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Herrkinski: Una commedia corale agrodolce, a tratti riflessiva, con sconfinamenti nel malinconico. Questa la summa del bel film diretto da Pompucci, regista che evidentemente sa tenere a bada personalità prorompenti come Villaggio e Abatantuono (entrambi misurati, perfettamente nel loro ruolo) nonchè realizzare inquadrature suggestive della location marittima. Un plauso anche al resto del cast; buona pure la fotografia. Sicuramente uno dei prodotti migliori usciti dalla commedia italiana degli anni '90, erroneamente scambiato da molti per un film frivolo.
Zampanò: Il rombo della primissima Formula 1 si sente appena, ad andare a 200 all'ora sono i guai che deformano il viso marmoreo della Valli, reduce dagli States. Scritto, tra gli altri, da Moravia e Pietrangeli, non è un melò in ciclostile. Amanti, ricatti, mariti ignari (Nazzari ha la dote di non essere troppo ridondante a parità di ruolo) e maison lussuriose: le mani diligenti di Franciolini sanno speziare un piatto strappalacrime altrimenti ordinario.
MEMORABILE: Il primo scontro tra Lina e Piero; La fuga di Lina dall'autodromo.
Nando: Commedia allegorica incentrata sulla denuncia della corruzione e dello smaltimento dei rifiuti. I casi trattati appaiono tuttavia edulcorati e privi di spessore, nonostante il cast altisonante ma poco ispirato. Abatantuono è l'unico che regge la pericolante baracca, mentre la Buy e Orlando non incidono, anzi il secondo è più antipatico del solito.
Marimba69: Tornano i Looney Tunes, a distanza di quasi 10 anni dal precedente lungometraggio "Canto di Natale" ("Bah, Humduck! A Looney Tunes Christmas"). Anche quest'ultima produzione non giunge nelle sale ma direttamente in home video. Stavolta i nostri personaggi sono coinvolti in una girandola di inseguimenti e colpi di scena che ruotano attorno a un preziosissimo fiore con delle particolari proprietà. Caratterizzazione dei protagonisti ben diversa da quella degli anni d'oro, ma il film si lascia apprezzare, soprattutto dagli "under 14". Buon ritmo.
Markus: Giovane e aitante musicista country, in procinto di sposarsi con un'attrice, torna prima del lieto evento nei luoghi in cui è nato e cresciuto. Lì incontrerà una sua "ex". Un classico che si ripete: tutti belli e riusciti nella vita, un fidanzamento e poi lo strappo dovuto al fatto che l'attuale amore è solamente basato sulla fisicità. Di buono c'è il ritmo, ma di cattivo tutto il resto: non si va mai oltre a uno stuolo di leggerezze da Baci Perugina e altre banalità facilmente intuibili già nei primi venti minuti. Un film davvero senza pretese.
Homesick: Alla vigilia dell'indipendenza del Marocco, la città di Tangeri è il caldo, multietnico e decadente scenario per un dramma noir il cui ordinario tessuto diegetico - scontri tra clan, intrighi, amori e vendette - è rinforzato dalle prove di un gruppo di attori vigoroso e compatto: dal disilluso detective marlowiano Lhermitte all'onnipotente boss Hanin, dalla "figlia in nero" Golino - con immancabili nudi integrali in serbo - alla patita chanteuse Karina; contornano Guiomar, commissario ottuso e corrotto, e Lindon, figlio sottomesso e timoroso. Non guastano le stille di ironia sparse qua e là.
MEMORABILE: La strage iniziale; Il discorso del commissario sulle "ipotesi"; L'aiuto degli ebrei; Il faccia a faccia nella villa abbandonata.
Ultimo: Una commedia semplice semplice, tutta costruita intorno al gruppo di ragazzi detti "Gli intoccabili" (un chiaro omaggio al capolavoro di De Palma). Il film scorre tutto sommato senza problemi e la banda di ragazzi "ribelli" riesce a tratti a far riflettere e scappare anche qualche risata. Non del tutto convincente la prova degli adulti. I migliori del cast rimangono i giovani Elio Germano e Adriano Pantaleo. A patto di non aspettarsi un grande film si può guardare, pur appartenendo al periodo del tramonto di Castellano e Pipolo.
Rambo90: Storiella simpatica, anche se spalmata su una durata a volte troppo lunga e con schemi ripetitivi; confezione dignitosa e regia spigliata. Owen e la Roberts duettano benissimo e grazie ai dialoghi frizzanti riscattano la trama nei punti più lenti. Adeguata la colonna sonora, bravi i comprimari. Gradevole.
Galbo: Sergio Corbucci dirige Totò e Peppino De Filippo, storici partner, in una commedia dalla trama assai esile: litigi e dispetti tra due colleghi d'ufficio a causa di una promozione. La sceneggiatura non brilla per inventiva, ma la pellicola è resa gradevole dai due ottimi protagonisti che con il loro collaudato mestiere suppliscono a qualche carenza di scrittura e sono affiancati da un più che valido cast di caratteristi.
TomasMilia: Il film è ben confezionato, però alla lunga stucca un po’ il troppo buonismo portato dall’ingresso in scena di Zeudi Araya (bellissima). La prima ora si vede volentieri, soprattutto grazie allo strepitoso personaggio di Pozzetto, cinico, maligno e supponente (una sorta di Matthau italiano). Poi, quando Dorelli scopre che i culi di bottiglia della collana della Araya sono diamanti veri, il film ha la sua svolta. In negativo però. Dorelli è elegante come al solito mentre la Milo è auto-ironica.
Galbo: Un western dall'impianto narrativo classico, incentrato sui temi di vendetta e giustizia e interpretato dalla famiglia Sutherland, padre e figlio, affiancati da altri ottimi attori come Cox e Wincott. Girato in un bel contesto ambientale, il film si segue con piacere, complice anche la giusta durata e l'assenza di "tempi morti", sebbene penalizzato da una regia che non sottolinea con il giusto pathos i momenti topici della vicenda, gestiti prevalentemente dal carisma dei singoli attori. Non un capolavoro, ma nel complesso non male.
Dusso: Film televisivo in cui Poirot deve risolvere l'omicidio di un ricco inglese pugnalato nall'interno della propria casa. Gradevole come quasi tutti questi prodotti con Suchet, ma certamente è anche uno dei più telefonati e con un finale mediocre, poco convincente.
Stubby: Un film che a tratti diverte soprattutto grazie alla figura del figlio impacciato, interpretato da Carlo Verdone. Trama leggerissima e poche trovate innovative. Alberto Sordi è sempre bravo ma non certamente al top. Divertente la sequenza in cui Verdone si trova sulla barca con le ragazze e fa l'imitazione del piccione ferito. Da vedere ma senza troppe pretese.
Giùan: Affidato per le vacanze estive ad una giovane coppia in crisi a causa della precoce perdita del figlio, il piccolo Willard farà riscoprir loro la perduta serenità e avrà modo di conoscere il valore dell'amicizia. Delicato ritratto sentimentale diretto dalla scrittrice Donoghue con un intelligente compendio di quiete atmosfere agresti (il fiume) e profondità psicologica. Classico film d'attori che centra miracolosamente la misura sia nella coppia adulta (gli allora sposi Johnson-Griffith) che, soprattutto, nelle giovani promesse Elijah Wood e Thora Birch.
Ciavazzaro: Primo special televisivo della serie, che col suo successo portò alla realizzazione a cadenza annuale di uno special. E le ragioni del successo si comprendono benissimo: animazione e grafica ben curate, ottimi complotti (addirittura si scomoda la massoneria!!!) e ottimi siparietti comici, come quello dell'arresto di Lupin. A farcire il tutto un po' di erotismo.
Cotola: Seconda avventura extralarge per la curiosa scimmietta George ed il suo amico dal cappello giallo, Ted. Stavolta i due viaggeranno in diversi paesi per consentire ad un cucciolo di elefante di ricongiungersi con la sua famiglia. Rispetto alla serie c'è un andamento meno sketchistico e più narrativo e non potrebbe essere altrimenti. La storia è semplice, ma il ritmo è buono e così anche gli adulti non rischiano di annoiarsi o almeno non troppo. In originale tra le voci, piccole particine per Tim Curry e per il grande Jerry Lewis.
Mascherato: David Belle è il fondatore degli Yamakasi, protagonisti di altre due pellicole Europacorp (la casa di produzione di Besson) e qui dà fondo a tutte le sue tecniche di parkour, mentre Cyril Raffaelli, di solito, è stunt coordinator. Insomma, la solita aria fritta del Besson produttore, con un regista che si limita a seguire con panoramiche e lenti grandangolari (chissà perché?) le acrobazie dei protagonisti. La critica sociale, poi, è imbarazzante ("Io difendo i valori" urla l'agente Damien... ah ah ah ah datemi il Trio Medusa).
Daniela: La conduttrice di un talk show rischia di perdere la direzione del programma da lei stessa creato. Accusata di essere autoritaria e non volere donne nel suo staff, fa assumere la prima che si presenta, una ragazza dal carattere diametralmente opposto... Non si tratta di una nuova versione di Eva contro Eva ma del racconto di come una Eva dolce tenti di ammorbidire l'Eva resa acida dalle circostanze. Grazie alla grinta di Thompson, è proprio quest'ultimo personaggio a costituire il principale motivo di interesse di una commedia non irresistibile, oltre che scontata nei suoi sviluppi.
Ciavazzaro: Piatto thriller nel quale Jennifer Lopez è la moglie di un marito violento, molto potente che vuole rubarle la figlia. La trama è banale e risaputa e la disperata fuga della Lopez per impedire che il padre prenda la custodia della bambina, più che mettere ansia mette noia. Piatta anche la confezione, inutile.
Siska80: La trama strampalata (c'è persino di mezzo un sosia chiamato ad adempiere a più ruoli, non solo in battaglia) è un mero pretesto per mettere in scena una serie di scontri armati ben realizzati (seppur resi tramite primi piani atti alla spettacolarizzazione, caratteristica peculiare delle produzioni orientali) anche se intervallati da innumerevoli dialoghi superflui. Da un punto di vista stilistico nulla da eccepire (costumi, trucco e parrucco sono eleganti) e il cast se la cava; ciononostante, tirando le somme il risultato è mediocre. Solo per amanti del genere.
Caesars: Pakula porta sullo schermo l'inchiesta nata dal celebre caso Watergate. Per lo spettatore italiano (sia allora che oggi) non è per nulla facile seguire la storia, zeppa di nomi non tutti conosciuti; però la pellicola, grazie anche alle buone interpretazioni di Redford (anche produttore del film) e di Hoffman (ma anche il rsto del cast è eccellente, basti pensare al grande Jason Robards), riesce ad essere interessante e a raccontarci come i giornalisti del Washington Post scoperchiarono la pentola contenente il famosissimo scandalo. ***
Daniela: Poteva essere una buona idea quella di riproporre le avventure dell'agente Smart protagonista dell'amabile serie TV degli anni Sessanta creata da Brooks e Henry, tanto più avendo a disposizione un protagonista azzeccato come Carrell, fresco del clamoroso succeso di Office, affiancato da un cast di assoluto prestigio. Invece di una parodia scoppiettante come nelle attese, per colpa di una sceneggiatura povera di gag e una regia spenta il risultato è una blanda commedia action che fa più sbadigliare che sorridere, irritante per lo spreco di talenti attoriali.
Siska80: Un ragazzino esperto giocatore di bocce forma una squadra di coetanei sfidando il nonno. Ok, la trama è praticamente assente, eppure fa piacere che le pellicole delle nuove generazioni si impegnino a stimolare nei giovani la voglia di coltivare il rapporto coi parenti anziani (oltre naturalmente all'amore per lo sport, che rappresenta sempre un'importante esperienza formativa). Il ritmo è costante, il cast sufficientemente simpatico (soprattutto Patellis), il finale regala qualche momento di riflessione e tenerezza senza cedere al patetismo. Consigliato all'intera famiglia.
Ultimo: Ennesima pellicola con Enzo Salvi nelle vesti di Don Donato. Il film tutto sommato si lascia guardare, ma la vicenda è veramente poca cosa e si aggrappa a qualche iniziativa degli interpreti. Meglio la prima parte, con un Enzo Salvi ripetitivo ma quantomeno simpatico. A patto di non aspettarsi nulla di che un'occhiata la si può anche dare. Tra gli altri, discreti Mattioli e la Cruciani.
Pigro: Il mondo (anzi, Seattle) salvato dalla famigliola in crisi innaffiando tentacoloni giganti piovuti dal cielo? Possibile nel mondo dei b-movie americani dei ’40-50, ma anche in quest’opera dozzinale, che recupera quell’antica sbrigatività (riaggiornata alla luce di più recenti film catastrofici) raccontando una storia ridicola, con sceneggiatura banale, situazioni imbarazzanti, effetti risibili. Ha un’attenuante: è un tv movie, quindi con budget esiguo e regole elementari da rispettare. Con questo presupposto, riesce perfino a farsi vedere.
Stefania: Mi è sembrata un'occasione sprecata per raccontare in maniera interessante il rapporto (che non è fatto solo di nostalgia) tra gli ex-emigranti e il paese dove hanno vissuto, nonché i legami con i vecchi colleghi e datori di lavoro. Ne è uscito un film sicuramente malinconico, un po' patetico, senza vere trovate narrative che facciano crescere i personaggi. Va detto che Villaggio è bravo e ben diretto, il che non è poco, visto che Rabaglia era un regista esordiente. Monocorde, senza profondità.
Puppigallo: Il titolo italiano è ridicolo, ma visto il genere di pellicola...Qui tutto grava sulle possenti spalle della zotica poliziotta dai modi "leggermente" discutibili e dalla parlata così scurrile da non potersi esimere dall'inserire almeno sette o otto vaffa, ti rompo il c., o peggio in ogni frase, anche breve. E bisogna ammettere che la "cinghialona" ispira una certa simpatia, mentre la Bullock è lì solo per evidenziare ancora di più la beceraggine della collega. Regge abbastanza bene grazie ai botta cafoni e risposta di miss FBI rigida come un palo, saccente e noiosa. Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Alla Bullock "Il tuo gatto ha buttato un occho sulla tua vita di m. e se n'è andato"; Tenuto per i piedi, ma manca la forza per reggerlo; La famigia.
Lupus73: Era del governo giallo-verde, ma ogni riferimento a fatti o persone è puramente (o quasi) casuale in questa commedia "politically uncorrect", anche se la carica dissacratoria si limita ai soliti luoghi comuni delle tresche ai piani alti, senza inventarsi nulla di nuovo. Tutto sommato di gag simpatiche ve ne sono, Ricky Memphis fa la solita parte del romanaccio simpaticone, Martina Stella mostra piacevolmente le sue grazie in lingerie (molto meno bene la recitazione), poi tutto finisce a tarallucci e vino in un finale piuttosto raffazzonato. A Natale uno sguardo si può anche dare.
Capannelle: Terribilmente soporifero, con la pretesa di avvincere lo spettatore con intrighi e colpi di scena ma eccessivamente contorto nello sviluppo e scarso dall'inizio alla fine quanto a sceneggiatura. Recitano anche Hopkins e Pacino ma dopo mezzora si capisce come le loro siano solo comparsate ben retribuite. Tocca allora a Duhamel portare da solo il peso di una trama traballante: lui si impegna ma nulla può.
Rufus68: La vita di Picasso, certo, ma vista dal buco della serratura. Un'operazione del tutto lecita e persino godibile nella rappresentazione del genio cinico, amorale ed egocentrico (riuscita solo grazie alla performance di Hopkins, eccellente). Le due ore, tuttavia, scorrono invano, con personaggi appena sbozzati e stereotipi che fioriscono come erbacce ai lati della strada. D'arte si parla poco e quando vi si accenna fuggevolmente lo si fa all'ombra del film di Clouzot. Brava la Moore.
Nicola81: Western senza infamia e senza lode, incentrato su una faida tra allevatori di bovini e pecorai tra cui si frappone un protagonista abbastanza originale: un predicatore con un passato da pistolero e che infatti saprà ancora ricorrere alle armi, quando la situazione lo richiederà. Inizialmente non manca qualche sequenza piuttosto violenta, ma l'epilogo è all'insegna della riconciliazione e della tolleranza (pure troppo, a pensarci bene…). Buona la prova del cast, ma la bellezza della Hershey risalterà maggiormente in seguito.
Il Gobbo: Corbucci tenta il crossover fra eroe all'americana (Manni) e all'italiana (Damon). Non riesce benissimo, un po' perchè Manni è lesso, un po' perchè a furia di farlo integerrimo il suo personaggio è insopportabile, onde si tiferebbe per i cattivi, purtroppo anch'essi un po' tirati via (impagabile Cianfriglia indiano di Ostia). La delirante canzoncina del film però vale da sola il biglietto ("Non gl'importava dell'amore, a Johnny Oro: il suo unico amore era l'oro..."). Il bambino del film Loddi ha doppiato Timothy Oliphant in Deadwood
Disorder: Invedibile. Qui l'unico disastro infernale lo hanno combinato quelli del reparto effetti speciali: di qualità scarsissima, siamo sul livello delle peggiori produzioni Asylum (ma anche sotto). Fiumi di lava in CG che sembrano gigantesche lasagnate, ridicole esplosioni e la peggior scena sottomarina che io ricordi: il ridicolo regna sovrano. Cast svogliato e di spessore nullo, da salvare forse solo Amy "Pink Ranger" Johnson, l'unica che sembra crederci davvero. Trama stravista e assurda perfino per un disaster-movie. Pessimo.
MEMORABILE: Si sente in un Tg: "In Italia il Vesuvio e l'Etna si sono risvegliati: il Papa conferma potrebbe trattarsi della fine del mondo!"
Il ferrini: Raro caso di sequel che eguaglia (se non addirittura supera) il prototipo, tesi confermata dallo stesso Villaggio. Elencare le scene cult del film significherebbe praticamente ripercorrerlo integralmente: dal leggendario cineforum del compianto Vestri alla Contessa Serbelloni passando per la gassatissima acqua Bertier. Comprimari in forma smagliante, regia di Salce gloriosa (e si farà rimpiangere non poco), in sostanza uno dei migliori film comici mai girati.
Taxius: Simpatica e semplice commedia action con protagonisti Jackie Chan e Tom Tucker alle prese col rapimento della figlia del console cinese. La trama è molto semplice e scorre via che è una meraviglia grazie principalmente alla coppia protagonista, ben assortita e capace di regalarci diverse risate. Grade merito della riuscita del film va al buon Chan, maestro di arti marziali. Nel suo genere un buon film.
Daniela: Sceriffo che da anni non porta la pistola deve rivedere le proprie abitudini quando in città arriva una banda di motociclisti violenti... Non si può neppure definire brutto, perché significherebbe attribuirgli un certo carattere, invece questo action simil western è indefinibile per quanto amorfo, se si esclude l'epilogo forcaiolo: derivativo nei contenuti, sciatto nella messa in scena, interpretato in maniera mediocre da un cast anonimo, a parte Pearce che dispiace ritrovare impelagato in una produzione di serie C come questa.
MEMORABILE: La barista: un fisico da top-model e una faccia che somiglia a quella di Steven Seagal quando è ingrugnato (tanto Seagal lo è sempre).
Kinodrop: Un grande mestiere, sceneggiatura solida e soluzioni visive di prim'ordine per una storia mutuata da una serie tv degli anni '80. Molti gli ingredienti di questo heist movie, dall'arrivismo politico con malavita a seguito alle implicazioni sentimentali e familiari che giustificano la temeraria impresa delle quattro donne. Il meccanismo funziona bene, ma manca di continuità e la progressività della tensione si concentra quasi tutta nel finale (a sua volta troppo compresso). Un po' approssimativa la psicologia delle vedove, meglio i comprimari. Va visto.
MEMORABILE: Il montaggio alternato nella scena iniziale; Il piano sequenza ad altezza cofano; La spietatezza di Jatemme; L'ambiguità di Rawlings.
Rambo90: Action comedy gradevole, dalla sceneggiatura brillante e retta benissimo dalla coppia Douglas-Brooks, con il primo particolarmente in forma e dotato di un grande carisma. La regia purtroppo è incolore e penalizza alcuni momenti, soprattutto quelli action, piuttosto scarsi. Comunque si sorride spesso e il ritmo è vivace, con un cast di supporto notevole in cui spiccano Suchet e la breve partecipazione della Bergen. Non male.
Trivex: Non c'è più quella "vena" comica così naturale, riscontrabile nei Fantozzi precedenti. Adesso il corso è "forzato", artificiale e molto meno divertente. Il ragioniere nel tempo non è più lui; non è l'impiegato estremo, ma solo una disdicevole imitazione malandata, "imposta" e perdente. Davvero pochi i momenti buoni e incredibilmente, per la prima volta, compare la noia. I "vecchi" Fantozzi potrei rivederli all'infinito, ridendo (o almeno sorridendo sempre), qui invece mi fermo alla revisione propedeutica al commento; e non credo ci sarà il diritto di replica...
Domino86: Un film, come dice il titolo italiano, che parla di solitudine: se ne trova tanta in questa pellicola, sia quella chiara ed evidente ma anche una solitudine più velata e comunque presente. Lo svolgimento è buono, la trama presenta i giusti intrecci.
Mco: Temistocle deve opporsi alla furia di Artemisia, decisa a vendicare l'onta dell'uccisione di Re Dario. Il peplum rivisitato in chiave exploitativa, con arti che volano via e teste che saltano all'impazzata, è un modo spettacolare (e romanzato) di rendere omaggio a fatti spesso relegati a noiose ore di storia. A Murro preme far emergere la fierezza del popolo greco e dei suoi prodi combattenti. In mezzo a fiumi di sangue (digitale, of course) si segnalano per la loro superbia anche i seni di Eva Green, qui nei panni di una condottiera spietata.
MEMORABILE: Come Serse divenne una divinità in Terra; L'incontro bollente tra Temistocle e Artemisia.
Daniela: Uno scienziato napoletano depresso che lavora nel bel mezzo del deserto del Nevada per captare segnali provenienti dalle stelle riceve in "eredità" due nipoti rimasti orfani che il fratello, prima di morire, gli ha affidato con un video messaggio... Fantascienza minimalista, pretesto per parlare di elaborazioni del lutto dolorose e della necessità di interiorizzare il ricordo della persona cara ed andare avanti, in un film non del tutto riuscito per un certo compiacimento della propria bizzarria ma coraggioso nel voler percorrere strade poco battute ed anche commercialmente poco appetibili.
Markus: Bella e giovane studentessa s'imbatte in un ragazzo, figlio di un milionario senza scrupoli (col quale ha un conflitto), senza che lei sappia della sua ricchezza. Siamo dalle parti della trecentesima versione di Cenerentola, che Michael Scott senza mezzi termini rinnova in una formula da sentimentale per la televisione. Si segue grazie a un certo piglio narrativo; tolte quindi le riserve sulla mancata originalità e sul fatto che si capisce sin da subito dove si andrà a parare, resta un filmetto scacciapensieri di ordinaria amministrazione.
124c: Sandra Bullock al posto del George Clooney di Ocean's eleven e Cate Blanchett al posto di Brad Pitt. Per quanto possa stuzzicare l'idea del furto di gioielli in sostituzione della rapina al casinò, la storia della banda Ocean, maschile o femminile che sia, è un continuo ripetersi di situazioni. Si temeva in un'altra rivolta dei fan come per il remake di Ghostbusters, ma evidentemente quelli di Steven Soderbergh, che qui si limita a produrre in stile Spielberg, apprezzano di più i cambiamenti di sesso dei protagonisti; dopotutto sono sempre ladri...
Mark70: Il genere spaghetti-western era già morto quando venne girato questo film, che ne ripercorreva stancamente i principali luoghi comuni: il risultato è così così, trama scontata, personaggi ridotti a macchiette (terribile Girolamo, quanto si sente la mancanza di una spalla all'altezza per Bud Spencer), la solita girandola di cazzotti e qualche scena azzeccata per un film che lascia un po' l'amaro in bocca pensando alle glorie del passato. Consigliato solo ai fan più accaniti di Bud Spencer.
MEMORABILE: Bud Spencer che, dottore improvvisato, cura il vecchietto.
Delpiero89: Gli ultimi due anni di vita della principessa Diana raccontati in questo modesto film. Era difficile aspettarsi più di un semplice biopic televisivo. Non basta la prova di Naomi Watts. Discutibili alcune sequenze comiche veramente di basso livello. Tuttavia senza grosso impegno si riesce a raggiungere la fine.
Aco: Film d’azione ispirato a un fatto avvenuto realmente. Buone l’ambientazione, le scene di azione, la narrazione claustrofobica (riusciranno i nostri eroi a uscire vivi da quella trappola per topi?) con un lieto fine quasi a sorpresa. Paradossalmente deludono i dialoghi, soprattutto quando si vogliono raffigurare gli americani sotto il profilo umano. Ad ogni modo un buon film, che rende bene il caos politico nel quale era sprofondata la Libia.
Galbo: E' ambientato nelle lussureggianti isole Hawaii, questo thriller esotico diretto da David Twohy. Il suo limite maggiore è costituito da una sceneggiatura ampiamente insufficiente che "bara" clamorosamente in alcuni passaggi e tenta di risollevarsi con colpi di scena che ad un certo punto sono totalmente prevedibili. Anche la prova del cast è al di sotto della sufficienza ed è aggravata dal pedestre doppiaggio italico.
Siska80: Film senza infamia e senza lode che racconta in maniera tradizionale la vita di Giuseppe, guidato dalla fede in Dio e dall'amore per Maria. Il cast se la cava, ma è proprio il protagonista (il bravo Tobias Moretti) ad apparire sottotono e insolitamente poco espressivo. Il ritmo è sostenuto, non ci si annoia, ma siamo davanti a un prodotto che non emoziona, girato con un certo distacco. Mertes farà di meglio alcuni anni dopo, riproponendo la storia in chiave diversa.
Myvincent: Un anziano libraio fa amicizia con un ragazzo africano a cui insegna il piacere e il significato della lettura, per gradi. Attorno e dentro al suo negozietto, vari sketch di vita vissuta si susseguono: un professore che è alla ricerca di un suo libro introvabile, un barman gentile che cerca l'amore... Un'opera poetica, un po' fiabesca, che dice tante cose, con personaggi ben messi a fuoco (specie per i contorni sfumati) e che si conclude con un messaggio politico molto forte. Inutile aggiungere altro sulla bravura di Remo Girone.
Daniela: Quando una contessa muore di morte naturale, il sindaco di Acitrullo simula un delitto per ottenere l'attenzione del media e rilanciare le sorti del paesino che si va spopolando... Secondo lungometraggio per Capatonda, migliore del primo per una sceneggiatura più coesa in cui le gags si innestano in una satira niente affatto stupida sulla morbosità della gente nei confronti dei fatti di cronaca nera su cui speculano i giornali e la "tv del dolore". Comicità demenziale non per tutti i gusti, spesso sgangherata o banale, ma nel complesso le occasioni per ridere amaro non mancano.
MEMORABILE: L'agenzia che propone i viaggi nella sventura: tour nei campi rom, crociera sui barconi degli immigrati, gite sulle scene del crimine
Belfagor: Un procuratore si rivolge a Poirot per scoprire la verità su un giovane condannato a morte, forse ingiustamente, per omicidio. Adattamento solido e classico di un romanzo della Christie, con il solito gruppo di sospettati e una buona quantità di segreti, nel quale fa capolino anche un attentato alla vita del nostro amato detective. Gli elementi tipici, per quanto conosciuti, non deludono: l'interpretazione di Suchet è ottima come sempre e la soluzione del mistero (tutti riuniti, come da tradizione) si rivela interessante.
MEMORABILE: Il finale con la soluzione del secondo mistero.
Il Dandi: Uno dei film migliori e più rappresentativi di Squitieri, che affronta la Camorra come istituzione para-(più che anti)statale attraverso ritratti umani appassionati, imperniati sull'onore personale e sulla tematica noir dell'amicizia virile fra i due protagonisti. Buon equilibrio di azione e verbosità, cui si perdona un filo di necessaria retorica grazie a una convinzione che appare autentica. Accurata la ricostruzione ambientale, che ne fa anche un buon documento storico sul meridione post-unitario.
MEMORABILE: La ricostruzione dello stupro in tribunale.
Ryo: In questo terzo capitolo della saga di Chucky, si tenta di dare nuova linfa e nuove idee alla serie: Innanzitutto, seppure il protagonista dei due precedenti capitoli sia presente (attore però diverso), non è lui la vittima da sacrificare. Chucky torna infatti a nuova vita e sceglie una nuova vittima per appropriarsi del suo corpo. Apprezzabile l'idea di ambientare il nuovo capitolo in un ambiente totalmente diverso e ricco di spunti quale un'accademia militare. Gradevoli gli effetti, ma questa sceneggiatura forse gli stessi problemi (se non di più) della precedente.
MEMORABILE: L'uomo che muore dentro il camion dei rifiuti; Il barbiere pazzo.
Rambo90: Parte bene, con una premessa già vista (Harrison Ford docet) ma interessante, a cui si aggiunge la probabile perdita di memoria di cui Pearce è maestro. Peccato che il film poi non vada oltre questa base, declinandosi su ritmi lenti e su un continuo gioco di gatto col topo fatto dal poliziotto Brosnan (bravo) con il protagonista. Lo spettatore più navigato capirà presto che dell'arrosto c'è solo il fumo e il finale delude ampiamente. Mediocre.
Galbo: Asghar Farhadi dirige una storia attuale, che parla in modo non diretto (per ovvi motivi di censura) dell’Iran moderno. Una coppia a cui un’evento drammatico (mai completamente chiarito) provoca una evidente frattura nei rapporti personali, con il marito che cerca vendetta e la moglie che tende alla negazione del fatto. Grande lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla tensione che cresce inesorabilmente fino ad un finale magnifico e ambiguo nello stesso tempo, che fa capire che nulla sarà come prima. Ottime le prove degli attori.
Rambo90: Commedia tipica per famiglia, piena di buoni sentimenti e con gag molto elementari. Ciò nonostante la mano di Hughes riesce a tenere il tutto nell'accettabile, con alcune parti anche genuinamente godibili, soprattutto per merito di Belushi, di una splendida Lynch e della spontaneità della bambina. Meglio la prima parte comunque, rispetto alla banalità della seconda in cui intervengono i classici assistenti sociali. Buona la colonna sonora.
R.f.e.: Dopo Sfida tra i ghiacci, Seagal ritorna ai temi ambientalisti con questa storia vagamente "southern". Curiosamente abbastanza simile ad Accerchiato, film girato quattro anni prima dal "rivale" Van Damme! Forse però, la somiglianza va ascritta al fatto che entrambi i film sembrano essersi ispirati, almeno parzialmente, al vecchio Il cavaliere della valle solitaria di Stevens, con Alan Ladd. Meno brutto di quanto sia stato scritto, con un Seagal non ancora del tutto imbolsito e ancora capace di menar colpi in maniera atleticamente plausibile.
Nancy: Nonostante la direzione affidata a una regista teatrale, il film si compone di bei momenti cinematografici grazie a una narrazione su doppio piano: da un lato l'affermazione sul trono della giovane Maria, regina di una Scozia fotografata magnificamente da John Mathieson, dall'altro la ricerca della stabilità del regno di Inghilterra di Elisabetta I (Robbie). Sceneggiatura molto intelligente nel dosare storia ed emozione, riesce a dare una grande sfaccettatura umana alle due protagoniste senza eccedere (quasi) mai. Un buon ritmo.
Deepred89: Dietro un titolo italiano da commedia sexy si cela un castissimo (la Muti non va oltre il costume da bagno) melodramma sentimentale contraddistinto da un'ingenuità che supera ampiamente ogni aspettativa. Telenovela formato grande schermo piena di valori e sentimenti, attorialmente inetta nonostante i buoni nomi coinvolti, girata senza guizzi né particolari strafalcioni (chiudiamo un occhio su qualche grossolano stacco di montaggio). Obiettivamente mediocrissimo ma non privo di un certo fascino dovuto alla sua naïveté.
Rambo90: Curatissimo nei momenti action quanto pasticciato nella trama, che si accontenta di fornire un background minimo e risaputo ai personaggi per gettarli subito in un mix di giallo e horror. Comunque visivamente è accattivante e quasi fumettistico, con un Wahlberg in parte supportato da un cast adeguatamente variegato (dove forse stona solo Ludacris). Se non ci si aspetta troppo può divertire.
Lovejoy: Godibile commedia classica ben diretta dall'ottimo Lang e interpretata splendidamente da un cast irripetibile. La coppia Tracy/Hepburn fa letteralmente faville, con battute e scene esilaranti a volontà. E sono assecondati benissimo da un Gig Young in grande spolvero. In definitiva una commedia divertente.
Cotola: Thriller-horror di rara pochezza ed inutilità che riprende e ripete pedissequamente gli stilemi di questo tipo di pellicole, senza aggiungere nulla di nuovo. Ma quel che più infastidisce è l'uso puerile dei jump scare di cui si fa ampio uso: ciò conferma che idee vere, neanche a parlarne, così come assente è la capacità di fare paura in modo vero e non meramente meccanico. Anche la tensione è quasi del tutto assente. L'unico elemento riuscito è nel finale beffardo e cattivo: almeno quello!
Noodles: Come in tutti i loro film, anche in questo i fratelli Taviani non lesinano momenti estremamente lenti alternati a parti molto più belle e intense, con la consueta voluta ingenuità in cui mostrano tutta la loro bravura. Il film è ben fatto ma pecca un po' nel ritmo e nella sceneggiatura, che va troppo a sbalzi e mostra parti ripetitive. Marcello Mastroianni non cambia il suo personaggio annoiato e disilluso, traslato da Via Veneto al Risorgimento. Peccato per il poco minutaggio assegnato alla sempre bravissima Lea Massari. Ottimi cast e fotografia. Nel complesso buono.
Jandileida: L'ex Phyton è capace di un cinema sempre molto riconoscibile e che a me piace, fatto com'è di visionarietà e di inquadrature lunghe e "storte". Forse stavolta la storia non ha la carica anarchica di Brazil, ma l'avventura a spasso nel tempo di un grande Willis ha un fascino non indifferente perché unisce il post-atomico all'oggi e getta uno sguardo, dissacrante, sull'uomo che pensa (o forse spera) di aver ormai imprigionato la natura ed il tempo. Tanta carne al fuoco, forse troppa, ma Gilliam è un cuoco capace di farmi digerire quasi tutto.
MEMORABILE: L'arrivo imprevisto di uno stranito Willis in una trincea francese; gli scienziati.
Galbo: Nell'inevitabile "travaso" al cinema del comico televisivo di turno, Capatonda ci mette la buona idea dello spunto iniziale, che forse vuole parodiare quello che ci si aspetta dal pubblico di molte commedie italiane: mettere in pausa il cervello, limitandone al massimo le potenzialità. Qualche momento godibile si apprezza sopratutto nella prima parte e nella descrizione del personaggio. Peccato che l'autore non si sforzi di dare carattere organico alla sceneggiatura e che nel prosieguo il livello qualitativo delle gag cali sensibilmente.
Daniela: Oppresso dai sensi di colpa che lo hanno indotto alla dipendenza da psicofarmaci, un ricco filantropo copre di doni e favori una giovane coppia... Storia esile, raccontata senza particolare estro puntando su una colonna sonora ruffiana, una sceneggiatura fitta di momenti melodrammatici (alcuni molto forzati) e soprattutto l'interpretazione di Gere "barbonizzato" che alterna stati oscillanti senza soluzione di continuità dal depresso irato all'euforico appiccicoso. L'impegno dell'attore non è però sufficiente a rendere più credibile il suo personaggio, né a rendere meno modesto il film.
Cotola: Il talento visivo-pittorico e l'estro geniale e visionario di Greenaway è indiscutibile ed anche qui ci regala bellezza a profusione: ogni immagine, pur nella sua grande ricchezza e complessità, è curatissima in ogni particolare. E ciò è proprio solo dei grandi. Ma come occorso anche in qualche altro caso, a volte il troppo stroppia e l'eccesso fa più male che bene. Troppi sapori stavolta non ne fanno uno completamente riuscito e si fatica molto a seguire la storia. Sontuosa la fotografia del fido Vierny, musiche di Nyman interessanti ma anche un stucchevoli e fastidiose nelle parti cantate.
Luchi78: Brutto, ma non come il precedente. A favore ci sono due punti fondamentali: presenza di nudità con qualche scena spinta al limite del demenziale e la mitica squadra di football composta da nani, protagonisti di una divertente sequenza sportiva su un campo di fango. Per il resto c'è da mettersi le mani nei capelli per le banalità e le volgarità di quart'ordine, ma la serie American Pie è fondamentalmente solo questo.
Myvincent: Da una commedia di Machiavelli un racconto boccacesco nel quale un uomo innamorato, un marito cornuto e la più bella dama di Firenze fanno da marionette in un'atmosfera cinquecentesca perfettamente ricreata grazie agli scenari di Urbino e Viterbo. Ciò che colpisce di più è l'essenza letteraria di grande presa che Lattuada infonde ad arte, nonostante il tema scanzonato. Concorrono alla riuscita attori del calibro di Rosanna Schiaffino, Philippe Leroy, Romolo Valli e il grande Totò.
MEMORABILE: Una quasi irriconoscibile Nilla Pizzi nel ruolo di vogliosa madre di Lucrezia.
Pigro: La carica incontenibile degli zombi, come nel film gemello, è misteriosa, devastante e ansiogena. E porta alla luce ben altra condizione sociale di orrore: una società divisa che odia i barboni, una violenza interpersonale ignobile e gretta, un potere incapace di discernere e agire. Così il plot orrorifico si intreccia in maniera non banale con la lotta per la sopravvivenza di padre e figlia che si cercano nel labirinto urbano. L’amarezza alla fine del film è totale e combina l’apocalisse fantastica con la devastazione antropologica odierna.
Giacomovie: Commediola leggera leggera a sfondo pseudo-erotico che quantomeno non scende in volgarità, ma in cui latita un adeguato contenuto di umorismo (quasi sempre presente in film del genere); l'erotismo è piuttosto noioso. Le potenzialità che potevano offrire Jenny Tamburi e Simonetta Stefanelli sono state sfruttate male.
Pigro: Due orchestrali in fuga dalla mafia approdano travestiti in un’orchestra femminile. Un classico della commedia americana, grazie alla sapiente conduzione del gioco da parte del grande Billy Wilder e grazie a un terzetto davvero pirotecnico: Curtis-Lemmon-Monroe. Divertente, irresistibile, birichino: il film è tutto questo, e la splendida frase finale è la più bella e scanzonata chiusa cinematografica della storia. Un classico dello stile camp (che ha nell’esagerazione uno dei suoi punti di forza). Un film assolutamente perfetto.
Schramm: Ckucky, si (rag)gira! Anzi, ci girano. Non tanto per il vituperare icone 60's a tutta nastyness (e qui ce la mettiam via: ci vuole un nuovo Jackson per ripercorrere Jackson), che anzi fare di Hanna & Barbera Danno & Barbarie sarebbe ben accetto (alzi la mano chi già allora mal tollerava il quartetto). È che il puppet-movie raggiunge il proprio degrado zero, spaparanzandosi sulla più conformista cattiveria di riporto che nulla toglie cambia aggiunge ai più antalgici slasher, facendo impazzire il clichèrometro. Al che Benny forever e Willy genio. Mano a cucchiarella, a essere signori.
Jena: Action bello tosto di metà anni '90. Winfrey non va tanto per il sottile e allestisce 90 minuti frenetici a suon di inseguimenti, esplosioni e combattimenti corpo a corpo. Ma il vero asso nella manica del film è una bellissima Stacie Randall, ultrafisicata, in cerca di vendetta che mena a destra e a manca, facendola vedere brutta ai maschi cattivoni che l'hanno tradita. Cinema leggero ma divertente
MEMORABILE: All'inizio la Randall sgomina a mani nude una banda di teppisti; La sua incursione nel bordello a suon di calcioni in faccia.
Caesars: L'idea, pur certo non di primo pelo, non è malaccio: ambientare un giallo negli studi RAI di via Teulada, sfruttando anche personaggi assai noti della tv dell'epoca (e di oggi). Nella realizzazione si vede la mano di Lado, che non è certo l'ultimo degli arrivati, ma la trama è veramente risibile con una sceneggiatura che fa parecchia acqua e gli attori non sono certo da premio Oscar. È un prodotto televisivo che cerca di rifare Argento senza, ovviamente, esserlo. Curioso ma consigliabile solo agli sfegatati del giallo all'italiana.
Homesick: Ottimo. Equamente rappresentati e sostenuti dalle vigorose musiche di Trovajoli, giallo all’italiana e poliziesco all’americana si rincorrono in una frenesia di omicidi a catena, indagini, false piste, scazzottate, lunghissimi inseguimenti in cui le auto si impennano come cavalli imbizzarriti, flashbacks riepilogativi, colpi di scena multipli e amare rivelazioni. Whitman ferreo ed energico, Landau flemmatico e ambiguo; la Laure prorompe in una sensualità a due facce e in un paio di scene con la non vedente Farrow si richiama 23 passi da un delitto. Uno dei migliori De Martino. Internazionale.
MEMORABILE: La scazzottata con i travestiti. L’inseguimento in auto. L’assassino che minaccia di accoltellare il neonato. La Laure che si scatena in topless.
Ciavazzaro: Primo special televisivo della serie, che col suo successo portò alla realizzazione a cadenza annuale di uno special. E le ragioni del successo si comprendono benissimo: animazione e grafica ben curate, ottimi complotti (addirittura si scomoda la massoneria!!!) e ottimi siparietti comici, come quello dell'arresto di Lupin. A farcire il tutto un po' di erotismo.
Giacomovie: Un gendarme e un contrabbandiere nascono nella stessa casa divisa dal confine italo-francese e sono sempre in conflitto. L'incontro tra due mostri sacri della risata costituisce un'occasione non sfruttata al meglio ma è comunque fruttuoso. Ci si poteva aspettare più umorismo, ma l'esito comico è comunque spigliato e gradevole. Il film va pure segnalato per la parodia dei cavilli burocratici. Nel confronto tra i due comici va ammessa una leggera prevalenza di Fernandel. Belle le musiche di Nino Rota.
Lucius: Due mondi a confronto che non possono fondersi neppure davanti a un contratto matrimoniale, in un film che raggiunge il suo scopo, quello di mostrarci le dovute differenze; la sensualità è appena accennata, ma rende l'idea, anche se in un contesto di cattività. I dialoghi sono sensati e se la figlia ha i denti e non sa apprezzare il pane, la madre di lei ha esperienza e voglia a iosa per andare oltre. La Belli candida e sensuale, la location principale fa sognare, anche se ripresa per lo più in interni. Riuscito decamerone erotico.
Belfagor: In seguito ad un trapianto di cornee, la giovane Mun acquisisce il potere di vedere le anime dei morti e di individuare chi presto andrà ad ingrossare le loro schiere. Il ritmo eccessivamente lento e una sceneggiatura tutto sommato scarna penalizzano questo film, che tuttavia non è privo di scene impressionanti, né di una cura più che discreta nell'ambito visivo. Pur con pochi elementi, i registi sono comunque riusciti ad unire horror e dramma psicologico.
Deepred89: Il miglior film di Fulci insieme a Non si sevizia un paperino. La storia, poco originale e un po' confusa, è sicuramente la parte meno interessante. Tutto il resto è grandioso: dalla regia, piena di soluzioni visive stupende, alla bellissima fotografia, molto curata. Ottime anche le musiche di Frizzi e indimenticabili (oltre che realizzate benissimo) le scene splatter. Bravi la McColl e Warbeck.
Daniela: Una pietra miliare nella storia del cinema che, a differenza di altre opere pur di valore, regge benissimo il passare del tempo. A distanza di quasi 90 anni e svariate riproposizioni più o meno esplicite e/o fedeli all'originale, conserva la capacità di coniugare esigenze spettacolari ed afflati poetici, avventura esotica e storia di un amore impossibile, conferma degli stereotipi (tutto viene piegato alle esigenze del commercio viste come inevitabili e "naturali") e critica degli stessi (gli esiti della "capitalizzazione" della scoperta). Da vedere e rivedere con immutato sense of wonder.
MEMORABILE: La palizzata altissima che protegge il villaggio; La prima volta che Fay Wray vede King Hong