Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Saintgifts: Guerra di Secessione. Ad un capitano nordista (Randolph Scott) viene dato l'incarico di organizzare trasporti di oro dalla California alle truppe Nordiste per poter acquistare gli approvvigionamenti necessari alla guerra. Diretto con mano sicura e senza perdersi troppo in risvolti psicologici e personali (ci sono anche quelli, ma accennati il minimo indispensabile e piuttosto semplificati) e interpretato degnamente. Belle scene di sparatorie e inseguimenti alle diligenze. Situazioni abbastanza nuove di parteggiamenti per il Nord o per il Sud.
Galbo: Ambientato in Toscana negli Anni Cinquanta, è la storia di una ragazza madre che sposa un vedovo con un figlio già grande che si innamora della matrigna. Nonostante gli sforzi, il film è negativamente segnato dalla cattiva interpretazione della Cucinotta, assolutamente inadatta al ruolo; anche la sceneggiatura è ampiamente lacunosa e alla fine la cosa migliore è la discreta caratterizzazione ambientale.
Il Dandi: Commedia nostalgica: ci sono cose invecchiate malissimo (stucchevole la storia d'amore tra Ettore Manni e la Koscina), altre ancora sorprendenti: Sordi mette in scena alcune delle sue gag più memorabili (l'ingresso in carcere travestito da carabiniere, la truffa all'ufficio delle tasse, la sfuriata in finestra travestito da prete) ma quando non c'è lui in scena l'attenzione cala, sebbene alcuni personaggi di contorno (Riva e Carotenuto) siano apprezzabili. Non male.
MEMORABILE: "Prima di morire un ladro s'è voluto toglie la soddisfazione de manda' er derubbato in galera!"
Le straordinarie immagini, ad altissima risoluzione, della natura che ci circonda, con un flebile filo conduttore che guarda al giorno e alla notte come suddivisione di due “mondi”. Più a parole che con i fatti però, dal momento che la parte relativa alla notte è breve e relegata nel finale. Accompagnati nell'edizione italiana dalla suadente voce di Diego Abatantuono (Robert Redford nell'originale), che commenta con sobrietà senza azzardare battute e seguendo lo stile composto caratteristico di produzioni del genere, ci muoviamo da una parte all'altra...Leggi tutto del pianeta andando a scovare gli animali meno comuni mostrati in atteggiamenti spesso sorprendenti. Si privilegiano com'è naturale i continenti meno esplorati, si aprono le inquadrature su pianure sterminate, monti coperti di verde, ghiacci, deserti...
Si passa dalle Galapagos delle iguane, a lungo seguite nelle loro lotte contro i serpenti, al panda gigante, fino alle immancabili zebre o i grandi felini della savana. Lavorando molto con ralenti efficaci e frequentissimi time-lapse, gli autori riescono a sposare tenerezza e meraviglia, avvicinandosi con incredibili macro agli insetti più piccoli o al raro colibrì delle racchette in Ecuador. Le api colpite e stordite dalle gocce d'acqua che cadono lasciano il segno, ma lo fanno anche le effemeridi che vivono un giorno riprese lungo un fiume in Ungheria, le zebre che passano un corso d'acqua impetuoso rischiando l'agguato degli ippopotami (con un occhio attento al piccolo che fatica, incitato dalla madre), gli orsi bruni che si grattano furiosamente la schiena contro gli alberi, le giraffe che si prendono a testate per la supremazia nel branco...
Presente anche qualche innesto non proprio riuscito come quello degli squali penna bianca, che dopo la presentazione dell'arrivo della notte (con pipistrelli e altre creature inquietanti) irrompono occupando la scena con poco interessanti nuotate sotto il mare. Meglio osservare i presbiti dalla testa bianca, quasi sull'orlo dell'estinzione, mentre si arrampicano per cercare riparo tra le rocce. Eccellenti le sequenze al Polo Nord con i buffi narvali (simili ai pesci spada) ripresi tra paesaggi inusitati, con la definizione che ne mette in risalto la perfezione. E poi ancora il fenomeno dell'aurora boreale (che il solito time-lapse aiuta a esaminare in tutta la sua bellezza), le immancabili colonie sterminate di pinguini...
Molto di quanto il film mostra è già stato ampiamente documentato, ma la differenza la fanno una fotografia dai colori straordinari e la qualità delle immagini, i primi piani nitidissimi su particolari minuscoli, la grandezza di scenari che costantemente richiamano all'estrema unicità del nostro pianeta rispetto al resto dell'universo conosciuto. Si punta in parte anche alla naturale tenerezza di alcune specie evitando perlopiù gli agguati cruenti e la lotta per il cibo perdendoci parzialmente in verismo, ma premi e nomination in quantità sono indubbiamente meritati, considerato anche l'enorme lavoro svolto (cinque anni di riprese in 4K) e la resa finale di immagini talora mozzafiato.Chiudi
Siska80: Commedia all'acqua di rose che racconta di un incontro/scontro tra una biologa animalista e un uomo d'affari senza scrupoli. Nonostante la prevedibilità dell'intreccio il film si lascia vedere per la simpatia del cast (soprattutto della bella Incontrada e della Esquivel, fresca del successo de Il mondo di Patty) e anche dei rispettivi personaggi (un Carlo "Pinocchio" con due amici machiavellici come il Gatto e la Volpe). Finale che è una celebrazione dei buoni sentimenti.
MEMORABILE: Il brano di Neffa "Cambierà" che fa da colonna sonora.
Saintgifts: Tutti quelli che non hanno visto l'originale potrebbero apprezzarlo (di più). La Russo e Brosnan non sono proprio da buttare, ma non possono confrontarsi con la Dunaway (presente anche qui in una piccola parte) e con un McQueen inarrivabile. Si è voluto dare un tocco artistico-intellettuale sostituendo il furto di volgari dollari con quello di un Monet (ottima scelta) e mantenere lo stesso tema musicale, ma ciò non è sufficiente a farne un remake da poter contrapporre (un po' il destino di molti rifacimenti cinematografici)...
Manowar79: Non un capolavoro, ma un ottimo thriller cospirativo in cui forse l'unica vera e propria qualità da best-seller risiede nella regia di Scorsese. Il resto è comunque su buoni livelli: dalla fotografia all'accurata interpretazione del bravo Di Caprio (a mio giudizio il migliore della sua generazione), tutto funziona e si fa apprezzare. Naturalmente siamo di fronte ad un intreccio polanskiano quindi abbastanza derivativo, ma una visione - in tempi di magra come questi - è consigliata. Nolan l'ha visto di sicuro, ma non ci ha capito granché.
Luchi78: A tratti divertente ma anche spiazzante per quel che riguarda la trama, anche se forse non c'è una vera e propria ricercatezza nell'intrigo narrativo. Il film va avanti grazie alla bravura interpretativa di Gassman, che riesce a rendere credibile il suo personaggio a metà tra il comico ed il serio. Chi ama la sua forte presenza scenica apprezzerà il film fino in fondo, risulterà un po' più indigesto a chi vorrebbe godersi esclusivamente una spy-story all'italiana.
Siska80: Canto di Natale dickensiano in salsa corale (per fortuna di una durata al di sotto della media) nel quale ad essere disillusa è un'intera famiglia; qui, tuttavia, viene aggiunto l'elemento fantasy (un elfo con le sembianze di una donna, ovviamente graziosissima), che andrebbe visto soprattutto dai più piccoli per riscoprire il vero spirito delle festività. Gli adulti, invece, tenderanno ad annoiarsi per la banalità della trama e l'intreccio che non riserva alcuna emozione né il benché minimo colpo di scena; insufficiente ma con un cast passabile.
Saintgifts: A differenza di altre produzioni americane tratte dalla Bibbia, trasformate in kolossal oppure romanzate oltremisura e curate molto più sotto l'aspetto spettacolare che non quello "storico", questo King David, diretto bene dall'australiano Beresford, con belle location in Abruzzo, si distingue per aver saputo separare l'aspetto religioso da quello politico, dando il giusto peso a entrambi, evidenziando maggiormente quello umano-politico; una lettura che spoglia la vicenda da ogni aura soprannaturale. Bene il cast, Gere compreso.
MEMORABILE: Il giovane David che uccide Golia (non proprio come descritto nella Bibbia).
Galbo: Excursus di Gabriele Salvatores in un epoca forse troppo mitizzata nei ricordi italiani. Per ricordarla, il regista ricorre all’espediente di una finta vicenda costruita con immagini di repertorio e la vice fuori campo del bravo Giuseppe Cederna. Risultato non disprezzabile con momenti curiosi, ma anche un po’ troppa retorica. Forse, visto il nome del regista, il risultato poteva essere migliore.
Puppigallo: Il film, quel poco che dice lo dice molto bene, grazie alla verve e all'affiatamento dei due protagonisti, così terrorizzati dalle conseguenze di ciò che stanno facendo da... Inoltre Totò ha la sfortuna di avere il figlio finanziere e la faccia che fa quando viene a sapere che è sulle tracce di una banda di falsari è impagabile. Come spesso accade, quando escono di scena i due istrioni il film precipita. Lo spaccio della prima banconota è un gioiello, ma anche la sua produzione. Da vedere.
Motorship: Possiamo definirlo l'esordio da protagonista di Massimo Boldi, dato che fino ad allora era solo un valido comprimario (si veda I due carabinieri ad esempio). Qualche limite c'è, ma è dovuto più alla pochezza della storia che a Boldi, anche perché il comico milanese riesce a divertire in scene che altrimenti sarebbero terribili, per cui ci mette impegno. Per quanto riguarda il resto del cast caratteristi interessanti ci sono (Sbragia jr, Bonagura...) ma non sono sfruttati a dovere. Da urlo la Grimaldi! Si può guardare benissimo.
Giùan: Evidentemente ibrido, con Eastwood regista che non appare interessato a dare una reale sferzata all'iconico personaggio "introdotto" da Siegel ma piuttosto a dare una opportunità reale da attrice alla sua compagna, una Locke convinta e convincente fin quasi a risultare l'unica ragion d'essere del film. Così la stessa vicenda di rape & revenge si attesta poco al di sopra del livello di violenza "televisivo" del precedente episodio mentre ritmo e tenuta latitano. Buona in generale la direzione del cast, con la virago della ottima Neenan dai troppo espliciti intenti omofobi.
Androv: Un film che all'epoca aprì una nuova strada ad ampio budget per i film dedicati ai supereroi. Christopher Reeve è assolutamente perfetto nella parte, molto meno la seppur brava Margot Kidder. Atipica la resa di Luthor da parte di Gene Hackman. Il film risente dell'atmosfera anni '70 e intrattiene in modo riuscito, nonostante le lunghe parti statiche e la bassa quantità di azione. Il seguito è più frizzante, ma questo film resta un caposaldo nell'immaginario di tutti gli ex ragazzi degli anni '80.
Fiezul: Sieff va a caccia del Diaolo, un terribile orso che minaccia il paese, con il figlio. Troverà una forma di riscatto. Film con deficit evidenti di scrittura, ma che ha il pregio di lasciar recitare monti e boschi della Val di Zoldo, Dolomiti bellunesi. Buona prova di Paolini, truce e rugoso. Un passato complesso, mai rivelato e ora riscattato. E così i ragazzi possono camminare a schiena dritta.
Enricottta: Action movie targato Michael Winner, (ricordato tra gli altri per i giustizieri della notte), che dirige un'onestissima pellicola piena di caratteristi, con una trama scontata e con atmosfere patinatissime alla 007. L'intrpretazione della Loren è accettabile ma la sua bellezza in questo film è da sballo. O.J. Simpson molto nel ruolo, gli altri come da copione. Comunque da vedere, per la pulizia delle inquadrature e il gusto estetico.
MEMORABILE: Ogni volta che la Sophia nazionale ci mostra il decoltè.
Galbo: Alla fine dell'Ottocento in Australia, un gruppo di fuorilegge guidati dai fratelli Kelly, di origine irlandese, compie diversi colpi fino a prendere in ostaggio un'intera cittadina. Secondo film dedicato alle avventure di Ned Kelly quello di Gregor Jordan ha il suo punto di forza nella fotografia dei grandi spazi australiani ben inquadrati e fotografati. Decisamente buona anche la prova del cast mentre la sceneggiatura non riesce ad andare al di là del semplice racconto, senza un qualche approfondimento sulla psicologia dei personaggi.
Zoltan: Ormai canonico film direttamente da mercato DVD destinato unicamente a quella nicchia (peraltro non così folta) di nostalgici fan alla ricerca di nuovi Seagal-movies. In meno di 90 minuti, una quantità incredibile di stiracchiatissimi (e tirati sempre per le lunghe, per raggiungere la durata desiderata) dialoghi di sfida pseudo-machistici che più che intimorire fanno soltanto tenerezza. L'azione scatta solo nel finale, a meno di 10 minuti e si capisce perché se ne sia vista poca. L'unico interesse estetico è per la ex Sugarbabes Jade Ewen, mentre Seagal è imbolsito.
MEMORABILE: "Dove ti nasconderai?" "Dove non potranno vedermi!".
Galbo: Robert Luketic dirige un thriller ambientato nel mondo della tecnologia e della finanza, il cui titolo originale (Paranoia) non ha nulla a che vedere con quello italiano. Piuttosto ben realizzato tecnicamente, è limitato da alcuni buchi evidenti della sceneggiatura e da un protagonista (Hemsworth) pochissimo convincente (anche per la caratterizzazione banale del suo personaggio), specie se messo a confronto con i grossi "calibri" (Oldman, Ford e Dreyfuss) che gli sono affiancati. Routinario.
Luchi78: La Cortellesi ci sa fare davanti alla mdp, speriamo che nei prossimi film dia più spazio alla sua verve comica perché in questo film se ne o troppi pochi sprazzi (ben riusciti, ma pochi). Eppure l'inizio del film è convincente, discretamente definiti i ruoli di attori comprimari e secondari (bene Bova, fortissimo Papaleo, bravi anche Lillo, la Ocone e Anna Foglietta), tutto sembra poter funzionare per il meglio; poi ti arrivano quei tremendi picchi di sentimentalismo davvero fuori luogo... Insomma, un po' di spietatezza in più non avrebbe guastato.
Saintjust: Jackie Chan salta come un grillo da una scena all'altra cercando di recuperare, o meglio rubare, qualsiasi cosa sia di grande valore; in questo caso sono le dodici teste che rappresentano gli animali dello zodiaco cinese. Il risultato è un indigesto baraccone che non regala mai momenti da ricordare, solo gran uso di CGI e coreografie davvero stanche. I momenti comici sono troppi, non divertono e si ripetono sempre uguali. Chan, che qui recita, sceneggia e dirige, mette insieme scenette poco coese che rendono frammentato lo svolgersi della trama. Non un disastro ma ci va vicino.
Pigro: Delizioso film d’animazione con una strana coppia composta dall’esploratore di luoghi improbabili e da uno yeti con la dote dell’educazione e della cortesia. Sotto una storia avvincente e in mezzo a situazioni divertenti emerge il tema dell’errata aspirazione al riconoscimento da parte dei gruppi di simili, in opposizione ai veri valori dell’amicizia e dell’individualità (con due chicche: la donna che elude il classico ruolo subalterno e il gorillone che si fa chiamare Susan). Intelligente, ma soprattutto simpatico e godibile.
Pessoa: L'assenza di Banfi, l'unico in grado nel primo capitolo di strappare qualche sorriso, pesa in questo sequel come un macigno. La sceneggiatura tanto per cambiare ricicla tutto il riciclabile mentre Villaggio e Boldi rifanno per l'ennesima volta la solita maschera (con il secondo più in forma del primo) mentre Salerno, l'unico davvero in grado di scavalcare il copione, non sembra crederci più di tanto e si limita al minimo sindacale. La Guerin ci mette il fisico e poco altro. Un secondo capitolo che si poteva risparmiare, di cui avrebbero sentito la mancanza solo i cassieri dei cinema.
Capannelle: Il primo western di Leone contestualizzato in una precisa epoca storica. Questo apporta un'inevitabile dilatazione rispetto ai due precedenti, ma senza appesantire la trama. Il resto sono elementi di successo del film precedente. Lee Van Cleef compie un passo indietro e lascia il palcoscenico ai bravissimi Eastwood e Wallach, che vivono un rapporto alla Bud Spencer e Terence Hill. La parentesi storica della guerra civile americana, impersonata dal personaggio disincantato di Aldo Giuffrè, è resa con bravura. "Triello" unico e memorabile.
Lupus73: Il terzo capitolo di National Lampoon's Vacation è dedicato alle vacanze di Natale che la sgangherata famiglia Griswold passa a casa (iperilluminata all'americana) con i parenti. Nonostante sia piu recente dei precedenti, gli anni pesano dio più; tempi troppo diradati per un film dalla comicità grottesca che a volte incappa in veri punti morti. L'atmosfera natalizia caricaturale americana è ben resa, alcune trovate sono divertenti (soprattutto la comicità di Chase spesso in stile slapstick) ma in generale ci si annoia. Il finale però è movimentato.
Dopo il successo inatteso di SHARKNADO era naturale che si moltiplicassero le veloci imitazioni. Un'idea tanto folle non era tuttavia facilmente replicabile e questo STONADOS (chissà perché alla spagnola), che sostituisce agli squali delle semplici rocce, ottiene risultati decisamente meno interessanti. C'era d'altra parte l'obbligo commerciale di battere il ferro finché caldo e, nel giro di poche settimane, questo si è riusciti a fare: trombe d'aria che, conseguentemente a una eruzione nella...Leggi tutto zona di Boston (il film è ambientato lì, come si può arguire dall'inconfondibile skyline), raccolgono in sé migliaia di massi di diverse dimensioni scaricandoli sui poveretti che si trovano nei pressi.
La prima vittima è un ragazzo che sta giocando a basket con un amico in un campetto: dal cielo gli cade d'improvviso un masso sulla testa e lo disintegra. Non ci vorrà molto per capire che la stessa fine la rischiano tutti i suoi concittadini, col vulcanologo di turno - tale Joe Randall (Johansson) - che per primo riesce esattamente a scoprire cosa stia succedendo. D'altra parte non è che i tornado cacciasassi ("stonado" è la "geniale" fusione tra tornado e stone - cioè masso - ideata dal metereologo che s'accompagna al protagonista) siano esattamente invisibili, e nonostante sembri sempre che spostandosi da un quartiere all'altro nessuno sappia cosa stia accadendo a duecento metri di distanza (gli spettatori accalcati allo stadio si aspettano di assistere tranquillamente alla partita mentre la loro città sta venendo distrutta) non ci vuol molto a notarli. L'effetto tra l'altro è sempre lo stesso, figlio della solita computergrafica povera dei tv-movie catastrofici americani da quattro soldi: un turbine improbabile che pare disegnato e che rotea scagliando in ogni direzione oggetti tondi simili a minidischi impazziti (a proposito, c'è Locuratolo tra i doppiatori, la voce di Alcor).
E così, mentre Joe e l'amico meteorologo (Spence) cercano di avvertire senza successo le autorità competenti, che giudicano il fenomeno descritto loro tutto sommato nella norma, i bostoniani corrono disperati per le strade, incessantemente, mentre i sassi dei tornado solcano il cielo come meteore. In aggiunta non poteva mancare la famiglia in pericolo; è naturalmente quella di Joe, che ha perso la moglie ma ha ancora due figli adolescenti pronti a cacciarsi nei guai appena si presenta l'occasione. Tocca cercarli insieme alla sorella poliziotto (Friggon) e recuperarli, come vuole la tradizione del genere.
Detto di un protagonista che la faccia da studioso proprio non ce l'ha, del meteorologo che gioca a fare il brillante per conquistare la sorella di Joe dai begli occhioni azzurri, non resta che registrare un bassissimo tasso di coinvolgimento, soprattutto a causa di effetti speciali che non solo sono di infimo livello ma son pure sempre gli stessi, con i sassi che fioccano dal cielo per cadere in terra mostrando un rivestimento tipo carta stagnola; ogni tanto cominciano a fremere ed esplodono. La soluzione sarà quella di sempre, che non anticipiamo per non rovinare il sorpresone e a cui segue un epilogo agghiacciante con la famigliola felice in salotto davanti alla tv pronta a sghignazzare allegramente dopo stragi che hanno appena decimato Boston e chissà quanti loro conoscenti.Chiudi
Galbo: Per indagare su un omicidio, una giovane poliziotta di New York si infiltra in un gruppo di ebrei ortodossi che ne segnano la personalità. Piuttosto simile narrativamente a Witness di Weir, questo misconosciuto film di Lumet parte come un thriller-poliziesco ma diventa una fine introspezione psicologica sulla personalità dei protagonisti e sui cambiamenti di personalità che si subiscono a contatto con diverse culture. Il tutto con implicazioni sentimentali e tocchi talora ironici. Brava la Griffith.
Homesick: Avvolti in un sontuoso Technicolor, i messaggi etici del western classico legano i vari registri del film tratto dal romanzo di Richter: l'inizio da commedia brillante, il dramma individuale e sociale - si tratta anche il tema, sempre scottante e attuale, dell'affidamento degli orfani - e l'excipit incendiario in cui si espiano le colpe. L'efficace trio di interpreti (la buona, stoica e sconsolata Baxter, l'ambizioso e cedevole Hudson e l'infame Adams) si completa con ammirevoli nobili figure (Benton Reid e la Garde) e una Wood che, appena diciottenne, mostra di sapersi guadagnare la parte.
MEMORABILE: Adams: «Io sono fatta così: se una cosa non posso averla tutta per me, non la voglio»; La convocazione dal giudice.
Didda23: Decisamente niente male il debutto sul grande schermo della coppia televisiva Pio e Amedeo, che regala una prima parte sensazionale per poi calare vertiginosamente nella seconda, quando la vulcanicità di Grieco viene meno per lasciar spazio al sentimentalismo. Emerge una spontaneità invidiabile che genera situazioni sempre in bilico tra il geniale e il trash; Lando si conferma regista mediocre che svolge unicamente il compitino senza mai osare qualcosa in più. Scontate le musiche dei Modà e bruttarelle le location. Molto meglio di Lillo e Greg.
Rambo90: Uno dei migliori film di Verdone: dialoghi divertenti, ritmo veloce e cast di attori azzeccatissimi, da Mario Brega manesco e parolacciaro a Christian De Sica napoletano e cafone, da Angelo Infanti simpatico truffatore a Eleonora Giorgi sognatrice e credulona. E anche Verdone ingarra uno dei migliori personaggi della sua carriera, irresistibile quando si inventa storie sugli attori famosi e quando si trova al cospetto del temutissimo suocero. Un vero cult della commedia italiana.
Matalo!: I difetti sono nell'inizio, un po' troppo "arty" e rarefatto, eccessivamente enfatico e in qualche lungaggine. Poi si resta irresistibilmente affascinati dalla figura del loser, originale come solitario immortale visto che alla fin fine, suo malgrado e cammin facendo, costruisce una famiglia. Se qui più che altrove Clint paga il debito a Leone, spicca anche il suo umorismo e le sue ragioni da "destra" sui perdenti. Momenti memorabili cristallizzati dalla fotografia di Surtees, qui bella da far paura. Ah, non è texano il "texano dagli occhi di ghiaccio".
MEMORABILE: Wales si avvicina per provarci con l'indiana ma c'è una sorpresa.... Il cane che segue la carovana come Idefix di Asterix. Le benedizioni con lo sputo.
Straffuori: Nulla di nuovo sotto il sole ma riuscitissimo action-movie con un ritrovato Vin Diesel ed un ben maturato Walker. Forse il migliore della serie grazie a maggiori cambi di location, storia articolata con qualche flash back e i "cattivi" forse più credibili della saga (paga forse la fusione afro-sudamericana di questi ultimi). Divertente.
MEMORABILE: La Dodge Charger, La Ford RS200 e la Lamborghini LM002; la rapina al convoglio di autocisterne.
Siska80: Trama che si propone fini educativi nei confronti dei giovani (il rispetto e l'amore negli animali nel caso specifico) attraverso le disavventure di un gruppo di ragazzi alle prese con chi vuol sfruttare dei poveri cani: la messinscena, dati i destinatari della pellicola, è ovviamente scevra da crudeltà, ma non dai soliti stereotipi in cui i cattivi sono degli esagitati dal look strambo, mentre i buoni agiscono all'unisono mettendo a repentaglio la loro incolumità e agendo più in fretta delle forze dell'ordine. In definitiva mediocre e con un cast modesto.
Belfagor: Già i primi due film non erano un capolavoro, ma questo è proprio lo zero assoluto per quanto riguarda la sceneggiatura (quale sceneggiatura?), le gag e la comicità. Il livello di trash è talmente spinto, talmente voluto da risultare più fastidioso di un motore ingolfato. Inoltre si sente la mancanza dei due protagonisti, specialmente di Ritter. Dispensabilissimo.
Saintjust: L’idea seminale alla base della produzione che riproduce l’attuale società, capitalista e disumanizzata (qui siamo nel 2150), è buona e farebbe pensare a un andamento sorretto da solide basi di critica sociale e morale, ma il tutto si perde ben presto in un pellicola molto arruffata e costruita su una sceneggiatura scontata e piena di buchi. Denso di scene d’azione poco gradevoli e confuse. Lo stile alla Mad Max non è “cool”, è fastidioso e sciatto. L’inserimento dell'ex fidanzatina è forzato e inutile. Pessimo finale alla Armageddon. Bocciato.
Saintgifts: Dal romanzo di Brian Moore sceneggiato dall'autore stesso. 1634, Quebec: il Padre Gesuita Laforgue con il capo indiano Chonina, la sua famiglia, altri indiani e un giovane bianco risalgono con canoe un grande fiume per migliaia di miglia per raggiungere gli Uroni. Questa forzata convivenza a contatto con una natura tanto bella quanto ostile e l'incontro con indigeni violenti e crudeli mette in discussione tutte le certezze religiose e di vita facili da mantenere nel mondo civile. Pregio del film è il continuo parallelo tra indigeni e conquistadores.
MEMORABILE: Padre Laforgue: "Perché Padre Jerome è ora in Paradiso, mentre Chonina deve vagare in eterno nelle tenebre? Aiutami o Signore".
Il ferrini: Buon prodotto d'intrattenimento con protagonisti degli spy kids, un po' cresciuti rispetto a quelli di Rodriguez, addestrati da Mark Strong, attore feticcio di Vaughn (Kick-Ass). Colin Firth molto bravo, anche nelle scene d'azione, nelle quali si distingue soprattutto Sofia Boutella, che non per niente è una ballerina. Sam Jackson è il cattivo (strano, eh?) ma come tutti i suoi personaggi non si riesce a odiarlo. Ci sono le armi futuristiche alla Mission Impossible e ovviamente c'è da salvare il mondo. Divertimento assicurato.
Nando: Simpatica e commovente pellicola incentrata sulla vicenda di un cane che si reincarna in un altro suo simile in circa quarant'anni di vicende americane. Gradevole la prima storia che si collega al finale; nel frattempo vi sono una situazione drammatica e una successiva familiare e gradevole. Nel complesso piacevole, vista l'esperienza di Hallström nel realizzare pellicole in cui i cani sono fantastici protagonisti.
Galbo: I film "natalizi" con Massimo Boldi sono ormai realizzati con il copia-incolla: si cambia solo il titolo, e si realizza una commedia farsesca di bassa lega con la solita compagnia di giro. Biagio Izzo sostituisce il De Sica dei tempi che furono (quelli erano film scadenti, ma almeno più curati) e non c'è bisogno di cambiare trama, gag e battute. Si capisce dove si andrà a parere e in che modo, neanche si riesce a sorridere più. Inoltre il comparto tecnico (doppiaggio e montaggio ad esempio) tocca il dilettantesco. Terribile.
124c: L'Emmerich del 2013 cita quello del 1996, in un film che sembra a metà strada fra Die Hard e Arma letale. Channing Tatum e Jamie Foxx (nei ruoli del duro agente della sicurezza e del presidente USA, in stile Brack Obama) come Bruce Willis e Samuel L. Jackson, in un film pieno d'effetti speciali, umorismo politico alla Emmerich e attori di spicco, fra cui James Woods, che fa un ottimo cattivo. Niente di nuovo, trama già vista; c'è anche una bambina antipatica, che fa la figlia di Tatum. Attori in parte, Tatum esagerato come un G.I. Joe.
Daniela: In una cittadina di provincia, l'Istituto di educazione domestica continua ad impartire alle collegiali lezioni di cucina, cucito e bon ton ma i fermenti femministi cominciano a serpeggiare mentre da Parigi arriva l'eco delle contestazioni studentesche del '68. Poteva essere una buona idea quella di mostrare il cambiamento da un'angolazione tanto particolare ma il film resta in superficie, insistendo troppo sui lati grotteschi di alcuni personaggi e sugli scrupoli vedovili della direttrice della scuola. Ne risulta una commedia promettente sulla carta ma stucchevole alla visione.
Rambo90: Film molto semplice, quasi infantile, rivolto evidentemente a un pubblico di famiglie. L'idea di partenza è basilare, giusto un pretesto per affiancare Verdone al bambino del titolo (abbastanza spontaneo e simpatico) e dare vita a una serie di gag, alcune riuscite altre decisamente meno. Il ritmo non è molto scatenato e la parte poliziesca risibile, ma nella sua ingenuità la pellicola diverte e lascia con un sorriso. Un po' evanescenti le figure femminili.
Myvincent: Dopo un primo tentativo a vuoto, una ricca e anziana signora viene assassinata esalando dalla bocca uno strano e verdastro alone gassoso; ma solo Poirot riuscirà pazientemente a districare l'intricata matassa. Episodio non dissimile ad altri per impalcatura generale (i parenti affamati di eredità, le false piste, la riunione finale esplicativa) con in più un simpatico fox terrier testimone e fin troppo umanizzato. Niente di nuovo sotto al cielo macchiato di rosso della scrittrice di gialli più famosa al mondo.
Saintgifts: Dallo specialista Juan Pablo Buscarini un film per famiglie in una colorata fotografia che ricorda le scenografie dei lavori d'animazione. Dietro la storia di Ivan (David Mazouz) e della sua famiglia c'è tutta una metafora (come spesso succede in questo genere di film-racconti) che riguarda i diversi modi di operare nella vita e le diverse spinte ad agire. L'invito ai giovanissimi è quello di dare sfogo alle proprie fantasie, di non demordere mai e di essere anche coraggiosi. Sceneggiato bene da Buscarini, con giovani interpreti all'altezza.
Paulaster: Cacciatore di taglie deve consegnare un latitante prima che arrivi la mafia. Commedia dai risvolti action in un classico road movie coi protagonisti dalle buone intenzioni. Molto variegato il viaggio a destinazione dove si potevano sforbiciare un paio di situazioni e evitare eccessi come le sparatorie in mezzo alla strada o l'elicottero esploso. Comunque tutto funziona come tempi e pure come incastri. De Niro concede man mano spazio a Grodin e la coppia funziona. Conclusione che accontenta tutti in stile Un biglietto in due.
MEMORABILE: Il trucco dei 20 dollari falsi; Aggrappato all'aereo in partenza; I soldi dalla figlia che non vedeva da 9 anni (!).
Galbo: Ennesimo film sui preparativi per un matrimonio tra le generali incomprensioni delle famiglie dei promessi sposi: un tema stra-abusato al cinema e per il quale questo Matrimonio in famiglia non aggiunge nulla di nuovo, né riesce a valorizzare il potenziale messo a disposizione da un discreto cast, a cominciare da Forest Whitaker, che appare francamente sprecato. Veramente pochi gli spunti divertenti e anche questi non adeguatamente valorizzati.
Herrkinski: Progetto di vanità della Argento, alla sua prima regia, risulta un misto tra il cinema sperimentale underground del decennio precedente e le derive digitali indie del nuovo millennio; molti i cenni autobiografici della vicenda che risulta spesso tetra e decadente, avvolta in uno squallore perlopiù voluto ma a tratti anche involontario, sia per le riprese semi-amatoriali che per alcune scene e dialoghi pericolosamente prossimi al trash. In sostanza è definibile come "Asia show"; i fans incalliti apprezzeranno, gli altri proveranno un certo disagio.
Rambo90: Un film nel quale bisogna lasciarsi trasportare, accettare da subito le svolte al limite del favolistico della trama (fin dall'inizio siamo alle prese con un bambino che ascolta la musica dentro di sé per ritrovare i genitori) per poterlo seguire con animo leggero. La sceneggiatura è a tratti quasi poetica, anche se un po' svilita dalla regia banalotta, e assecondata da una colonna sonora puntuale e riuscita. Nel cast, oltre al bravo piccolo protagonista, si distinguono un Williams atipico e cinico e una Russell dallo sguardo sognante come quello del figlio cinematografico. Buono.
Piero68: Se il primo aveva qualche spunto interessante e un cast decente, qui siamo al classico z-movie squalesco da comiche involontarie. E non solo per un CG che proprio non funziona ma anche e soprattutto per una storia vuota che non sta in piedi nemmeno per un attimo, per un cast pessimo e una regia approssimativa. Per non parlare dei dialoghi pseudo-scientifici, che uniti alle gestualità degli attori (su tutti Beach) fanno sbellicare dal ridere. Qualche buona scena si registra pure, ma è talmente poco rispetto al pietismo del resto...
MEMORABILE: In negativo: uno squalo "spia" attraverso un oblò una discussione tra Durant e il suo tirapiedi. E sembra pure capire cosa dicono!
Mascherato: Raschiando il fondo del barile,l'heroic bloodsheed di matrice hollywoodiana è ormai alla frutta. Amici per la morte ne è la prova evidente: accoppiata d'accatto (Jet Li proveniente dall'esordio di Bartkowiak, Romeo deve morire, e DMX dall'opera seconda, Ferite mortali); numeri di basso profilo, fatta eccezione per la discesa a fil di cornicione della sequenza iniziale; siparietti comici affidati agli stanchi Tom Arnold e Anthony Anderson. Alla fine l'unico motivo di interesse (?) è la presenza fugace del milanese Paolo Seganti.
Herrkinski: Thriller d'impianto classico, ambientato nei meandri di un ospedale, nel quale la testimone di un delitto è rincorsa dai killer. Il sistema di chiusure automatiche, porte di sicurezza e reparti abbandonati avrebbe dovuto conferire almeno un po' d'atmosfera e tensione ma le possibilità vengono sfruttate poco e male; l'attenzione cala presto, il cast è incolore (su tutti Willis e Guttenberg, in apparizioni opache definibili "alimentari") e c'è una tale assenza di scene memorabili che il film si dimentica immediatamente dopo la visione. Si può evitare.
Il Gobbo: Temevamo il nomen-omen, invece non è male l'inizio, che promette senza mantenere una classica storia inglese di nequizie e lotta di classe; purtroppo segue trombonata bellica, peccato. Meglio sarebbe stato se il regista non fosse caduto con tutte le scarpe nella trappola del calligrafismo, dalle riprese subacquee (da L'Atalante - esclusa - in poi sicuro annuncio di kitsch) al flou all'imperdonabile corsa dietro l'autobus... La necessità poi della scomposizione temporale sfugge, e genera qualche problema con le date storiche.
TomasMilia: Vanzina ritorna alla commedia sofisticata dieci anni dopo South Kensington. E purtroppo il risultato è scarso. La storia è carina: Bova viene trasferito a Milano, conosce quattro ragazze e ognuna investe sentimentalmente su di lui per rimuovere i problemi con il proprio partner. Fin qui, niente di male. Però la recitazione è mediocre: Bova è bravo, come la Bobulova e la Reilly, ma la Stella non si può sentire e Dionisi è monocorde e monoespressivo. Inoltre, certe battute generano involontariamente la risata. In alcune scene fastidioso il doppiaggio.
Renato: Confuso dramma con una protagonista orfana di padre e con la madre in carcere (proprio per l'omicidio del marito) che viene sballottata tra varie famiglie ed istituti per minori. Visivamente non è malvagio, grazie alla bella fotografia di Elliot Davis, ma la storia non convince... e la Pfeiffer recita in modo insopportabilmente isterico.
Rambo90: Divertente action con Schwarzenegger, meno ironico rispetto ai coevi Commando o L'implacabile, ma ben girato e appassionante. Irvin sa dirigere bene le numerose sparatorie (quella alla cava sulle note di Satisfaction è mitica) e ci sono bei comprimari (fra i quali il solito Davi cattivo). ***
Galbo: Banalissima commedia diretta dal duo Castellano e Pipolo nella fase calante della loro carriera. Se l'idea di "affacciarsi" nei paesi dell'est (nei primi anni '90) poteva avere la sua originalità, il tutto viene rovinata dalla solita sequela di gag quasi sempre scontate e di stampo tipicamente televisivo ed interpretate da un cast con il fiato corto, con Greggio che conferma la sua scarsa propensione per il cinema e il solito poco sopportabile Calà.
Lucius: Hollywood è a corto di sceneggiature originali e Douglas dal canto suo cerca di bissare i successi dei suoi migliori thriller e questo probabilmente l'avrà portato ad accettare di fare questo film con poco mordente, tranne che in alcune scene dove la suspence è decente, ma il tutto è inglobato in un alone di inverosimiglianza che fa perdere al film ogni credibilità. Il finale poi...
Silvestro: Un bel film che può contare su un Ugo Tognazzi davvero strepitoso e una Ornella Muti brava e bellissima. Una storia tutto sommato semplice (l'amore impossibile tra un uomo ormai anziano e una giovane) raccontata con tocchi di grande poesia. Finale forse tirato per le lunghe ma che sa rendere l'atmosfera di malinconia che permea tutta la pellicola. Ampiamente consigliato soprattutto a chi apprezza i film intimisti.
MEMORABILE: Tognazzi e le sue imitazioni dei giocatori da biliardo.
Daniela: Breve incontro in Normandia: lei è una biologa marina che sta per imbarcarsi verso l'Artico, lui si fa passare per ingegnere idraulico ma è una spia diretta in Somalia. Entrambi si troveranno in pericolo, ma non cesseranno di amarsi... Quasi tre film in uno, non ben amalgamati: se la storia d'amore è banale e la vicenda artica annoia, la parte con McAvoy prigioniero dei jihadisti è più interessante, anche se non esente da stereotipi. Fatta salva la bellezza dei luoghi esaltati dalla fotografia, difficile appassionarsi per questi viaggi wendersiani fino alla fine del mondo, ora come nel passato.
MEMORABILE: La finta esecuzione, immerso nel mare fino alla cintola.
Belfagor: Chi non vorrebbe una governante come Grace Hawkins? Una cara dolce vecchina che risolve tutti i problemi in modo garbato e con la massima discrezione. Un vero angelo del focolare... o della morte? Probabilmente entrambe. La splendida interpretazione di Maggie Smith è il motivo principale per guardare questa commedia nera troppo blanda per essere veramente macabra o spassosa. Sebbene anche le prove del resto del cast (Atkinson, Swayze e la Thomas) siano convincenti, il film è privo del giusto mordente e non rimane particolarmente impresso.
Daniela: La didascalia iniziale avverte: "Questa non è una storia vera". Poi il "non" scompare e ci troviamo di fronte alla ricostruzione di un furto d'arte avvenuto nel 2003 durante la quale i quattro ex studenti protagonisti della vicenda commentano e sporadicamente interagiscono con gli attori chiamati a interpretarli, in un mix coinvolgente di realtà e finzione che riesce a trasmettere la vera natura dell'impresa: imprimere una svolta a esistenze percepite come insignificanti. Intriso di amarezza anche se a tratti molto divertente, un film che conferma il grande talento del regista.
MEMORABILE: Il confronto tra il colpo come immaginato dai ragazzi e quel che avvenne nella realtà
Si passa dalle Galapagos delle iguane, a lungo seguite nelle loro lotte contro i serpenti, al panda gigante, fino alle immancabili zebre o i grandi felini della savana. Lavorando molto con ralenti efficaci e frequentissimi time-lapse, gli autori riescono a sposare tenerezza e meraviglia, avvicinandosi con incredibili macro agli insetti più piccoli o al raro colibrì delle racchette in Ecuador. Le api colpite e stordite dalle gocce d'acqua che cadono lasciano il segno, ma lo fanno anche le effemeridi che vivono un giorno riprese lungo un fiume in Ungheria, le zebre che passano un corso d'acqua impetuoso rischiando l'agguato degli ippopotami (con un occhio attento al piccolo che fatica, incitato dalla madre), gli orsi bruni che si grattano furiosamente la schiena contro gli alberi, le giraffe che si prendono a testate per la supremazia nel branco...
Presente anche qualche innesto non proprio riuscito come quello degli squali penna bianca, che dopo la presentazione dell'arrivo della notte (con pipistrelli e altre creature inquietanti) irrompono occupando la scena con poco interessanti nuotate sotto il mare. Meglio osservare i presbiti dalla testa bianca, quasi sull'orlo dell'estinzione, mentre si arrampicano per cercare riparo tra le rocce. Eccellenti le sequenze al Polo Nord con i buffi narvali (simili ai pesci spada) ripresi tra paesaggi inusitati, con la definizione che ne mette in risalto la perfezione. E poi ancora il fenomeno dell'aurora boreale (che il solito time-lapse aiuta a esaminare in tutta la sua bellezza), le immancabili colonie sterminate di pinguini...
Molto di quanto il film mostra è già stato ampiamente documentato, ma la differenza la fanno una fotografia dai colori straordinari e la qualità delle immagini, i primi piani nitidissimi su particolari minuscoli, la grandezza di scenari che costantemente richiamano all'estrema unicità del nostro pianeta rispetto al resto dell'universo conosciuto. Si punta in parte anche alla naturale tenerezza di alcune specie evitando perlopiù gli agguati cruenti e la lotta per il cibo perdendoci parzialmente in verismo, ma premi e nomination in quantità sono indubbiamente meritati, considerato anche l'enorme lavoro svolto (cinque anni di riprese in 4K) e la resa finale di immagini talora mozzafiato. Chiudi