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Deepred89: Curioso prodotto in bilico tra commedia e drammatico (anche se non manca qualche battuta i toni sono insapettatamente seriosi), ma Pozzetto riesce a cavarsela benissimo anche in questo contesto. Regia un po' anonima, ma il film non è affatto da buttare. Si può vedere.
Myvincent: Le gesta di Attila il sanguinario che uccide il fratello Bleda per caricare il suo esercito contro una Roma oramai l'ombra della grande potenza di un tempo, sono frettolosamente raccontate e malamente ricostruite (costumi molto kitsch). Se non fosse per la presenza forte di Anthony Quinn sembrerebbe quasi un film comico. Sophia Loren decorativa.
B. Legnani: Fin troppo chiaramente è un film che oggi ha elementi quasi di culto (debutto per la Agren, legnosissima, qui finlandese come accadrà anche in seguito, belle canzoni degli Anni Sessanta, Montesano che imita Franco Franchi, una Merlini bravissima pure qui, Bobby Solo quasi commovente nel suo impaccio attoriale, palesi segni di sponsorizzazioni vaticane, volti adorabili come Marciani, Giacobini, Leoni, Mimmo Poli...). Ma come filmetto, pur se Deodato cerca di cavar sangue dalle rape, è cosa minima. *
Nando: La provincia di Rovigo e il delta del Po sono il teatro di questa vicenda che vede un onesto avvocato dipanare una vicenda di speculazioni e crimini. Una narrazione che offre molteplici aspetti tipici della commedia con venature gialle salvo poi giungere, causa pioggia incessante, a un noir in salsa italica. Bel cast ricco di interpreti di alto livello (Adorf, Carraro, Perlini e Remotti). Simpatico Messeri, bella la Boschi. Un bell'esordio per Mazzacurati.
Nando: Tre registi realizzano un lungometraggio di discreto successo critico ma fallimentare al botteghino. Una narrazione semplicistica, fatta di dialoghi e riflessioni che porta ad un finale poco memorabile. In alcuni frangenti appare un prodotto low cost che personalmente appare pretestuoso benché spontaneo.
Motorship: L'ultimo film del duo Franchi-Ingrassia è una commedia piuttosto diversa dalle loro solite. Pur mantenendosi su livelli di comicità piuttosto alta, presenta invero anche molte parti malinconiche e amare. Sebbene non esente da qualche incertezza, la pellicola si può dire tutto sommato riuscita e gradevole. Il vero mattatore del film è Franco Franchi (ottimo), mentre Ingrassia gli fa onestamente e con mestiere da spalla. Bravi anche Carotenuto, Fiorentini e Marsiglia. Bello il finale amaro.
Piero68: Tolto il primo quaro d'ora il film scivola lento ed inesorabile verso la noia mortale. Eppure spunti ce n'erano, visto che la storia del cecchino è anche vera. Ma Annaud preferisce privilegiare l'aspetto romanzato e sentimentale più che quello bellico e della sofferenza. Alla fine si salvano solo la fotografia e l'interpretazione di Ed Harris, che riesce a dare un'ottima fisicità al suo personaggio. Da quattro meno meno invece Law, che non solo non entra mai nella parte ma in alcune scene imbraccia il fucile come farebbe un bimbo al Luna Park.
Siska80: Due sindaci (ovviamente affascinanti) si scontrano a colpi di decorazioni natalizie: vuoi vedere che tra loro scoccherà la scintilla dell'amore? Ennesimo prodotto copia e incolla che sfrutta le festività per rendere l'atmosfera più interessante; e in effetti, togliendo quest'ultima, rimane ben poco da apprezzare: la coppia protagonista è simpatica però male utilizzata in un film prevedibile da capo a piedi (si comincia con l'incontro forzato, si prosegue con la competizione, quindi con il progressivo avvicinamento sino al bacio conclusivo con sottofondo musicale irritante). Scarso.
Il Gobbo: Da Dashiel Hammett (il suo "Red harvest" fu la base di tutto) a Kurosawa a Leone a Hill: cerchio completo. Qui per la verità nei credits non si cita Sergio Leone: doppia caduta di gusto, e per il fatto in sè, e perchè Ancora vivo nonostante gli abiti novecenteschi è chiaramente un western, assolato e polveroso. In era di post-modernismo Hill si diverte a contaminare, e inevitabilmente anche John Woo entra nella lista degli ingredienti. Spettacolare, certo un filo manierista. Willis ha la maschera giusta.
Giùan: Personal cult celentanesco, che preferisco di gran lunga ai blockbuster di Castellano e Pipolo. Siamo ancora agli albori dell'ecologismo profetico, il che fa sì che prevalga, sulle qualunquiste filippiche a venire, una certa naivetè autoironica. Festa Campanile dal canto suo garantisce una confezione dignitosa e "pulita", pur se certo sull'idea di partenza si poteva sgobbar di più in fase di script. Comunque le due canzoni ("Uh uh" e "Jungla di città") son quanto di più orecchiabile Adriano abbia prodotto negli anni '80 e della Bouquet non ci si stanca mai!
MEMORABILE: "Ah ah ah ah ah Jungla di cittààààààà.... ma la jungla ma la jungla a me mi sembra che sia questa qua la vedo brutta per l'umanità".
Saintgifts: Dal romanzo di Brian Moore sceneggiato dall'autore stesso. 1634, Quebec: il Padre Gesuita Laforgue con il capo indiano Chonina, la sua famiglia, altri indiani e un giovane bianco risalgono con canoe un grande fiume per migliaia di miglia per raggiungere gli Uroni. Questa forzata convivenza a contatto con una natura tanto bella quanto ostile e l'incontro con indigeni violenti e crudeli mette in discussione tutte le certezze religiose e di vita facili da mantenere nel mondo civile. Pregio del film è il continuo parallelo tra indigeni e conquistadores.
MEMORABILE: Padre Laforgue: "Perché Padre Jerome è ora in Paradiso, mentre Chonina deve vagare in eterno nelle tenebre? Aiutami o Signore".
Paulaster: Una moglie insoddisfatta viene estratta come giudice popolare in un processo. Argomento focalizzato sul lato femminile, anche se sono i maschi a governare le situazioni. La relazione Giannini/Vitti ha poche varianti, anche se il colpo di scena finale è efficace. Costruito meglio il rapporto Cardinale/Gassman, con psicosi che richiamano lo stile di Woody Allen. Pozzetto è in un ruolo ai margini che serve a dare qualche nota di umorismo. Sul piano prettamente giuridico si potevano sfruttare qualche indizio in più o altre testimonianze, per ravvivare il processo.
MEMORABILE: Il manichino nelle trivelle fognarie; La supertestimone; I bersaglieri in video come incitamento; La Cardinale che sogna di essere presa a sberle.
Nando: Il fronte cinematografico russo si compatta per questa pellicola dalle valide ricostruzioni scenografiche che, in maniera romanzata ma non per questo avvincente, narra un frangente di una delle battaglie più cruente di tutti i tempi. Due ufficiali nemici si fronteggiano e al tempo stesso si scoprono deboli a livello sentimentale tra combattimenti sanguinari e voglia di normalità. Sicuramente un'operazione commerciale ma dignitosa. Forse non troppo convincenti il prologo e l'epilogo in terra nipponica.
Modo: Commedia parecchio zuccherina che come da titolo si presta a una visione natalizia accanto all'albero di Natale. Sicuramente aspettarsi qualcosa di elevato da questo film nato per la televisione è utopia, ma la bella e delicata presenza di Danielle Panabaker ne alza per quanto possibile la qualità. Non particolarmente brillante invece l'interpretazione del qui imbalsamato protagonista maschile.
Pumpkh75: Parte da lidi attigui alla sufficienza (il prologo non è poi così malvagio) ma scende subito e verticalmente verso numeri bassi, sopraffatto dal riciclo selvaggio e dal vano tentativo di cammuffarlo: le questioni del senso di colpa del lutto e delle molestie sul lavoro paiono, più che per una reale convinzione, buttati lì per la rassegnata disperazione di chi non sa come imbellettare il plot. L’unico countdown, alla fine, è quello interminabile dei minuti che mancano alla fine. Da accoppiare in double bill con il simile Bedevil: rimpiangerete il telefono a fili.
Trivex: Come previsto meno bello del primo, ma non di molto. Da un lato l'apprezzato tentativo di mettere ancora il nostro eroe in seria difficoltà, addirittura privato dei suoi poteri (scelta volontaria e discutibile); dall'altro una strana atmosfera senza dramma sostiene la pellicola, inquadrandola un po' troppo nella sfera della commedia fantasy. Banale l'elemento con cui l'eroe si scopre all'amata, mentre la scoperta della propria vulnerabilità fa "superficialmente impressione". Fotografia meno piacevole che nel precedente ed effetti forse un po'ridimensionati.
B. Legnani: Azzeccato film di Verdone (***), che forse non piacerà ai più giovani, essendo tarato sui suoi coetanei. Si rinuncia quasi completamente alla risata (ma l'equivoco fumatori o amanti è ben giocato) e si punta o al tocco di classe o al numero estemporaneo (esemplare la trovata sul maestro di tennis e quello di sci). La Morante calca troppo il ruolo, ma gli altri del cast sono encomiabili e contribuiscono al buon risultato. Eccessivo nello sviluppo, ma interessante come concetto, l'episodio nizzardo.
MEMORABILE: "Me dici con quanto te sei laureata in Psicologia?"
Saintgifts: Il colonnello Madden (John Wayne) è incaricato di organizzare la guerriglia con i partigiani filippini contro i giapponesi, in attesa dello sbarco sull'isola dei rinforzi. Discreto film di guerra che si occupa di un episodio della Seconda Guerra Mondiale poco visitato dal cinema (dello stesso anno "They Were Expendable" di John Ford parla di un episodio dopo la battaglia di Bataan). Anthony Quinn, in una delle sue prime parti di rilievo, è il capitano che porta il nome di Andrés Bonifácio, eroe della rivoluzione filippina. Stile propagandistico.
B. Legnani: Rifacimento di un film messicano, ha una prima mezzora non male, in cui il risaputo è però condito con trovate interessanti (come l'uso normativo del vocabolo "coglione"...) ed elevato attorialmente dai dialoghi Abatantuono-Catania. Però la pellicola poi continua in progressivo calo, che vede nell'educazione lavorativa un appiattimento verso il banale, solo qua e là ravvivato da momenti meno scontati. La "riabilitazione" finale fa chiudere in modo zuccherosissimo. Un'occasione più persa che colta. Scarsi i giovani, ad eccezione della Gioli, favorita anche dall'avere il ruolo più sfaccettato.
Puppigallo: Umorismo da quattro soldi e personaggi caricaturali (come prodotto d'animazione avrebbe funzionato meglio) caratterizzano questa fantavventura con mummie educate, pterodattili e riti magici. Purtroppo, non basta gonfiare una vicenda, povera di autentiche trovate, per renderla piacevole, con gag, più che altro sciocche, come gli assurdi travestimenti di Adele. E nonostante ci siano anche momenti abbastanza simpatici "Senti un po', Ramsete dei miei coglioni...", il tutto non va al di là della mediocrità, mascherata con gli effetti e l'atteggiamento, piuttosto fastidioso, della protagonista.
MEMORABILE: Lo pterodattilo fa la cacca sull'ispettore. E il cacciatore "E' pecora". "Come fa a saperlo?". "Si fidi, di merde me ne intendo".
Ciavazzaro: Episodio lungo della serie, quando essa era già conclusa. Nonostante i limiti che la durata prolungata (1h25' circa) può imporre, la storia regge ed è sorretta dall'ottima interpretazione della Lansbury. Buone musiche, soprattutto nel finale. I fan della serie apprezzerano senza dubbio.
Homesick: Lo schiavo Morgan si ribella ai suoi aguzzini spagnoli e diventa il famoso Morgan il pirata, gran conquistatore di tesori e di donne. Un avventuroso di maniera, contraddistinto da pochezza narrativa, qualche scena di duello, arrembaggio e battaglia in cui Reeves mostra i muscoli, dalle sensuali danze caraibiche della Alonso e dal volto delicato della Lagrange. Sprecato Garrani.
MEMORABILE: La vista dei muscoli di Reeves induce il suo antagonista a non togliersi la camicia...
Il gipeto: Ultimo film della serie (Fantozzi 2000 è un orrendo corpo estraneo che si poteva e doveva evitare). Villaggio è sempre più penosamente intento a copiarsi, con l'aggravante di una recitazione lentissima, piena di farfugliamenti che non fanno ridere nessuno. Triste vedere come siano ridotti gli attori spalla: Filini e Pina inutili, Ughina odiosa, Silvani un'ultras della peggior specie. Si ride poco poco, si inorridisce tanto tanto.
Rambo90: Farsa sgangherata che della passabile idea di un mondo soggiogato dalle regole del mercato cinese fa un tremendo spettacolo, scadente dal punto di vista registico e di scrittura. Schettino funziona in tv ma si dimostra qui regista inesperto e come attore imbarazza la sua inadeguatezza. La sceneggiatura rischia di apparire di un razzismo disarmante, senza nemmeno tentare toni conciliatori. Dei grandi interpreti della scena napoletana coinvolti nessuno brilla a causa del copione, che serve battute stantie e telefonate. Noiosissimo e deprecabile.
Belfagor: Finalmente un sequel animato all'altezza del predecessore. Pur conservando gli elementi vincenti del primo capitolo - slapstick a palate, ritmo comico rapido e costante, abbondanti citazioni - il film riesce a continuare la storia in modo originale, senza limitarsi a proporre idee già viste. La grafica variopinta e curata in ogni particolare è una gioia per gli occhi. Apprezzabile anche la morale, uno sberleffo alle multinazionali e ai loro manager finto-progressisti à la Jobs, di cui il folle guru doppiato da Elio è una mordace parodia.
MEMORABILE: Le varie creature dell'isola; Il festeggiatore; Il padre di Flint che pesca assieme ai cetrioli; La lacrima del cameraman e quella del poliziotto.
Daniela: Biblico italico di incerta datazione e paternità registica (in alcune fonti, Rapper non è neppure citato), girato al risparmio per quanto riguarda scenografie e scene di massa ma con un cast abbastanza ricco che può vantare la presenza nei panni di Giacobbe del veterano del genere Currie e del più inedito Morley come Putifarre dalle comiche espressioni. Il risultato complessivo è comunque assai modesto, al pari dell'inerte protagonista Horne, mentre Lee sfiora il ridicolo come moglie insoddisfatta che tenta di indurre in tentazione il casto Giuseppe.
Nick franc: Dopo la non riuscitissima Leggenda il trio torna su terreni più congeniali, soprattutto nella seconda parte che rispolvera l'adorata struttura del roadmovie, in cui i comici danno ancora il meglio di sé. Rispetto agli esordi si respira più aria di cinema ma la formula inizia a mostrare la corda, affiorano i primi cenni di stanchezza per la ripetitività dei caratteri e la prima parte risulta poco divertente e coinvolgente. Buona la prova di tutto il cast, curiosa la presenza dell'almodovariana De Palma, punzecchiature (Von Trier) e omaggi (Moretti) cinefili. Comunque gradevole.
MEMORABILE: Il navigatore e Aldo che incontra la sua "voce"; Messeri meccanico Pupomaniaco; Le allucinazioni di Aldo.
Nicola81: L'aderenza a fatti reali è appena accennata e la sceneggiatura affastella tutti i luoghi comuni del genere (il boss che tiene in pugno la città, i poliziotti onesti ma che agiscono come criminali, la femme fatale), ma sul piano tecnico il film è ineccepibile: ricostruzione d'epoca sfavillante, ritmo alto (anche grazie alle numerose sparatorie) e ottimo cast. Insomma, se non si cerca l'originalità a tutti i costi di motivi per giustificare la visione ce ne sono abbastanza, ma è bene evitare paragoni con De Palma e il suo Gli intoccabili.
Saintgifts: Tre figure forti in questo discreto action movie, con interpreti azzeccati a caratterizzarle. Alvin (Jamie Foxx) piccolo malvivente, ma non indurito e dalla battuta sempre pronta, Edgar (David Morse) rude detective a capo dell'indagine e Bristol (Doug Hutchison) ladro, psicopatico assassino e abile hacker. Per le diverse caratteristiche dei personaggi si passa da momenti di commedia fracassona a momenti di tensione e violenza, fino a un finale più scontato (ma dalla location suggestiva) e in linea con tanti altri lavori del genere.
Herrkinski: Non ho letto il fumetto, ma "V" è un film interessante, se non altro per una certa carica eversiva e "progressista" che traspare spesso e volentieri: riferimenti al governo Bush, lotta ai regimi totalitari e ai sistemi repressivi filo-fascisti, lotta alle discriminazioni di ogni genere (basti vedere la storia delle due lesbiche: perché dargli tutto quello spazio, se non per mandare un chiaro messaggio?). Si potrebbero fare molti esempi, comunque il film funziona, nonostante una certa prolissità. Visivamente affascinante; belli i combattimenti.
Cotola: Spumeggiante, come ama dire Carey "trasformato" nel corso del film. Pellicola molto
divertente e ben girata che dà il meglio di sè nei momenti in cui il protagonista si
trasforma nell'irresistibile ed irrefrenabile essere verde. Un film di genere che si
muove agilmente tra fumetto, commedia (anche splapstick) e fantastico. Il minestrone
ha un buon sapore e risulta godibile anche dopo la prima visione. Gran ritmo, ottimi
effetti speciali, una bella prova di Carey. In una parola: consigliato.
Caesars: Interessante l'idea d'inserire un giallo nell'ambientazione western. La prima parte del film, dove si cerca di capire perché e da chi vengono ammazzati vari componenti del convoglio ferroviario, è la più riuscita, anche se non mancano grandi inverosimiglianze. Poi il film cede molto nella parte d'azione dove le situazioni poco credibili aumentano notevolmente. Buona comunque l'interpretazione di tutti i protagonisti e la fotografia. Rimane comunque il rimpianto verso un certo tipo di film che non si fanno più.
Dusso: Buona la confezione (fotografia, colonna sonora) ma il film non convince nella esagerata tragicità che rende il tutto a volte poco credibile (qualcosa o qualche scena potevano risparmiarsela o cercare qualche diversivo); poi per carità, in altre parti funziona benissimo dal punto di vista del sentimentale (e la lacrimuccia è inevitabile). Tra i quattro protagonisti la Liberato è decisamente quella che convince meno.
Saintgifts: Tema già affrontato più di una volta quello di personaggi che hanno contribuito a salvare vite umane (in questo caso bambini) durante la persecuzione nazista degli ebrei nel secondo conflitto mondiale. Buon film che, oltre ai fatti, si spinge ad approfondire i caratteri degli interpreti, sia dalla parte dei persecutori che da quella delle vittime (come nel caso di Süskind, all'inizio inconsapevole del destino dei deportati nei "campi di lavoro"). Un copione già visto, ma aggiunge un importante tassello alla comprensione del dramma Shoah.
Capannelle: Simpatica commedia che riporta in auge l'atmosfera anni 60 e quella visione dei comunisti idealizzati o disprezzati a seconda del credo. Ma il fulcro di tutto è la bambina ribelle ed è sulle pene amorose di lei che si indirizza la storia (un bene ma anche un limite della pellicola). Girata con freschezza, grazie soprattutto all'amalgama degli interpreti, ma anche poco capace di andare oltre un certo grado di approfondimento.
Herrkinski: Sociopatico omicida, sulla via della riabilitazione, visita l'isola dove è appena morto il fratello e si trova a fronteggiare una situazione imprevista. Thriller/action sulla falsariga di altri usciti negli ultimi anni, con un antieroe protagonista ben reso da Eastwood; Hackl non esagera come altri suoi colleghi e quindi l'azione è un po' più credibile, risultando al tempo stesso però anche meno divertente e spettacolare, con diverse parti più basate sul rapporto tra il personaggio principale e la gente che lo circonda. Godibile, con un'ambientazione isolana riuscita, pur già visto.
Piero68: Dopo aver visto solo i primi due, ho riapprocciato la serie con questo ottavo capitolo. E la prima cosa che salta subito all'occhio è il sontuosissimo cast, tanto che sembra quasi di assistere a un episodio dei Mercenari, vista la coesistenza di tanti attori action. La seconda cosa invece che si nota è la struttura del film: niente a che fare con l'originale. Piuttosto sembra un film Marvel o una sorta di spin-off dei G. I. Joe. Nel complesso del puro intrattenimento, fatto anche bene e che riesce a non prendersi sul serio. Con qualche eccezione sui cattivi.
MEMORABILE: The Rock e Statham in fuga dal carcere.
Redeyes: Intrecci d'amore un po' scontati per trainare questa pellicola che comunque si salva sopratutto per l'estro dei suoi interpreti: su tutti la coppia Mannino/Brignano. Analizzando le singole coppie non si può restare soddisfatti da Memphis/Pession, piatta non tanto nello sviluppo scontato quanto nel ritmo, e Salemme/Stefanenko, che forse aveva bisogno di D'Aquino per frizzare, finendo invece per dire ben poco o tediare col "politically correct". Gassman e la Foglietta al contrario raggiungono la sufficienza. Per una serata tranquilla in tv e niente più.
MEMORABILE: Per quanto volgarotta, la scena di Ruffini e il condom dalla one night stand lady.
Pigro: La natura si ribella all'uomo, gli alberi sprigionano tossine e provocano suicidi di massa: detta così è davvero un'idiozia, eppure di questo parla il film. Peccato, perché l'inizio con l'escalation di morti è impressionante (specie nel cantiere), il film è ben girato e qualche suggestione la offre. Ma il confronto con l'analoga insurrezione degli Uccelli (o con altre peregrinazioni nell'apocalisse come The road) è impietoso: in Hitchcock il mistero rimane veramente tale, mentre qui la spiegazione purtroppo c'è e sa di b-movie anni 50. Puerile.
Didda23: La sceneggiatura fa proprio il motto del "non è mai troppo tardi", mostrando come la vita possa riservare rivoluzioni piacevoli anche all'età della menopausa. Il registro non prende mai una strada decisa e serpeggia fra il drammatico e la commedia "brillante". Il mestiere degli attori (che sorpresa Elio!) cerca di rinpinguare il vuoto pneumatico della scrittura che regala solo un momento notevole (scena allo specchio - a patto di non paragonarla a Spike). Bello il brano electro-pop "Nuda" interpretato dalla Lo Coco (Ex X-Factor). Deludente.
Rocchiola: Sempre originale nella messa in scena di un Medioevo venturo, il terzo capitolo della saga si sposta verso l’avventura per ragazzi adottando uno stile meno violento e cupo. L’incontro con la comunità infantile aggiunge anzi un tocco di speranza estraneo alle puntate precedenti. Meno compatto sul piano narrativo del suo predecessore resta valido soprattutto sul piano visivo con l’affascinante città di Barteltown popolata da una fauna quasi lynchiana. Gibson si ammorbidisce tanto che si finisce per preferirgli la spietata e sensuale Tina Turner.
MEMORABILE: La sfida tra Max e Blaster; Il bambino inghiottito dalle sabbie mobili; La spettrale visione di Sidney raggiunta in volo dai ragazzi.
Rambo90: Western dallo spunto abbastanza interessante, con la riuscita figura dell'antagonista che si ostina a proseguire una guerra ormai finita, ma con una sceneggiatura non sempre all'altezza. Hamilton risalta più di Glenn Ford, che parla poco e in fondo si vede a singhiozzi, perché la maggior parte delle scene sono a favore dei sudisti in fuga. Il ritmo è sostenuto ed è un peccato che la regia sia un po' incolore, perché poteva uscirne un piccolo gioiello. Non male.
Rambo90: Passabile action, dalla trama che cambia continuamente villain e direzione nel tentativo di sembrare più complicata di quello che in effetti è. Buone le scene d'azione, che permettono alla seconda parte di risollevarsi dopo una prima un po' stentata e ben scelte le ambientazioni. Penn ce la mette tutta ma fa strano vederlo in film simili, il cast di contorno conta buoni nomi, tra cui in negativo si fa notare la Trinca (che si doppia malamente da sola). In definitiva però un'occhiata gliela si può dare.
Quietcrash: Ultimo film della serie. L'inizio è molto lento e dalla trama insignificante e i nemici questa volta sono i lontani cinesi. Al contrario la seconda parte è adrenalinica e avvincente. Un film simpatico e a modo suo piacevole da vedere. Come in precedenza si assiste spesso a scene inverosimili, ma per chi conosace la formula tali scene non desteranno alcuno stupore.
Mickes2: Le sequenze d'antologia si sprecano: sia per quanto concerne la parte interpretativa, che quella tecnica. Narrazione sempre ficcante, magnetica, con attori al massimo della forma, con uno Scorsese in stato di grazia che dirige il tutto in maniera sublime. Musiche bellissime che si amalgamano sempre molto bene e creano un connubio immagini-musica notevolissimo. Droga, omicidi, droga, carcere, droga, rapine, droga, squarci di vita famigliare. I tempi sono perfetti: un film esemplare, perfettamente strutturato, molto pensato. Un capolavoro.
124c: Alexis, misteriosa ladra coinvolta in un furto di diamanti fallito, entra in possesso di una chiavetta che scotta, bramata da alcuni killer al soldo di un senatore. Ambiziosa produzione da cui doveva nascere un franchise a metà strada fra Una bionda tutta d'oro e The Bourne identity, che si rivela un modesto B-movie d'azione e violenza con Olga Kurylenko in fuga. James Purefoy, il capo dei killer, imbastisce con Olga un rapporto d'amore/odio che è la cosa migliore del film, mentre Morgan Freeman è solo una comparsa con un cellulare in mano.
Galbo: Ennesima trasposizione cinematografica tratta da Stephen King, "L'acchiappasogni" è una sorta di thriller animista che lascia il tempo che trova. Nel tentativo di sintetizzare un monumentale romanzo, il regista e sceneggiatore Kasdan con un passato illustre (Il grande freddo e Silverado sono solo alcuni dei suoi ottimi film) concepisce una sceneggiatura quanto mai ingarbugliata e confusa dove i momenti di tensione vengono sprecati, e dove non si vede il minimo tocco personale della regia. Anche un grande come Freeman è male utilizzato.
Lythops: Episodio buttato lì, tanto per fare qualcosa anche se è girato con buon mestiere con piacevoli dettagli dello studio di registrazione e le fasi di registrazione della colonna musicale di un film. È però tutto qui, con un "cattivo" troppo simpatico e buffo per essere credibile in un lavoro che, più che un giallo, è una commedia con delitto. Il finale poi è eccessivamente caricato e non si capisce a cosa serva la lavagna con tanto di pubblico composto da due fan del maestro che non capiscono assolutamente nulla di quanto sta accadendo.
Mcfly87: Mandelli e Biggio sono meno idioti di quanto si possa pensare, la loro comicità scorretta e triviale se da un lato potrebbe sembrare di cattivo gusto dall'altro mette in risalto l'esasperazione di una società malata: sono loro i nuovi mostri! Tra borghesi ipocriti, flemmatiche impiegate, facchini metallari e cultori di bruchi emerge una comicità alternativa, esagerata in alcuni casi (Ruggero) ma pur sempre diversa. La sceneggiatura è esile, le storie di contorno vaporose, eppure con Ruggero e Gianluca la risata è maledettamente contagiosa.
MEMORABILE: Ruggero al figlio: "Poi un giorno me devi spiegà che cazz'è sto gnignignoignì!"
Deepred89: Bruttissimo giallo gotico con un'assurda virata nel soprannaturale verso la fine. Regia pedestre (nonostante il nome del regista compaia nei titoli di testa a caratteri cubitali!), fotografia approssimativa, dialoghi penosi, qualche attore impresentabile (come i "soliti" Gianni Dei e Franco Garofalo), montaggio pessimo (che potrebbe lasciare intuire qualche taglio di censura) e ritmo lentissimo. C'è un po' di sesso ma non basta per risvegliare lo spettatore, e la Keaton e O'Brien non migliorano le cose. Ambientazioni e musiche appena passabili.
Fabbiu: La regia passa a Lester (che però riutilizza buona parte di Donner) e cambia anche la fotografia (era morto Unsworth). La sceneggiatura non disdegna i toni umoristici e ne rincara la dose rispetto al primo capitolo: il film è anche per questo motivo fluido, divertente e godibile nonostante le numerose trovate ingenue. Del primo non digerivo molto come fosse dipinto Lutor (un bravo Hackman) ma qui è un "nemico" spalla neanche tanto cattivo, sostituito dal terribile generale Zodd e la sua banda. Davvero bello lo scontro tra l'eroe e i tre.
Spectra: Incredibile realizzazione di Bruno Mattei che in questo film si firma come Vincent Dawn, il suo pseudonimo più amato. Robowar è un remake alla Mattei di Robocop e Predator. La povertà di mezzi e i dialoghi fra gli attori sono tra le cose più esilaranti che io abbia mai visto. La storia di questo gruppo di "eroi" che fra truculente uccisioni da parte del robot metà uomo e metà macchina è al limite dell'assurdo. Fantascienza, azione e un tocco di horror in puro stile Mattei; da vedere assolutamente.
Smoker85: L'occhio dell'autore si sofferma sulla lascivia che domina i locali gay di New York esplorandola attraverso gli occhi spaesati del protagonista, La storia è raccontata senza mai prendere posizione, come se tutti (protagonista, polizia, persino stampa) volessero solo archiviare al più presto la pratica e tornare a ignorare l'esistenza di quell'ambiente estremo. La trama perde qualche colpo in un finale forse troppo affrettato, ma che probabilmente è voluto per dare la sensazione di cui sopra. Pacino efficace in un ruolo complicatissimo. Non un capolavoro, ma senza dubbio notevole.
MEMORABILE: Il primo delitto; L'interrogatorio con il tizio nudo che picchia l'indagato; Il ballo isterico di Pacino.
B. Legnani: Fin troppo chiaramente è un film che oggi ha elementi quasi di culto (debutto per la Agren, legnosissima, qui finlandese come accadrà anche in seguito, belle canzoni degli Anni Sessanta, Montesano che imita Franco Franchi, una Merlini bravissima pure qui, Bobby Solo quasi commovente nel suo impaccio attoriale, palesi segni di sponsorizzazioni vaticane, volti adorabili come Marciani, Giacobini, Leoni, Mimmo Poli...). Ma come filmetto, pur se Deodato cerca di cavar sangue dalle rape, è cosa minima. *