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Luchi78: Sicuramente parecchio al di sotto del Caruso Pascoski di padre polacco, ma non così male come lo si dipinge. La storia strizza l'occhio alla commedia più classica, dove il lato comico ed irriverente lascia il passo a qualche sentimentalismo in più e, a onor del vero, anche a qualche scelta poco azzeccata (Platinette che fa la suora transessuale???). Mancano dei comprimari all'altezza e se ne avverte il peso, la Dazzi è quasi una macchietta, mentre la Serafini è fin troppo freddina nel ruolo fondamentale della figlia.
Daniela: Fluviale e cupo melodramma anticomunista diviso in due parti, ambientato nella Russia degli anni Venti ed incentrato sulla figura della giovane Kira, innamorata di un aristocratico perseguitato dal regime ed amata a sua volta da un commissario politico. E' proprio la figura di quest'ultimo, a sorprendere, dato che si tratta di un uomo onesto e dotato di alto senso morale, a differenza del suo rivale in amore, uno smidollato venale e vigliacco. Valli bellissima e stupida, dato che preferisce Brazzi a Giachetti (parere personale, ovviamente).
MEMORABILE: Il colloquio finale fra Kira e Andrej, con il volto di Giachetti che trasfigura quando comprende l'inganno (l'esclamativo è per questa espressione)
Ciavazzaro: Atroce, senza mezzi termini. Alessandro Gassman in particolar modo offre una pessima interpretazione. Salvo del cast solo la Merlini e Philippe Leroy in versione Yanez. C'è anche la Arcuri, che anche in questo caso come attrice proprio non convince. Scene assurde, plot mal scritto e confusionario, proprio brutto. Da evitare accuratamente.
Nando: Una greve ambientazione Anni Cinquanta con i trafugatori di antiche tombe, porta ad un'inquieta attrazione per una giovane donna sposata ad un uomo maturo da parte del di lui figlio di primo letto. Carente e totalmente privo d'interesse, vede la Cucinotta, attrice miracolata dal Postino, insulsa. Ci sono fiction televisive migliori di questa pellicola, il che è tutto dire.
Kanon: Didascalica ed ordinaria narrazione d'infanzia espressamente adatta ad un pubblico sotto i 10 anni. Non ha niente da dire né da offrire, se non una massiccia dose di buonismo e voglia di veleggiare verso la superficialità. Nondimeno, nei suoi intenti infantili accenna ad un occhio poetico tenero e compito, senza la supponenza dell'autorialità ed accarezzando la realtà filtrata con gli occhi dei bambini. Il tenore zuccherino è piuttosto elevato: attenzione alla glicemia!
Pigro: Ragazzo collaborazionista nella Francia occupata si innamora di un'ebrea. Film bellissimo e inquietante. Malle torna a raccontare l'adolescenza e la sua misteriosa psicologia, ombrosa e volitiva, attraverso la storia di un ragazzo che compie scelte secondo un istinto infantile e imperscrutabile, incosciente e franco nei suoi comportamenti. Ma è anche un film che svela la casualità di tante scelte "politiche", e perciò disturbante: capace di entrare nei gorghi vili di Vichy e di guardarli con uno sguardo nuovo per l'epoca.
Matalo!: Desolante filmetto, cult involontario più per la sua cialtronaggine che per meriti comici, capostipite di film come Mezzo destro mezzo sinistro; Sordi rimpiange il Duce e lo mima in una delle poche scene riuscite (ma è in mutande). Oltretutto è fuori parte nel ruolo del bamboccione schiavo di mammà e succube di un padre tiranno. Nel cast Margherita Lozano in gran luce (era in Per un pugno di dollari mamma Baxter). Certo, vicino a Un italiano in America fa un figurone...
Giuliam: Capolavoro della commedia statunitense, magnifica e divertente, enorme opera di un grande regista come Billy Wilder. La storia è scorrevole ed è ben assortita da un ottimo cast che non delude affatto le aspettative. Ma è Marilyn Monroe il punto forte del film: il suo fascino e il suo stile hanno reso il film politicamente scorretto.
Nando: La dimenticata quanto vergognosa segregazione e successiva deportazione degli ebrei francesi da parte dei loro connazionali narrata con due spazi temporali ben distinti. Lo stile è abbastanza sobrio, con venature di coerente drammaticità; probabilmente il finale appare minore rispetto alle interessanti situazioni precedenti. Buono il cast, con menzione per la Mayance.
Pinhead80: Brizzi cerca a modo suo di raccontare in chiave moderna il più classico dei conflitti interiori dell'essere umano, ovvero quello di non riuscire ad accettare l'idea di non poter rimanere giovani per sempre. I personaggi però sembrano caricature mal riuscite che si arrampicano sugli specchi di una sceneggiatura stiracchiata che ha ben poco da dire. L'unico credibile è Bentivoglio nella parte dell'uomo maturo che gioca con le emozioni altrui. Qualche risata e poco di più.
Daniela: Il messicano Paco assolda un mercenario detto "Il Polacco" perché lo aiuti prima a difendere i rivoltosi dagli sgherri di un bieco proprietario di miniere, poi per fare la rivoluzione... Tortilla-western che anticipa il più riuscito Vamos a matar companeros, abbastanza gradevole nonostante il ritmo altalenante con qualche tempo morto e alcuni attori poco convincenti come Ralli ed in parte Musante. Tra i pregi, i bei paesaggi, la presenza minacciosa di Palance, Franco Nero, bello e meno cupo rispetto a Django, che sentenzia con la voce di Nando Gazzolo.
MEMORABILE: Il cerino acceso strusciando sulla guancia; Il consiglio finale del Polacco a Paco.
Rocchiola: Reduce di guerra monco giunge in una località desertica alla ricerca di un amico giapponese. Dovrà affrontare un omertoso gruppetto di rednecks. Un western moderno in cui per la prima volta si mostrò il vergognoso trattamento riservato ai cittadini nipponici dopo l’attacco di Pearl Harbor. Nell’arco di 24 ore si consuma un Mezzogiorno di fuoco più teso e moderno. Certo, Tracy che con un braccio solo tiene testa a Ryan, Marvin e Borgnine è un po' incredibile, ma il film scorre teso e veloce sfruttando al meglio la panoramicità del cinemascope.
MEMORABILE: L’arrivo del treno a Black Rock; La Molotov scagliata contro Smith; L’uccisione di Liz; La sfida in auto tra Tracy e Borgnine.
Galbo: Grande e classico film fordiano, girato come altri suoi capolavori nella Monument Valley, vero e proprio archetipo geografico dei grandi western. La storia si rifà a quella del generale Custer e presenta una particolare attenzione alla caratterizzazione psicologica dei personaggi, specie il protagonista, militare paranoico splendidamente interpretato da Henry Fonda. Quasi secondario il ruolo di Wayne, impeccabile la presenza di grandi caratteristi del cinema western come Ward Bond.
Flazich: Una semplice riproposizione delle gag che hanno reso famoso il ragionier Ugo Fantozzi; personalmente non penso possa essere sufficiente. Così tutto appare prevedibile, scontato e "già visto". Talvolta si strappa la risatina ma siamo lontani dai fasti dei primi due "Fantozzi", in cui le disavventure di Paolo Villaggio rappresentavano la metafora della difficile condizione sociale dei lavoratori italiani degli anni 70. Ormai questo personaggio non ha più motivo di essere rappresentato.
Lupus73: Regista rinomato, cast d'eccezione, produzione ottima (sembra uscirsene dal decennio precedente a dir poco, e non in senso negativo), sceneggiatura e ambientazione di kinghiana memoria, sono sufficienti a fare un buon film? La risposta purtroppo è no; etereo, inconsistente, soporifero (si muove qualcosa negli ultimi 10'), debole e inefficace, gratuitamente piagnucoloso. L'unica cosa che si salva (a parte le buone interpretazioni) è l'atmosfera. In definitiva un buco dell'acqua, autentico passo falso del regista. Almeno è servito come materiale da parodizzare in Scary movie 3.
Pigro: Il film rievoca le note apparizioni della Madonna a tre pastorelli portoghesi. Un'opera agiografica e oleografica, adatta a infondere la fede e a diffidare dei politici laici. Infatti più che una vicenda spirituale il film racconta, in modo aneddotico, lo scontro fra una devozione pressoché isterica e una burocrazia che sembra non aver nulla di più intelligente da fare che perseguitare tre pargoli lagnosi. Lo sforzo di adesione alla cronaca dei fatti è ammirevole; la retorica no.
Mutaforme: Fantozzi va in pensione, sia come ragioniere che come personaggio cinematografico. Le scene comiche sono pacchiane e non fanno affatto ridere, ma il film si salva per un retrogusto davvero amaro che aggiunge un senso al personaggio di Villaggio. Per la prima volta è affrontato il problema del sentirsi inutili. Il primo Fantozzi sarebbe stato riassunto come parafulmine, mentre ora è solo un vecchio "sopra i 35 anni" che trova tutte le porte chiuse e fa compassione più di quando era un impiegato.
Rambo90: Molto più divertente del precedente Qua la mano, riesce a dare ai due attori qualcosa in più a livello di sceneggiatura, permettendo a entrambi di brillare nei propri episodi. Il migliore è il segmento con Montesano, anche aiutato da un bel cast di contorno, ma nemmeno Celentano sfigura, alle prese con un personaggio perfetto per lui. Un po' più deboli i momenti di raccordo. Buono.
Daniela: Uno sceriffo testardo, un alcolizzato perso, un vecchio malmesso, un giovane pistolero focoso, una donna di dubbia moralità: è la squadra male assortita che deve sostenere l'assedio di forze sovrastanti in questo che non è solo un meraviglioso western ma anche un film seminale, il cui plot è stato riproposto innumerevoli volte anche in genere diversi, a cominciare dal Distretto carpenteriano. Regia magistrale, sceneggiatura calibratissima, sapiente utilizzo delle poche ambientazioni, personaggi caratterizzati al meglio da attori eccellenti (Martin indimenticabile): film da vedere e rivedere.
MEMORABILE: La sequenza iniziale nel saloon, con Martin che gira per il locale sperando in un cicchetto
Daniela: Tempo pochi secondi e fra una tribù di vighinghi ed una di tartari si passa dai convenevoli alle asciate nella schiena. Segue guerra in cui ci vanno di mezzo anche una principessa tartara alla "Cecco toccami" e la moglie del capo vichingo... Coproduzione italo-slava di un certo impegno, ma di scarsa sostanza: la trama è stentata e convenzionale e la messa in scena raffazzonata. I motivi di interesse vanno cercati nel cast: Lulli dura poco e Mature appare moscio, ma Welles con occhi mandorlati è sempre un bel vedere e Foà pelato in tunica gialla sembra un monaco tibetano transfuga dal Tibet.
MEMORABILE: Momenti di umorismo involontario: le prove con la catapulta con Mature che si mette a far da bersaglio; Il volo giù dalle mura
Herrkinski: Tentativo di rinvigorire la classica commedia italiana ad episodi. Purtroppo il risultato non è dei migliori e ci si chiede come abbiano fatto ben 8 sceneggiatori a tirare fuori solo queste storielle da quattro soldi. Calà spara qualche battuta salvabile, Villaggio varia leggermente il prototipo fantozziano, Roncato fa quel che può, il resto è da dimenticare del tutto. Si ride molto poco e seppur il film si lasci vedere, non viene certo voglia di riguardarlo. Moderatamente avvilente...
B. Legnani: Western iberico-italiano che porta avanti due trame che poco si intrecciano, quasi da far pensare che siano nate in modo indipendente. Una vede una serie di vendette trasversali che manco la mafia, l'altra un rapimento ed un ritrovamento d'infante non proprio lineari. Dialoghi così così, con qualche momento un po' surreale. Qualche faccia cara, qualche faccia che non convince (in primis il giovane Romero Marchent), qualche snodo assai carente di logica. Chi vuole la violenza la trova: ma molto, troppo, di tutto il resto manca, e in modo crepitante. Se vi contentate...
Azione70: Filmetto senza pretese. All'interno di una trama esile basata su vari tentativi di truffa sono comunque ben amalgati gli ingredienti tipici della commedia italiana anni 80, dalle scenette di Bombolo e Cannavale alle donnine nude alle comparsate di Jimmy il fenomeno. Insomma, vale la pena solo per gli amatori a oltranza del genere. Qualche risata qua e là però la strappa.
MEMORABILE: Cannavale Bombolo (in cucina): "Prendi la gransegola". E Bombolo: "Io alla gransegola preferisco la granfigola!"
Siska80: Mertes centra il tema, soffermandosi sin da subito sul tormento di Tommaso: il film inizia infatti dopo la morte del Salvatore e per tutto il tempo il futuro Santo oscilla tra i sensi di colpa per non averlo visto prima della crocefissione e l'incredulità circa la sua Resurrezione. Ottima prova attoriale di Tognazzi junior nel ruolo del protagonista, discreto il resto del cast (tranne l'inespressiva Cucinotta); buono il ritmo, sviluppo della trama coinvolgente.
MEMORABILE: Il commovente finale in cui Tommaso si fa incarnazione della fragilità umana.
Rufus68: Uno dei migliori wuxia di sempre: per l'iperrealismo dei combattimenti, davvero pirotecnici, per la complessità della struttura drammatica (la ragazza narratrice) e, soprattutto, di quella simbolica. Il protagonista è un eroe (monco, come in molte saghe) che riesce a ricreare una tradizione da brandelli di tradizione (la spada spezzata, il codice mutilato): metafora della rinascita della sapienza dalle proprie ceneri. Originale il sincretismo religioso (il crocefisso), ottimo il cast.
Fabbiu: Un capolavoro (anche se a mio parere non raggiunge i livelli del Padrino) all'insegna di un cast di ottimo livello. Sceneggiato, diretto e confezionato con una maestria impressionante: è forte e duro, a volte è drammatico, ha scene d'azione stupende e non manca di far sorridere ogni tanto. Lo si guarda tutto d'un fiato, mentre rendono alla perfezione la musica e l'ottima fotografia; la scena alla stazione, pur citando la Corazzata è lo stesso un pezzo di antologia cinematografica (sbeffeggiata da Zucker). Fantastico il doppiaggio del mitico Ferruccio Amendola.
MEMORABILE: Al Capone: "Sei solo chiacchiere e distintivo..."
Gugly: Il mondo è cambiato, ma le mandrakate sono immortali... Sequel con il quale ho riso più che col primo; Proietti si scatena e gigioneggia come se fosse a un suo recital, per fortuna a contenerlo ci sono la Brilli, molto simpatica e Buccirosso, il Peppino dei nostri tempi. Benino il resto del cast. Godibile.
Magnetti: Film sconsideratamente trascurato dal sottoscritto, fino alla decisione di noleggiarlo quando il DVD era tra le seconde visioni... E' un film con una idea di base tanto geniale quanto angosciante (gli umani/batteria) che a volte viene messa in secondo piano rispetto ai pur ottimi effetti speciali (combattimenti etc). Pesca dalla cultura cyberpunk idee adatte a colpire il gran numero di spettatori a cui si rivolge. Se gli autori fossero riusciti a enfatizzare la sensazione da apocalisse umana sarebbe stato un capolavoro.
Bruce: La storia è nota e visivamente il film è di grande impatto. Una magia visionaria di colori, con una fotografia di altissima qualità. Tim Burton esagera, così come Johnny Depp, sempre più sopra le righe. Gli umpa lumpa sono folletti straordinari ed è divertente seguire le coreografie dei loro balletti. Eppure l'insieme mi lascia perplesso, come se ad un grande sforzo produttivo non corrispondesse una sincera ispirazione, risultando l'opera sostanzialmente fredda e non più di tanto coinvolgente, sia per i grandi che per i più piccoli.
Puppigallo: Western che parte bene, mostrando un "prete" a dir poco singolare in un luogo che chi lo soccorrerà definirà "il clistere del mondo". Purtroppo non tutte le aspettative create verranno soddisfatte, scegliendo la strada più facile, con tre individui creati per piacere al pubblico (l'ironia però non è male) e un cattivo rancoroso (non ha tutti i torti), allergico a preti e religione. L'inserimento della ragazza indiana muta, causa trauma, è piuttosto forzato, ma nonostante questo, il grugno di Mitchum ha il suo perché e la pellicola si lascia vedere senza problemi.
MEMORABILE: Auto vs cavalli su terreno sconnesso; La "santa trinità"; "Dio protegge i pazzi e gli ubriachi, ma non gli idioti"; Il crocefisso con sorpresa.
Daniela: Ritorno al paesello natio per una donna che ne venne cacciata tanti anni prima con un'accusa terribile: la bambina di allora è diventata un'abilissima sarta e sarà proprio con ago e forbici che porterà avanti la sua vendetta... Un film australiano di bella confezione, bizzarro e dagli sviluppi imprevedibili (vedi il presunto finale piazzato a 3/4), che tuttavia non risulta del tutto convincente per la scarsa compenetrazione fra commedia nera e dramma sentimental/familiare. Nel cast, sempre brave Winslet e Davis, ma il più godibile risulta Weaving, tenero poliziotto memore di Priscilla.
MEMORABILE: Nel paesucolo da tre lire perso nel deserto, tutte le donne con abiti d'alta moda; La fuga della sposa-bomboniera; L'arresto del torero
124c: Nuova versione francese della celebre favola, già portata al cinena da Jean Cocteau negli anni '40. I tempi sono cambiati e il nuovo regista si permette di mischiare il film della Disney del 1991 con i lungometraggi fantasy di Tim Burton. Purtroppo Christophe Gsns non è Burton e Vincent Cassel non è certo Johnny Depp, anche se il suo personaggio, la Bestia, non è completamente da buttar via. Léa Seydoux è molto bella, ma non è purtroppo altrettanto brava. Film per famiglie che nel complesso sa troppo di già visto, nonostante le scene d'azione finali.
Undying: Una storia toccante, ispirata dal dramma di chi, per sfortuna/destino/natura è toccato dall'inspiegabile "guasto" mentale. L'autistico Raymond Babbitt (un eccezionale Dustin Hoffman) smuove tenerezza e compassione, facendo confluire la rabbia in direzione delle ingiustizie che piombano sulle nostre vite (misteriosamente senza ragione logica). L'abilità matematica (Raymond conta in pochi secondi quandi stuzzicadenti sono contenuti all'interno di un contenitore) è sinonimo di genio, innestato su un cervello malato. Commovente.
Zoltan: Notevole la messa in scena per un noir che intriga e attira l'interesse, con un'atmosfera che quasi porta a richiamare il gelo di certi thriller nordici. A mancare però è la complessità della trama, per una storia che è esile e che porta a una durata per forza di cose minima. Qualche elemento a dare più sbocchi evolutivi al soggetto avrebbe portato il film a ottenere un gradimento e un voto sicuramente maggiore, così resta un buon esempio di stile ma non si va oltre alla sufficienza.
Markus: Una signora tedesca divorziata va in vacanza con sua mamma in Scozia, ma una volta arrivata decide di proseguire il soggiorno in solitaria. Troverà due uomini lumaconi... Amori, rancori, una punta di amaro che non guasta mai e qualche farfallina allo stomaco per una cinquantenne (Kracht) mostrata con naturalezza in questo tv-movie di poche pretese, che alla puerilità del soggetto compensa con un buon ritmo narrativo e un taglio del film al femminile. Le lacrime stavolta scendono su un volto raggrinzito e in là con gli anni, ma ci sta bene così.
Rambo90: Incrocio tra le saghe di Ocean's e Fast & durious, però senza la brillantezza di sceneggiatura della prima e senza l'azione della seconda. Siamo chiaramente di fronte a un low budget, che qua e là riesce a strappare anche qualche risata e che comunque ha un ritmo decente grazie alla regia esperta di Harlin. Il piano della banda è ridicolo e poco interessante, ma se non altro Brosnan conserva il suo carisma e guida il film, contro un Roth invece spento e che sembra fare espressioni a casaccio. Insipido ma guardabile.
Silvestro: Se guardato col giusto spirito e con la sana voglia di evadere da qualsiasi logica "Machete" può funzionare. Abbandonata qualunque velleità politica e narrativa, il film è un susseguirsi di scene pulp, un fumettone che trova in Danny Trejo la faccia giusta. Il limite della pellicola è che alla lunga lo spettacolo risulta un po' ripetitivo e stucchevole. Divertenti alcuni personaggi di contorno come lo schizofrenico Marcos o Charlie Sheen nei panni del presidente americano.
Digital: Mi sono approcciato alla visione perché le pellicole carcerarie mi hanno sempre intrigato, ma in questo caso la qualità è assai modesta. Ciò è dovuto ad una trama piuttosto ridicola nonché inverosimile e per la presenza di attori men che mediocri (Van Damme incluso). Comunque, per una serata disimpegnata (molto disimpegnata), si può anche visionare.
Nando: Garbata ma allo stesso tempo fiacca commedia per il comico romano al suo esordio in regia. Un giovane e i suoi amori tra la fidanzata, quella successiva ed una fiamma sudamericana. La narrazione non mostra picchi e talvolta Brignano cerca di strappare il sorriso. Da segnalare la presenza di dialoghi senza scurrilità alcune, ma il risultato appare troppo pulito e di conseguenza modesto. Interpreti femminili abbastanza anonime.
Saintgifts: Dal Kentucky al Texas è il lungo viaggio che si prefigge di fare il cacciatore Elias Wakefield, rimasto vedovo (Burt Lancaster) con suo figlio e il cane Faro. Un viaggio che riserverà molte sorprese; ricco di personaggi e di situazioni che, più di altri western, mettono in rilievo le difficoltà dei rapporti interpersonali, specie nei confronti di stranieri verso i quali, a maggior ragione se onesti e in buona fede, viene messa in atto ogni tipo di provocazione. Buona la regia di stampo classico, di Lancaster, ma è come attore che dà il meglio.
MEMORABILE: Walter Matthau (al suo esordio) spegne le candele a colpi di frusta.
Disorder: L'idea di base è semplice e anche un po' buonista: l'uomo comune che, messo per caso nella "stanza dei bottoni", riesce a sconvolgere col suo candore i consolidati equilibri di potere fra maneggioni senza scrupoli e politicanti ottusi. Il film però funziona, grazie soprattutto alla coppia d'assi dei protagonisti (Kevin Kline e Sigourney Weaver), spalleggiati da abili comprimari. Lo svolgimento è prevedibile, ma ci si diverte. E poi è bello vedere, anche se per finta, l'onestà trionfare una volta tanto sui sotterfugi politici. Buono.
MEMORABILE: Il veloce e gustosissimo cameo di Arnold Schwarzenegger.
Ryo: Un cast molto ben assortito dal punto di vista della qualità artistica; ottima la fotografia degli ambienti anni 20 con una ricostruzione convincente degli interni e dei costumi. La storia di Thomas Wolfe (scrittore che non conosco letteralmente parlando) è interessante ed è significativo il messaggio sul peso della responsabilità che ha un editore nel tagliare o meno le parole di uno scrittore nel pieno della sua creatività a favore di una maggiore fruibilità.
MEMORABILE: "Chi mi dice che non avrei dovuto lasciare il tuo libro cosi com'era?"
Rambo90: Pura serie B, con la consapevolezza di esserlo; non troppo divertente però, perché oltre a una schiera abbastanza nutrita di ammazzamenti c'è ben poco. I personaggi sono risibili e la storia non offre molti colpi di scena; rimane il gusto di vedere i serpenti all'opera (anche se realizzati maluccio in digitale) e in un paio di occasioni c'è di che sogghignare. Jackson fa il ruolo per cui è nato (poliziotto duro e coraggioso) e svetta facilmente.
Pigro: Gli rapiscono la moglie e lui, ex agente segreto, ritorna all'azione insieme al figlio che ignorava il suo passato. Un discreto film d'azione, dove però l'azione più interessante e significativa non è quella (talvolta troppo spettacolare o sopra le righe) della spy-story, ma quella del rapporto tra padre e figlio. E' infatti questo il nucleo più interessante e stimolante del film, purtroppo non sempre sfruttato nelle sue potenzialità, nonostante la generosa interpretazione di Hackman e Dillon. Ma merita comunque la visione.
Daniela: Questa è "la cosa di prima", ossia il racconto di "cosa" successe nella stazione artica norvegese di cui si parla nella "cosa" carpenteriana, a partire dal ritrovamento della "cosa da un altro mondo" nel ghiaccio. Pre-finale a parte, originalità prossima allo zero gradi centigradi, però la confezione è buona, la mattanza orchestrata con giudizio, il cast offre una prestazione professionale, soprattutto i bio-trasformers, per quanto derivativi, suscitano sufficiente raccapriccio. Prequel inutile, ma non indegno, per cui vedibile, lasciando da parte l'aspettativa per "qual-cosa" di nuovo
Ira72: Degli ultimi Marvel (Deadpool a parte), uno dei più gustosi. Ben calibrate (e realizzate) le scene di azione che non sovrastano - come spesso è accaduto - la storia e i personaggi. Per carità, il copione non si discosta dagli altri: scienziato pazzoide, bellona (ina in questo caso) di turno e il bene che trionfa sul male (forse). Le premesse per un secondo appuntamento ci sono tutte. Peccato per la scelta della Williams, che passa quasi inosservata e per Ahmed, che ci si auspicava più feroce.
MEMORABILE: Venom: "Occhi, polmoni, pancreas... Tanti spuntini e così poco tempo!"
Parsifal68: Tira e molla amoroso tra una bella libraia e un ristoratore. E' un Troisi molto lontano dalle sue prime opere, quello che dirige e interpreta questo film che si snocciola su un tappeto fatto di poesia e delicatezza ma che non fa ridere nè sorridere. Le struggenti note di Pino Daniele sottolineano il doloroso epitaffio di un amore mentre una Napoli meravigliosa come non mai sta lì a guardare sonnecchiando. In parte gli attori di spalla, tra cui segnalo il bravo Messeri. Purtroppo un Troisi in declino.
Ryo: Divertentissima commedia, brillante e originale, imitata e straimitata (sopratutto nel nostro Paese). Lo sfondo è l'epoca del proibizionismo americano, in cui i due protagonisti sono costretti a travestirsi da donne per fuggire ai mafiosi e aggregarsi in una banda musicale tutta al femminile. Jack Lemmon è l'attore più carismatico della pellicola, ma qui finisce per fare da spalla a un Tony Curtis in ottima forma, capace di dare vita a, praticamente, tre personaggi diversi. Inutile ribadire quanto fosse splendida la Monroe.
MEMORABILE: La festicciola nella cuccetta del treno; Il miliardario della Shell; "Sono un uomo!" "Nessuno è perfetto!"
Galbo: Periodicamente riproposto in coincidenza o a ridosso delle festività religiose, un film che aveva senso nel periodo in cui è stato prodotto ma è irrimediabilmente datato da parecchi anni a questa parte. La rappresentazione del fenomeno religioso (ci si voglia credere o meno) è infatti stereotipata ed oleografica all'eccesso, con giusto qualche discreta caratterizzazione di personaggi minori ma troppo avvolto da patina buonista e con una visione manichea della società non più sostenibile. Da salvare giusto la ricostruzione ambientale.
Faggi: Si comincia con toni macabro-grotteschi (la scena della professoressa che resta morta stecchita in classe) e altri passaggi che introducono climi licenziosi di scolaresche folli (si vede la Staller ninfomane giocosa). Si continua con l'arrivo della supplente Villani ed è subito chiaro che se del film si salverà qualcosa sarà grazie a lei: l'avvenente figura, le cosce, gli abiti indossati con sensualità. Poi ci sono le tresche, le battute e le facce reperibili, anche, nei fumetti che allora circolavano nei negozi da barbiere.
Herrkinski: Curiosa commedia che mette in scena un bravo Giuffrè nei panni di un improvvisato sessuologo, coadiuvato dall'assistente Cannavale; l'intero cast a dire il vero è di buon livello, con una brillante comparsata di un giovane Banfi, una Asti molto brava e una Calderoni sempre bellissima, oltre a vari altri caratteristi del periodo. Ci si diverte a intermittenza, pur senza scendere mai troppo nella volgaritá; certo, lo script è robetta, ma si parla di cinema senza pretese e il film scorre bene, regalando tutto sommato qualche risata a denti stretti.
Buiomega71: Raggelante e lancinante metafora sulla vendetta. Il fantastico che irrompe nel quotidiano sembra firmato Bradbury/Matheson e la glacialità chirurgica di Lathimos spiazza e sconvolge, con barlumi di straziante "malattia movie" che si mischia aspramente all'horror e al thriller delle famiglie minacciate. Ragazzini che strisciano, vizietti necrofili nei talami matrimoniali, segregati come nei borghesi vendicativi monicelliani, lacrime di sangue fulciane e un sacrificio finale salottiero che colpisce allo stomaco. Cinema di pancia, distruttivo che non fa sconti.
MEMORABILE: L'operazione a cuore aperto che apre il film; Il racconto di Farrell sulla masturbazione al padre; Il morso al braccio; Anna bacia i piedi a Martin.
Camibella: Un rude sceriffo deve fronteggiare una banda di tagliagole che vuole liberare il fratello del loro capo. Lo aiutano un ubriacone, un vecchio storpio e un giovane inesperto. Western classico di ottima fattura che, al netto di qualche sdolcinatura fuori contesto (il rapporto tra lo sceriffo e la bella Feathers), mostra tutto il campionario dei film di genere. Inutile dire che Wayne e Martin sono perfetti nell'impersonare uno lo sceriffo senza macchia né paura e l'altro l'amico che si redime grazie a un eroico scontro finale. Stupende le musiche di Tiomkin, tra cui spicca il Deguello.
MEMORABILE: La scena del dollaro nella sputacchiera; Lo scontro finale.
Rambo90: Purtroppo con questo ultimo film da regista Nuti conferma di aver perso lo smalto di un tempo. La storia è buona, lui come attore funziona ma ci sono troppi momenti noiosi, troppi flashback che non vanno da nessuna parte e un generale senso di mancanza di vere idee. Si salvano alcune gag, la recitazione della bambina, della Dazzi e alcuni sfoghi del protagonista, ma nel complesso il grande attore toscano è fuori forma come regista.
Redeyes: Non male, nonostante l'iconizzazione di taluni way of living, di taluni desideri o aspirazioni, nonostante un Muccino jr. noioso come poche altre volte, una Romanoff ad interpretare un'insostenibile aspirante velina, una Morante isterica... nonostante ciò, non male. È buona l'introspezione dei personaggi. Su tutti spicca un Bentivoglio ottimo e una Bellucci che sciorina la performance migliore della sua carriera. Un film agrodolce che si riguarda molto volentieri.