Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Noodles: L'idea di far rivivere le gesta di Fra Diavolo era buona, ma si poteva fare meglio. Amedeo Nazzari poco adatto al ruolo e troppo gigione. Inoltre la storia d'amore rovina di molto il filo del racconto. Non si può però negare che Soldati abbia girato col consueto mestiere. Bravissimo come sempre Paolo Stoppa. Di ambientazione campana, parte del film fu girata a Anagni.
Androv: Film minore di Verdone, affiancato da un Fiorello antipaticissimo ma discreto nella recitazione. La storia è semplice (il tradimento del pupillo), le gag sono spesso di grana grossa e il finale è poco credibile. Alcuni passaggi sono gradevoli. In generale il film soffre di una forte pochezza di mezzi, anche se alcune scene sono riuscite, come ad esempio l'equivoco della fidanzata e del provino e la carrellata di artistucoli. La satira sul declino del mondo dello spettacolo è piuttosto scolastica. Con mezzi superiori e più impegno da parte di Verdone sarebbe venuto fuori meglio.
Didda23: Una coppia in crisi, su invito di amici, decide di trascorrere una settimana di terapia in un resort lontano dal caos cittadino. Thriller tv slavato nella forma e nel terribile montaggio, supportato da una storia che - seppur non brillando per originalità - ha la capacità di "farsi seguire" senza troppi fronzoli. Soluzioni dell'intreccio trite e ritrite con una parte finale che rischia seriamente di scadere nel ridicolo involontario. Quantomeno non ci si annoia e il cast capeggiato dalla Mitchell (famosa per il ruolo in Settimo cielo) non è così tremendo.
MEMORABILE: L'arrivo in elicottero nel resort; La scoperta sul dottore; La brevissima fuga in automobile.
Xamini: Commedia degli equivoci leggera, nonostante il tema delicato, al cui canovaccio la lingua (e il tono) francese si cuciono a misura. Lui dirigente di successo e tombeur de femmes in perenne ricerca di nuove sfide, lei paraplegica incontrata in modo inatteso durante un altro tentativo di flirting. Nel mezzo una serie di dialoghi brillanti, una vis comica fresca, i modi gigioni da mattatore e i sorrisi intelligenti. Gli esiti sono abbastanza scontati ma lo si può tranquillamente perdonare.
Siska80: Simpatica fanciulla incaricata di trovar moglie nientepopodimeno che all'affascinante principe di Voldavia finisce per innamorarsene. Fiaba moderna dal finale scontato che tuttavia risulta un po' più interessante di altre che affrontano lo stesso tema della protagonista Cenerentola in quanto evita i dialoghi stucchevoli mantenendo i toni da commedia quasi per tutto il tempo. Gli interpreti principali sono affiatati, il ritmo abbastanza regolare e il personaggio del giovane rampollo che si comporta come un uomo qualunque particolarmente riuscito. Non eccelso, ma con un suo perché.
MEMORABILE: La sigla iniziale; Il ballo con Petra Petrovich.
Minitina80: Un’opera che non nasconde le proprie ambizioni, volendo affrontare un tema a suo modo affascinante e dalle tante sfaccettature. Purtroppo, il rapporto tra il paranormale e la scienza viene affrontato in maniera abbastanza superficiale e semplicistica, negando la possibilità di assistere a un confronto critico di spessore. Inevitabilmente il personaggio di Sordi ne risente di rimando, non potendo andare oltre la fisiognomica che ha contraddistinto la sua fisiologia di attore. Peccato, perché il potenziale del soggetto non era da sottovalutare.
Cotola: In questa sua terza avventura extra large, George diventa nientemeno che astronauta. Ma la sua navicella precipita nella giungla dove vivrà numerose e diverse avventure. La storia è un pelino più intricata del solito, ma si lascia
comunque seguire senza problemi anche dai più piccoli. Così come il film risulterà alla fine gradevole un po' per tutti, grandi e piccini, sebbene questi ultimi gradiranno, ovviamente, di più.
Galbo: La storia della famiglia Ingalls, veri pionieri dell'America del tempo che fu, raccontata in un serial dallo straordinario successo e che rappresenta (sia pure in forma romanzata) un vero "spaccato" di vita vissuta. Di sicuro con molte ingenuità, la serie è comunque godibile grazie alla buona ricostruzione ambientale e alla bravura degli interpreti.
Galbo: Per sfuggire alla camorra, Franco e Ciccio si arruolano nella legione straniera dove scoprono un grosso traffico d'armi. Primo film della lunga collaborazione tra il duo Franchi e Ingrassia e il regista Lucio Fulci, è chiaramente una parodia del genere "legion movie" in voga a Hollywood. Come in molti altri film dei due comici siciliano, anche questo alterna momenti ottimi (lo sketch dei due travestiti da odalische) ad altri più scontati. Divertente la partecipazione di Alighiero Noschese
Saintgifts: Ottobre Rosso (il sommergibile) è senz'altro al centro della scena; con la sua mole, i suoi siluri, il suo nuovo e silenzioso motore e il suo comandante russo-lituano, bravo a manovrare e a coinvolgere l'equipaggio. Ciò che spunta sotto, un poco più profondo del profondo oceano, ma non così invisibile, è, ancora una volta, la contrapposizione dei due mondi e dei due sistemi (di allora e anche di ora?). Vivere nel Montana, allevare conigli che una brava moglie cucinerà, possedere un fuoristrada e poter viaggiare da uno Stato all'altro, liberi.
Fabbiu: Il primo film offriva vari momenti originali e piacevoli ma smorzati dallo stile televisivo che infarciva la morale (lodevole, ma decisamente troppo insistente) dell'anti-bullismo. Questo sequel trova un po' di correttivi, ma ripete e anzi eccede nell'altro grosso difetto: i dialoghi! Perché l'assurda tendenza di far parlare i personaggi in modo costantemente sussurrato? Velo pietoso sulla maggior parte delle interpretazioni e sull'espressione del protagonista: faccia da adolescente arrabbiato, impostatissima, che non cambia mai! Brutto.
Domino86: Pellicola estremamente leggera al punto da raggiungere presto il banale, priva di contenuti rilevanti e interessanti. Nel giro di breve è molto chiaro quale sarà lo svolgimento e dove vuole andare a parare il regista: non ci si aspettano grandi cose e infatti non arrivano. Un film del genere si dimentica veramente in fretta. Dovendo trovare qualcosa di passabile si possono menzionare le coreografie.
Piero68: A grande richiesta, Martino e Banfi cercano di far rivivere la magia ed il successo ottenuti 25 anni prima. Ma i tempi sono cambiati. Come è cambiato il mondo del calcio ed i suoi protagonisti. E così, come tutte le "operazioni nostalgia", anche questa sfuma miseramente. Peccato! Perchè ad un cast già valido si erano andati ad aggiungere attori come Izzo e Casagrande. Ma regia e sceneggiatura non riescono ad utilizzarli come avrebbero meritato. Falchi inconsistente così come la partecipazione dei reali protagonisti del calcio. Sottotono.
Herrkinski: Ideale da vedere in combo col precedente Piedone l'africano; quest'ultimo episodio della serie diretta da Steno ritorna infatti in Africa e riprende anche il personaggio del piccolo Bodo. Sfruttando le belle location egiziane il regista crea un'avventura esotica che ha sempre meno del poliziottesco e sempre più della commedia d'azione, campo che diventerà in seguito la specialità del (bravo) protagonista Bud Spencer. In gran forma anche il compianto Cannavale, recentemente scomparso (ci mancherai!). Qualche momento di stanca, comunque non male.
Cloack 77: Chiaramente il cinema della coerenza, dell'intelligenza o semplicemente della bellezza è molto lontano da Il pescatore di sogni, film che oltretutto distrugge la credibilità dei personaggi, tutti buoni e belli, mentre le macchiette degli attentatori (un gruppo "misterioso") son tutti brutti sporchi e cattivi e non valorizza adeguatamente il personaggio di Kristin Scott Thomas, l'unico vero elemento interessante in questo atto di fede.
Modo: Verdone replica la formula delle storie parallele di Un sacco bello: tre caricature tra il malinconico e il grottesco di cui una mitica che rimarrà indelebile nel tempo. Si tratta di Furio, un opprimente padre di famiglia che con la sua pignoleria porterà all'esaurimento la povera moglie Magda. Gli altri due personaggi sono un ragazzo sempliciotto alle prese con la nonna e infine un rozzo emigrato. Morricone compone anche questa seconda buona prova del regista romano.
Daniela: Esperto in sistemi di sicurezza si trasferisce in Belgio con la figlia adolescente per lavoro ma, dopo pochi mesi, scopre che l'azienda che l'ha assunto è sparita e che anche i suoi colleghi hanno fatto una finuccia... Non inizia male, con un esordio condoriano ed un americano in terra straniera che si trova ad affrontare un complotto senza l'aiuto della polizia come in Frantic, però prende ben presto la strada, meno intrigante, dell'ordinario spionistico d'azione, per culminare in un epilogo sbrigativo ai confini del sempliciotto. Aaron Eckhart si impegna ma non basta a salvare la baracca.
MEMORABILE: Torna dopo poche ore sul suo ufficio e trova i locali deserti e completamente privi di arredo
Rambo90: La storia fa fuori tutti i personaggi buoni del primo film e conserva il reparto cattivi, ma è solo appena meglio del prototipo. La coppia The Rock-Tatum funziona, ma il secondo scompare prestissimo di scena lasciando spazio a noiosi combattimenti di ninja ed effetti speciali invadenti ma non emozionanti. Bruce Willis salva la baracca nella seconda parte con grande carisma e battute azzeccate; tutto il combattimento finale su più fronti funziona alla grande ma rimane la sensazione che questo franchise non sia destinato a grandi cose.
Kinodrop: Un'azione antiterrorismo a tavolino, "disturbata" dalla presenza di effetti collaterali simboleggiati da una piccola venditrice di pane lungo la strada prossima all'obbiettivo da colpire. Non si tratta di guerra ma di scelte che intaccano più livelli di eticità e riguardano le priorità emozionali di quando decidiamo. Un dramma tutto teatrale e mediato dall'ipertecnologia e dalla lontananza tra il fulcro decisionale e la terribile realtà di fatto, con una buona sceneggiatura (anche se un tantino retorica) che instaura la giusta tensione. Si fa fatica ad accettare la Mirren/iron woman.
Xamini: La visione di Evangeline Lilly (la Kate di Lost) mi ha generato un sussulto. Per il resto, si è trattato di una festa epica di cui non riesco a fare a meno ma che mi ricopre di sbadigli. Archiviata la polemica su lunghezza e lungaggini, ne produco una nuova: gli elfi alla stregua di ninja imbattibili sono francamente eccessivi. Verrebbe quasi da credere che siano in grado di sconfiggere Smaug e Sauron con un paio di frecce ben mirate...
Siska80: Non c'è da meravigliarsi che risulti migliore del capitolo precedente: conosciamo già abbastanza bene il cast (praticamente lo stesso, ivi incluso il cattivaccio fresco di galera), di conseguenza si entra subito nel vivo con l'entrata in scena di un piccolo delfino oltre a Bernie, e la tenerezza dello spettatore verso le due tenere creature si fa via via più forte. Pur essendo un prodotto per tutta la famiglia che non regala colpi di scena, rimane comunque apprezzabile per la simpatia dei giovani attori e il messaggio di amore verso la natura e gli animali che lancia. Niente male.
Saintgifts: Credo che la figura che rende questo thriller particolarmente interessante sia proprio lei, Emmanuelle Seigner. Con quell'abitino rosso che sale sempre, le movenze feline, gli occhi profondi che ti bucano, apparentemente distante ma in verità così vicina e umana. Polanski se la sposa. Ford fa il suo dovere, anche fin troppo, ma è un medico ed è a Parigi con la moglie e pensava a tutt'altre cose. Polanski fa un film "normale" e allora non sembra più lui. Ma il film non è normale, è un prodotto di buon livello che vuol solo intrattenere.
MEMORABILE: Il turbamento di Ford quando balla con la Seigner.
Magnetti: Film che vuole essere una commedia brillante con retrogusto amaro sui rapporti di coppia che fallisce i propri obiettivi su tutta la linea. Persino i due attori, Jennifer Aniston e Vince Vaughn (un po' imbolsito), riescono a non far bella figura, proprio loro che in altri film ci hanno regalato bei momenti di cinema. Stanco, senza trovate brillanti e con personaggi di contorno non riusciti, è un film che sconsiglio.
Paulaster: Tiramolla di una coppia in procinto di sposarsi. Riflessioni amorose sul tema dell’impegno a lungo termine con lo stile farfugliato di Troisi. Meno pungente nei dialoghi, riesce a mantenere sufficiente una sceneggiatura poco originale anche grazie ai caratteristi. Orlando è valido nel suo ruolo e Messeri dà il proprio apporto (forse è troppo toscanaccio però). La Neri recita meglio le parti della gelosa. Musiche di Pino Daniele come sottofondo.
MEMORABILE: La fattucchiera; La bambina innamorata che avvelena Troisi; Il nome Enea.
Aal: Mi ha deluso molto questo film di Proyas. La prima parte è notevole e sembra promettere sviluppi molto interessanti in area horror-apocalittica. La seconda invece è una fotocopia di decine di film simili, con un finale da Incontri ravvicinati del terzo tipo veramente buttato lì. Il soggetto era interessante ma è stato svilupato maldestramente. Il talento di Proyas dovrebbe essere messo al servizio di sceneggiature un po' più originali, mentre Nicolas Cage è sempre stato un attore mediocre e questo film lo conferma ancora di più.
Lou: Nonostante i due fascinosi protagonisti e la buona confezione, il film di Reiner sulla crisi di un matrimonio si rivela scontato e deludente. La brillantezza e l'ironia di Harry ti presento Sally sono lontane, prevale la descrizione banale dei momenti felici trascorsi e l'analisi pedante degli elementi di incomprensione e incompatibilità che hanno portato alla rottura.
Didda23: Una coppia in crisi, su invito di amici, decide di trascorrere una settimana di terapia in un resort lontano dal caos cittadino. Thriller tv slavato nella forma e nel terribile montaggio, supportato da una storia che - seppur non brillando per originalità - ha la capacità di "farsi seguire" senza troppi fronzoli. Soluzioni dell'intreccio trite e ritrite con una parte finale che rischia seriamente di scadere nel ridicolo involontario. Quantomeno non ci si annoia e il cast capeggiato dalla Mitchell (famosa per il ruolo in Settimo cielo) non è così tremendo.
MEMORABILE: L'arrivo in elicottero nel resort; La scoperta sul dottore; La brevissima fuga in automobile.
Daniela: Un reduce di guerra cerca di riprendersi le pecore che gli sono state rubate da un allevatore ricco e prepotente, ma finisce in galera e perde anche la donna che ama, promessa sposa all'altro... Film contraddittorio: l'impianto è neorealista per l'attenzione al contesto sociale ma la storia melodrammatica è interpretata dagli attori in modo antinaturalistico, fra toni teatrali e pose statuarie, evidenti in particolare in Bosé, bellissima ma molto acerba. Meritevole di visione per gli scorci paesani ed i paesaggi della Ciociaria, esaltati dalla pregevole fotografia contrastata di Portalupi.
Mark: Anatomia dell'adolescenza di John Lennon: il rigore educativo della zia tutrice, il tormentato rapporto con la madre, l'assenza di un padre che conobbe solo all'apice del successo. Ci sono tutti gli ingredienti per intuire quale fu l'imprinting lennoniano, quali i traumi e gli eventi che segnarono indelebilmente la sua personalità. Sceneggiatura che soffre però di schematismo sbrigativo dallo sviluppo asciutto e incompleto. Il finale sembra quasi da prima puntata di un serial tv. Meritava di più.
Maxx g: Un reduce dalla campagna di Russia torna all'improvviso a casa e scopre che la moglie si è sposata con un altro. Cosa fare ora? La convivenza pare fuori luogo. Bisogna risolvere tutto. Peccato che la consorte si rivolga a un avvocato (Aroldo Tieri) che la desidera ogni piè sospinto. Commedia del 1960, dimostra ancora una volta che Totò e Peppino sono davvero affiatati. Le situazioni comiche ci sono, ma è sempre in agguato il rischio della ripetitività che può guastare. Il finale poteva essere decisamente condotto meglio.
MEMORABILE: La notte di Totò e Peppino nel letto matrimoniale.
Ruber: Solita storiella Rai con la classica ragazzetta bellina americana che viene in Italia per un'eredità e si innamora del bel tenebroso contadino. Soggetto come detto molto scialbo e sceneggiatura semplicistica; anche la trovata (e che trovata!) del castello con annesso borgo antico che crea attriti con gli abitanti è assolutamente poca cosa. Il cast si avvale di attori bravi (come Guerrini) ma poco funzionali per il soggetto. Hessler bella e bravina, ma nulla più. Notevoli le scenografiche location aretine.
Alex 64: Nella Milano di fine anni '70, già ampiamente descritta e rievocata come città laboratorio del noir italiano e non solo, un ottimo cast si cimenta dando vita a un soggetto che, per una volta almeno, pare non imitare se stesso. Purtroppo il tentativo di amalgamare malavita e politica tenendo assieme quanto ispirato dalla realtà, affonda in un confuso esercizio che rischia di stancare anche lo spettatore più attento con continui colpi di scena e sorprese varie, trascinando anche l'ottima interpretazione di Placido nell'ambito del poco credibile.
MEMORABILE: L'evirazione di Sgueglia; La falsificazione della schedina vincente.
Saintgifts: Se non si è visto il precedente può essere abbastanza divertente, i richiami a quello già avvenuto in precedenza sono molti, ma non pregiudicano la sola visione di questo. Per chi si ricorda invece il primo, la delusione è in agguato. Niente di nuovo per ravvivare l'idea di partenza di questa stramba coppia, che oltretutto appare non troppo motivata, con l'aggravante di sopportare a fatica la performance di Eddie Murphy, che spesso sfiora l'antipatia.
Galbo: Non esaltante film scritto, diretto ed interpretato da Vincenzo Salemme, il quale recupera la tradizione partenopea dell'avanspettacolo confezionando una sorta di teatro-cinema particolarmente evidente in alcune scene ma non incisivo sopratutto a causa di una sceneggiatura opaca e poco divertente se non a tratti. Va comunque apprezzato, come sempre nei film di Salemme, il tono leggero e l'assenza di volgarità.
Siska80: A volte basta poco per realizzare un buon cartone: sfondi colorati, discreta animazione, personaggi simpatici sebbene dal design improbabile, avventura, humour e soprattutto tanta, tanta fantasia. Proprio come in questo caso, in cui a divertirsi non sono soltanto i più piccoli (cui in teoria è principalmente/esclusivamente rivolto il prodotto), ma anche i grandi; e non interessa se la trama è pretestuosa e il lieto fine scontato, ci si diverte davvero nell'assistere a come sei cuccioli di specie differenti si diano da fare per distruggere il diabolico piano di una maga cornacchia.
MEMORABILE: La sfilata di moda sabotata; Il gufo napoletano.
Anthonyvm: Godibile giallo a sfondo giornalistico, ben confezionato e diretto ma che, a conti fatti, non soddisfa completamente le aspettative. Il plot è intricato senza esagerazioni, fra subplot spionistici, politici corrotti e catene di delitti su commissione, intervallando col giusto senso del ritmo le indagini dei reporter e le sequenze d'azione (la sparatoria nel parcheggio). Peccato che i colpi di scena nella seconda parte non sorprendano più di tanto, fino a una rivelazione conclusiva piuttosto deludente. Cast di buonissimo livello, con Crowe in gran forma. Imperfetto, ma si fa seguire.
MEMORABILE: Il duplice assassinio all'inizio; Cecchino dalla finestra dell'ospedale; Russell Crowe faccia a faccia col sicario; Ben Affleck picchia Jason Bateman.
Rambo90: La prima parte è molto modesta, con Chan che si destreggia fra cadute mirabolanti (quella nella foresta è incredibile) e gag orribili, come quella prolungata oltre il lecito in cui lo scambiano per un indigeno. Poi il ritmo decolla, la storia (ridotta comunque all'osso) si fa più seria e finalmente assistiamo a scene action di ottimo livello. È grazie soprattutto ai combattimenti finali e agli spericolati inseguimenti se mi sento comunque di dare la sufficienza a questa pellicola. Buona la colonna sonora.
Claudius: Ispirato alla serie prodotta da Disney Channel, un film destinato alle giovanissime (facile immedesimarsi nelle due sorelle). Il passaggio da piccolo a grande schermo fa perdere un po' la freschezza della serie anche se la Moroni se la cava discretamente come il resto del cast. Meno peggio di quanto ci si possa aspettare e l'ambientazione siciliana funziona.
Belfagor: Condensare tutte le dodici fatiche in un episodio sarebbe stato impossibile, mentre la scelta di intrecciare quattro racconti dell'omonima raccolta si rivela un'ottima scelta. Le ambientazioni innevate e lo schema a camera chiusa riportano alla mente l'avventura sull'Orient Express, mentre un ricco cast (nel quale spicca come sempre Suchet) si snoda da un mistero all'altro attraverso le stanze di un hotel pieno di ombre e di insidie. La soluzione, grazie a diversi cambiamenti rispetto al libro, si rivela sorprendente e ben architettata.
MEMORABILE: Il Cerbero della situazione (un innocuo cagnolino nero) aiuta Poirot a risolvere l'ultima fatica.
Urraghe: Superfluo remake italiana di una commedia francese ad episodi sul tema del tradimento, il film ruzzola tra i luoghi comuni e la narrazione inutile. Attori sotto tono, imbolsiti nella parte, con una recitazione a tratti passabile più che un sorriso strappano lo sbadiglio. Fotografia fastidiosa, regia balbettante con inserti superflui in lotta con una sceneggiatura frammentata e inconcludente. Peccato.
Puppigallo: La parte nella giungla è interessante e ben realizzata, grazie anche a un ritmo quasi costante e ai continui sviluppi. Poi, da quando Tarzan (Lambert) approda in Inghilterra e ritrova il nonno ultraricco, che gli si affeziona subito, il tutto si accartoccia, diventando persino noioso. Finchè Tarzan era tra le fresche frasche i suoi borbottii, i ringhi, gli scimmiottamenti erano accettabili, ma quando si trasferisce in villa inizia ad assumere l’aspetto di una macchietta vivente. La prima metà merita comunque un’occhiata.
MEMORABILE: L'attacco dei pigmei; Tarzan conquista la posizione dominante nella gerarchia del branco; L'imitazione del leopardo con mano sulla spalla.
Galbo: Tra le ultime opere di Risi, un film ambientato in Libia nel 1940, in pieno conflitto bellico. La vera sorpresa del film è la recitazione dimessa e "sottrattiva" di Beppe Grillo che convince più qui che in altre incursioni cinematografiche. Migliore la prova istrionica di Coluche. Il film non è memorabile forse a causa della difficoltà a trasporre l'opera letteraria da cui è tratto sullo schermo. Il ritmo langue e la sceneggiatura è povera di spunti. Buona l'ambientazione.
Schramm: Squadra che schiatta non si cambia, perché più morto non si può. Duplicando i predecessori senza manco provare a invertire l'ordine degli addendi, o a trasformarli in sottraendi, il risultato resta tanto strutturalmente invariato (dal One vision al Kill em all) quanto qualitativamente fetente, e consunto al punto che persino a Tony Todd decade l'emblematica - e spiritosa - portata metatransfilmica del capostipite (non fosse che in tedesco il suo cognome significa appunto morte). A infinocchiarci per la quinta volta, un calamitoso incipit da applauso. Poi la meccanica totentanz, quindi un simpatico moebius-ending con tanti saluti. Ma è poco, troppo poco.
Ryo: Eccezionale commedia, giocata interamente sui temi classici e lo stile di Massimo Troisi: le relazioni sentimentali, raccontate nei loro momenti meno piacevoli quali ansie, timori, dubbi. Il regista e protagonista riesce con una dimestichezza rara a far divertire e far riflettere allo stesso modo, analizzando dinamiche quotidiane, senza banalizzarle. Una delizia.
MEMORABILE: "No ma comunque, cioè... sei svenuta bene..."; "Vieni a vedere la Madonna che piange?" "Non mi va di vedere gente che piange. Se rideva, sarei venuto".
G.Godardi: Giunto alla sua terza sortita, il simpatico e anarchico orco verdastro perde gran parte del suo appeal. Questo è dovuto alla mancanza della sorpresa del primo capitolo (capolavoro che frantumava le buone regole disneyane) che già si faceva sentire nel pur dignitoso sequel. Certo non mancano momenti divertenti (il college medievale, il musical) ma sono solo poche gocce in un prodotto che ormai è destinato solo ai più piccini, in cui le citazioni colte sembrano messe solo per non far annoiare i più grandi. Il doppiaggio italiano dà la mazzata finale.
Saintgifts: Senza l'opera letteraria alle spalle (di conseguenza senza la pellicola precedente con il grande David Niven protagonista) a cui fare riferimento, avrebbe meravigliato per l'originalità, quasi come un film dei fratelli Coen (ho scritto quasi); in realtà è una trasposizione dove si stravolge l'ordine dei protagonisti e dove le arti marziali arrivano a essere in primo piano, a dispetto della proverbiale flemma inglese. Non tutto male: i parrucconi retrogradi, il villaggio cinese, la contrapposizione scienza e arte, sono da salvare.
MEMORABILE: I ripetuti brindisi della madre di Passepartout.
Disorder: Peccato per l'inverosimile finale (un poco puerile e frettoloso), ma resta un gran film. Riuscitissima parodia dello spy-movie: la celebre coppia irrompe per una serie di equivoci nel mondo degli agenti segreti, ed ovviamente sbaraglieranno nemici a destra e a manca a suon di botte; c'è persino una parodia di Q di Bondiana memoria. la trama regge, i protagonisti viaggiano in scioltezza, le battute da ricordare si sprecano. Ottime come sempre anche le musiche.
MEMORABILE: Terence all'aeroporto: "Io sono Steinberg e lui è Perry Mason..."
Patrick78: Film paranoico girato nel solito stile "Tony Scott 100%" e occasione sprecata in modo abbastanza clamoroso. I modelli a cui si ispira la pellicola (La conversazione su tutti) erano tutt'altra cosa e neanche le massicce dosi d'azione salvano il risultato dal fallimento. Attori usati davvero male: Will Smith è poco credibile in un ruolo drammatico, Voight gigioneggia senza freni, Robards esce di scena troppo presto mentre Hackman (chiaro rimando al capolavoro di Coppola) è quasi una presenza macchiettistica. Da salvare il comparto tecnico di alta qualità.
Piero68: Buono il soggetto, un bel cast funzionale - Bentivoglio superlativo - e una regia davvero con poche sbavature, nonostante Bruni sia all'esordio. Ma tutto questo si infrange su di una sceneggiatura troppo vuota e carente. Una sceneggiatura che gira e rigira si ritrova sempre allo stesso punto. Eppure Bruni è sceneggiatore di caratura, suoi sono alcuni tra i più bei film di Virzì. Sta di fatto che l'unica variante sul tema, anche se davvero gagliarda, è la parentesi di Marchioni con il suo evidente riferimento, nel finale, a Romanzo criminale.
Reeves: Esordio nel cinema per Igort, fumettista di classe nonché direttore della storica rivista Linus. Potrebbe essere studiato come un esempio di come la cinefilia possa anche ispirare bei film, perché spesso non succede così. Siamo in tipica estetica anni Settanta, ma il film non è nostalgico, gli attori sono bravi e ci si diverte. In particolare, il rapporto tra il cinema e il fumetto è risolto con invenzioni decisamente notevoli.
MEMORABILE: La discussione sulla differenza tra i fumetti neri italiani e quelli di supereroi americani.
Caesars: Bel documentario che analizza lo sviluppo tecnico e di sicurezza avvenuto, nei decenni, nel mondo della formula uno. Ovviamente la parte del leone la fanno gli incidenti mortali (soprattutto negli anni '70). Il film è interessante e ben realizzato, anche se l'appassionato non troverà molto materiale che non si sia già visto. Una bella carrellata sui piloti che ci fecero sognare (Stewart, Lauda, Hunt e molti altri), quando contavano più della macchina con la quale gareggiavano. Un prodotto degno di visione anche per chi non visse quei decenni eroici.
Nando: Una reporter vuole incastrare dei carnefici sudamericani ma rimane coinvolta in una dura caccia all'umano nella giungla. Lo sviluppo narrativo trasforma la reporter in una via di mezzo tra Rambo e Lara Croft nonostante le premesse fossero altre, successivamente discrete ambientazioni e una morale finale, insieme a certe trasformazioni cinematografiche, generano riflessione.
Taxius: Lo specchio visto come oggetto demoniaco è una bella idea iniziale; peccato che tutto il resto non sia nulla di che. Oculus è uno di quegli horror che non deve fare paura ma ansia; purtroppo non ci riesce minimamente. Bella la fotografia e geniale il colpo di scena finale, che vale al film almeno un voto in più. Si poteva fare di meglio.
Hackett: Che tristezza vedere un attore come Branagh in un film come questo... Ma superato lo sconforto la pellicola appare abbastanza onestamente per quello che doveva essere, un filmetto di puro intrattenimento dove elementi futuristici si mescolano al western e attori dotati di talento comico cercano di stare a galla. Tutto sommato si può vedere.
Pigro: Il riciclaggio imprenditoriale delle cicogne dal settore neonati al trasporto e logistica merci non ha considerato l’imprevista gestione di un’ultima consegna poppante per colpa di una ragazza e un uccello pasticcioni. L’idea è gustosa, i vari personaggi sono azzeccati, e il ritmo frenetico che dosa bene momenti diversi è piacevole. Simpatico lo sviluppo del tema del “prendersi cura”, in particolare dei bambini, che attraversa volatili e umani e perfino imprevedibili lupi. Sorprendente il rapidissimo accenno finale all’omogenitorialità.
Saintgifts: Il film di Washington ha molte cose in comune con i lavori in cui attori di fama si cimentano anche nella regia. Argomento importante, regia di stampo accademico; non male, ma si evidenzia una certa meccanicità e la fantasia latita. Di sicuro una sguardo in più, uno sguardo diverso per conoscere e capire la storia difficile e tremenda di una nazione sempre in bilico tra legge e pistole, tra democrazia e interessi. La musica spinge verso un'epicità a volte un po' sopra le righe, ma nel complesso tutto rimane in canoni professionali.
Galbo: Esempio di fantascienza post apocalittica, è un film ottimamente realizzato che paga però un pegno eccessivo a riferimenti cinematografici e visivi del passato, da Lucas a Miyazaki, a Cameron (come non pensare a Terminator per la creatura che perseguita la protagonista !), solo per citare i primi che vengono in mente. Migliore nella seconda parte, dove la trama si sviluppa maggiormente, ha una protagonista carismatica, a differenza del suo giovane partner.
Viccrowley: Analisi documentaristica di un fenomeno sociale e antropologico ancor prima che sportivo. Quel Pibe De Oro che sbarcando a Napoli negli anni 80 ha ridefinito il concetto stesso di eroe sportivo divenendo istantaneamente una leggenda e un motivo di riscatto e rivalsa per un il bistrattato popolo napoletano. Tante le interviste alla gente comune che hanno vissuto anni in cui Napoli era l'ombelico del mondo calcistico. Testimonianze sincere e genuine di un momento storico esageratamente folkloristico ma senz'altro genuino.
Capannelle: Trenta minuti iniziali girati e montati in modo magistrale introducono a un thriller bello teso e ambiguo che ti avvinghia, senza abusare della violenza esplicita, per 2 ore e mezzo senza stancare (forse qualcosa nella parte centrale poteva essere tagliuzzato). Un buon cast e una efficace caratterizzazione dei tre ruoli principali (credibili ma non stereotipati, a cominciare da Gyllenhall). Qualche perplessità sul personaggio che irrompe a metà racconto ma nel complesso tanto di cappello a Villeneuve. Davvero notevole!
Giacomovie: Commediola romantica basata sul binomio "amore & editoria" per il legame che si instaura tra un maturo editore e una giovane giornalista. I toni soft la rendono adatta a una serata evasiva ma le sue componenti sono fornite a piccole dosi: qualche parentesi ironica, un po' di romanticismo e qualche flash sexy. Il tutto è dosato senza molta convinzione e con poca intensità sentimentale. Il duo Baldwin/Gellar è professionale ma poco valorizzato dal contesto.
Rigoletto: Nel complesso un buon film che, finale a parte, offre una bella scarica di adrenalina fatta di sparatorie, inseguimenti e scazzottate che fanno da cornice a una situazione misteriosa. Il finale, come detto, avrebbe meritato una più accurata costruzione e finisce per gettare un po' alle ortiche quello di buono fatto in precedenza. Eckhart ha lavorato come un mulo per reggere la baracca e un applauso se lo merita tutto. **!
Thedude94: Cameron entra nella storia del cinema di fantascienza con questo cult immortale nel quale decide di usare come protagonista uno Schwarzenegger tutto muscoli e poche parole nelle vesti di cyborg super killer. La storia è interessante, anche se ricca di stereotipi narrativi non troppo innovati; innovative sono sicuramente le tecniche di ripresa, gli effetti visivi e le scene d'azione, che sono il punto di forza del regista americano. Il resto del cast non è molto incisivo e il film non fa la storia di certo per i dialoghi, ma resta comunque nel cuore di molti appassionati.
Luchi78: Opera stupenda di Pasolini che, nell'essenzialità del primo approccio con la macchina da presa, delinea una drammatica periferia di Roma dove si nasce con la vocazione per la disgrazia e nella vita si può fare solo quello. L'unica soluzione per elevarsi è morire. Storia di dolore, sfruttamento ed inesorabilità del proprio destino: è il Pasolini di "Ragazzi di vita" che mette su pellicola la realtà nuda e cruda della periferia di Roma.
Ishiwara: Un ottimo esordio per un regista che si dimostra da subito interessante. Una buona sceneggiatura che dà un senso solo nel finale al parallelismo delle due vicende. Molto americana la descrizione di questi due looser e decisamente riuscita. Alcune piccole ingenuità di scarso rilievo, come la troupe riflessa nello specchio durante il cazziatone del mister nello spogliatoio o un paio di anacronismi, ma sono difetti minori. Il film è realizzato con cura e già si nota l'abbozzo dello stile personale ed originale di Sorrentino. Un buon inizio.
MEMORABILE: Il monologo di Servillo al programma televisivo.
Didda23: Mischiare due successi commerciarli come Hunger games e Una notte da leoni per farne una parodia non era una cattiva idea di partenza. Peccato che il risultato sia, sine dubio, una triste sciocchezzuola: interpreti anonimi e pseudo sosia degli "attori originali", assenza di tempi comici e battute che virano nel volgare e nello scatologico (citando nientepopodimeno che The human centipede). Eccezion fatta per qualche momento, il vuoto assoluto. Per intenderci, siamo nelle parti di Jason Friedberg e Aaron Seltzer.
Teddy : Poco amato dallo stesso regista che ne rinnegò quasi l’esistenza, è un mediometraggio che invece possiede un’impronta romeriana molto profonda. Metaforico e straniante, caotico e metropolitano, è condizionato da un utilitarismo che lo spinge verso un fine educativo, sociologico e morale. L’epilogo, per quanto dilaniato da un sentimento di profonda tristezza, smorza con intelligenza ogni eccesso di patetismo.
Tarabas: Famigliola di coloni deve affrontare l'ostracismo dei vicini per il sospetto di avere in casa una trovatella indiana. Nel mentre, scatena una guerra con la tribù che ne reclama la restituzione. Ideologicamente ondivago, pare riconoscere dignità ai nativi per poi chiudere sui toni consueti del regista (e del western tradizionale). Hepburn poco credibile nel ruolo, sembra vestita Givenchy anche coperta di stracci, mentre il resto del cast è ottimo (specie il patriarca Bickford e la splendida Gish). Tecnicamente impeccabile, non molto interessante.
MEMORABILE: La scena del pianoforte suonato da Lilian Gish in risposta alle musiche di guerra degli indiani.
Daniela: Ritiratosi a vivere in campagna, Darwin attraversa una profonda crisi quando muore l'adorata figlioletta Annie. I timori circa le conseguenze della sua teoria lo portano a procrastinare la pubblicazione dell'opera cui sta lavorando da 20 anni, ma... Interessante film dal taglio intimistico, che si concentra soprattutto sulla definitiva perdita della fede da parte di Darwin e sul rapporto con la moglie, fervente cristiana. Bellissima fotografia e valido cast, con Bettany inaspettatamente credibile nel ruolo.
MEMORABILE: La storia del piccolo orango raccontata alla figlia morente
Daniela: Bonazza incendiaria rinchiusa in un reparto psichiatrico dove si aggira una misteriosa presenza che fa fuori le sue compagne una ad una, senza che il personale faccia nulla... Carpenter torna al lungometraggio dopo un'assenza quasi decennale e sforna un horror di buona confezione ma impersonale, a differenza del più rozzo film marziano che invece recava la sua impronta inconfondibile. Se a ciò si aggiunge una trama banale e un cast poco ispirato, la delusione è quasi completa. L'epilogo fa tornare i conti ma non emoziona né sorprende. Routine.
MEMORABILE: Una sequenza veramente bella: quella su cui scorrono i titoli di testa, con le fotografie che si frantumano
Anthonyvm: Il capostipite, lento e sottilmente spaventoso, pareva un moderno thriller d'autore. Il primo sequel ha già l'aspetto di un B-movie: il bodycount sale, la violenza grafica si fa più marcata e il plot viene scarnito all'essenziale (massacro, fuga della Curtis, resa dei conti). Più che un seguito pare un epigono, uno slasher anni '80 qualunque, solo girato meglio e con un cast d'eccezione. Come horror a sé stante è comunque godibilissimo: le scene d'impatto non mancano e la tensione è ben gestita. Buono il colpo di scena sull'identità di Laurie.
MEMORABILE: Il sogno-flashback di Laurie; L'affogamento in acqua bollente ripescato da [f=1363]Profondo rosso[/f]; La scivolata sulla pozza di sangue; Michael torcia umana.
Lupus73: Ennesimo film con una sorta di babau del sonno. Questa volta tocca al celeberrimo uomo di sabbia, e la differenza sta nel fatto che il potere di evocarlo dalle storie di un libro ce l'ha una bambina dopo un trauma subìto. Ma la solfa è sempre la stessa: adulti che lottano e vengono uccisi dalla materializzazione del mostro dovuta al potere mentale della ragazzina, a volte spaventata a volte adirata. Low budget e con SFX veramente di bassa lega (tanto da ricordare quelli usati nei '90), con una sceneggiatura banale, trita e ritrita. Inutile dire che la visione è superflua.
Ciavazzaro: Decamerotico con un cast femminile di tutto rispetto, che si eleva rispetto alla media. Abbiamo la bellissima Agren ma non vanno dimenticate Aulin, Covello, Muti, Tamburi. Buono anche il cast maschile con l'ottimo Moschin, Andreasi e i nostri caratteristi. Molto meglio di tanti altri decamerotici che sarebbero stati fatti tempo dopo.
Lupoprezzo: Lunga, ammorbante e a tratti attraente allegoria sul capitalismo, forse fin troppo letteraria e poco cinematografica, nella quale David Cronenberg concentra la pagina scritta in un fluviale e lambiccato torrente di parole. C'è tutto, forse troppo (megalomania, alienazione, paranoia, ansia e dialettica). La verbosità spesso condensa la noia sulle inquadrature del regista, mai come oggi così statico. Il finale è un bel colpo (grande Giamatti). Pattinson sembra uscito da una caricatura delle figurine panini. Vien voglia di leggere il libro di DeLillo.
Siska80: Brillante idea ahimè non portata avanti, quella di iniziare una nuova serie ambientata nel periodo di Halloween (purtroppo, dal capitolo successivo si tornerà invece all'antipaticissimo personaggio di Mayers). Ritmo, tensione, buon cast, trama originale e fantascientifica (probabilmente i robot malefici hanno ispirato MDC), sadico e ironicamente ossessivo il jingle della pubblicità delle maschere Silver Shamrock, finale che non delude le aspettative. Esaltante, il migliore della saga.
MEMORABILE: La famigliola in visita alla fabbrica.
Cinegini: Sarà che non sono un'amante di Grossman, sarà che le facce e le voci (soprattutto) dei personaggi sono a dir poco fastidiose o sarà il collegamento insano che il mio cervello ha fatto con uno splendido - e durissimo - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, contro il quale ha decisamente perso. Non lo consiglierei, ma non posso annoverarlo neppure tra i film pessimi.
Motorship: Forse il miglior film con Lando Buzzanca protagonista. Una bella commedia a tratti piuttosto amara e con notazioni storico-sociali piuttosto di rilievo, dato che è ambientato dalla 2° guerra mondiale fino agli anni 70. D'Amico dirige molto bene e il ruolo di Buzzanca è assai azzeccato, con l'attore che se la cava molto bene. Grande cast attorno al protagonista: ci sono Salce (che fa una parodia di se stesso con ottima dose di autoironia), Faà di Bruno, Foà, Cannavale e le splendide Benussi e Fani (molto brava). Eccellente la OST.
MEMORABILE: Salce dirige Buzzanca e la Benussi in una parodia di "Riso Amaro".
Homesick: Quattro imputate dinanzi al tribunale di un insolito decamerotico “giudiziario” tratto dai “Ragionamenti” di Pietro l’Aretino. Il segmento migliore è “4 mogli”, con i cenni femministi di una Benussi che esorta le amiche a vendicarsi dei mariti adulteri; gli altri tre non si discostano dai soliti intrallazzi previsti dal genere (servette, padroni, consorti gelosi, suore, frati e vescovi). Ricchissimo il comparto starlets, peraltro assai incline a concedersi allegramente da tergo...
MEMORABILE: La Lindt mentre “risorge”, nuda, dal pozzo.
Faggi: Una situazione imbarazzante o una girandola di situazioni imbarazzanti in emulsione alcolica con i capricci di Cupido e gli equivoci, i doppi sensi, le ambiguità sono le fondamenta della commedia svitata (screwball comedy). Qui si trovano, ma non ad alti livelli di potenza. Ad ogni modo il brio di Ginger Rogers e l'aplom di David Niven se pur non memorabili sono irresistibili (meglio servirsi dei sottotitoli per assaporare meglio gli spiritosi duetti). Il lieto fine appartiene al codice di genere, prevedibile come l'alba dopo la notte.