Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Il Gobbo: John Reed, giornalista americano di simpatie comuniste, va in Messico a seguire la revoluciòn... Peccato, questa risposta sovietica a Reds poteva essere l'ultimo, grande tortilla-western. Invece al posto dell'epica c'è la retorica, il film è fiacco, legnoso malgrado il grande impegno nelle scene di massa, Nero "buono" non funziona e la Andress come Grande Dame è ridicola. La scena del colloquio Reed-Villa prefigura il genere "interviste in ginocchio a dittatori" alla Oliver Stone o Gianni Minà (siamo lì).
B. Legnani: Le cose notevoli sono le differenze dei nomi rispetto al canone. Qui Marian[ne] è una belloccia un po’ facile (la Novak), il Frate non è vero frate e non si chiama Tuck, perché Tuck è un altro fuorilegge… Operina minima, che mostra lunghe cavalcate nei boschi di Manziana per arrivare a un metraggio decente. Robin Hood è come un fantasma che attraversa i muri: senza problemi arriva armato ai patiboli, entra nei castelli nemici eccetera. Nel finale c'è una divertente trovata, un po' ribalda: un triello con le armi bianche! Il decoro dell'artigiano alla regia vale generoso mezzo pallino...
MEMORABILE: Fra le frasi banali non manca un "Tu non toccarmi, vile traditore!".
Pigro: Il ricco baronetto, il playboy americano, il giovane austriaco antinazista: quanti uomini e quante possibilità (il matrimonio, l’avventura, il sesso di una notte) per la vedova inglese in terra fiorentina! Dal racconto di Maugham, una galante storia di perbenismi dell’alta società, macchiati di segreti con un cadavere da far sparire. Ma il film, troppo lungo, non ha la maestosità di Ivory, a cui sembra guardare, attestandosi invece sul compitino diligente, senza voli e senza passione, afflitto da una musica da sceneggiato nostrano.
B. Legnani: Tra le peggiori interpretazioni della Streep. Non per colpa sua, è chiaro, ma perché indotta a esagerare su tutto, in gesti, in espressioni, in comportamenti derivati dalla trama. Trama che vuole essere elegante, ma che riesce ad esserlo solo per breve tempo, diventando dapprima zuccherosa e poi sempre più fastidiosa, persino con momenti sguaiati. Peggio ancora la parte "moderna", recitata davvero male, con trovate di vita familiare che non conquistano manco per ischerzo. Due, e pure con generosità.
Digital: Un bandito, dopo aver rapinato una banca si dà alla fuga. A inseguirlo ci si mettono il compagno della ex moglie e alcuni uomini senza scrupoli decisi a intascarsi la refurtiva. Western che si guarda con estremo piacere grazie alla regia vivace capace di rendere interessante una storia che pur essendo risaputa, non manca di elargire tensione, tra furibondi corpi a corpi e spettacolari scontri a fuoco. Murphy è una garanzia nel ruolo dell'eroe senza macchia, mentre McGavin gigioneggia come villain. Veloce, mordace b-movie d'antan da riscoprire.
Siska80: Il titolo italiano illustra sinteticamente ma in maniera efficace la trama: nel bel mezzo di una crociera tra parenti salta fuori con grande sorpresa (dei protagonisti, più che del pubblico, ahinoi) che la famiglia perfetta non esiste, al contrario. Film che racchiude in sé tutti i difetti e i pregi delle produzioni indiane: lunghezza eccessiva causa superflue scene di canto e ballo, ambientazione nel mondo del jet set, finale accomodante tra i primi; alcuni momenti umoristici e personaggi grotteschi con i quali si empatizza fra i secondi. Il risultato comunque non è niente male.
Galbo: Terzo episodio della saga omonima, non è all'altezza del primo, ma è decisamente meglio del secondo. Non tanto per la storia, poco verosimile come quasi sempre accade ai film del filone catastrofico, quando per la bontà degli effetti speciali tra i migliori visti in questo genere di film (ambientato in gran parte nelle profondità marine) e per il cast: il film è infatti una delle ultime occasioni di vedere sullo schermo alcuni grandi del cinema come Stewart e Cotten, oltre al sempre bravo (e qui in una parte insolita per lui) Jack Lemmon.
Siska80: Un'intera cittadina vive sottomessa a un tizio senza scrupoli, finché non giunge qualcuno a riportare la pace: improbabile quanto si vuole e anche piuttosto prevedibile nel suo svolgimento, eppure girato con una certa eleganza formale e con un cast all'altezza (Josè Nieto ha la faccia giusta per il ruolo del lestofante ipocrita, mentre le donne si fanno invece notare soprattutto per la loro bellezza): costumi e location sono curati, non manca qualche scena d'azione... Insomma, un western come tanti che non rimane impresso nella memoria ma comunque accettabile nella sua mediocrità.
Giùan: Per l'umile cultore di metacinema che mi reputo e sono, uno dei pochi film di cui risulta francamente imbarazzante e castrante disquisire. Definitivo capolavoro sul vampirismo della celluloide, sul cannibalismo della mdp, sull'impressionante potere di vita e di morte della pellicola. Billy coniuga le sue due principali vocazioni, al noir raffreddato e all'umorismo caustico, regalandoci l'autentico, ineguagliabile horror (e)feticistico del cinema. Holden e la Swanson si scambiano i ruoli di vittima e canefice, Von Stroheim eccezionale cerimoniere funebre.
MEMORABILE: Le scimmie nella piscina vuota; I polsi tagliati di Norma Desmond; La visita agli studios e l'apparizione di De Mille; Buster che gioca a carte.
Gestarsh99: Tra sciacallaggio atomico e revisionismo storico. Il disastro nucleare di Fukushima drizza le orecchie letargiche al radiomostro per eccellenza e il contatore Geiger del box office riprende a crepitare sui big money sonanti. Per rendere meno ovvia la trama di questo rimpastino opportunistico, al putiferio catastrofico si accodano persino due pipistrellosauri simil-Cloverfield in vena di effusioni - anche sfruttando la fissa del regista per le copule extralarge - ma l'insulsaggine del concept e la carenza pretensiosa di spettacolo frustrano e innervosiscono oltre ogni immaginazione. Snobzilla.
MEMORABILE: Il tirannosaurico "mega-eroe" che si allontana all'orizzonte come l'Ethan Edwards di [f=243]Sentieri selvaggi[/f]...
Markus: Commedia scollacciata un po' più ricca del solito, che alle consuete divertite volgarità aggiunge un'aria da pochade borghese. La burrosa Edwige Fenech è eufemisticamente in perenne déshabillé; a “sbavarci” dietro uno stuolo di bravi caratteristi capitanati da un simpatico Alberto Lionello a dir poco sopra le righe. Si sogghigna, ma il punto forte della pellicola è una certa suggestiva estetica Settantiana, corroborata dalle ariose musiche - purtroppo uscite postume - di Franco Pisano.
Xamini: Il marchio è ormai inconfondibile, con quelle inquadrature, quella voglia di mantenere un certo tono asciutto, un modo di raccontare pulito; che viene meno giusto quando il buon vecchio Clint si affida ai suoi assistenti di impronta Spielberghiana (tutta la sequenza dello tsunami mostra chiaramente di appartenere a un altro autore e del resto lui non è avvezzo agli effetti speciali). Per il resto emerge la voglia di raccontare una storia, più che di tracciare una linea morale o di veicolare un messaggio e, nel farlo, la delicatezza di alcuni momenti tocca punte di eccellenza.
MEMORABILE: Le scene di sentimento al corso di cucina/a casa di lui (in particolare lo sguardo di lei), l'espressività eccezionale di Cécile De France, il finale
Galbo: Tratto dal romanzo "La maestra di piano" di Peyrefitte, è un ritratto piuttosto riuscito ed efficace della classe borghese decadente e corrotta del ventennio fascista nella città decadente per eccellenza, Venezia. Sullo sfondo della città lagunare si svolge la torbida vicenda diretta da Tonino Cervi, che utilizza bene la suggestione dei luoghi e ben dirige un cast abbastanza ispirato.
Caesars: Davvero difficile pensare che dietro la mdp sieda lo stesso regista dell'ottimo Le vite degli altri... Questo è uno dei problemi del film, ma certamente non l'unico. La sceneggiatura richiede di spegnere totalmente il cervello, tante sono le forzature e le falle logiche che lo popolano (compreso il colpo di scena finale). Comunque, se si riescono a ignorare le aspettative che il nome del regista può creare e si accetta la totale assurdità della vicenda, lo spettacolo diventa accettabile (e nulla più). Ovviamente magnifica Venezia.
Galbo: Commedia nera che ha il suo punto di forza nell’interpretazione delle due attrici protagoniste, davvero brave a delineare i caratteri (opposti) dei propri personaggi e nel rendere totalmente marginali gli altri attori. La commedia è leggera e godibile ma nello stesso tempo prevedibile con “colpi di scena” che non sono tali e una trama improbabile. Dirige bene Paul Feig che mantiene un ritmo brioso.
Gestarsh99: Assieme a Nico, suo film d'esordio del 1988, uno dei migliori prodotti con protagonista il gelatinato esperto di aikido Steven Seagal. Un action/poliziesco violentissimo e sbrigativo, in cui la strenua indomabilità incolume dell'agente Gino Felino dovrà fare i conti con la presenza indesiderata di un villain rozzo e brutale (il Forsythe futuro sceriffo "old-style" ne La casa del diavolo), rinnegato persino da quella "mafia buona" di coppoliana memoria. Ritmo scattante, ambigue connivenze utilitaristiche, rapidi passaggi truculenti e pochissime chiacchiere.
MEMORABILE: Seagal che conficca un cavatappi tra gli occhi del suo acerrimo antagonista.
Enzus79: Certo, l'idea di prendere spunto da un fatto più che drammatico e traformarlo in una sorta di La zona morta dà fastidio, però tutto sommato il film non è completamente da buttare. Banderas e la Thompson più che discreti. Alla fantasia non c'è mai limite...
Daniela: Doppio lavoro per un commissario della polizia parigina: mettere le mani su un criminale con cui ha un conto in sospeso e rintracciare un maniaco che terrorizza donne dalla condotta da lui giudicata immorale... Belmondo sguazza nel personaggio dello sbirro dalla battuta pronta e dal grilletto facile ed ha modo di mostrare le sue doti atletiche in due ottime sequenze di inseguimento sui tetti e in metropolitana che riscattano un film piuttosto di routine anche se ben ritmato. Nel resto del cast ben figurano Denner, poliziotto più meditativo, e Merli mostrificato dal trucco.
Giùan: Diseguale, polverulento, eccentrico, pervaso da un nichilismo tra lo schietto e il sussiegoso ("il mondo è marcio"), simpatico per la sua stessa ipertrofica stranezza e diversità. Il piglio sanguigno di Castellari mette ordine (inciampando talora inevitabilmente) in uno script confusionario che fa ribollir nel calderone lirismi peckinpaiani, Djanghismi corbucciani, citazioni bergmaniane, mitografia popolare (il gruppo dei diseredati), grida libertarie ormai incongrue (il finale). La chioma nazarena di Nero ci estirpa un crepuscolare sorriso. Menzione per Berger.
MEMORABILE: Le geniali musiche e canzoni dei fratelli De Angelis; La crocifissione alla ruota del carro.
B. Legnani: Avventuroso zorresco destinata alle sale parrocchiali, riesce tutto sommato a tenere botta. Girato con una certa padronanza, non entra certo nella storia del cinema, ma realizza l'obiettivo prefissato. Ovviamente resta sempre sospeso il perché a Zorro non sparino mai in modo decente, risolvendo il problema, ma questo càpitava anche con Guy Williams. Ardisson se la cava, Lupo è buono, la Spina spicca con la sua consueta irresistibile freschezza. Non torna una cosa: il titolo parla di Spagna e castigliani sono i nomi di tutti, ma il film è ambientato in Lusitania, che sarebbe il Portogallo...
Buiomega71: Più che altro sembra un episodio di Alfred Hitchcock presenta: dura pochissimo (76 minuti scarsi) e prende strane pieghe da commedia sentimentale. Però dalla sua ha una certa cura registica, un commento musicale alla Micalizzi, il bel brano "Who are you?" a fare da tormentone e la bellezza mozzafiato della Schneider. Schegge baviane e pre argentiane, momenti di sottaciuto feticismo e un finale grottesco impreziosiscono questo thriller francofono che ha poco da spartire coi nostri gialli argentiani. Nulla di eccezionale, ma comunque godibile.
MEMORABILE: L'inseguimento di Tinti alla Schneider ai GM, sequenza baviana e pre-argentiana quasi surreale; La Schneider che seppelisce Tinti sotto la pioggia.