Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Almayer: Deliziosa questa commedia atipica di Risi del 1966, una storia d'amore a dir poco originale. Grande cast, con Manfredi e Tognazzi superlativi e una Tiffin bambolina perfetta; molti i gustosi caratteristi, tra cui un Gigi Ballista "cumenda" squisitamente infame (ed è di quel periodo anche la sua parte in Signore & Signori). Assolutamente da vedere per il tango ballato da Manfredi & Tognazzi, imperdibile per le parlate marchigiana e frusinate.
Minitina80: Appartiene a quelle commedie di stampo classico sulle quali c’è poco da disquisire. Il traino è un’improvvisa eredità proveniente da un parente partito anni addietro per l’Africa in cerca di fortuna. Il resto ricade sulle spalle dei cinque fratelli, ognuno dalla personalità ben delineata, a cui spetta il compito di intrattenere lo spettatore. Non proprio tutti riescono nell’impresa in maniera brillante, ma il giudizio è nel complesso positivo, per quanto non si registrino grossi picchi. Sicuramente gradevole, da guardare una volta.
Superfluo thriller televisivo che mette in scena l'usurato copione della donna in carriera con figlio a carico che comincia a frequentare un uomo in apparenza perfetto ma che forse nasconde qualcosa... Lei è Karen (Matchett), broker di successo ancora in grande forma fisica, attraente al punto che anche il suo capo ci prova. Ma lei tentenna, non ama gli uomini che la soffocano e per questo ha lasciato il marito, il quale ogni tanto passa a prendere il figlio come da decisioni del giudice. Non smania per una nuova avventura, dopo sei anni da single, e quando le si avvicina Denis (Outerbridge) accetta...Leggi tutto la sua corte senza farsi troppo trasportare. Certo lui ha tutto, sembrerebbe: fascinoso, in gamba, servizievole, cortese, ci sa fare col ragazzino... Come resistergli? E infatti Karen, dopo che Denis le ha mostrato la sua collezione di farfalle (ebbene sì!), ci finisce a letto con giusta soddisfazione (per quanto si possa capire...). Tutto insomma va per il meglio finché lui non mette il carro davanti ai buoi, o meglio la bicicletta, che il piccolo desiderava tanto e che lei gli aveva negato per non viziarlo. E allora ecco le prime avvisaglie d'incrinamento nel rapporto, dopo che lui era pure andato a caccia di topi e scoiattoli nella soffitta di lei per capire cosa causasse certi rumori. Da qui finalmente il thriller inizia a mostrare una sua forma, che è quella della persecuzione misteriosa ai danni della protagonista: una volta son fiori consegnati in forma anonima, un'altra telefonate insistenti di chi mette giù il telefono appena lei risponde... Tutto già preventivabile, insomma, per un film che affannosamente prosegue riciclando il riciclabile stando attento a mantenere il ritmo su livelli decenti e azzardando qualche scambio tra Denis e il ragazzino, attratto dalle farfalle (pure lui) e dalla pesca. In tv-movie simili c'è poco o nulla da scoprire di nuovo (anche se fino all'ultima parte resta in bilico il nome del colpevole) e ancor meno da poter apprezzare. Il regista Bert Kish si limita a dirigere il traffico lasciando spazio all'estro della “diva” (non che Kari Metchett risulti troppo simpatica, in un personaggio anonimo caratterizzato a colpi di stereotipo) e a lanciare sospetti su chi le gira intorno (la famiglia della sorella, il capo, l'ex marito e via dicendo). L'incipit - che prevede un “venti minuti prima” e poco dopo un ulteriore “due mesi prima” (su cui ci si sofferma, iniziando da lì) - ci mostra un incidente le cui dinamiche scopriremo nel finale senza che nell'attesa ci si incuriosisca troppo per la cosa. Recitazione complessiva nella norma, un discreto lavoro sul personaggio dell' “amico intimo” cui il titolo fa riferimento; un prodotto vedibile ma che certo non entusiasma (scegliendo un eufemismo)...Chiudi
Vstringer: Commedia semplice ma divertente, incentrata sul tema dell'evasione dalla quotidianità, dove svariati comici soprattutto televisivi riescono a trasferire sul grande schermo la loro verve, agli ordini (?) di un regista venuto anch'egli dalla televisione. Luca e Paolo se la cavano egregiamente con i sotterfugi dell'intreccio e accanto a loro brillano la Littizzetto e Bertolino. Film valido per una serata casalinga senza pensieri. Serata televisiva, chiaro: come dicevano alla ABC ("Make air, not art").
Galbo: Disertore dell’esercito tenta di “riciclarsi” entrando nelle grazie della famiglia dell’ex fidanzata. Commedia transalpina ambientata in epoca napoleonica, combina il meglio dei film in costume (per l’impeccabile ambientazione) e insieme i pregi della commedia degli equivoci della quale possiede tempi e ritmi. Il film è incentrato sui duetti tra due attori eccellenti come Jean Dujardin e Melanie Laurent, che mostrano un’ottima intesa reciproca.
Cotola: Seconda avventura extralarge per la curiosa scimmietta George ed il suo amico dal cappello giallo, Ted. Stavolta i due viaggeranno in diversi paesi per consentire ad un cucciolo di elefante di ricongiungersi con la sua famiglia. Rispetto alla serie c'è un andamento meno sketchistico e più narrativo e non potrebbe essere altrimenti. La storia è semplice, ma il ritmo è buono e così anche gli adulti non rischiano di annoiarsi o almeno non troppo. In originale tra le voci, piccole particine per Tim Curry e per il grande Jerry Lewis.
Modo: La protagonista si reca a Roma per sposare il suo amato non incline all'idea. Rispetto al primo film è più pecoreccio e vicino alla commedia sexy tradizionale. Il titolo non ci azzecca molto visto che di studenti e professori non v'è traccia (tranne per la Villani, ex maestra diventata da modenese a veneta). Azzeccata la colonna sonora di Cipriani con spruzzate dance. In fin dei conti non è poi così male...
Motorship: Forse il migliore film di Franco e Ciccio. Un film leggero, ma che ha parecchie trovate intelligenti oltre che gag davvero spassose alle quali non si può non ridere a crepapelle: parecchie le scene memorabili. Bianchi dirige bene, la sceneggiatura è perfetta, così come anche Franchi e Ingrassia sono in una forma davvero eccezionale, padroni della scena e con tempi comici assolutamente perfetti. Anche il cast di contorno non è male, in particolare Bonucci e la Nicolai. Bellissime le gemelle Genberg e piccola parte per Lino Banfi.
MEMORABILE: "Vedrai che così facendo ci sistemeremo per tutta la vita"... poi in carcere: "Per tutta la vita no... ma per 3 anni sì".
Paulaster: Thriller che la violenza la fa elaborare, che lascia i cadaveri a farsi osservare nella loro decomposizione. Tutto girato dal punto di vista degli investigatori, fa ragionare sugli indizi e sul prossimo anello di congiunzione fino al finale un po’ arzigogolato ma che soddisfa. Regìa che tiene sempre alta la tensione e rilassa nei brevi momenti di calma (la biblioteca, le chiacchere a tavola). Impronta dark e piovosa forse esagerata, alla lunga. Coppia Pitt/Paltrow stucchevole.
Gordon: Commedia senza troppe pretese con un epilogo agrodolce, che però nel suo sviluppo rivela una certa mancanza di originalità e di nerbo. Infatti il padre fotografo libertino che semina figlie ovunque, l'invenzione di una malattia per riunire la famiglia e tanto altro danno l'idea che la trama sia stata assemblata riciclando vecchi stereotipi. La regia di Lelouche è in linea con il film e si trascina per due ore abbastanza lentamente, non aiutata dalla staticità della trama. Si salva la fotografia.
Hackett: Film senza troppe pretese cinematografiche del filone inaugurato da MTV negli ultimi anni. La storia si concentra subito sul mondo della danza ed in questo è onesta, nonostante alcune altre storie accessorie di poco conto e scontate. L'idea di far incontrare il ballo da strada con il più accademio ballo classico non è male e il film mantiene tutto ciò che promette. Rispettando i canoni di questo tipo di pellicole, risulta alla fine gradevole anche a chi non è patito di cineballo e dà nelle coreografie il suo meglio.
Kanon: Affar serio quello di evitare i paragoni col classico del '76, a cui tra l'altro aggiunge particolari mancanti al suo predecessore. La riduzione di minutaggio certo lo rende più fruibile, ma tende a ridurre i tempi (e spingere sul dramma) laddove 31 anni prima il regista osservava la vicenda con fare quasi documentaristico e più approfondito. Anche stavolta il soggetto è un severo banco di prova per qualsiasi attore e la Blanchard ne esce a testa alta sebbene (ma son gusti personali) possa eccedere in una teatralità a volte esasperata.
Matalo!: Il collante che unisce le pellicole del genere, fatte salve alcune eccezioni, è la noia. Gli attori fan le stesse cose: gli oddiiio di Montagnani, la risata cavallina di Vitali, i dialettismi di Banfi. Le attrici fanno la doccia. Meritiamo la palma della nazione con il cast femminile più pulito del mondo. Però la Fenech... che argomenti!!! In questo film è anche abbastanza spudorata. Carlo Sposito è la faccia peggiore tra i ragazzi in cerca di nave scuola del genere. Son tutti odiosi, ma lui li supera...
Il Gobbo: Era nell'aria (e del resto il personaggio vi si prestava fin dal nomignolo), ma con questo film la deriva bambinesca di Piedone si compie, dando spago all'insopportabile (ora. Quando lo vidi all'epoca mi divertii un sacco!) negretto che consente di triturare stereotipi buonist-sudist-terzomondisti potenzialmente insiti nel personaggio. Pazienza, in fondo quando si faceva parte del target il film funzionava... Tempus fugit...
Coyote: Almodovar azzecca l'ambientazione, lo spunto centrale della trama, gli attori (Banderas da brividi, Anaya splendida come sempre), ma qualcosa non torna, soprattutto nella prima parte: all'inizio il racconto procede a tentoni e tutta la parte con el Tigre pare una parentesi grottesca inutile e fuorviante, fuori luogo nei suoi spunti comici. Poi, dalla scena del matrimonio in avanti, il regista pare prendere in mano il bandolo della matassa e il film ritorna a farsi interessante. Ottima colonna sonora di Alberto Iglesias.
Capannelle: Insomma, più che un parente povero del Silenzio degli innocenti sembra un esperimento camaleontico non del tutto riuscito. Parte bene, alcune sequenze sono degne però la parte centrale si rivela inconsistente e anche noiosa. Gli attori sono di media bravura, non sono loro a dover far volare il film. Ci provano i trucchi e costumi dei due protagonisti nella loro disfida, ma quando la storia dietro appare pretenziosa e troppo ondeggiante c'è poco da fare.
Reeves: Reunion dei Gatti per un film televisivo molto in stile soap (del resto è girato nel tempio di CentoVetrine), con qualche elemento decisamente inaspettato (ad esempio la serva padrona di colore che parla romanesco). Però la storia è divertente e qualche emozione (forse un po' semplice) ci scappa comunque. Jerry decisamente più contenuto del solito, Smaila con una barbetta imbarazzante.
MEMORABILE: La poliziotta Gilda Postiglione, un volto bellissimo troppo poco utilizzato al cinema.
Belfagor: Un treno, terroristi, ostaggi, una cucina piena di potenziali armi e il cuoco di Trappola in alto mare... ditemi voi come potrei silurare questa pellicola! Non ho intenzione di farlo, d'altronde: i film di Seagal sono quel che sono e questo è probabilmente uno dei migliori. Senza pretendere nulla in fatto di trama o innovazione, l'unica cosa da fare è accendere la TV e assistere (divertendosi pure) a quella che ormai è una rimpatriata con il caro vecchio Steven.
Rambo90: Action ultrastereotipato, tutto concentrato sulla figura del protagonista, troppo veloce nella presentazione dei personaggi quanto nello svolgersi della vicenda (infatti si arriva a stento a un'ora e venti di durata). The Rock è simpatico, anche Knoxville, ma i loro personaggi sono quanto di più banale possa esserci. Buone le varie scazzottate; vedibile una volta.
Daniela: Melodramma a tinte forti con una galleria di ritratti femminili (bionde vere o ossigenate) che oscillano fra la paranoia omicida, l'etilismo acuto e la depressione suicida. È difficile immaginare che il sistema degli affidamenti negli USA venga gestito con criteri tanto elastici, considerato che la ragazzina protagonista, con seri problemi familiari (mamma in galera per omicidio, babbo sconosciuto), viene affidata a famiglie così disastrate. Anche le attrici non danno il meglio, eccedendo in guitteria. Discreta la confezione.
Daniela: Non è impresa facile rendere appassionante una serie di partite di scacchi, anche se a fronteggiarsi sono due tra i grandi giocatori mai esistiti, ma Zwick non ci prova neppure, preferendo concentrarsi sugli aspetti più coloriti del carattere borderline di Fischer. Scelta legittima ma il risultato è un altro biopic convenzionale del genere "genio e follia" come declinato dal cinema mainstream, il cui principale difetto è quello di essere studiato troppo a tavolino, paradossalmente dato il soggetto: persone che studiano come muovere pezzetti di legno stando sedute ad un tavolino.
Siska80: A causa di un esperimento andato male un ragazzino e il suo cane entrano in connessione telepatica. Commedia di scarsa importanza che segue la scia di Senti chi parla adesso (originalità, questa sconosciuta!) non rendendosi conto di essere ormai fuori tempo massimo (cosa c'è da ridere nel vedere un animale che fissa l'obiettivo mentre qualcuno lo doppia?). Per raggiungere la durata media viene inserito il più prevedibile degli inconvenienti quando c'è di mezzo un minore (la separazione dei genitori), ma l'esito è comunque disastroso; si salva giusto il cast (quattrozampe incluso).
Daniela: Un pezzo grosso sovietico decide di disertare, promettendo di rivelare tutte le informazioni in suo possesso soltanto una volta giunto negli Stati Uniti. Durante il lungo viaggio in treno, cercheranno in ogni maniera di farlo fuori... Spionistico da guerra fredda con molte ambizioni spettacolari, ma che risulta poco avvincente, a tratti noioso. Nel bel cast maschile, sprecato per la mediocre caratterizzazione dei personaggi, solo Shaw riesce a far filtrare un pò di malinconia fra le pieghe del suo tetragono generale disertore.
MEMORABILE: La corsa del treno per imbucare la galleria prima di essere travolto dalla valanga: bel momento, purtroppo non troppo ben sfruttato
Modo: Remake di Come sposare una figlia. Commedia esile esile che però sa emanare un'energia sbarazzina. Una ragazza newyorkese alla ricerca del padre, un parlamentare inglese in piena elezioni elettorali. Non bisogna aspettarsi chissà cosa, il film è adatto a un pubblico giovane ma può strizzare un occhio anche alle persone più "mature". Amanda Bynes con le sue smorfiette rimane comunque graziosa e Firth sembra adattarsi e assecondare la semplice trama con una interpretazione piatta ma non mediocre. Belle alcune location londinesi.
Redeyes: L'altalenante Brizzi, alle prese con un cast decisamente ricco sulla carta, tenta la via dell'heist movie in salsa Italian revival pop, ma rivitalizza ben poco il genere. Purtroppo è proprio il cast ad arrancare e ad affondare, soprattutto nella coppia Finocchiaro/Rossi. Qualche risata c'è ma più dovuta a grezze battute che a situazioni divertenti. Più un'occasione persa che altro.
Daniela: La storia degli ultimi anni di vita di Pantani dal fattaccio di Madonna di Campiglio alla morte, in merito si abbraccia una tesi ben precisa. Proprio trattando questa ipotesi, il film acquista quel nerbo purtroppo mancante nelle restanti parti, tra scelte stilistiche discutibili (tre attori nel ruolo del protagonista, i continui salti temporali, la ost ricattatoria), personaggi di contorno sfuocati, passaggi banali o troppo ellittici. Al termine, chi nutre già dei dubbi sulla sua morte troverà conferme ma chi sperava di conoscere qualcosa in più sull'uomo Pantani resterà deluso.
Superfluo thriller televisivo che mette in scena l'usurato copione della donna in carriera con figlio a carico che comincia a frequentare un uomo in apparenza perfetto ma che forse nasconde qualcosa... Lei è Karen (Matchett), broker di successo ancora in grande forma fisica, attraente al punto che anche il suo capo ci prova. Ma lei tentenna, non ama gli uomini che la soffocano e per questo ha lasciato il marito, il quale ogni tanto passa a prendere il figlio come da decisioni del giudice. Non smania per una nuova avventura, dopo sei anni da single, e quando le si avvicina Denis (Outerbridge) accetta...Leggi tutto la sua corte senza farsi troppo trasportare. Certo lui ha tutto, sembrerebbe: fascinoso, in gamba, servizievole, cortese, ci sa fare col ragazzino... Come resistergli? E infatti Karen, dopo che Denis le ha mostrato la sua collezione di farfalle (ebbene sì!), ci finisce a letto con giusta soddisfazione (per quanto si possa capire...). Tutto insomma va per il meglio finché lui non mette il carro davanti ai buoi, o meglio la bicicletta, che il piccolo desiderava tanto e che lei gli aveva negato per non viziarlo. E allora ecco le prime avvisaglie d'incrinamento nel rapporto, dopo che lui era pure andato a caccia di topi e scoiattoli nella soffitta di lei per capire cosa causasse certi rumori. Da qui finalmente il thriller inizia a mostrare una sua forma, che è quella della persecuzione misteriosa ai danni della protagonista: una volta son fiori consegnati in forma anonima, un'altra telefonate insistenti di chi mette giù il telefono appena lei risponde... Tutto già preventivabile, insomma, per un film che affannosamente prosegue riciclando il riciclabile stando attento a mantenere il ritmo su livelli decenti e azzardando qualche scambio tra Denis e il ragazzino, attratto dalle farfalle (pure lui) e dalla pesca. In tv-movie simili c'è poco o nulla da scoprire di nuovo (anche se fino all'ultima parte resta in bilico il nome del colpevole) e ancor meno da poter apprezzare. Il regista Bert Kish si limita a dirigere il traffico lasciando spazio all'estro della “diva” (non che Kari Metchett risulti troppo simpatica, in un personaggio anonimo caratterizzato a colpi di stereotipo) e a lanciare sospetti su chi le gira intorno (la famiglia della sorella, il capo, l'ex marito e via dicendo). L'incipit - che prevede un “venti minuti prima” e poco dopo un ulteriore “due mesi prima” (su cui ci si sofferma, iniziando da lì) - ci mostra un incidente le cui dinamiche scopriremo nel finale senza che nell'attesa ci si incuriosisca troppo per la cosa. Recitazione complessiva nella norma, un discreto lavoro sul personaggio dell' “amico intimo” cui il titolo fa riferimento; un prodotto vedibile ma che certo non entusiasma (scegliendo un eufemismo)...Chiudi
Galbo: Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif tenta un'impresa rischiosissima sulla carta: una commedia sulla mafia che diverta ma nello stesso tempo faccia riflettere, intenerire e commuovere, ma nello stesso tempo senza essere stucchevole. Scommessa vinta! Il film è un raro esempio di opera importante, dotata di intelligenza e grazia, ben scritta, diretta e benissimo interpretata (molto curata la scelta di tutti gli attori). E' nato un talento cinematografico.
Ruber: Esordio alla regia per Bagdasarian (che ahimè ne scrive anche la sceneggiatura!) per un crime al solito piuttosto noioso che non lascia traccia neanche dopo un minuto dalla visione. La sceneggiatura è fiacca fin dall'inizio, densa di situazioni ritrite. Due amici cercano di sbarcare il lunario con l'ennesimo colpo su consiglio dell'ammaliante fidanzata di uno dei due, senonché proprio la topolona è in combutta con altri per prendersi il tutto. D'accordo, è un esordio, ma qui l'unica cosa a salvarsi è la bellezza di Korrina Rico.
Galbo: Una vita sempre giocata sul filo dell'ambiguità tra l'essere e l'apparire quella vissuta dal protagonista di questo film interpretato da un bravissimo Nick Nolte. L'attore conferisce le giuste sfumature al suo protagonista ed è contornato peraltro da un cast all'altezza. Buona la sceneggiatura che dà il giusto peso alla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Nel complesso un buon film.
Daidae: Il tentativo di riesumare un mito degli anni 70-80 non ha buon esito. Il film magari non è così male, ma certamente non si avvicina neppure di poco a quelli girati dalla coppia Milian/Corbucci. Oltretutto si fa un po' di confusione visto che il poliziotto interpretato da Tomas Milian si chiamava Nico "Er pirata", mentre il Monnezza era un personaggio che appariva in altri film (La banda del Gobbo, per dirne uno). Film mediocre, che non piacerà soprattutto ai cultori del cinema cosiddetto "di genere".
Rambo90: Partenza travolgente, con la protagonista che molla il marito traditore e conosce un uomo mentre è in vacanza. Si sveglia dopo una notte di bagordi e l'uomo è morto... Si ride molto in questo avvio, poi il film si stabilizza su binari prevedibili, con la madre del morto che vorrebbe conoscere meglio quella che crede sia stata l'amore della vita del figlio. Si ride a corrente alternata, ma il ritmo si mantiene frizzante e vengono risparmiate sdolcinatezze eccessive. Molto brava la Lamy, sempre espressiva e in parte, più dismessa la vecchia gloria Miou-Miou. Non male.
Piero68: Nonostante il soggetto abusato, il film riesce a essere interessante almeno per i 3/4 della sua durata. Questo grazie sicuramente a Schumacher, (regista abile e avvezzo al genere, capace di ricreare la giusta tensione) e a un cast non solo buono sulla carta ma anche ottimamente amalgamato nel contesto. I dialoghi serrati tra Cage e Mendelsohn sono il piatto forte e, finalmente, Cage ricorda di essere un attore e sforna una delle migliori interpretazioni degli ultimi anni. Qualche caduta verso il finale, ma è fisiologica. Kidman sottotono.
MEMORABILE: Cage a Mendelsohn: "Tieni a bada i tuoi uomini! Lui ha appena detto il tuo nome!"; Le masturbazioni mentali di Gigandet.
Taxius: Divertente poliziesco in puro stile anni 80 con protagonista una coppia davvero affiatata: Nolte è un poliziotto mezzo alcolizzato e sregolato, Murphy un galeotto uscito solo per aiutare la polizia nella cattura del super cattivo di turno. Anticipa un po' Arma letale e Beverly Hills cop anche se preme meno sull'acceleratore della commedia. Intrattiene e lo fa bene.
Pinhead80: La vita di Don Milani e dei suoi ragazzi di Barbiana viene raccontata dai fratelli Frazzi alla regia con molto garbo. L'attenzione viene posta all'assoluta dedizione del parroco nei confronti di quei ragazzi che costretti a lavorare nei campi tutti i giorni, venivano respinti da un mondo che li voleva assoggettati alle logiche della massa. Castellitto dà spessore a un personaggio difficile da interpretare. Un ottimo film al servizio di un ideale pedagogicamente ineccepibile.
MEMORABILE: La stesura di "Lettera a una professoressa" con Don Milani malato.
Rambo90: Un'idea di base molto simpatica che viene però in parte vanificata dalla regia lenta e senza nerbo e in parte da una sceneggiatura a volte troppo approssimativa, che non si ferma a sufficienza sui personaggi e non riesce a delinearli come dovrebbe. A mantenere acceso l'interesse dello spettatore c'è un Abatantuono in gran forma, che più volte strappa risate e sopperisce alla pessima prova del trio di giovani nelle vesti di suoi figli. Catania è sprecato, Facchinetti in parte. Si poteva fare di meglio.
Giacomovie: Una donna matura e separata desidera trovare l'amore vero ma trova solo qualche relazione anaffettiva. Film introspettivo sulla psicologia del sentimento, nel quale i personaggi analizzano le loro vite dal lato delle loro relazioni e reazioni amorose. C'è un'amarezza di fondo che lascia percecipire solo come mera speranza il "bel sole interiore" del titolo originale. Le buone intenzioni analitiche non vengono sostenute dallo svilippo, spesso spezzettato. La 53enne Juliette Binoche mostra uno charme invidiabile.
Siska80: Per salvare un vitellino in pericolo Nocedicocco si mette in guai seri: come farà a venirne fuori? Sebbene indirizzato a un pubblico perlopiù adulto, il cartone risulta comunque avvincente sin da subito per il ritmo costante, la vivacità della trama che presenta una serie di disavventure divertenti ma soprattutto per la galleria di simpaticissimi personaggi spesso in contrasto tra loro. Il design è soddisfacente anche se da videogioco, gli sfondi essenziali, colorati e immobili (fatta eccezione per i liquidi come l'acqua, la lava il vomito, ecc.). Happy end assicurato. Riuscito.
Bubobubo: Giovane infermiera (una Pike misandrica e quasi deneuviana) viene aggredita e violentata in casa dallo sguattero di un ristorante (Fernandez), a cui sembra progressivamente affezionarsi durante il periodo della sua prigionia... Quale sia il canovaccio narrativo seguito da Mikati lo si può intuire già dalle prime battute, in cui traspaiono in controluce tutti i tratti borderline di una vittima più carnefice del vero carnefice: storia scritta bene, ma che nell'epilogo, prima di chiudersi enigmaticamente, applica forse con troppa foga la legge del contrappasso. In parte i protagonisti.
MEMORABILE: Lo stupro; Il dialogo conclusivo padre-figlia.
Rambo90: Chan la butta definitivamente in parodia: non che manchino i combattimenti, ma sono sempre subordinati alla linea comica, dove il nostro si trova molto a suo agio grazie anche a una buona mimica facciale. Alcune gag sono divertenti (quella con James Brown, la prima volta con lo smoking addosso) e le acrobazie di Jackie sono sempre sbalorditive, ma la storia è troppo esile e il resto del cast insignificante. Simpatico, ma nulla a che vedere con i film cinesi dello stesso protagonista.
Siska80: Simpatica commedia per teenager non scevra dai soliti stereotipi: da una parte c'è infatti il ragazzino ricco cicciottello goloso di cioccolata, dall'altra il coetaneo povero e agile, le divergenze dei quali verranno appianate da circostanze impreviste. Immancabili anche gli amici che si aggregano (ancora una volta il genio del gruppo e la fanciulla saggia che fa da collante). Cionondimeno, il ritmo scorrevole e la scelta azzeccata del cast fanno in modo che la vicenda non annoi, pur nel suo prevedibile svolgimento. Non memorabile, ma vedibile.
MEMORABILE: L'allenamento fai da te; La crisi respiratoria.
Zender: In una grande tenuta sul fiume una giocosa caccia all'assassino elaborata da una scrittrice per la “sagra” del titolo vede verificarsi realmente l'omicidio pensato per la sfida. Poirot, che era stato invitato lì per consegnare i premi, deve mettere in moto le sue cellule grigie. Solita ampia giostra di sospettati per un film caratterizzato da scenari naturali splendidi e da un plot assai complesso, che però emerge coi suoi colpi di scena solo nel finale (senza che si capisca bene come Poirot ci sia arrivato). Sempre impeccabile Suchet, meno bravi gli altri. Comunque piacevole.
MEMORABILE: Poirot che si dà ripetutamente e convintamente dell'imbecille per non aver capito gli indizi sparsi nel corso della vicenda.
Cotola: Il dottor Spock (alias Leonard Nomoy) ripassa dietro la macchina da presa (dopo aver firmato diverse altre pellicole) e sforna una mezza ciofeca, ma non un film inguardabile. L’idea dei rapinatori che si rifugiano in una comunità stile Amish, con tutte le conseguenze del caso, poteva essere non male, se sfruttata bene. Invece la sceneggiatura sceglie sempre la strada più convenzionale e riesce solo in rare occasioni a divertire davvero.
Rambo90: Niente di che. Una commedia che scorre pigra senza troppo scossoni, nonostante il cast di ottimi attrici coinvolte. La vera protagonista è la Gerini, che però è prigioniera di un personaggio senza troppa verve. Meglio va alle altre amiche del gruppo, che possono sfoderare carisma nei momenti di gruppo attorno al tavolo del burraco. Bene anche la Goggi, che in poche apparizioni lascia il segno. Storia poco interessante, a tratti troppo caricaturale.
Herrkinski: Alla Gamba va certamente riconosciuta una certa sicurezza in regia e qualche idea ben messa in scena; anche la scelta del cast è adeguata, con un'ambigua Guerin e l'efebo Egon (nel ruolo della vita) che mostrano un buon affiatamento in parti difficili. In bilico tra l'erotico morboso e il thriller-noir, il film ha dalla sua una certa coerenza narrativa nonchè il coraggio di affrontare alcuni temi "caldi" (il travestitismo, l'inversione del ruolo uomo/donna); pecca purtroppo in ritmo e presenta alcune scene tirate troppo per le lunghe. Discreto.
Mickes2: Un prodotto ben confezionato, possiede se non altro la capacità - non così scontata – d’interessare lo spettatore. Anche se le dinamiche sono ormai inflazionate, è un film che approfondisce il personaggio dell’Immortale attraverso flashback ben costruiti in grado di suscitare empatia. Certo, bisogna essere fan (nemmeno troppo accaniti) della serie per apprezzarlo, tuttavia vive comunque di una luce propria grazie alla regia di Marco D’amore sempre grato alle lezioni di Sollima. Con dei grossi limiti, ma piacevole.
Ale nkf: Arriva il quarto capitolo della saga Final destination e anche in questo caso i superstiti all'incidente dovranno fare i conti con la Morte. Un film che vanta una regia solida di Ellis e un cast sufficientemente dotato, ma manca una sceneggiatura più complessa, più ricca di tensione come lo era stata nei film precedenti.
Siska80: Ormai, pur di portare in scena qualcosa di nuovo, ci si appiglia alla biografia anche meno interessante: ok, buon per Fernanda Wittgens divenuta il primo direttore donna di una pinacoteca, ma valeva davvero la pena farne un film? Nel caso specifico pare proprio di no, anche perché la rappresentazione degli eventi è troppo semplicistica: sin da subito vediamo la giovane protagonista mostrare un acume sorprendente (e tutti lì ad ammirarla e a obbedire ai suoi suggerimenti a bocca spalancata, ivi compresi pezzi grossi in campo artistico). Brava la Gioli, ma fondamentalmente inutile.
Domila1: Si mantiene ancora su un alto numero di risate e soprattutto non perde molta originalità rispetto al primo film. La storia è meno banale di quanto si creda (il patto tra re Harold e la fata madrina) e interessante come la fata madrina diventi un’antagonista davvero perfida (ma meno efficace di Lord Farquaad). Buono l’inserimento del gatto con gli stivali, nuova efficace e divertente spalla. Finale un po’ amaro. La scena con il biscottone (che poi annega perdendo le braccia) è piuttosto inquietante...
Rambo90: Film senza nerbo, una sorta di dramma action che già dai primi minuti si sa dove andrà a parare. Non aiutano una fotografia sbiadita e una regia a dir poco elementare, mentre la sceneggiatura affastella cliché in sequenza. Il cast è pieno di star in disarmo, tra le quali chi risalta maggiormente è di certo Rourke, che se non altro si sforza di recitare in modo credibile. Bruttino il sangue in CGI. Evitabile.
Stubby: Lo ritengo tra i più divertenti della premiata coppia Hill-Spencer. A parte la musichetta che accompagna tutto il film e che ti entra subito in testa, c'è da dire che si tira il fiato poche volte. Le gag si sprecano e sono condite naturalmente dai soliti sganassoni; alcune sono passate alla storia: dalla gara a birra e salsicce a Spencer che canta nel coro. Fenomenale!
Taxius: Morgan Freeman, Rachel Weisz e Keanu Reeves, un grande parco attori per un film men che mediocre. Onestamente c'è ben poco da salvare in questo noioso action in cui le scene adrenaliniche si possono contare sulle falangi di un dito; non che ci fossero grandi aspettative sul lato trama, ma almeno un po' di sano intrattenimento era lecito aspettarselo e invece niente. Keanu Reeves è qui imbarazzante e lo stesso Freeman delude. In una parola: inutile.
Maxx g: Dark, noir. Chiamatelo come volete, ma quest'opera dimostra come il cinema italiano stia cercando di risollevarsi, facendo capire che non è solo cinepanettoni o storie di amicizia, amore, divorzi, separazioni et similia. Ottimo Santamaria, suscita invece tenerezza e innocenza il personaggio di Ilenia Pastorelli. Il migliore è però Luca Marinelli, novello Joker nostrano (pare si ispiri a quello di Heath Ledger): luciferino e feroce al punto giusto.
MEMORABILE: La scoperta dei poteri da parte di "Hiroshi".
Ultimo: I paesaggi montuosi e innevati del Wyoming fanno da sfondo a un buon thriller, ove il dolore e la solitudine vengono mostrati nei loro aspetti più profondi. Il cadavere di una ragazza trovata nella neve portano il cacciatore ed esperto del luogo Jeremy Renner a collaborare con un'agente dell'FBI; il film parte con lentezza per poi elevarsi a buon prodotto nella seconda parte, complice un finale violento ove si darà anche spazio a una moderna applicazione della "legge del contrappasso" tanto cara a Dante Alighieri.
Pesten: Il volto accattivante che campeggia sulle locandine del film viene utilizzato pochissimo (e male) e per l'ennesima si pensa "faccio un teen horror, quindi deve essere sciocco". Personaggi sin troppo stupidi che rischiano di risultare tali anche per gli adolescenti stessi, storia idem. Alcune rivelazioni nella parte conclusiva indicano che le idee c'erano; andavano sfruttate meglio, perché si è preferito virare verso lidi classici confezionando male il tutto. Fastidiosa la recitazione della protagonista.
Rambo90: Con una premessa quasi identica a Nodo alla gola, questo thriller non decolla praticamente mai, trascinandosi stanco e prevedibile in una vicenda che poteva durare anche molto meno (guadagnandoci forse in godibilità). Tutto sa di già visto, ma se non altro la confezione e le interpretazioni del cast rendono almeno giustificata in parte la visione. Soprattutto la Bullock, agli antipodi dai suoi soliti personaggi, convince.
Puppigallo: L'apoteosi di Carrey. Una bomba atomica di espressioni, smorfie, che già al naturale sarebbero state devastanti, figurarsi poi con potenziamento da effetti speciali. Divertente, in bilico tra realtà e ultrafinzione (piuttosto ben dosata sia l'una che l'altra) e ritmo pressochè costante. Alcune scene sono davvero gustose: la prima trasformazione; l'incontro con i teppisti; dai meccanici con tubi in mano; la banca ("Non c'è trippa per gatti"); la trasformazione del cane. Notevole e da vedere.
MEMORABILE: Carrey (non trasformato) portato via di peso dal locale, dice: "Attenti, che se mi toccate sanguino".
Cotola: Tornano i trolls in versione extralarge e lo fanno in un film che funziona per tutta la famiglia. Al di là dell'ovvio, visto il target, trionfo dei buoni
sentimenti e di valori edificanti, le idee carine non mancano. Tecnica a parte, naturalmente di alto livello, ad essere appagati sono sia l'occhio con un trionfo di tutti cromatismi, sia le orecchie con un uso disinvolto, simpatico ed efficace della musica in tutte le sue varianti. E proprio quest'ultimo aspetto sembra essere la migliore freccia all'arco del film, a patto di accettare
le tante, troppe, canzoncine.
MEMORABILE: La troll country vede Poppy ed i suoi amici ed esclama: "Sembra siano stati schiacciati da un arcobaleno".
Harrys: Distopia filtrata da Mario Monti che ai tempi di Philip Dick poteva ritenersi già fuori tempo massimo: un Metropolis scevro da misticismo ed inficiato dalla parodia di Bonnie e Clyde. Nefasta sequela di ovvietà che mina il nostro stupore sequenza dopo sequenza: un loop straniante che rinnega l’azzeccata idea di fondo, trasmigrandola dallo status di metafora a quello di pallido fac-simile. Indigesto sia dal punto di vista della scrittura che da quello della direzione. Il mezzo punto è per il ”povero” Cillian Murphy. Questo sì che è un “furto” di tempo…
Galbo: La classica rivalità suocera/nuora in un thriller sui rapporti morbosi che appare francamente eccessivo nelle motivazioni e nello svolgimento, finendo per diventare involontariamente ridicolo. Non contribuiscono alla riuscita del film le prove delle due attrici protagonisti troppo "caricate" anche se la Lange (pur nell'ambito di un personaggio mentalmente disturbato) è più convincente della Paltrow. Evitabile.
Fauno: Il merito dei tre pallini è solo di Caprioli, davvero mai così bravo, perché qui la fase calante la si sente eccome. Dalla scena raccapricciante iniziale si passa ai toni salaci, grotteschi e tragicomici per 80 minuti, indi si vira di nuovo al dramma per concludere in tono allegro e spensierato. Un po' come una montagna russa non più a norma, da dove quando esci hai male un po' dovunque, per le vibrazioni della ferraglia e i sobbalzi coi vecchi bulloni, nonchè per l'obsoleto sistema di frenata che ti stacca la testa dal collo...
Ultimo: Parziale delusione. Dopo i primi due ottimi film forse gli sceneggiatori non sapevano più cosa inventarsi e così ne è uscito un terzo capitolo ben fatto dal punto di vista dei combattimenti ma con una sceneggiatura inferiore alle aspettative, che non coinvolge particolarmente. Per fortuna c'è Donnie Yen che ancora una volta si dimostra molto bravo nella pratica del Wing Chun del leggendario maestro Yip Man; mi aspettavo una presenza più intensa di Tyson, in realtà ridotta a due scene. Nel complesso non male.
MEMORABILE: I 3 minuti di combattimento con Mike Tyson.
Digital: Ispirato alla vicenda realmente accaduta a Jeff Bauman, superstite nell'attentato della maratona di Boston del 2013. Pur risultando qua e là lievemente ricattatorio, riesce pienamente a coinvolgere, alternando sapientemente situazioni più allegre ad altre decisamente lacrimevoli. Gyllenhaal dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, di essere uno dei migliori attori della sua generazione; e non gli è da meno Tatiana Maslany nei panni della di lui fidanzata. Toccante, dolente dramma, con una forte morale e una regia competente.
Hackett: Ottimo thriller girato sul filo del rasoio. Grazie a ottimi interpreti e a una regia attenta la vicenda coinvolge per tutta la sua durata. Momenti di azione sono dosati sapientemente e alternati a lunghi attimi di tensione crescente dove si ha sempre l'impressione che le cose possano degenerare in qualsiasi momento. Intenso.
Pumpkh75: Abbastanza sciocco. Se la struttura è risaputa e anche geograficamente pluri-utilizzata, il punto debole è lo sprofondo scatologico di alcune gag e dei dialoghi, così oltre il politically correct da risultare solo triviali e poco divertenti. E se tra cacche, peni e ripetute invocazioni alla vagina qualche sana risata comunque ci scappa, ci si arrende alla constatazione che nessuno dei quattro protagonisti riesce a essere simpatico. Ridatemi le vacanze di Montagnani, Vitali, insegnanti o infermiere!
Homesick: Oltre a celebrare l'amicizia e il trionfo della nobiltà d'animo su quella di blasone, l'opera di Molinaro sa fondere alla perfezione la commedia licenziosa della miglior fattura, il racconto avventuroso appassionante, la sensualità del nudo femminile - potenziata da una fotografia dai colori vivi, pieni ed eleganti - e qualche leggero tocco drammatico. Brel aderisce vigorosamente alla parte del medico squattrinato, spavaldo e libertino nelle agili interazioni con gli ottimi comprimari - alcuni dei quali dallo spiccato caratterismo, come Afred Adam - e un avvenente comparto femminile.
MEMORABILE: Brel travestito da reverendo; Adam che racconta le sue avventure a fianco del suo maresciallo; la festa prima del funerale.
Reeves: Nel 1965 il regista Rai Angelo D'Alessandro riunisce molto materiale sull'esperienza della scuola di Barbiana di don Milani. Il materiale rimane inutilizzato e il figlio Alessandro lo recupera e lo rende un'ottima testimonianza di quell'esperienza così importante nell'Italia di quegli anni, nella quale ribellarsi allo stato di cose presenti era un merito e non una colpa. Immagini lontane, ma che fanno riflettere sull'oggi.
Undying: Campanile descrive gli uomini come inetti, incapaci di ragionare (emblematica la fine di Kao/Buzzanca nel sognante -ed infausto- tentativo di spiccare il volo). L'ottimo cast (Toffolo, Gemma, Montagnani, Wolff) e la divertente sceneggiatura colpiscono nel segno creando buonumore nello spettatore e -di conseguenza- un sequel ed una imitazione (Quando gli Uomini Armarono la Clava e... con le Donne Fecero din don). Senta Berger rimane impressa come (procace) donna "preistorica" e, in quanto tale, tentatrice per eccellenza.
Pigro: Una pacifica famiglia di contadini, l’invasione di soldati, lo sterminio, la difficile elaborazione del lutto e il sofferto sguardo al futuro tra le macerie di un gruppo di case nella campagna di Gaza. Il film colpisce lo spettatore alternando lo sguardo dell’osservatore razionale con la visionarietà degli inserti di animazione che trasformano il ricordo in ombre per rappresentare l’irrappresentabile. Potente, emozionante, struggente, il documentario trascende l’agghiacciante condizione in Palestina dando voce a tutte le vittime civili di tutte le guerre.
Straffuori: Notevole action/adventure medievale con bella ricostruzione specie per ambientazioni, costumi e comportamenti della gente, brutale, intrisa di credenze e bigottismi. Personaggi ben caratterizzati. Su tutti Hauer fresco di Ladyhawke, James e Thompson. Adorabile la giovane Leigh. Combattimenti, violenze, stupri, orge, peste (rimando forse a "La maschera della morte rossa"?). Storia d'amore violenta e ambigua tra Hauer e la Leigh. Avvincente e molto, molto carino.
MEMORABILE: La "contaminazione" col cane appestato mi ha lasciato agghiacciato.
Dusso: Commedia poco riuscita che va peggiorando: le gag sono ripetute e poche volte lasciano veramente il segno. Pur essendo inizialmente una commedia passabile si rivela presto senza idee. Nicheli appare spentissimo mentre notevolissime sono la Cavalli e le due "bulgare". C'è Franca Scagnetti non accreditata. Girato a Crema durante i mondiali di Italia '90.
Daniela: Bambina inseguita da uno spietato killer professionista trova riparo e protezione presso un veterano di guerra che stava per suicidarsi dopo la morte del figlioletto di cui si ritiene responsabile... Thriller quasi interamente ambientato all'interno di una abitazione isolata in mezzo alla campagna e tutto incentrato sul confronto fra i due uomini, con pochi personaggi ma molti (troppi) dialoghi che dovrebbero fornire un retroterra psicologico alla vicenda ma risultano per lo più pleonastici o banali. Discreta la prova del cast principale, bimba compresa, ma la noia è in agguato.
Giacomovie: “Anche un orologio fermo due volte al giorno dice l’ora esatta”. Questa è una delle uniche due battute da segnalare in tutto il film, dove Allen sfiora il patetismo creandosi con Jason Biggs un personaggio a lui speculare, con la sua stessa logorrea e la sua stessa cadenza verbale zoppicante. Negli ultimi 20 anni Allen ha fatto un film all’anno e questa sembra una commediola da sottofondo (come la musica jazz della colonna sonora), girata tanto per rispondere “presente” all’appello dei registi più attivi e per non perdere il ritmo annuale. **
MEMORABILE: Non è vero che è “in vino veritas”, è “in eros veritas”.
Undying: Girato nel pieno della stagione decamerotica, il film (sceneggiato da Mario Amendola, zio del più celebre attore/doppiatore Ferruccio) è diretto con scaltrezza da Marino Girolami, autore dalla nutrita (e curiosa) filmografia. Il collante tra i vari episodi è dato dal ritrovo in un palazzo signorile (per fuggire alla peste) nel quale un copioso gruppo di convenuti si racconta episodi di tipo boccaccesco. Si segnala la performance di Riccardo Garrone (nel simpatico ruolo del blasonato conte Guidobaldo) e la presenza di un (allora) sconosciuto Maurizio Merli.
MEMORABILE: Bruna Beani, nel ruolo di Brunetta, lascia all'aperto il geloso marito Gervaso (Enzo Andronico) mentre se la intende con un facoltoso pittore.
Cotola: Schieratissimo ideologicamente sin dall'inizio, può contare su dei primi minuti molto belli, intensi e che colpiscono duro. Successivamente il film cambia registro e, sebbene i momenti amari non manchino, vira verso la commedia. Ciò non sarebbe di per sè un difetto ma i modelli cui il regista si ispira sono troppo alti (il cinema di Keaton in primo luogo) e ad un certo punto il film tende un pò a ripetersi. Inoltre certe scelte sembrano essere dettate più dal calcolo che da una sincera adesione ad uno stile. Alla fine non convince appieno.
B. Legnani: Uno degli erotici di Lando Buzzanca peggiori: superdotato il personaggio principale (lo si capiva bene pure dai flani dell'epoca, assai poco eleganti), ipodotato il film, che arranca spaventosamente, trascinandosi verso il finale. La cosa migliore è il volto di Stella Carnacina (toracicamente non vistosa), figlia del figlio del noto gastronomo Luigi Carnacina, che ha un'eleganza della quale il film è del tutto privo.
Homesick: Il seguito de L’amica di mia madre è sempre una commedia erotica di bassa lega, costruita su un canovaccio che è animato per i suoi personaggi ma noioso per lo spettatore. Cenci è il solito rampollo voglioso che dà la caccia alla bella Villani la quale, tra spacchi e scollature, concede anche un bel nudo nel deserto africano. È lei l’unico traino del film, visti i deboli apporti comici di D’Angelo e una Cassini del tutto improbabile come psichiatra freudiana.
Nando: L'isola irlandese è il palcoscenico di questa narrazione incentrata sui rapporti interpersonali che sovente sfociano in liasion più o meno solide. Sempre accattivanti le location nonostante la pellicola arranchi lievemente a livello sceneggiativo. Cast altisonante che non brilla totalmente, sprecata la Rampling, fiabesca la Belli e magnetico Astaire.
Puppigallo: Lunghi ma anche precisi da distanze chilometriche, i fucili citati nel titolo; e saranno l'incubo dei fuggitivi in questo western in cui il più pulito ha la rogna, anche se il capo dei banditi è comunque meglio di quello degli inseguitori. Non tutto funziona; e nell'ultima parte subentra una certa ripetitività, volendo sottolineare l'impotenza dei braccati nei confronti delle armi letali di chi li caccia. Comunque, si lascia vedere fino al crudo quanto giusto finale di una vicenda che, visto lo sviluppo e i protagonisti, non poteva che finire così.
MEMORABILE: Il tiro al bersaglio; Il gioco del gatto col topo di chi sa di essere in posizione dominante; Il rapporto tra la maestra e il bandito; "Ammazzaci!".