Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Saintgifts: L'impressione è che sia già tutto predisposto e preparato e si confida sulla conoscenza dello spettatore del Far West cinematografico, così che non c'è bisogno di sceneggiare in modo esplicativo e si entra subito nel vivo delle relazioni personali. Detto questo è indubbio che il film gode di un ottimo cast, è diretto con sicurezza e offre scenari naturali molto suggestivi. Dalla metà del film in avanti, la storia entra nel vivo e la prima impressione è dimenticata e allora si segue con interesse lo sviluppo dell'azione di stampo classico.
MEMORABILE: Il finale superclassico, certo che dal New Mexico a New York, passando per Laramie, era un bel viaggio per quei tempi.
B. Legnani: Parodia di Zorro, azzeccata nei "tòpoi" dei duelli e nella relativa presa in giro, oltre che nel parlare ricercato dello Zorro infantile, ma un po' meno funzionante come ritmo, con alcune lungaggini prendi-tempo. Gradevoli i big: non solo Chiari, ma anche Gassman (che gigioneggia tanto leggermente quanto adorabilmente) e Luigi Pavese. C'è, non accreditata, la Loren.
MEMORABILE: "Siete arrivato in tempo, proprio come nei film!"
Markus: Commedia non memorabile ma dotata di buoni propositi di costume sugli affari di cuore e sul matrimonio in generale. Tre ragazze orfane di madre e una governante in casa che le solletica a cercarsi l’uomo ricco “per sistemarsi”. Scaturiscono situazioni talvolta simpatiche ma con un velo drammatico e moralistico fondamentale. Un cast variegato in una Milano tra l’antico e il moderno (che preme). Singolare il ruolo di “fidanzato modello” di una delle tre ragazze dato a un giovane - ma già celebre - Mike Bongiorno.
Motorship: L'ultimo film del duo Franchi-Ingrassia è una commedia piuttosto diversa dalle loro solite. Pur mantenendosi su livelli di comicità piuttosto alta, presenta invero anche molte parti malinconiche e amare. Sebbene non esente da qualche incertezza, la pellicola si può dire tutto sommato riuscita e gradevole. Il vero mattatore del film è Franco Franchi (ottimo), mentre Ingrassia gli fa onestamente e con mestiere da spalla. Bravi anche Carotenuto, Fiorentini e Marsiglia. Bello il finale amaro.
Ultimo: Un film che ha davvero poco da dire nonostante il tentativo di realizzare un buon prodotto sfruttando una trama vista e rivista (una relazione extraconiugale tra lei, classica quarantenne lavoro e casa e lui, poliziotto dai mille problemi). Bocci si conferma più adatto ai prodotti televisivi, la Gerini ha vissuto tempi migliori. Filmaccio, dove si salvano solo (pochi) momenti di tensione.
Fabbiu: Quando ero piccolo amavo questo film. A rivederlo oggi penso che Bingo Bongo possa divertire molto più i piccoli che i grandi. Sicuramente aveva un suo perché negli anni 80 e oggi può piacere molto solo per lo stile trash (Celentano si getta da un palazzo con un ombrello, mangia pezzi di televisione, ospita King Kong a casa). Certe cose sono divertentissime (ad esempio la riunione con gli animali al consiglio degli scienziati), altre estremamente banali. Divertente, ma nella sua colossale ingenuità.
Nicola81: L'ultimo film diretto dallo specialista Sherman è probabilmente anche il più violento tra i western interpretati da John Wayne, che naturalmente ripropone con la solita bravura il suo solito personaggio. Qualche elemento di novità è rappresentato dal sequestro a scopo di estorsione del bambino (evento insolito in un film del genere) e dall'ambientazione della vicenda nel 1909, con impiego anche di automobili e motociclette, ma poi lo svolgimento è abbastanza classico, per quanto piacevole, con gli annessi battibecchi padre/figli e il finale che esalta l'importanza della famiglia.
MEMORABILE: I titoli di testa, che mettono a confronto la vita nelle metropoli con quella del West; Il massacro iniziale; La violenta resa dei conti conclusiva.
Saintgifts: I graffiti dei titoli di testa partono dagli antichi egizi e, attraverso greci, romani, Medio Evo, arrivano alla Guerra di Secessione; i bovini sullo sfondo accomunano tutte queste epoche. Una grande mandria è infatti la protagonista del film, assieme ad un Holden mezzo americano e mezzo messicano, coinvolto e usato suo malgrado da nordisti e sudisti. C'è anche un commento di Lincoln su questa vicenda, che fa pensare a una sua origine storica. Ben realizzato e diretto. Le interpretazioni eccellenti ne fanno un western molto godibile.
Reeves: Una commedia che dovrebbe essere diversa dalle altre e in parte, almeno nella sceneggiatura, va in quella direzione, salvo poi chiedere a tutti gli attori i tic e le battute che fanno parte del loro repertorio. La struttura dichiaratamente teatrale e televisiva del film non ingombra, quello che ingombra sono alcune caratterizzazioni non riuscite, prima tra tutte quella di un solitamente bravo Ricky Memphis.
Stefania: Nel comodino di Nora ci sono un rosario, un vibratore e la foto del figlio, morto adolescente. Li guarda, questi oggetti, il giovane Max, suo amante occasionale, è come se definissero l'identità di questa donna, diffidente e sfacciata, che ride molto senza nessuna allegria. Questi e altri ottimi dettagli visivi, insieme alle sensibili caratterizzazioni di Spader e della Sarandon, danno a questa stravista storia d'amore una patina acre e ruvida, la credibilità di un microdramma quotidiano. Finale consolatorio, ma è il finale che volevamo!
Il ferrini: Gioiello di Rodriguez: ottime trovate registiche, splendida colonna sonora, tutto il cast in ottima forma. La storia è consueta, ma il modo folle e visionario in cui si dipanano le varie scene rendono questa pellicola un piccolo capolavoro del puro intrattenimento (la barzelletta raccontata da Tarantino e la custodia della chitarra/bazooka sono due momenti di rara comicità). Antonio Banderas e Salma Hayek assoluti mattatori ma anche Buscemi lascia il segno. Il Messico è fotografato in modo assai suggestivo. Consigliato.
MEMORABILE: "Ti ho già ringraziato?" "No" "Lo farò".
Nicola81: Don Siegel rende omaggio al western classico e al suo attore per antonomasia, che già malato e in perfetta simbiosi con il suo personaggio si congeda dal cinema con un'ultima sofferta e toccante interpretazione. L'azione ovviamente latita e prevalgono piuttosto i dialoghi, le psicologie e, soprattutto, la nostalgia nei confronti di un'epoca giunta ormai al tramonto (il progresso incombe). Grande cast di contorno per un film importante, anche se forse leggermente sopravvalutato, come spesso capita alle pellicole testamento.
MEMORABILE: La spregevole proposta della ex prostituta; Il finale.
Tarabas: Un Mucchio ante litteram, l'armata assemblata dal Maggiore Dundee per dare la caccia all'apache Charriba: "Civili, banditi, negri, sudisti", come elencati dal narratore, il trombettiere del reggimento. In un mondo ancora di frontiera, la caccia diventa guerra privata di un uomo che conosce solo la guerra, affiancato e fronteggiato dal suo alter ego, ex amico passato ai confederati che ha la faccia nobile e ribalda da soldato di ventura di Harris. Il director's cut guadagna in coerenza e soldità, ma anche nella versione "ufficiale" è comunque un film avvincente e coinvolgente.
MEMORABILE: Il sudista Tyreen che muore per riprendere al nemico la bandiera, come un vero ufficiale, anche se la bandiera è quella "sbagliata" dell'Unione.
Parsifal68: I quattro figli di una donna morigerata si ritrovano per il suo funerale e sono costretti a scendere in guerra contro un allevatore truffaldino che punta alle terre della donna. Solido western vecchia maniera che ha nel tema della famiglia il suo punto nevralgico. Magari alcune cose sono abbastanza stereotipate, ma è un film la cui trama non ha falle e procede verso la fine con indiscusso mestiere. Attori tutti ben in parte: Wayne e Martin of course, ma anche gli altri se la cavano ottimamente. Hopper cattivo quanto basta.
Pessoa: Terza fatica cinematografica e seconda consecutiva per la coppia Battista-Salvi che, se possibile, riescono a fare peggio che in precedenza. La colpa è essenzialmente dello script, assolutamente deficitario, che propone battute e situazioni che invece di far ridere lasciano sgomenti per la loro pochezza. I protagonisti dimostrano ancora una volta di non riuscire a reggere un film intero sulle spalle e le seconde linee sono del tutto inadeguate. Si salvano solo un'intrigante Bergamo e il solito Mattioli che però appare troppo poco. Scarsissimo.
Daniela: Giornalista di belle speranze ritiene che l’ambizioso procuratore generale trucchi le prove nei processi in cui sostiene la pubblica accusa n modo da garantirsi un verdetto di colpevolezza. Per dimostrarlo, ha la bella idea di farsi incastrare per un delitto che non ha commesso… Pur diretto da un artigiano di buon mestiere, è remake privo di mordente, causa sceneggiatura fiacca e piena di incongruenze. A rendere impietoso il confronto con l’originale contribuisce la prova assai mediocre del cast, con Douglas che recita con i denti.
MEMORABILE: Nell’era del digitale, che uno si metta ad attraversare tutta la città per andare a prendere un cd che poteva tenere tranquillamente in tasca....
Piero68: Per la direzione del suo ultimo western Wyler ci regala un grande classico con tutti gli stilemi del genere, anche se con qualche variazione interessante. L'eroe, duro a modo suo, è impersonato da un grandissimo Peck che stavolta oscura finanche Heston nella performance. Nonostante la buona sceneggiatura a fare la parte del leone sono la bellissima fotografia e le grandissime caratterizzazioni di tutti i personaggi. E' proprio vero che erano altri tempi e c'erano più illusioni. Ma come li facevano allora i western....
Homesick: Si potrebbe suddividere in tre fasi: una partenza giocosa e frizzante con una sorta di Vacanze romane verdoniana – ma la Hovey è certo più Brooke Shields che Audrey Hepburn -, un calo precipitoso quando subentrano sdolcinati risvolti rosa e una tardiva ripresa con l’inaspettata amarezza finale. Verdone attore si sceglie un personaggio di bambinone, convincente soprattutto nei suoi dialoghi timidi e goffi e, come regista, equilibra i comprimari più esagitati (Fabrizi, Bracconeri) con quelli più impettiti (Bolkan, Saxson).
MEMORABILE: Verdone che racconta alla Bolkan le sue improbabili origini italo-inglesi.
Cotola: Uno dei migliori lavori di sempre firmati da Ivory. Dietro la perfezione formale (due Oscar meritati: scenografie e costumi), spesso fine a se stessa nei film di questo regista, stavolta c’è anche della sostanza. Una storia interessante ed intensa, impreziosita da un grande cast in ottima forma, con la Thompson premiata alla notte degli Oscar. Da vedere sia per chi ama il genere che per gli altri.
124c: Questo è un film campione d'incassi, con due assi della commedia degli anni '80, Carlo Verdone ed Enrico Montesano, che si contendono i favori del pubblico ed il cuore della bella Paola Onofri. Dopo due film-barzelletta triviali e politicamente scorretti ("I carabbinieri" e "I carabbimatti"), si ritorna a parlare degnamente dell'arma, in un film che non è soltanto commedia. Stupisce vedere Msssimo Boldi, all'epoca usato sopratutto come attore di secondo piano, accanto a Carlo Verdone. Discreto.
MEMORABILE: Montesano: Siamo come Starsky & Hutch, i due carabinieri americani! Verdone: No, siamo come Stanlio e Ollio!
Zutnas: Il gioco della scomparsa dei fatti negli Usa: inventarsi una guerra finta per coprire sui media le malefatte del presidente. Assistiamo al dietro le quinte della messa in scena, seguiamo chi lavora al di sopra di tutto, delle leggi e delle istituzioni, chi esercita il potere al fine unico di preservarlo e lo fa a cuor leggero, quasi divertendosi, in una commedia dal buon ritmo che fa sentire inerme lo spettatore di fronte alle fesserie catodiche. La versione italiana del titolo è inspiegabile.
Magnetti: Anche in questo film Clint Eastwood coglie l'occasione per raccontarci come la Giustizia, quella con la G maiuscola, non risieda nelle istituzioni di una nazione ma piuttosto nel profondo dei suoi individui. Si, proprio lui che è un ladro e quindi poco avvezzo a rispettare la legge, se ne farà paladino, mettendo così a rischio se stesso e la trascurata figlia, contro la massima istituzione degli Stati Uniti, il Presidente. Il film in sè, a parte quanto sopra detto, è vedibile e i meccanismi del giallo sono nella norma. Da vedere comunque.
Rambo90: Riuscito sequel di un classico del cinema spettacolare, anche perché alla regia c'è ancora Spielberg. Se possibile ci sono ancora più ritmo e tensione rispetto al capitolo precedente, con molti più attacchi dei dinosauri e un gran finale con il T-Rex che si aggira nella città di San Diego. Bravi e affiatati Goldblum e la Moore, buono il cast di contorno (fra cui Vaughn in un raro ruolo avventuroso). Meno originalità rispetto al capostipite, ma che spettacolo!
Siska80: Ambiziosa manager (bella, ci mancherebbe!) si fa aiutare ad allestire una vetrina da un padre single... Scatterà l'amore? Ok, la risposta è prevedibile in film del genere; eppure l'atmosfera natalizia si percepisce tutta (strade innevate, gente che riempie i negozi illuminati per far compere, bimbi festanti in attesa dei regali) e il piccolo attore protagonista (spigliato e dolcissimo) riesce ad animare e nel contempo appassionare lo spettatore in questa vicenda sentimentale che coinvolge due adulti abituati a mascherare le rispettive fragilità dietro ad un sorriso. Niente male.
Daniela: In una cittadina di provincia, l'Istituto di educazione domestica continua ad impartire alle collegiali lezioni di cucina, cucito e bon ton ma i fermenti femministi cominciano a serpeggiare mentre da Parigi arriva l'eco delle contestazioni studentesche del '68. Poteva essere una buona idea quella di mostrare il cambiamento da un'angolazione tanto particolare ma il film resta in superficie, insistendo troppo sui lati grotteschi di alcuni personaggi e sugli scrupoli vedovili della direttrice della scuola. Ne risulta una commedia promettente sulla carta ma stucchevole alla visione.
Daniela: Altamente spettacolare, migliore del secondo capitolo e quasi all'altezza del primo della saga, per il ritmo senza cedimenti e la godibilità dei duetti Willis/Jackson, costretti prima per caso e poi per forza a fare coppia contro un esercito di criminali ben organizzati e altamente tecnologici agli ordini di Irons, divertito e divertente bastardo doc. Anche questa volta il movente ideale (vendicare il fratellino scapitozzolato più dal grattacielo) è la fogliolina di fico che nasconde intenti più prosaici. Godurioso.
MEMORABILE: Gli indovinelli che fanno correre Willis e Jackson da un capo all'altro della città
Silvestro: Bel film che presenta la biografia di Bert Trautmann, leggendario portiere tedesco del Manchester City. Una pellicola senz'altro riuscita, soprattutto nella prima parte (quella dell'iniziale prigionia del protagonista e della sua difficile integrazione). La seconda metà è più lenta e meno incisiva, ma questo non intacca la bontà di un'opera interessante sotto molti punti di vista e apprezzabile da un vasto pubblico (in particolare dagli amanti dello sport e dagli appassionati di storia).
Dopo il successo inatteso di SHARKNADO era naturale che si moltiplicassero le veloci imitazioni. Un'idea tanto folle non era tuttavia facilmente replicabile e questo STONADOS (chissà perché alla spagnola), che sostituisce agli squali delle semplici rocce, ottiene risultati decisamente meno interessanti. C'era d'altra parte l'obbligo commerciale di battere il ferro finché caldo e, nel giro di poche settimane, questo si è riusciti a fare: trombe d'aria che, conseguentemente a una eruzione nella...Leggi tutto zona di Boston (il film è ambientato lì, come si può arguire dall'inconfondibile skyline), raccolgono in sé migliaia di massi di diverse dimensioni scaricandoli sui poveretti che si trovano nei pressi.
La prima vittima è un ragazzo che sta giocando a basket con un amico in un campetto: dal cielo gli cade d'improvviso un masso sulla testa e lo disintegra. Non ci vorrà molto per capire che la stessa fine la rischiano tutti i suoi concittadini, col vulcanologo di turno - tale Joe Randall (Johansson) - che per primo riesce esattamente a scoprire cosa stia succedendo. D'altra parte non è che i tornado cacciasassi ("stonado" è la "geniale" fusione tra tornado e stone - cioè masso - ideata dal metereologo che s'accompagna al protagonista) siano esattamente invisibili, e nonostante sembri sempre che spostandosi da un quartiere all'altro nessuno sappia cosa stia accadendo a duecento metri di distanza (gli spettatori accalcati allo stadio si aspettano di assistere tranquillamente alla partita mentre la loro città sta venendo distrutta) non ci vuol molto a notarli. L'effetto tra l'altro è sempre lo stesso, figlio della solita computergrafica povera dei tv-movie catastrofici americani da quattro soldi: un turbine improbabile che pare disegnato e che rotea scagliando in ogni direzione oggetti tondi simili a minidischi impazziti (a proposito, c'è Locuratolo tra i doppiatori, la voce di Alcor).
E così, mentre Joe e l'amico meteorologo (Spence) cercano di avvertire senza successo le autorità competenti, che giudicano il fenomeno descritto loro tutto sommato nella norma, i bostoniani corrono disperati per le strade, incessantemente, mentre i sassi dei tornado solcano il cielo come meteore. In aggiunta non poteva mancare la famiglia in pericolo; è naturalmente quella di Joe, che ha perso la moglie ma ha ancora due figli adolescenti pronti a cacciarsi nei guai appena si presenta l'occasione. Tocca cercarli insieme alla sorella poliziotto (Friggon) e recuperarli, come vuole la tradizione del genere.
Detto di un protagonista che la faccia da studioso proprio non ce l'ha, del meteorologo che gioca a fare il brillante per conquistare la sorella di Joe dai begli occhioni azzurri, non resta che registrare un bassissimo tasso di coinvolgimento, soprattutto a causa di effetti speciali che non solo sono di infimo livello ma son pure sempre gli stessi, con i sassi che fioccano dal cielo per cadere in terra mostrando un rivestimento tipo carta stagnola; ogni tanto cominciano a fremere ed esplodono. La soluzione sarà quella di sempre, che non anticipiamo per non rovinare il sorpresone e a cui segue un epilogo agghiacciante con la famigliola felice in salotto davanti alla tv pronta a sghignazzare allegramente dopo stragi che hanno appena decimato Boston e chissà quanti loro conoscenti.Chiudi
Luchi78: Di sicuro ben girato, ma alla fine la fotografia e gli effetti flash nelle inquadrature stancano un po'. La storia è retta tutta dall'interpretazione di Denzel Washington, molto brava anche la piccola Dakota Fanning; note negative, l'eccessiva lunghezza, una colonna sonora spudoratamente copiata al Gladiatore, qualche personaggio definito male come il papà della piccola e una storia che non offre particolari apici allo spettatore, molto scontata.
Herrkinski: Un sequel che parte in maniera abbastanza pretestuosa ma al tempo stesso funzionale, con un incipit da prison-movie improbabile ma molto violento e ricco di coreografie di lotta (invero con un po' troppi ralenti ed effetti del cinema post-Matrix); la seconda parte è invece ricalcata sul prototipo e risulterà familiare agli aficionados. Riconfermati Moussi e Van Damme, stracult le partecipazioni di Lambert e Tyson, spaventoso il gigante Björnsson. Un po' tirato per i capelli rispetto al primo, ma rimane gradevole per chi ama il sottogenere.
Nando: La scoperta dell'esistenza di una sorellastra genera vicende che cercano di toccare le corde dell'emotivitá dello spettatore. Narrazione nel complesso dignitosa che vede una seconda parte tendente al melodramma con classico happy end. Appropriato il cast con una magnetica Pfeiffer, ma anche Pine e la Banks non demeritano.
Siska80: La religione è un tema che ricorre spesso nei film avatiani, qui in maniera quasi patetica; difficile riconoscere in questo filmetto summa di tutti i luoghi comuni il grande regista che conosciamo (a parte la presenza del ragazzo un po' esaltato ma illuminato da Dio): abbiamo l'ingenua sedotta e bidonata dopo un incontro lampob (!), l'amica fedele e ottimista, l'amore per un nero che manda in tilt il padre della protagonista (nel 2015!), la soluzione finale a ogni problema degna di un romanzetto rosa tedesco. Marta Iagatti brava ma sprecata per un film che si dimentica in fretta.
Siska80: Deliziosa fiaba norvegese con attori in carne ed ossa che ha per protagonista una coraggiosa ragazza che cerca di salvare un regno da un'oscura maledizione: certamente, a livello narrativo, non viene narrato nulla di nuovo; anzi, si ha l'impressione di assistere a una serie di racconti celebri messi insieme ai quali si aggiunge persino la figura di Babbo Natale, entrata nell'immaginario collettivo. In sostanza la cornice (cast, fotografia, scenografia, effetti speciali e costumi) vale più del quadro, ma tanto basta per trascorrere più di un'ora in buona compagnia.
Pinhead80: Una famiglia allargata accetta l'invito del padre (Bentivoglio) a passare le vacanze sulla neve. Ossessionati dall'utilizzo del cellulare, scoprono loro malgrado che ad un certo punto la connessione è sparita, e andranno subito in crisi. La prima parte è simpatica, con l'idea di partenza che può fungere come stimolo a livello sociologico, ma la seconda purtroppo deraglia completamente calcando la mano con un personaggio esageratamente sopra le righe (Fresi). Per fortuna la simpatia di Memphis è indiscutibile e le sue battute funzionano sempre. Anonimo il cast dei giovani.
Nando: Un torbido assassinio maturato tra due gay dà il via ad una narrazione forse lievemente prolissa ma realizzata con solidità ed interpretata dignitosamente dai protagonisti. Nel profondo sud americano Eastwood ambienta un film incentrato sull'attività processuale che si avvale di validi dialoghi.
Il ferrini: Commedia brillante, non certo scevra da trivialità e stereotipi ma nel complesso meno peggio di ciò che ci si aspetta. La Kunis è molto brava ed entra subito in parte, il resto del cast è confinato in ruoli macchiettistici ma funzionali. Qualche concessione di troppo alle scene "motivational" con musiche tamarre e ralenti, ma del resto siamo in America e il prevedibile finale lo sottolinea. Qualche buona idea c'è.
Ronax: Affascinante e dissoluta signora borghese si insinua con esiti tragici nella vita di un giovane prete dubbioso e tormentato. Opera "maledetta" del polacco Kawalerowicz in trasferta in Italia, il film procede a singhiozzo, alternando momenti di suggestione a cadute nel fumettistico e a risibili estetismi esasperati dall'uso eccessivo del rallenty e dalla splendida ma debordante musica di Morricone. Lisa Gastoni è brava e molto sensuale ma il suo personaggio è, come quello del prete e come tutto il contesto, privo di qualunque crebilità.
MEMORABILE: La chiesa ipermoderna e automatizzata che sorge ai bordi di un'autostrada di fronte all'autogrill Pavesi (mah!)
Pessoa: Dopo un lungo corteggiamento la comicità di Verdone incontra la psicanalisi. Ne vien fuori un film divertente, soprattutto grazie alla bravura degli interpreti, in cui il protagonista ha l'opportunità di interagire con un'attrice di razza come la Buy, abile nel servirgli battute irresistibili. Non eccezionali la storia - piuttosto telefonata - e la sceneggiatura, che scivola spesso nella banalità, soprattutto nella seconda parte "inglese", offrendo all'ottimo cast poche occasioni per mettersi in evidenza. Regia più attenta del solito. Buono.
MEMORABILE: "Ciao? No ciao, addio! Però no addio che dopo me chiami, addio nei secoli dei secoli! " (Verdone alla Buy).
Lovejoy: Discreta commediola che si regge interamente sulle solide spalle degli attori e in particolare dei veterani Hackman (a suo agio nel ruolo del Presidente in pensione) e di Rip Torn (nel ruolo del suo consigliere). Romano è simpatico ma non regge fino in fondo il confronto. Copione un po' deboluccio, che nel finale diventa molto prevedibile. Regia ai minimi termini di Petrie. A tutt'oggi, è ricordato sopratutto come l'ultimo film interpretato da Hackman.
Buiomega71: Più che le cospirazioni e le pianificazioni (comunque ben assestate nel finale, dove quasi tutti si massacrano a rivoltellate) da giallo lenziano, questo piacevole thrillerino balza all'occhio per i suoi ambigui personaggi quasi paralynchiani (Penn sceriffo logorroico, molesto e guardone, Baldwin tontolone ma efferato alla bisogna), per una location suggestiva, violenza messa al punto giusto (i brutali colpi inferti con la mazza da golf, l'annegamento) e una chiusa cinica e ben poco accomodante. La Kensit ancora un bel vedere, l'avidità e la perfidia femminea fanno il resto.
MEMORABILE: L'aggressione violenta, e improvvisa, del passante per la strada; Baldwin si bea annusando le mutandine in bagno; Penn sbircia fuori dalla finestra.
Rigoletto: Film la cui semplicità è il punto di forza: un'anziana signora scorbutica e un paziente autista di colore. Difficile accettare i cambiamenti, vedere limitata la propria libertà, superare le differenze razziali. La Tandy e Freeman offrono un'ottima prova, anche se forse gli Oscar sono un po' eccessivi. Nel complesso un buon film con qualcosa da insegnare (e al giorno d'oggi è già molto). ***
Redeyes: Guardabile, malinconico e dolce quanto necessario questo film non è, di certo, un capolavoro, ma non si può parlarne male. Hanks emaciato e bravo si muove con disinvoltura e nonostante una lunghezza, forse, eccessiva non annoia. Marginale la sempre carina ma spesso insulsa Hunt su cui non ci si può esprimere. L'idea del pallone è ben riuscita e cattura. Forse un po' prolisso ma due pallini e mezzo li merita!
Redeyes: Non ingannino le secchiate di sangue, le teste mozzate e le katane delle prime scene, il film è ben altra cosa. In una location insensata (Berlino) con tanto di protagonisti insulsi si snoda il revenge movie in salsa ninja. Flasback sull'ennesima storia di infanzia dedita alla disciplina marziale che continuano a piovere bagnati da un vago manto d'amore. Presente di scontri e morti; almeno ci salvano dagli effetti ralenti e da un finale che chiunque avrebbe immaginato. McTeigue passabile per V per vendetta fallisce in pieno!
Rigoletto: Buon sequel che però non raggiunge i vertici del primo film. Schwarzy è ben calato nel personaggio ed è affiancato da attori che riescono ad offrire un buona interpretazione (punta di diamante la prova di Tracey Walter, bravissimo). La regia di Fleischer punta più sul fantastico rispetto al primo, epico capitolo. Ottime anche le musiche, come sempre. Da vedere per completezza. **1/2
MEMORABILE: Akiro a Malak: "Se vedi qualcosa, non la rubare".
Gottardi: Uomo dopo un incidente stradale perde la memoria: accusato di essere un serial killer di donne fugge dall’ospedale con infermiera come ostaggio e cerca di ricostruire il proprio passato. Pessimo sotto tutti i profili: tecnicamente, recitativamente (soprattutto la Eastwood) e con presupposti fasulli: l’infermiera aiuta il serial killer efferato di cui non sa nulla e ne diviene complice sulla base di un trauma giovanile per cui il padre si suicidò ingiustamente accusato. Colpi di scena telefonatissimi, tutto il resto è noia.
Pol: Besson scrive un mash-up tra Nikita e Leon che annaspa tra pesanti escamotage narrativi e una storia d'amore che non interessa a nessuno. Men che meno a Megaton, il quale comunque azzecca solo un paio di scene spettacolari: pochino per puntare alla sufficienza. Zoe Saldana è una gioia per gli occhi e se la cava abbastanza bene come attrice, ma quando c'è da fare sul serio arrivano la postproduzione e l'iper-montaggio a dissimulare le carenze atletiche e a togliere definitivamente senso al film.
Galbo: Wim Wenders dirige la storia di una coppia costretta a separarsi dopo un breve incontro romantico. Un film impeccabile dal punto di vista stilistico, con ambientazioni affascinanti e una suggestiva fotografia, anche se l’impressione è quella di una pellicola un po’ troppo patinata. Il limite del film va ricercato in una storia poco interessante che non viene sufficientemente vivacizzata come ci si aspetterebbe da vicende potenzialmente drammatiche, come quelle che riguardano il protagonista maschile. Prova degli attori di buon livello, anche se McAvoy convince più della sua partner.
Luchi78: Spettacolino senza fine alcuno, messo su per svestire e far esibire il gruppo di suore abitanti questo poco mistico convento. Scene e dialoghi al limite del blasfemo (e del ridicolo), finale pseudo-drammatico riuscito malissimo, poco divertimento anche per chi si aspetta chissà quali fantasie erotiche tipiche del nunsploitation. In definitiva, mossa di Walerian Borowczyk decisamente sbagliata.
Ianrufus: Milian si sdoppia ma sono lontani anni luce i tempi de La banda del gobbo; qui si vuole ridere e allora largo a Cin Ciu Ciao, insieme al buon Bombolo e allo sprecato Cannavale. Nico si muove con una gamba ingessata ma anche la lingua lo è, visto che non può dire parolacce perché ha fatto voto (a Cecchi Gori?). Si sorride, provando nostalgia per i piccoli rigurgiti polizieschi sparsi qua e là (come nel notevole inseguimento con Nico ingessato e spericolato). La bella Anna Cardini non è più fidanzata con Nico (Squadra antitruffa)... sigh!
Rambo90: Riusciranno i nostri eroi... trent'anni dopo, con la brava Brilli al posto del fantastico duo Sordi-Blier e lo stesso fuggiasco. Peccato che la trama si fiondi subito nel romanzetto amoroso da due soldi (bastano pochi incontri ai due per innamorarsi) e di ironia nemmeno l'ombra. Aggiungiamo una location cubana molto incolore e mal fotografata e un Manfredi presente al massimo per dieci minuti e il quadro si fa chiaro. Un film per la tv come tanti, innocuo e dimenticabile.
Luchi78: Se i film idioti, dove i protagonisti sono uomini, meritano il pubblico ludibrio, bisogna fare altrettanto con questa commedia stupidamente volgare. E provate a sentire il commento al film dei protagonisti incluso nel dvd: rimarrete di sasso. Insomma, è vero che qualche risata ci scappa, è vero che Cameron Diaz è una gnocca notevole, ma niente può salvare questo film. Sconsigliata la visione con mamma e papà.
Deepred89: Ménage à trois alla bolognese (ma con qualche trasferta) con tocchi decadenti, un film piccolo piccolo che sta in piedi grazie all'elegante confezione. Brava la Medici, così così Noury, Lovelock davvero mediocre (come lui stesso ammetterà), intreccio banale ma nemmeno malvagio, anche se la conclusione non soddisfa. Curiosi gli accenni gay, anche se timidi quanto tutti il resto. Non imprescindibile, ma interessante per il suo mostrare un sessantotto vissuto nelle retrovie.
La prima vittima è un ragazzo che sta giocando a basket con un amico in un campetto: dal cielo gli cade d'improvviso un masso sulla testa e lo disintegra. Non ci vorrà molto per capire che la stessa fine la rischiano tutti i suoi concittadini, col vulcanologo di turno - tale Joe Randall (Johansson) - che per primo riesce esattamente a scoprire cosa stia succedendo. D'altra parte non è che i tornado cacciasassi ("stonado" è la "geniale" fusione tra tornado e stone - cioè masso - ideata dal metereologo che s'accompagna al protagonista) siano esattamente invisibili, e nonostante sembri sempre che spostandosi da un quartiere all'altro nessuno sappia cosa stia accadendo a duecento metri di distanza (gli spettatori accalcati allo stadio si aspettano di assistere tranquillamente alla partita mentre la loro città sta venendo distrutta) non ci vuol molto a notarli. L'effetto tra l'altro è sempre lo stesso, figlio della solita computergrafica povera dei tv-movie catastrofici americani da quattro soldi: un turbine improbabile che pare disegnato e che rotea scagliando in ogni direzione oggetti tondi simili a minidischi impazziti (a proposito, c'è Locuratolo tra i doppiatori, la voce di Alcor).
E così, mentre Joe e l'amico meteorologo (Spence) cercano di avvertire senza successo le autorità competenti, che giudicano il fenomeno descritto loro tutto sommato nella norma, i bostoniani corrono disperati per le strade, incessantemente, mentre i sassi dei tornado solcano il cielo come meteore. In aggiunta non poteva mancare la famiglia in pericolo; è naturalmente quella di Joe, che ha perso la moglie ma ha ancora due figli adolescenti pronti a cacciarsi nei guai appena si presenta l'occasione. Tocca cercarli insieme alla sorella poliziotto (Friggon) e recuperarli, come vuole la tradizione del genere.
Detto di un protagonista che la faccia da studioso proprio non ce l'ha, del meteorologo che gioca a fare il brillante per conquistare la sorella di Joe dai begli occhioni azzurri, non resta che registrare un bassissimo tasso di coinvolgimento, soprattutto a causa di effetti speciali che non solo sono di infimo livello ma son pure sempre gli stessi, con i sassi che fioccano dal cielo per cadere in terra mostrando un rivestimento tipo carta stagnola; ogni tanto cominciano a fremere ed esplodono. La soluzione sarà quella di sempre, che non anticipiamo per non rovinare il sorpresone e a cui segue un epilogo agghiacciante con la famigliola felice in salotto davanti alla tv pronta a sghignazzare allegramente dopo stragi che hanno appena decimato Boston e chissà quanti loro conoscenti. Chiudi