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Galbo: Parodia del celebre Papillon, questo diretto da Riccardo Pazzaglia è abbastanza diverso da quelli tradizionalmente interpretati dal duo Franchi-Ingrassia. Il primo prevale nettamente sul secondo che assume il ruolo di spalla; la pellicola appare piuttosto curata e spesso abbandona le atmosfere francamente comiche per assumere toni più elegiaci e malinconici. Buono il cast di supporto.
Myvincent: Il prezzo della gloria (e soprattutto del dovere alla guerra e ai comandi superiori) sarà davvero alto per il comandante di un cacciatorpediniere impegnato in una pericolosa impresa di rifornimento carburanti. Molto interessante la resa realistica di certi ambienti militari nei quali al pericolo quotidiano e al senso continuo di morte si unisce il lato umano, a cui è difficile non dare ascolto. Rudi sentimenti maschili si contrappongono a storie di quotidiane difficoltà senza mai sfiorare il melodramma e il pietismo. La voce e la presenza di Gabriele Ferzetti sono inconfondibili.
MEMORABILE: Mike Bongiorno in un ruolo non del tutto periferico.
Reeves: Improbabile scontro tra esercito polacco e quelli kirghiso sullo sfondo di una complicata vicenda di fratelli che si combattono e di donne che vengono vorticosamente rapite e liberate. Gli scontri e i duelli sono continui ma non riescono mai a far decollare il film, che risulta inutilmente complicato nella trama. Yvonne Furneaux un gradino sopra tutti gli altri, bella e dannata.
MEMORABILE: Il povero prigioniero cinese, torturato dai nemici e ucciso da chi dovrebbe liberarlo...
Renato: Sorta di western comico costruito interamente sul personaggio di Tina Pica, tremenda vecchietta in grado di farsi sentire anche dai fuorilegge del selvaggio west. Che poi in questo film sono più che altro macchiette da avanspettacolo corrette e riviste... Ad ogni modo, il film è simpatico e non annoia (se non in un paio di sequenze, palesemente girate per fare metraggio). Vedibile, una volta e non di più.
MEMORABILE: Ugo Tognazzi rinchiuso in cella che si toglie uno stivale per sentirsi "a piede libero".
Noodles: Da qualsiasi prospettiva si guardi, Ugo Tognazzi è un grandissimo attore. Qui abbandona i suoi personaggi cinici e tratteggia splendidamente una figura patetica e perdente, di grande intensità. Ottimo anche il resto del cast, ma Tognazzi troneggia sulle rive del Lago Maggiore, che fa da bellissimo sfondo alla vicenda (tratta da un bel romanzo di Piero Chiara). Dosati perfettamente il grottesco, il dramma, il giallo e una spruzzata di humor tipica dello scrittore. Dino Risi ci mette poi il suo ottimo mestiere. Bellissime atmosfere per un film da vedere, che coinvolge sino alla fine.
B. Legnani: Tiene 58' poi crolla. Il via ricorda Laurel&Hardy che in Fra Diavolo, improvvisatisi fuorilegge, assalgono l'omonimo bandito. Qui si cerca il colpo a Sancho (El Diablo!). Più che un film è un collage di trovate: tiene solo se l'ideina c'è. Mal usato Sancho, mentre le bellone (Gia Sandri e Rossella Bergamonti) colpiscono per inespressività. La parodia è carina quando si vedono la fantasie di Ciccio e Franco. Pregadio morriconeggia con tromba ed organo, primi piani su occhi e fronte, mentre le labbra giocherellano col sigaro: troppo poco.
MEMORABILE: Franco che gioca, senza capirlo, ad una sorta di roulette russa con i tasti della cassa del saloon.
Piero68: L'impostazione fumettistica è innegabile. Come gli occhiolini lanciati a Gli intoccabili o a L.A. confidential. Anche la sceneggiatura è banale e scontata e i momenti di vero impatto si contano sulle dita di mezza mano. Eppure a suo modo il film funziona, nonostante Fleischer metta tutto se stesso per far fallire il piano. Merito senz'altro del nutritissimo cast e della buona fotografia di Beebe. Penn è sempre una garanzia come lo è Gosling in questo tipo di ruoli che partono sottotono. A completare un parterre di tutto rispetto.
Cangaceiro: Se il cinema italiano battesse più spesso queste strade ne vedremmo delle belle. Un film asciutto, con ricercate atmosfere capaci di coinvolgere e catturare, silenzi profondi più di qualsiasi cesellato dialogo e un dolente alone di ineluttabilità che ti prende dentro. Il personaggio di Servillo è un'autentica miniera di emozioni: scanzonato, attònito, impaurito, risoluto, cattivo, tenero e rassegnato. Sfoderando questa poderosa gamma di registri il buon Toni si consacra come attore di prima classe. Oltre a lui regia, sceneggiatura e cast girano alla grande.
MEMORABILE: L'ultimo saluto di Servillo al figlio piccolo nel pre-finale all'autogrill.
Gabrius79: Esordio cinematografico dell'accoppiata Biggio-Mandelli e partenza col botto al botteghino. Il risultato è un'accozzaglia di gag a tratti un po' volgari e becere che però tutto sommato divertono (su tutti i De Ceglie padre e figlio). Probabilmente gli episodi televisivi erano meglio.
Puppigallo: Buon western, dove la fede è messa a dura prova ed è parte integrante della vicenda, visti i risvolti. L'ombroso (ne ha tutte le ragioni) protagonista è mosso da un irrefrenabile desiderio di vendetta; e chi gli sta attorno, anche per aiutarlo, è spesso visto più come un ostacolo. Dopo una prima parte un po' lenta, di preparazione, la pellicola si anima, proprio grazie alla caparbietà dell'uomo venuto dalla fattoria del fattaccio. Il capo dei banditi non è uno di quei personaggi che si ricordano, nonostante si atteggi. Mentre il più interessante risulta l'indiano, soprattutto nel finale.
MEMORABILE: Visto il risultato del bandito che, a suo dire, tira meglio di tutti, il peggiore dei quattro, come minimo, dovrebbe spararsi in un piede.
Caesars: I fratelli Coen si divertono a frequentare i più svariati generi cinematografici reinterpretandoli a modo loro. Questa volta si cimentano con il classico "noir" girato rigorosamente in bianco e nero. Il risultato è senz'altro buono e, grazie anche all'ottima interpretazione di Billy Bob Thorton, molto coinvolgente. La storia non è originalissima, ma del resto non è questo che interessa ai Coen: è sviluppata intelligentemente e anche il puntuale colpo di scena finale coglie nel segno. Consigliato.
Redeyes: Quando proprio nessuno o quasi sentiva la nostalgia di un grandissimo personaggio sempre più svilito e prosciugato negli anni, ecco che arriva il colpo di grazia. Rispetto alle ultime fatiche si aggiunge l'elemento volgarità che impregna tutta la pellicola, andando anche a danneggiare laddove ce ne fosse bisogno i rari momenti in cui si provava a ridere. La sensazione è di assistere a uno spettacolo ormai ampiamente fuori tempo massimo che cerca di stare al passo coi tempi ma con gli occhi di chi ormai non è più capace di vedere. Peccato.
Galbo: Film non memorabile, remake di una pellicola francese, Under Suspicion punta molto sull'ambientazione (una Puerto Rico non molto "sfruttata" dal cinema) e sul duo (o trio considerata la presenza della Bellucci) di star protagoniste. Il film che ruota intorno ai rapporti torbidi tra il poliziotto e l'avvocato sospettato di omicidio non è però munito di una sceneggiatura che valorizzi le interpretazioni di due grandi come Freeman e Hackman che risultano spaesate e fuori luogo (per non parlare della Bellucci). Occasione sprecata.
Ciavazzaro: Tedioso thriller. Non c'e un minimo di tensione, ed è un peccato perché le scenografie avrebbero potuto aiutare. Le interpretazioni di tutto il cast sono davvero pessime e di veri e propri colpi di scena ce ne sono pochissimi. Concilia il sonno.
Puppigallo: Innocuo filmetto per famiglie (e fin qui non ci sarebbe nulla di male), ma con l'aggravante di un mostro del lago che va oltre il ridicolo (un mega trichecone flaccido e sdentato assolutamente inguardabile). E visto che l'unico perchè di questa produzione è proprio rappresentato dal mostro, bisognerebbe, come minimo, prendere a calci nel sedere chi lo ha pensato, progettato e realizzato. Se poi si pensa che il resto è un po' di melassa, cattivoni all'acqua di rose e dialoghi appena sopportabili, il pollice non può che essere verso.
MEMORABILE: Il bambino alla sciroccata: "Perchè stai correndo?". E lei: "Perchè non so volare".
Didda23: La sceneggiatura fa proprio il motto del "non è mai troppo tardi", mostrando come la vita possa riservare rivoluzioni piacevoli anche all'età della menopausa. Il registro non prende mai una strada decisa e serpeggia fra il drammatico e la commedia "brillante". Il mestiere degli attori (che sorpresa Elio!) cerca di rinpinguare il vuoto pneumatico della scrittura che regala solo un momento notevole (scena allo specchio - a patto di non paragonarla a Spike). Bello il brano electro-pop "Nuda" interpretato dalla Lo Coco (Ex X-Factor). Deludente.
Ronax: Per sconfiggere il cattivo di turno, che più cattivo non si può, gli eroi sono addirittura due: il forzuto Steel e l'imbattibile spadaccino Palmara, cui si aggiunge poi Manni che, complice l'amore, passa alla fine dalla parte giusta. Spettacolo popolare per antiche platee dai gusti semplici, incuranti delle incongruenze della sceneggiatura ma pronte ad appassionarsi per i buoni che, inutile dirlo, trionferanno con tanto di nozze finali. Regia e recitazione al minimo sindacale, ma più che sufficienti per la bisogna. Fra le presenze femminili spicca la bella "zingara" Pilar Cansino.
MEMORABILE: La danza dalla zingara con lancio di coltelli finale.
Giacomovie: In questo film è la natura ad essere protagonista, con paesaggi suggestivi ed un uso del colore che supera in efficacia e chiarezza dell’immagine il lavoro fatto un anno prima per Via col vento. Difficile classificarlo come genere, si può definire come un avventuroso western bellico, ma risulta atipico sia come western che come film di guerra. Realizzato con senso dell’equilibrio, è un film classico con diversi elementi di maturità. I dialoghi sono scorrevoli e Spencer Tracy è un leader sia nel personaggio che nella recitazione. ***
MEMORABILE: È difficile distruggere un uomo che ha un ideale da raggiungere.
Nicola81: Dopo aver diretto quello che è considerato uno dei primi western dalla parte dei nativi, Daves stavolta si rifugia nella rituale contrapposizione bianchi buoni/indiani cattivi, ma evita comunque di fare di ogni erba un fascio, e il messaggio che trasmette è un inno alla pace e alla fratellanza tra i popoli. Regia di ampio respiro nelle riprese paesaggistiche e sul versante spettacolare, mentre il lato sentimentale dimostra tutti gli anni che ha. Un Bronson fanatico e con la fissa delle uniformi ruba spesso la scena al protagonista Ladd, la Pavan indiana è più credibile del previsto.
Cotola: Pellicola comica molto leggera, dalla trama un po' più complessa del solito, che mescola allegramente elementi comici (preponderanti) con spruzzatine di mistero e di avventura fino ad arrivare al colpo di scena finale e ad un telefonato lieto fine. Nulla di nuovo sotto il sole e ciononostante si lascia seguire senza troppi affanni e può anche risultare gradevole.
Rocchiola: Dopo il capolavoro del Mucchio selvaggio Peckinpah smorza i toni e inserisce elementi comico-farseschi per raccontare ancora una volta con toni elegiaci la fine di un'epoca e l'avvento della società moderna basata sul capitalismo spietato. Qualcuno ne ha esaltato l'esplicito messaggio politico, ma il film resta soprattutto una malinconica commedia popolata da oggetti e luoghi simbolici (l'auto che uccide il protagonista, il deserto come luogo di vita) e amabili figure di relitti umani. Martin e Jones allegri mascalzoni di collodiana memoria.
MEMORABILE: La lucertola spappolata; Il bagno nella tinozza; L'epitaffio finale, Hildy con camicia da notte al chiaro di luna nel silenzio notturno del deserto.
Mco: Volete passare una serata serena, togliendovi di dosso la marea di preoccupazioni che vi attanagliano da quando avete messo piede fuori dal letto? Allora un bel film del trio Aldo, Giovanni e Giacomo fa per voi. Anche qui non si sfugge alla gradevole abitudine di una storia d'amore un po' peculiare, che coinvolge tutti e tre i protagonisti. La bella e brava Cortellesi è ideale per la parte della contesa e le parentesi comiche si stagliano in un panorama alquanto melanconico. Bello.
MEMORABILE: "Ma vieni..." "No, sapete... è che mi è arrivato un sms...".
Tomastich: Quando c'è Pozzetto e siamo tra il 1978 e il 1989, si va quasi sempre sul sicuro. Soprattutto se Steno fa il direttore d'orchestra nella maniera migliore. Purtroppo bisogna sottolineare la noiosa presenza di un'Eleonora Giorgi che avrebbe dovuto cambiare lavoro in partenza (tanto per dire, è più bravo l'enfant-prodige dell'horror fulciano Giovanni Frezza). Certo, magari i personaggi non sono caratterizzati al massimo e al posto di Renatone poteva esserci nello stesso modo Montesano, però questo non è un problema.
MEMORABILE: Pozzetto si traveste da colf ed entra nel caminetto.
Galbo: Da galeotti ad angeli custodi; questa la strana parabola di tre carcerati che trovano dopo l'evasione occasione di redenzione. Commedia diretta di Michael Curtiz ha il suo pregio principale nella recitazione del cast: Bogart "giganteggia", ma anche gli altri attori fanno un'ottima figura. Di contro la sceneggiatura non è impeccabile e c'è qualche tempo morto di troppo. Ne è stato realizzato un remake.
Stefania: Mi aspettavo qualcosa di simile al delizioso Fiori d'acciaio, una storia di rivalità-solidarietà femminile ambientata nel sempiterno Deep South, con la sua forte tradizione matriarcale. Ma la somiglianza è puramente estrinseca, purtroppo: qui la trama è forzata, prende le mosse da un incidente scatenante pretestuoso, i personaggi sono sgradevolmente sopra le righe. Già il fatto che la dinamica scontro-riconciliazione tra madre e figlia sia mediata da un racconto in flash back raffredda ogni partecipazione emotiva. Sprecate le attrici, perdibile.
Puppigallo: Calza a pennello a Douglas il ruolo di veloce pistolero scanzonato, sbruffone, ma anche capace di impartire lezioni di vita a un giovane inesperto e facilmente influenzabile. L'istrionico attore ruba la scena a tutti, bella e caratterialmente forte compresa di turno. Gli ingredienti ci sono: i vasti pascoli, i cowboy, la feccia umana e una donna capace di ammaliare e mettere zizzania. Non sarà un caposaldo del western, ma di certo non annoia, grazie anche agli scambi verbali tra Douglas, la proprietaria e la carogna e agli insegnamenti al ragazzo. Riuscito.
MEMORABILE: "Odio il filo spinato e chi ne fa uso"; Al ragazzo "Lascia le briglie al cavallo, lui sa che fare"; "E' grave?". "Mi riduco peggio col rasoio".
Galbo: Al suo debutto nella regia, De Luigi si regala un buon personaggio inserito purtroppo in un contesto non all'altezza. Non funziona ad esempio l'eccessiva frammentazione del racconto con momenti divertenti alternati a pause di poco interesse. Poco sviluppati e banali i personaggi di contorno, quello del cognato del protagonista in primis. Sono inoltre fuori contesto le ambizioni di inserire nella vicenda temi sociali (la corruzione nella sanità) che gli autori non sono in grado di sviluppare adeguatamente.
Pigro: Accademia militare durissima con odioso istruttore (bravo Gossett): dentro si diventa uomini, fuori si trova moglie... Retorica americana machista alle stelle: da una parte i veri duri che superano tutte le avversità e riescono a ‘farsi’ la più bella; dall’altra chi si pone domande, cioè i perdenti, né ufficiali né gentiluomini. Personaggi solidamente scolpiti, tranne quelli femminili che sono scialbi, del resto si sa: le donne non hanno valore e sono solo preda dei veri maschi, no?
Galbo: Thriller abbastanza interessante sulla carta per lo spunto iniziale riguardante i due personaggi principali. Gli autori tentano esplorano anche la direzione del film autoriale affrontando il tema dell'eutanasia. Purtroppo la trama si rivela rapidamente alquanto povera e mentre tra gli attori "funzionano" bene i due poliziotti, Hopkins non riesce (al di là dello sguardo intenso) a dare spessore al proprio personaggio, fornendo un'interpretazione di routine. Si può vedere ma non lascia traccia.
Redeyes: Eviscerata ogni parvenza di sceneggiatura ci si limita, un po' come fosse un nostrano Natale itinerante, a fiondarci nelle everglades e nelle colorate vie di Miami. Mahoney ha mollato il colpo e allora si fa arrivare il nipote di Lassard, sempre più un povero vecchio che ciondola per il distretto. La gag ormai sono sempre le stesse e si fa fatica a divertirsi, ma un mezzo sorriso ci sta.
Kinodrop: Il giovane Franz, giunto a far pratica in una tabaccheria viennese, troverà un'infinità di stimoli, di scoperte, ma incapperà anche nel terribile clima pre-annessione nazista. Come inserviente incontrerà niente di meno che Freud sotto il poco credibile aspetto di un vecchietto bonario in vena di elargire consigli e pensieri da quattro soldi. Un ovvio percorso di maturità ridotto alle esperienze più banali, condite con qualche exploit sociopolitico e turbamenti erotici con escursioni oniriche buttate lì tanto per rimanere in ambito psicoanalitico. Televisivo che più non si può.
MEMORABILE: Il coraggio del tabaccaio Otto Trsnjek e la protervia nazista; Sigari cubani per ingraziarsi il dott. Freud; Il suicidio di Egon; I pantaloni appesi.
Pinhead80: Questo sequel di X-men purtroppo non è all'altezza delle aspettative in quanto non riesce a trasmettere le stesse emozioni del primo capitolo. Si aggiunge qualche personaggio nuovo (l'incipit con Nightcrawler è una delle cose migliori dell'intero film) ma anche tanta, troppa noia. La cervellotica storia prende il sopravvento rispetto all'azione (qui esageratamente scarsa) e si finisce per arrivare esausti al finale dalla troppa ripetitività delle situazioni. Mediocre.
Cotola: L'idea poteva essere carina: una screwball comedy in salsa action. Peccato però che, a differenza delle splendide pellicole che in passato il genere ha fornito, qui manchino una buona sceneggiatura e dei dialoghi arguti e brillanti, una regia solida e soprattutto una coppia di attori come si deve. Tutto si riduce ad un film dall'alto tasso di ruffianeria che cerca di sfruttare la notorietà dei due protagonisti (qui poco simpatici) e che, a mio avviso, ha come merito di non annoiare e di lasciarsi seguire fino al (prevedibile) finale.
Renato: Non male, dopotutto. Certo, a volte il film arranca un po' e ci si deve concentrare sulle grazie della splendida attrice di origini gallesi per evitare l'abbiocco, ma tutta la parte finale col colpo alle Petronas Towers è ben fatta e dà allo spettatore quello che vuole... Meno convincente la parentesi romantica tra le due star, tributo da pagare alle convenzioni del giallo-rosa.
Xabaras: Poco o nulla ci viene fatto sapere sul passato di Jeremiah; sembra proprio che l'unica cosa che conti sia vederlo nell'incipit percorrere a piè sospinto gli ultimi spazi civilizzati di un mondo (quello progredito e avanzato del suo tempo) che ha deciso di abbandonare. Il film diventa così un sublime canto a una ricongiunzione possibile tra l'uomo e la natura e speranzoso inno affinché esso possa riscoprire il suo spirito primigenio all'interno d'ella. Come unico compagno di viaggio il tepore di sentimenti solo sussurrati come l'amore e l'amicizia.
Cangaceiro: Uno di quei film girati in fretta e furia in un'epoca in cui il cimena italiano sfornava una miriade di titoli simili (i due mostri sacri nello stesso anno parteciparono a 6 pellicole ciascuno). La trovata dei gemelli separati alla nascita è l'esile pilastro su cui viene costruita la vicenda, con equivoci e scambi di persona sì ripetitivi, ma orchestrati con tempi comici chirurgici. Vianello e Chiari, lasciati allo stato brado davanti alla cinepresa, dimostrano di saperci fare alla grande pure al cinema, oltre che nell'habitat televisivo. Simpatico.
Rambo90: Una delle migliori performance di Jim Carrey, grandissimo nel tratteggiare due facce completamente diverse dello stesso personaggio, coadiuvato da ottimi effetti speciali e da una storia per nulla banale. Simpatici i numeri musicali, i comprimari (fra cui la bellissima ed esordiente Cameron Diaz), la scena con il cane Milo che si trasforma a sua volta e il dialogo con lo psicologo. Da vedere necessariamente.
Nando: Record ha perso il figlio e la presunta colpevole nuora, una poco probabile Lopez, giunge da lui, con nipotina al seguito, per sfuggire al manesco fidanzato. La storia è poco originale ma accettabile. Vicino al vecchio leone Redford troviamo un sempre gagliardo Freeman e i due danno vita a qualche valido istante recitativo. Finale lievemente edulcorato.
Fauno: L'estetica sarebbe raffinatissima, sia per gli abiti che per le bellezze femminili, davvero eccelse; e che il film sia girato solo in interni non scalfirebbe il suo valore di una virgola. Ci pensa il protagonista maschile a mandarlo in vacca, andando a decorare le pareti con poster di film maoisti salvo poi schiavizzare quella malcapitata che gli va pure a voler bene ispirandosi (almeno così pare) a Histoire d'O; più che un avanguardista pare il prototipo del maschilista più bamboccio e sarebbe stato più gradito un finale ben peggiore, per una siffatta nullità...
MEMORABILE: Lo splendido cucciolo boxer di nome Samba; La reazione di Brigitte alla vista della nuova governante di Michel.
Almicione: Non sono pochi i motivi che hanno potuto portare Moore (creatore del graphic novel a cui il film si ispira) a dirsi deluso da questa pellicola di successo. Essa si fonda su un interessante fatto storico, il quale però è condito con situazioni poco congruenti; risulta forzata la storia (non) commovente del passato di V, allo stesso modo della figura di Evey (interpretata da una Portman non eccezionale) e del loro rapporto. Eccezion fatta per la lodevole fusione dell'evento di Fawkes con una società distopica, un lavoro poco più che mediocre.
MEMORABILE: I discorsi di V ai cittadini di Londra.
Buiomega71: Più che le cospirazioni e le pianificazioni (comunque ben assestate nel finale, dove quasi tutti si massacrano a rivoltellate) da giallo lenziano, questo piacevole thrillerino balza all'occhio per i suoi ambigui personaggi quasi paralynchiani (Penn sceriffo logorroico, molesto e guardone, Baldwin tontolone ma efferato alla bisogna), per una location suggestiva, violenza messa al punto giusto (i brutali colpi inferti con la mazza da golf, l'annegamento) e una chiusa cinica e ben poco accomodante. La Kensit ancora un bel vedere, l'avidità e la perfidia femminea fanno il resto.
MEMORABILE: L'aggressione violenta, e improvvisa, del passante per la strada; Baldwin si bea annusando le mutandine in bagno; Penn sbircia fuori dalla finestra.
Capannelle: Gli elementi del film non sono male, la regia spigliata e la chimica tra la Bullock e la McCarthy pare funzionare. Però due ore incentrate su di loro sono troppe, tanto che a volte si sente il bisogno del fast forward, vuoi per la prevedibilità di certe situazioni vuoi perché, non sapendo dove parare, lo script sceglie la strada del turpiloquio facile. In sintesi abbastanza divertente, con mezz'ora di troppo.
Herrkinski: Già dal devastante incipit si capisce che ci troviamo di fronte a un film di quelli seri. Di Leo quando decide di far noir lo fa con uno stile superiore e questo film è indubbiamente tra i suoi lavori più riusciti; dalla bella sceneggiatura, complessa ma mai confusionaria, alla prova eccellente del cast (Caprioli bravissimo), al ritmo che non cede mai, alla qualità dei dialoghi. Tutto funziona come un orologio svizzero in questo mafia-movie, che ha sicuramente fatto scuola anche nei confronti del cinema d'oltreoceano. Grande esempio di cinema!
Daidae: Il primo mi era piaciuto e neppure il sequel era male. Questo "matrimonio con vizietto" è invece davvero stanco e penoso, senza idee, banale. Il cast è ottimo ma non basta per sollevare questo film dalla mediocrità. Da vedere solo per completare la trilogia aspettandosi però tanta noia.
Nando: Il fronte cinematografico russo si compatta per questa pellicola dalle valide ricostruzioni scenografiche che, in maniera romanzata ma non per questo avvincente, narra un frangente di una delle battaglie più cruente di tutti i tempi. Due ufficiali nemici si fronteggiano e al tempo stesso si scoprono deboli a livello sentimentale tra combattimenti sanguinari e voglia di normalità. Sicuramente un'operazione commerciale ma dignitosa. Forse non troppo convincenti il prologo e l'epilogo in terra nipponica.
Mickes2: Spaccato di prigioni quotidiane. Le vite delle prostitute in quel di Bangkok (Thailandia), Faripdur (Bangladesh) e Reynosa (Messico) messe a confronto per sottolinearne le differenti sfumature del disagio e della sofferenza. Cambiano i toni e i contesti, ma il dolore si assomiglia tantissimo. Lascia un po’ interdetti la scelta stilistica di Glawogger, che al puro documentario minimale e d’inchiesta sceglie qualcosa che strizza più l’occhio alla docu-fiction. Visto il soggetto si poteva evitare. Ad ogni modo un lavoro discretamente limpido.
Puppigallo: Innocuo filmetto per famiglie (e fin qui non ci sarebbe nulla di male), ma con l'aggravante di un mostro del lago che va oltre il ridicolo (un mega trichecone flaccido e sdentato assolutamente inguardabile). E visto che l'unico perchè di questa produzione è proprio rappresentato dal mostro, bisognerebbe, come minimo, prendere a calci nel sedere chi lo ha pensato, progettato e realizzato. Se poi si pensa che il resto è un po' di melassa, cattivoni all'acqua di rose e dialoghi appena sopportabili, il pollice non può che essere verso.
MEMORABILE: Il bambino alla sciroccata: "Perchè stai correndo?". E lei: "Perchè non so volare".
Anthonyvm: Buon eco-vengeance particolarmente intriso di quella violenza exploitativa tipica del cinema bis italico del periodo (senza contare il passato di Prosperi legato ai mondo movie, da cui affiorano alcune sequenze di quotidianità allo zoo, come il truculento pasto dei felini). Se l'idea di base è vincente e numerose le scene che restano impresse, finale super dark compreso, non si può dire lo stesso dei personaggi, in particolare del protagonista, particolarmente piatto. Ottimi gli effetti speciali e sapiente il montaggio di Morra. Memorabile.
MEMORABILE: L'inseguimento ghepardo/macchina; I topi che rosicchiano una coppia di amanti; Gli elefanti che schiacciano teste; Il finale cupissimo.
Saintgifts: Primo film a colori per King Vidor. Spencer Tracy impersona perfettamente il maggiore dei rangers Robert Rogers, uomo carismatico capace di condurre i suoi uomini attraverso fiumi, foreste e paludi, quasi senza mangiare e con mille sacrifici. Poi c'è la "bellissima" battaglia contro gli indiani cattivi alleati con i francesi, battaglia che dura dalle 5, 20' fino alle 6, condotta con metodo e coraggio. Film epico dove i toni rimangono sempre molto umani e non c'è nessuna esaltazione nelle gesta dei duri rangers. Bellissima la fotografia.
Tnex: Lo scontro giudiziario-umano tra un Tognazzi giudice progressista e un grande Gassman, imputato palazzinaro di destra. Film lineare ma ben sceneggiato. che ci lascia un quadro notevole di un'Italia primi Anni Settanta, in cui aleggia sempre la solita cappa pre-golpista. Emblematico il finale dove perdono sia il "cattivo innocente", sia il "buon colpevole".
Lucius: L'incipit è quello di Duel, ma stavolta non siamo di fronte ad un tir quanto invece ad una banda di incalliti motociclisti che prende di mira una coppia borghese. Un cast di tutto rispetto per un giallo (dalle venature drammatiche) in continuo movimento. La colonna sonora è sul genere dei Goblin e la pellicola ha la sua forza nel finale, con un colpo di scena che sovverte i clichè del giallo. Interessante il risultato finale.
Gestarsh99: Caper-movie hintercapitolino scurrilmente sfrontato, dall'umòr pulp-itante, fotocopiativamente ricavato dalla stampante in disuso del birbantesco e iperscorretto Babbo bastardo, black-comedy californiana da cui ribiascica diversi ritornelli costituenti. L'imbottitura devotee-friendly pare il frutto della consulenza en passant di Farrelly e Jodorowsky, col sentore primario che la pellicola sia stata ultimata annettendo in lavorazione un segmento narrativo dopo l'altro in base al lunario ispirativo degli autori. Si esigevano più imprevedibilità e omogeneità coesiva. Un film diversamente inedito.
Reeves: Improbabile scontro tra esercito polacco e quelli kirghiso sullo sfondo di una complicata vicenda di fratelli che si combattono e di donne che vengono vorticosamente rapite e liberate. Gli scontri e i duelli sono continui ma non riescono mai a far decollare il film, che risulta inutilmente complicato nella trama. Yvonne Furneaux un gradino sopra tutti gli altri, bella e dannata.
MEMORABILE: Il povero prigioniero cinese, torturato dai nemici e ucciso da chi dovrebbe liberarlo...
B. Legnani: Con molte varianti, dal romanzo d'appendice di Sue. C'è Damiani fra gli sceneggiatori. Non mancano gli ingredienti classici: miseria e nobiltà, volti deturpati, botole, medaglioni, ricongiungimenti... Cerchio dirige con idee chiare un cast non eccezionale, talora con interpretazioni forzate, ma anche con inserimenti di ottimo livello, come quello della signorile Elena Zareschi. La Parigi dei bassifondi è ben ricreata a Cinecittà, con abbondanza di comparse, con fotografia e colori adeguati alla bisogna. Decoroso prodotto, che incuriosisce prima e poi interessa in maniera sufficiente.
MEMORABILE: "Se a Lione sono tutti come te, io non capisco perché la capitale sia Parigi!".
Lucius: Gli inseparabili di Fulci porta il titolo di Una sull'altra, anche se stavolta al centro della sceneggiatura non ci sono due fratelli ma due sosia fascinose che il destino ha voluto legare l'una all'altra da un ineluttabile gioco d'identità. Dieci anni dopo La donna che visse due volte di Hitchcock, anche se per motivi puramente economici il gioco si ripete in un film avvincente, misurato e ben diretto. Fulci dimostra infatti padronanza del mezzo tecnico in una produzione estera di tutto rispetto avvolta in un clima morboso e suggestivo.
B. Legnani: Western iberico-italiano che porta avanti due trame che poco si intrecciano, quasi da far pensare che siano nate in modo indipendente. Una vede una serie di vendette trasversali che manco la mafia, l'altra un rapimento ed un ritrovamento d'infante non proprio lineari. Dialoghi così così, con qualche momento un po' surreale. Qualche faccia cara, qualche faccia che non convince (in primis il giovane Romero Marchent), qualche snodo assai carente di logica. Chi vuole la violenza la trova: ma molto, troppo, di tutto il resto manca, e in modo crepitante. Se vi contentate...