una storia di paese "amarcord" scandita dal dialetto locale, vera marcia in più per valorizzare i dialoghi sagaci e ben scritti, non privi di qualche genialata. Il cast è di quelli delle grandi occasioni, riunendo alcuni tra i migliori caratteristi in circolazione guidati da un Maccione ancor più bravo del solito; la ricostruzione storica è adeguata e non appesantisce una commedia agrodolce che ha il sapore familiare di un cinema d'altri tempi.
Modo: Secondo capitolo non meno bizzarro del primo, forse meno fresco. Rimane fedele all'immaginario del regista che si spinge oltre mettendo in scena teorie complottiste con a capo alieni lucertola che vivono in una città sotterranea nel centro della terra sorretta dall'energia sprigionata dal Sacro Graal! Alcuni spunti rimangono originalissimi mentre la sceneggiatura è resta decisamente carente. Sicuramente i mezzi a disposizione non erano abbondanti e considerando il risultato finale non si può che restare soddisfatti.
Daniela: Giovane attore di una compagnia di teatro pianta moglie e figlia per convivere con una attrice disoccupata. L'amore c'è, ma le preoccupazioni economiche, l'insoddisfazione di lei, i tradimenti veri o immaginari minano il loro rapporto... L'uso del b/n, il pedinamento dei personaggi, l'attenzione ai soprassalti del cuore fanno sembrare il film un reperto della nouvelle vague ma, nonostante l'intensità di Mouglalis e la naturalezza di alcune sequenze come la passeggiata nel parco, il film stenta a catturare l'interesse, Ben fatto ma dice poco.
Fabbiu: Albanese riesce a portare al cinema un nuovo personaggio da commedia, ben studiato, molto ben caratterizzato, dai movimenti e i modi di parlare comicissimi e molto convicenti. Il resto però è solo un contorno (peraltro molto soft) raccontabile in due righe; il contesto in cui questo personaggio straripante di comicità di inserisce è giusto abbozzato e poco intricato. Insomma, forse per dar vita ad un personaggio così vivo, lo stesso Albanese ha trascurato un po' la sceneggiatura, ma il risultato finale nel complesso lascia molta freschezza.
Nick franc: Tentativo riuscito molto male di cavalcare l'onda del successo dei Pierini con Vitali: Ariani rasenta qui l'insopportabile e anche la carrellata di caratteristi nei ruoli di contorno può veramente poco per cercare di risollevare una carrellata di barzellette vecchie e poco divertenti, messe in scena senza alcun senso del ritmo. Lenzi, regista di livello, dirige svogliato un genere totalmente avulso dalle sue corde. Qualche sorriso arriva grazie a Montagnani e ai duetti di verdoniana memoria tra Brega e la Fabrizi, ma è veramente troppo poco.
MEMORABILE: In negativo: la terrificante parte della visita allo zoo; L'atroce canzone sui titoli di testa e coda cantata da Ariani e Fabrizi.
Fauno: A differenza del precedente, in cui, pur con molte venature comiche, esisteva, qui l'attendibilità manca del tutto; sia per la comunità di pezzenti con a capo una santona provvista di una macchina infernale che estrae ossa e indumenti delle vittime (vendendo le prime come reliquie e le seconde ai mercati), sia per l'avvento di un Dio terreno sotto sembianze hippy che con qualche bacio redime tutti; divertono giusto un commissario terribile in apparenza (sotto sotto ha sempre amato la sua preda) nonché un'oca, che è il vero emblema del film.
MEMORABILE: Il tormentone "Parigi non si è fatta in un giorno solo"; L'hippy che ritrova tutto quello che gli era stato sottratto.
Panza: Una commedia che avrebbe la pretesa di essere trendy con una scrittura che avrebbe la pretesa di essere intelligente, quindi in apparenza non molto sbracata. Dopo i primi 20 minuti ci si incomincia ad annoiare molto fra macchiette da quattro soldi e una storia principale risolta come in una barzelletta di Gino Bramieri. Ancora più fuori luogo la marchetta alle Ferrovie dello Stato. Fra gli attori secondari un prete, interpretato da Valerio Mastrandea (sic), che si chiama Kurt... in omaggio ai Nirvana (tanto per capire il livello di umorismo)!
Siska80: Non c'è da meravigliarsi che risulti migliore del capitolo precedente: conosciamo già abbastanza bene il cast (praticamente lo stesso, ivi incluso il cattivaccio fresco di galera), di conseguenza si entra subito nel vivo con l'entrata in scena di un piccolo delfino oltre a Bernie, e la tenerezza dello spettatore verso le due tenere creature si fa via via più forte. Pur essendo un prodotto per tutta la famiglia che non regala colpi di scena, rimane comunque apprezzabile per la simpatia dei giovani attori e il messaggio di amore verso la natura e gli animali che lancia. Niente male.
Pinhead80: Vorrebbe essere come Pierino ma non lo è. Il tutto si trasforma in una scialba baracconata senza verve e con la figura di un Vitali rubacuori (e già da qui si capisce molto) più scialbo che mai. Non strappa una risata neppure a sforzarsi e la noia la fa da padrona. Da evitare come la peste.
Siska80: Belli i costumi d'epoca e la coppia protagonista (un intenso Nazzari fa da contraltare alla gelida Bru), veloce il ritmo, ma l'intreccio (peraltro prevedibile) evolve in maniera troppo brusca: che fine ha fatto il tanto decantato amore di Elena per Carlo, se poco dopo il matrimonio combinato (quasi all'inizio, in pratica!) la giovane si lascia conquistare da Andrea? E perché liberarsi così sbrigativamente dei cattivi giusto negli ultimi minuti del film? Ciononostante, la vicenda è intrigante ed è molto ben realizzata la sequenza del crollo all'interno della miniera.
Ha ragione, perché dieci anni dopo, quando ormai s'è rifatta una vita in California con un nome diverso, Erin, e si appresta a sposare un tipo ben più rassicurante (Ramsay), l'ex marito (McGillian) – che s'è modificato con una plastica i lineamenti - riesce a ritrovarla ed è pronto a tornare alla carica. Per ucciderla? Niente affatto: Warren - questa la sua nuova identità - ama ancora follemente lei e la figlia e sogna di riunire la famiglia (un bel coraggio!). Per non farsi subito beccare, però, intanto ci prova con la sorella (MacLean-Angus) del marito e gli va subito bene: quella ci sta e lui comincia a introdursi dove serve.
Melissa, per quanto Warren non abbia più i connotati del suo Jimmy, capisce comunque che si tratta della stessa persona e allerta la polizia; ma non basta... Il confronto tra lei e l'ex marito è sempre teso e la sceneggiatura si incarta non poco rendendo scarsamente credibili molti elementi (in particolar modo il personaggio di Warren e le indagini della polizia). Le donne in scena, tutte maggiorate esclusa la figlia adolescente, funzionano discretamente, ma la storia non ingrana e si muove in territori scontati con nessuna capacità di rendere la vicenda interessante.
Deficitario il carisma del padre ex gangster il quale, per avvicinare la famiglia che vorrebbe riconquistare, acquista un vigneto (siamo nella Napa Valley, terra di pregiati vini californiani) e si mette di fatto in concorrenza con il nuovo marito (proprietario di un'enorme tenuta che permette qualche breve sequenza tra il verde delle vigne), tremendi gli abiti sfoggiati dalla protagonista. Modesti gli snodi thriller, ridicola l'azione con uno strangolato a morte in quattro secondi e un'altra finita in barella dopo un colpetto al collo. Più in generale si ha la sensazione che la storia sfugga di mano agli autori nonostante - a tratti - qualche passaggio denoti una certa cura nei dialoghi, ai quali se non altro dona grazia un cast femminile adeguato. Al di là degli evidentissimi difetti insomma non ci si annoia troppo e il film - pur faticosamente – mantiene una sua linea di galleggiamento. Peccato per il finale fiacco...
Chiudi