Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Samuel1979: In vari episodi (non tutti di ottima fattura a mio avviso) vengono passati in rassegna - in maniera incisiva - vizi e sfumature dell'Italia del boom economico; siamo sicuramente al cospetto di uno dei film più quotati della commedia all’italiana, ma per ciò che mi riguarda non lo annovero fra i capolavori di Risi, che comunque ha il merito di riconfermare (dopo La marcia su Roma), l'affiatata coppia Tognazzi-Gassman, che ottiene risultati eccezionali solo nell'ultimo capitolo "La nobile arte".
Nicola81: Crichton porta sullo schermo un suo romanzo, a sua volta ispirato a fatti reali. A parte alcune derive farsesche, che andavano evitate, questa commedia avventurosa garantisce un simpatico intrattenimento: discreti il ritmo e la sceneggiatura, efficaci i dialoghi (davvero spassosi alcuni doppi sensi). Le cose migliori, comunque, sono la ricostruzione della Londra vittoriana e gli interpreti: Connery è un impeccabile ladro gentiluomo, Sutherland un'ottima spalla, la Down (quando non scivola nella caricatura) è tanto graziosa quanto spigliata.
Reeves: Nel 1965 il regista Rai Angelo D'Alessandro riunisce molto materiale sull'esperienza della scuola di Barbiana di don Milani. Il materiale rimane inutilizzato e il figlio Alessandro lo recupera e lo rende un'ottima testimonianza di quell'esperienza così importante nell'Italia di quegli anni, nella quale ribellarsi allo stato di cose presenti era un merito e non una colpa. Immagini lontane, ma che fanno riflettere sull'oggi.
Stubby: Buon western che vede per la prima volta assieme la coppia Eastman-Gemma e vi è da dire che assieme non sono affatto male: la sceneggiatura è dello stesso Eastman (Montefiori) ma il regista Michele Lupo assieme al produttore modifica e di molto lo scritto originale, trasformando completamente la pellicola e probabilmente perdendo molto del fascino e della originalità del lavoro di Montefiori.
Siska80: Non male l'idea del film nel film: giovane attrice vive la stessa vicenda di Vacanze romane del quale sta girando il remake. Nonostante la trama romantica, di veramente sentimentale c'è ben poco: il progressivo innamoramento tra i due (ovviamente affascinanti) protagonisti fila liscio fin dall'inizio e il lieto fine (con bacio annesso) è risaputo; rimangono comunque da salvare le meravigliose location della Capitale e la simpatica interpretazione della "nostra" Barbara Bouchet (come sempre doppiata). Mediocre, una visione è più che sufficiente.
Ronax: Si parte con brani tratti dalla Genesi e si chiude con una frase di John. F. Kennedy, ma non bastano le citazioni illustri per fare volare alto un film che ingrana con un buon ritmo e una discreta caratterizzazione dei personaggi per poi impantanarsi, nella seconda parte, nelle secche delle più viete convenzioni melodrammatiche e folcloristiche. Un peccato, perché nonostante i mezzi modesti, consueti in un bellico tricolore degli anni '60, Ricci poteva contare su un gruppo di validi attori e su location di una certa suggestione.
MEMORABILE: Il paese di San Michele in festa all'arrivo dei tre americani.
Rambo90: Un Vanzina movie più serio, meno comico del solito e più dedicato a storie riscontrabili nella vita di tutti i giorni. La sceneggiatura non è delle migliori, in quanto tutte le storie sanno di già visto, ma il cast corale funziona molto bene: in particolare Ghini risulta molto più convincente che in tante altre prove post-2000. Simpatica la trovata dell'eredità, non mancano molte battute riuscite nei dialoghi. Buono.
Giùan: Eran gli anni in cui la commedia italiana al contempo "rifletteva" la società che gli stava intorno (certo, ovviamente deformandola grottescamente) e "ripensava" se stessa (i suoi moduli, le sue forme, la sua sostanza). Straziami è un saggio alto di questa tendenza, di cui ancor oggi molto mi piacciono la fotografia (D'Eva) e le scenografie (Scaccianoce) fumettistiche. Age e Scarpelli trattengono la loro scrittura pirotecnica (incline più a Monicelli e Scola), a favore della Regia piana e sobria di Risi. Nino molto convinto di sè, ma che understatement Tognazzi...
MEMORABILE: Moira Orfei "infame" padrona di casa che fa la spiata alla Tiffin; I capelli di Harpo/Ugo.
Belfagor: Miliardario, grazie ad un errore bancario, si crea una doppia vita con tanto di bigamia, finendo per affezionarsi ad entrambe e restare incastrato. Sebbene il cast sia d'origine televisiva, il regista non cade nella trappola della replica del formato sul grande schermo, ma crea una storia abbastanza blanda da lasciari gli attori liberi di esprimersi. In questo modo Luca e Paolo hanno modo di ingranare bene la marcia, con l'appoggio della Littizzetto e del duo Fantoni/Bertolino. Poco originale ma divertente.
Daniela: Perdigiorno viene rimorchiato da una sventola mozzafiato che cerca di coinvolgerlo in un grosso furto, ma il tizio è meno sprovveduto di quel che sembra... Il romanzo di Elmore da cui è tratto il soggetto era stato già trasposto sullo schermo nel 1969 in un film non particolarmente riuscito per colpa di una sceneggiatura ed una regia poco grintose. Le cose non migliorano molto in questo remake, ma il tono più leggero ed ironico rende lo spettacolo gradevole. Decisiva in questo senso la presenza di Owen Wilson che, come recita in una nota pubblicità, è "il biondo che non impegna".
Puppigallo: Gli opposti si attraggono, anche se qui ci vorrà tempo persino per l'avvicinamento. Pellicola che tratta vari temi servendosi dei due protagonisti, almeno all'apparenza agli antipodi, ma uniti da un'intelligenza e una certa saggezza di fondo, che seppur offuscata spesso dalla cocciutaggine (Daisy in primis), finisce per emergere nelle occasioni più importanti. Non ci sono momenti particolarmente elevati, ma la narrazione è piacevole e i due anziani affiatati. Verso la fine una vena di commozione finisce inevitabilmente per stimolarla in chi li ha seguiti dal primo, scostante incontro.
MEMORABILE: "Mia madre è un tantino nervosa"; Durante la tormenta: "Fuori c'è un mucchio di gente che fa l'autoscontro come al Luna Park"; La mente vacilla.
Tojo72: Dopo aver visto il film ho avuto come la sensazione che mancasse qualcosa. Molto probabilmente un vuoto lasciato dalle poche scene d'azione. Un vuoto colmato però dalle atmosfere malate della dipendenza dall'alcool, delle pulsioni pedofile, della rude omosessualità. Uno spaghetti western figlio del suo tempo, del movimento hippie sul lato Manson piuttosto che su quello pace, amore e musica. Realizzate piuttosto male le soggettive alcoliste e colonna sonora ai limiti del plagio. Comunque una pellicola di buona qualità tutt'altro che banale.
MEMORABILE: Il pestaggio/omicidio della Neri e il successivo bacio sulla bocca dei banditi
Tarabas: Pure per chi ama il recupero di vecchi leoni, qui il tasso di cliché rischia di essere troppo alto. Impossibile prendere la cosa sul serio, bisogna divertirsi a vedere (soprattutto) Eastwood e Jones litigare, menarsi e poi mettersi al lavoro per salvare il mondo. Bravi tutti, per carità, ma la storia degli astronauti 70enni già sarebbe ridicola di suo, se ci si aggiungono tutti i luoghi comuni tipici di questi film resta veramente poco.
Fabbiu: Virzì, esperto nel trattare il tema dell'adolescenza (il quale mi irrita spesso) ha saputo raccontare una storiella senza dover ricadere nelle solite gag commerciali e scontate in cui le sdolcinature la fanno da padrone, e la scelta di adoperare attori non professionisti (eccetto la Pandolfi e la Braschi) non si è rilevata del tutto sbagliata. Certo, forse molte volte la sceneggiatura tende a un sentimentalismo piuttosto patetico, ma buone musiche e battute carine tappano parecchie ricadute. Scorrevole, a volte un po' paranoico ma piacevole.
Daniela: Un bandito a capo di una banda di fuorilegge rapisce una maestrina perché vuole imparare a leggere ma lei è la moglie di un possidente sadico e brutale che organizza una spietata caccia all'uomo... Male accolto all'uscita e poco conosciuto, è invece un buon western atipico in cui il confine fra buoni e cattivi scompare del tutto: il personaggio più negativo è infatti Hackman, preoccupato non della sorte della moglie ma del fatto che venga stuprata e possa mettere al momento un bastardo. Estremamente sanguinoso, culmina in un finale di notevole potenza drammatica.
MEMORABILE: Il rapporto coniugale rappresentato come fosse uno stupro; Il tiro al bersaglio dall'alto; L'epilogo nel deserto
Tarabas: Il mite Fracchia ha un sosia perfetto nel supercriminale noto come La Belva Umana. Ne viene fuori un pasticcio che coinvolge persino San Pietro. Villaggio in vacanza da Fantozzi porta al cinema il suo primo personaggio tv di successo e fa ancora centro, spalleggiato da un clamoroso Banfi commissario imbranato e dalla solita Mazzamauro silvaneggiante. Si ride da morire, grazie anche a Reder trasformato da Filini in mamma sicula iperprotettiva. Una farsa, nel senso migliore del termine. "Figghiu!!!"
Galbo: Il grande mestiere di attori e registi americani spesso supplisce a qualche carenza nella fattura complessiva delle loro pellicole. In questa commedia diretta da Reiner, la professionalità del regista e la grande bravura e simpatia umana di Bette Midler e Dennis Farina rendono gradevole una storia non molto originale e dalla scrittura non eccelsa. I momenti che vedono in scena i due attori sono ovviamente i migliori. Più deboli gli altri personaggi. Doppiaggio discreto.
Cotola: Lo spunto di partenza è da fantascienza dell’era postatomica. Gli sviluppi sono purtroppo quelli di una fiacca e logora commediola italiana che scarseggia nel ritmo e non riesce mai a divertire. Ridicolo il finale. E Borgnine? Misteri del cinema. Però
mi sembra che in giro, all'epoca e oggi, ci fosse di peggio.
Gabrius79: Peccato! Anche questo sequel fa acqua da tutte le parti. Dopo 24 anni dal primo film ci si accorge ovviamente che alcuni protagonisti sono invecchiati, imbolsiti e qualcuno anche rifatto; e poi la storia non scorre tanto bene abbandonandosi a una sceneggiatura mediocre. Banfi fa quello che può e purtroppo arranca, mentre Anna Falchi... bella e basta.
Homesick: Allen continua le sue commedie incorniciate da una New York intellettuale e mondana, riproponendone i temi di sempre: vita di coppia traballante, psicanalisti, ebraismo, mondo dello spettacolo. I dialoghi sono estrosi e scattanti, ma le battute migliori sono pronunciate da Allen, qui sorprendentemente rancoroso e vendicativo. Molto buono anche il resto del cast: Biggs goffo e sgraziato, la Ricci una bomba di seduzione e sessualità, De Vito e la Channing in divertenti contributi.
MEMORABILE: Allen che racconta le sue esperienze autoerotiche con la Monroe e la Loren. Il cocaina-party in famiglia.
Homesick: Un western che si allontana dai tradizionali schemi manichei per anteporvi la psicologia dei caratteri e le tensioni razziali avvertite dal pistolero creolo Yul Brynner, rude elegantone e raddrizzatorti dal cuore tenero; questa anticonvenzionalità è sancita definitivamente dall’ultimo atto, reso con opportuno fare teatrale dall’esperto protagonista. Regia in minor risalto rispetto alla sceneggiatura.
MEMORABILE: «Il mio motto è: elimina gli intermediari, con le buone o con le cattive»; Brynner che distrugge il paese sotto lo sguardo sgomento degli abitanti.
Ultimo: Una band famosa negli anni '80 si riunisce grazie a un magnate russo loro fan. Commedia senza infamia e senza lode, in cui a tratti ci si diverte (grazie sopratutto a De Sica) ma che nel complesso appare lacunosa e senza una vera identità. Certo non ci si annoia quasi mai, e prendendolo come film senza troppe pretese lo si può anche guardare. Sottotono Abatantuono, mentre la coppia De Sica-Ghini porta alla mente alcuni cinepanettoni. Appena sufficiente.
Pesten: Western comico non male per il caro Bud, purtroppo qui mal supportato dalla solita storia trita e ritrita ma soprattutto da una spalla (Amidou) troppo forzatamente trash (stranamente anche per il doppiaggio di Amendola, che lo fa parlare come Ciu Ci Ciao di Delitto al ristorante cinese). Alcuni momenti sono divertenti, soprattutto grazie a Bud e alla sua mimica e a qualche bella ripresa in campo aperto che regala ottimi scorci e belle scene d'azione. Per il resto si mantiene sulla media, con scene in cui la musica è spesso invadente.
MEMORABILE: La colonna sonora di Morricone, a volte usata in maniera troppo invadente e che spesso ricicla alcune melodie già presenti in altri film.
Bubobubo: Si schiudano i sigilli dell'apocalisse: il messaggero di Dio è arrivato sulla Terra per purgare l'abietta incarnazione dei sette vizi capitali. Sempre che sia davvero questo il suo scopo ultimo... Citatissimo e dibattuto in ogni dove, il thriller di Fincher è stato effettivamente influente non tanto per quello che dice, ma per come lo dice: neo-noir nella psicologia dei protagonisti, atipico poliziesco nelle fasi investigative, sadico grand guignol nella rappresentazione grafica (indiretta) della violenza. Rivisto oggi è un filo invecchiato, ma Spacey è un villain coi controfiocchi.
MEMORABILE: Il primo omicidio (impressionante); L'omicidio al night; Il lungo finale.
Matalo!: Il collante che unisce le pellicole del genere, fatte salve alcune eccezioni, è la noia. Gli attori fan le stesse cose: gli oddiiio di Montagnani, la risata cavallina di Vitali, i dialettismi di Banfi. Le attrici fanno la doccia. Meritiamo la palma della nazione con il cast femminile più pulito del mondo. Però la Fenech... che argomenti!!! In questo film è anche abbastanza spudorata. Carlo Sposito è la faccia peggiore tra i ragazzi in cerca di nave scuola del genere. Son tutti odiosi, ma lui li supera...
Greymouser: Potenzialmente buona l'idea, farne un film era un'altra questione, forse troppo grande per le spalle di Niccol. Il soggetto viene sistematicvamente depotenziato e banalizzato per tutta la durata (eccessiva) della pellicola. Fra luoghi comuni, passaggi implausibili, scene d'azione mosce e ripetitive, la noia prende il largo e sottolinea il tempo sprecato (quello sì, dello spettatore). A proposito, visto che si tratta di fantascienza, non sarebbe stato male fornire qualche spiegazione in più su alcuni elementi particolarmente improbabili.
Dusso: Incipit stupidotto. Il film è piuttosto banale e non molto riuscito, al contrario di alcune singole scene. In questo genere è meglio "Un principe tutto mio". Molto brava la Bynes, malissimo (almeno in questo film) Colin Firth con faccia da pesce lesso e assolutamente fuori parte.
Lou: Il tema della diversità e delle conseguenti manifestazioni di discriminazione e bullismo è trattato da Chbosky attraverso l'esperienza del piccolo Auggy, affetto da una grave malformazione facciale, nel suo impatto con il sistema scolastico. Un film per tutti, coinvolgente e ben strutturato, anche se di approccio troppo buonista. Ottimo per la visione nelle scuole.
Puppigallo: L'apoteosi di Carrey. Una bomba atomica di espressioni, smorfie, che già al naturale sarebbero state devastanti, figurarsi poi con potenziamento da effetti speciali. Divertente, in bilico tra realtà e ultrafinzione (piuttosto ben dosata sia l'una che l'altra) e ritmo pressochè costante. Alcune scene sono davvero gustose: la prima trasformazione; l'incontro con i teppisti; dai meccanici con tubi in mano; la banca ("Non c'è trippa per gatti"); la trasformazione del cane. Notevole e da vedere.
MEMORABILE: Carrey (non trasformato) portato via di peso dal locale, dice: "Attenti, che se mi toccate sanguino".
Fauno: A suo tempo fu molto censurato; vedendolo in versione quasi integrale mi vien da dire che sì, più di una scena è dura da ingoiare, ma visto che alla fine tante presunte vittime eran quasi più criminali dei carnefici, il danno non è poi così grande. Il protagonista sembra un po' una bella addormentata rispetto al cattivo di turno, sanguinario e spietato; restano memorabili il fucile montabile a 4 canne e soprattutto il camuffamento dell'oro. Originale e azzeccato Ettore Manni nel ruolo di un predicatore. Brava anche Marina Berti.
MEMORABILE: "Ci sono due generi di persone alle quali non credo: quelli che dicono di non saper niente e quelli che dicono di saper tutto".
Pesten: Il volto accattivante che campeggia sulle locandine del film viene utilizzato pochissimo (e male) e per l'ennesima si pensa "faccio un teen horror, quindi deve essere sciocco". Personaggi sin troppo stupidi che rischiano di risultare tali anche per gli adolescenti stessi, storia idem. Alcune rivelazioni nella parte conclusiva indicano che le idee c'erano; andavano sfruttate meglio, perché si è preferito virare verso lidi classici confezionando male il tutto. Fastidiosa la recitazione della protagonista.
Kinodrop: Il protagonista, l’abilissimo transporter Martin ingaggiato da tre femmes fatales per una nuova missione, se la vedrà con la crudele mafia russa in una lotta tra location di lusso e bonifici hackerati. Un reboot dell’omonima saga sempre a firma di Luc Besson, ambientato in Costa Azzurra; un action al quale non si deve chiedere né coerenza, né verosimiglianza, né psicologia dei personaggi ma solo di farsi trascinare dalle situazioni più estreme di stampo fumettistico e dal vortice rocambolesco di inseguimenti, vendette e scazzottate a non finire. Iperbolico.
MEMORABILE: Martin jr. e il duplice rapimento del padre; Le tre "bionde"; L'Audi "volante" che va finire nel gate dell'aeroporto.
Galbo: Torna la Lopez in una commedia sulle seconde opportunità (come da titolo originale) in cui riesce ad essere credibile in un personaggio ben più giovane di lei. Non altrettanto credibile è la sceneggiatura che descrive un’ascesa professionale alquanto improbabile nella realtà. Il film, “confezionato“ con professionalità, non è tuttavia sgradevole in quanto alterna abilmente momenti brillanti, legati alle performance di caratteristi ben scelti, ad altri più intimisti e sentimentali.
Belfagor: Un treno, terroristi, ostaggi, una cucina piena di potenziali armi e il cuoco di Trappola in alto mare... ditemi voi come potrei silurare questa pellicola! Non ho intenzione di farlo, d'altronde: i film di Seagal sono quel che sono e questo è probabilmente uno dei migliori. Senza pretendere nulla in fatto di trama o innovazione, l'unica cosa da fare è accendere la TV e assistere (divertendosi pure) a quella che ormai è una rimpatriata con il caro vecchio Steven.
Myvincent: Un film utile che ricostruisce, sotto l'occhio soggettivo di Bellocchio, le vicende di Buscetta e il suo pentimento capace di rovesciare la piramide di Cosa Nostra. Al solito guizza la penna del regista senza la quale il film non sarebbe questo film; forte, capace, profondo, corredato da una fotografia come si deve. Favino a volte è fisso su sé stesso (e da lì non si sposta), a volte dà prova di saperci fare seriamente. Il ritratto di un uomo ambivalente nelle intenzioni, "eroe" e mafioso insieme.
Luchi78: L'ho trovato ben più scadente del predecessore in cui era protagonista una Villani molto più audace e trasgressiva. Crocitti riveste un ruolo di poco interesse (a tutti gli effetti fa il fesso della situazione), per non parlare di Mario Frittella che riesuma un Tony Manero versione "fattissimo". La trama, totalmente inverosimile, ha un finale di una tristezza indicibile. Trash totale, senza risate e senza erotismo.
Galbo: Una serie televisiva che ha in parte segnato la storia del piccolo schermo (forse al di là dei suoi meriti) partorisce un film gradevole ma dalla cifra narrativa decisamente diversa. Nell'opera cinematografica prevale il romanticismo che prende decisamente il posto della trasgressione. Per il resto una buona sceneggiatura (forse un po' troppo prolissa) e attrici (ma c'era da aspettarselo) molto in parte ed affiatate.
Daniela: Agisce di notte, sceglie vittime a caso, non lascia tracce: così un serial killer ha potuto operare senza che la polizia sospettasse la sua esistenza, fino a quanto commette l'errore di aggredire un boss della malavita duro a morire... Tonico action-thriller che ripropone una coppia criminale-poliziotto costretta a collaborare a fronte di un comune nemico. La sceneggiatura è debole ma si regge bene sulle spalle robuste di Ma Dong-Seok, già caratterista di tante pellicole sudcoreane, che grazie alla prorompente fisicità domina il centro della scena. Più opachi gli altri due personagg.
MEMORABILE: Il pungiball con sorpresa incorporata; L'estrazione manuale di due denti; Stordito, afferrato per i piedi e trascinato lungo il corridoio (Refn?).
Galbo: Dopo circa dieci anni dalla sua prima "uscita" cinematografica (e a circa 20 dal debutto televisivo), torna il personaggio interpretato dal vulcanico Rowan Atkinson. Questa sua trasferta francese è decisamente più divertente di quella americana del precedente episodio. La sceneggiatura appare più curata, con gag più incisive e divertenti. Certo, il ritmo della serie televisiva è impagabile ma questo film è più che discreto.
Galbo: Una giovane giornalista indagando sulla morte di un sindacalista, viene manipolata dalla polizia e accusa ingiustamente un innocente con drammatiche conseguenze. Nella migliore tradizione del cinema americano, Pollack dirige un film di denuncia ed impegno civile, serio e rigoroso che si occupa delle conseguenze (spesso drammatiche) delle campagne di stampa e dei limiti del giornalismo libero. La sceneggiatura è buona, pur presentando alcune lacune. Cast ottimo.
Simdek: Non avendo visto l'originale non posso fare confronti. Nauseato dal rape, inutilmente lungo, ho apprezzato il revenge, che è nato e cresciuto in me nel corso del film. Ho gustato molto l'atmosfera che si respira nella casa quando i "buoni" hanno ormai preso consapevolezza della presenza e vicinanza dei "cattivi". Nel complesso un buon film, che consiglio.
MEMORABILE: L'uso degli elettrodomestici: tritarifiuti e microonde.
Buiomega71: Bordello movie sciocchino e frivolo, che inizia come da tradizione (sembra di vedere il "Casino" di Frollo), con deliziosi nudi integrali femminili e clienti vecchi e debosciati. Poi si vira nella commediaccia rancida, tra vedove piangenti da consolare (e spogliare), futili scampagnate, chiacchiere superficiali, risatine giulive, balli e festini. Pruriginoso quanto basta (non manca l'ardita scena lesbo), che scansa l'aspetto morboso per una narrazione inconsistente, in cui si ammirano solo le grazie delle donnine e dei loro reggicalze. Confezione e ambientazione più curata del solito.
MEMORABILE: La vedova sconsolata che continua a piangere e viene spogliata mostrando le sue meraviglie; Le giarrettiere infilate con parsimonia.
Sircharles: Un political thriller di inusitata violenza, una crudezza che non sorprenderebbe in un classico action movie ma che qui spiazza, visti i protagonisti: un dirigente d'azienda americano in trasferta professionale con la famiglia in un turbolento paese del sudest asiatico. Chi potrebbe mai sospettare, per loro, avventure così drammatiche, immerse in un fiume di sangue fino alla fine? Questo è punto di forza e debolezza, perché le peripezie del gruppo rasentano a tratti l'inverosimile. Ma c'è buona tensione, una trama non banale e un Brosnan da 10.
Magnetti: Tratto dall'omonimo romanzo del prodigo Clive Cussler, Sahara è la classica megaproduzione hollywoodiana. Attori noti, virtuosismi con la macchina da presa e scenografie megagalattiche. Al film mancano anima e spessore per renderlo degno di un ricordo. Anzi, a pensarci bene l'unica cosa per cui vale la pena di ricordarlo è proprio il romanzo da cui è tratto. Una occasione sprecata. Dirk Pitt, una sorta di 007 degli oceani, si meritava molto di più.
Undying: "C'è un destino peggiore della morte", come recita la frase di lancio d'un famoso film horror: è quella che tocca a Vicente (Jan Cornet), vittima d'un frettoloso errore che induce un chirurgo (Antonio Banderas) a fare orripilante vendetta. La pelle che abito rientra in pieno nella filmografia di Almodovar che qui però abbandona i toni da commedia e affronta la terribile crisi dell'identità (sessuale) in maniera a dir poco angosciante. Nulla a che vedere con la pellicola ispiratrice: qui si soffre per l'affondo psicologico transgenico. Allucinante.
Pol: Si fa fatica ad arrivare in fondo... La sceneggiatura è, se mi permettete, squallida: quando non ci vengono mostrate le grazie della Villani dobbiamo sorbirci dialoghi del calibro "me la devi dare" ripetuti come un mantra da un Cenci arrapatissimo, o delle gag su cui è meglio stendere un velo pietoso. Quando poi Cenci ricicla le battute di Milian con i santi, è la fine. D'Angelo appare poco e non fa nulla per risollevare le sorti del film. Ah, volete sapere la trama? Boh!
Piero68: Thriller che inizialmente sembra ricalcare le orme di Misery non deve morire (anche se a parti invertite) ma che quando poi prende una strada diversa presenta una sceneggiatura eccessivamente tirata per i capelli, con l'unica conseguenza di perdere quel minino di credibilità che si era costruita nella parte iniziale. Banderas sicuramente risollevato rispetto alle ultime, deludenti prestazioni mentre Meyers si perde in un enfasi che a tratti sembra del tutto gratuita. Con una regia più spigliata il prodotto ne avrebbe sicuramente guadagnato.
MEMORABILE: La scoperta cruciale fatta guardando la fotografia.
Saintgifts: Quasi una favola quella della principessa Vittoria, poi regina; quasi perché oltre alla romantica storia d'amore, nonostante tutte le etichette (peraltro poco osservate nel film e questo va a suo favore) vengono descritti piuttosto bene gli intrighi politici e della corte per il potere, cercando di approfittare della giovane età della sovrana. Interpretazioni più che discrete, ricostruzioni ambientali credibili e Oscar per i costumi. Piuttosto fedele alla storia, con piccole enfatizzazioni qua e là (una normalità per le versioni cinematografiche).
Galbo: Due storie collegate tra loro a distanza di 50 anni (tra il 1927 e il 1977) che hanno per protagonisti due bambini sordi che fuggono dal proprio contesto familiare. Il regista Todd Haynes utilizza stili diversi per una vicenda pochissimo parlata e con una colonna sonora musicale preponderante e bene utilizzata. Ottima la prova dei due giovani interpreti (senza dimenticare la grande Julianne Moore), che trovano nell’espressività facciale e del corpo la chiave della loro interpretazione. Un buon film, adatto ad un pubblico di tutte le età.
Galbo: Il grande mestiere di attori e registi americani spesso supplisce a qualche carenza nella fattura complessiva delle loro pellicole. In questa commedia diretta da Reiner, la professionalità del regista e la grande bravura e simpatia umana di Bette Midler e Dennis Farina rendono gradevole una storia non molto originale e dalla scrittura non eccelsa. I momenti che vedono in scena i due attori sono ovviamente i migliori. Più deboli gli altri personaggi. Doppiaggio discreto.
Il Gobbo: Ignobillima farsaccia, d'interesse solo per l'ambientazione pisana, e per la presenza sempre piacevole del grande Gigi Ballista (fantastico mentre si appresta a operare di cistifellea un vecchino con problemi di emorroidi). Per il resto idee sottozero, comicità idem, donne belle ma con scarso carisma. A proposito di Ballista (e della De Santis e Pescucci), il film che Vitali va a "vedere" al cinema con la Galleani è Il vizio di famiglia: altro livello...
Rambo90: Io di questi "magnifici" registi avevo visto solo un film. Stasera, trascinato da amici, ho visto questa parodia della già terribile saga di Twilight. Si tratta (come già per Epic Movie) di un pessimo guazzabuglio senza storia che mette insieme alla rinfusa quante più citazioni possibili e scene di dubbia comicità. I vari riferimenti ai Jonas, ad Hannah Montana, a Lindsay Loahn non possono che far ridere lo stesso scialbo pubblico che li trova anche dei miti. Io ho SORriso solo a una gag; se ci fosse zero come giudizio sarebbe il più giusto.
MEMORABILE: La rivelazione riguardo l'effettivo finale della saga di Twilight (lì ho sorriso), dove lei rimane incinta di lui e diventa vampira.
Myvincent: La felicità e la realizzazione personale spesso non corrispondono a quelle di chi ci sta vicino, poiché evidenzia la loro profonda inadeguatezza. Succede a Lea, che da semplice commessa diventa una acclamata scrittrice di bestseller. Commedia leggera, ma gradevole, rivela i retroscena delle cosiddette "amicizie per la pelle" che spesso contengono corrosivi veleni. Buono il cast, scoppiettante il ritmo narrativo che raramente annoierà. Va bene per serate disimpegnate, ma nulla di più.
MEMORABILE: La noiosa scena dell'incertezza sul dolce al ristorante, troppo lunga per essere vera.
Nicola81: L'unico western nostrano interpretato da Anthony Quinn non è certo di quelli da ricordare. Intendiamoci, non per colpa dell'attore, che l'ingrato ruolo del sordomuto lo assolve anche con bravura (tanto poi ci pensa Franco Nero a parlare anche per lui), ma il film resta incerto fra tragedia e umorismo, senza percorrere con convinzione nessuna delle due strade. Cavara dirige efficacemente le (non frequenti) sequenze d'azione, ma non riesce a rendere appassionante una storia che pure qualche potenzialità l'aveva.
B. Legnani: Curioso western italico. Un buon soggetto non trova però adeguata realizzazione. Qualcosa funziona, qualcosa no. La regìa di Lupo è correttissima, ma il film, al di là del suo essere "on the road", non ha una grande compattezza ed è, qua e là, un po' prolisso. In molti casi Eastman ruba la scena a Gemma. Chi non capisce come si possano preferire le attrici degli Anni Settanta a quelle odierne guardi i tre minuti che fa Marisa Mell.
Taxius: Un vecchio satellite è in avaria e rischia di cadere sulla Terra causando enormi danni e gli unici che possono fare qualcosa sono un gruppo di vecchi militari ormai in pensione. Il film di per sé non è un capolavoro, ma Eastwood è un signor regista e un ottimo attore e riesce sempre a trasformare in oro ciò che oro non è. "Space cowboys" infatti è un piacevolissimo film di fantascienza dalla trama leggera sorretto totalmente dai quattro anziani mostri sacri del cinema americano. Nella storia del cinema non lascerà traccia, ma non è male.
Daidae: Onesto film che mischia azione e spionaggio. Ambientazione greca, molto buona interpretazione da parte del cast che vede l'insolito Ty Hardin e i nostri Caprioli e Pitagora affiancati dal solito Mitchell, attore americano spesso presente nel cinema italiano. Buona colonna sonora, da vedere.
Alex75: Film sulla forza dell’amicizia, capace di vincere differenze caratteriali, di status e culturali, con le tensioni razziali del profondo Sud degli States sullo sfondo. Gran parte del pregio del film (dalla sceneggiatura non eccezionale) sta nella prova (da Oscar) di Jessica Tandy, nei panni della burbera e integra protagonista, che trova un valido contraltare in quella – altrettanto autorevole - di Morgan Freeman (da qui in avanti lanciato verso una meritata popolarità), come chauffeur di splendide automobili, illetterato, ma di grande buonsenso. Buoni anche gli attori di contorno.
MEMORABILE: La scatola di salmone; Al cimitero; Il discorso di Martin Luther King; L’affannosa ricerca dei compiti; Il finale.
Minitina80: Uno dei pochi polanskiani italiani; forse non il migliore, ma comunque efficace. Nonostante tutti i limiti del caso, ascrivibili ad attori non sempre convincenti e al solito budget risicato, si lascia guardare con piacere. L'ambientazione suggestiva di Budapest conferisce un alone di grigio terrore alla storia e il finale, anche se sopra le righe, garantisce un certo effetto.