Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Matalo!: Forse non del tutto entusiasmante ma indimenticabile per chi lo conosce, questo piccolo western revisionista di Penn, certo al di sotto di Piccolo Grande Uomo, ha negli attori il grande punto di forza. E nulla può la bravura di Nicholson di fronte al multiforme, schizofrenico, ironico bounty killer di Brando, sempre fasciato nel velluto, profumato come una checca, che escogita omicidi complessi e paradossali, perfino uno vestito da nonnetta e ama il suo cavallo come se stesso. Una chicca, ironica e cinica sul "buon vecchio west". Splendida fotografia.
MEMORABILE: Brando vestito da vecchietta con tanto di cuffia; la sua folle orazione funebre; il bacio al cavallo.
Daidae: Divertente parodia di un famoso film di 007. Ottima la scelta del cast, che oltre ai grandi Franco e Ciccio schiera Fernando Rey, Rosalba Neri, Alfredo Adami e George Hilton in una breve parte come 007. Il film è riuscito, ma forse perde qualcosa nel finale, un po' deludente. Belle le ambientazioni parigine. Un film comico di altri tempi che nonostante gli anni riesce ancora a divertire.
Siska80: Quella che sembra inizialmente una catena di sfigati (Alex mette gli occhi addosso a Stephanie, la quale è attratta da Oliver che però è rimasto colpito da Kelly) si risolve ovviamente nel migliore (e più scontato) dei modi, e vissero tutti felici e contenti. Passando sopra a un doppiaggio italiano scadente, il film può contare su un quartetto di attori simpatici (e, non scordiamolo, affascinanti) e un ritmo scorrevole. Meno peggio di altre pellicole (troppe, in verità) simili, ma è una magra consolazione giacché si dimentica in un battito di ciglia.
Keyser3: Ordinaria amministrazione per Lenzi, che torna dopo lo splendido Milano odia nella città della Madonnina a lui tanto cara, con questo lavoro dal titolo che quasi ricalca un giallo coevo con Naschy. Bella prova per Milian, abbigliato alla Serpico e con un nome che anticipa Kotcheff, che dopo Massi compie un altro passo verso il personaggio iconico del Monnezza. Tolti i noti i richiami a Leone, ciò che più interessa è la pioggia di caratteristi che animano il film, vera e propria manna per gli amanti del periodo. C'è anche la Benussi, che qui non si spoglia.
MEMORABILE: Milian che cita sé stesso: "[f=783]Corri uomo, corri[/f]".
Renato: Un film divertente come pochi... Pur giocando su una trovata che era già vecchia al tempo, Fabrizi ci regala un ritratto che si dimentica difficilmente... Il suo burbero personaggio che si tramuta in una donnetta a causa del maldestro tentativo di un ipnotizzatore offre lo spunto per una serie di siparietti davvero spassosi... Da sottolineare che Ave Ninchi tiene testa al compagno senza grossi problemi. Il più divertente della "trilogia" della famiglia Passaguai, ed ennesima controprova che Aldo Fabrizi era un artista a tutto tondo.
Il Gobbo: Mediocre divertimento (poco dello spettatore, invero) sul tema del gallismo nazionale, per lo più affidato a sottotenenti del nostro cinema comico e che infatti si riscatta solo nel segmento di Totò, cui basta il fidato Castellani per far schiantare sebbene riproponendo un canovaccio collaudato. Franco e Ciccio sottoutilizzati. C'è anche Anthony Steffen momentaneamente sces da cavallo
Cinefolle: Non male. Ha una cattiva fama ma non è certo il peggiore del suo genere; anzi, sotto molti aspetti è più curato di altri. Montagnani è in grandissima forma, Franco & Ciccio molto meno, la Bouchet e la Dionisio sono belle presenze e nient'altro, come sempre. Anche Bracardi è utilizzato più intelligentemente del solito. Poi certo, nulla di nuovo, compreso il finale. Però insomma, si può vedere.
Sadako: Sembra che ciclicamente la Terra debbe essere bersaglio di comete o asteroidi. I metodi per salvarla sono sempre gli stessi e, anche in questo film, gli effetti speciali utilizzati e i sistemi per eliminare la minaccia sono abbastanza simili a quelli di altre pellicole. Come tutti i film catastrofici c'è il solito collage di storie di varia vita vissuta, con sacrifici più o meno nobili e solite scene imponenti di fughe di massa. Poche originalità, compresi gli effetti speciali, e pochi momenti memorabili. Si fa quasi il tifo per le comete.
Modo: Film che tratta la storia della giovane futura regina Vittoria. Non si pone l'attenzione solo ai fatti storici ma ci si intrufola anche nelle varie vicende amorose e personali dei protagonisti. Ricostruzione scenica degna di nota, così come gli sfarzosi costumi. Emily Blunt supera la prova regale non facile così come Rupert Friend. Nel complesso l'opera è gradevole, senza particolari sbavature ma nemmeno grandi momenti epici.
Reeves: Nel 1965 il regista Rai Angelo D'Alessandro riunisce molto materiale sull'esperienza della scuola di Barbiana di don Milani. Il materiale rimane inutilizzato e il figlio Alessandro lo recupera e lo rende un'ottima testimonianza di quell'esperienza così importante nell'Italia di quegli anni, nella quale ribellarsi allo stato di cose presenti era un merito e non una colpa. Immagini lontane, ma che fanno riflettere sull'oggi.
Faggi: Piccola baraonda all'italiana affidata a Lino Banfi, protagonista assoluto: Barbara Bouchet e il resto del cast gli forniscono i passaggi per andare a rete praticamente a porta vuota. La vicenda (storie di corna attorcigliate a un cadavere) è quantomai un pretesto per dar fuoco alle polveri degli equivoci sostenuti della performance del protagonista (con qualche deroga all'uso della controfigura nelle scene più equilibristiche). C'è anche un discreto fuoco di fila di battute... E il film scorre, tra alti (rari) e bassi di genere.
Cloack 77: Ritengo centrale l'amicizia maschia tra i due ragazzi, ad un passo dalla divinazione del personaggio di Mortensen per il protagonista. Cosicchè l'impossibilità della distruzione dell'iconografia del cowboy, per mezzo di una donna di "facilissimi" costumi, risulta credibile nel momento in cui dall'altra parte c'è un semi-discepolo quasi acefalo per tutto il film, che diventa senziente per opporsi all'umanizzante sentimento che sta rendendo umano il suo dio.
Marcolino1: La luminosità evocata dal titolo e apprezzabile nelle ambientazioni e nella fotografia è un riscontro solo epidermico, una storiografia patinata che pervade i luoghi comuni sull'arrivo degli americani, sul comunismo e sulla "nave scuola", solo appena accennata, un involucro più adatto ad un linguaggio pubblicitario. La Loren icona spenta e dimessa, Noiret fa una comparsata insignificante. La frase che compare nei primi secondi introduttivi sulla "pazzia dei bambini" che "credono la madre immortale" tradisce la curiosità dello spettatore poiché non c'entra nulla con il contesto.
MEMORABILE: La sequenza culinaria succulenta delle alici impanate e fritte, tipiche del meridione.
Dengus: Che Gregorio Sagonà sia Carlo Verdone lo si capisce da subito, vedendo anche la caratterizzazione degli altri due fratelli; il film forse più autobiografico di Verdone, forse quello che più va a scavare nella sua vita, riportandola poi al grande schermo (come ha sempre fatto nei film della sua seconda fase, ma qui lo fa in maniera dichiarat). Ottimo il cast, con una stupenda Francesca Neri ed un Sergio Rubini da 10 e lode, che ruba per una volta a Carlo la palma di ansioso con manie di persecuzione.
MEMORABILE: Rubini strafatto che dice a Verdione: "Stasera me devi fa' scopa'!"
Homesick: Un incipit cupo, piovoso, violentissimo introduce una storia di vendetta a doppio binario, che procede con buon senso del ritmo e abile tecnica cinematografica. Poco prima de I giorni dell’ira, Van Cleef (doppiato superbamente da Emilio Cigoli) interpreta già il pistolero anziano che dà consigli a quello più giovane e avventato (un Law la cui staticità è scossa da infuocati flashbacks). Riconoscibili ma non invasivi i momenti leoniani, preferendo ad essi Petroni quelli drammatici e psicologici, sostenuti dalla notevole colonna sonora di Morricone.
MEMORABILE: I particolari distintivi degli assassini, scolpiti nella memoria del piccolo Bill; la sparatoria durante la tempesta di sabbia.
Galbo: Solo il regista e uno degli interpreti sono in comune con il quasi omonimo film del 1978, nonostante quello che il furbo titolo italiano suggerisce. Questo, che racconta di un sabotaggio degli alleati ai danni della marina tedesca durante la seconda guerra mondiale, unisce il tema bellico a quello spionistico lasciando l’azione ai margini, tranne che nel concitato finale. Pur essendo ben realizzato, è privo di mordente e fatica a coinvolgere lo spettatore anche per l'impegno routinario degli interpreti, specie uno spento Gregory Peck.
Pesten: Non male McLaglen, che cerca di uscire dai canoni classici degli anni 30 per dare vita a una pellicola ad ampio spettro, sia come storia che come realizzazione. Le vicende narrate infatti sono più complesse, contorte se vogliamo e partono dalla guerra di secessione per arrivare agli scontri politici in Messico, tutte situazioni che caratterizzano, seppur in maniera opposta, i due protagonisti. A livello tecnico è chiara la voglia di andare nella direzione indicata da Leone, con gran dispiego di mezzi per le scene in campo aperto.
Supervigno: Grandioso e indispensabile ritratto a episodi di tutto ciò che di peggio abbiamo visto e vediamo quotidianamente, intorno a noi e dentro di noi. Nonostante siano passati oltre quarantanni, non c'è niente che non potrebbe essere trasportato ai giorni nostri. La superficialità, la furberia, l'ipocrisia, la finta cultura, le superstizioni, il gigionismo, la miseria e la tristezza potrebbero anche soffocarci, se non fosse per i due mattatori, che con il loro trasformismo riescono, nonostante tutto, a farci sorridere. Anche di noi stessi.
Daniela: Ex giudice di pace caduto in disgrazia per aver aiutato il fratello minore scavezzacollo riceve un incarico che lo porterà nuovamente a confrontarsi con il ragazzo, entrato a far parte di una banda specializzata in rapine ai treni... Western di stampo classico, senza elementi di novità o particolare interesse ma di buona confezione e con un cast di pregio. Più che Stewart e Duryea, impegnati in ruoli fotocopiativi rispetto ai precedenti, a spiccare è Murphy in un personaggio più complesso ed ambiguo di quelli abitualmente interpretati.
Ruber: Misconosciuto film con un mostro sacro come Lemmon, qui a interpretare con immensa bravura un padre malato oltre che nel fisico anche nella mente. Drammatico con toni da commedia. Goldberg scrive e dirige il tutto con sagacia, avendo a disposizione un buon cast che oltre a Lemmon vede un bravo Danson nella parte del figlio che si prende cura con amore del padre. La sceneggiaura scivola un po' nel sentimentalismo, ma non è tanto per la storia già vista quanto per la bravura di Lemmon, che il film si lascia gurdare.
MEMORABILE: L'ultimo discorso del padre al figlio prima di morire; Le follie del padre che vuole rivivere una secondo giovinezza; Le paure della moglie.
Il Gobbo: Soldati di un plotone USA, sbarcato (ma in questo caso sbracato) in Normandia, si cimentano con un'azione non proprio guerresca: il furto di un carico d'oro destinato alla Germania... Appoggiandosi a un classicissimo canovaccio western Hutton imbastisce un'esilarante variazione bellica del grisbì-movie, lasciando briglia sciolta a un drappello di sogghignanti volponi fra i quali spicca un irresistibile, fumatissimo Sutherland. Molto divertente e citatissimo (da Three kings ma financo da Apocalypse now!). Da vedere
Nick franc: Cult assoluto della comicità made in Italy, rappresenta insieme a Fantozzi contro tutti il vertice del sodalizio tra Villaggio e Parenti. Sostenuto da un ritmo perfetto, conta su un cast dove ogni componente è la rotella di un ingranaggio praticamente perfetto volto a suscitare la risata. Il comico genovese inizia a riciclare qualche gag (la pistola, la bomba a mano e il panno bollente del secondo Fantozzi) ma il risultato finale qui è ancora decisamente convincente. Non ha l'amarezza di fondo dei vari Fantozzi ma il finale comunque è bello cattivo.
MEMORABILE: L'occhiatina all'auto; I duetti Auricchio/ De Simone; La mamma della Belva; "Freccia, lei è smemoreto"; "Vada sui tetti"; Ristorante; La rapina.
Cotola: Bel film sulla figura di don Puglisi che deve la sua buona riuscita alla bella (per una volta) regia di Faenza, che mantiene livelli di sobrietà e scarnezza davvero meritevoli evitando le solite scene madri e ad effetto che in genere infarciscono questo tipo di film. Spesso emozionante e toccante pur senza cadere nel patetico. Insomma, una pellicola all’altezza del personaggio che viene così ottimamente omaggiato.
MEMORABILE: Don Puglisi che dice ai suoi amici: "Quando morirò non lasciatemi troppo solo". Per capire è necessario aver visto il film.
Nicola81: L'alchimia tra il rude poliziotto Nick Nolte e il galeotto dalla parlantina sciolta Eddie Murphy (all'esordio e ancora lontano da certi suoi eccessi futuri) è il principale motivo di interesse di questa commedia poliziesca da molti ritenuta un vero e proprio cult, ma che in fondo propone una trama piuttosto banale. Hill le sequenze d'azione le ha sempre dirette bene, ma qui le ha limitate all'incipit e allo scontro finale, mentre nella parte centrale subentra persino un pizzico di noia. La O'Toole è la classica bellezza trascurata in nome del dovere, i cattivi hanno scarso spessore.
Magnetti: Povero Lino Banfi... Lui ci mette del suo, è pure simpatico ma tutto il resto è terribile. Il primo per lo meno era un film divertente. Insomma se non fosse stato per Banfi non sarei andato oltre i 5 minuti di visione. Una aggravante: il notevole gruppo di personaggi famosi che hanno prestato la loro immagine. Questo mi fa riflettere sul livello dei personaggi stessi. Un film inutile, scorretto e irritante.
Capannelle: "Sahara" richiama da vicino le avventure di Indiana Jones, le condisce con un'ironia più marcata (in parte riuscita) e un tocco glamour con la Cruz (personaggio poco credibile). Anche gli effetti sono ammodernati; niente di speciale ma almeno non si prende a pugni la logica. L'operazione diverte ma a tratti: già a metà film un'occhiata all'orologio ci scappa e lo sviluppo è sempre meno convincente.
Tomastich: The Terminator: un “monicker” che faceva tremare le nonnette che andavano a ritirare la pensione, due bicipiti robotizzati che ti piegavano come un forchetta di plastica. The Terminator era la summa del machismo cyber, era la ridefinizione di una rappresentazione fisica muscolare. Uno Schwarzy che faceva letteralmente Paura (con la P maiuscola), ti cercava nell’elenco telefonico e ti trucidava. Ottime la colonna sonora con l’apporto di Tanee Cain (ex moglie di Jonathan Cain, tastierista dei Journey, Bad English e Babys).
Bruce: A tratti anche divertente, però troppo lento. Vi sono scene comiche sicuramente efficaci come quella con le ostriche al ristorante della stazione di Parigi o quella in cui Mr. Bean e il bambino improvvisano con grande successo ad un mercato una recita mimica sulle note di Puccini. Nel complesso risulta meno riuscito del primo e con una trama un po' eccessiva e pretenziosa per il personaggio.
Homesick: La danza tra sentimenti e riabilitazione sociale in una storia scorrevole ma piuttosto ordinaria ed anonima, anche a livello coreografico ed interpretativo. Predominano toni da commedia giovanilistica, sebbene verso l'epilogo irrompa un episodio tragico dai sentori noir che contribuisce alla presa di coscienza di sé da parte del personaggio più scapestrato.
MEMORABILE: I candidati a partner di danza che falliscono le prese; Gli esercizi di danza classica con le bambine.
Anthonyvm: Un remake tecnicamente corretto e ben fatto, anche più dell'originale, ma il contenuto è lontano anni luce dalla sporcizia e dal degrado del film di Craven. C'è una timidezza insopportabile quando si tratta di violenza carnale nel cinema americano recente, quando invece nei '70 sbattevano in faccia al pubblico nudi integrali a iosa. In un rape and revenge questo è un grave difetto. Se non si può osare sul sesso, si osa sul gore e il sangue scorre a fiumi. Attori troppo belli, tutto troppo "pulitino". Un horror decente come se ne vedono tanti.
MEMORABILE: Gli omicidi spesso violentissimi, degni di una deriva del torture porn.
Didda23: Oplev conferma di essere un maestro nel saper dirigere un'atmosfera thriller intrigante, dosando la tensione narrativa con il giusto calibro. La sceneggiatura è stuzzicante fino a trequarti, peccato per il finale fracassone che fa gridare con convinzione alla americanata. Prova degli attori interessante, soprattutto quella di Farrell (granitico e impassibile) e di Dominic Cooper (in uno dei suoi migliori ruoli); ruoli femminili con poco mordente; meglio, comunque, la Rapace rispetto alla Huppert. Buono, ma poteva essere buonissimo.
Gestarsh99: Il cinema al femminile di Jordan s'imporpora nelle trepidazioni thriller dello stalking segregativo marcato Reiner. Più che su una sceneggiatura oliatamente subodorabile in ogni sua fasica transizione, il giudizio si sposta sull'attenta amministrazione tecnico-scenica, come anche sul rendimento recitativo delle interpreti duellanti: l'una (la Moretz) sprovvedutamente incastrata dalle opprimenti molestie della sua bifida carceriera/persecutrice e quest'ultima (la Huppert) accortamente diabolica nel reintrodurre con sottigliezza "nonchalant" la perversa pianista impersonata nel film di Haneke.
MEMORABILE: L'anestetico iniettato direttamente nel moncone sanguinante del mignolo mozzato...
Rambo90: Una buona sceneggiatura, che evita di scadere nel racconto alla Gomorra soffermandosi troppo su lotte di potere e prepotenze, ma anzi che ci mostra l'inedito punto di vista di chi circonda la protagonista, un punto di vista egoistico che fa indignare anche più dei criminali. Purtroppo allo script non corrisponde una confezione altrettanto buona: è un po' raffazzonata, dalla fotografia televisiva e dai movimenti di macchina troppo repentini. Brava la Gerini, che colma molte lacune di regia, per un prodotto discreto.
Daniela: La storia degli ultimi anni di vita di Pantani dal fattaccio di Madonna di Campiglio alla morte, in merito si abbraccia una tesi ben precisa. Proprio trattando questa ipotesi, il film acquista quel nerbo purtroppo mancante nelle restanti parti, tra scelte stilistiche discutibili (tre attori nel ruolo del protagonista, i continui salti temporali, la ost ricattatoria), personaggi di contorno sfuocati, passaggi banali o troppo ellittici. Al termine, chi nutre già dei dubbi sulla sua morte troverà conferme ma chi sperava di conoscere qualcosa in più sull'uomo Pantani resterà deluso.
Lovejoy: Il Generale Marenkov intende disertare negli Stati Uniti. Il colonnelo Wargrave lo aiuterà nell'impresa. Tardo spionistico dalla storia abbastanza scadente, è stato purtroppo l'ultimo
film interpretato dal grande Robert Shaw (nonché l'ultimo diretto da Robson).
Nando: Commediola di stampo americano in cui il vecchio deve sottostare al giovane rampante salvo poi ricredersi. Narrazione molto stereotipata e ricca di luoghi comuni nonostante il discreto cast e l'emozione che si cerca di suscitare nel telespettaore medio.
Nicola81: Bastano i nomi del regista e dell'interprete principale per darci un'idea del film che vedremo e la vera sorpresa, semmai, è che la storia non coinvolge fin da subito. Progressivamente le cose migliorano, abbiamo la giusta dose di azione e la soluzione dell'intreccio lascia soddisfatti, ma anche l'impressione che qualche nodo di sceneggiatura sia stato sciolto in maniera un po' facilona. Neeson inizialmente sembra imbolsito (e in effetti prende anche parecchie legnate), ma il suo dovere attoriale lo fa sempre, così come il cast di contorno.
MEMORABILE: Neeson che scivola tra le rotaie; La parte finale.
Piero68: Virzì firma una dei film italiani più riusciti (Gran premio della giuria a Venezia) sui problemi dell'adolescenza e sulla crescita, incorniciando il tutto nella sua amata Livorno. Intelligentemente riesce a non tralasciare niente dei temi prìncipi di qull'età: innamoramento, amicizia, scuola; ma anche politica, lotta di classe, disperazione, povertà e disoccupazione. Gli attori sono quasi tutti alla loro prima esperienza: Gabbriellini, Cocci, Ruffini la Orioli. Eppure grazie alla buona regia non sfigurano affatto. Bene anche la sceneggiatura
Minitina80: Una commedia che sa di favola, la cui principessa ha le sembianze di una Hepburn magnifica sotto tutti i punti di vista. Peck, invece, appare poco espressivo e la voce di Cigoli non gli addice proprio. Ad ogni modo risulta gradevole e piacevole da seguire, anche per il piacere di ammirare una Roma più bella di quella che verrà. Saggia la scelta di non esasperare la storia ed un epilogo di quel tipo conferma quanto di buono è stato fatto in sede di scrittura. Tra le migliori commedie sentimentali girate per garbatezza, buon gusto e purezza d’animo.
G.Godardi: Tutto sommato una bella occasione sprecata per Tony Scott. Avendo adisposizione due attori del genere, due generazioni a confronto, si perde di fatto in una guerra "da salotto" conbattuta negli uffici della CIA. Paradossalmente la parte d'azione è proprio questa e non quella descritta nei flashback! Alla fine tutto si prolunga un po' troppo nel tempo, rendendo gli inserti spionistici noiosi(quelli che dovrebbero movimentare il film..). Magari se si fosse tutto svolto solo negli uffici della CIA ne sarebbe venuto fuori qualcosa di insolito e geniale.
Piero68: Al quinto capitolo la storia è sempre la stessa, i personaggi pure. E gira e rigira vengono richiamati ballerini degli Step up precedenti. Dialoghi deboli, doppiaggio imbarazzante e prove attoriali al minimo salariale. Ma si sa: la serie di Step Up non è fatta da film ma da lunghi spot pubblicitari con cui si cerca di far ammirare al pubblico ballerini, crew, coreografi e tutto il mondo che gravita attorno alla moderna dance americana. Artisti pop compresi. Non è un caso che quasi tutti gli attori siano ballerini professionisti. Per amanti.
Homesick: Cerca di inserirsi nel filone degli animali assassini, sulla scia dell’inarrivabile Gli uccelli di Hitchcock: gli esiti sono disastrosi. Tutto è sciatto e prevedibile, complici una recitazione infima e una regia dilettantesca. I cani invece sono bravissimi e le due belle protagoniste meritano senz’altro un’occhiatina…
Belfagor: Inaspettatamente, questo telefilm può contrare su una tecnica registica che lo eleva dal piattume generale dei thriller per la TV: le scenografie e le riprese sono molto più curate del solito. Sfortunatamente, lo stesso non si può dire della trama, banale e troppo lineare (una psichiatra è perseguitata da uno stalker), che va a discapito della tensione. Da non sottovalutare, comunque, la prova della Gershon.
Mascherato: Un lavoro progettato a tavolino ed affidato a Mangold che ne fa qualcosa di personale. Inventa lo screwball action in cui Cruise e la Diaz, più che due nuovi personaggi, interpretano l'uno un incrocio tra l'Ethan Hunt di Mission Impossible ed il protagonista di Rain Man, mentre l'altra è la svampita Mary (anche se nessuno sembra impazzire per lei) che si scopre una Charlie's Angel trovando anche il tempo di partecipare ad un matrimonio che non è né il suo né quello del suo miglior amico. Il copione, però, spreca personaggi e situazioni. Ed a questo il pur bravo James non può porre rimedio.
Daniela: Sceriffo che da anni non porta la pistola deve rivedere le proprie abitudini quando in città arriva una banda di motociclisti violenti... Non si può neppure definire brutto, perché significherebbe attribuirgli un certo carattere, invece questo action simil western è indefinibile per quanto amorfo, se si esclude l'epilogo forcaiolo: derivativo nei contenuti, sciatto nella messa in scena, interpretato in maniera mediocre da un cast anonimo, a parte Pearce che dispiace ritrovare impelagato in una produzione di serie C come questa.
MEMORABILE: La barista: un fisico da top-model e una faccia che somiglia a quella di Steven Seagal quando è ingrugnato (tanto Seagal lo è sempre).
Alex1988: Metà commedia, metà noir, ispirata a una vera operazione coordinata dall'FBI alla fine degli Anni Settanta. Può contare su un cast diretto alla grande, così come la regia stessa riesce a dare il giusto ritmo alla storia. La sceneggiatura mescola La stangata a toni da commedia all'italiana, vedasi il finale con relativa disfatta; il tema della corruzione, poi, non è mai datato. Buono.
Ruber: Miniserie sulla difficile situazione dei padri separati in Italia, tra difficoltà economiche e familiari. Fiorello intrepreta ancora una volta un personaggio della vita reale da maestro: in questo tipo di ruol, riesce a dare il meglio di sè, anche se a differenza di altre volte qui ha un cast di contorno molto scadente, a partire da un Laganà a dir poco ridicolo in un ruolo drammatico. Sceneggiatura con molte crepe che sembra essere stata scritta in due giorni; il tema centrale viene affrontato in modo troppo brusco.
Rambo90: Action ultrastereotipato, tutto concentrato sulla figura del protagonista, troppo veloce nella presentazione dei personaggi quanto nello svolgersi della vicenda (infatti si arriva a stento a un'ora e venti di durata). The Rock è simpatico, anche Knoxville, ma i loro personaggi sono quanto di più banale possa esserci. Buone le varie scazzottate; vedibile una volta.
Caesars: Classico film catastrofico, come di moda negli Anni Settanta. Come in tutti i film di questo genere, il cast è composto da vecchie glorie che forniscono il valore aggiunto dell'opera (a mio avviso solo la Loren, inserita per ovvi motivi, stona nel gruppo). Bisogna dire che, pur rimanendo un prodotto medio e nulla più, il film gode di uno spunto iniziale niente male e riesce a tenere desta l'attenzione dello spettatore, anche se indubbiamente una maggior stringatezza avrebbe giovato alla resa finale.
Herrkinski: Commedia pecoreccia a sfondo ospedaliero molto povera che può contare solo sull'ambientazione pisana, su qualche gag di Vitali (non al top, ma gradevole per i suoi fans), sulla presenza di Ballista e su un discreto gineceo, perlopiù salvato dalla De Santis; ci sono comunque pochi nudi, l'erotismo scarseggia e la mancanza di un protagonista comico vero si sente, dato che Vitali e la sua combriccola - impegnati a fare il verso a Amici miei - risultano solo simpatici ma a livello di gag a dir poco modesti. Non male la ost, nello stile del periodo.
Capannelle: Anadalusia 1946: un ragazzino coraggioso ma sfrontato sfugge dalla casa di un latifondista che tiranneggia sull'intera provincia. Gli darà manforte un ex soldato impersonato da un valido Tosar, anche se lo sviluppo del suo personaggio risulta un po' carente. Ambientazione aspra da western, corroborata da musiche essenziali e sguardi cupi, che dà una certa personalità al film anche se si ha la sensazione che Zambano potesse osare di più.
Rambo90: Un gruppo di anziani ex combattenti viene richiamato per una missione segreta durante la II guerra mondiale. Non si tratta di un sequel dell'Oca Selvaggia, eppure ne conserva alcuni presupposti, a partire dal cast di vecchi leoni per finire con le simpatiche scene di ri-addestramento. I toni sono meno seri, ma rimane comunque un film bellico avvincente. Moore è quello che si dà più da fare (essendo il più giovane), ma l'attacco finale spetta ai sempreverdi Niven e Peck. Buono.
Ciavazzaro: Pessimo. Ancora peggio dei primi tre capitoli ufficiali della serie. Non si ride: solo volgarità assortite che nella maggior parte dei casi rimangono assai indigeste allo spettatore. Bocciato senza possibilità di appello.
Anthonyvm: Crudele satira lavorativa che coglie ottimamente il clima tumultuoso, alienante e paradossale dell'epoca in cui fu prodotta: suoni e immagini sballottano il pubblico al ritmo febbricitante delle macchine (che vanno trattate "con amore"), tra il frullio delle routinarie proteste, la progressiva presa di coscienza di un processo di spersonalizzazione in atto e i pessimistici esiti di una rivolta collettiva inestricabilmente legata alla crisi individuale. L'over-acting di Volonté, del tutto adeguato al contesto, è sostenuto dall'efficacissima regia di un Petri più che ispirato. Buono!
MEMORABILE: Le perle "filosofiche" di Militina; Volonté canta; Scontri con le forze dell'ordine; (Non) si sevizia Zio Paperone; Il ben poco rasserenante finale.
B. Legnani: Paleomusicarello di incredibile candore, perché rinuncia ben presto ad essere un vero film, infilando una serie interminabile di canzoni collegate o da avvenimenti casuali, o immotivati o immotivabili. La regia di Paolella, ovviamente, è millanta volte superiore a quella di un Fizzarotti o di un Tamburella, ma il soggetto occupa un quinto di pagina, mentre la sceneggiatura forse arriva a due fogli: globalmente si vola a livelli infimi. Più vedo musicarelli e più rivaluto Lady Barbara e quelli con Mal... Cast simile al coevo Madri pericolose.
MEMORABILE: Arriva la polizia di sorpresa (a sirene spiegate!): in 10" i nostri eroi s'alzano, si vestono, sbaraccano tutto e si fanno irreperibili. Disarmante...
Kinodrop: Il capitano degli Ussari Neuville, partito per la guerra non tiene fede alla promessa di scrivere quotidianamente alla futura sposa; la sorella di questa, per consolarla le invia lettere false fingendosi l'amato. Al suo imprevisto ritorno però i nodi verranno al pettine. Simpaticissima commedia in costume napoleonico che con grande eleganza tocca varie corde sensibili: l'amore contrastato, gli equivoci, il gusto per l'esotico e l'affabulazione fantastica, con qualche modesta riflessione contro le armi. Strepitosa la prova di Dujardin e Laurent in perenne puntigliosa sfida.
MEMORABILE: La confezione delle lettere studiando luoghi e confini; Il duello e la scelta della pistola; La miniera di diamanti; Il report al generale; Il finale.
Ruber: Misconosciuto film con un mostro sacro come Lemmon, qui a interpretare con immensa bravura un padre malato oltre che nel fisico anche nella mente. Drammatico con toni da commedia. Goldberg scrive e dirige il tutto con sagacia, avendo a disposizione un buon cast che oltre a Lemmon vede un bravo Danson nella parte del figlio che si prende cura con amore del padre. La sceneggiaura scivola un po' nel sentimentalismo, ma non è tanto per la storia già vista quanto per la bravura di Lemmon, che il film si lascia gurdare.
MEMORABILE: L'ultimo discorso del padre al figlio prima di morire; Le follie del padre che vuole rivivere una secondo giovinezza; Le paure della moglie.
Ronax: L'accoppiata Daniela Giordano/Sonia Viviani autorizza la visione di qualunque nefandezza, ma resta che il film di Brescia si situa ai gradini più bassi della commedia erotico-familiar-provinciale. Girata negli anni d'oro del filone, la storiella è lenta, farraginosa, priva di vera tensione erotica a dispetto dell'abbondanza di nudi e appesantita oltre misura dalla pesante parlata dialettale. Daniela e Sonia riescono comunque a farci sognare, ma di fronte ai pp della faccia spiritata di Musumeci il sogno trascolora rapidamente verso l'incubo.
MEMORABILE: Il gioco dei toccamenti multipli nel cinema.
Panza: Questo cappa e spada non ha proprio retto il passare del tempo e sembra essere girato minimo 10 anni prima. L'ambientazione asiatica è ben curata nelle scenografie, lo ammetto, ma la prolissità che ha sempre contraddistinto Cerchio riduce la storia a una serie di noiosissime scene di guerra e parentesi amorose prese dai più pesanti Harmony (aggiungiamo pure che i cinque minuti sarebbero stati esagerati pure in un poema epico greco). Nel cast pure la Vukotic e Ornella Vanoni (?!). Tratto da una novella di Sienkiewicz.
Panza: C'è tanta voglia di emergere in questa commedia che ha permesso a Daniele Lotti e al regista Fulvio Ottaviano di avere un po' di notorietà. In realtà questa voglia diventa quasi presunzione di fare gli autori e quindi giù con dialoghi che vorrebbero essere tarantiniani e un'incalzante voce narrante (in realtà Chiambretti, una delle cose meritevoli del film). La storia è minimale e sicuramente in altri casi (vedi Vieni avanti cretino) aveva sviluppato complicazioni migliori rese con più semplicità e meno inutili fronzoli. Filmaccio.