Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Undying: Saverio (Lando Buzzanca) è dipendente all'interno di un'azienda che produce elettrodomestici. Decide di dedicarsi alla causa sindacale, grazie al sostegno d'una parte di colleghi. Traversie, dovute ad interessi padronali, portano la fabbrica ad essere destinata ad altra proprietà, mettendo in cattiva luce il "sindacalista". Commedia diretta dal bravo Salce (e sceneggiata da Castellano & Pipolo), che parte seriamente su un tema scottante (i "diritti" dell'imprenditore ed i "doveri" dell'operaio), ma si perde poi in una serie di grezze battute.
Il ferrini: Mica male questa trasposizione goldoniana, belli i costumi e simpatici pure i balletti. Prove attoriali discrete; Messeri indubbiamente il migliore, ma anche Villaggio regge bene la parte del nobile caduto in disgrazia almeno fin quando non ripropone per l'ennesima volta la gag delle polpette. A Celentano viene affidato il solito ruolo da "bisbetico" e la Mori è davvero nel fiore degli anni. Prime riuscite interazioni fra la Vukotic e "Fantozzi". Non un capolavoro ma certo un esperimento coraggioso con un cast di tutto rispetto.
Reeves: Mentre i musicarelli americani erano incentrati sulla rivolta generazionale, qui c'è un cantante che ritorna dall'America e combina ogni tipo di cattiveria contro un gruppo musicale di giovinastri simil-Beatles. Insomma, una gran paura del nuovo che avanza. Little Tony è simpatico e i caratteristi (soprattutto Leone) fanno il loro ma non basta: il film è noioso e ingarbugliato.
Markus: Chiaramente il film ruota attorno alla sciantosa Marisa Allasio, che coglie l'occasione - e fa bene - per mettere in mostra le sue curve in ogni dove e a Renato Carosone, con i suoi scatenati ritmi canori. Diviso tra film musicale e commedia sentimentale partenopea, l'opera di Luigi Capuano non va oltre a un campionario d'ovvietà e dialoghi - ai limiti del logorroico - tipici del periodo. La confezione è purtroppo povera e quasi tutta d'interni; resta solo la verve italica di alcuni dei "personaggi", che di certo non basta a reggere il peso della scarsa pellicola.
Gabrius79: La trilogia del Vizietto si chiude in malo modo con questo film decisamente sottotono, dalla sceneggiatura rabberciata che solo in minima parte viene risollevata dalla coppia Tognazzi-Serrault. Il clima irriverente e gustoso del primo film è quasi completamente scomparso e adesso ci troviamo di fronte a un seguito che non ha null'altro da aggiungere.
Pessoa: Classica, prevedibilissima commedia romantica in cui i due protagonisti non perdono il sorriso stampato nemmeno per un secondo. Ad aumentare il tasso zuccherino si aggiunga che entrambi sono pasticcieri di fama e si "scontrano" in un cooking contest dolciario il giorno di San Valentino. Sarebbe abbastanza per gettare la spugna, se non si ama particolarmente il genere, ma in realtà Penny e Cahill sono specialisti di questo tipo di film e se la cavano alla grande, ben diretti da Takács che in precedenza ci aveva deliziato con ragni, ratti e case infestate. Si astengano i diabetici!
MEMORABILE: In negativo: tutte le impossibili coincidenze che fanno continuamente incontrare i due protagonisti: quando è troppo, è troppo!
Almicione: La vera storia di una leggenda del baseball e della storia afroamericana che ha contribuito, in parte passivamente e simbolicamente, ai cambiamenti della società americana avvenuti durante gli anni sessanta. È un film che sa di avere il pubblico dalla sua su un tema ormai non più scottante (o, meglio, non più in dibattito) e gioca benino, ma facilmente, su questo. Qualche emozione si prova sempre in tali casi, ma ci si poteva impegnare in qualche sequenza più vivace (d'altronde il genere è sportivo) o inserire qualcosa di più. Bene, comunque.
Corinne: Le selezioni per un reality con partecipanti "all'ultima spiaggia" è il pretesto per assemblare quattro episodi alquanto eterogenei e per niente memorabili. Si ride a tratti, e pur nella sua prevedibilità la seconda parte del film intrattiene, quantomeno; ma della buona commedia all'italiana con spunti di attualità in cui il soggetto faceva sperare, c'è ben poca traccia, confinata perlopiù nelle macchiette tra un episodio e l'altro.
Keyser3: Discreto western itinerante della premiata ditta Winner/Bronson (che per tutta la durata del film spiaccica a malapena una decina di parole). Secco e senza fronzoli, con il topos dominante della caccia all'uomo solitario ingiustamente accusato. Il ruolo dell'antagonista è affidato a un buon Jack Palance, che si dimostrerà cammin facendo uno dei più umani del branco.
MEMORABILE: La confessione finale di Quincey/Palance.
Markus: Alla terza regia Papaleo riconferma la sua indubbia capacità di esser divertente e triste insieme, ma stavolta prevale la malinconia. La storia del cantante fallito Gegè viene narrata attraverso il solito meccanismo del viaggio che, al culmine, ci porterà in una Montevideo squallidamente rappresentata. Pochi gli spunti comici - anche da parte di Gassman, in genere avvezzo alla satira - per poter parlare di pellicola frizzante e un po' troppo banali gli spunti di riflessione per una pellicola non tanto velatamente pretenziosa.
Didda23: L'esordio attoriale di Rovazzi è da premiare soprattutto per la naturalezza recitativa e per il messaggio positivo lanciato nel finale. Il fatto che il target sia quello delle giovanissime generazioni fa perdonare un buonismo di fondo ai limiti dell'imbarazzante (la cittadina con un'integrazione incredibile) e lo scontro fra ciò che è reale e ciò che dovrebbe e potrebbe essere. Il cast di contorno è cucito bene con uno Zingaretti sempre in parte e un bravo Bruschetta nel ruolo di imprenditore intrallazzatore. Niente male.
MEMORABILE: Rovazzi che dopo l'incidente del padre prende le edini della società; La squadra di pallone che deve avere almeno un italiano in rosa; Lo stage.
Nando: Due ragazzi e una ragazza coinvolti sentimentalmente e un carico di soldi rinvenuto in un torrente con colui che deve recuperarli. Pellicola di breve durata che dopo l'inizio bucolico scade nel solito telefonato inseguimento, che culmina con un finale che vorrebbe lasciare il dubbio ma appare solamente scontato. Cusack sembra un fesso e la Fitzgerald odiosa come le zanzare... Mediocre.
Daniela: Sospettato di far parte di una spietata banda di rapinatori, un onesto cowboy è costretto a barricarsi all'interno di un saloon... La trama dovrebbe far pensare ad uno dei tanti western di routine interpretati dall'affidabile Scott, ormai maturo, ma il film, pur nell'ambito di un budget palesemente modesto e senza uscire dal solco dei canoni tradizionali, si segnala per la cura nella confezione e nel disegno dei caratteri. Nel cast di contorno anche Bronson, giovane bandito grintoso ma poco furbo.
Domino86: Ho scelto di guardare questo film perchè mi piace molto Angela Finocchiaro, la trovo una buona attrice e anche molto divertente. Con mio dispiacere devo ammettere che però qui ha decisamente fatto un passo falso. Si ride poco e in più manca quel qualcosa in più; sembra debba accadere sempre qualcosa che poi in realtà non accade affatto.
Tarabas: Un cowboy e il suo mustang Hidalgo, cavallo di taglia piccola ma robusto e infaticabile, competono in una massacrante corsa nel deserto arabico. Film d'avventura vecchio stampo, con Viggo Mortensen sempre bravo, una confezione professionale e formalmente impeccabile. Non c'è, ovviamente, grande introspezione, ma tutto sommato i personaggi sono ben caratterizzati e il rischio di superficiali richiami allo "scontro di civiltà" è evitato. Due ore ben spese.
Atticus85: La trama non è un granché ma il regista conosce i tempi del giallo e la realizzazione è di prima grandezza. La vocina stridula e minacciosa che perseguita la povera signora Preston (una splendida Doris Day) è uno dei ricordi d'infanzia più inquietanti che mi porto dietro. Bellissima colonna sonora e strepitosa atmosfera londinese.
MEMORABILE: "Signora Preston, sono così vicino che potrei allungare una mano e strangolarla! Attenta, non vorrei che si facesse male, almeno per il momento..."
Capannelle: Un Clint in forma per una storia classica delle sue ma con toni più da commedia e... una maggiore comprensione per il genere femminile. Il ruolo da cacciatore di taglie gli sta ovviamente bene addosso e la gang di cattivi è una versione addomesticata delle bande paramilitari nascoste nella selva americana. Tra le comparse presenti nel bar un giovane Jim Carrey (con smorfie ancora contenute) e un sosia di James Woods.
Faggi: Produzione ibrida (Italia e Spagna), convenzionale ma non troppo, comunque prevedibile negli sviluppi, con disegno netto dei personaggi (il ranger integerrimo, la bella in pericolo, il fuorilegge innocente, la bella pericolosa come una vipera, l'usurpatore). La dose di azione è forte, distribuita ovunque, preponderante nel finale (la lunga sparatoria). Tutto scorre in una zona dove si trovano i cliché di genere, senza lampi d'eccezione, senza brillamenti immaginifici, ma - ed è importante - senza annoiare o far cadere le braccia.
Didda23: Difficile digerire questa mattonata incredibile. Noioso è dire poco; se aggiungiamo il fatto che non si ride mai (eccezion fatta per lo straordinario giubbotto xxl di D'Angelo) e che la sceneggiatura presenta numerosi buchi che rendono incomprensibile la pellicola, potete immaginare che vaccata possa essere questo "Attenti a noi due". Finire la pellicola è un'impresa ardua persino per un masochista. Giudicarlo con un pallino, vi assicuro, è un regalo. Pessimo.
Ultimo: Un convincente Charlton Heston interpreta Michelangelo Buonarroti nel film che racconta e analizza la genesi e creazione del suo affresco capolavoro nella Cappella Sistina. Il vero motore del film è dato dagli scambi tra l'artista e Papa Giulio II in una bella Italia Rinascimentale. Buona regia e ottima fotografia. Tra gli altri segnalo la presenza di Adolfo Celi e di un giovane Tomas Milian (nei panni di Raffaello Sanzio). Nel complesso un buon film, sicuramente consigliato.
MEMORABILE: "Quando terminerai?" "Quando avrò finito!" (la risposta di Michlangelo al Papa).
Daniela: Probabilmente era una sfida persa in partenza il tentativo di replicare la magia del capolavoro wilderiano, ma visti i nomi coinvolti alla regia e nel cast era lecito attendersi qualcosa di più che questa scialba riproposizione interpretata svogliatamente dai protagonisti (meglio i caratteristi di supporto). I tentativi di "aggiornare" la vicenda riescono paradossalmente solo a renderla ancor più anacronistica ed alcune novità, come quella di rendere milionario in incognito anche il padre/autista, sono decisamente irritanti. Bocciato!
Trivex: Il maestro Fulci, attraverso un film comunque imperfetto e discontinuo, utilizzando l'ironia di un Buzzanca in gran forma e la sensualità della povera Antonelli, presenta una storia estremamente provocatoria e probabilmente fastidiosa, all'epoca. Osteggiato in censura, il maestro parla di politica e di quanti cercano di influenzarne gli eventi, mescolando aspetti quasi razionali e credibili ad altri molto sopra le righe, al limite del grottesco. Ne esce un prodotto che può essere visto in modo leggero oppure osservato con qualche preoccupazione.
Enzus79: Dai fratelli Wachowsky che han diretto Matrix e prodotto quel mezzo capolavoro di V per Vendetta mi attendevo di più, ma molto di più. Questo è un carrozzone di effetti speciali, degno del peggior Robert Rodriguez. Il più simpatico fra i personaggi risulta la scimmietta... Comunque ci si diverte (almeno questo).
Redeyes: Quanta tristezza nel veder Leslie Nielsen, il genio, alle prese con tali ridicole parodie! Si fa il verso a Spider-man, a tratti si inserisce qualche gag divertente, spesso s'infarcisce il tutto con SCURRilità noiose e per di più c'è pure una, a tratti, PETulante Marion Ross. La pellicola è breve e non è un demerito; anzi questo, forse, la salva un po'. Io non la consiglierei, ma se proprio volete farvi due risate guardatevi il trailer: il meglio è già tutto lì!
Greymouser: Alla fine, ci sono due aspetti che colpiscono. Il primo è un evidente automanierismo del regista, in quanto la parabola disegnata sul "tycoon" DiCaprio non è dissimile - al netto della diversità tematica - di quella un tempo riservata al Ray Liotta dei Bravi ragazzi. Il secondo è che il film dura quasi 3 ore, ma finisce che sembra appena iniziato, grazie ad una direzione brillante e nervosa come ai bei tempi del nostro Martin: non una pietra miliare assoluta della sua carriera, ma pur sempre un notevole tassello del suo immenso talento.
Tempeste di ghiaccio si abbattono sul pianeta, e non è un bel vedere: la qualità degli effetti speciali, che comprendono Manhattan e la Statua della Libertà congelati d'improvviso, sono realmente... agghiaccianti, frutto di elaborazioni in computergrafica degne di un ragazzino alle prime armi, più simili a un cartone animato che a un film moderno. Ma è solo l'antipasto di quello che ci aspetterà, perché a sorpresa non sono nemmeno gli effetti la cosa peggiore. E lo capiamo subito, da quando entra in scena una coppia di ragazzi in fuga dalla...Leggi tutto glaciazione progressiva. Lei, Brie (Esposito), è la figlia di due scienziati e mostra di avere a sua volta le idee chiare in termini tecnico-scientifici (anche se a chi guarda non vengono forniti elementi sufficienti a capire ciò che sta accadendo, tocca limitarsi a prendere atto che fa freddo, nevica e c'è molto ghiaccio in giro). Lui, il suo ragazzo (Townsend III), è un semplice meccanico ma fa niente, può tornare utile per mansioni più "fisiche".
Insieme si rifugiano in un college dove trovano un professore impegnato a completare da solo alla lavagna formule matematiche al termine delle quali scrive "Moriremo tutti" prima di uscirsene di scena. Rannicchiato in classe uno sparuto gruppo di studenti tra i quali c'è chi (Dang) comincia subito a prendersela con Brie: "Non sei la leader, ci penso io" (come se la poveretta si fosse già proposta a guidare il gruppo appena entrata). Nel frattempo papà e mamma della ragazza, che stavano al centro ricerche assieme a un presunto esperto (di cosa? Boh) che si fa notare per una calza calata in testa, abbozzano qualche ipotesi sulla condizione in cui si trovano ma pensano soprattutto a rintracciare la figlia, che ha comunicato la sua posizione tramite telefono satellitare. Ha trovato riparo nel college, come sappiamo, ma una valanga ha semisepolto la costruzione bloccandoli dentro.
Brie e il suo ragazzo se ne vanno allora sul tetto dove bruciano della legna (pure il fuoco è tragicamente realizzato in digitale) per attirare l'attenzione di qualcuno che passi di lì e li liberi, e una volta sopra ecco che lui - mirabile scelta di tempo - le si inginocchia davanti e le chiede di sposarlo offrendole un anello. Lei accetta felice giusto per farci intuire il livello della sceneggiatura, che se a livello scientifico non si preoccupa di spiegare pressoché nulla (tutti si aggirano con una specie di tablet in mano dove studiano l'andamento delle tempeste), a livello di dialoghi raggiunge nuove vette di aberrazione... Gli effetti sono talmente scadenti che a volte nemmeno si capisce cosa succeda tra la neve, mentre quando mamma si addentra in una spaccatura tra i ghiacci si vede benissimo quanto le pareti congelate abbiano la consistenza della gommapiuma...
Detto di quanto specialmente il cast maschile sia stato scelto come peggio non si poteva (Joel Berti padre scienziato pare piuttosto uno scalatore professionista, Blake Dang un decerebrato che spara sciocchezze in sequenza), di quanto quello femminile comunque non brilli (Jennifer Lee Wiggins, la madre, ricorda nelle espressioni attonite la Wendy di SHINING anche se il ruolo richiederebbe un'interpretazione opposta), che si può salvare di un film simile? Davvero nulla, tranne forse una regia che capita la mal parata tiene ritmi alti puntando a far sghignazzare gli spettatori capitatici dentro chissà come. Ah e non dimentichiamo il villain di turno, che salta fuori nel finale per tirare quattro pugni a chi gli capita a tiro prima di finire in un crepaccio riemergendo poco dopo ghignando, o il suo degno compare colpito da un fulmine che lo fa letteralmente esplodere! Quanto al ricercatore con la calza in testa, in giro con un piccolo aereo non si sa a cercar cosa, plana su una pista d'atterraggio senza accorgersi che era già occupata da un Boeing 747 e ci finisce addosso...Chiudi
Piero68: Dopo un convincente film di denuncia, Cuesta si butta in questa sorta di film di propaganda eccessivamente manicheo. Tutto già visto per quanto riguarda la storia (che sembra uscita dalla penna di Tom Clancy, anche se il romanzo di base è di tal Vince Flynn) che non risparmia scene di azione al cardiopalma. Ma a parte il già visto, due note di merito ce le ha. Le scene di azione egregiamente girate e la performance di Keaton, sempre più gigante, che ultimamente non sbaglia assolutamente nulla. Resto del cast potabile.
Rambo90: Solido action thriller (piuttosto dimenticato ma davvero emozionante) sia per il metodo poco ortodosso che il protagonista usa per proclamare la sua innocenza che per la svelta regia di Gray, qui a una delle sue prove migliori. Jackson e Spacey sono protagonisti perfetti, entrambi dotati di grande carisma ma che sanno anche far coppia senza rubarsi la scena. Ottimi i comprimari, da Giamatti al sempre mellifluo Walsh. Molta tensione, bel finale.
Caveman: Praticamente un cinepanettone della nuova era: Un matrimonio a Gaeta in questo caso, ma senza la verve di un De Sica e con i due giovani sposini terribili! Per fortuna i protagonisti sono altri, ma non basta il solo Abatantuono a tenere su la baracca. Anzi, si naufraga a vista, con un Salemme spento (i momenti si per lui avvengono solo negli scambi di battute con la ex moglie) e il resto della truppa svogliata. Finale buonista da denti cariati che non fa che scavare la fossa di un film che aveva già abbondantemente toccato il fondo!
Greymouser: Sembra un revenge-movie iperbolico, e invece il "cittadino ossequioso della legge" ci presenta un personaggio splendidamente ambiguo, che per tutto il film ci lascerà nell'indecisione a chiederci se sia giusto parteggiare per lui e/o identificarsi in lui. Il fatto è che la sua natura si riflette appunto nell'ambiguità di ognuno di noi, e ci spinge in modo non banale a porci qualche domanda su cosa vogliamo veramente. Per il resto è anche spettacolare, ben girato e recitato, e questo non guasta.
Modo: Come ogni festa natalizia che si rispetti ecco la celebre pellicola di Mel Brooks entrare nelle case come il panettone. Inutile aggiungere altre parole di magnificenza per quest'opera strepitosa. Forse uno dei film più visti di sempre. Un cult che non stanca mai. Poi vogliamo parlare del bianco e nero? Magico.
Daniela: Lei è una parigina ipocondriaca e snob, lui un provinciale bonaccione dai gusti semplici. Nonostante le differenze stanno bene insieme ma il figlio di lei farà di tutto per far naufragare la nuova unione... Il soggetto ricorda molto Cyrus, ma la finezza malinconica del film americano è qui sostituita da una dose notevole di volgarità e gag vecchie come il cucco, mentre i pochi sorrisi si devono tutti alle espressioni spaesate del simpatico Boon. Passo falso per la regista che nei suoi primi film sembrava nutrire ambizioni ben maggiori e qui fallisce anche come attrice e sceneggiatrice.
Markus: Un classico Buzzanca-movie che non si discosta poi tanto dagli altri suoi film, per cui il mio giudizio è più che buono. La storia, seppur pazzesca, ha un suo perché, grazie al telento di Buzzanca e ad alcune sue battute; il resto è uno spaccato interessante (seppur involontario) dei primi anni '70, con bella mostra delle mode di allora (mobilio essenziale... quasi spaziale!). Notevoli le musiche di Piero Umiliani, tra le quali spicca la famosa "corsetta di partenza".
Homesick: Dietro il fuorviante titolo da commedia scollacciata c‘è un erotico-drammatico in perenne fase di stallo, che si rigira monotono su conflitti edipici dentro la leziosa cornice campagnola dell’Italia fascista. Sempre versatile e professionale, Leroy scolpisce il ritratto di un autentico rifiuto del genere maschile (un padre-padrone reazionario, guerrafondaio, manesco e puttaniere); effimere la Podestà e la Dionisio, più incisive l’istrionica Scarpitta e la supponente Savo.
MEMORABILE: La soggettiva iniziale; Leroy: «Hai mai chiavato una donna? Sei mai stato a puttane?»; Borromeo: «Io non pago le donne!!!».
Galbo: Due adolescenti malati di cancro si conoscono presso un gruppo di sostegno e si innamorano. Tratto da un best seller di John Green, un film dalle premesse “lacrimevoli” che riesce ad evitare la trappola emotiva del "cancer movie", pur essendo molto commovente. Merito di una sceneggiatura equilibrata che si tiene (quasi sempre) lontana dai luoghi comuni dei film del genere, e si affida a dialoghi con i quali i personaggi stemperano la tensione della loro condizione. Tra gli attori da segnalare la prova di Shailene Woodley e Willem Dafoe.
Roger: Sarebbe una commedia convenzionale in stile vecchia Hollywood, peraltro quasi fuori tempo massimo... matrimonio in crisi per incompatibilità di carattere, ma alla fine l'amore vince ogni difficoltà! Ciò che salva tutto è la consueta verve dei dialoghi di Neil Simon, capaci di trovate spiritose anche nelle situazioni più scontate.
MEMORABILE: Il tecnico del telefono che non vede l'ora di finire la riparazione. Tira una brutta aria...
Kinodrop: La coppia Rodriguez-Miller conferma la propria maestria nel trasporre la tecnica del fumetto in chiave cinematografica. Ne esce un noir violento articolato in più vicende, avvolto in un ambiente perennemente buio, dominato da inquietanti regine della notte, tra pub fatiscenti e quartieri malfamati. Più che la trama, stupiscono e incantano la magia del "disegno" e i virtuosismi nei movimenti di macchina, insieme alle prove di mitiche star ben tratteggiate. Un po' eccessiva la cavernosa voce off che accentua la tenebrosità, anche se talvolta distrae.
MEMORABILE: L'inseguimento alle porte della città vecchia; Il trucco di Marv e lo sguardo di Ava.
Stefania: Ennesimo thriller con protagonista traumatizzata nell'infanzia (ma si è scordata tutto: e sì che mica era un trauma da poco...), dall' andamento piuttosto prevedibile. E' buona l'idea di giocare sul travestimento e sullo scambio di persona, e di ambientare quasi tutta la seconda parte in uno spazio ristretto, per fuggire dal quale la ragazza dovrà aguzzare l'ingegno. Non originale, ma senza cadute di gusto, e Sharon Stone, giovane e "naturale", è abbastanza brava.
Daniela: All'inizio regge, in virtù di uno spunto curioso ed intrigante, per cui si seguono con interesse le avventure di Hanks, confinato in un isola consumistica e ipertecnologica, che deve inventarsi tecniche di sopravvivenza in stile Cast away, mettendo in crisi il capo della sicurezza reso sapido dal bravo Tucci. Poi però dilagano i buoni sentimenti, la solidarietà fra poverelli, il corteggiamento timido ad una hostess bella e triste, tutto ad allungare il brodo delle 2 ore, fino ad un finale ruffiano, in Capra style. Vedibile ma stucchevole.
Mfisk: Rivisto un giorno uggioso mi ha provocato una certa dose di stanchezza; ma riflettendoci meglio si trattava di un sentimento motivato dal fatto che questo film è a pieno titolo un pezzo di storia del cinema, che conosciamo a memoria. Grande classico, quindi; ma non magnifico: e credo che il limite sia proprio la fedeltà al romanzo originale, che pur se apprezzabile dal punto di vista del rigore formale toglie spazio alla vena puramente comica della parodia, ingabbiando l'estro dei protagonisti.
Pinhead80: Rispetto agli ultimi episodi della saga abbiamo un leggero miglioramento dovuto a una sceneggiatura capace di interessare grazie a un giallo non del tutto scontato. Il solito catalizzatore di guai e sventure (a causa del suo atteggiamento) è il capitano Harris, che assieme al "fidato" Proctor ne combina di tutti i colori. E' quando ci sono loro due in scena che il film riesce a far ridere e che in generale ha da raccontare qualcosa, per il resto non ci sono momenti indimenticabili. Abbastanza riuscito il personaggio di Mastermind, il villain di turno che terrorizza la città.
MEMORABILE: Il capitano Harris e Proctor in "incognito" come lavavetri di un grattacielo.
Piero68: Modesto film bellico di produzione russa che, nonostante usufruisca di una discreta fotografia ed effetti speciali, porta addosso gli stessi eccessi di molto cinema made in USA: retorica e manicheismo sfrenati. Per il resto solita salsa con sottotrame piuttosto evitabili. Il titolo e l'ambientazione (Stalingrado), poi, sembrano più figli di un'operazione per attirare il pubblico; perché se il film si fosse svolto in una qualsiasi altra parte dello scenario bellico della Seconda guerra mondiale non sarebbe cambiato nulla. Cast non sempre all'altezza.
Puppigallo: Se il primo poteva avere un perché, ripercorrendo la nascita e la mutazione delle tartarughe con relativo addestramento, questa seconda puntata è difficilmente sopportabile. Ormai la baracconata è totale; e i due mutanti dementi (rinoceronte e maiale) ne sono l'esempio principe. In più, il supercattivo passa più tempo a fare la faccia da duro che ad agire. E se si escludono un paio di scene, almeno acrobaticamente ben girate, come il salto dall'aereo e ciò che ne consegue, il resto è abbastanza avvilente, soprattutto dal punto di vista verbale. Davvero poca cosa, nonostante gli effetti.
MEMORABILE: Il cervello vivente Krang, con armatura protettiva robottone, che lo ricaccia all'interno senza badare troppo alla forma.
Azione70: Sceneggiata napoletana in salsa meneghin-bergamasca, specie nel finale. Ingredienti: il boss (uno spento Conte), il guappo (un valido Pani), la pupa (Fenech) e il di lei figlio della "colpa", l’idiota buono (uno scialbo Manni). La Fenech oltre che stupenda è anche molto brava nei vari ruoli richiesti (cassiera ingenua, donna di mondo, madre), a dispetto della trama molto sbrigativa che la fa passare da semplice ragazza di provincia a prostituta d’alto bordo in meno di 20 minuti.
B. Legnani: Uno degli erotici di Lando Buzzanca peggiori: superdotato il personaggio principale (lo si capiva bene pure dai flani dell'epoca, assai poco eleganti), ipodotato il film, che arranca spaventosamente, trascinandosi verso il finale. La cosa migliore è il volto di Stella Carnacina (toracicamente non vistosa), figlia del figlio del noto gastronomo Luigi Carnacina, che ha un'eleganza della quale il film è del tutto privo.
Teopanda: Film che prova ad unire il Decameron di Boccaccio con le moderne “commedie sporcaccione”. Si divide in due parti: la prima è un po' più solida, con il protagonista che si deve rifugiare in un convento di suore per sfuggire a Gerbino Della Ratta, promesso sposo della sua amata (Poppea). L’altra parte del film è costituita dai ragazzi che si devono recare al matrimonio di Poppea: una storia sconclusionata e diretta male. I costumi, sorprendentemente, rasentano una certa accuratezza storica, mentre le musiche scelte sono anacronistiche (a dir poco) ma funzionano bene in un film simile.
G.Godardi: Un Eastwood divertente e divertito, protagonista di una storiella brillante on the road. Non si prende nemmeno la briga di dirigere e lascia il tutto al fido ex stuntman Van Horne. La sceneggiatura, pur essendo accattivante, è sin troppo piena di scorciatoie e facilonerie (Clint che si innamora subito della Peters!), tuttavia offre numerosi spunti per apprezzare una volta tanto il Clint attore, alla faccia di tutti quelli che hanno sempre detto che non sapeva recitare! Alcune sue macchiette sono impagabili! Occhio al cast di contorno: parecchie sorprese!
Sircharles: Dal punto di vista delle storie raccontate, il film è inconsistente. Prevale, tra le varie vicende, la cotta fra due giovani in una stazione ferroviaria di montagna, dove una valanga ha costretto allo stop un treno di... tifosi canzonettari in viaggio per Sanremo. Ma è tutto un pretesto per far ascoltare molti dei brani del Festival 1959 e per mostrare i divi d'epoca della musica leggera nelle loro performance sul palco della kermesse ligure. Pezzi evergreen e cantanti di personalità: così la pellicola scorre via tutto sommato piacevolmente.
Deepred89: Musicarello di infimo livello in grado di regalare, di tanto in tanto, qualche sorriso grazie al cast di contorno, ma che non riesce a non soccombere di fronte a una confezione sgangheratissima (non mancano neppure gli scavalcamenti di campo), una tramina completamente risicata, anche se confrontata ai film dello stesso filone, e un Little Tony abbastanza indecente. Come se non bastasse, le scene musicali lasciano il tempo che trovano e il tutto appare così datato che si stenta a credere all'anno di produzione. Decisamente brutto.
Rambo90: Western dallo spunto abbastanza interessante, con la riuscita figura dell'antagonista che si ostina a proseguire una guerra ormai finita, ma con una sceneggiatura non sempre all'altezza. Hamilton risalta più di Glenn Ford, che parla poco e in fondo si vede a singhiozzi, perché la maggior parte delle scene sono a favore dei sudisti in fuga. Il ritmo è sostenuto ed è un peccato che la regia sia un po' incolore, perché poteva uscirne un piccolo gioiello. Non male.
B. Legnani: Misto fra lacrima movie ante litteram, sentimentale, con tante canzoni ed un pizzico di poliziesco. Piccolo film che punta sulla presenza di Luciano Tajoli, all’epoca all’apice del successo (qui doppiato con voce non molto adatta), e opera dell’attività ultima di Flavio Calzavara. Milly Vitale dà prova del suo fascino e della sua bravura, in un cast che non brilla particolarmente, anche per colpa di una sceneggiatura che cerca inutilmente di dare una scossa umoristica con Dante Maggio, che parla sovente di San Gennaro. C’è un’inglese che parla italiano spesso con cadenza germanica, non britannica…
124c: Terza puntata della saga de "Il vizietto", cinque anni dopo il fallimento del secondo e sette dall'inarrivambile primo film. Cosa abbia portato due grandi come Ugo Tognazzi e Michel Serrault a riprendere i panni di Renato ed Albin non lo capirò mai, visto che il film offre pochi spunti veramente comici, se non qualche sporadica risatina qua e là. Stavolta, per mettersi in tasca un'eredità, Renato deve trovare la maniera di far sposare il "suo" Albin con la bella Antonella Interlenghi, già apparsa nel primo Vacanze di Natale. Mah!
Ale nkf: Il film racconta il colonialismo vissuto dagli indigeni di un'isola immaginaria chiamata Queimada. La regia di Gillo Pontecorvo è tutt'altro che suggestiva e il ritmo lentissimo (le interminabili danze dei neri...). Per di più non si può nemmeno sperare in una buona prova di Marlon Brando, indubbiamente al di sotto delle sue potenzialità. Per fortuna le musiche sono di Morricone, ma nonostante ciò, dopo due ore se ne esce sfibrati.
Insieme si rifugiano in un college dove trovano un professore impegnato a completare da solo alla lavagna formule matematiche al termine delle quali scrive "Moriremo tutti" prima di uscirsene di scena. Rannicchiato in classe uno sparuto gruppo di studenti tra i quali c'è chi (Dang) comincia subito a prendersela con Brie: "Non sei la leader, ci penso io" (come se la poveretta si fosse già proposta a guidare il gruppo appena entrata). Nel frattempo papà e mamma della ragazza, che stavano al centro ricerche assieme a un presunto esperto (di cosa? Boh) che si fa notare per una calza calata in testa, abbozzano qualche ipotesi sulla condizione in cui si trovano ma pensano soprattutto a rintracciare la figlia, che ha comunicato la sua posizione tramite telefono satellitare. Ha trovato riparo nel college, come sappiamo, ma una valanga ha semisepolto la costruzione bloccandoli dentro.
Brie e il suo ragazzo se ne vanno allora sul tetto dove bruciano della legna (pure il fuoco è tragicamente realizzato in digitale) per attirare l'attenzione di qualcuno che passi di lì e li liberi, e una volta sopra ecco che lui - mirabile scelta di tempo - le si inginocchia davanti e le chiede di sposarlo offrendole un anello. Lei accetta felice giusto per farci intuire il livello della sceneggiatura, che se a livello scientifico non si preoccupa di spiegare pressoché nulla (tutti si aggirano con una specie di tablet in mano dove studiano l'andamento delle tempeste), a livello di dialoghi raggiunge nuove vette di aberrazione... Gli effetti sono talmente scadenti che a volte nemmeno si capisce cosa succeda tra la neve, mentre quando mamma si addentra in una spaccatura tra i ghiacci si vede benissimo quanto le pareti congelate abbiano la consistenza della gommapiuma...
Detto di quanto specialmente il cast maschile sia stato scelto come peggio non si poteva (Joel Berti padre scienziato pare piuttosto uno scalatore professionista, Blake Dang un decerebrato che spara sciocchezze in sequenza), di quanto quello femminile comunque non brilli (Jennifer Lee Wiggins, la madre, ricorda nelle espressioni attonite la Wendy di SHINING anche se il ruolo richiederebbe un'interpretazione opposta), che si può salvare di un film simile? Davvero nulla, tranne forse una regia che capita la mal parata tiene ritmi alti puntando a far sghignazzare gli spettatori capitatici dentro chissà come. Ah e non dimentichiamo il villain di turno, che salta fuori nel finale per tirare quattro pugni a chi gli capita a tiro prima di finire in un crepaccio riemergendo poco dopo ghignando, o il suo degno compare colpito da un fulmine che lo fa letteralmente esplodere! Quanto al ricercatore con la calza in testa, in giro con un piccolo aereo non si sa a cercar cosa, plana su una pista d'atterraggio senza accorgersi che era già occupata da un Boeing 747 e ci finisce addosso... Chiudi