Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Alex1988: Si è preso spunto, addirittura, da un noto giallista come Donald E. Westlake per tirar fuori il soggetto di questa commediola esile esile, messa su, probabilmente, per cercare di lanciare al cinema i nuovi comici dell'epoca, nati dal celebre Derby di Milano, quali Boldi, Teocoli e Smaila ai quali si aggiunge anche Jannacci alle musiche. Per quanto si tratti di una commedia volta assai facile, lascia poco e niente allo spettatore, salvo qualche momento qua e là con Walter Chiari, agente di cambio intento a pagare il riscatto.
MEMORABILE: I duetti telefonici tra la Valeri e Walter Chiari.
Il Gobbo: Un Bava negletto, non del tutto ingiustamente a dire il vero (clichè consunti, cast dozzinale, mezzi di fortuna, indiani de' noantri), e che tuttavia si lascia guardare, soprattutto quando il grande Mario si scatena con i suoi interni nelle grotte, i suoi fondali inverosimili, i suoi colori direttamente provenienti dai pepla, che conferiscono a un western altrimenti convenzionalissimo un certo fascino outrè. Due pallini e un pizzico. Curiosamente non accreditato Gérard Herter, che compare all'inizio come gambler.
Undying: Tipicamente ciceriano, cioè a dire svincolato dal genere per via di un impianto surreale (le apparizioni) e per la presenza di brutti (e sovente sfigati) figuri. Buzzanca è ben immerso nella parte e la Guida è alla sua massima forma (fisica, purtroppo non artistica) che viene affiancata a quella della bella e brava Rossana Podestà. C'è anche Tiberio Murgia che aggiunge un tocco di stravaganza al tutto (come sempre).
Riuscito solo a metà...
Il ferrini: Non è il primo musicarello di Fulci e neanche di Celentano (avevano già lavorato ai Ragazzi del Juke Box) e non è neanche l'ultimo (faranno anche Uno strano tipo): di sicuro è il più brutto. Sostanzialmente non c'è storia, se non la "denuncia" - virgolette obbligatorie - di una Tv troppo perbenista che tarperebbe le ali a questi artisti, metà dei quali sarebbero scomparsi in capo a qualche anno. Il grande censore è Carotenuto, unico a saper recitare, il resto è francamente imbarazzante. Prima apparizione (a testa in giù!) per Lino Banfi.
Capannelle: Direi un classico di Salvatores per l'avvio del film, i temi trattati e l'atmosfera che fa da sfondo all'avventura di Abatantuono e soci. Però un classico che ormai si ripete troppe volte senza la necessaria freschezza. I protagonisti, Golino a parte, sono un condensato delle migliori armi a disposizione del regista, ma la storia procede a sbalzi, con uno sfondo malinconico ormai poco coinvolgente.
Homesick: Il ribaltamento dei ruoli classici nell'amicizia virile - qui ad essere stolto e fallibile è l'anziano, mentre il giovane è al contrario freddo e perspicace - conferisce valore aggiunto a questo primo western di Don Siegel, in cui il regista immette tutta l'energia e la secchezza tipiche del suo stile, evidenti in special modo nelle sparatorie. Notevole la presenza femminile di Faith Domergue, diabolica istigatrice.
MEMORABILE: L'eliminazione del testimone; il trucco della dinamite; la sparatoria tra le rocce.
Galbo: Secondo film di Vincenzo Salemme, Amore a prima vista ha delle discrete potenzialità: anzitutto l'originalità della vicenda (il trapianto di cornea dà origine a una serie di equivoci da commedia dell'arte); quindi l'idea di proporre il tema dell'omosessualità in un ambiente maschilista ed omofobo (così perlomeno si presume) come quello della mala. Purtroppo tali buone premesse sono spesso vanificate da una sceneggiatura che osa poco e si adagia sui luoghi comuni. Buono il cast con attori molto affiatati.
Soga: Bel film, dalla trama semplice (una corsa di cavalli attraverso miglia e miglia di rocce e deserto) ma che permette al regista di spaziare, caratterizzando bene i personaggi e facendo intrecciare ed evolvere le loro motivazioni e le loro personalità, in modo che lo spettatore si possa appassionare agli sviluppi della gara. Bravi Gene Hackman e James Coburn, ottima la fotografia; solamente il finale, piuttosto brusco, lascia un sapore amaro, come di interruzione.
Modo: Piacevole sorpresa, questo spaccato di società fine anni '70. Storie di figli ribelli, adulti che trascinano le loro giornate tra sesso e noia e ancora anime gelate dall'incomunicabiltà. Come sfondo il generale inverno che scandisce gli eventi con una tempesta finale. Bravi i giovani attori, che manterranno le promesse diventando oggi star. Naturalmente Kevin Kline, Joan Allen, Sigourney Weaver erano già garanzie allora. Il minimalismo che caratterizzava gli anno '90 nel film è ben rappresentato.
Homesick: Stanca commedia tinta di poliziesco-noir in corsa sulle strade di Miami, tra grattacieli e palme. Ritmo, azione e simpatia non mancano e in certi momenti ci si può anche divertire, ma il prodotto si adagia sui clichés del genere e mollando il grosso del lavoro agli sganassoni di Spencer e alle mimiche di un Milian – ladruncolo gigolo dalle velleità canore - molto più contenuto del solito.
Anthonyvm: Fiaba naturalistica dall'autore de La marcia dei pinguini, che propone anche questa volta bellissime immagini di stampo documentaristico, qui al servizio di un racconto di fantasia con coloriture disneyane (le visioni della bambina, sola nella foresta di notte, richiamano Biancaneve e i sette nani). La delicatezza del tema e l'edificante morale che invita al rispetto della natura lo rendono un ottimo prodotto per i più piccoli, mentre un pubblico cresciuto potrà apprezzare lo splendore dei paesaggi e l'eccellente fotografia. Buono per un double-bill con Il mio amico in fondo al mare.
MEMORABILE: Le volpi di notte viste in silhouette contro la luna piena; La volpe assediata dai lupi; Il falco e il cucciolo; Il drammatico salto dalla finestra.
Magi94: Terzo e ultimo capitolo della rivoluzionaria trilogia del dollaro. Leone decide di cimentarsi con una sceneggiatura più articolata che in precedenza e il successo dell'opera vien da sé. Merito soprattutto di un irrefrenabile Eli Wallach che crea un personaggio dallo spessore eccezionale, sempre pronto a oscillare tra diverse connotazioni che si scontrano per l'appunto a ossimoro con il titolo del film. Qualche scena di troppo dopo la partenza dal campo nordista, ma efficacissima la descrizione della guerra stupida e brutale.
Pigro: Classico film sulla grande rapina (nella fattispecie un furto vero di libri d’arte) fatta da volonterosi dilettanti maldestri, qui quattro ventenni annoiati. Vivace e spigliato, ben costruito, perfino sfizioso nel meccanismo del coinvolgimento dei veri protagonisti del fattaccio (alla Tonya). Piacevole nella narrazione, interessante nel ritratto della provincia americana, e a tratti avvincente in alcuni passaggi, il film vola con lo scarto finale nel dopo-rapina, raccontando il rimorso e il senso di vuoto dei protagonisti.
Hackett: Amaro e bellissimo, il film di Eastwood ripercorre una storia classica, quella dell'evaso in fuga, con elementi assolutamente nuovi e spiazzanti, con personaggi imprevedibili e momenti toccanti. Dal'ottimo Costner (da cui il regista sa cogliere il massimo) ad Easwtood stesso, gli attori si superano e (grazie alla buona sceneggiatura) regalano un piccolo gioiello di intensità.
Enzus79: Gabriele Salvatores attraverso le vicissitudini di un gruppo di soldati italiani su un'isola greca ci fa capire come siamo noi del bel paese: pasticcioni, amanti della bella vita e delle donne, romantici ed ingenui. Il regista si doveva rivolgere ad altro tipo di attori, dato che i vari Bisio, Abatantuono e compagnia sono al limite del sopportabile. Troppo mielose le scene da "love story" con la prostituta. Bella la musica. Sopravvalutato.
Rigoletto: Un critico teatrale diventa famoso, ma col successo aumentano anche le stroncature nelle sue recensioni, attirandosi antipatie sul lavoro e problemi in famiglia. Gustosa commedia che vede protagonisti David Niven e Doris Day, bravi a prendersi la scena e a compensarsi reciprocamente. Forse tirato un po' per le lunghe e non del tutto equilibrato, ma il film diretto da Walters una visione la merita tutta.
MEMORABILE: "Griderò obbrobbrio ogni volta che obbrobbrio sarà!".
Dengus: Dopo la cosiddetta trilogia pieraccioniana che rappresentò il nuovo che all'epoca avanzava, ecco il Pieraccioni meno comico ma più sentimentale, con storie che favolisticamente rasentano la leggerezza e lo scontato happy end. Manca Ceccherini, rimpiazzato da un simpatico Hendel e troviamo un Don Lurio che ci offre una bella esibizione delle sue, che però nel film gli costerà la vita. La bellezza e l'amore sono qui rappresentate dalla bellissima Diaz in un film che nonostante prende le distanze da quelli precedenti, non è poi così male.
Alex1988: Questo film sa terribilmente di "già visto", dal momento che il precedente Vamos a matar, companeros uscì soltanto l'anno prima. Comunque Duccio Tessari ha quasi sempre dimostrato di conoscere il mestiere e anche in questa occasione non si smentisce. I due protagonisti sembrano essere abbastanza affiatati e divertenti e il film è ricco di azione, quasi a voler compensare, in realtà, una sceneggiatura poco originale. Non malaccio.
Rambo90: Idea di partenza anche buona, per questo sequel; soprattutto nell'era di Rambo veder cooperare russi e americani è una novità, ma l'andamento è piuttosto fiacco. L'azione ci mette parecchio ad arrivare e i personaggi sono molto stereotipati, così come la facile ironia che pervade tutta la prima parte. Il cast però ha le facce giuste, Gossett è in parte e tutto sommato è professionale la regia di Furie. Finale discretamente spettacolare.
Pinhead80: Il film è una serie di tre situazioni che hanno come comune denominatore un grande comico e una grande bellezza del nostro cinema (Villaggio/Grandi, Pozzetto/Dellera, Banfi/Antonelli). Ogni comico cerca di portare quelle che sono le proprie caratteristiche recitative per adeguarle alla sceneggiatura (Villaggio è praticamente in versione Fantozziana). Ne esce un prodotto così così che fa ridere poco (soprattutto le parti con Pozzetto) e che non aggiunge niente a film di precedente uscita. Insufficiente.
Rambo90: Riuscita commedia di Dino Risi interpretata da un grandissimo Renato Pozzetto, particolarmente a suo agio nel personaggio dell'ingenuo sognatore (che riprenderà in parte nel Ragazzo di campagna). Ci sono molti momenti divertenti, ma il fondo della storia è soprattutto amaro e ironico su quello che dovrebbe essere il dorato mondo del cinema. Buono il cast di contorno, dal bravo Maccione ad un Boldi per una volta non sopra le righe.
Ciavazzaro: Continuano in questo sequel le avventure del dottore che riesce a parlare con gli animali impersonato da Murphy, che questa volta deve salvare una foresta dall'abbattimento. Troppi buoni sentimenti, poca sostanza, questo secondo capitolo non aggiunge nulla di nuovo alla saga. Pollice verso.
Puppigallo: Oscar (Matthau) e Felix (Lemmon), divorziati da poco, finiscono a vivere insieme… Una coppia di attori in stato di grazia. Sì, il film ha qualche pausa (anche perchè in caso contrario sarebbe stato un capolavoro della commedia), ma ci sono tantissime situazioni esilaranti (i sottobicchieri e le briciole durante il poker, i piagnistei di Felix, la cenetta dopo aver cucinato tutto il giorno). E le facce che fa Matthau quando deve subire le angherie domestiche di Lemmon sono impagabili. Da vedere.
Disorder: La coppia Villaggio-Pozzetto funziona e qualche sorriso lo strappa, ma tutto il film è pervaso da una triste aria di stanchezza e di riciclo (si pesca a piene mani dalla saga fantozziana, ma anche dalle vecchie comiche stile Stanlio e Ollio). Gli unici episodi del tutto riusciti sono, a mio parere, quello dei piazzisti in montagna e degli impresari di pompe funebri. La rapida gag del Papa sciatore è forse la più divertente. Insomma, qualche momento indovinato c'è, ma nel complesso di si ride molto poco...
Homesick: Come commedia farsesca ha tutte le carte in regola, poiché le battute, i rituali da caserma e le discussioni post-coniugali con protagonista Eastwood – anziano addestratore marine sfregiato, acido e rude - scrivono pagine da antologia; il percorso è più faticoso e discutibile invece nell’ultima parte, quando con la missione bellica subentra un dramma goffo e retorico. La bilancia comunque pende dalla prima e ci si può ritenere appagati da un cinema d’intrattenimento ben diretto e recitato: oltre a Gunny, certo non si scordano il marine rockettaro di Van Peebles e il tenente nerd di Gaines.
MEMORABILE: Ogni volta che Gunny proferisce parola; il canto goliardico «Vieni, bellezza…vieni a godere…».
Hackett: Il film parte con un'ottima idea, come accade spesso quando ci si ispira allo scrittore Dick. Purtroppo l'idea geniale non è sfruttata a dovere e rimane solo una sottile pellicola in un intrigo abbastanza scialbo e telefonato. Cage, sempre meno convincente, è ormai una maschera priva di ogni espressione e la storia è brutalmente troncata nel finale. Film gradevole come intrattenimento fine a se stesso, ma dozzinale.
Siska80: Già il cognome delle rispettive famiglie dei due protagonisti (traducibile in "Pino e Abete") è in sintonia con l'umorismo sul quale è imperniato il film; se a ciò aggiungiamo che si tratta di proprietari di vivai in lotta tra loro per giunta nel periodo natalizio, il quadro è completo. O quasi, perché Julie e Rick costituiscono una versione moderna (con lieto fine) di Romeo e Giulietta. Nulla di nuovo sotto il sole, ma comunque godibile e con un cast in parte.
Galbo: Storie di ordinaria tossicodipendenza nel film di Peter Hedges. Il regista racconta la storia di un tentativo di reinserimento familiare. Il film si segue volentieri ma non si può non rilevare che la sceneggiatura proceda per accumulo di situazioni già viste nei film del genere, senza alcun elemento personale nella trama e nella prova del regista. Il valore aggiunto, senza il quale il film sarebbe davvero mediocre, sono le notevoli e sentite interpretazioni dei due protagonisti, uno dei quali è il figlio del regista.
Galbo: In seguito alla stesura di un trattato sull'eutanasia,un professore di letteratura tedesco viene cooptato dal regime nazista. Tratto da un dramma teatrale di C.P. Taylor, il film di Vicente Amorim è un pò differente dai film tradizionali sul nazismo rappresentando la storia di un uomo troppo debole per opporsi alla progressiva deriva razzista e malvagia del regime che lo circonda e del quale diventa un fiancheggiatore. Il conflitto interiore del protagonista è ben illustrato dall'ottima interpretazione di Mortensen affiancato da un buon cast.
Galbo: Remake del celeberrimo film di Romero, L'alba dei morti viventi è anche un sentito omaggio a tutte le pellicole del genere. Il regista evita abilmente di copiare pedissequamente l'originale e introduce alcuni elementi di novità, in particolare il tono spesso ironico ed in generale l'alleggerimento del tono della pellicola che perde il tono profondamente cupo romeriano. Il film si rivela così spettacolo gradevole anche grazie ai buoni interpreti (la Polley e Rhames in particolare).
Pigro: E' giovane, bello e conteso tra una romantica fidanzatina e una scaltra donna matura: un triangolo sullo sfondo della Spagna franchista. Feuilleton sentimentale e soprattutto sensuale, complice il forte calore iberico (che genialmente trova la sua nemesi in una scena-madre sotto la neve): eros e morte ruotano attorno all'ingenuo ragazzotto in tempesta ormonale, in una educazione sentimentale difficile da governare. Ben realizzato, anche sotto il profilo artistico (personaggi con affondi psicologici, narrazione, ambienti), si vede con piacere.
Ryo: Discreto chitarrista vorrebbe sfondare nel mondo della musica ma è relegato al ruolo di turnista per grandi artisti. Per dare una svolta alla sua carriera decide di scomparire per far parlare di sé. Brillante commedia che affronta un tema molto discusso: "non conta quanto sei bravo ma conta la pubblicità, positiva o negativa che sia". Bravo Beppe Fiorello, eccezionale Favino che crea un personaggio sopra le righe, ma di spessore, credibile e divertente. Ottima anche l'incursione della Impacciatore. Azzeccate alcune trovate registiche.
MEMORABILE: L'allarme della mamma; L'Ape Piaggio adibita a mezzo di trasporto per tour del paese.
D3lux: Pellicola sottotono rispetto alle precedenti, qualche risata strappata qua e là ma nulla più. Degli attori bene Stiller e De Niro, mentre Owen Wilson e Jessica Alba raggiungono una stentata sufficienza (sia per l'interpretazione che per i loro personaggi).
Herrkinski: Thriller d'impianto classico, ambientato nei meandri di un ospedale, nel quale la testimone di un delitto è rincorsa dai killer. Il sistema di chiusure automatiche, porte di sicurezza e reparti abbandonati avrebbe dovuto conferire almeno un po' d'atmosfera e tensione ma le possibilità vengono sfruttate poco e male; l'attenzione cala presto, il cast è incolore (su tutti Willis e Guttenberg, in apparizioni opache definibili "alimentari") e c'è una tale assenza di scene memorabili che il film si dimentica immediatamente dopo la visione. Si può evitare.
Galbo: Dopo i buoni risultati ottenuti con Io e mia sorella Verdone ripropone la coppia con la Muti introducendo Castellitto come terzo incomodo (nei panni del cognato-rivale in amore). Il risulato non è all'altezza delle aspettative. Il film gira parecchio su se stesso con momenti divertenti alternati ad altri più fiacchi. Il coprotagonista Castellitto non sembra particolarmente a suo agio nel ruolo mentre molto brava è la Muti, che rende molto bene la fragilità del personaggio. Un'occasione in parte sprecata.
Digital: Ci sono illustri precedenti di droga-movie e questo è solo l’ultimo della lista. Tratto da una storia vera opportunamente romanzata il film, dopo una partenza tutto sommato decorosa, tende ad arenarsi celermente, tra andirivieni temporali che scombussolano la fluidità del racconto e un tedio che scaturisce da un ritmo compassato. Carell si conferma attore di talento e Chalamet se la cava discretamente come tossicodipendente, ma le quasi due ore pesano come poche e, una volta arrivati ai titoli di coda, si benedice di non dover proseguire oltre.
Lythops: Gustoso filmetto su una rilevante quantità di situazioni amorose che potrebbe comodamente essere riposto nel dimenticatoio se non si avvalesse di interpreti di tutto rispetto che conferiscono ai loro personaggi uno spessore rilevante. Su tutti i protagonisti sicuramente spicca Bill Nighy nella parte del vecchio rockman schizzato e verbosamente incontrollabile. Buona la gestione dei titoli con le rispettive sequenze, ma talvolta si cade nel melenso. Craig Armstrong compone una buona partitura, ma non riesce ad andare oltre i soliti timbri.
Almicione: 50 milioni come budget e zero idee interessanti: si è dovuto "ripescare" un tesoro pirata per dare una base a una pellicola che ha poco più che il vuoto attorno. Gli avvenimenti iniziali potrebbero anche essere credibili, ma gli sviluppi sono esageratamente intrecciati, mal rappresentati e spesso non propriamente chiari. Il gruppo è formato dall'insopportabile Caan, il duro e innamorato Walker, l'attraente ma non brava Alba; e formano un manipolo di stupidotti accomunati da una brutta caratterizzazione. Si sperava almeno in un finale amaro.
Enricottta: Action movie targato Michael Winner, (ricordato tra gli altri per i giustizieri della notte), che dirige un'onestissima pellicola piena di caratteristi, con una trama scontata e con atmosfere patinatissime alla 007. L'intrpretazione della Loren è accettabile ma la sua bellezza in questo film è da sballo. O.J. Simpson molto nel ruolo, gli altri come da copione. Comunque da vedere, per la pulizia delle inquadrature e il gusto estetico.
MEMORABILE: Ogni volta che la Sophia nazionale ci mostra il decoltè.
Lupoprezzo: Meraviglioso giocattolone dal gusto circense e goliardico. Lo stile gotico di Burton si sposa con la figura del pipistrello; gli omaggi cinematografici si sprecano (ma anche biblici) e la galleria di presenze solitarie e dannate colpisce nel segno. Lontano (così pare) dal pipistrello del fumetto? Beh, chissenefrega. La goduria cinefila che il buon Burton regala non ha eguali e le trasfigurazioni dei personaggi convincono. Mitico Danny De Vito nel ruolo del disastrato e abbandonato pinguino; la Pfeiffer, stranita catwoman, precipita di continuo.
Pinhead80: Da catalogare nel genere dei disaster movie, Deep impact (per usare un gioco di parole) non ha lo stesso impatto visivo di altri film del genere. Oltre a questo si nota anche una certa prolissità prima di arrivare al dunque, cosa che nuoce al film più che incrementare l'attesa per il finale (lo spettatore arriva alla fine decisamente logoro). Il cast cerca di reggere al meglio una sceneggiatura al limite della decenza. Gli ultimi venti minuti invece sono soddisfacenti. Si poteva fare decisamente di meglio.
Buiomega71: La storiella della sexy fuorilegge non si confà al talento visivo di Aranda (non basta una maschera antigas a rimembrare quelle più surreali da sub), che dirige un film fiacco e dall'andamento sonnacchioso (tutta la preparazione all'assalto al furgone portavalori), debole misto tra noir e heist movie. Salta fuori la mano pruriginosa del regista nella sottomissione sessuale tra il poliziotto corrotto di Cremer e Fanny (che regala uno splendido nudo integrale) e in alcune derive sgradevoli (Fanny che si mette e toglie la dentiera), ma il tutto è moscio, senza mordente, quasi anonimo.
MEMORABILE: Cremer ordina alla Fanny (nuda) di assumere pose oscene sul letto; La fuga alla Bonnie & Clyde dall'ospedale; Costringendo la moretta a spogliarsi.
Capannelle: Inevitabile un confronto col primo che mi era rimasto più simpatico perché più genuino, anche se discontinuo nello sviluppo. Qui migliora la cornice audiovisiva (ottimamente riassunta nell'ultime sparatoria), si estendono gli orizzonti ma diverse sottotrame non vengono chiuse bene e diventano ridicole quando si gioca a fare i seri (l'asta tra i ricchi, la lotta fra classi). C'è da augurarsi una nuova notte di sfogo? Non lo so.
Markus: Un ex agente segreto viene richiamato dallo stato britannico per un'operazione di spionaggio molto delicata... A quindici anni dal primo capitolo e sette dal secondo, tanto da quasi faticare a rimembrare le precedenti avventure del nostro, si consuma questo terzo segmento con l'eterno Mr. Bean, Rowan Atkinson. Gag fantozziane di non molta efficacia si alternano a qualche felice intuizione (la scena della realtà... non tanto virtuale!), che in ogni caso non viene mai sfruttata appieno. L'opera di David Kerr riesce a strappare qualche ghigno.
Galbo: L'aggettivo "cool" è forse uno di quelli che rappresenta meglio una vera e propria icona della musica jazz (ma non solo) mondiale. Il documentario che ne racconta vita e carriera ne rappresenta un omaggio doveroso ed esaustivo che per quasi tutta la sua durata viene "commentato" da musiche eseguite dall'artista. Una raccolta di preziose immagini di esibizioni ma anche di splendide fotografie (le più belle sono quelle in bianco e nero) che testimoniano l'evoluzione umana e artistica di Davis. Da vedere.
Puppigallo: Episodio, non certo tra i migliori, dell’ispettore “pane al pane”, che lascia spesso parlare la pistola. E' un po’ troppo stiracchiato e, qua e là, eccessivamente gratuito nell’uso della violenza, che però rappresenta anche il pepe di pellicole come queste, compreso lo psicopatico di turno, con tanto di “amichetti”. Eastwood fa quello che deve fare, mentre la vendicatrice non è molto credibile. Comunque il ritmo è discreto, le armi sparano e, nonostante qualche luogo comune di troppo, il risultato non è poi così male.
MEMORABILE: Al cane "E tu da dove salti fuori? Sembri una polpetta"; Pugno in faccia a una donna incarognita; Meglio non toccargli l'amico e il cane; In giostra.
124c: Film tratto dal romanzo di Agatha Christie, ricco di star, con un Poirot approvato dall'autrice. Albert Finney, per me, come Hercule Poirot, è assai nervoso e per nulla comico, come il suo successore, Peter Ustinov, però il suo look è somigliantissimo a quello che noi vediamo sulle copertine dei gialli, che tutt'ora escono in edicola. Strano vedere Sean Connery ritornare sull'Orient Express sette anni più tardi di "A 007 - Dalla Russia con amore", ma in veste di indiziato d'omicidio. Bel film.
Ultimo: Pellicola francese che sfrutta il tema della coppia di poliziotti agli antipodi per dare vita a situazioni a metà tra il comico e l'azione. Il risultato è mediocre a causa di uno sviluppo povero, con una soluzione finale parecchio prevedibile. Omar Sy è sempre simpatico, ma davanti a una sceneggiatura scarsa non si posson fare miracoli. Guardabile, ma nulla più.
Maxx g: Nonostante il regista sia il medesimo, il film non riesce a funzionare come L'allenatore nel pallone, forse soprattutto per l'assenza di Banfi. Gli aficionados troveranno però pane per i loro denti e soprattutto si divertiranno, nonostante la presenza di qualche gag grossolana. Da ricordare un giovanissimo Pino Insegno, Silvio Spaccesi e Milena Vukotic, oltre a un'intrigante Isabel Russinova e un grande Leo Gullotta. Da segnalare l'utilizzo nel finale del tema di Bomber degli Oliver Onions.
Noodles: Per chi cerca cinema d'intrattenimento quest'esperienza potrebbe essere atroce. Ma per chi ama la sperimentazione e il cinema più strano non mancherà invece di affascinare. Per la sua recitazione tremenda ma in qualche modo pasoliniana e naif, per la sua fotografia imperfetta ma piacevole, per la sua regia praticamente inesistente eppure interessante. Il film è composto da brani tratti da Cesare Pavese ed è diviso in due parti. La seconda è leggermente meno pesante della prima.
Rocchiola: La miglior uscita americana di Ang Lee. Un dramma familiare ambientato all’epoca dello scandalo Watergate. Spaccato di una società allo sbando dove gli adulti mentono, tradiscono e non hanno più ideali, ma anche il rinnovo generazionale rappresentato dai loro figli non promette troppo bene. Forse la soluzione si trova nell’unione familiare, come suggerito dai fumetti dei Fantastici 4 letti dal giovane Toby Maguire. Spettrali le scene finali della tempesta di ghiaccio. Ottima la Weaver nei anni di una casalinga disperata algida e apatica.
MEMORABILE: Il gioco dello scambio delle coppie; La Ricci con la maschera di Nixon; Il bacio nella piscina vuota; L'accidentale morte di Mickey.
Markus: Le festività natalizie in una piccola località riuniscono in amore due quasi trentenni, ma le rispettive famiglie sono vivaisti di alberi di Natale in concorrenza e non approvano l'unione. Nel calderone dei sentimentali natalizi ci mancava pure la diatriba sugli alberi! Bene, ci pensa John Stimpson. Tra chiarimenti su come conservare il pino in bell’aspetto per tutta la durata delle festività, si consuma un'ordinaria storia d'amore con tiritera familiare tanto per dare un po' di pepe alla vicenda. Il film scorre via e non scontenterà chi è alla ricerca di buoni sentimenti.